Insieme

di CABARETdelDIAVOLO
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ...per amicizia ***
Capitolo 2: *** ...per forza ***
Capitolo 3: *** ...per affetto ***
Capitolo 4: *** ...per attrazione ***
Capitolo 5: *** ...per desiderio ***
Capitolo 6: *** ...per scelta ***
Capitolo 7: *** ...per passione ***
Capitolo 8: *** ...per amore ***
Capitolo 9: *** ...per sempre ***
Capitolo 10: *** Intro of Part One ***



Capitolo 1
*** ...per amicizia ***


...per amicizia.

A volte bisogna guardare le persone in modo diverso per capire particolari invisibili da una sola prospettiva.

"When the moon hits your eyes like a big pizza pie, That's Amoreee!"

"That's Amoreee!"

Robert Downey Jr. rispose al coro di Chris Evans dal fondo della sala attirando su di se gli sguardi di tutti i suoi colleghi.

"Bè?...è per metà Italiano!"

Una sonora risata si espanse davanti al bancone su cui molti dei presenti erano seduti.
Jeremy Renner si voltò con uno scatto verso Downey jr. puntandogli un dito contro il volto.

"Tu...hai degli occhi bellissimi..."

Robert piegò la bocca in un sorriso divertito e indicò con la mano una donna seduta dietro al suo interlocutore.

"Ah..."

Jeremy si voltò sullo sgabello dirigendo il suo dito verso la bionda alle sue spalle.
Aprì la bocca ma si bloccò tornando a girarsi verso l'amico.

"Anche tu hai degli occhi bellissimi però...dopo."

I due uomini si fecero un ammiccante occhiolino e si scambiarono un ilare sorriso tornando ai rispettivi discorsi. La voce di Chris continuava a risuonare per tutto il salone mentre molti chiacchieravano e bevevano in allegria. Dalla parte opposta del bancone, su alcuni tavolini coperti da bianche tovaglie, stavano Mark Ruffalo e Scarlett Johansson che parlavano animatamente sorseggiando i loro drink. Accanto a loro, Samuel L. Jackson e Tom Hiddleston discutevano di quanto fosse imbarazzante Evans che, noncurante degli sguardi increduli, continuava a cantare a squarciagola stando in piedi su un tavolo.
D'un tratto, l'attenzione di Tom fu attirata dall'imponente figura di Chris Hemsworth che si accasciava su di una sedia lasciandosi cadere la testa fra le mani. Preoccupato, congedò gentilmente Samuel e si diresse verso il tavolo.

"Ehi..."

Chris emise un mugugno senza sollevare la testa, riconoscendo la voce dell'amico.

"Vuoi andare a prendere una boccata d'aria?"

Chiese Tom capendo immediatamente in che stato potesse trovarsi l'australiano.

"Mhmh..."

Chris si stropicciò gli occhi annuendo con la testa e si alzò a fatica facendo strisciare rumorosamente la sedia contro il pavimento. L'inglese lo afferrò sotto un braccio e lo condusse lentamente verso la porta antipanico, sul retro della sala. Arrivarono sul marciapiede e si spostarono accanto ad un lampione dove Tom lasciò che il collega si appoggiasse per evitare di sorreggere da solo tutto il suo peso.

"Hai ancora esagerato con i drink?"

"No!"

La voce del biondo uscì come il lamento di un bambino che viene accusato di aver rubato caramelle.
Il moro si schiarì la gola e lo guardò non troppo convinto delle sue parole.

"È che Robert mi ha fatto bere una cosa che si chiama -Sbagliato-, fortissima...ho anche mangiato poco e poi quello stronzo che si è messo a cantare come un folle in piedi sul tavolo!"

"Eh, si ok, ho capito...ti riporto in albergo..."

"Glielo spaccherei in faccia quel tav...Oh...eh? Ah...ok."

Tom non riuscì a trattenere una risata e, cercando di sfilarsi da sotto il braccio di Chris, si voltò per tornare verso la porta lasciandolo appoggiato al palo.
L'australiano vacillò leggermente per l'improvvisa mancanza del supporto principale e si avvinghiò più stretto al lampione.

"Vado ad avvisare qualcuno...tu vedi di restare in piedi per almeno 5 secondi."

Il biondo rispose con grugnito che probabilmente doveva essere un verso d'assenso.
L'inglese aprì appena la porta e gettò uno sguardo all'interno sollevando un braccio per farsi notare.
Robert fu il primo a vedere la mano dell'amico agitarsi a mezz'aria e, congedandosi per qualche istante dalla sua conversazione, si diresse subito verso l'uscita.

"Ehi, che succede?"

Tom indietreggiò per fare spazio all'uomo, che si fermò sull'uscio bloccando la porta con il piede.

"Noi andiamo via..."

Rispose gentilmente sfoggiando un elegante sorriso.

"Di già? Stavamo per organizzare un attentato a Evans per tirarlo giù dal tavolo! Non potete andarvene prop..."

Downey Jr. spostò la testa da un lato per riuscire a verdere oltre le spalle del moro, molto più alto di lui, e le parole gli si spensero sulla bocca alla vista del panorama che incontrarono i suoi occhi.
Chris Hemsworth calorosamente avvinghiato ad un lampione accarezzava delicatamente il metallo del palo sbiascicando parole senza senso, con lo sguardo perso nel vuoto.

"...non potrei mai spaccarti un tavolo sulla faccia. Perdonami Chris. E non è vero che sei uno stronzo..."

Tom sospirò rumorosamente inarcando le sopracciglia e assumendo un'espressione dispiaciuta e tenera.
Robert rimase immobile leggermente perplesso, schioccando la lingua contro il palato.

"Ok, andate tranquilli. Vado a dirlo a Scark e Marlett...cioè...a chi?"

L'uomo scosse energicamente la testa accorgendosi di aver detto una serie di nomi senza senso.

"Vabbè...ci vediamo domani!"

Affermò infine portando il drink che reggeva in mano, sopra la testa.

"Buonanotte biondone!"

Disse alzando la voce per farsi sentire e mimando col bicchiere un brindisi, ricevendo come risposta dall'uomo attaccato al lampione solo un lamento simile alle fusa di un enorme gatto.

"Buonanotte Tom."

Concluse salutando con un cenno del capo l'inglese e facendo un passo indietro verso l'interno della sala.

"Notte."

Rispose il moro voltandosi e tornando verso l'amico oramai appiccicato al palo anche con la faccia.
Downey Jr. rimase sulla porta fino all'ultimo istante vedendo un premuroso Tom Hiddleston poggiarsi il braccio di Chris Hemsworth intorno alla testa e sollevando il suo robusto corpo come meglio poteva.
Un lampo sembrò balenare nei suoi occhi castani alla vista di quella toccante dimostrazione di amicizia e un leggero sorrisino gli illuminò il volto.
Si voltò lasciando che la porta si chiudesse alle sue spalle.

"CHRIIIIS!"

Le urla di Robert arrivarono alle orecchie di Tom anche da quella distanza facendolo bloccare per qualche istante.

"SCENDI DA QUEL TAVOLO CHE APRIAMO LE SCOMMESSE!"

L'inglese scosse la testa sorridendo ,senza preoccuparsi di non aver capito il senso di quelle parole, e si diresse verso la macchina accostata a qualche metro da loro.
L'autista scese velocemente dal veicolo aprendo la portiera posteriore, mentre Chris ancora farfugliava cose senza senso vicino al volto dell'amico.

"Grazie..."

Disse l'inglese al guidatore, nell'italiano più corretto che riuscì a pronunciare, e cercò di infilare il collega nella macchina senza che entrambi cadessero a terra. L'australiano gettò un'occhiata dubbiosa all'autista e poi voltò la testa verso il moro aprendo la bocca per tentare di rivolgergli una domanda ma appena i suoi occhi si posarono sul suo viso, un enorme sorriso gli si dipinse sulle labbra.

"Ciao, Tom!"

L'inglese aggrottò le sopracciglia scambiando uno sguardo smarrito con il guidatore che, senza proferire parola, si risistemò al postro di guida.

"Hai dei capelli bellissimi stasera!"

Il moro non riuscì a trattenersi dal ridere e, cercando di farsi spazio sistemando il corpo di Chirs sul sedile, si infilò nella macchina sbuffando poi per la fatica.

"Grazie, anche tu sei bello stasera."

Rispose ridendo divertito dall'inusuale stato in cui era ridotto il suo amico. L'aveva già visto ubriaco ma mai al punto di dire cose totalmente scollegate fra loro.

"Piazza Barberini, Hotel Bernini Bristol. Per favore."

Disse rivolgendosi al guidatore e sorprendendosi nuovamente di quanto difficile fosse pronunciare anche solo 2 parole in italiano. La macchina partì energicamente immettendosi nella strada quasi deserta.

"Cioè...mi piacciono un sacco i tuoi ricci biondi... ma con i capelli neri, così scompigliati dal gel, stai benissimo!"

Chris parlava facendo gesti a caso e con la voce impastata come se stesse perdendo il controllo della lingua. Tom non riusciva a smettere di sorridere cominciando a sentirsi particolarmente imbarazzato mentre con lo sguardo fissava con compassione il suo amico che a fatica teneva gli occhi aperti.
D'un tratto, la parte superiore del corpo dell'australiano sembrò avere un cedimento e la sua testa lentamente andò a poggiarsi sulla spalla del moro che con un soffocato lamento attutì il colpo.
Il corpo di Chris sembrava essersi abbandonato come uno straccio mentre anche le sue parole si facevano più basse e incomprensibili.

"...e poi...i capelli scuri...ti fanno degli occhi...fanta...sti...c...i..."

La sua testa scivolò di colpo, strisciando su tutto il braccio di Tom, fino ad atterrare bruscamente là dove il ventre cambia nome.
L'inglese si piegò leggermente in avanti e si lasciò scappare un verso tutt'altro che umano seguito da una serie di acuti rantoli che spinsero l'autista a guardare dietro dallo specchietto.

"State bene? Tutto okay?"

Il moro tentò rapidamente di riprendere l'uso della parola con un profondo respiro. Non aveva capito quasi nulla di ciò che il guidatore aveva detto, tranne forse un -okay?- e si sforzò di dare la risposta più ovvia per tranquillizzarlo.

"...si...hem...si..."

Il viaggiò proseguì con calma mentre Tom tentava di muoversi per spostare la nuca dell'amico sulla sua coscia. Quando ci riuscì, un sospiro di sollievo gli uscì dalla bocca e tornò ad appoggiare la schiena contro il sedile, abbassando lo sguardo.
Il biondo si era addormentato. Non aveva idea di come ci poteva essere riuscito in quelle condizioni. Ma si era addormentato.
La sua testa gli pesava sulla gamba, che cominciava ad indolenzirsi, ma non gli diede la minima importanza. Il loro alloggio distava circa 20 minuti d'auto da dove si svolgeva la festa.
Guardò il volto di Chris per qualche secondo, non resistendo all'impulso di sorridere.
Sembrava un cucciolo.
Un cucciolo ubriaco di 1 metro e 90.
Ma pur sempre un cucciolo.
L'avrebbe svegliato una volta arrivati all'albergo.

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Capitolo 2
*** ...per forza ***


...per forza
La vita non si misura dai respiri facciamo, ma dai momenti che il respiro ce lo portano via.

"Ho dormito alla grande!"

Chris spalancò energicamente la porta della sua stanza finendo di stiracchiarsi per poi andare diretto verso il balcone, buttando il cellulare sul comodino, e aprendo la finestra.

"Ti ci vuole così poco per riprenderti?"

Tom entrò subito dietro di lui, richiudendo la porta e seguendolo sulla veranda.

"Certo! Ho affrontato sbornie peggiori!"

I due uomini superarono le sdraio di tela e si appoggiarono con i gomiti al davanzale di pietra fermandosi per un momento a sentire l'aria primaverile che soffiava quella notte.

"Grazie di aver lasciato la festa per riaccompagnarmi."

L'australiano sfoderò un gentile sorriso rivolgendosi all'amico e poggiandogli delicatamente una mano sulla spalla.

"Figurati..."

Il moro fece un leggero cenno del capo e ricambiò il sorriso.

"Ti devo un favore e vedrai che..."

Improvvisamente una violenta folata di vento fece sbattere la porta del balcone che, con un tintinnio metallico, si bloccò facendo chiudere il lucchetto di sicurezza.
I due si voltarono di scatto accorgendosi di ciò che era inevitabilmente accaduto e un'espressione smarrita si dipinse sui loro volti.

"Merda!"

Con tutta la sua infinita dolcezza, Chris si lanciò contro la finestra tentando inutilmente di scardinala a sberle.
Tom gli arrivò accanto poco dopo, leggermente preoccupato, con una mano premuta sulla fronte.

"Credo si aprano solo dall'interno..."

Tentò di mantenere un tono tranquillo nonostante fosse un po' agitato ma, in fondo, pervaso da uno strano e vago divertimento.

"Dannazione!"

Il biondo armeggiò ancora qualche secondo con la serratura, poi le diede un ultimo colpo e, sbuffando, andò ad accasciarsi su una delle sdraio.
L'inglese si inginocchiò e rimase a guardare la finestra per qualche istante, fino a quando la sua attenzione non venne attirata dalle gambe di Chris che si stendevano lungo il poggiapiedi mentre l'uomo iniziava a ridere a bassa voce, singhiozzando leggermente.
Si rialzò e andò ad accomodarsi sul bordo dell'altra sedia poggiandosi con i gomiti sulle ginocchia.

"Io ho lasciato il cellulare nella mia stanza..."

Disse tentando di mostrarsi dispiaciuto ma per una qualche ragione, a lui ignota, non era molto disturbato da quella situazione.

"Il mio è sul comodino..."

Rispose l'australiano spostando lo sguardo sull'amico e accorgendosi che stavano entrambi ridendo. Solo allora si rese conto che la sua reazione era stata spropositata e che effettivamente non era infastidito più di tanto da quello spiacevole incidente.

"Sono le due di notte, non credo che qualcuno si già tornato oltre a noi."

Affermò Tom stendendosi anch'egli sulla sdraio e incrociando le braccia sul petto.

"No, credo di no."

I due avevano iniziato involontariamente a ridere più forte senza smettere di guardarsi.
L'inglese arricciò il naso assumendo un'espressione dolce e buffa.

"Magari domani ci ritrovano congelati!"

Chris si fermò di colpo, sollevò un sopracciglio e si voltò sporgendosi con il busto dalla parte opposta della sedia.
Il moro, sorpreso, tentò di allungare il collo per vedere oltre le imponenti spalle dell'amico che, con uno scatto, si rigirò reggendo in una mano una bottiglia scura, piena per metà, con attaccata un'etichetta bianca che recava la scritta -Frascati- 'Vini d'Italia'.

"Bè..."

Si fissarono per un istante finchè entrambi non ripresero a sorridere come due ragazzini in gita scolastica.

"...io un modo per scaldarci ce l'ho!"


Eccoci con il secondo capitolo! Come avrete notato è piuttosto breve ma, per esigenze tecniche, alcuni capitoli saranno corti e altri più lunghi. Aggiorneremo presto! Promesso!

Cabaret del Diavolo

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Capitolo 3
*** ...per affetto ***


...per affetto
Siamo disperati e persi, costretti in un mondo che impone, solo per paura, che questo nostro genere d'amore venga nascosto in un'amicizia...

"...lei non è d'accordo quando bevo!"

Chris bevve un altro sorso di vino per poi passarlo al suo compare.

"Si! Neanche la mia!"

Tom rise di nuovo scuotendo leggermente la testa e portandosi la bottiglia alla bocca.
Si staccò quasi immediatamente rimanendo a fissare l'etichetta bianca.

"Perchè hai del vino sul terrazzo?"

Erano lì fuori da quasi un'ora e si rese conto di non avergli ancora chiesto perché, sul suo balcone, c'era dell'ottimo vino Italiano già aperto.

"Me l'ha regalato oggi pomeriggio il signore che consegna le chiavi delle camere. Non ho idea del perchè!"

L'australiano rispose strizzando energicamente gli occhi e sollevando la testa al cielo.

"L'ho aperto prima di andare alla festa."

Tom assentì con un cenno del capo e, poggiando la bottiglia a terra, alzò anch'egli gli occhi verso le stelle.

"Hai fatto bene..."

Chris sorrise e si voltò rapidamente il viso, arrivando con lo sguardo sul viso del moro. Senza nemmeno rendersene conto rimase a fissarlo per qualche istante, percorrendo ogni dettaglio del suo profilo. I capelli scuri in forte contrasto con la fronte pallida, gli occhi luminosi di un colore indescrivibile e unico, il naso lievemente arrossato dall'aria fredda...
...e la sua bocca...
Il biondo sbatté le palpebre un paio di volte e tornò a voltarsi vero la città illuminata dalle gialle luci dei lampioni, ma i suoi occhi sembravano vagare senza riuscire a trovare un punto su cui concentrarsi. Rimasero zitti per diversi minuti lasciandosi invadere da una piacevole sensazione di calma e serenità.
Istintivamente, quasi senza pensarci, Tom spostò lo sguardo accanto a se fino a posarlo su volto del biondo. Aveva i capelli lunghi, tirati dietro le orecchie e la barba leggermente sfatta; gli occhi gli brillavano, glaciali più del solito, lucidi per il vento...
...e la sua bocca...
L'inglese deglutì spontaneamente, cercando inutilmente di riportare l'attenzione su un luogo qualsiasi della splendida visione di Roma.
Una tensione inusuale, apparentemente immotivata, sembrò nascere portata dal vento che correva per la veranda, trasformando il silenzio in qualcosa di intenso e profondo.

"Abbiamo passato due anni a lavorare su -Thor-...mi sembra strano aver già finito un altro film con te!"

La voce di Tom spezzò l'aria, riportando quasi alla normalità l'atmosfera.

"È vero..."

Chris rispose facendo un sonoro respiro voltandosi verso il moro e rivedendo in pochi istanti, nella sua mente, tanti mesi di duro lavoro.

"Thor è stato il mio ...il nostro primo film -Hollywoodiano-..."

L'inglese proseguì saettando inconsciamente con lo sguardo in ogni direzione.

"...sono contento..."

Finché, finalmente, i suoi occhi incontrarono il loro posto.
Il posto che cercavano.
Incontrarono gli occhi di Chris.

"...di aver condiviso tutto questo con una persona straordinaria come te."

Sul viso dell'australiano si dipinse un'espressione di sincero affetto e gioia.

"...sei davvero l'unico che mi capisce Tom..."

Le loro bocche si abbandonarono ad una naturale e spontanea risata che riempì tutta la veranda scivolando sotto la loro pelle.
Poi, improvvisamente, come le onde si infrangono sugli scogli durante una tempesta estiva , quella tensione riaffiorò violenta, travolgendoli, più insistente, più potente, rimanendo imprigionata fra i loro volti. In pochi secondi, senza che se ne rendessero conto, ogni traccia di sorriso lentamente svanì dalle loro labbra, mentre un brivido percorreva i loro corpi, e i due uomini rimasero a guardarsi negli occhi, immobili, fermi in un denso silenzio che sembrava non volerli abbandonare.
...la sua bocca...
Un tonfo risuonò forte e invadente sopra le loro teste facendoli sussultare e spingendoli a sollevare rapidamente il viso.

"Cos'è stato?"

Domandò Tom accigliato.

"Sembra quasi che qualcuno si sia schiantato sulla finestra al piano di sopra..."

Chris rimase con lo sguardo rivolto verso l'alto cercando di ipotizzare cos'altro poteva aver provocato quel suono così fastidioso. D'un tratto, il moro sembrò paralizzarsi. I suoi occhi si persero per un istante nel vuoto mentre la sua bocca si allargava leggermente.

"...dannazione..."

Si alzò velocemente buttandosi verso la portafinestra seguito dallo sguardo sorpreso del biondo che si sollevò portandosi seduto. Si chinò sulla serratura e con un paio di click, un vecchio trucchetto e un po' di agilità, la porta scattò spalancandosi davanti a loro. I loro volti subito si illuminarono e l'inglese, rialzandosi, si voltò verso l'amico sfoggiando un'espressione soddisfatta. L'australiano tentò di dimostrarsi contento della libertà appena ottenuta ma, per qualche motivo, non riuscì a far altro che stamparsi in faccia un riso di circostanza che lo fece sentire terribilmente a disagio. Tom si schiarì la gola con un lieve colpo di tosse e fece un passo entrando nella camera, alzando lo sguardo per rivolgere a Chris un ultimo sorriso prima di andarsene ma, istantaneamente, si accorse di non essere poi così felice di essere riuscito ad aprire la finestra. Ma sentiva disperatamente di dover evadere da quella camera, di dover lasciare in fretta quel balcone, di doversi allontanare il prima possibile da...lui.
Per il bene di entrambi.
Avvertì un senso di vertigine e confusione annebbiargli la vista e fu subito più che sicuro che non era provocato dal vino che aveva bevuto. Quasi spaventato, scosse rapidamente la testa espirando con violenza.

"Bé... meglio farsi una doccia e andare a letto..."

Disse riprendendo il controllo di sè, per quanto gli fu possibile. Il biondo non rispose e si limitò a fare un lieve cenno d'assenso con il capo, sorprendendosi di quanto gli risultasse difficile e quasi doloroso compiere un gesto così banale e comune. L'inglese diede un rapido sguardo al panorama facendo un lento sospiro. Guardò un'ultima volta gli occhi dell'australiano tirando le labbra in quello che gli parve essere il sorriso più arduo della sua vita.

"...buonanotte."

Si costrinse con tutte le sue forze a girarsi e ad andare verso la porta della stanza. Chris avvertì improvvisamente una scossa lungo la spina dorsale e fu immediatamente certo che non era causata dall'aria fredda che tirava quella sera o dall'alcool che gli girava in corpo. Il suo sguardo era rimasto puntato sulla schiena del collega che si allontanava dal balcone.
Percepì il suo stesso respiro accelerare e il rimbombo dei battiti del suo cuore fargli pulsare le tempie.
Si sentì formicolare le gambe come se avessero accumulato in pochi secondi tanta adrenalina da permettergli di correre per ore.
Il suo corpo sembrava una corda di violino, teso da un'inquietudine angosciante che cresceva ogni istante di più.
La paura di perdere un attimo che non si sarebbe mai ripresentato.
Un attimo che capì di non voler perdere.
Con un violento respiro, la corda si spezzò e, in un battito di ciglia, entrambe le sdraio sulla veranda furono vuote. Il moro, in pochi passi, arrivò all'ingresso e allungò il palmo verso la maniglia ma, senza che potesse fare nulla per impedirlo, se la vide sfuggire da sotto le dita. Si sentì mancare l'equilibrio e istintivamente chiuse gli occhi. Subito prima che potesse fare qualsiasi altro movimento, un braccio lo avvolse, sorreggendolo per una spalla, e una mano gli afferrò saldamente il volto. Le sue braccia si irrigidirono con un sussulto appena le sue dita si trovarono a sfiorare quello che riconobbe immediatamente essere il possente petto di Chris.
Bastò una frazione di secondo perché l'inglese si accorgesse di non poter parlare. Poi ci fu solo il silenzio, il silenzio più pieno e assordante che esista.
È strano come in certi momenti i dettagli più semplici siano proprio la prima cosa che il nostro cuore tende a ricordare. In quel momento, Tom non pensò al dolore che quello strattone tanto violento gli aveva provocato al braccio. Non pensò al fatto che stava quasi per cadere a terra e l'unica cosa che lo teneva in piedi era il corpo robusto di chi lo sorreggeva con inaspettata delicatezza. Non pensò alla strana sensazione che si accorse di provare mente un uomo, quell'uomo, lo stava baciando. Tutto ciò che avvertì, fu l'insolito solletico contro le labbra provocato dalla barba, leggermente sfatta, di Chris e il tiepido tepore emanato dal suo corpo, mai stato così vicino a lui.
Quando lentamente si separarono, si ritrovarono subito a guardarsi l'un l'altro.
Immobili, attoniti, increduli.
D'un tratto, l'australiano spalancò gli occhi realizzando, solo in quell'istante, ciò che aveva appena fatto e si staccò dal suo collega lasciando la presa sul suo viso e allontanando le braccia quasi a rallentatore.

"...dio...oh mio...s-scusa...io...io non..."

La sua voce tremava, sconvolta e spaventata come non mai. Subito Tom riprese l'equilibrio e iniziò a scuotere la testa a destra e sinistra come se fosse l'unica cosa che potesse fare.

"N-non importa..."

"ti prego...scusami...non so cosa...io...non..."

Chris abbandonò lo sguardo verso il pavimento non volendo, non riuscendo più in alcun modo a rialzarlo.

"...non è niente...davvero...non è..."

Le loro parole si sovrapposero in un concerto di scuse e imbarazzanti esitazioni.

"...io...io..."

L'inglese non riuscì più a sopportare la situazione e alzando appena di un poco la voce, parlò con tutta la gentilezza che gli fu possibile trovare.

"Ora è meglio che vada."

Il biondo si bloccò perdendo le parole di bocca e finalmente riuscì a riportare lo sguardo sul viso del moro.

"...o-ok..."

Non fu capace di dire altro.

Si voltò rapidamente portandosi una mano alla fronte e incamminandosi di nuovo verso la finestra. Non riuscì più a muoversi, nemmeno dopo aver sentito la porta aprirsi e dopo qualche attimo richiudersi dietro di lui. Rimase fermo, teso e ancora turbato premendosi le dita della mano sulle tempie. Aveva la gola chiusa e non riusciva nemmeno a deglutire; sentiva il viso caldo come se fosse stato delle ore sotto il sole mentre un formicolio doloroso e incontenibile aveva iniziato a colpirgli le mani e gli occhi. Un calma gelida e brutale cadde nella camera facendolo sprofondare in un caotico vortice di pensieri.

Non aveva pensato a quello che stava facendo.

Non aveva pensato che era una cosa terribilmente sbagliata.

Con una violenza inaudita, l'uomo sferrò contro la parete accanto a se una manata tanto forte da far vibrare il vetro della finestra.

Non aveva pensato a che reazione avrebbe scatenato.

Non aveva pensato che avrebbe potuto distruggere ogni cosa.

Non aveva pensato.

Punto.

D'un tratto una mano gli sfiorò dolcemente la spalla spingendolo a voltarsi con uno scatto, lasciandosi ricadere entrambe le braccia lungo i fianchi. Era stato talmente concentrato su quello che aveva fatto da non rendersi nemmeno conto dei passi che si erano avvicinati alle sue spalle.

Tom.

Aveva un'espressione sul volto, imbarazzata e spaventata ma, come sempre, rassicurante. Si trovarono di nuovo vicini, respirando nervosamente, senza riuscire a smettere di guardarsi negli occhi. Il biondo rimase con la bocca socchiusa, come stordito, senza essere in grado di dire una parola. Tom deglutì tendendo le labbra in un sorriso nervoso e affettuoso.

"Non me ne voglio andare..."

Chris rispose senza sapere in che modo, come se avesse già vissuto quella scena.

Forse nella sua mente?

Come se già conoscesse le parole che aveva appena udito, sapendo esattamente ciò che desiderava rispondere.

"Non voglio che tu te ne vada..."

Rimasero zitti per qualche secondo, non prestando attenzione al piacevole brivido della tensione che si stava di nuovo creando fra i loro corpi. Il biondo con uno scatto, iniziò a scuotere energicamente una mano, la mano che aveva colpito il muro.

"...male?"

Tom inclinò leggermente il capo con aria divertita verso le dita del collega, ma tenendo gli occhi sempre fissi dentro i suoi. Chris, senza mai smettere di agitare la mano, sollevò le sopracciglia assumendo un'espressione dolce e innocente e allargando le labbra in un buffo sorriso.

"...un casino..."


Ecco il terzo capitolo. Speriamo vi sia piaciuto.
Cabaret del Diavolo

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Capitolo 4
*** ...per attrazione ***


... per attrazione.

Se devi fare una cosa sbagliata, falla con la persona giusta.

"Ci sono gli asciugamani?"

Dall'interno della doccia, la voce di Chris risuonò ovattata e un po' distorta mentre il getto d'acqua scrosciava ritmicamente producendo un piacevole scricchiolio contro la porta di plastica, che fungeva da separé fra la vasca e l'esterno del bagno.

"Si, si, ce ne sono almeno quattro!"

Tom prontamente rispose dopo aver indagato con lo sguardo alla ricerca delle salviette bianche appese ad un'asta di metallo accanto alla vasca. L'uomo era appoggiato con la parte posteriore delle cosce al bordo del lavandino, posizionato vicino alla doccia; braccia incrociate sul petto e testa leggermente inclinata all'indietro. Tentava di concentrarsi sulle piastrelle del soffitto per evitare di rimanere a guardare l'ombra del corpo di Chris, visibile attraverso il separé di plastica opaca. Provava con ogni briciola di se stesso ad appigliarsi ad un qualsiasi pensiero ma, inesorabilmente, la sua mente tornava sempre a quei pochi istanti, avvenuti nemmeno cinque minuti prima in quella stessa camera. E come qualsiasi essere umano fa quando si ritrova a scontrarsi con un sentimento che gli pare inspiegabile e spaventoso, così, Tom tentò con ogni mezzo di trovare una spiegazione a quello che stava succedendo.

Perché era in quel bagno?

Perché aveva aperto la porta ma non era uscito?

Perché non se n'era subito andato dopo che Chris si era staccato da lui?

Bé, ovviamente era rimasto perché non voleva che lui pensasse di aver distrutto il loro rapporto.

Ovviamente era tornato indietro perché non voleva lasciarlo in quelle condizioni.

Ovviamente, ora, era lì, a cercare disperatamente di evitare di fissare la sagoma della schiena nuda di Chris studiando i muri del bagno, solo perché era preoccupato che lui potesse scivolare, dato che era un po' ubriaco.

Ovviamente...

Ovviamente un cazzo.

Tom si rese immediatamente conto che tutto quello di cui stava tentando di convincersi era, indiscutibilmente, una serie di inutili e banali scuse. Sapeva bene che stava evitando il problema principale, che stava deviando la sua attenzione su qualsiasi cosa gli capitasse a portata di memoria per non pensarci.

Ma ogni tentativo si verificava inesorabilmente inutile.

"Tom..."

Perché diavolo stava pensando al motivo per cui era rimasto quando, chiaramente, senza alcun dubbio, la cosa più assurda, folle e inverosimile che era successa in quella camera, quella sera, era il fatto che Chris lo aveva bac...

"Tom?"

La voce profonda e un po' roca di Chris lo fece sussultare spingendolo ad abbassare lo sguardo. L'australiano era sbucato fino a metà del busto dal divisorio della doccia e lo stava guardando con aria innocente, aspettando una sua risposta. Dai capelli biondi, bagnati e tirati all'indietro cadevano solo pochi ciuffi che perdevano piccole gocce sulla fronte e sul viso dell'uomo, segnandolo con molteplici rivoli d'acqua che scivolavano imperterriti lungo il suo collo e le sue spalle, percorrendo morbidamente il disegno dei suoi muscoli.

"Vuoi darti una rinfrescata? Ti lascio l'acqua aperta..."

Il moro rimase immobile, con la bocca leggermente dischiusa, tenendo ancora le braccia incrociate e i bicipiti serrati fra le dita tanto da lasciarvi i segni delle unghie. I suoi occhi rimasero intrappolati nel guardare quelli di Chris che parevano di un azzurro innaturale, ancora più brillante, per via dell'acqua che gli bagnava le ciglia.

"Si...si, grazie..."

Rispose quasi senza pensare, come se avesse momentaneamente scollegato il cervello.

Si, una doccia, possibilmente fredda, era quello che gli serviva.

Il biondo fece un cenno d'assenso con il capo e tornò a nascondersi dietro il separé, per finire di lavarsi. Rimasto di nuovo con se stesso, Tom espirò rumorosamente e, scuotendo la testa, iniziò a slacciarsi i bottoni della camicia blu che indossava. Contemporaneamente, si sfilò le scarpe scostandole poi sotto il lavandino, sul quale gettò la maglia. Si slacciò la cintura tornando, con sguardo pensieroso, a rivolgere il volto verso il soffitto.
E, in quell'istante, un solo pensiero si fece spazio nella sua testa: contro ogni sua previsione, ogni sua certezza, ogni sua remota aspettativa, era rimasto, per qualche istante, impietrito e affascinato da Chris.

Bé, più volte, durante delle interviste, gli avevano domandato come fosse il suo collega e lui, prontamente, aveva affermato, senza incertezze, che era un uomo forte, affascinante, divertente, dolce...

Non c'era nulla di strano...

...forse...

Solamente lì, in quel momento, si accorse di come, rispondere a quelle domande, lo faceva sentire.

Quando doveva parlare del lavoro sul set, del legame che era nato.

Quando doveva parlare di lui...

No.

Basta.

Era solo una sua impressione.

Si era semplicemente lasciato condizionare da quello che era successo e aveva iniziato a ipotizzare delle assurdità senza senso.

O almeno, questo era quello di cui si voleva convincere.

Finì di svestirsi e acchiappò un asciugamano per coprirsi, aspettando di entrare. Chris sbucò con una mano e, afferrando una salvietta se la portò alla vita, mentre usciva con un agile saltello dalla vasca. Immediatamente, Tom si gettò nella doccia, lasciando cadere a terra il suo telo e facendo tutto ciò che era in suo potere per evitare di incontrare lo sguardo dell'australiano. Una volta al sicuro dietro il separé, trasse un silenzioso respiro e rilassò il corpo, aiutato dal tepore del vapore e cercò di abbandonare qualunque pensiero. Lentamente chiuse gli occhi e infilò la testa sotto il gradevole getto d'acqua calda.

Dall'altra parte del divisorio, Chris tentava di aggiustarsi l'asciugamano e di legarlo in vita, ma gli fu subito chiaro che era praticamente impossibile, data la dimensione scarsa della salvietta. La sistemò come meglio poteva, reggendola con una mano e asciugandosi con l'altra. Fu solo quando si passò il palmo sul petto che si bloccò di colpo fissandosi le dita.

La fede.

Era abituato a toglierla sempre prima di lavarsi ma, quella sera, se ne era completamente dimenticato e, probabilmente, ma non ne era per nulla sicuro, se l'era tolta solo quando oramai era già nella doccia. Voltò la testa verso la vasca e, d'istinto, fece per bussare contro la parete di plastica ma all'improvviso si bloccò.

Il suo sguardo incontrò l'ombra del profilo del volto di Tom, appena visibile attraverso il separé e il suo pugno si arrestò a mezz'aria.

Un'unica, indissolubile, impetuosa immagine travolse tutte le memorie che aveva nella testa.

L'aveva baciato.

Velocemente, scappò da quel ricordo, abbassò il braccio e riprese ad asciugarsi agitando un paio di volte le spalle per liberarsi delle gocce cadute dai suoi capelli. Non era il caso di disturbarlo per una cosa così banale che, comunque, avrebbe potuto verificare anche più tardi, quando la doccia sarebbe stata vuota. Si passò l'asciugamano sul capo, scuotendolo energicamente per qualche secondo, poi lo lasciò ricadere a terra. Subito dopo andò a mettersi di fronte allo specchio appeso sopra il lavandino per risistemare quella specie di chioma bionda, completamente spettinata, che si era lasciato in testa. Infilò le dita nei capelli, tirandoli indietro come meglio poteva, controllandosi nello specchio. Da quella posizione, si mise a cercare con lo sguardo i suoi vestiti nel riflesso e si rese conto di riuscire a vedere quasi tutto il bagno.

Doccia compresa.

Dal separé, rimasto leggermente scostato, l'australiano intravide una parte della schiena di Tom e, senza accorgersene, rimase immobile per qualche istante a veder scorrere sulla sua pelle il getto d'acqua calda, dai capelli fino al pavimento della vasca.

La sua mente non riuscì a sfuggire una seconda volta a quel pensiero.

L'aveva davvero baciato.

Ma in fondo, non era una cosa strana, o una cosa grave.

No?

Era mezzo ubriaco, aveva emozioni e sensazioni annebbiate, poteva fare qualsiasi sciocchezza.

No?

E poi, a volte è normale congedarsi con un bacio, dato che è un gentile gesto d'affetto. Si conoscevano da tanto e fra loro era nato un legame particolare, sincero, profondo. Quello era stato solo un modo amichevole per salutarlo.

No?

Il biondo distolse lo sguardo e con uno scatto aprì l'acqua bagnandosi i palmi e passandoseli, subito dopo, sul viso.

No?

Si appoggiò con le mani al bordo del lavello, fissando le gocce che scendevano lungo il marmo bianco e dopo qualche secondo richiuse l'acqua.

No.

Quello era tutto fuorché un saluto amichevole.

La realizzazione colpì Chris come un pugno, violento e improvviso.

Lo aveva baciato perché voleva farlo.

Perché era attratto da Tom.

"AH!"

Un urlo brusco, secco e spezzato si levò dall'interno della doccia strappando l'australiano dai suoi pensieri.

Si voltò, spaventato, e si precipitò verso il separé senza pensarci un attimo di più.

"Tom!"


Come sempre speriamo vi sia piaciuto! Grazie mille per le recensioni! Sono apprezzatissime!
Cabaret del Diavolo

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Capitolo 5
*** ...per desiderio ***


...per desiderio.

Sai quando stai per toccare il sole, e sai perfettamente che ti brucerai, ma non te ne frega niente? Immagina quel momento...

"Tom!"

Il biondo spalancò il divisorio con una manata e si bloccò appena fuori dalla vasca, impietrito. Il moro era crollato con un lato del corpo contro il muro, la schiena rivolta verso di lui e solo un braccio che lo reggeva in piedi. I suoi respiri erano violenti e accelerati. L'australiano scavalcò, preoccupato, il bordo del bagno ed entrò nella doccia, superando il getto d'acqua e avvicinandosi all'inglese.

"Tom!"

Delicatamente gli posò le mani sulle spalle aiutandolo a risollevarsi e improvvisamente si accorse che il suo collega aveva preso a singhiozzare silenziosamente. Quasi terrorizzato, Chris lo scosse lievemente per le braccia, girandolo pian piano.

"Tom...?"

Appena riuscì a scorgere il suo volto, rimase sconcertato nel vedere che l'uomo stava leggermente ridendo.

"Sei un cretino!"

La voce del moro era intervallata da spasmi di piccole risa soffocate. L'australiano indugiò per qualche istante non sapendo cosa fare o dire, tenendo le mani ferme sulle spalle dell'inglese, che ora era rivolto completamente verso di lui e gli sorrideva divertito e un po' imbarazzato.

"Se apri il rubinetto, l'acqua della doccia diventa fredda!"

Chris rimase immobile, con la bocca socchiusa e le dita strette intorno ai bicipiti del moro.

Tentava di pensare alle parole che aveva appena udito, al danno che aveva fatto ma, stranamente... non ci riusciva.

Era in una doccia, nudo...

Avrebbe dovuto essere stranito da quella situazione, sconcertato se non altro.

...con Tom Hiddleston.

Avrebbe dovuto essere per lo meno a disagio.

Ma non lo era per niente.

Lo guardò negli occhi, chiari, magnetici; guardò i suoi capelli scompigliati, lucidi d'acqua, con qualche ciuffo che gli ricadeva sulla fronte; guardò il suo viso, segnato da quel lieve sorriso che bastava per illuminarlo, e coperto da piccole gocce simili a briciole di diamanti che scendevano dai suoi ricci neri, scivolando giù fino al collo e oltre.

Era attratto da Tom.

Il sorriso sul volto del moro lentamente sparì appena l'uomo si accorse che il suo collega lo stava guardando.

Appena si accorse di come il suo collega lo stava guardando.

Pian piano, percepì le dita di Chris scendere lungo il suo braccio, percorrendone tutto il contorno come se stessero toccando qualcosa di estremamente fragile; poi la mano passò dietro alla sua vita arrivando a fermarsi alla fine della schiena.

Un brivido gli attraversò il corpo, facendolo sussultare impercettibilmente.

Il loro respiro stava accelerando ad una velocità sorprendente e Tom sentiva chiaramente il battito del suo stesso cuore martellargli nel petto.

Lo sguardo del biondo continuava a saettare dai suoi occhi alla sua bocca, mentre con il volto si avvicinava pericolosamente al suo.

Ma quegli occhi azzurri puntati su di lui, stranamente, non lo facevano sentire disturbato o infastidito o a disagio. Lo facevano sentire completamente inerme, senza controllo, senza difese, come qualche minuto prima, davanti alla porta della stanza.

No, non glie l'avrebbe lasciato fare di nuovo.

Non poteva.

Non era giusto.

Non era...

Con un brusco movimento, Tom portò il suo viso in avanti chiudendo lo spazio che rimaneva fra le loro labbra, spezzando a metà il respiro di Chris che, per bilanciarsi, fece un paio di passi indietro finendo con il getto della doccia, ora tornato caldo, proprio sulle loro teste.

Qualunque cosa potesse esserci di sbagliato o insolito in quello che stava accadendo sembrò non avere più la minima importanza. In quel breve attimo, sentendo il profumo del compagno, il biondo comprese che l'idea di andare oltre quel contatto lo emozionava tanto da farlo sentire come un ragazzino al suo primo bacio, ma istantaneamente capì di non potere, di non voler chiedere o pretendere tanto.

Serrò la presa sulla spalla del moro espirando profondamente, sentendo ogni pensiero, ogni dubbio, scivolare via dalla sua mente insieme all'acqua che gli scorreva lungo la schiena.

Solo allora si rese conto che se non fossero andati oltre quel bacio, non avrebbe avuto importanza.

Si sarebbe fermato.

Per Tom lo avrebbe fatto.

Proprio perché teneva a lui e lo desiderava più di ogni altra cosa.

L'inglese sollevò le mani portandole ad afferrare saldamente i bicipiti dell'australiano e separò le loro bocche di appena qualche millimetro, tenendole sempre in contatto, sentendo rivoli d'acqua tiepida insinuarsi fra le loro labbra.

A volte il nostro cuore prende decisioni che nemmeno tutto il resto del corpo è in grado di capire e contrastare; e fu esattamente quello che accadde a Tom in quel preciso momento, quando, al ritmo dei battiti che risuonavano nel suo petto, sentì nascere dentro di lui un irrazionale desiderio.

Poi, un improvviso e violento colpo, proveniente quasi certamente dal piano inferiore, seguito da quelli che sembravano i rantoli di un animale ferito, costrinse i due uomini a separare i loro visi e voltare istintivamente la testa verso il basso aprendo gli occhi.

"Sembra che la gente si faccia male molto facilmente in questo albergo..."

Esclamò dopo qualche attimo il biondo riportando lo sguardo sul compagno che, invece, rimase per un istante con gli occhi puntati al suolo.

"Già..."

Disse infine con un sospiro,risollevando la testa e facendo scivolare lentamente le mani lungo il busto di Chris per poi portarlese vicino al corpo; ma, arrivati appena sotto il collo, sia i suoi palmi che il suo sguardo si bloccarono, come congelati, mentre il silenzio pian piano calò nella doccia, spezzato solo dal getto d'acqua che continuava a scrosciare in mezzo ai due uomini.

"...hai il seno."

Le parole di Tom uscirono come un'affermazione incontestabile.

Non aveva mai visto il fisico di Chris nudo così da vicino e quella fu l'unica cosa che si sentì assolutamente in dovere di affermare.

L'espressione dell'australiano si fece pian piano sorpresa e incredula, mentre si allontanava con un passo lasciando che le sue mani abbandonassero il corpo di Tom per posizionarsi, chiuse a pugno, sui suoi fianchi.

"Sono pettorali."

Rispose facendo appena in tempo a concludere la frase.

"No, no, queste sono tette! Tu potresti...puoi competere con Scarlett!"

Il moro finì la sua affermazione riportando gli occhi sul volto del compagno, ancora vagamente stordito, che lentamente tese le labbra in un ampio e ironico sorriso a bocca chiusa diventando, agli occhi di Tom, incredibilmente buffo.

Si sorrisero per qualche secondo, il tempo di realizzare che nessuno dei due era minimamente diverso da come si erano conosciuti anni prima, da come si erano sempre visti, nonostante quello che era appena successo. E se non erano cambiati, voleva dire che quello che provavano adesso l'uno per l'altro, probabilmente l'avevano sempre provato.

Chris lasciò scendere le braccia lungo i fianchi e, facendo un piccolo passo, si chinò nuovamente verso il viso di Tom ma, con uno stridio, il suo piede slittò sul pavimento della vasca facendogli perdere l'equilibrio.

"NO!"

In meno di un secondo, si ritrovò con la faccia spiaccicata contro il ventre dell'inglese che, per evitare di schiantarsi al suolo, afferrò con una mano il bordo del separé e con l'altra si puntò al muro.

L'australiano, sentendosi mancare del tutto il sostegno, ebbe l'istintivo impulso di avvinghiarsi con le braccia alla vita del collega che, con un lamento, irrigidì il corpo tentando disperatamente di non cadere.

"Idea geniale!"

Disse Tom con il tono soffocato dalla fatica e il viso dolente.

"Fscusha..."

La voce di Chris, completamente distorta dalla posizione assurda della sua bocca, schiacciata contro la sua pancia, fece distrarre il moro tanto da fargli sfuggire una risatina tesa.

Con un sofferto respiro, lentamente lasciò slittare le mani verso il basso andando pian piano con tutto il corpo fino a terra, permettendo al biondo di fare altrettanto.

L'australiano si risollevò immediatamente ritrovandosi in ginocchio, proprio davanti all'inglese, seduto con la schiena poggiata alla parete della vasca e le braccia adagiate sui bordi, con il volto segnato da un'espressione divertita e sconcertata. Allora sollevò leggermente le spalle senza sapere cosa dire e tentò di reprimere il sorriso che gli stava facendo storcere la bocca.

"Abbiamo un enorme letto matrimoniale e stiamo in una vasca di un metro per uno?"

Tom parlò con calma, come se quella domanda fosse la cosa più ovvia e legittima che qualcuno potesse fare, tenendo lo sguardo sugli occhi del compagno.

Chris si bloccò di colpo.

Tutto si aspettava fuorché che quelle parole uscissero dalla bocca dell'inglese e, in più, con tanta naturalezza da lasciarlo stupefatto. Senza più nessuna riserva, lasciò che un dolce sorriso increspasse le sue labbra.

"...hai ragione..."

Disse quasi in un sussurro senza abbandonare gli occhi, ancora vagamente intimoriti e preoccupati del moro che rispose al sorriso appena prima che l'espressione sul suo viso si riempisse di disagio.

Non per la situazione e nemmeno per ciò che aveva appena detto.

Si infilò una mano accanto alla gamba, appena sopra il ginocchio e, con un brusco strattone, tirò fuori da sotto la coscia un cordino di metallo con attaccato il tappo nero della vasca da bagno. Ma lo strappo fu tanto forte da spezzare la catenella e fargliela rimanere fra le dita.

I due fissarono il pezzetto di plastica per qualche secondo poi, quasi a rallentatore tornarono a guardarsi l'un l'altro con le stesse facce allarmate di due bambini che hanno appena rotto qualcosa che non gli appartiene.

Chris deglutì sollevando le sopracciglia mentre Tom inspirava profondamente.

"...ops..."


Un profondo e sentito GRAZIE alla nostre due più sfegatate fan che recensiscono ogni capitolo. Lo apprezziamo tantissimo ed il vostro supporto ci fa venir voglia di continuare a scrivere. Grazie mille

Cabaret del Diavolo

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Capitolo 6
*** ...per scelta ***


...per scelta.

Amare qualcuno è una scelta coraggiosa, soprattutto se non è un amore possibile.
Ma se quell'amore è forte, il nostro cuore sceglie di amare comunque, anche quando si ha paura.

La stanza era rimasta nella quasi totale oscurità, illuminata solo dai forti bagliori della città che entravano dalle finestre, creando pallidi fasci di luci opache, che colpivano le bianche lenzuola ancora immacolate stese sopra il materasso. L'aria si era raffreddata per colpa della porta del balcone, rimasta leggermente aperta, ma i due uomini, in piedi davanti al letto, non sembravano darvi alcuna importanza. Avevano l'uno le mani sui fianchi dell'altro e i loro corpi, ancora bagnati, sembravano brillare per via delle gocce d'acqua rimaste sulla loro pelle. L'asciugamano che Chris indossava era decisamente troppo piccolo per il suo fisico: a malapena riusciva a fare un giro del suo corpo e gli copriva le gambe neanche fino a metà coscia. Tom invece aveva, annodata in vita, una salvietta molto più grande che riusciva a coprirlo fino alle ginocchia e a fare quasi due giri intorno alla sua vita più esile. Immobili, si guardavano negli occhi cercando di capire in che modo comportarsi in quella situazione, sconosciuta per entrambi. L'australiano decise di farsi coraggio e, con infinita delicatezza, fece scorrere un dito lungo il bordo dell'asciugamano del moro, che subito sussultò spostando lo sguardo dai suoi occhi. Il biondo si fermò immediatamente vedendo sul viso del compagno nascere il palpito di una paura più che comprensibile.

"Sei...sei spaventato...?"

Chiese Chris con voce soffusa, rendendosi perfettamente conto di aver appena fatto una domanda banale e idiota, ma sperando che forse, anche solo con una cosa così semplice, avrebbe aiutato l'inglese a confidarsi con lui.

"...si..."

Disse Tom parlando quasi senza emettere suoni, riportando i suoi occhi inquieti e colmi di dubbi sul viso del collega.

"...anche io..."

Rispose subito Chris mentre sul suo volto si dipingeva un'espressione tesa e tenera. Il moro sentì il suo corpo rilassarsi nell'udire quelle poche parole.

Stavano provando le stesse cose.

Erano terrorizzati da ciò che stava per accadere ma non avevano avuto nessuna esitazione a confidarselo l'un l'altro.

"Cosa stiamo facendo...?"

Le parole di Tom sembrarono quasi una preghiera più che una domanda alle orecchie dell'australiano che replicò senza esitazione.

"Qualcosa di cui, forse, domani ci pentiremo..."

Non era una risposta piacevole, ma era la verità e se l'inglese era incerto o insicuro, lui non ne avrebbe approfittato, non avrebbe potuto. Anche se così facendo rischiava di dover rinunciare...

"...si... forse..."

...rinunciare a Tom.

Il volto del biondo si fece comprensivo e dolce.

Non aveva importanza.

"Vuoi...vuoi che mi fermi...?"

Il moro trasalì rendendosi improvvisamente conto di non essere costretto a fare nulla. Capì che l'uomo davanti a lui avrebbe rinunciato e avrebbe sacrificato, senza esitazione, quel sentimento che pure desiderava tanto ardentemente.

E lo avrebbe fatto per lui.

Nessun adulterio o tradimento.

Sarebbe rimasto un momento di follia in una notte profumata di vino e Italia.

Un istante che, come un sogno, si intrappola tra fantasia e realtà e non ci permette di ricordarlo nitidamente.

Ma non andò così.

"...no."

A quella semplice parola pronunciata con tanta intensità, Chris fece un profondo respiro e un lieve sorriso gli si dipinse sul volto vedendo nascere, negli occhi del suo compagno, un barlume di sicurezza e determinazione.

Avevano scelto.

E l'avevano fatto insieme.

Non si sarebbero fermati.

Il biondo ricominciò a muovere le dita sul bordo della salvietta che copriva l'inglese, fino a che non arrivò con la mano a fermarsi alla fine della sua schiena umida. Con una spinta tanto delicata quanto decisa, Chris tirò la vita del moro contro la propria, portando le loro labbra a meno di un respiro di distanza. Appena le loro gambe si sfiorano, il piccolo asciugamano che avvolgeva l'australiano si sganciò e cadde sul pavimento con un soffice rumore. Rimasero a guardarsi, con quell'impercettibile distanza fra i loro volti, fino a quando l'inglese non sentì il biondo slacciare abilmente i lembi del telo bianco che lo avvolgeva accompagnandolo a cadere a terra. Chiuse lentamente gli occhi lasciandosi sfuggire un sospiro nel sentire le dita dell'uomo sfiorare tutta la sua coscia. Chris rimase immobile a fissare il volto del moro piacevolmente arrossato e ancora segnato da qualche piccola goccia d'acqua che gli cadeva dai capelli. Con un movimento agile unì le sue mani dietro la sua schiena magra facendo premere le loro anche ancora più intensamente le une contro le altre. Ma Tom, improvvisamente, staccò le mani dalla vita dell'australiano e, riaprendo gli occhi, si allontanò da lui scendendo a sedersi sul letto. Il biondo rimase in piedi, fermo a vederlo pian piano scivolare indietro, muovendosi sui gomiti ed arrivando a sdraiarsi completamente, con la testa all'altezza dei cuscini. Si scambiarono un sguardo più che eloquente e, solo allora, Chris si chinò, poggiando un ginocchio sul materasso, e iniziò a gattonare lentamente verso il moro.

"Mi sento una specie di felino..."

Disse ridendo nervosamente cercando di spostarsi il più elegantemente possibile.

"A me sembri Garfield..."

Gli rispose dopo pochi istanti l'inglese, distruggendo ogni suo dubbio sul fatto che fosse, in quelle condizioni, indiscutibilmente goffo.

Non aveva importanza.

Era riuscito a strappare un sorriso a Tom e questo gli era più che sufficiente per farlo sentire più sexy di quanto si fosse mai considerato.

Con un altro paio di mosse, l'australiano arrivò con il viso sopra quello del moro che, delicatamente, abbandonò la testa sul cuscino. Si ritrovarono uno sull'altro e subito si sentirono confortati nel sentire che i respiri di entrambi si facevano contemporaneamente sempre più pesanti. Le gambe di Tom stavano immobili, leggermente piegate, da una parte e dall'altra del corpo di Chris le cui mani erano appoggiate ai lati del petto del compagno.

"Miao..."

Il sussurro del biondo fu tanto profondo e caldo da far involontariamente spingere all'inglese le spalle contro il materasso. Con un fluido movimento, Chris allungò la mano verso il portafogli poggiato sul comodino e, aprendolo, vi estrasse una piccola bustina quadrata di plastica. Per qualche istante, mentre tornava a sistemarsi sopra il corpo del moro, si sentì quasi un adolescente impacciato e gli venne da sorridere ma, appena incontrò di nuovo gli occhi dell'inglese steso sotto di lui, si bloccò. Sul suo viso, Chris riuscì a scorgere un'espressione turbata e molto agitata. Tom si era sempre considerato un buon attore, ma in quel momento, davanti a quell'uomo che lo guardava negli occhi come mai aveva fatto prima, non riusciva in nessun modo, per quanto si sforzasse, a nascondere come realmente si sentiva.

"Vedi di non perdere la tinta nera dei capelli sul cuscino, perché la cauzione della camera l'ho pagata io."

Le parole dell'australiano sembrarono il serio ma divertente rimprovero di un insegnate e furono più che sufficienti a stemperare l'atmosfera scatenando nel moro un'incontrollabile voglia di sorridere. Ci fu un attimo, solo un attimo, mentre i due si stavano scambiando un sorriso imbarazzato, in cui nei loro pensieri, nei loro cuori, avvertirono qualcosa di cui nemmeno riuscirono ad accorgersi. Non capirono che quel sentimento che li stava avvolgendo e trasformando non lo avevano mai provato per nessuna donna e mai più lo avrebbero provato per un altro uomo. Lentamente, Chris allungò un braccio verso il fondo del letto, afferrò il bianco e leggero lenzuolo e lo tirò verso l'alto, fino a coprire i loro corpi e le teste.

"Non vorrei prendessimo freddo..."


Ed ecco il sesto capitolo con il quale entriamo nella fase più viva della fanfiction! Speriamo vi sia piaciuto e come sempre grazie mille per le vostre recensioni!
Un grazie particolare alla nostra nuova lettrice, Shadowolf (che merita la nostra stima per la foto RDJude XD).
Buon 2012 a tutti voi!

Cabaret del Diavolo.

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Capitolo 7
*** ...per passione ***


...per passione.

"Il fatto è che l'amore è cieco, l'amore è testardo, l'amore è complesso, e spesso può sorprenderti in posti che non ti aspetti..."
-Tom Hiddleston-

Non avevano idea di quanto tempo fosse trascorso. Erano rimasti immobili, occhi negli occhi, con i loro respiri che, ritmicamente, si susseguivano e fondevano in un musicale insieme di sospiri. Potevano essere passati pochi secondi o interi minuti quando, finalmente, Chris fece scivolare le dita sopra il materasso arrivando ad appoggiarle appena sotto il bacino di Tom che, istintivamente, contrasse i muscoli del ventre. Pian piano, il biondo scese con la mano lungo la coscia dell'inglese, come se stesse assaporando ogni singolo centimetro della sua pelle, fermandosi appena prima del ginocchio e sollevando poi la sua gamba leggermente, poggiandosela contro l'anca. Il moro si lasciò condurre in ogni movimento prendendo, alla fine, un ultimo profondo respiro. Più lentamente di quanto avesse mai fatto con chiunque altra, l'australiano si avvicinò al corpo del compagno senza mai, mai smettere di guardarlo negli occhi. D'un tratto, Tom sentì una bruciante fitta che gli spezzò il fiato e, d'impulso, strinse i denti e i pugni con una violenza tremenda, artigliando il materasso con le dita. Serrò gli occhi e, voltando la testa con uno scatto, schiacciò con forza la tempia contro il cuscino. Chris si fermò all'istante portando, con un rapido gesto, la sua mano ad afferrare dolcemente il viso dell'inglese.

"No..."

Il corpo del moro era teso, dolente quasi al limite della sopportazione.

"...guarda me..."

Disse il biondo in un sofferto mormorio, riportandogli il volto verso di se con una carezza.

"...resta con me..."

A quelle parole pronunciate come un ardente sussurro, Tom sembrò pian piano rilassarsi e, gradualmente, le sue mani allentarono la presa sul lenzuolo mentre le sue labbra lievemente si separavano e i suoi occhi si riaprivano delicatamente. Chris scese immediatamente con il viso contro quello dell'inglese chiudendo la sua bocca con le propria. Rimasero entrambi con gli occhi semi aperti, quasi per essere sicuri che tutto quello che stava accadendo non era solo un irrazionale e magnifico sogno. Pian piano, l'australiano riprese l'appoggio sulla sua mano e, stringendo leggermente la presa sulla gamba del moro, avvicinò ancora il bacino al suo corpo. A quel movimento, Tom si staccò all'improvviso dal loro bacio con un gemito, respirando affannosamente e rimase con la fronte premuta contro quella del biondo. Chiusero gli occhi per un istante mentre l'australiano lasciò che il suo petto si posasse dolcemente sul torace dell'inglese. Restarono fermi qualche secondo respirando lentamente, pesantemente. Poi, Chris rialzò il viso sentendo il petto di Tom, ancora umido e caldo, che si sollevava e abbassava al ritmo agitato dei suoi respiri. Lo guardò di nuovo, intensamente, cercando sul suo viso un segno, un cenno di fastidio o contrarietà. Poteva solo vagamente immaginare ciò che aveva appena provato, ed era spaventato dall'idea di quanto male potesse avergli causato.

"Mi disp-..."

Tentò di parlare con un roco sussurro ma, il moro, con un sinuoso gesto, sollevò la mano fin sulle sue costole e la fece rapidamente scorrere arrivando al suo volto, ruvido per la barba. Lo sfiorò completamente disegnando il contorno delle sue labbra con le dita.

"Ssh..."

L'inglese bisbigliò scuotendo impercettibilmente la testa a destra e sinistra. Stava affrontando, senza il minimo rimorso, quel dolore che lentamente scivolava via dal suo corpo e, con quel gesto, fece capire a Chris che non avrebbe mai dovuto sentirsi in colpa per questo. Si scambiarono un lungo sguardo poi, il biondo cominciò a muoversi, lentamente, dolcemente, come seguendo il ritmo di una musica che, in quel momento, solo loro, potevano sentire. I loro respiri immediatamente si fusero in un unico, intenso fiato che seguiva il ritmo dei loro corpi. Ogni cosa, ogni sensazione era insolita, diversa, nuova. Tom poggiò entrambe le mani sulle spalle Chris, alla base del suo collo, sentendo sotto i palmi il ritmico contrarsi dei suoi muscoli. L'australiano portò il suo sguardo sulle labbra, lievemente dischiuse, dell'inglese sorprendendosi di quanto ardentemente desiderasse baciarle. Allora scese sul suo collo, sfiorandogli la gola con la bocca e sentendo la sua voce sciogliersi in un flebile lamento di desiderio. Dopo qualche istante, però, il respiro del moro si fece molto affannoso, quasi ansimante e sul suo viso si dipinse un'espressione sofferente che l'uomo tentò in ogni modo di nascondere. Il biondo si fermò, capendo che quanto stava accadendo era dovuto alla consistente mole del suo fisico, che pesava su quello, più esile, del compagno. Con un fluido movimento, infilò un braccio sotto la schiena dell'inglese e, tenendo la sua gamba attaccata al proprio bacino, si lasciò scivolare di lato, permettendo al moro di sollevarsi sopra di lui. Il lenzuolo cadde dai loro corpi rimanendo impigliato solo alle loro gambe. Tom si ritrovò praticamente seduto sopra Chris, con le ginocchia poggiate al materasso da una parte e dall'altra del suo corpo e le mani posate sul suo torace. I suoi occhi azzurri lo guardavano con affetto e passione, mentre le sue dita forti erano ancora strette sulle sue cosce. Non gli aveva detto una parola, non aveva chiesto nulla e lui, comunque, aveva capito il disagio che provava e, con una delicatezza infinita, lo aveva aiutato a sentirsi a suo agio. Lentamente voltò la testa e guardò fuori dalla finestra, vedendo le mille luci di una Roma magnifica e piena di vita che ora sembrava addormentata in un sonno beato. Sentì un lieve soffio d'aria fredda colpirgli il busto, aria che profumava ancora di sapone misto ad un leggero odore di sale, emanato dal sudore dei loro corpi. Il vento smosse qualche ciuffo di ricci scuri che gli cadde sulla fronte facendogli il solletico. Tom sollevò la mano per spostarseli dietro l'orecchio ma, all'improvviso, sentì un'altra mano precedere la sua ed infilarsi fra i suoi capelli. Il moro andò subito a ritrovare gli occhi del compagno che, nel frattempo, si era sollevato su di un gomito e gli sorrideva tirando lievemente il suo viso verso il basso. L'australiano si sollevò completamente ritrovandosi seduto e, con il braccio libero, andò a cingere la vita dell'inglese tenendolo stretto contro di sè. Dolcemente, scese con le labbra fino a baciargli il mento, sentendo l'uomo rabbrividire e sorridere. L'inglese portò le mani dietro la testa del biondo, carezzandogli calorosamente il collo. Poi, i loro volti tornarono vicini, con i nasi quasi a sfiorarsi e gli sguardi ad insinuarsi l'uno nel cuore dell'altro.

"è... strano..."

La voce di Tom era spezzata dal suo ansimare che continuava senza sosta.

"Si... ma non è affatto male..."

Chris parlò velocemente riprendendo intensamente fiato quando finì.

"no...no, per niente..."

Le parole del moro morirono sulla sua bocca in un lungo respiro, mentre le sue dita stringevano con più forza dietro il collo dell'australiano che, a sua volta, serrò la presa dietro la nuca dell'inglese, lasciando che la sua mano si intrecciasse con i capelli scuri. Allora, fu Tom a spingere leggermente il suo corpo ancora più contro quello di Chris, unendo i loro petti e iniziando a spostare il bacino avanti e indietro, sentendo i loro respiri legarsi di nuovo, sempre più pesanti, sempre più veloci. Per un lungo momento, i loro occhi sembrarono incatenarsi gli uni con gli altri e rifiutarono in ogni modo di separarsi. I morbidi movimenti dell'inglese continuarono a susseguirsi fino a quando, il biondo, avvertì un calore sempre più intenso afferrarlo all'inguine e, senza accorgersene, l'uomo iniziò a gemere silenziosamente seguendo il ritmo delle spinte, mordendosi le labbra. Dopo qualche istante di bruciante fremito, la foga prese il sopravvento e, con violenza, l'australiano serrò gli occhi e spinse la bocca del moro contro la sua, costringendolo a fermarsi.
Un bacio.
Completamente diverso dal primo, o da qualunque altro bacio che si erano scambiati quella sera.
Completamente diverso da qualsiasi bacio avessero mai dato nella loro vita.
Un bacio unico, ardente, tormentato, passionale.
I due si staccarono con una delicatezza inaspettata e rimasero ad occhi chiusi, tentando di calmare i battiti del cuore e i respiri, con poco successo.

"Perché non lo abbiamo mai fatto prima...?"

Chiese Chris divertito, pensando a quanto trovarsi in tutto quel caos di gesti, sensazioni, profumi lo facesse sentire vivo. Tom sorrise lievemente avvertendo ancora, come la prima volta, la barba sfatta del compagno pizzicargli il mento.

"Perché sei sempre in palestra a gonfiarti le tette..."

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Capitolo 8
*** ...per amore ***


... per amore.

Dicono che per farlo innamorare devo farlo ridere. Ma ogni volta che sorride, sono io che m'innamoro.

Secondo Platone l'uomo una volta era così, come una mela, perfetto, bastava se stesso ed era felice. Non c'erano distinzioni tra uomini e donne, c'erano soltanto questi individui perfetti e felici.

I loro sorrisi, tesi e un po' agitati, si dissolsero lentamente mentre i loro sguardi tornavano ad allacciarsi l'un l'altro, azzurro nell'azzurro. Chris abbandonò la presa sui capelli del moro e scese con la mano fin dietro la sua spalla, afferrandola saldamente. Con un agile movimento, i due si mossero insieme, scambiandosi, tornando alla posizione da cui avevano iniziato.

Ma un giorno Zeus, che era geloso della loro perfezione, li spezzò a metà. Dunque, ciascuno di noi è una frazione dell'essere umano completo originario e per ciascuna persona ne esiste un'altra che le è complementare.

Tom arrivò con la schiena contro il letto mentre l'australiano si sistemava delicatamente sopra di lui. Non si erano minimamente accorti, per colpa della poca luce, di essersi stortati durante il giro e di essere arrivati al margine del letto. L'inglese lasciò cadere la nuca, convinto di trovarvi il cuscino ma, all'improvviso, si sentì mancare l'appoggio e la testa gli scivolò all'indietro finendo fuori dal bordo del materasso.

"OH!"

Così, da quel giorno, l'uomo ha cominciato a cercare disperatamente la sua metà, perché senza di lei si sentiva incompleto, infelice...

"Merda!"

Chris alzò la voce gettando un braccio oltre il letto per tentare di afferrare la nuca del moro che, per un attimo, rimase stordito. Il biondo arrivò con la mano alla testa del compagno sentendo i suo capelli fra le dita ma, per via della posizione insolita, non riuscì a sollevarla completamente. Almeno, fortunatamente, era riuscito ad evitare la caduta più assurda della storia.

Solo che per quanti tentativi facesse, non riusciva mai a trovare la sua metà esatta.

Si bloccò per una frazione di secondo, ancora un po' spaventato dall'accaduto, fino a quando una inconfondibile, dolce, sincera risata avvolse tutta la stanza.

"è finito il letto..."

L'australiano tentò di spiegare, di giustificare la situazione un po' dispiaciuto.

"Me ne sono accorto!"

Tom rialzò la testa dal margine del materasso e, finalmente, Chris riuscì a vedergli il volto.

E a trovarla, non ce la fa tutt'ora.

Una lieve e delicata risata si disegnò anche sul viso del biondo. Da quando si erano baciati, l'inglese non aveva più sorriso. O almeno, era sempre rimasto imbarazzato, un po' nervoso, preoccupato, senza mai mostrare quel sorriso vero e unico che l'australiano aveva sempre trovato senza eguali. E, finalmente, in quel momento, per la prima volta in quella notte di follia e passione, tutto sembrò improvvisamente prendere il suo posto.
Tutto trovò un senso.
Tutto divenne chiaro.

Perché è quasi impossibile trovare la propria metà e riconoscerla...

E Chris rivide, nell'uomo fra le sue braccia, il Tom che conosceva.

...ci vuole un miracolo...

Il Tom che aveva sempre stupidamente visto solo come un amico.

Rimase a guardarlo come incantanto poi, pian piano lo sollevò per le spalle e lo risistemò dolcemente sul letto, appoggiandosi sui gomiti appena oltre le sue braccia e stendendosi sopra di lui. Mentre ancora si stavano sorridendo, avvicinarono i loro visi accarezzandosi le labbra con visibile desiderio e solo allora, il biondo riprese a muoversi, ma questa volta con un ritmo diverso, più focoso, più veloce. Si sforzò di tenere gli occhi aperti e di guardare il viso del moro, sentendo di fare sempre più fatica a riprendere fiato. Sentiva il corpo avvolto in più punti da feroci vampate che si intensificavano ad ogni spinta, ma non abbandonò mai, nemmeno per un secondo, lo sguardo di Tom sentendo cresce ancora di più, in tutto il corpo, un tremito incontenibile.

Desiderava quell'uomo.

Desiderava essere suo.

In un modo che aveva sempre avuto paura di ammettere a se stesso.

I loro fiati aumentavano di intensità e ritmo ogni secondo di più mentre, dalle loro bocche, sfuggivano rochi gemiti di godimento. Tom aveva lasciato una mano sulla nuca di Chris e ora, le sue dita, lentamente si avvinghiarono con impeto ai biondi capelli mentre i suoi respiri si facevano sempre più forti e rapidi.

Desiderava quell'uomo.

Desiderava essere suo.

In un modo che non aveva mai avuto l'occasione di ammettere a se stesso.

D'un tratto, sentì di non riuscire più a comandare il suo corpo e avvertì un violento brivido caldo, mai provato prima, percorrerlo completamente salendo pian piano dal ventre. La sua mente perse ogni barlume di razionalità e tutto ciò che rimase fu un'unica, singola parola che si fece largo tra i gemiti, arrivando sulle sue labbra.

"C-chri..."

Una fitta di doloroso piacere, come una scossa senza freni, non gli permise di finire di parlare e l'uomo, con uno scatto, artigliò i bicipiti dell'australiano, inarcando la schiena verso di lui e buttando la testa all'indietro, mentre i suoi occhi si chiudevano ed un conclusivo, soffocato, interminabile lamento gli usciva dalle labbra.
Chris ebbe un ultimo brusco spasmo sentendo il moro tentare di pronunciare quello che, senza dubbio, era il suo nome e, facendosi scappare un profondo gemito, si fermò, immobile, con ogni muscolo ancora in tensione, a guardare il viso di Tom, travolto dall'estasi, segnato da un lieve rossore sulle guance e da lucide gocce di sudore, trattenendosi, con immensa fatica, alla tentazione di baciarlo. Dopo qualche secondo, afferrò selvaggiamente la coscia dell'inglese con le dita, spingendosela ferocemente contro il corpo; abbandonò la testa verso il basso, rabbrividendo, e fece uno sforzo disumano per non lasciarsi scappare un sofferente e appagato grido. Gli ci volle molto tempo ma, alla fine, Tom, lentamente tornò ad appoggiare la schiena al letto, facendo ampi e rumorosi respiri e, lasciando cadere le braccia sul materasso, tornò a guardare il suo compagno.

L'australiano, a sua volta, risollevò il volto quasi a rallentatore, riportando i suoi chiari occhi di ghiaccio dentro quelli dell'inglese. Bastò uno sguardo di quegli occhi penetranti perché nella mente del moro iniziò subito ad affollarsi un susseguirsi di terribili pensieri. Quello che era appena successo avrebbe scatenato un'inevitabile catena di conseguenze che, senza alcun dubbio, sarebbe stato un tornado che avrebbe stravolto completamente le loro vite. Lui non aveva particolari legami e la sua vita era sempre stata quella ordinaria di un attore a inizio carriera, fino a "Thor". Fino a quando quell'uomo non era entrato nella sua vita.

Conosceva Chris da oramai diversi anni.

Conosceva la sua famiglia.

Conosceva sua moglie.

Con un disperato gesto, gettò le braccia intorno al collo del biondo, stringendosi addosso a lui finché non sentì la sua bocca, circondata dalla barba, respirare affannosamente vicino al suo orecchio.

...che cosa gli aveva fatto...

In quel momento sentì chiaramente una piccola, crudele, tormentata scintilla di atroce rimorso accendersi nel suo cuore. Ma, come un soffio estingue una candela, così, un bisbiglio, fu sufficiente per spegnere quella fiamma istantaneamente.

"Tom."

Chris sussurrò il suo nome.

Semplicemente il suo nome.

Il nome del suo collega, del suo compagno...

...del suo amante.

Espirò profondamente, chiudendo gli occhi e tirò l'australiano contro di sè con più ardore, avvinghiandosi alle sue muscolose spalle con tutta la forza che gli era rimasta e spingendo il volto fra i suoi chiari capelli ancora umidi. Con un soave movimento, i due si sdraiarono e, dolcemente, il biondo si sollevò e si spostò, rimanendo appoggiato su di un fianco accanto all'inglese, in modo da non fargli del male standogli addosso con tutto il peso del corpo. Tom rimase con un braccio sotto la sua schiena e con l'altra mano intrecciata fra i suoi biondi ciuffi vicino alla tempia. Chris infilò delicatamente il viso nell'incavo tra il collo e la spalla del moro espirando intensamente. Come una musica che pian piano giunge alla fine, i loro respiri si calmarono, quasi all'unisono.

D'un tratto, l'inglese sentì una debole risatina provenire dall'australiano.

"Che c'è...?"

Domandò con calma girando di poco il viso per tentare di vedere quello del compagno.

"...Purrr...sono Garfield..."

Rispose l'uomo continuando a riprodurre con la voce il ronfare di un gatto. La risata continuò a crescere lievemente.

"Cosa... Chris stai...facendo le fusa?"

Richiese il moro, questa volta con la voce più alta, non resistendo anch'egli all'impulso di ridere, contagiato dall'inspiegabile allegria del compagno, mentre i suoi occhi lentamente si chiudevano. Chris, continuando a ridere e fare le fusa, chiuse a sua volta gli occhi affondando il naso nei ricci neri di Tom e annusando il suo profumo.

"...Purrr...si..."

...ci vuole davvero un miracolo...

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Capitolo 9
*** ...per sempre ***


...per sempre.

"Penso che la maggior parte delle cose che proviamo, le proviamo più intensamente in silenzio..." -Tom Hiddleston-

Tom aprì gli occhi, probabilmente per via del torfo sordo che era arrivato dal soffitto e, come sempre quando ci si sveglia, ci mise qualche istante per far connettere il cervello. La luce del mattino entrava violenta dalla finestra colpendo metà del suo volto e facendogli brillare gli occhi. Sbatté le palpebre un paio di volte poi la sua vista si mise a fuoco sull'unica cosa che si trovava davanti a lui. Si sentì mancare il fiato e il suo cuore iniziò a battere all'impazzata martellandogli nel petto.
Chris, ancora addormentato, con il viso rivolto verso di lui, la bocca appena dischiusa e una mano appoggiata sotto la guancia, riposava tranquillo, con le spalle che lentamente si alzavano ed abbassavano ad ogni respiro spostando il lenzuolo che li copriva. L'inglese fu improvvisamente travolto da una insolita folla di emozioni che non riuscì in nessun modo a contrastare. Ma, prima che potesse minimamente riordinare il caos dei suoi pensieri, gli occhi dell'australiano si aprirono con un lento movimento e subito si fermarono su di lui.

Il biondo ci mise diversi secondi e una serie di diversi insulti mentali, per riprendersi e adattarsi al capogiro e al mal di testa che sentiva, provocati dall'abuso di alcool della sera precedente ma alla fine realizzò dov'era e soprattutto, con chi era. Davanti al suo volto, il moro si sentì stranamente felice ma, allo stesso tempo, la sua mente fu invasa da una spiacevole sensazione di preoccupazione. Vedere le cose da un altro punto di vista, con tutta la lucidità necessaria, può permetterci di accorgerci degli errori commessi e farci pentire delle nostre azioni, spingendoci a desiderare intensamente di dimenticare ogni cosa.

Forse, pensò l'inglese, sarebbe accaduto proprio questo.

Forse si sarebbero detestati dopo quella notte, dandosi a vicenda la colpa di tutto.

Forse quell'uomo che con tanta passione lo aveva amato e che tanto dolcemente si era addormentato con lui poche ore prima, lo avrebbe odiato per quello che era accaduto.

Immediatamente, Chris fu perfettamente in grado di notare sul volto chiaro e morbido di Tom, un imbarazzo, un disagio e una tensione che non aveva mai visto su di lui, nemmeno durante la notte appena trascorsa. Vide un'ombra di paura nei suoi occhi chiari, una paura insolita esprimibile solo con la domanda che era sicuro, entrambi stavano pensando in quel momento.

Cosa sarebbe successo?

Ma lui non aveva la risposta.

Non ne aveva idea.

Sapeva solo che gli sarebbe stato impossibile dimenticare quello che era accaduto, ne tanto meno ignorare ciò che aveva provato.

Ma non sapeva come far si che anche Tom lo capisse.

Nessuna parola poteva essere abbastanza esplicativa da spiegare ogni cosa.

Nessun gesto abbastanza significativo.

Nessuno.

Bé, forse uno...

L'inglese deglutì con fatica un'ultima volta, realizzando che il biondo aveva capito ciò che lui stava provando, guardando il suo viso segnato da una cupa apprensione. Poi, lentamente, vide il suo volto cambiare espressione e diventare pian piano sereno, dolce e affettuoso.

...solo uno...

La sua bocca si aprì in una risata luminosa, tenera, indescrivibilmente bella che lasciò Tom completamente spiazzato e indifeso.

Ogni traccia di paura scomparve all'istante dalla sua mente, ed egli, in un attimo, si ritrovò inconsciamente a ricambiare quel sorriso così splendido sentendosi protetto, travolto, scosso da un sentimento che per la prima volta nella sua vita si accorse di provare così intensamente per qualcuno che lo ricambiava.

"...ma quando lui sorride...va tutto bene..." -Tom Hiddleston-

PART ONE - THE END


Come prima cosa vorremmo ringraziare tutti voi che ci avete seguito con tanta passione, che avete commentato, riso e condiviso le emozioni che abbiamo cercato di trasmettere con questa fanfiction. Grazie a tutti voi, di cuore.

Questa fic avrà un seguito, come avrete notato dalla dicitura di fine prima parte.. Questo seguito, che sarà messo online già a partire da settimana prossima, è composto di due parti. La prima sarà il "Making of" detto anche il "dietro le quinte". Non vogliamo anticiparvi niente circa questa parte della fic che speriamo sarà per voi interessante e soprattutto divertente e che, come dire... riprenderà dei momenti delle vicende che avete appena finito di leggere ;) Ci sarà poi l'effettiva seconda e conclusiva parte della fic che rivedrà il rapporto tra Chris e Tom spostarsi su un livello più.......difficile... Come finirà la storia tra i due attori? Continuate a leggere e lo scoprirete! ;)

Non ci resta che augurarvi una splendida nottata...
Alla prossima,

Cabaret del Diavolo

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Capitolo 10
*** Intro of Part One ***


...Making of...

Che viviamo a fare, se non per renderci la vita meno complicata a vicenda?

"Dai! Butta giù!"

La voce di Robert invase la sala mentre uno sconcertato Chris Hemsworth guardava il suo oramai terzo drink con aria preoccupata.

"Non credo che..."

"Avanti! Che male ti può fare!"

L'australiano alzò le spalle rassegnato e traccannò il suo bicchiere quasi d'un fiato, sotto gli occhi sorpresi del collega.

"Ah!"

Con un tonfo, sbattè il bicchiere vuoto sul bancone sgranando e strizzando gli occhi più volte.

"Bravo biondone!"

Affermò Downey dandogli una pacca sulla spalla e sorridendo allegramente.

"Ho bisogno di sedermi..."

Rispose l'australiano rimanendo a fissare il fondo del drink.

"Sei già seduto Chris..."

Disse Robert senza smettere di ridere e afferrando il suo cocktail. Il biondo si guardò il corpo quasi stranito, accorgendosi di essere quasi accasciato su di un alto sgabello accanto al bancone.

"Più in basso..."

Concluse sentendosi girare la testa come se avesse preso un pungo fortissimo. Pian piano si alzò e si allontanò dal bar dirigendosi verso un altro luogo della sala. Lontano dall'alcool. Lontano da Robert, che nel frattempo si era distratto guardando la figura di un uomo, di un suo amico, che si arrampicava arrivando sopra un tavolo.


Non ne avete abbastanza? Volete sapere cosa è successo agli altri membri della nostra storia mentre Tom e Chris rendevano letterale la parola Hiddlesworth? "Insieme - Making of" è online. Cercatelo nella nostra pagina... Si comincia...

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