Un amore difficile!

di Debbie_91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Bulma era appoggiata al balcone. I suoi occhi azzurri rispecchiavano il colore del cielo. Era preoccupata. Per quanto cercasse di evitarlo, il suo pensiero andava costantemente a Vegeta. Il Sayan era riuscito a fare breccia sul suo cuore, ma Bulma sapeva di non avere alcuna speranza con lui. Se vi era qualcosa a cui Vegeta non pensava, era senza alcun dubbio l'amore. Il Sayan era troppo occupato ad allenarsi e volere divenire più forte di Goku, per poter pensare ad una compagna da avere al suo fianco. Bulma cercò di pensare ad un qualche suo comportamento, che avrebbe potuto farle intuire anche solo un piccolo interesse nei suoi confronti, ma non le venne in mente nulla, se non insulti ed occhiatacce da parte del Sayan. I suoi occhi luccicarono. Chinò il capo verso la ringhiera del balcone e portò le mani alla testa.

Oh, Vegeta.

Pensò. Poi, risollevò il capo e lo adagiò su di una mano, per osservare la Gravity Room che stava in giardino, nella quale stava allenandosi il Sayan. Le sue sopracciglia si corrucciarono improvvisamente e il suo corpo cominciò a vibrare, colto dalla rabbia.

-Ma è mai possibile che quello scimmione passi intere giornate là dentro?-

Domandò, a voce alta.

-Che rabbia!-

Si allontanò dalla ringhiera ed incrociò le braccia.

-Una ragazza carina come me ha il diritto di vivere al meglio la sua vita. Non posso aspettare i suoi comodi. […] Non gli interesso? Bene! Con me ha chiuso!-

Esclamò. Ed abbandonò il balcone.

Ancora assorta nei suoi pensieri, venne subito riportata alla realtà dal Dr. Brief.

-Ehi, Bulma!-

L'uomo si avvicinò alla ragazza con uno strano marchingegno in mano.

-Devi portare questo a Vegeta. Serve a far sì che la capsula non si surriscaldi troppo. Ieri notte si è rotto, ma sono riuscito ad aggiustarlo ed è una vera fortuna, sono bastate poche ore. […] Bulma. Mi stai ascoltando?-

La ragazza aveva ascoltato una sola parte del discorso del padre. Era ferma ad una parola: Vegeta.

-Bulma, hai sentito quello che ti ho detto?-

Disse il Dr. Brief, mostrando a Bulma ciò che avrebbe dovuto consegnare al Sayan. La ragazza allontanò bruscamente la mano del padre.

-Portaglielo tu. Non mi va di vederlo.-

-Ma cosa dici?-

Domandò, sconcertato.

-Pensavo ti piacesse.-

-Beh, pensavi male!-

Esclamò Bulma, furiosa.

-Da' qua!-

Disse, strappando l'oggetto dalle mani del padre. E scomparve dalla sua vista.


 

Se volete... continua :)

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Bulma premette un pulsante e la porta della Gravity Room si aprì. Una volta all'interno, cominciò ad ispezionare la stanza, ma del Sayan non vi era alcuna traccia.

Che strano.

Pensò.

Eppure non l'ho visto uscire.

Si voltò e vide la maglia della sua tuta, adagiata sopra i comandi della navicella. Si avvicinò e vi allungò una mano, delineando, con un dito, i suoi contorni. Poi, la prese tra le mani e la strinse forte a sé.

Vegeta...

Il suo viso divenne improvvisamente triste. Gli occhi ripresero a luccicare e portò una mano al viso, come per impedire la fuoriuscita di un'eventuale lacrima. Diede uno scossone alla maglia e la portò a pochi centimetri dal viso, per osservarla bene.

Com'è piccola.

Pensò.

Come faranno a starci tutti quei muscoli?

Era talmente assorta nei suoi pensieri, da non accorgersi della sagoma che nel frattempo si era materializzata alle sue spalle. Poco dopo, qualcuno le appoggiò una mano su una spalla. E Bulma sussultò in maniera esagerata.

-Ah!-

Gridò.

E, voltatasi, vide Vegeta, ritto dinnanzi a lei.

-Da dove salti fuori?-

Domandò.

E, osservatolo bene, notò che non portava alcuna maglietta. Allora, guardò l'indumento che teneva tra le mani ed una goccia si materializzò sul retro della sua testa. L'oggetto le scivolò dalle mani e Vegeta l'afferrò prontamente.

-Che ci fai qui?-

Domandò il Sayan con aria scontrosa.

Bulma non rispose, intenta com'era ad osservare il muscoloso petto del Sayan. Notando qualche cicatrice e alcuni graffi sparsi qua e là, fu, improvvisamente, invasa dal forte desiderio di toccare ciò che vedeva, di tastare con la sua mano quei muscoli così ben marcati. Ma si trattenne. Non le pareva il caso di compiere gesti troppo avventati.

-Ehi, donna, dico a te.-

Sbottò il Sayan, dopo aver atteso, invano, una sua risposta.

-Sei forse diventata sorda?-

Quelle parole portarono Bulma alla realtà e la infastidirono parecchio.

-Ho un nome, io! Quante volte devo dirtelo?-

Domandò, irata.

-Se hai un cervello, lì, da qualche parte, dovresti ricordarlo. Sempre ammesso che tu lo abbia, ovviamente.-

-Mi stai forse dando dell'ignorante?-

Replicò Vegeta, digrignando i denti.

-Forse.-

Rispose Bulma, portando il suo viso a pochi centimetri da quello del Sayan.

Vegeta sfoderò un sorriso beffardo, che si tramutò presto in riso.

-Che hai da ridere?-

Domandò Bulma, arretrando di pochi passi.

-So bene come ti chiami. Ma, vedi, per me non fa alcuna differenza chiamarti con il tuo vero nome. I terrestri sono già di per sé una razza inferiore alla mia. Figuriamoci voi donne. Ecco perché per me non fa alcuna differenza chiamarti donna o Bulma.-

Bulma strinse i pugni, per la rabbia che le invase il corpo, improvvisamente. Il suo corpo tremò.

-Che c'è? Ti ho forse tolto il fiato di bocca?-

Domandò Vegeta, tenendo un sorrisetto ironico sul viso.

-Sai, prima ero dubbiosa a riguardo. Ma ora ne ho avuto la conferma. […] Tu sei un essere senza cervello. Sappi che tutti quei muscoli non ti serviranno ad un bel niente nella vita se non usi la testa per ragionare. Le tue parole sono un grande affronto per me. Noi donne siamo gli esseri più importanti di tutte le galassie. Tutte! […] Ascoltami bene. Senza noi, voi uomini non esistereste. E questo è un dato di fatto!-

Esclamò.

Poi, prese l'oggetto che il padre le aveva raccomandato di consegnare al Sayan.

-Non mi importa un bel niente se questa navicella si surriscalda ed esplode. Magari ci fossi tu al suo interno quando, e se, succede! Ma la reputo una cosa molto probabile, dal momento che passi ogni singolo minuto della giornata qua dentro!-

Gridò, per poi scagliare violentemente l'oggetto contro il suolo.

Ed uscì dalla Gravity Room, lasciando Vegeta, lì, in piedi, attonito dalla sua performance.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Vegeta stava in piedi, al centro della stanza. Le parole della giovane ragazza l'avevano colpito. Era stato il tono con cui aveva pronunciato l'ultima parte del discorso, a meravigliarlo maggiormente. E ne rimase turbato. Si avvicinò ai comandi della navicella e premette alcuni tasti, aumentando la gravità della stanza. L'atmosfera si fece, improvvisamente, pesante, e i muscoli del Sayan divennero ancora più evidenti. Chinatosi, riprese l'allenamento, svolgendo alcune flessioni. Le gocce di sudore, che brillavano ai raggi del sole, rendevano il suo corpo estremamente perfetto. Il Sayan si muoveva ritmicamente, contorcendo il viso dall'immane sforzo che impiegava ogni volta che doveva risollevarsi da terra. Le parole di Bulma risuonavano nella sua testa, come un'assordante melodia.

Non le interessa se questa navicella esplode.

Pensò.

Da questo devo dedurre che non le importa un bel niente di me.

Avvicinava il busto al pavimento e lo allontanava velocemente.

Vuole che la navicella esploda con me al suo interno.

Le sue sopracciglia si corrucciarono, più di quanto già lo fossero.

Ah! Che mi importa! Tanto peggio per lei!

-Ragazza presuntuosa.-

Vegeta esternò il suo pensiero a voce alta. Poi, con uno slancio rapido, portò le gambe in aria, facendo leva con le braccia sul pavimento. Rimase così per alcuni secondi, poi cadde.
Ansimava supino, quando i suoi occhi si posarono sull'oggetto che Bulma aveva scagliato in terra, prima di abbandonare la stanza. Vegeta lo raccolse e l'esaminò.

-Cosa sarà mai?-

Domandò più che altro a se stesso, dal momento che non vi era nessuno che potesse rispondergli.

Roteò l'oggetto tra le mani, parecchie volte, ma non riuscì comunque a capire a cosa servisse.

-Bah.-

Si alzò e lo poggiò su di un ripiano.

-Più tardi chiederò al Dottore a cosa serve. […] Ora è meglio che mi riposi un po'. Riprenderò l'allenamento con più calma.-

Uscito dalla Gravity Room si scontrò con qualcuno. Portò una mano alla testa, per placare il dolore causato dalla botta ricevuta e digrignò i denti. Sollevato lo sguardo, vide Yamcha. Il ragazzo lo osservava con aria scontrosa, quasi volesse polverizzarlo con il solo sguardo.
Vegeta lo ignorò e proseguì il suo cammino, quando Yamcha gli afferrò il braccio, costringendolo ad arrestarsi.

-Non avresti dovuto parlare in quel modo a Bulma.-

Gli disse.

E strinse il braccio con maggior vigore.

-È stato un errore.-

Il ragazzo attese a lungo una risposta del Sayan, che sembrava non arrivare. Poi, Vegeta sorrise e guardò la mano di Yamcha, che pareva non mollare la presa.

-Sai, penso che tu debba rivedere il significato della parola errore.-

Il ragazzo lasciò andare il suo braccio e spalancò la bocca, in segno di stupore.

-Mi dispiace che la tua ragazza se la sia presa.-

Disse, con tono ironico.

-In ogni caso, farebbe bene a moderare il suo linguaggio, la prossima volta che avremo modo di parlare.-

[…]

-Se ci sarà una prossima volta. È chiaro.-

E fece per andarsene.

-Non è la mia ragazza. […] Ma questo non ti autorizza a rivolgerti a lei in maniera poco carina.-

Vegeta non accennò a fermarsi, non curandosi affatto delle parole del ragazzo. Mentre si allontanava, fece un cenno con la mano a Yamcha, quasi volesse provocarlo. Il ragazzo strinse i pugni e il suo corpo tremò per la rabbia. Poi, si voltò e scagliò un violento sinistro contro un albero, perforandone il tronco.

Farabutto!

Pensò.

Non la passerai liscia!

E lanciò un'ultima occhiata al Sayan, che avanzava tranquillo verso l'ingresso della casa.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Bulma stava comodamente sdraiata sul divano, quando la porta si aprì, e vide il Sayan avanzare nella sua direzione. Con uno slancio, si mise a sedere ed abbassò lo sguardo, fingendo di giocherellare con l'orlo del suo vestito. Vegeta le passò affianco e, non curandosi di lei, proseguì verso la zona notte, dove si trovava la sua camera da letto. La ragazza sollevò lo sguardo e, vedendolo allontanarsi, corrucciò le sopracciglia.

Uffa. È davvero antipatico.

Pensò.

Antipatico e noioso.


Affrettandosi a seguirlo, lo vide varcare la soglia della camera nella quale alloggiava, e, una volta chiusa la porta, si precipitò su di essa per ascoltare cosa avvenisse al suo interno. Poggiò l'orecchio e fece attenzione ad ogni singolo rumore che riusciva percepire, ma non capì cosa il Sayan stesse combinando là dentro. Dopo alcuni minuti, non sentì più alcun rumore e, molto cautamente, poggiò una mano alla porta, che si aprì bruscamente. Bulma sussultò e si nascose dietro la parete. E non udendo alcuna voce, tirò un sospiro di sollievo. Fattasi coraggio, sporse, pian piano, la testa all'interno della stanza e, con lo sguardo, andò alla ricerca del Sayan.
La stanza era buia e, in tutta quell'oscurità, vedeva ben poco. Si chinò e, camminando a gattoni, riuscì a farsi strada tra le cianfrusaglie adagiate sul pavimento, cercando di non fare rumore. Improvvisamente, sentì qualcosa di morbido e, dopo avere toccato l'oggetto sconosciuto con le proprie mani, si accorse che ti trattava della tuta da combattimento del Sayan.

Ma se la tuta è qui...

Pensò.

Allora, significa che Vegeta...

Non riuscì a terminare il suo pensiero, che la sua testa andò a sbattere contro qualcosa di terribilmente duro.

Ahi!

Esclamò tra sé.

Che dolore! [...] La mia povera testa...

Capì di essere giunta ai piedi del letto e, aggrappatasi, al materasso, fece leva con le braccia e sbucò al di sopra di esso.

La luna splendeva alta nel cielo e il suo bagliore delineava il corpo del Sayan, facendolo apparire in tutto il suo splendore. La ragazza sussultò, non appena lo vide. I suoi occhi non riuscivano ad abbandonare quella meravigliosa visione. Ancora una volta, sentì il forte desiderio di toccarlo. Sentì il bisogno di avere un contatto diretto con quel corpo estremamente perfetto.
Il viso del Sayan era rilassato ed il suo respiro regolare. Bulma avvicinò una mano al petto di Vegeta, ma subito l'arretrò, pentendosi del gesto che stava per compiere.

Oh, Vegeta...

Pensò, ancora una volta.

Dovrei odiarti per le amare parole che mi hai detto. [...] Ma non ci riesco.

Il suo viso divenne, improvvisamente, triste. Al ricordo delle parole del Principe, alcune lacrime caddero prepotentemente, facendosi spazio tra i lineamenti del viso della donna. I suoi occhi guardarono la luna e brillarono dinnanzi a tanto splendore.

Non dovrei stare qui.

Pensò.

Ho commesso una sciocchezza.

Guardò il Sayan un'ultima volta e si voltò, pronta per raggiungere la porta dalla quale era entrata ed abbandonare quel luogo, che riusciva a trasmetterle solo tristezza.
Poco prima di abbassarsi nuovamente, percepì un leggero movimento, e qualcuno le afferrò una mano.

-Ah!-

Gridò.

Ma quel qualcuno le intimò di fare silenzio. Improvvisamente, davanti a lei comparvero due occhi scuri, che brillavano anch'essi alla luce della luna. Il suo cuore batteva molto forte. Troppo forte. Riusciva, perfino, a sentirne ogni singolo battito. Un rimbombo che divenne ben presto assordante per le sue orecchie. Cominciò a sudare terribilmente e il suo respiro si fece irregolare.

-Che stai facendo?-

Domandò una voce familiare. Non accennando ad allentare la presa.

-Ti prego, dammi una spiegazione plausibile.-

Proseguì.

Bulma era in uno stato di totale confusione e, non sapendo cosa rispondere, rise. La sua risata, dolce e soave, risuonò all'interno della stanza, ma durò per pochi secondi. I secondi successivi li impiegò per formulare una risposta che potesse essere per lo meno convincente.

-I-io...-

Balbettò.

-Vedi... Io... Ecco... […] Volevo solo accertarmi che fosse tutto apposto. [...] E lo è.-

Disse, infine.

E rise nuovamente.

-Basta. Smettila!-

Esclamò il Principe.

-Non essere ridicola. Per chi mi hai preso? Guarda che ho capito, sai?-

-C-cos'hai capito?-

Vegeta si mise a sedere e con uno strattone avvicinò la donna a sé. I loro visi si trovavano a pochi centimetri l'uno dall'altro. Il cuore di Bulma pareva volesse esplodere, ormai. Quando vide la bocca di Vegeta così vicino, la ragazza chiuse gli occhi, in attesa dell'inevitabile.

Oh, Vegeta... Finalmente.

Pensò.

Ma i suoi pensieri furono interrotti da una potente risata. Bulma aprì gli occhi e Vegeta la scansò dolcemente.

-È meglio che tu esca da questa stanza.-

Le disse, con un sorriso beffardo stampato sulle labbra.

-Non ho nient'altro da aggiungere.-

E, tornato a sdraiarsi, diede le spalle alla ragazza.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Io sono il principe dei Sayan.

Pensò Vegeta.

Sono il combattente più forte dell'intera galassia.

I suoi pugni, ben serrati, si muovevano rapidamente nel vuoto. I muscoli divenivano più evidenti, ogni volta che il Sayan stirava le braccia, e l'intero corpo grondava di sudore.

Non illuderti, Kakaroth. […] Un giorno, anch'io raggiungerò lo stadio del Super Sayan. E ti distruggerò con le mie stesse mani.

Digrignò i denti.

Sei tu il mio obiettivo.

-Non dimenticarlo!-

Gridò.

E caricò la sua aura alla massima potenza. Rimase immobile, con le braccia tese, e chiuse gli occhi, cercando di percepire ogni singolo suono. Anche il più piccolo. Riuscì ad udire il canto degli uccelli, che, sereni, svolazzavano per il cielo azzurro, e, di tanto in tanto, si riposavano su di un ramo. Il rumore del vento, che accarezzava le piante del giardino ed attraversava la distesa verde che vi era tutt'intorno alla casa. Udì, perfino, un'esplosione in lontananza. Senza alcun dubbio si trattava del Dr. Brief, alle prese con uno dei suoi stravaganti esperimenti. Poi, le sue orecchie captarono un suono leggermente più familiare. Delle voci. Un ragazzo ed una ragazza chiaccheravano allegramente. Vegeta riusciva a percepirne le risate.

-Dai, Yamcha, smettila...-

Udì.

Ed aprì gli occhi.

Afferrò un asciugamano pulito e lo mise attorno al collo, per asciugarne il sudore. Aprì il frigorifero, che il Dr. Brief aveva accuratamente installato all'interno della navicella, e vi estrasse una lattina, dalla quale cominciò a dissetarsi.

Mi sto allenando duramente.

Pensò.

Se proseguo di questo passo, a breve, dovrei raggiungere il suo stesso livello di combattimento.

Sorrise.

Preparati, Kakaroth. Al tuo ritorno troverai una bella sorpresa.

Assorto in pensieri di vendetta e superiorità, Vegeta aveva varcato l'uscita della Gravity Room. Poggiò la schiena alla navicella ed osservò il cielo. Non vi era alcuna nuvola, che potesse impedire al Sayan di contemplare lo spazio aperto.

Dove sei, Kakaroth?

Pensò.

-Quali nuove tecniche stai imparando, in questo momento?-

Domandò, non accorgendosi di avere espresso il suo pensiero a voce alta.

Vegeta fu destato da nuove risate, identiche a quelle che aveva sentito qualche minuto prima, e andò alla ricerca della fonte di quel suono terribilmente fastidioso, sebbene sapeva quale fosse. Voltato l'angolo della casa, vide Bulma e Yamcha, che, comodamente sdraiati sull'erba, chiacchieravano animatamente e, di tanto in tanto, si scambiavano qualche carezza. Vegeta fece una smorfia, quasi disgustato, ed avanzò verso i due giovani ragazzi, che non si accorsero della sua presenza.

-Secondo te, per quanto tempo avrà intenzione di allenarsi, Vegeta?-

Domandò Bulma a Yamcha, con un tono leggermente amareggiato.

-Mah. Non ne ho idea.-

Le rispose il ragazzo, incrociando le braccia dietro la testa.

-E, sinceramente, non mi interessa.-

Bulma sospirò.

-Che hai? Sei in pena per lui?-

La ragazza non rispose, si limitò a scuotere il capo in segno di disapprovazione. E guardò il cielo.

-Ne sei sicura?-

Proseguì Yamcha.

-Sei così strana. Da quando è tornato, ti comporti in maniera differente.-

-Sono solo preoccupata per Goku. Chissà dove si trova in questo momento.-

Yamcha osservò bene la ragazza, con l'intento di capire se fosse sincera, o se avesse semplicemente voluto cambiare discorso, per non destare in lui troppi sospetti, riguardo il suo attaccamento al Sayan, che ormai diveniva sempre più evidente.

-Spero sia come dici. […] Non sopporterei di essere lasciato per uno scimmione.-

Disse, infine, portandosi a sedere. In quell'attimo, i suoi occhi incrociarono quelli del Sayan, che, ritto dinnanzi a lui, lo osservava con fare minaccioso.

Yamcha trasalì.

Tenendo le braccia conserte, Vegeta avanzò di qualche passo, fino a portarsi ai piedi del giovane ragazzo.

-E così.-

Disse.

-Io sarei uno scimmione.-

Stiracchiò le braccia e sorrise.

-Beh, non posso darti torto. Ma, vedi...-

Proseguì, passeggiando attorno al suo pubblico.

-Preferisco, di gran lunga, essere uno scimmione. Piuttosto che un perdente come te. […] Noi Sayan possediamo la capacità di trasformarci in ciò che tu mi hai appena definito, nelle notti di luna piena. E questo fa di noi la razza più potente dell'universo.-

Sorrise.

-Che c'è? Ti ho, forse, tolto il fiato di bocca? Non lo sapevi già?-

Yamcha strinse i pugni e si alzò in piedi, portandosi a pochi centimetri dal Sayan. Il suo viso corrucciato non prometteva nulla di buono.

-Ehi, che fai? Mi pare d'averti avvertito, durante il nostro ultimo incontro. […] Non avvicinarti troppo. Potrebbe essere pericoloso.-

Yamcha gli diede una spinta, ma il Sayan rimase immobile, quasi non l'avesse sentita. Il viso del ragazzo cominciò a sudare. E Vegeta fece un passo avanti. Ogni volta che il principe dei Sayan avanzava, Yamcha arretrava, cercando di evitare un contatto diretto col quello che sentiva di poter definire il suo avversario.

-Ehi! Basta voi due! Vi sembra questo il momento di discutere?-

Bulma li divise, costringendoli ad arretrare di qualche passo.

-Insomma, che maniere sono!-

-Scommetto...-

Disse Vegeta.

-Scommetto che non sei neanche in grado di rendere felice la tua donna.-

Yamcha digrignò i denti.

-L'ho vista, sai? Ho osservato il modo in cui si comportava prima, mentre entrambi stavate sdraiati sull'erba. Aveva un'aria triste.-

La guardò.

-Secondo me non sei in grado di soddisfare le sue esigenze. […] E ciò non mi stupisce. Perché?-

Il ragazzo strinse i pugni.

Arrogante.

Pensò.

-Pensi di poter fare di meglio?-

Domandò, irato.

Vegeta sorrise e lo guardò dritto negli occhi.

-Ne sono sicuro.-

Disse, infine.


Il Sayan sobbalzò ed aprì gli occhi. I raggi del sole penetravano prepotentemente all'interno della stanza, illuminando il suo viso. Vegeta sollevò il capo e si guardò attorno, alla ricerca di Yamcha e di Bulma, quasi fosse ansioso di proseguire il discorso che i raggi del sole avevano appena interrotto. Accorgendosi, a malincuore, di essere da solo, riadagiò la testa al cuscino. Osservò il soffitto e pensò: era solo un sogno. E, apparentemente, deluso, sospirò.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Perché vedesse Bulma sotto una diversa luce, questo, Vegeta, non poteva saperlo. Sapeva solo che, da quando aveva fatto quel sogno, provava uno strano imbarazzo, ogni volta che la ragazza si trovava nei paraggi. E questa era una sensazione nuova, per lui. Proprio per questo, da alcuni giorni, aveva deciso di ignorarla e di starle il più alla larga possibile.

Una sera, il Sayan era di ritorno dal suo allenamento giornaliero, e nel tragitto camera da letto-bagno, udì una voce maschile provenire dalla stanza di Bulma. Incuriosito e, forse, leggermente, tentato, Vegeta sentì il forte desiderio di avvicinarsi alla porta della camera da letto della ragazza, quasi volesse accertarsi di avere sentito bene.

Posò una mano alla porta e vi avvicinò l'orecchio, per ascoltare meglio.

Sorprendendosi in quella posizione, Vegeta scosse il capo.

Ma che sto facendo?

Pensò.

Tsk.

E fece per andarsene, quando udì, nuovamente, quella voce.

-Ti senti meglio, ora?-

Era la voce di Yamcha.

Vegeta rimase immobile, vicinissimo alla porta. Il suo sguardo era perso nel vuoto.

Che ci fa là dentro?

Domandò a se stesso.

Che stanno combinando quei due?

Corrucciò le sopracciglia e strinse i pugni, in attesa di una nuova frase, ma ciò che udì furono dei passi, in direzione della porta. Il Sayan non fece in tempo ad allontanarsi, che Yamcha aprì la porta e lo trovò lì, immobile, a pochi passi da lui.

-Vegeta.-

Il ragazzo lo osservò, un po' sorpreso.

-Che stai facendo?-

Il Sayan si voltò e lo guardò dritto negli occhi.

-Secondo te che sto facendo? Razza di idiota!-

Rispose, prontamente, anche se colto alla sprovvista.

-Sto andando al bagno. Non lo vedi?-

-Oh. […] Ma... il bagno è dall'altra parte.-

Disse Yamcha, indicando con un dito, una stanza in fondo al corridoio.

Vegeta, che si trovava ad andare nella direzione sbagliata, guardò la stanza che stava indicando il ragazzo e si voltò, senza dare troppo nell'occhio.

-So bene dove si trova.-

Disse, lanciandogli un'occhiataccia.

-E poi a te che importa? Sono libero di andare dove voglio, hai capito?-

-Sì, ho capito. Ma ho visto che sbagliavi direzione e mi è sembrato cortese fartelo notare.-

Vegeta lo guardò, ancora una volta, dritto negli occhi.

-La prossima volta che vuoi compiere un gesto cortese con me, vedi di pensarci due volte, prima d'agire.-

Disse.

-Tsk. Cortese un corno.-

Blaterò. E si avviò, con aria impetuosa, in fondo al corridoio.

Nel frattempo, Bulma si era materializzata accanto a Yamcha. Ed osservava il Sayan allontanarsi. Il suo viso si fece, improvvisamente, pensieroso.

-Yamcha, che è successo?-

Domandò.

Ma Yamcha era troppo impegnato a guardare il Sayan che spariva dalla sua vista, per risponderle.

-Yamcha.-

Ripeté Bulma, dando un leggero strattone alla maglia del ragazzo.

-Non lo so.-

Rispose, dopo alcuni istanti.

-Ho il vago presentimento che Vegeta ci stesse ascoltando da dietro la porta.-

-Eh? Vegeta?-

Breve pausa.

-Mi sembra alquanto improbabile, dal momento che ci ignora durante tutto il giorno. […] È da un po' che mi evita.-

Sospirò.

-Ehi, piccola, che ti prende?-

-Niente... Niente.-

Rispose Bulma, con un finto sorriso stampato sulle labbra.

-Coraggio, non pensarci. Sono sicura che si trovava solo di passaggio.-

Solo di passaggio.

Ripeté fra sé, quasi volesse autoconvincersi di tale affermazione.

-Ma sì, hai ragione. E poi che mi importa.-

Disse Yamcha, rilassando il viso.

-Ora, ho te.-

E la baciò, dolcemente, sulle labbra.

Bulma chiuse gli occhi, inebriata dal profumo del ragazzo. Non appena li riaprì, vide Vegeta, vicinissimo a lei, al posto di Yamcha.

La ragazza sussultò.

-Hai visto qualcosa?-

Domandò Yamcha, confuso.

Bulma, più confusa di lui, portò una mano alla bocca, delineando il suo contorno con le dita e cercando di nascondere il suo stupore al ragazzo.
Yamcha cingeva forte la sua vita e la teneva stretta a sé. La ragazza lo scostò dolcemente e rivolse lo sguardo all'interminabile corridoio.

Che mi succede?

Pensò.

Mi sento così strana.

-Coraggio, Bulma. Torniamo dentro.-

Disse Yamcha, con una voce soave, invitandola a tornare dentro la camera.

-Andiamo a dormire. È tardi.-

Proseguì.

-Sì, hai ragione.-

Rispose Bulma. E si voltò, per seguire il suo compagno.

In  quel momento, una porta, poco distante di lì, sbatté forte.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Col viso che sbucava fuori dalle coperte, Bulma guardava il soffitto. E rifletteva. Rifletteva su quanto fosse accaduto la scorsa notte. E non riusciva a darsi pace.

Vegeta si trovava davvero di passaggio, quand'era stato sorpreso da Yamcha? Oppure, ascoltava i loro discorsi da dietro la porta?

Capire come fossero andate realmente le cose, l'avrebbe senza alcun dubbio fatta sentire meglio, o peggio, a seconda dei fatti.

Se il Sayan si fosse appositamente avvicinato a quella porta, ciò significava che non era ancora tutto perduto. Aveva ancora qualche possibilità, con lui.

Ma se non fosse stato così?

Bulma sospirò e scostò leggermente la coperta. L'aria afosa di luglio cominciava a dare fastidio, dunque, decise di abbandonare il letto e si alzò cautamente, per non destare il compagno che, sdraiato accanto a lei, russava forte. E ciò le fece intuire che non si sarebbbe svegliato comunque.

Gli diede un'occhiata veloce e, camminando in punta di piedi, raggiunse l'uscita.

Chiusa la porta alle sue spalle, non poté fare a meno di notare che la porta della stanza nella quale dormiva Vegeta era semiaperta. Ma non curandosene troppo, quasi volendo dimostrare a se stessa che poco gliene importava, si diresse in bagno, dove, varcata la soglia dell'antibagno, udì uno scroscio d'acqua, provenire da dietro la porta.

Non facendoci troppo caso, si guardò allo specchio e, ancora leggermente assonnata, abbassò le bretelle della canottiera di lino che portava addosso.

Improvvisamente, lo scroscio proveniente dal bagno cessò.

Mamma si è svegliata presto, stamattina.

Pensò.

E sciacquò il viso con l'acqua fresca, per svegliarsi.

La maniglia della porta del bagno si abbassò e Bulma le rivolse il suo sguardo, pronta a dare il Buongiorno alla madre, non appena fosse uscita.

La porta si aprì e, in effetti, qualcuno apparve alla vista della ragazza.

Ma non fu la madre.

Bulma lasciò cadere l'asciugamano, che aveva appena preso per asciugarsi il viso, e rimase come incantanta da quel paio d'occhi scuri che, improvvisamente, si trovò davanti, e che scrutavano con attenzione i suoi azzurrissimi, quasi volessero penetrare al loro interno.

Recuperato il senno, la ragazza arretrò di qualche passo, osservando attentamente il corpo muscoloso di chi le stava davanti.

Attraverso l'asciugamano, che il misterioso individuo portava addosso, poteva facilmente scorgere i lineamenti del suo corpo, ancora leggermente bagnato.

Lui, con molta calma, avanzò verso la porta dell'antibagno. E la chiuse a chiave.

-C-che fai?-

Domandò Bulma, con un filo di voce che evidenziava tutta la sua preoccupazione.

L'individuo non rispose.

Le si avvicinò.

Le andò vicino.

Troppo vicinò.

Ora, Bulma, poteva sentire il suo fiato sul collo e sulle spalle nude.

E rabbrividì.

Lui portò una mano sui suoi capelli e ci giocherellò per qualche istante.

Poi, la guardò dritta negli occhi e così rimase, lasciando che il cuore della ragazza battesse forte, e compiacendosi nell'ascoltarlo.

Così, sorrise ed afferrò delicatamente il suo viso.

Bulma temeva di chiudere gli occhi. Dopo ciò che era avvenuto la volta scorsa, non nutriva più alcuna fiducia nei suoi confronti. Temeva, anzi, che il suo unico scopo fosse prendersi gioco di lei. Che volesse trascorrere piacevolmente, in qualche modo, il tempo rimanente all'arrivo di Goku e soddisfare le sue esigenze maschili, senza provare un benché minimo interesse nei suoi confronti.

Ma lui non le diede troppo tempo per pensare, poiché, avvicinando il viso al suo, premette dolcemente le sue labbra carnose su quelle della ragazza.

E lì, Bulma, sentì mancare il respiro.

Il bacio, afrodisiaco e coinvolgente, durò non poco.

Poi, l'uomo la scansò e si avviò verso l'uscita.

Bulma stette a guardarlo, non riuscendo ad aprire bocca e ad emettere un qualche suono che avesse potuto fermarlo.

Fortunatamente, si fermò da solo.

E voltandosi verso la ragazza, si decise finalmente a parlare.

-Se ho fatto questo.-

Iniziò.

-C'è un motivo.-

Disse.

-E presumo sia lo stesso per il quale provo una strana sensazione nel vedere te e quel rifiuto dormire nella stessa stanza. Nello stesso letto.-

Proseguì, digrignando i denti.

-Non so perché questo avvenga. Non mi è mai capitato, prima d'ora. [...] Tornando a poco fa, ho solo fatto ciò che sentivo di fare. Ho agito in base al mio impulso. [...] Forse l'ho fatto per schiarirti le idee. […] Forse.-

La guardò.

-Ora sei libera di scegliere.-

Fece per andarsene.

-Ah. Voglio che tu sappia una cosa.-

Disse, girando la chiave con la quale aveva chiuso la porta pochi minuti prima.

-Se decidi di lasciare quel buono a nulla. […] Se lo lasci, per me. Sappi che avverrà solo a tuo rischio e pericolo. [...] Da me non avrai alcuna certezza.-

E se ne andò, chiudendo la porta alle sue spalle.

Lui pensava di averle chiarito le idee. Ma la realtà era che Bulma non si era mai sentita così confusa.

La ragazza, rimasta immobile, guardò la porta che il Sayan aveva appena chiuso.

Il suo viso eprimeva tutto il suo stupore.

Cos'ho fatto?

Pensò.

Ma ormai era troppo tardi.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Il sole era tramontato da diverse ore, ormai, e il giorno aveva ceduto il suo posto alle tenebre che, minacciose e tempestive, avevano avvolto la Città dell'Ovest.

Il manto stellato aveva deciso, quella sera, di offrire un immane spettacolo a chi avesse trovato il coraggio di alzare il viso al cielo per ammirarlo; quasi volesse premiare chi, a quell'ora, si trovasse ancora sveglio.
Era tardi. Molto tardi. Era notte fonda. Ma, in effetti, qualcuno ad ammirarlo c'era.
Vegeta stava appoggiato alla ringhiera del balcone e teneva il viso sollevato, estasiato da tanta bellezza. Contemplava l'immensità di quella distesa così scura che, volendo, avrebbe potuto raggiungere senza troppa fatica. Sì. Avrebbe potuto raggiungere ogni singolo puntino luminoso che riusciva a percepire da quella distanza. E, volendo, avrebbe potuto distruggerlo, offrendo a chi, come lui, si trovasse ad ammirare tale magnificenza, uno spettacolo perfino migliore di quello.

Kakaroth.

Pensò.

Kakaroth, dove sei?

In quel momento, l'idea di raggiungere quei piccoli oggetti luminosi, e farli esplodere uno ad uno, cominciò a non sembrargli poi così banale. Fare esplodere ogni singola stella ed ogni singolo pianeta dell'intera galassia, l'avrebbe senza alcun dubbio portato a raggiungere quello che oramai era divenuto il suo pensiero fisso: Goku.
Il Sayan lo tormentava ogni giorno, ogni notte. La sua figura non abbandonava la mente del Principe che, esausto, desiderava ardentemente porre fine a questo tormento. La sua sete di potere e il suo desiderio di voler dimostrare a Goku di avere, finalmente, raggiunto, se non oltrepassato, il suo livello di combattimento, era tale da anestetizzare quello che, realmente, avrebbe dovuto essere il suo pensiero.

Vegeta era un uomo di trentatre anni. E come fanno, in genere, tutti gli uomini della sua età, avrebbe dovuto cercare una donna che avesse dato un senso alla sua frustrante vita e, magari, mettere su famiglia. Ma questo era un pensiero ben lungi dalla mente del Principe. Solo un miserabile rifiuto come Goku, avrebbe potuto cedere ad un simile castigo. Un Sayan, un vero Sayan, non poteva soccombere a tali assurdità. Il Principe dei Sayan l'avrebbe fatto ancora meno. A lui non importava avere qualcuno da amare. Non importava avere qualcuno che lo amasse, che gli dimostrasse il suo affetto ogni giorno. Non ne aveva bisogno. Anche il solo pensiero suscitava in lui un profondo disgusto.
Eppure, qualcuna, in cuor suo, ci sperava. Sperava che il duro Sayan avesse potuto mettere da parte il suo orgoglio, il suo odio nei confronti di tutto ciò che si muoveva e che aveva una bocca per emettere suoni; che potesse aprire gli occhi e vederla, un giorno, sotto una luce diversa. Nel frattempo, si accontentava di guardarlo, come fosse dietro le quinte di uno spettacolo; lo guardava, e più lo guardava, più provava il forte desiderio di stargli accanto, di essere sua. Aveva promesso a se stessa che non avrebbe mai e poi mai agito in maniera tale da turbarlo e/o suscitare in lui il desiderio di abbandonare quella casa, di abbandonare lei.

Immobile, dietro la vetrata che dava al balcone nel quale si trovava Vegeta, Bulma osservava il Sayan, che pareva pensieroso, sebbene non riuscisse a vedere il suo viso. Sospirò, e il vetro si appannò leggermente, cotringendola, in qualche modo, a pulirlo; e lo fece con una mano; cercò di pulirlo delicatamente, ma l'esile suono che fecero le dita scivolando sulla piattaforma liscia e trasparente, destò il Sayan, che si voltò a guardare chi vi fosse alle sue spalle.
Bulma rimase a guardarlo, immobile, temendo si arrabbiasse da un momento all'altro; ma Vegeta sospirò, e non curandosi troppo della presenza della donna, si voltò nuovamente a contemplare l'immensità dello spazio. Tutto taceva. Fin quando il Sayan si decise a parlare, quasi volesse interrompere quell'interminabile silenzio. Ma le parole uscirono soffocate dalle sue labbra, e Bulma riuscì ad udire ben poco di quello che disse. Ecco perché non rispose, ed attese che il Principe pronunciasse una nuova frase, che stavolta avrebbe ascoltato con maggiore attenzione.

-Come mai non dormi tra le braccia del tuo amato compagno?-

Domandò, infine, Vegeta, con un tono pensieroso. Bulma non si sbagliava, la sua mente era affollata di pensieri. Pensieri che gli impedivano, perfino, di ragionare su ciò che esternava.

La ragazza non rispose, ed avanzò di qualche passo, giungendo accanto al Sayan. Osservandolo bene, notò che il suo viso non era corrucciato come al solito; era rilassato, stranamente rilassato; quasi non appartenesse al Principe orgoglioso che lei aveva fino ad allora conosciuto. Non si corrucciò nemmeno per la mancata risposta della ragazza, che stava ad osservare quel viso così perfetto e quelle labbra carnose, che, per un attimo, ebbe il desiderio di possedere. Seguì lo sguardo del Sayan, e capì il perché di un tale comportamento. Anche lei rimase quasi estasiata da ciò che ammirava con estrema attenzione. Il bagliore delle stelle ebbe la capacità di catturare entrambi. Non esisteva più alcun balcone, alcuna casa, alcun essere umano in un pianeta, che non esisteva anch'esso. Vi era soltanto lei. Vi era solo lui. L'uno accanto all'altra, a contemplare uno spettacolo che il cielo, complice, stava loro offrendo, quasi volesse trasmettergli un poco della sua infinita magia.

Purtroppo, l'incantesimo cessò, ed entrambi si guardarono negli occhi.

-Non hai risposto alla mia domanda.-

Disse Vegeta, tornando, improvvisamente, ad essere il Sayan di sempre, e non distogliendo il suo sguardo dagli occhi della ragazza.

-No. Non ho risposto.-

Rispose Bulma. E guardò altrove, non riuscendo più a sostenere quello sguardo così deciso e severo.

Il Sayan stava per riaprire bocca, quando Bulma proseguì.

-Non mi va di dormire.-

Disse.

Vegeta la guardò, quasi volesse capire cosa passava per la sua mente, ma, non riuscendoci, lasciò scappare dalle sue labbra una nuova domanda.

-Non ti va di dormire... o non ti va di dormire tra le sue braccia?-

Domandò. E, poi, sospirò, stupendosi egli stesso della domanda che le aveva appena posto. Dunque, per mascherare il suo imbarazzo, proseguì.

-Sto solo cercando di capire cosa leghi voi terrestri. Cosa vi spinga ad essere così uniti l'un l'altro. Insomma. […] Cosa significa, realmente, la parola amore?-

Bulma sorrise. Non era facile rispondere ad una domanda che, apparentemente, poteva sembrare banale. Non poteva spiegare a Vegeta, ciò che fino ad allora non era riuscita a spiegare a se stessa. Ma ci provò ugualmente.

-Vedi.-

Iniziò.

-Amore è... […] L'amore può manifestarsi ai nostri occhi sotto diversi aspetti.-

Quasi sussurrò nel pronunciare queste parole.

-Spiegati meglio.-

Sbottò il Sayan, infastidito; non capendo ciò che la donna stesse cercando di dirgli.

Quelle parole suonarono poco chiare, perfino ad una mente intelligente come la sua.

-Ehi, sta' calmo. […] Sto semplicemente cercando di rispondere alla tua domanda.-

-E allora vedi di rispondere senza troppi giri di parole.-

Sbottò il Principe, ancora una volta. Poi, la guardò dritta negli occhi e si voltò, quasi indispettito.

Bulma sospirò.

-Puoi amare le persone alle quali tieni. Le persone che fanno parte della tua vita; che non vuoi perdere. Quelle per cui sacrificheresti la tua vita, per salvare la loro. […]
È un amore che puoi nutrire nei confronti di un padre, di una madre, un amico...-

-Nessuno sacrificherebbe la propria vita per salvare quella di qualcun'altro.-

La interruppe Vegeta, tenendo lo sguardo fisso all'oscurità della notte.

-Comunque, io parlo dell'amore che lega due persone. […] Due persone che, sì, insomma, hai capito, no?-

Proseguì il Sayan.

-Non è facile spiegare quel tipo di amore. […] Non lo provano tutti nella propria vita.-

Vegeta si voltò, quasi volesse chiederle se lei l'avesse mai provato fino ad allora; ma non formulò la domanda, non vi riuscì. Ciò avrebbe fatto cadere dal suo viso la maschera del cattivo ragazzo, che aveva per tutto quel tempo portato con estrema cura.

Si stupì, però, alle successive parole di Bulma.

-Io credo di averlo provato.-

Sussurrò.

-O almeno ne sono quasi convinta.-

Vegeta sorrise, fiero di avere ottenuto una risposta ad una domanda che non aveva osato porle. -E così.-

Disse.

-Quel buono a nulla riesce a renderti felice, eh? […] Beh, a qualcosa dovrà pur servire.-

Ed esternò una potente risata, che risuonò nell'oscurità della notte.

Bulma abbassò lo sguardo pensierosa, e il Sayan spalancò la bocca in segno di stupore, domandandosi cos'avesse detto o fatto di sbagliato.
Magari aveva pronunciato quelle parole con un tono troppo severo nei confronti di quello che era il suo compagno. O, forse, non avrebbe dovuto ridere così sguaiatamente. Ma poco gli importava.

-Quindi.-

Proseguì, mettendo da parte la sua esile preoccupazione.

-Se l'hai provato, sei in grado di dare una risposta alla mia domanda.-

La ragazza sollevò il capo e lo guardò dritto negli occhi. In quel momento, tutto taceva. Strinse i pugni, quasi volesse infondersi coraggio, comunque, qualunque fosse la
sua intenzione, vi riuscì. E si avvicinò a lui. Con una mano andò alla ricerca dei suoi muscoli, facendo scivolare le dita sopra la tuta aderente del Sayan che, quasi attonito, la lasciò fare, senza ostacolarle alcun movimento. Quasi fosse curioso di vedere fin dove la ragazza si sarebbe spinta.
Bulma portò le mani sui suoi capelli corvini e li esaminò con estrema cura, per poi giungere al suo viso, che accarezzò dolcemente. Afferratoglielo con entrambe le mani, avvicinò le sue labbra a quelle del Sayan, e premette cautamente. Riuscì a strappargli un secondo bacio. Un bacio che aveva atteso allungo e che fu per lei come una boccata d'aria fresca che le riempì i polmoni; ma sentì che ben presto ne avrebbe avuto di nuovo bisogno, e si sentì quasi soffocare.

Scansatasi, lo guardò dritto negli occhi, ancora una volta. Poi, dischiuse le labbra.

-È questa la risposta.-

Disse, con un filo di voce.

L'abbracciò forte, non accennando a lasciare la presa, sebbene Vegeta non assecondasse il suo abbraccio, e, in quel momento, tradì se stessa.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


La sveglia suonò, e Bulma si svegliò di soprassalto.

-Cos'è stato?-

Gridò.

E, ancora assonnata, diede un colpo al rumoroso mostriciattolo, che cadde a terra e smise di suonare.

Sospirò. E tornò a sdraiarsi, soddisfatta di avere interrotto quell'immane tortura. Poi, si voltò, e andò alla ricerca dell'uomo, che stava sdraiato accanto a lei. Lo guardò bene; aveva il viso coperto dal cuscino, mentre il corpo era nudo; vi era solo un esile pezzo di stoffa, a coprire le sue nudità. Bulma osservò quel corpo marmoreo e ne rimase quasi estasiata. I muscoli, tutti i muscoli, di quel fisico, parevano elegantemente scolpiti su di esso; non vi era un punto in cui non vi fossero, e, solo ora, che lo guardava così attentamente, si accorse di una piccola, minuscola, cicatrice che, quasi trasparente, delineava il suo più basso ventre. La donna porse la mano ed accarezzò con le dita quel segnetto quasi invisibile, notandone un leggero rilievo.
In quel momento, una mano afferrò la sua; e Bulma sussultò. Molto lentamente, mosse gli occhi in direzione del viso dell'uomo e lo vide; lì, accanto a lei: semplicemente splendido. Il Sayan teneva, leggermente, levato il soffice guanciale e la guardava; la guardava dritta negli occhi; senza proferire una sola parola.
Bulma sentì il battito del cuore crescere. I suoi occhi l'avevano come catturata, non riusciva ad abbandonare una tale magnificenza; mai, in vita sua, aveva provato una simile attrazione. Vegeta, l'orgoglioso e disumano Principe dei Sayan, aveva fatto irruzione nella sua vita come un crudele tiranno; giunto sulla Terra con scopi brutali. L'uomo che aveva davanti, colui che le teneva stretta la mano, aveva privato molte, se non troppe, persone della loro umile vita; persone che ignoravano la sua esistenza; ed aveva gioito dinnanzi a tanto spargimento di sangue; adorava l'aroma del liquido rosso che sgorgava dai corpi innocenti e privi di vita. Godeva al suono delle grida di terrore e disperazione che gli imploravano pietà; una parola della quale ignorava il significato. E quel fragore riecheggiava nei suoi timpani come una dolce melodia, che desiderava durasse in eterno.
Bulma ignorava buona parte delle stragi che il Sayan aveva fino ad allora commesso; non poteva immaginare quanto spargimento di sangue avevano visto quegli occhi, e di quanto di quello stesso versamento ne fossero i carnefici. Ma non voleva saperlo. Preferiva ignorare il suo lato oscuro, e cercare di capire qualcosa in più riguardo al Sayan che stava, senza fretta, erompendo da quell'invalicabile corazza di odio e superbia. Guardando i suoi occhi, non provava disgusto; le trasmettevano quasi tenerezza. Aveva ascoltato, seppure per poco, il battito del suo cuore, ed esso le aveva, in qualche modo, trasmesso serenità; una serenità che andava cercando da molto, troppo, tempo. E rifiutava di credere che quell'uomo, in fondo così simile a lei, quell'uomo che aveva un cuore che batteva allo stesso ritmo del cuore che portava lei in petto, fosse tanto crudele. A parer suo, Vegeta aveva bisogno di qualcuno che lo guardasse sotto una luce diversa; qualcuno che andasse oltre le apparenze, e provasse a comprendere il suo reale stato d'animo, colmo di tristezza e frustrazione. E lei poteva essere quel qualcuno, ne era certa.
A tali pensieri, Bulma si avvilì. Rivolse il suo sguardo alla mano del Sayan, intrecciata alla sua, e riuscì a percepirne il calore, che, piano piano, si diffuse in tutto il suo corpo, provocandole piacevoli brividi.
Il Sayan la guardava; non poteva mentire a se stesso: Bulma appariva ai suoi occhi come una donna gradevole ed affascinante. Aveva provato diletto nel trascorrere la notte in sua compagnia; aveva gradito tutto ciò che avevano fatto... assieme. Gli era piaciuto accarezzare il suo corpo vellutato ed era rimasto inebriato dal dolce profumo che ne scaturiva; per una notte, una sola notte, aveva deciso di abbandonare il suo odio represso nei confronti di Kakaroth, e di arrendere se stesso ad un piacere che non aveva mai provato prima; poiché non aveva mai ceduto, e neanche solo pensato di cedere, alle lusinghe di una donna, da lui reputata, di per sé, una creatura infima categoria. Ma, per quanto forzasse la sua mente, il suo Io, pensando che, magari, suo malgrado, vi fosse qualcosa di sbagliato in lui, non riusciva a vederla come lei avrebbe voluto; non ci riusciva. Per lui, lei, era un semplice oggetto, niente di più; stava bene in sua compagnia, ma tutto nasceva e soccombeva lì, in quella stanza; non nutriva alcun sentimento nei suoi confronti, non vi riusciva; e, seppur stranamente, se ne stupì. Se ne stupì e le strinse la mano, abbandonando, poco dopo, la presa, e distogliendo il suo sguardo da lei. Divenne pensieroso; si incupì, e si mise a sedere su quel soffice giaciglio, portando una mano alla testa e massaggiando le tempie con estrema cura, quasi volesse cacciare via quei fastidiosi pensieri. Improvvisamente, udì una presenza molto vicina a lui, ed una mano vellutata sfiorò la sua schiena, percorrendola, delicatamente, fin sopra le spalle, provocando in lui un appagante piacere che duro, però, ben poco. Dopo averla scansata, bruscamente, le rivolse contro uno sguardo di totale disprezzo e la addittò, riversando su di lei parole che riuscirono a suscitarle un mix di rabbia e di tristezza.

-Ehi, donna, che fai sdraiata nel mio letto? Credevo di essere stato chiaro: all'alba, ognuno nella propria stanza!-

Sbottò.

-Su, avanti, copriti e va' immediatamente in camera tua!-

Disse; e scagliò sulle sue gambe snelle un lenzuolo di lino.

-Sbrigati, se non vuoi che qualcuno ti veda.-

Bulma guardò il lenzuolo avvicinatogli dal Sayan e il suo viso si corrucciò.

-Che ti prende? Sei forse diventata sorda? Hai sentito quello che ti ho detto?-

-No, Vegeta. Non sono diventata sorda. E ho sentito quello che mi hai detto.-

Rispose, con un tono severo.

-E allora dove sta il problema?-

-Io pensavo che...-

Balbettò.

-Che ti avrei portato la colazione a letto? O che avremmo trascorso la mattinata a coccolarci?-

Disse. E provando un senso di disgusto nel pronunciare quest'ultima parola, contorse il viso in una smorfia.

-È questo che pensavi?-

Bulma non rispose, e, in silenzio e col viso quieto, si avviò verso l'uscita.

Alle sue spalle, udì una potente risata. Varcò la soglia, e si voltò, quasi volesse rimproverare il Sayan per averla trattata in quel modo così meschino: ma non vi riuscì. Vegeta afferrò la maniglia della porta e rivolse un'ultima occhiata alla donna.

-Ascolta bene le mie parole.-

Sussurrò.

-Non devi rattristarti, credimi, non ne vale la pena.-

Proseguì.

-Io sono questo. Sono colui che vedi. La nostra relazione non potrà mai andare oltre ciò che è accaduto stanotte, perché... non vi è alcuna relazione tra noi; non vi è alcun noi.-

Sospirò.

-Io ti avevo avvertita.-

Disse. E chiuse la porta; ma, contrariamente, a quanto Bulma si aspettasse non lo fece in maniera brusca, no, la adagiò semplicemente; e questo la stupì. E stupì anche l'orgoglioso Principe, che si mise a sedere sul letto e rivolse il suo sguardo al cielo azzurro, quasi volesse dimenticare l'accaduto.

Qualcosa stava cambiando?


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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Erano trascorsi parecchi giorni, da quando Bulma e Vegeta avevano trascorso la notte insieme, e da quando i loro corpi erano venuti a contatto, per la prima volta.

Da allora, non era accaduto niente; non un solo gesto, non una sola parola, che avrebbe potuto, in qualche modo, dare un senso di sviluppo, seppur minimo, alla relazione, che si era venuta a creare tra i due.
Entrambi avevano continuato a vivere la propria vita, non curandosi di ciò che faceva l'altro.
Le ultime parole del Sayan avevano scoraggiato Bulma, che, con grande desolazione, aveva deciso di evitarlo, sebbene questo non facesse che aggravare la sua condizione emotiva; così, aveva scelto di dedicare se stessa a Yamcha, dimenticando, per quanto potesse, l'esistenza del Sayan.
Vegeta, dal canto suo, trascorsa una nottata ad autoconvincere se stesso di non nutrire alcuna forma di sentimento, nei confronti della ragazza, aveva ripreso ad allenarsi seriamente, impedendo alla sua ragione di lasciarsi andare a futili pensieri. L'unico pensiero, che concesse alla sua mente, fu Kakaroth; lui, solo lui, occupò, prepotentemente, l'interno della sua fronte spaziosa; e non vi uscì, fin quando il Sayan non fece ritorno sulla sua amata Terra.
Con lui, però, giunsero notizie poco piacevoli, che impensierirono Goku e i suoi amici: tra tre anni il Dottor Gelo avrebbe attivato due potentissimi androidi, che avrebbero causato morte e distruzione per l'intero pianeta. Così, Vegeta aveva messo da parte il suo desiderio di superiorità, e, per una volta, aveva deciso di allenarsi, per riuscire a sconfiggere i cyborg, che a parere di Trunks, un ragazzo venuto dal futuro, erano indistruttibili.

Durante un suo consueto allenamento, Vegeta ebbe un piccolo incidente, che causò l'esplosione totale della Gravity Room, che andò in frantumi; Bulma, con l'aiuto di Yamcha, lo portò nella sua camera, e insieme lo adagiarono sul morbido letto.

Oh, povero Vegeta.

Pensò Bulma.

Yamcha si avvivinò a lei, e le cinse delicatamente la vita. Poggiando il mento sulla sua schiena, le sussurrò amabilmente dolci parole.

-Non temere, guarirà presto.-

Disse.

-Dimentichi quant'è forte.-

Bulma guardò il Sayan, col volto preoccupato; il suo viso accigliato, ben presto, si distese, e le parole del ragazzo riuscirono, in qualche modo, a strapparle un sorriso.

-Hai ragione.-

Mormorò; e notando, che una parte del muscoloso corpo del Principe era scoperta, si avvicinò, per coprirlo con il lenzuolo.
Yamcha la osservò maneggiare il candido telo, con cura; e pensò a quando fosse accaduto, che la ragazza avesse dimostrato tutta quella attenzione nei suoi confronti; non gli venne in mente niente. Strinse i pugni, quasi per nascondere la rabbia, data dalla terribile gelosia, che lo invase, in quel momento. Il suo corpo tremò, evidentemente irato; sospirò, in maniera esagerata, e si avviò verso l'uscita della stanza, sbattendo violentemente la porta alle sue spalle. Ben presto, la portà s'aprì, e Yamcha vide la ragazza.

-È al caldo, ora?-

Domandò l'uomo, col viso corrucciato.

-Come?-

Quasi sussurrò, Bulma.

-Sei diventata sorda, adesso? Oltre ad essere diventata cieca!-

Inveì, fortemente, contro di lei.

-Non guardarmi così! Se non fossi diventata cieca, non porgeresti le tue cure a quel lurido Sayan!-

-Yamcha, stai esagerando.-

Disse Bulma; la sua voce era divenuta, leggermente, più forte.

-Sto esagerando?-

Domandò Yamcha.

-Tu presti così tanta attenzione all'individuo, che sta là dentro, ed io sto esagerando? Non sono io quello che dovrebbe fare un piccolo esame di coscienza, Bulma, non sono io. [...] Quel Sayan...-

-Ha un nome. Si chiama Vegeta.-

-Non mi importa! Quante persone ha ucciso in vita sua, eh?-

Bulma digrignò i denti.

-Ma, insomma, si può sapere che ti prende? So benissimo cos'ha fatto!-

Yamcha ignorò la sua risposta.

-Ho visto come hai reagito, quando la Gravity Room è esplosa. Non hai esitato a correre verso di lui. L'hai avvolto tra le tue braccia.-

Bulma lo guardò, in silenzio.

-Ti sembra forse un atteggiamento normale? Sei la mia ragazza, Bulma!-

La donna strinse i pugni.

-Non voglio, che dimostri tanto interesse nei suoi confronti; vorrei vederti più distante da lui. Non mi va di assistere a certe scene. Io...-

Improvvisamente, si udì un grido di dolore, provenire dall'interno della stanza.

Bulma si voltò, in direzione della porta; ora, era seriamente preoccupata.

-L'hai fatto, di nuovo.-

Sbottò Yamcha.

-Yamcha...-

-Sei preoccupata per lui, non è così? Rispondi, Bulma.-

-Yamcha, io...-

-Voglio che tu sia sincera con me.-

Inveì.

-Da quanto tempo non mi abbracci, di tua spontanea volontà?-

-Non ricordo.-

-Quand'è stata l'ultima volta che mi hai baciato?-

Bulma chinò il capo. Non aveva mai provato tanto imbarazzo, in vita sua; Yamcha stava, in qualche modo, riuscendo a metterla alle strette. Ed era avvenuto così all'improvviso...

-Non vuoi rispondere? Va bene.-

Disse, con tono pacato; la sua calma era preoccupante.

-Ti faccio un'altra domanda, alla quale pretendo una risposta.-

Sussurrò Yamcha; lo fece con estrema dolcezza, tanto da suscitare un fremito nel cuore della donna, che sentì un improvviso gelo, invaderle il corpo.

-Mi ami ancora?-

E là, Bulma, sollevò il viso, e lo guardò dritto negli occhi.




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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Bulma osservò Yamcha, senza accennare alcuna risposta. La domanda appena rivoltale, riecheggiava nella sua mente, come un'assordante melodia; un'assordante e molesta melodia, che non riusciva a cacciare dalla sua testa, e che ben presto la fece sentire male. La ragazza avvertì un'insolita nausea invaderle il corpo; un calore che si espanse dalla testa ai piedi, e che la fece tremare. Portò le mani alle ginocchia, forse convinta che quel gesto avrebbe placato il suo senso di malessere, che non pareva scomparire. Il cuore cominciò a batterle forte nella parte sinistra del petto; riusciva a percepirne ogni singolo battito: e questo aggravò ulteriormente le sue condizioni. Un forte mal di testa la costrinse a cadere sulle ginocchia; portò le mani alla testa e massaggiò delicatamente le tempie.

Che mi succede?

Pensò, colta da un atroce panico.

-Bulma!-

Gridò Yamcha, non appena la vide cadere.

-Va tutto bene?-

Domandò.

-Se ho esagerato, ti chiedo scusa. È colpa mia; non avrei dovuto fare troppa pressione.-

Bulma non rispose; non perché non volesse farlo, ma perché non vi riusciva. Le dolci parole di Yamcha rimbombavano nella sua mente, e, pur sforzandosi, non riusciva a percepirne il senso. Ciò, che il ragazzo aveva detto, era troppo per lo stato in cui lei si trovava. Ogni singolo suono accresceva il fastidio a cui era sottoposto il suo stomaco, ed anche un leggero movimento pareva che avrebbe fatto eruttare quel vulcano, da un momento all'altro.

-Su, alzati...-

Le disse Yamcha, cercando di sollevarla leggermente.

Ma lei non voleva; voleva stare lì dov'era, a contatto con il pavimento fresco.

-Yamcha...-

Sussurrò dolcemente.

-Yamcha, va' via, per favore...-

-Che cosa?-

Domandò il ragazzo, quasi la sua fosse un'esclamazione.

-Sei impazzita! Hai bisogno di aiuto, non posso lasciarti qui da sola! Su, coraggio, alzati. Ti porto in camera tua.-

-No!-

Gridò Bulma, con quanto più fiato ebbe in gola.

-No...-

Sibilò, poi.

-I-Io... ho bisogno di stare da sola... È stata una giornata pesante... Sono solo stanca...-

Riuscì a dire, a stento. Poi, avvertì che le sue energie stavano pian piano diminuendo, e riuscì a poggiare la schiena alla parete, anch'essa fresca, riuscendone a trarre giovamento. Sospirò; e guardò Yamcha che, nel frattempo, la osservava preoccupato, pronto a sorreggere il suo esile corpo, qualore fosse crollato da un momento all'altro.

-Stai sudando.-

Le disse.

-Hai bisogno di sdraiarti; così facendo, le tue energie diminuiranno; sverrai.-

Sebbene stesse male, Bulma riuscì comunque a lanciargli un'occhiataccia, quasi volesse fargli capire che ciò che diceva, e del quale sembrava estremamente convinto, non sarebbe accaduto, perché lei era una ragazza forte; e questo lo sapeva.

-Molto bene.-

Sbottò Yamcha.

-In tal caso, mi vedo costretto ad avvertire il Dr. Brief e sua moglie.-

-No!-

Gridò, ancora una volta, Bulma.

-Loro... Loro non devono saperlo. Riguarda me; me soltanto. I-Io voglio alzarmi... Yamcha, aiutami.-

Il ragazzo le afferrò prontamente le braccia, e molto cautamente l'aiutò a distendere le gambe; poi, la prese in braccio e s'avviò verso la sua camera da letto.

-Yamcha...-

Sussurrò Bulma, mentre teneva il viso sul possente torace del ragazzo.

-Non portarmi in camera, per favore. Io... Io voglio che mi conduci in camera di Vegeta.-

Yamcha sgranò gli occhi e scosse il capo, non accennando a cambiare direzione.

-Mi hai sentito?-

Domandò lei, assumendo un tono di voce deciso.

-Portami in camera di Vegeta! Subito!-

Il ragazzo si fermò, fece un profondo respiro, e riprese a camminare. Giunto davanti alla porta, l'aprì, ed adagiò delicatamente la ragazza su di una sedia accanto al letto.

-Va bene, così?-

Le domandò.

Bulma annuì.

-Con questo, suppongo che la risposta alla mia precedente domanda sia un no, giusto?-

Gli occhi azzurri della ragazza ciondolarono, riuscendo a trasmettere tutto il suo dispiacere per quanto Yamcha avesse appena detto, e per quanto lei avesse intenzione di dirgli.

-Mi dispiace, Yamcha...-

Riuscì a sussurrare, poco prima che il ragazzo s'allontanò dalla stanza.

Lei rimase lì, sopra quella scomoda sedia, ad osservare la porta chiudersi alle spalle di quello che era stato il suo ragazzo; il ragazzo che aveva amato, e per il quale ora non riusciva a sentire più che una semplice, forte, amicizia. Aveva sempre pensato che Yamcha fosse un bel ragazzo; aveva sempre pensato ad un loro futuro insieme; l'aveva visto come il padre dei suoi figli, e si era divertita nell'immaginare come si sarebbe comportato in una tale situazione; se sarebbe divenuto un po' più maturo di quel che era.
Fino a poche settimane prima, le cose andavano bene tra loro; il loro rapporto procedeva nel migliore dei modi; poi, qualcosa era cambiato; era come se, improvvisamente, i tasselli del puzzle non avessero più combaciato tra di loro, ed avessero rovinato, distrutto, quel bellissimo quadro che insieme, dopo anni, avevano creato. Cosa l'aveva distrutto? O meglio, chi?
Bulma volse lo sguardo al letto che ospitava il rude Sayan, e sospirò. Lo vide dormire beatamente, e quel suo viso così sereno riuscì a trasmetterle un po' della sua serenità; serenità che la portò ad adagiare, dolcemente, il capo sopra la scrivania, e a chiudere gli occhi, nella speranza che, almeno questo, riuscisse a cacciare via i suoi malevoli pensieri... e, con essi, il suo preoccupante malessere fisico.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


L'incubo costante di non riuscire a divenire anch' egli un Super Sayan, tormentava la sua mente anche durante il sonno; era ormai divenuta un'ossessione, per lui; lui, che era il Principe dei Sayan; che era cresciuto con l'onore di divenire, un giorno, Re del suo Pianeta, che era invece stato distrutto; lui, che in tutti quegli anni aveva avuto un solo desiderio: divenire il più forte dell'intero universo; ora, aveva visto sottrarsi questa possibilità, da un inutile Sayan come Goku; un Sayan che aveva sempre reputato fosse un rifiuto della sua stirpe di guerrieri. E non poteva tollerare una simile situazione; non riusciva a porre fine a questo suo tormento, eppure, impiegava tutto se stesso perché ciò avvenisse.

Dopo avere udito le parole del padre, riguardo la razza dei Sayan e il suo futuro da Principe, Vegeta aprì gli occhi; la sua testa scattò in avanti, e il suo sguardo rimase, per un istante, impresso nel vuoto; poi, riadagiò il capo al morbido cuscino, e con la coda dell'occhio, si accorse di un'esile figura alla sua destra. Il Principe voltò leggermente il capo, sigillato (in fronte) da una fascia, e la vide; vide lei, la ragazza che aveva tanto evitato durante i giorni passati; la ragazza dal carattere forte e deciso; colei che riusciva a distinguersi da quel branco di buoni a nulla che erano i suoi amici; lei, che sembrava guardarlo con pietà, con occhi privi di pregiudizio; sembrava guardarlo per ciò che era realmente, e sembrava riuscire a vedere, all'interno del suo cuore, ciò che neanche lui riusciva a vedere, ciò che neanche lui sapeva di possedere.
Leggermente stordito, socchiuse gli occhi, per mettere bene a fuoco l'immagine, e notò che il viso della ragazza era adagiato sulle braccia, che teneva incrociate a mo di cuscino, sebbene dovettero essere alquanto scomode. Il suo viso era rilassato; gli occhi chiusi, non permisero al Sayan di ammirare il loro colore del mare; le sue labbra erano distese, pareva sorridesse, ma non fu sicuro di questo, e non se ne curò abbastanza da potersene accertare.
Portandosi a sedere, Vegeta scrutò la stanza, alla ricerca della sua tuta da combattimento (che non trovò). Abbastanza infastidito, tirò via il lenzuolo, scoprendo il suo impeccabile fisico, e mostrando, alla luce del sole, le numerose ferite che, ancora fresche, segnavano il suo corpo.
Un improvviso dolore alla spalla sinistra lo costrinse a digrignare i denti e a portare una mano alla fitta. S'allontanò dal letto, e infilatosi dei pantaloni aderenti, che lasciavano ammirare i suoi marmorei polpacci, raggiunse l'uscita, desiderando abbandonare la stanza prima che Bulma si svegliasse. Quando abbassò la maniglia della porta, udì uno strano mugolio, provenire dal punto in cui si trovava la donna; Bulma si mosse, e sussurrò dolcemente una parola, che fece sussultare il Sayan: Vegeta.
Vegeta si voltò, temendo che si fosse svegliata; ma non appena la guardò, notò che aveva solo cambiato posizione; e continuò a pensare a quanto dovesse stare scomoda, così messa. Dunque, senza pensarci (probabilmente se ci avesse pensato, non l'avrebbe fatto) s'avvicinò a lei, e con molta cautela la adagiò sul suo morbido letto; osservò le sue gambe nude, e il suo sguardo esamino con cura il suo vestito, per poi soffermarsi sul candido viso. La donna tremava leggermente, così, quasi disgustato dal gesto che stava per compiere, afferrò il lenzuolo che stava ai piedi del letto, e prima d'andarsene lo scagliò contro la donna, in modo tale da placare i suoi brividi, e la lasciò , sola, sopra il suo letto.

Le gocce di sudore riecheggiavano soavemente all'interno della Gravity Room, non appena toccavano il pavimento; il corpo del Sayan si muoveva sinuosamente per l'intera Capsula, spostando agilmente braccia e gambe, e scagliando, di tanto in tanto, luminose sfere di energia, per potere testare quanto si stesse abituando ad una tale forza di gravità. Il livello 400 dava, ormai, scarsi risultati; doveva aumentare i gradi, o non sarebbe mai riuscito a raggiungere Goku.

Goku.

Era intento a scagliare violenti pugni contro l'aria, quando l'immagine di Goku, Super Sayan, invase la sua mente.

Dannazione!

Pensò.

Perché lui sì, ed io no?

Digrignò i denti, e la sua aura divenne potentissima.

-Io ti raggiungerò, Kakaroth! Diventerò più forte di te! Io sono il Principe dei Sayan!-

Gridò a gran voce.

Improvvisamente, la Gravity Room vibrò, ed una luce accecante trasparve dai suoi oblò, irradiando il perimetro circostante. Un tuono risuonò per l'intera casa, e Bulma accorse, preoccupata, a verificare cosa il Sayan stesse combinando.
Non appena aprì la porta della Capsula, vide Vegeta, ritto, al centro della stanza; e con lo sguardo pensieroso.

Bulma ruggì.

-Si può sapere cosa ti è preso?-

Gridò.

-Non ti è bastato farla esplodere una volta? Vuoi ripetere il danno? La volta scorsa hai rischiato di fare saltare in aria l'intera casa! E chi rompe, paga! Non lo sai questo? […] Vegeta, guardami!-

Vegeta la guardò, e la donna ebbe un sussulto.

-C-Che hai da guardare in quel modo?-

Domandò; notando gli occhi fiammeggianti del Principe.

-S-Su, avanti... parla. Dì qualcosa...-

-Sono stanco di sentire le tue lamentele.-

Rispose, prontamente, il Sayan.

-Non ti va' mai bene niente. Dici che sono malvagio, arrogante e presuntuoso; sono un maleducato, un distruttore, uno squilibrato... È così che mi avete descritto tu e quel buono a nulla, una delle tante notti in cui avete condiviso il tuo letto, non è così?-

Bulma fece per rispondere.

-Ah. No, non rispondere. La mia era una semplice domanda retorica. Io so perfettamente che è così. Vi ho sentiti io; con le mie orecchie.-

-Vegeta, io non...-

-Tu, cosa?-

Domandò il Sayan, avvicinandosi alla ragazza. Sulle sue labbra era comparso un sorriso beffardo.

-Mi spieghi cosa vuoi da me?-

Quando le rivolse questa domanda, Vegeta aveva avvicinato il viso al suo; e la ragazza poteva facilmente udire il suo dolce profumo, che inebriò il suo cervello, provocandole un brivido di piacere.

-Tu...-

Sussurrò, accarezzandole il braccio nudo.

-Dici di odiarmi...-

Avvicinò la bocca al suo collo e premette dolcemente. Non riusciva più a controllare le sue azioni.
E neanche Bulma ci riusciva; sentiva che stava per perdere il controllo; quel bacio incandescente le fece perdere la ragione, e il suo cuore cominciò a battere all'impazzata.

-Vegeta, ti prego, fermati...-

Sibilò.

-Fermarmi, dici?-

Sorrise.

-Fermami tu.-

Le sue labbra scivolarono su una spalla della ragazza, e le sue mani andarono alla ricerca della vita, che strinse lievemente, attirandola a sé; facendola incontrare con il suo corpo scultoreo e rovente.
Inerme, Bulma, non riusciva né a parlare, né, tanto meno, ad agire, in alcun modo. Lasciò che Vegeta usasse il suo corpo; voleva vedere fino a che punto era capace di giungere il Principe dei Sayan.

Vegeta portò le mani ai suoi morbidi capelli, e le avvolse attorno al suo viso; le loro labbra venirono a contatto; fu un bacio passionale e travolgente, che tolse il respiro a Bulma.

-V-Vegeta...-

Sussurrò.

-Sì...-

Rispose una voce molto vicina a lei.

La ragazza teneva gli occhi chiusi; aspettava di sentire nuovamente le soffici e calde labbra del Sayan; il suo respiro si fece affannoso.

-Vegeta...-

Sussurrò nuovamente.

Il Sayan non rispose; Bulma aprì gli occhi ed incontrò quelli scuri del Principe, che, a pochi centimetri, dal suo viso, la osservavano divertiti.
Non appena notò il respiro affannoso della ragazza, Vegeta schiuse le labbra.

-Dillo...-

Mormorò.

Bulma lo guardò dritto negli occhi; totalmente fuori controllo.

-Dillo...-

Ripeté il Sayan.

-Io ti voglio, Vegeta...-

Bisbigliò, infine, la ragazza; lui sorrise.

-Ti voglio ora.-

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Vegeta fece scivolare la sua mano ardente lungo i lineamenti del viso della donna, che, intanto, aveva chiuso gli occhi, quasi questo le permettesse di assaporare meglio i gesti dell'uomo. Il Sayan percorse le sue braccia vellutate, fino a giungere alla sua vita; ogni movimento, ogni singolo movimento, che compiva, accresceva la sensazione di piacere che Bulma provava. Afferrò, stranamente in maniera delicata, il vestito della donna, e lo sollevò leggermente; le sue mani incontrarono quelle della ragazza, e le strinsero forte, portandole in alto, ed adagiandole alla parete temperata della Gravity Room. Le labbra di Vegeta andarono, ancora una volta, alla ricerca del collo sinuoso di lei, e dopo averlo tastato dolcemente, scivolarono in alto, fino a raggiungere la sua bocca e premerla, provocando un bacio passionale e famelico.
Bulma avvolse il torace rovente e muscoloso del Principe e, avvicinandolo a sé, si aggrappò a lui con entrambe le gambe, sorretta, in parte, dalla parete; afferrò i suoi capelli corvini e puntò le mani sulle sue spalle possenti.
Vegeta, trovatosi il ventre della ragazza dinnanzi alle sue labbra, cominciò a baciarlo, e a formare dei piccoli cerchi con la lingua, in tutta quell'esile area. Bulma sussultò, e il suo corpo cominciò a vibrare, colto dal piacere.

-Vegeta...-

Sussurrò.

-Non ti fermare. Ti scongiuro.-

Riuscì a dire, con una voce spezzata dal fremito.

E Vegeta non si fermò. Andò oltre; troppo oltre. Era deciso a ripetere l'esperienza che, la sua mente, aveva classificato come notte più bella della sua vita. Ma non credeva tanto in questo suo pensiero; sebbene il suo istinto gli suggerisse di possedere quella donna; di provare piacere con quella donna, e di sentirla, in un certo senso, sua.
Vegeta sussultò. Perché tali pensieri? Smise di fare ciò che stava facendo, e scostò leggermente il capo, con lo sguardo impresso nel vuoto.

Perché fai questo, Vegeta?

Udì, nella sua testa.

Provi, forse, interesse nei confronti di questa donna? […] Come può, una volgare terrestre, suscitare in te tanta passione? Non avevi mai baciato nessun altra ragazza, prima d'ora. Perché, lei? Cos'ha di diverso dalle altre? Forse, riesce a capirti? È così? Ti senti compreso da questa creatura? Se è così, perché ti sei fermato? Lei attende che tu prosegua...

Vegeta sgranò gli occhi e li volse in direzione di Bulma, incontrando i suoi, grandi e splendidamente cerulei.

-Vegeta, che hai? Perché ti sei fermato?-

Domandò lei, con estrema dolcezza.

Il Sayan digrignò, leggermente, i denti, e socchiuse gli occhi, portando una mano alla testa: i suoi pensieri erano riusciti a turbarlo; di nuovo.

-Ehi...-

Mugugnò Bulma, quando vide Vegeta afferrarla per i fianchi, e posare i suoi piedi sopra il pavimento.

-Ho fatto qualcosa di sbagliato?-

Domandò.

-Se è così, devi dirmelo. Io... Io non voglio commettere errori, con te. Ne ho già commessi troppi, in passato. Aiutami a migliorare, ti prego.-

Disse.

E Vegeta la guardò dritta negli occhi, scansando dolcemente il suo braccio, che stava poggiandosi sul suo torace.

-Aiutami?-

Domandò lui, quasi stupito.

-I-Io dovrei aiutarti?-

Ripeté.

-La parola aiuto porta con sé un grande macigno. Io non sono in grado di aiutare me stesso; come potrei aiutare te, Bulma?-

Bulma. L'aveva chiamata Bulma. E questo non andava bene; non andava affatto bene. Le diede le spalle.

-Tu... Tu mi stai rovinando.-

Disse. E il suono di queste parole riecheggiò nella mente della donna, ferendo il suo cuore come la più affilata delle lame.
Vegeta strinse i pugni e li osservò attentamente. Le vene dei suoi muscoli divennero ben visibili, e il fisico si contrasse.

-Io sono questo.-

Le disse.

-Io sono un combattente valoroso; sono il Principe dei Sayan; sono... sono figlio di un re. Non posso cedere ad una simile tentazione. Ciò infrangerebbe il mio sogno, e ciò per cui sono stato creato. Il solo contatto con un altro essere vivente mi disgusta.-

Proseguì. E volse lo sguardo nella sua direzione.

-Ma questo con te non accade. Perché non accade? Hai... Hai una strana influenza su di me. Io dovrei respingerti; dovrei... dovrei farti male, molto male; dovrei...-

Bulma s'avvicinò a lui, e spezzò le sue parole sul nascere, avvolgendo la sua bocca con le sue labbra carnose; e il rossetto rosso, con cui le aveva accuratamente dipinte, scomparve del tutto.

-Sai cosa penso io?-

Gli sussurrò.

-Io penso che dovresti finirla, con tutta questa storia. Sei il Principe dei Sayan; hai un dovere verso te stesso e verso il tuo popolo che è andato distrutto; vuoi diventare il più forte della Galassia; d'accordo, questo... questo l'abbiamo capito. Non capisco se lo dici per convincere noi tutti, o se lo dici per convincere te.-

Lo guardò negli occhi.

-Non mi importa. A me non importa ciò che sei stato e ciò che vuoi essere; mi importa il presente; mi importi tu, ora. Non volgere la mente ad inutili pensieri. Non seguire la tua testa; segui il tuo istinto.-

Disse.

E il Sayan la guardò. Cinse, nuovamente, la sua vita e la fece aggrappare al suo corpo scultoreo. Fece qualche passo, e la adagiò sopra i comandi della Capsula. I suoi occhi scuri penetrarono all'interno di quelli azzurri della ragazza; e il viso s'avvicinò al suo, puntando la fonte della sua attrazione; le mani andarono alla ricerca del proibito; e il resto fu totale piacere.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Salve a tutti! ^^ Scrivo giusto due righe, per scusarmi del tempo che ho impiegato ad aggiornare la mia storia! >< Spero mi perdonerete e continuiate a seguirla, come state facendo! :) Vi abbraccio tutti/e! Buona lettura! ^^



Era notte fonda; il delicato lenzuolo bianco nascondeva i corpi caldi di Bulma e del suo compagno. Il silenzio della notte era interrotto soltanto dal loro tenue respiro e dal ticchettio delle lancette della sveglia, che facevano trascorrere il tempo, in modo inesorabile, quasi volesse separare i due giovani dall'atmosfera che si era venuta a creare tra loro quella sera.
Bulma dormiva profondamente, e il suo respiro delicato batteva sul soffice cuscino, che la ragazza avvolgeva con entrambe le braccia. Il viso era rilassato; quasi rispecchiasse quant'era stata appagante la giornata appena trascorsa; lei, che non avrebbe mai pensato di cadere nella trappola di Vegeta una seconda volta, l'aveva fatto; ci era caduta di nuovo, con entrambi i piedi. Ne ebbe la conferma, non appena il braccio del Sayan la avvolse, e il suo corpo fu scosso da un fremito. La ragazza aprì gli occhi, e li sbarrò, cercando di realizzare in quale situazione si trovasse, e dove si trovasse. Fece mente locale, e, lì, ricordò di avere unito il suo corpo a quello del Principe, quando si trovavano nella Gravity Room; poi, qualcosa, li aveva spinti a cambiare luogo, e lui aveva pensato bene di accoglierla nella sua camera da letto, sebbene avesse un letto singolo, e, lì, i loro corpi erano ancora una volta venuti a contatto; e ricordava quanto Vegeta fosse stato ingenuo, in ogni suo movimento, e avesse mostrato un po' della sua celata dolcezza, stando bene attento a non provocarle alcun dolore: cosa che non aveva fatto durante il loro primo incontro.
Bulma accarezzò con estrema dolcezza il braccio del Sayan, e tastò i suoi muscoli scolpiti, assaporando quanto fosse calda e vellutata la sua pelle. Vegeta, completamente assorto nel sonno, strinse cautamente la presa, e, in quel momento, Bulma si sentì protetta; protetta, come non lo era mai stata. Capì che ciò che aveva sempre cercato in Yamcha, Vegeta l'aveva. Il Principe era un combattente valoroso e un uomo responsabile; sentiva di potere avere fiducia in lui; sentiva che, con ogni probabilità, poteva essere solo suo; suo, e di nessun altra. Col tempo, il suo cuore arido e tenebroso avrebbe sciolto la corazza che lo avvolgeva; anzi, ciò stava già accadendo; Vegeta stava cambiando. Bulma non sapeva fino a quanto sarebbe durato questo cambiamento; non sapeva se avrebbe avuto un esito positivo o negativo, non le importava. Lei voleva assaporare quei dolci momenti in sua compagnia; voleva cogliere ogni suo pregio; e avrebbe voluto gridare al mondo intero che si sbagliava; che Vegeta non era quel mostro che in tanti andavano dicendo. Vegeta era un guerriero dal cuore duro, sì, ma era anche colui che le stava accanto in quel momento; un essere umano come tutti gli altri; un essere umano come lei, Yamcha, Crilin; ed era un Sayan come Goku; Goku era un brav'uomo, dolce ed anche un po' svitato, ma aveva tutte le caratteristiche necessarie per essere un buon marito. E, allora, perché non poteva averle Vegeta? Cos'aveva di tanto diverso da lui?
Il viso del Sayan si posò sulle sue spalla, e Bulma sentì il suo caldo respiro sul collo. Avvicinò il braccio, che tanto l'avvolgeva, alla sua vita e chiuse gli occhi; assaporando quel dolce momento, che durò ben poco; Vegeta fece uno scatto, e destò nuovamente la ragazza, che si mise a sedere, abbandonando la presa del Sayan.

-No...-

Sussurrò Vegeta, tenendo gli occhi chiusi.

-No!-

Gridò, poi. Ed afferrò gli estremi del lenzuolo con entrambe le mani, stringendoli forte. Digrignò i suoi splendidi denti bianchi, e le vene della fronte si ingrossarono improvvisamente; poco dopo, sopra la sua pelle vennero a formarsi delicate goccioline trasparenti, che scivolavano spudorate su tutto il suo corpo. Il Sayan si contorceva, e Bulma non sapeva se ciò fosse causato da un improvviso male, o da un incubo che sconvolgeva la sua mente. Avvicinò, molto cautamente, una mano al suo petto, ma fu costretta a ritrarla, per le continue scosse che pareva avere l'uomo accanto a lei.

-Vegeta...-

Sussurrò, con dolcezza.

Ma sembrava che il Sayan non la sentisse, infatti, continuò a contorcersi con estrema violenza.

-Vegeta, ti prego, apri gli occhi...-

Disse, con un tono di voce leggermente più elevato.

Lui l'afferrò prontamente e le strinse entrambe le braccia, provocandole un dolore atroce che la costrinse a gridare a gran voce.

-Vegeta, apri gli occhi!-

Urlò.

Vegeta strinse ancora più forte, tastando la pelle tenera e delicata della ragazza. I suoi occhi erano chiusi, e il suo viso era illuminato dal tenero chiarore della luna.

-Mi stai facendo male!-

Gridò Bulma, esasperata. Lo gridò tanto disperatamente, da costringere il Sayan ad aprire gli occhi e ad osservare le sue mani che con tanta grinta stringevano quel corpo così fragile. Vegeta lascò andare la presa e spalancò la bocca, in segno di stupore. Abbassò lo sguardo, quasi fosse risentito da ciò che era appena accaduto. Bulma gli si avvicinò, e sollevò il suo viso, accompagnandolo con entrambe le mani.

-Ehi, guardami negli occhi.-

Sussurrò, dolcemente.

-Non è successo niente.-

Gli disse.

Vegeta sospirò, scansando le mani vellutate della donna.

-Non è successo niente?-

Le domandò.

-Avrei potuto ucciderti, se solo non mi fossi svegliato.-

-Ma non è accaduto.-

Lo interruppe lei, smorzando le parole prima che potessero uscire dalla bocca del Sayan.

Lui, digrignò i denti, ancora una volta.

-Perché vuoi essere così gentile? Non capisci che sei nauseante?!-

Sbottò.

-Non è vero...-

Sussurrò Bulma.

-Tu reagisci così, solo perché nessuno ha mai mostrato tanto interesse nei tuoi confronti. Ma non ti rendi conto di quanto questo laceri il più profondo
del tuo cuore.-

Sospirò.

-Devi lasciarti andare. Quante volte devo dirtelo, Vegeta?-

-Non devi.-

La interruppe lui, portando l'indice sulle sue labbra.

-Non devi dire certe assurdità. Quello che è accaduto poco fa; quello; è la dimostrazione che tra me e te non potrà mai esserci niente; perché io non sono pronto ad una tale relazione, e non lo sarò mai.-

Disse, quasi provasse rammarico nel pronunciare quelle parole.

Ma Bulma, contrariamente a quanto il Sayan s'aspettasse, sorrise; ed avvicinò il suo viso al suo, per poi baciare le sue labbra con dolcezza, nell'intento di trasmettergli tutta la calma di cui aveva bisogno in quel momento. Scostò il suo viso, e guardò i suoi occhi profondi.

-Questa.-

Disse.

-Questa è, invece, la dimostrazione che tra di noi c'è già qualcosa..

Lo accarezzò.

-Potrai anche non volerlo, potrai nasconderlo, per quanto sia difficile, a te stesso: ma c'è. Ed è la prova che ti sbagli.-

Sussurrò. E lo avvolse in un abbraccio.

A completare quella notte vi furono solo due corpi uniti in un abbraccio che accolse le prime luci dell'alba, e che li unì più di quanto, in realtà, già lo fossero.

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