Distanza di FairySweet (/viewuser.php?uid=103013)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mi manchi ***
Capitolo 2: *** Oro e Buio ***
Capitolo 3: *** Possiamo solo Aspettare ***
Capitolo 4: *** Non è colpa Tua ***
Capitolo 5: *** Anche da Qui ***
Capitolo 6: *** Parole al Vento ***
Capitolo 7: *** Poesia ***
Capitolo 8: *** Solo una Notte ***
Capitolo 9: *** Lacrime ***
Capitolo 10: *** Almeno ***
Capitolo 11: *** È Giusto ... ***
Capitolo 12: *** Respira Amore Mio ***
Capitolo 13: *** Tramonto ***
Capitolo 14: *** Goccia di Luce ***
Capitolo 15: *** Pensieri sussurrati al Vento ***
Capitolo 1 *** Mi manchi ***
Dragonball 1
Distanza
“È
passato molto tempo vero?” sorrise senza staccare lo sguardo
dall’acqua di fronte a sé, i capelli sciolti sulle spalle
mentre il vento caldo della sera le accarezzava la pelle “Come
stai?” “Stanca” mormorò scostandosi dagli
occhi le ciocche di capelli, lo sentiva accanto a sé, il suo
profumo, il calore del suo corpo a pochi passi da lei e il suo sguardo,
quegli occhi scuri che le scorrevano violentemente sulla pelle “E
tu?” domandò sfinita sorridendo ai riflessi del lago
“Sto bene, ho raggiunto un accordo con re Kaio sai? Io non gli
distruggo niente e lui mi permette di venire qui ogni sera”
“È una bella cosa” “Già, e allora come
mai non sorridi?” si voltò appena verso di lui, per la
prima volta dopo tanto tempo, poteva vedere ancora il viso giovane e
solare di suo marito “Sono stata da mio padre oggi”
“Lo so” “Ha comprato un nuovo gioco a tuo
figlio” “Ancora?” annuì dolcemente sfiorandosi
il ventre piatto “Non è ancora nato e ha già un
mare di giocattoli ad aspettarlo” lo vide sorridere, lo sguardo
carico di gioia eppure c’era dell’altro, qualcosa che
brillava timidamente ma che non aveva il coraggio di mostrarsi appieno
“Ti senti bene?” “Sto bene non preoccuparti”
“Davvero?” domandò preoccupato avvicinandosi di un
passo a lei “Ho solo qualche nausea e mangio tantissimo ma per il
resto tutto bene” “Sei sempre bellissima” era senso
di colpa quello che giocava a nascondino con il suo sguardo, la
malinconia si divertiva a giocare con il suo cuore mentre il senso di
colpa continuava ad urlargli “L’hai lasciata sola, di
nuovo, credi davvero che ti perdonerà?” ma che altro
poteva fare? Era così e basta, aveva scelto di salvare il mondo,
di lottare per il diritto degli uomini a vivere e ancora una volta,
aveva sacrificato lei, l’unica persona di cui gli sarebbe dovuto
importare, l’unica persona che non gli chiedeva mai niente e che
continuava a restare lì, che lo aspettava e lo amava
indipendentemente da tutto e ora, quella stessa persona era così
lontana da lui da fare male.
Non poteva toccarla, non poteva
nemmeno sfiorarla e pretendere di guardarla era così doloroso da
costringerlo a cercare nelle lunghe ore di allenamento una stupida
risposta “Ho parlato con Ghoan sai?” “Davvero?”
“Ha iniziato la scuola” esclamò sorridendole
“Già, volevo aspettare ancora un po’, da quando te
ne sei andato è diventato … è cresciuto in fretta
e forse avrebbe dovuto prendersi un po’ di tempo per
riposare” “Gli fa bene restare in mezzo ai ragazzi della
sua età. Ha bisogno di questo” la vide sospirare e tornare
a guardare il lago ormai colorato dai raggi candidi del tramonto
“Che c’è?” “Come?” domandò
confusa risvegliandosi da quel dolce torpore “Cosa
c’è che non va? Sei lontana da qui e non stai affatto
bene” “No è solo che … sto bene non
preoccuparti” un dolcissimo sorriso mentre i capelli scuri le
scivolavano teneramente davanti al volto “Credo sia ora di
andare” mormorò spiando qualche secondo il cielo
“Devo preparare la cena e papà ha una sorpresa da
mostrarci” un debole sorriso sul volto dell’uomo di fronte
a sé “Tornerai domani?” “Tornerò ogni
volta che vorrai” un altro sorriso, debole, offuscato da una
lacrima che aveva colto all’improvviso.
Provò a fermarla, a
stringerle il polso per trattenerla ma la mano passò
attraversò quella pelle candida lasciando solo l’aria
calda ad avvolgerla mentre la vedeva allontanarsi sempre di più
“Mi manchi” due parole sussurrate al silenzio, unico
confessore, perché urlarle al vento faceva male, terribilmente
male.
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Capitolo 2 *** Oro e Buio ***
Dragonball 2
Oro e Buio
C’era freddo, più freddo della sera prima e quei
timidi raggi dorati sembravano solo dipinti nell’aria per
prendere in giro le persone, la vita, lui, così concentrato sul
battito del proprio cuore da chiudere fuori ogni altra cosa.
Forse se ne sarebbe dovuto
restare nell’aldilà, forse lasciarla in pace era sarebbe
stata l’unica scelta sensata, l’unica scelta in grado di
evitarle le lacrime ma più ci provava, più cercava di
chiuderla fuori da quella nuova e impalpabile vita più i suoi
occhi tornavano a massacrarlo la notte.
Il sogno, l’unico attimo di
riposo che il suo ricordo gli concedeva, per anni era riuscito a
separare il cuore dalla mente, per anni aveva lottato, respinto chi non
meritava la vita e oltrepassato talmente tante volte il limite da
perderne il conto e ora che aveva più bisogno di quel guerriero
forte e testardo che era sempre stato parte del suo essere doveva fare
i conti con qualcosa di più grande del semplice combattimento.
Mente e cuore erano
un’unica cosa e distinguere i sogni dalla realtà stava
diventando più complicato che mai “Scusami” si
voltò di colpo spaventato da quella voce apparsa dal nulla
“Ehi, non preoccuparti, stavo pensando” “Oh”
sussurrò appoggiandosi sulla roccia accanto a lui, pochi
centimetri d’aria a separare la loro pelle, una stupida distanza
che segnava il limite del possibile, un limite che nemmeno lui poteva
oltrepassare “Che regalo era?” “Cosa?”
domandò confusa sollevando lo sguardo dai fili d’erba
“Che regalo ti ha fatto questa volta” un debole sorriso e
niente di più “Sai, pensavo che forse sarebbe meglio se ti
trasferissi da tuo padre per un po’” “E
perché?” “Beh, restare da sola nelle tue condizioni
e con …” “Oh non preoccuparti, sono rimasta sola
tante volte, sono in grado di badare a me stessa” colpito in
pieno petto, un fendente violento, una lama affilata a conficcarsi
violenta nella carne “Lo so che ne sei in grado ma non ha senso
restare qui” “Mancano sei mesi, è presto per
preoccuparsi di qualsiasi cosa non credi?” gli occhi a sfiorarlo
per qualche secondo “Come stai lassù?” bella
domanda, doveva davvero risponderle? Fece un bel respiro giocherellando
con un sassolino dorato “È tutto più luminoso sai?
Cioè non luminoso come il sole ma ci siamo quasi.
C’è tranquillità ovunque e nuvole, tante nuvole
profumate” “Dev’essere bello” sussurrò
sorridendo “È bello” “E non mangi?” per
qualche secondo gli sembro di avere davanti di nuovo quella ragazza, la
stessa di cui si era innamorato, la stessa che aveva imparato a
conoscere “Perché non dovrei?” scosse delicatamente
la testa mentre i capelli scivolavano dolcemente sul collo lasciando
scoperta quella pelle di perla che aveva sempre amato “È
solo che non riesco ad immaginarlo sai?” “Davvero?”
“Non riesco ad immaginarti lassù a mangiare cosa poi?
Nuvole?” le labbra si piegarono in tenero sorriso mentre i
battiti del cuore acceleravano ogni minuto che passava “Non
mangio nuvole” rispose scoppiando in una risata spontanea e
allegra “Re Kaio è un bravo cuoco, prepara sempre ottimi
pranzetti” si gratto la testa sbalordito dalle sue stesse parole
“Non gliel’ho mai detto” “Forse dovresti”
“Tu credi?” annuì distratta massaggiandosi il collo
“A volte è importante dire quello che si pensa, non si
soffre e ci si sente leggeri” rimase in silenzio bloccato da
quella risposta così naturale … Ti amo …
era questo che avrebbe voluto urlare eppure, qualcosa dentro lo
bloccava, stava sbagliando tutto e la cosa peggiore era la
consapevolezza di farlo “Un pupazzo che profuma di menta”
“Cosa?” “Mio padre ha portato un enorme pupazzo
profumato di menta, l’ho messo nella cameretta accanto alla
culla, non riesco a sopportare quell’odore per più di due
minuti” “Ti è sempre piaciuta la menta”
“È vero” mormorò stringendosi nelle spalle
“Hai freddo?” “Un pochino” le sfiorò una
spalla ma nemmeno il calore di quella pelle gli era concesso, era un
gesto ritmico, involontario, l’aveva sempre fatto e ora
rinunciarvi sembrava la cosa più difficile del mondo
“Credo sia meglio che tu vada, non voglio che ti ammali” si
voltò verso di lui, gli occhi concentrati sul suo viso mentre il
vento le scompigliava i capelli “Ghoan ha bisogno di te”
“Lo so” “Dico davvero sai? È troppo piccolo
per …” pochi secondi di silenzio, una mano posata sul
ventre quasi come a proteggere quella piccola vita da tutto il dolore
che sentiva “ … prometti che non lo abbandoni”
“Non posso …” “Promettilo” era una
supplica, un respiro colorato da lacrime trattenute troppo a lungo
“Te lo prometto” l’aria diventò più
fresca mentre in pochi secondi, tutto scomparve, il lago, la luna e
quegli occhi imploranti, davanti a lui solo luce e quelle nuvole dorate
che odiava da morire.
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Capitolo 3 *** Possiamo solo Aspettare ***
Dragonball 3
Possiamo solo Aspettare
“Che c’è che non va figliolo?”
sorrise continuando a fissare le nuvole sotto di sé, la fronte
posata contro le mani e sempre quell’unico stupido pensiero
“Mia moglie è …” “Ah”
esclamò l’altro sedendosi nel vuoto accanto a lui
“Aspetta un bambino” “Lo so, lo sai anche tu”
“Già” “E allora che c’è che non
va?” “L’ho lasciata sola” “Hai salvato
milioni di persone” “Ma l’ho lasciata sola di
nuovo” re Kaio sorrise stiracchiandosi “Ah
l’amore” “Come?” domandò confuso
voltandosi appena verso di lui “Sei innamorato di tua moglie e ne
senti la mancanza, è tanto difficile da accettare”
“No ma vorrei non facesse così male” “Se
così non fosse che senso avrebbe? Se tutti
nell’aldilà potessero toccare, baciare o prendere a calci
la persona che amano non esisterebbe il dolore e di conseguenza nessuno
sentirebbe mai la mancanza dell’altro” “E lei da
quando sa queste cose?” tossicchiò burbero concentrandosi
sul niente “Figliolo hai sacrificato la tua vita per quella di
tutti gli esseri viventi, hai sacrificato il tuo futuro per il diritto
alla vita di tutti gli uomini” “Ma ho distrutto la
sua” sussurrò passandosi una mano in viso “Sono
sempre stato egoista con lei, sapevo che qualunque cosa fosse accaduto
lei sarebbe stata sempre lì ad aspettarmi. Non mi sono mai
nemmeno fermato a pensare che forse, quel dolore che vedevo negli occhi
di tutte quelle persone, era quello che lei provava ogni giorno”
“Puoi vederla, non è un dono che si riceve ogni giorno
sai?” “Non posso nemmeno toccarla!” “Ne abbiamo
già parlato ragazzo, non è una cosa che ti verrà
concessa” “Mi manca” abbandonò le braccia nel
vuoto mentre quella rabbia che ben conosceva iniziava a rivoltargli lo
stomaco “Mi manca da morire, mi manca più di quanto mi
manchi la vita stessa e tutto quello che posso fare è restare
lì, come un’idiota ad osservarla, a sentire le sue lacrime
come fossero pugnalate e non posso sfiorarla, non posso nemmeno
…” sentiva caldo, troppo caldo, concentrato sulla sola
immagine di sua moglie, sul suo viso triste abbandonato al vuoto dei
ricordi, iniziava a tremare violentemente mentre quella fottuta rabbia
si prendeva fino all’ultima briciola della sua ragione poi un
tocco gelido, la mano di re Kaio stretta con forza attorno alla sua
spalla “Non è arrabbiandoti che risolverai le cose”
“Ho bisogno di arrabbiarmi altrimenti scoppierò”
“Stai già scoppiando ragazzo” il sangue scorreva
veloce nelle vene e il cuore batteva all’impazzata quasi come
volesse schizzare fuori dal petto “Vuoi trasformarti? Vuoi farlo
davvero? Non sei ancora in grado di controllare questo nuovo
cambiamento, hai bisogno di tempo, hai bisogno di tranquillità
per capire come fare” “E vederla piangere mi
aiuterà?” urlò trattenendo quell’ultimo
sprazzo di ragione “La sento piangere tutte le notti, è
stanca, arrabbiata e io sono lontano, non ci sono … come
può aiutarmi questo!” la mano di re Kaio si staccò
di colpo da lui, la guardò qualche secondo incredulo, era piena
di graffi e lungo il polso leggerissime piaghe, scottature inutili
mentre il ragazzo davanti a sé cambiava, diventava qualcosa di
diverso, senza controllo, carico di rabbia che non voleva cedere il
passo alla tranquillità.
Che altro poteva fare?
Trattenerlo? Provare a fermarlo? Nessuna di queste opzioni aveva gran
senso, era arrabbiato con il mondo, con sé stesso per non
essere stato in grado di capire e probabilmente anche con lui per non
averglielo permesso.
Sospirò sedendosi di nuovo
mentre la potenza di quel giovane esplodeva incontrollata, ogni muscolo
teso, gli occhi chiusi mentre quell’esplosione di energia
sconvolgeva il suo corpo, i capelli chiari, quasi dorati mentre aria
bollente l’avvolgeva da capo a piedi “Possiamo solo
aspettare Bubbles nient’altro” la scimmietta al suo fianco
sospirò appoggiandosi a lui “Aspettiamo”
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Capitolo 4 *** Non è colpa Tua ***
dragonball 4
Non è colpa Tua
Un colpo secco, il cippo si spaccò in due cadendo
dolcemente per terra, si passò una mano in viso asciugando il
sudore, certo sarebbe stato tutto più semplice usando i poteri
ma aveva promesso di restare umano, almeno per quello che riguardava
lavoretti del genere, lo doveva a sua madre, a sé stesso
“Ehi piccolo!”si guardò attorno confuso, da dove
diavolo veniva quella voce? Era concentrato sul tagliare la legna e
nient’altro e poi quella voce dal nulla “Ehi, sono
papà!” un sorriso enorme a dipingersi sul suo viso mentre
l’accetta cadeva di colpo per terra “Ciao
papà!” “Come stai piccolo?” “Sto
bene” “Sicuro?” annuì deciso cercando un punto
qualsiasi del cielo che potesse indicargli il suo papà
“Com’è andata la scuola?” “Bene”
mormorò titubante “Con quel tono di voce?”
“Non me lo chiedi mai e non …” “Sono solo
curioso tutto qui” “Come stai papà?”
domandò all’improvviso “Non preoccuparti per me, io
me la passo bene, sono in ottima compagnia sai?”
“Papà non …” “Sto bene, puoi parlare
con me quando vuoi vedi? Non abbatterti ragazzo, andrà tutto
bene, tu devi solo vivere la tua vita come se io fossi lì vicino
a te” “Non posso” “Cosa?” ribatté
sbalordito “E come mai non puoi comportarti da bambino, piccolo
umano di dodici anni?” ironico, divertente, quello era il suo
papà “Non posso perché la mamma ha bisogno di
me” una stretta al cuore violenta e massacrante “Ghoan per
… cosa …” “Le manchi tanto papà e se
ora io mi comporto come un qualsiasi bambino inutile e stupido lei
starà male” “Nessuna vita è stupida”
“E la sua lo è?” “Ghoan non …”
“No papà! Mi hai sempre ripetuto che la vita è
sacra, che bisogna difenderla a costo della propria, tu l’hai
fatto, hai sacrificato la tua vita per colpa mia e così hai
condannato anche la mamma” “E questo che pensi?”
mormorò sfinito “Credi che la colpa sia tua?”
abbassò lo sguardo, l’accetta brillava sotto i raggi del
sole bollente “Ascoltami bambino mio, ho fatto una scelta,
può essere sbagliata e credimi, soffro terribilmente ma
l’ho fatto io. Sei stato bravo Ghoan, sei stato davvero
spettacolare ma non c’era altro modo per salvare la terra”
“Se non avessi perso tempo a …” “ No! non
è così! Non è colpa tua mi senti?” cadde in
ginocchio mentre le lacrime si abbandonavano violente sull’erba
“Non è colpa tua, non lo è mai stato e non devi
pensarlo perché non è così bambino mio”
“Papà io …” “Tu devi solo andare a
scuola, giocare, pensare a crescere tranquillo e sereno. Lo so che
è difficile e so anche che essere così diversi fa male ma
vedi, il potere che porti dentro è speciale figliolo. Ho
sbagliato sai? Forse avrei dovuto concederti una vita diversa, forse
trascinarti in una guerra non tua è stato il più grande
errore della mia vita” “Oh no papà hai torto”
esclamò asciugandosi il volto “Mi piace la mia vita, mi
piace tutto della mia vita solo …” si rialzò
sospirando “ … la mamma ha bisogno di me e non posso
…” “La mamma vuole vederti felice lo capisci?
È preoccupata per te!” “Se mi vede felice, se mi
vede ridere allora le sue lacrime diventeranno ancora più
pesanti lo capisci papà? Io la vedo piangere la sera e non posso
sorriderle davanti dicendole che la vita è bella o che merita di
essere vissuta perché mi sentirei un mostro”
“Però” sussurrò allibito “Sei cresciuto
davvero tanto bambino mio, forse perfino troppo per la tua
età” “Mi dispiace papà” “Non
scusarti, non farlo mai, non devi vergognarti mai di niente
capito?” annuì appena alzando di nuovo il viso al cielo
“Tu puoi vederla vero?” “Si Ghoan, posso vederla ogni
sera ma …” si fermò di colpo quasi come se tutto
quel discorso fosse ripartito da capo “ … vedrai che
si aggiusterà tutto ok?” “Me lo prometti
papà?” ancora una promessa, ancora un si strappato dal
cuore “Te lo prometto bambino mio, ti prometto che la vedrai
sorridere di nuovo” gli occhi si illuminarono di colpo mentre il
silenzio lo riportava di nuovo in quel campo, sotto la luce brillante
del sole mentre il profumo della legna restituiva al suo animo di bimbo
qualcosa di umano.
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Capitolo 5 *** Anche da Qui ***
dragonball 5
Anche da Qui
“Sei in ritardo sai?” “Mi dispiace”
esclamò ridacchiando “Bubbles aveva rubato la borsa di re
Kaio e l’ho rincorsa fino a metà del serpentone”
“Uao” sussurrò ironica “Questo almeno mi
conforta sai?” “Davvero?” “Almeno so che stare
lassù tra le nuvole non ti cambia” “Vero”
sorrise sedendosi per terra accanto a lei “Ho parlato con
Ghoan” “Lo so, me l’ha detto” “Crede sia
colpa sua” si voltò verso di lui inclinando leggermente la
testa “Cosa?” “Crede che tutto questo sia capitato
per colpa sua. La mia morte, le notti che passi in piedi a guardare la
luna” tornò a guardare l’erba pregando Dio che lui
non si accorgesse di quelle lacrime insolenti che rifiutavano di
obbedire “Smettila di nasconderti, lo so che stai
piangendo” era dolce, tenero, in qualche modo perfino protettivo
“Mi dispiace, stavo solo …” “Pensando che la
colpa non sia di Ghoan ma del tempo che hai passato con me” non
rispose, non si mosse nemmeno “Se dai la colpa a me tutto
è più facile, arrabbiarsi con un morto non fa male come
arrabbiarsi con il proprio figlio” “Non sono arrabbiata con
lui, non è stata colpa sua e gliel’ho detto milioni di
volte” “Arrabbiati con me, fallo, io non posso reagire, non
posso piangere o urlare. Te lo lascio fare, davvero sai?”
“Non ha senso” mormorò sfinita appoggiando la
schiena contro la roccia gelida “Non deve averlo per forza
sai?” “Perché dovrei darti la colpa?”
“Perché è mia tesoro e continuare a fingere che non
…” “Non voglio” “Cosa?” “Non
posso lo capisci? Non sarà mai colpa tua perché sei fatto
così, perché difendi questo mondo e la sua gente con la
stessa passione che ci metti nel vivere la tua vita. Non vuoi mai
niente in cambio, non pensi mai alle conseguenze, difendi con le unghie
e con i denti qualcosa in cui credi, come posso incolparti?” e
ora cosa doveva risponderle? Come poteva parlarle di nuovo? Fece un bel
respiro cercando di sembrare il più naturale possibile “E
il mio bambino come sta?” la vide sorridere mentre quella mano
sfiorava ritmicamente il ventre, una linea dolce, appena accennata
“Direi che se la passa bene” sorrise appoggiando la testa
alla roccia, a lui, oltre lui, distolse lo sguardo tenendo sotto
controllo le emozioni “Cosa ti piacerebbe?” “Non
importa, basta che sia sano” rispose staccando un leggerissimo
filo d’erba “Sicuro?” si voltò verso di lei
incontrando il suo sguardo, il suo sorriso “Davvero,
purché tu e lui o lei stiate bene” si soffermò
qualche secondo sul suo volto, sui suoi lineamenti impreziositi dai
raggi della luna “E se fosse una bambina?” “Beh,
allora sarà la mia bambina” semplice, conciso e carico di
tutto l’amore che un uomo poteva provare “Se sarà
una bambina credo che mi divertirò a spaventare i ragazzi
attorno a lei, la porterò a vedere le stelle nella radura in
mezzo al bosco e le insegnerò a nuotare” “E se
sarà un bambino” ci pensò qualche secondo ma poi
scoppiò a ridere “Lo stesso, ovviamente non caccerò
i ragazzi ma sarebbe comunque una fatica immensa” “Anche da
lì?” “Anche da qui” sussurrò
abbandonando nel vuoto ogni altro sorriso.
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Capitolo 6 *** Parole al Vento ***
dragon ball 6
Parole al Vento
Parole di vetro scritte dal vento, parole che sembravano ormai
così lontane e disperse, si strinse nelle spalle osservando la
pioggia scendere lungo il vetro.
Il vento scricchiolava attraverso
i muri frantumando il cielo e portando con sé un gelo tremendo,
chiuse gli occhi abbandonandosi a un unico pensiero, immaginava il
cielo, le nuvole dorate e poi lui, allegro, sorridente, lo rivedeva
negli occhi di suo figlio e in un ricordo, uno sguardo triste lontano
dall’uomo a cui era abituata ad avere accanto … “Come
vorrei abbracciarti amore mio, stringerti così forte da
toglierti il respiro ma non posso, non posso nemmeno toccarti, non
posso sentire la tua pelle, il tuo respiro e il sapore delle tue
labbra. Mi manchi, mi manchi da morire e non riesco a cacciarti per un
secondo dalla mente “ … sentiva
il battito tranquillo del cuore invadere il silenzio sovrastando il
rumore del vento poi un sussulto leggero, un attimo per capire che per
la prima volta, la piccola vita che portava in grembo si era mossa, un
sorriso delicato a mischiarsi con il sapore delle lacrime
“Oddio” sussurrò portando la mano sul ventre …
Chiuse gli occhi inspirando a fondo, la sentiva ridere, la sentiva
lottare per permettere alla tranquillità di vincere sulle
lacrime poi quell’attimo così diverso, un brivido a
percorrergli la schiena mentre un debole sorriso gli colorava il volto
“È vivo” sussurrò “Il nostro bambino
è diventato vita” era strano, una sensazione che non
conosceva e che a dir la verità nemmeno voleva, sollevò
una mano asciugando quella perla trasparente che era scesa dagli occhi,
non se ne era nemmeno accorto, non era abituato a piangere, non
l’aveva mai fatto …
la ninna nanna della pioggia accompagnava i suoi respiri mentre il
dolce tepore dei sogni la trascinava in un mondo più luminoso,
il viso dolcemente abbandonato sul cuscino e la mano ancora posata sul
ventre, di fronte a lei solo quella finestra invasa da gocce
d’acqua, si strinse più forte nella coperta allontanandosi
da quel lato vuoto del letto che sembrava più gelido che mai.
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Capitolo 7 *** Poesia ***
dragonball 7
Poesia
“Non dovresti venire fin qui ora è …”
“Pericoloso?” ribatté allegra riprendendo fiato
“No solo, insomma ti mancano …” “Quattro mesi
e sto bene quindi smettila di preoccuparti” “Credi sia
semplice?” rispose cercando di aiutarla a sedersi ma la sua mano
afferrò l’aria per l’ennesima volta “Va tutto
…” si fermò qualche secondo abbozzando un
leggerissimo sorriso “ … va tutto bene, posso sedermi
anche da sola vedi?” mascherava il rammarico dietro a sorrisi
senza mai fargli pesare quel dolore così violento che portava
dentro “Sono stata da Bulma sai?” “Davvero?”
slegò i capelli mentre i timidi raggi del sole foravano quella
coltre scura rendendo tutto attorno a loro irreale e strano “Il
suo bambino è davvero bellissimo Continua a litigare con Vegeta
ma credo sia normale no? Almeno lo ama” “Vegeta che cede
alle richieste di sua moglie” c’era un che di ironico nella
sua voce poi quello scoppio di risate improvviso “Il guerriero
più forte dell’universo che si arrende davanti ad una
donna questo vorrei proprio vederlo” “È
divertente” mormorò allegra iniziando ad intrecciare le
lunghe ciocche di capelli scure “Per quanto tutti lo abbiano
sempre considerato freddo e cinico beh, ti dirò invece che a me
sembra davvero un padre fantastico” “Davvero?”
“Davvero, insomma, non ride quasi mai e non credo di averlo mai
visto abbracciare quel piccoletto ma gli vuole bene, lo si legge nel
suo sguardo fiero” “Lui è sempre stato così
orgoglioso, la nascita di un figlio lo ha cambiato, dagli tempo e lo
vedrai anche sorridere” “Tu credi?” “Oh ne sono
certa” rimasero in silenzio qualche secondo “Si è
mosso” sollevò lo sguardo dall’erba sorridendole
“Ieri sera, l’ha fatto senza preavviso e non, è
stato ..” non sapeva nemmeno lei come dirlo, era da stupidi, in
fondo, l’aveva già passato con Ghoan e ora invece non
riusciva a mettere in fila due parole “Ti ha fatto male?”
“No” chiuse gli occhi cercando di immaginare il suo
bambino, lo vedeva al sicuro custodito dal corpo di sua madre, poteva
quasi sfiorarlo con le dita “Domani sera non riuscirò ad
essere qui” sussurrò tornando a concentrarsi sul suo viso
“Re Kaio ha deciso di prolungare gli allenamenti”
c’era una nota di malinconia sul suo viso ma la nascose dietro ad
un sorriso “D’accordo, non è un problema, vuol dire
che ci vedremo dopodomani” se avesse potuto farlo ora
l’avrebbe abbracciata, stretta a sé e senza nemmeno aprire
gli occhi avrebbe seguito i lineamenti del suo collo con le labbra,
già, e invece, tutto quello che poteva fare era restare
lì a guardarla “Ehi non fa niente sai? Non cambia niente
un giorno, non …” “Mi manchi” due parole
uscite senza freno, non gli aveva mai detto niente del genere,
l’aveva sempre e solo lasciata intuire e ora invece, le aveva
buttato addosso tutto, la vide sorridere dolcemente voltandosi verso di
lui “Mi manchi anche tu” un respiro, gli occhi fusi nei
suoi, era solo una poesia, vederla, studiarne il sorriso così
tanto da riuscire a riprodurlo perfino in sogno, immobili
così finchè il dolce scorrere del tempo non li avesse
separati di nuovo.
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Capitolo 8 *** Solo una Notte ***
dragonball 8
Solo una Notte
“Puoi andare ragazzo” “Sta scherzando
vero?” domandò confuso allentando la presa sul peso
“Ho l’aria di uno che scherza?” ribatté
burbero “So quant’è importante per te e non mi piace
vederti così” “Sono quello di sempre”
“No, sei simile al te stesso di sempre ma non lo sei realmente
quindi vai” un debole sorriso “Non è un dono che si
riceve tutti i giorni figliolo. Vai da lei e non sprecare il tempo
concesso perché non ne avrai dell’altro” fu una
reazione naturale, abbracciò il vecchio rubicondo stringendolo
con forza “Ok ok ok … anche io sono contento per il tuo
essere contento ma … insomma ragazzo così mi
stritoli” “Grazie” …
si muoveva lentamente cercando di non colpire qualche mobile, non aveva
nemmeno acceso la luce, ricordava ogni metro di casa sua, ogni angolo,
ogni stupido mobile e la cameretta di Ghoan, il viso rilassato del suo
bambino che riposava sereno, lontano da guerre, lontano dal male che
non meritava, sorrise socchiudendo la porta, era così strano
tornare indietro, per un attimo lo rivide piccolo, indifeso, un
cucciolo che tendeva le manine verso di lui ridacchiando felice.
Chiuse gli occhi bloccandosi
davanti a quella porta scura, la mano tremava sulla maniglia
mentre l’ansia si prendeva gioco di lui “Puoi farcela sai?
Insomma, hai salvato la terra puoi fare anche questo” di nuovo un
bel respiro e poi il tenue profumo di vaniglia ad invadergli i sensi.
La camera era esattamente
identica a quella che ricordava, le foto sul mobiletto, l’armadio
e poi il letto e lei, quella meraviglia creata dalla natura solo per
lui.
Dormiva serena, girata verso la
porta, un braccio dolcemente posato sotto la testa e i capelli a
coprire la pelle candida del collo, un passo e poi un altro, era
terrorizzato dal poter vivere un sogno, forse, tutto quello era
irreale, forse stava dormendo.
Allungò dolcemente una
mano pregando che non le passasse attraverso ma la pelle della ragazza
lo bloccò scatenando un sorriso, poteva sentirla, poteva
accarezzarla senza più sentirsi un fantasma, la sentì
tremare leggermente sotto il suo tocco forse troppo freddo e poi quegli
occhi profondi a guardarlo confuso “Tu sei … cosa
…” si sollevò dal cuscino cercando nel silenzio
risposte che non poteva avere “Sto sognando vero?” le
scostò i capelli dal viso poi le labbra sulle sue respirandone
il profumo “Sei qui davvero?” sussurrò in lacrime,
le labbra separate pochi millimetri, una sottilissima linea
d’aria a permettergli di respirare sorrise stringendola
mentre il cuore martellava violento nel petto, le mani posate sulle sue
spalle e la fronte contro la sua “Ascoltami tesoro …
questo è un regalo, un regalo concesso per poco tempo”
“Non importa” chiuse gli occhi sorridendo “Si che
importa” le mani scivolarono dolcemente tra i suoi capelli mentre
il suo profumo lo stordiva “Domani non sarò più
…” si bloccò di colpo, le labbra della ragazza
sulle sue “Non mi importa, non voglio saperlo” bastavano
solo quelle stupide parole ad innescare una reazione che non sarebbe
mai riuscito a fermare.
La strinse più forte
scendendo dolcemente sul collo, quanto gli era mancato il suo sapore,
il suo profumo, la sentiva sospirare, rabbrividire sotto le sue mani,
le gambe avvolte attorno a lui mentre le mani percorrevano ogni
centimetro della sua pelle, sorrise sfiorando il suo ventre, vi
posò un bacio soffermandosi qualche secondo sulla bellezza che
ne traspariva poi ancora le sue labbra, la voglia matta di averla di
nuovo, di tenerla stretta a sé per l’eternità
“Mi sei mancata” parole sussurrate a fior di labbra
“Mi sei mancata ogni secondo di ogni giorno” sembrava
cristallo puro, aveva paura di stringerla troppo forte, di farle male
ma lei sorrise inarcando leggermente la schiena, gli occhi concentrati,
persi nei suoi mentre la dolcezza di quelle spinte invadevano ogni loro
pensiero, era consapevole dell’effetto che scatenava in lui, lo
era sempre stata, giocava con il suo senso di colpa, lo usava per
mostrargli quanto sbagliata fosse stata quella scelta, le gambe sode,
perfette, strette con forza attorno ai suoi fianchi impedendogli di
fuggire ma non aveva bisogno di farlo perché quello, era
l’unico posto dove avrebbe voluto essere.
“Dovresti dormire”
“Se lo faccio allora non ti potrò più
toccare” lo strinse più forte, il ventre appiccicato al
suo mentre un debole sorriso provava a mascherare la stanchezza
“Accadrà lo stesso, è solo una notte e ...”
“Lo so ma fino ad allora posso sentirti” le sfiorò
il viso con le labbra lasciandovi una tenera scia di baci
“L’ho sentito sai?” aprì gli occhi sorridendo
“Si è mosso” le mani intrecciate sul suo ventre
mentre una piccola spinta giocava a nascondino con loro “Ehi
piccolo” mormorò ridendo “Lo so che è tutto
strano lì dentro, senti tutto mille volte più forte ma
devi stare tranquillo amore mio perché non accadrà mai
niente di brutto a nessuno di voi, il tuo papà non lo
permetterà mai” la mano posata sulla sua mentre un legame
più forte del sangue riempiva il suo cuore “Sarò
sempre qui bambino mio te lo prometto, ti guarderò da
lassù e sarà orgoglioso di tutto quello che
farai” di nuovo un leggerissimo movimento, impercettibile,
tenue, sollevò lo sguardo sorridendo ma lei si era addormentata,
persa nella dolcezza dei sogni, le mani ancora intrecciate alle sue
“Non vi accadrà niente di male te lo giuro” stretto
a lei con il terrore di venirne separato, sarebbe accaduto lo sapeva
bene, sarebbe accaduto e non avrebbe potuto fare niente per evitarlo.
I minuti passavano lenti, il
respiro del vento oltre i muri e un leggerissimo scroscio d’acqua
ad accompagnare quella miriade di pensieri, un groviglio immenso che
non riusciva a riordinare, continuava a guardarla, ne spiava ogni
più piccolo movimento, sorrise dandosi dello stupido, per anni
aveva dormito con lei e mai, mai si era fermato a comprendere quanto
bella potesse essere durante la notte.
Forse la colpa era di questa
stupida distanza, non aveva mai capito l’importanza di una
carezza sulla pelle, non fino a quando il destino aveva deciso di
strappargli la cosa più bella del mondo, sua moglie, Ghoan, gli
anni che avrebbe dovuto passare accanto a lui e poi quel bambino che
non avrebbe mai conosciuto il viso di suo padre, i suoi primi passi, la
prima parola, chiuse gli occhi cercando di respirare ma più ci
provava, più l’aria rifiutava di entrare nei polmoni
“Ti amo” due parole sussurrate al silenzio, incatenate
dentro a quella stanza che avrebbe custodito per sempre quella
dolcissima confessione.
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Capitolo 9 *** Lacrime ***
dragonball8
Lacrime
Immobile con le mani strette attorno al bordo del tavolo, era
rimasto lì quasi tutta la notte fino ad ora, fino a quando i
primi timidi raggi del sole non avevano deciso di rompere quella coltre
fitta e pesante.
Continuava a sorridere mentre lei
si nascondeva da quella debole luce, gli occhi chiusi e le labbra
leggermente arricciate poi quel gesto naturale, la mano destra a
sfiorare il lato vuoto del letto, un brivido improvviso che la
costrinse ad aprire gli occhi.
Nella penombra della stanza solo
il vuoto a darle il buon giorno, si strinse nella coperta soffocando un
singhiozzo, e poi lui, invisibile, così lontano da lei eppure
tanto vicino da poter sentire le sue lacrime.
Lo sapeva, sapeva che sarebbe
stato così e si era ripromesso di non guardarla, di andarsene
prima che quelle perle d’argento lo colpissero dritto al cuore
“Va tutto bene tesoro mio” mormorò sorridendo ma
quelle parole non le sarebbero mai arrivate perché era
l’alba, perché lui doveva ritornare al giusto posto, un
ricordo doloroso, quello e nient’altro.
Si alzò lentamente
massaggiandosi il collo “Andrà tutto bene amore mio non
preoccuparti, presto dimenticherai anche le lacrime” ma lei
continuava a piangere incurante del sole, incurante della sua presenza “È ora di ritornare figliolo”
“Stavo solo …” si fermò di colpo pugnalato al
petto da quegli occhi profondi a pochi centimetri dal suo viso “
… stavo solo, volevo salutarla” “L’hai fatto”
annuì debolmente allontanandosi di un passo da lei, in piedi,
ferma a guardare la sua immagine riflessa nello specchio, le mani
posate sul ventre mentre calde lacrime le torturavano il viso “Figliolo devi venire via da lì, il tempo che ti è stato concesso purtroppo è finito” un debole sorriso prima del niente più assoluto.
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Capitolo 10 *** Almeno ***
Almeno
Almeno
“Almeno l’hai stretta tra le braccia”
“Già” ribatté ironico sollevando un enorme
peso “E a cosa mi è servito? L’ho fatta soffrire per
l’ennesima volta” “È questo che credi?”
non rispose nemmeno, si concentrò sui suoi esercizi lasciando a
re Kaio la possibilità di divagare “Io credo che sia stato
meglio così figliolo. Rendere la vostra distanza meno dolorosa
non è forse meglio che lasciarla nell’incertezza? Ora sa
che non sei solo un fantasma che la incontra la sera ma un uomo, un
uomo che ama da morire la sua famiglia, è tanto brutto da
accettare?” “Sono stato egoista, l’ho fatto di
nuovo” “Oh io credo che ..” “La volevo, volevo
lei per cancellare il dolore, per costringerlo a restare incatenato in
fondo all’anima, la volevo per me stesso, volevo sentire la sua
pelle sotto le dita e poi i suoi baci …” chiuse gli occhi
lasciando cadere il peso “ … mi mancava da morire e ora
…” una mano tra i capelli e l’altra a coprire il
volto “ … sapevo che avrebbe pianto, sapevo che il
risveglio sarebbe stato orribile e mi ero detto: non andare da lei! Non
puoi farle del male ancora! E invece, come un’idiota mi sono
ritrovato lì, a stringerla, ad amarla e per cosa? Una notte di
ricordi?” “Una notte per capire quanto lei faccia parte di
te” mormorò il vecchio sedendosi accanto a lui “Non
hai fatto niente di sbagliato figliolo. La ami, perché non
riesci ad ammetterlo?” “L’ho fatto io …”
“No, le hai sempre e solo detto: tornerò presto te lo prometto … oppure … mi sei mancata anche tu
, ma non le hai mai detto ti amo, perché?” “Ha
importanza?” “Se il continuo senso di colpa che hai mi
tiene sveglio la notte si!” esclamò burbero dandogli un
pugno sulla spalla “Ti sento di notte sai? Non fai altro che
camminare avanti e indietro e perfino mentre dormo riesco a sentire i
tuoi pensieri” “Mi dispiace non …”
balbettò confuso “ … davvero sente i miei
…” “Oh ci puoi giurare ragazzo!” “Questo
vuol dire che lei … ieri lei …” “Levatelo
dalla testa!” sorrise lasciando uscire l’aria dai polmoni
“Meno male, per un attimo ho temuto che lei avesse
…” “La notte dormo figliolo! Quello che fai tu con
tua moglie è ben lontano dai miei pensieri credimi”
“Beh, questo è positivo”
“Altroché” “No davvero sa? Se fosse stato il
contrario sarei stato costretto a prenderla a pugni per aver
origliato” l’altro scoppiò a ridere divertito
“Sei geloso” “È mia moglie!”
“È una buona cosa sai? Vuol dire che almeno ci tieni a
lei” “Ma che … è impazzito per caso?”
domandò confuso voltandosi verso di lui “Sei geloso, la
proteggi e le dai il permesso di conoscere la luce del tuo cuore ma non
la dici ti amo” le lunghe antenne vibrarono qualche secondo poi
ancora un sorriso enorme a dipingersi sul suo viso rubicondo
“Sai cosa penso figliolo?” “Cosa?” “Penso
che tu non le abbia mai detto quello che provi perché ne sei
spaventato” “Ho affrontato guerrieri di forza esagerata e
non ho mai avuto paura” “Si, ma sapevi contro cosa
combattevi ma qui …” si alzò traballante da terra
pulendosi la lunga veste “ … qui andiamo ben oltre.
Conosci l’arte della lotta, sai affrontare trasformazioni che
spingono il corpo a sforzi estremi e con estrema facilità le
controlli e usi per disperdere il male, sei riuscito a salvare la terra
innumerevoli volte ma non sei mai riuscito a dirle ti amo, e il motivo
è semplice sai?” continuava a fissarlo in silenzio
cercando di concentrarsi sulle sue parole ma tutto diventava
tremendamente difficile “Pronunciare quelle parole vuol dire
legarsi in modo definitivo a lei” “L’ho fatto, questa
mattina io ho …” “Non poteva sentirti, non poteva
vederti e tu l’hai detto al silenzio. Non è così
che funziona figliolo, non è continuando a scappare che
risolverai le cose” “Non c’è bisogno di dirle
queste cose, insomma, lo sa che io ..:” “Che la ami? Oh
certo che lo sa ma c’è una differenza ragazzo, lei te
l’ha detto e tu hai sorriso e l’hai baciata ma non le hai
risposto” “Non serve!” “Ah no? E allora come
mai pensi continuamente a quello?” colpito e affondato, forse re
Kaio aveva ragione, forse era davvero quello “Cambiamo discorso
vuoi?” “Come?” “Fossi in te mi allenerei sodo
figliolo perché il torneo è molto vicino e non voglio
essere preso in giro, di nuovo, dagli altri re Kaio chiaro?” un
ultimo sorriso e poi di nuovo la faccia sonnecchiante di Bubbles
“Beata te scimmietta, non ti devi preoccupare di niente”
Bubbles lo guardò confusa qualche secondo prima di tornare a
dormire “Già, non devi preoccuparti di nessuno
…”
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Capitolo 11 *** È Giusto ... ***
Dragonball 11
È giusto ...
“Ehi” un sorriso enorme a colorarle il volto
mentre il fiatone le spezzava il respiro “Scusami, Ghoan ha
elegantemente picchiato un suo compagno di scuola” “Come ha
… sta bene?” “Oh non preoccuparti, se la
caverà bene, gli ho già fatto la ramanzina a dovere
sai?” “No” ribatté confuso “Non nostro
figlio ma il …” “Starà bene, non
è successo praticamente niente, solo qualche pugno”
“Qualche pugno di Gohan è diverso da qualche pugno di
qualsiasi altro bambino” “Non preoccuparti”
ribatté allegra sedendosi sulla roccia “Non è
successo niente” “E perché non è successo il
niente di cui parli?” domandò guardingo studiandone il
volto “Hanno litigato tesoro, capita tra ragazzini sai?”
“Avanti credi davvero di riuscire a cavartela così?”
sbuffò alzando gli occhi al cielo “Allora, hai scelto il
nome?” lo vide tremare leggermente per quel cambio improvviso di
discorso “Il nome?” “Mancano due mesi sai?”
“Lo so, non preoccuparti non me lo sono dimenticato” una
punta di malinconia a colorargli la voce “Non è
così grave sai? Insomma, puoi vederlo anche da lassù
giusto? Andrà bene lo stesso” gli sfiorò il viso,
un gesto leggero, naturale ma la reazione non fu altrettanto naturale,
la mano passò attraverso il suo viso senza darle tempo di
riflettere “Allora” finta allegria a mascherare il disagio
“Hai scelto un nome?” scosse dolcemente la testa
concentrandosi sul proprio respiro “Sai, forse è meglio
che lo scelga tu” “Perché?” domandò
confusa posando la fronte sulle mani “Perché si,
perché è normale e giusto così, sei sua
madre” “E tu sei il padre e allora? Come la
mettiamo?” “Voglio solo che sia tu a scegliere il nome
tutto qui. Lo porti dentro da sei mesi, è parte di te e credo
sia giusto così” poi un leggerissimo suono, una parola
dolce come non mai “Mamma!” si voltarono entrambi verso il
gruppo di alberi alle loro spalle “Gohan?” “Che ci
fai qua fuori?” domandò preoccupato avvicinandosi a lei
“Non dovresti essere qui” “Stavo …”
sollevò lo sguardo incrociando gli occhi dell’uomo “
… avevo bisogno di riflettere tutto qui” “Puoi farlo
in casa mamma” la strinse per la vita aiutandola ad alzarsi
“Gohan non credi che sia …” “Hai bisogno di
riposare! Ricordi cos’ha detto il dottore?” si
mordicchiò leggermente le labbra pregando che lui non si fosse
accorto di niente ma lui era già lì, in piedi dietro al
figlio, le braccia conserte e gli occhi piantati nei suoi “Ti sei
scordata di dirmi qualcosa?” non rispose, si limitò a
sorridere lasciando che Gohan la tirasse dolcemente verso la stradina
“Andiamo mamma, ti preparo qualcosa di caldo e poi parliamo un
po’” il viso del bambino si illuminò di colpo, non
era quello che aveva immaginato per lui, era ancora così
piccolo, avrebbe dovuto giocare assieme agli amici, correre allegro e
pensare solo a scegliere il colore dei suoi giochi e non sostituire suo
padre.
Già, forse era quella la
sua punizione, vedere gli unici gioielli della sua vita perdere il loro
splendore giorno dopo giorno, Dio cosa avrebbe dato per vederli
sorridere!
Pregava ogni maledetto giorno che
il suo bambino ritrovasse la voglia di saltare, di correre felice tra i
campi assieme ai suoi amici fantasticando sul mondo, immaginando cose
che solo un bambino può creare, pregava di vedere sua moglie
serena, in pace con sé stessa, lontana da tutto quel
fottutissimo dolore che lo attanagliava, pregava per i loro sorrisi,
per quelle dannate lacrime che non li lasciavano in pace nemmeno per un
secondo, pregava e basta, perfino ora, mentre con il cuore a pezzi la
guardava camminare lontano, la mano stretta in quella del figlio
cercando di mascherare con un sorriso le lacrime.
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Capitolo 12 *** Respira Amore Mio ***
dragonball 12
Respira Amore Mio
Di nuovo una contrazione, di nuovo la mano chiusa con forza attorno al
lenzuolo, il respiro accelerato mentre quel dolore profondo lacerava
ogni suo senso.
Si avvicinò lentamente a
lei cercando di non sembrare agitato o spaventato ma come poteva non
esserlo? Lui era lì, in piedi vicino a quel fottuto letto
incapace di parlarle, di respirare mentre quegli occhi spaventati
cercavano nel suo viso aiuto “D’accordo, è in arrivo
un’altra contrazione ma questa volta non devi spingere ok?”
mormorò il medico accennando un leggerissimo sorriso
“Non spingere, resta tranquilla e non preoccuparti di niente,
andrà tutto bene, mi occuperò io del tuo bambino”
un debolissimo assenso, chiuse gli occhi voltando il viso verso di lui,
la mano posata a pochi centimetri dal volto.
Avrebbe voluto stringerla,
tenerla stretta con tutte le sue forze ma non gli era permesso,
già essere lì era un regalo immenso “Fai un bel
respiro, trattieni l’aria finché non passa la
contrazione” la voce rassicurante del medico non riusciva a
tranquillizzarla, la contrazione arrivò più forte della
precedente, la vide tremare violentemente trattenendo il respiro, ogni
muscolo contratto mentre una lacrima insolente fuggiva
all’autocontrollo “Sei bravissima amore mio”
mormorò a pochi centimetri delle sue labbra, un debole sorriso a
intromettersi nel dolore poi un’altra contrazione “Ho
bisogno che tu non spinga ok? Il bambino è bloccato”
“Sta … cosa …” era sfinita, distrutta dalle
troppo ore di travaglio “Sta bene, starà bene, devi solo
resistere un altro po’” ma le lacrime scoppiarono violente
rompendole il respiro “Va bene tesoro, ce la faremo” le
sorrise paralizzato a pochi passi da lei, non sapeva cosa fare, come
muoversi o cosa dirle.
Che diavolo poteva fare? Aveva
combattuto contro i più grandi guerrieri dell’universo e
non aveva mai avuto tanta paura, un impeto improvviso, posò la
mano sulla sua stringendola con forza, la ragazza aprì gli occhi
di colpo, il respiro rotto dal pianto mentre lo sguardo si fondeva al
suo, le mani strette, incatenate l’una all’altra senza
lasciare all’aria la possibilità di separarli “Che
diavolo …” balbettò confuso ma la stretta della
ragazza si rafforzò di colpo “Non ci riesco”
mormorò tra le lacrime “Si che ci riesci” sorrise
scostandole dal viso le ciocche di capelli, la pelle fresca, imperlata
di sudore scorreva veloce sotto le dita lasciandolo stordito e
spaventato “Sei riuscita a sopportarmi puoi fare anche
questo” “No che non posso” “Ascoltami
…” le sorrise sollevandole dolcemente il volto “
… sei riuscita a cavartela da sola tesoro, tutte le volte che ti
ho lasciato per salvare vite umane, tutte le volte che non ho
riflettuto condannando anche te ad una vita non giusta, tutte quelle
volte amore mio sei riuscita a rialzarti” un altro sorriso,
debole, indifeso “Sei forte amore mio, lo sei sempre stata e ora,
ora hai bisogno di quella forza perché il nostro bambino ha
bisogno di te” un’altra contrazione poi la voce
rassicurante del dottore “Ci siamo, ancora due spinte e avrai il
tuo bambino” pochi minuti lunghi un’eternità
“Resti qui con me?” gli occhi scuri piantati nei suoi,
stanchi, imploranti “Non vado da nessuna parte piccola, sono qui
e non vado da nessuna parte” ancora una contrazione e poi quel
pianto liberatorio a riempire l’aria.
Sorrise mentre la voce di suo
figlio gli riempiva i sensi “È nato” sussurrò
tra le lacrime mentre quella piccola vita lottava per respirare.
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Capitolo 13 *** Tramonto ***
Dragonball 13
Tramonto
Non aveva mai avuto tanta paura in vita sua, si era scontrato con
mostri orrendi, esseri in grado di distruggere la Terra in meno di
cinque minuti e suo figlio, era bastato lui a farlo tremare come una
foglia scossa dal vento gelido.
Vederlo nascere, restare accanto
a lei, sentire la sua paura e la sua rabbia era stato più
massacrante di qualsiasi altra cosa.
Ora se ne stava lì, gli
occhi persi sull’acqua increspata del lago, pensieri contorti e
strani, pensieri che non si addicono ad un morto, incrociò le
mani sotto al mento cercando di trovare un filo logico in quella
miriade di sensazioni che si prendevano gioco di lui ma non c’era
niente di logico in tutta la sua vita.
Cresciuto da solo, abituato a
combattere fin da bambino, innamorato della guerra e di quel continuo
mettersi alla prova, già, finché non incontrò lei,
il suo sorriso e la sua voglia matta di vita più forte di
qualsiasi sfida.
Lei così decisa e forte,
una ragazza adatta a lui, adatta agli sbalzi di carattere del guerriero
più forte dell’universo intero eppure, nonostante questo,
era sempre stata lei a soffrire, a perdere le speranze, a restare sola.
Oh certo, non era colpa sua, non
era così che si era immaginata la vita con lui ma che poteva
farci? Sorrise sfiorando l’erba fresca con le dita, fresca come
la sua pelle, il suo sorriso …
era mattina, una fresca a luminosa mattina di primavera, dalle finestre
aperte un lieve venticello a prendersi gioco di loro, di lei stretta
con forza tra le sue braccia, continuava a ridere nascondendo il viso
sul suo petto mentre il vento le sfiorava la schiena nuda. Era rimasto
sveglio tutta la notte osservandola, studiandone le espressioni, il
modo buffo che aveva di arrotolarsi nelle coperte, il calore che
emanava il suo corpo esile e delicato “Se non la smetti di ridere
ti verrà il singhiozzo” “Oh andiamo!”
“Lo sai che succederà, ti viene sempre il singhiozzo
quando ridi troppo” esclamò divertito facendole il
solletico “Oh ceto, divertiti pure guerriero ma sappi che essere
un super uomo biondo o moro a scelta, non ti da il diritto di prendermi
in giro!” lo spinse via ma per quanti sforzi facesse, le sue mani
restavano prigioniere di quell’uomo forte e testardo “E
così, è questa la tua forza? Devo ammettere che sono
deluso sai? Un grande guerriero merita una moglie alla sua pari”
poi una scintilla nei suoi occhi, uno sguardo carico di sfida che
conosceva bene e che amava da morire “E così
…” sussurrò avvicinando le labbra alle sue “
… non sono alla tua altezza vero?” un contatto delicato e
lieve mentre i corpi cambiavano posizione, da soli, senza fretta
alcuna, quasi come se quel gioco di parti fosse all’ordine del
giorno “E ora? Cosa dice l’uomo più forte
dell’universo? Sua moglie è alla sua altezza?”
“No” rispose ridacchiando mentre la pressione delle sue
gambe aumentava contro i fianchi “Per ora mia moglie è
seduta su di me e ride” “Allora immagino che se tua moglie
fa questo …” le labbra posate sul suo petto salivano
lentamente fino al collo fino a cercare il suo viso “ …
è considerata non adatta alla tua forza” la fronte posata
contro la sua e una sottile scia d’aria fresca a separare le
labbra “Io credo di avere accanto la ragazza più bella del
mondo intero” le sfiorò la schiena salendo fino alle
spalle, brividi gelidi che la costrinsero a tremare leggermente
“Hai il singhiozzo” mormorò divertito baciandole il
collo “Non è vero!” “Oh io credo di si”
un lievissimo tremito, scoppiò a ridere abbracciandola con forza
mentre il suono fresco di quelle parole riempivano l’aria attorno
a loro …
lasciò cadere le mani nel vuoto ridacchiando “Ehi”
si voltò di colpo incontrando i suoi occhi “Che ci fai
qui? Dovresti riposare e non correre via ogni volta che …”
“Che cosa?” ribatté ironica sedendosi accanto a lui,
tra le braccia, il regalo più bello che la vita gli aveva fatto
“Come ti senti?” “Bene, stiamo bene” una manina
rosea si posò sulla sua, era così piccola, così
indifesa, distolse lo sguardo, continuare a spiarli senza poter
toccarli era una punizione più che sufficiente “Non ho
avuto più quelle strane nausee e il dottore ha detto che il
piccolo sta bene” “Bene, questo è importante”
un altro sguardo rubato “Allora amore, hai deciso il nome?”
scosse leggermente la testa sorridendo “No, non ancora” il
bambino si strofinò gli occhi, le labbra arricciate e il respiro
accelerato “Cos’ha?” “Credo abbia fame”
slacciò la camicetta senza staccare gli occhi da lui “Cosa
c’è?” “Io? Non ho niente, sto solo guardando
mio figlio tutto qui” “Ma davvero?” mormorò
guardinga “Non stai per caso lasciando che il senso di colpa si
prenda gioco di te vero? Te l’ho già detto un sacco di
volte, va bene così, stiamo bene vedi?” ma lui non
rispose, si limitò a sorridere abbassando di nuovo lo sguardo
“Come diavolo fai ogni volta a …” “Mi credi
davvero così sciocca?” “No è solo strano
tutto qui” “Sono tua moglie, credi davvero che sia
difficile per me capirti? Ti conosco bene amore mio, ti si legge in
faccia ogni emozione” sfiorarle il viso sorridendo, era questo
quello che desiderava nel profondo del cuore ma sapeva che quello,
sarebbe stato solo un maledetto desiderio “Ne abbiamo già
parlato ricordi? Ce la caveremo bene e poi …” si
soffermò un secondo sul viso del piccolo “ … loro
possono sentirti no? Vedrai che andrà bene” “Lo so
ero solo … pensavo al tramonto” bugiardo, bugiardo ed
egoista “Allora …” riprese stringendo più
forte il piccolo “ … penseremo al tramonto insieme”
un sorrido dolce come il miele mentre i teneri raggi dorati le
coloravano il volto.
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Capitolo 14 *** Goccia di Luce ***
Dragonball 14
Goccia di Luce
Dio come avrebbe voluto essere laggiù con loro, tenere
per mano il piccolo Goten mentre, traballante ed insicuro, si alzava in
piedi cercando di muovere i primi passi.
Camminare accanto a loro,
sfiorare i capelli di sua moglie sorridendo quando la mano scendeva sul
collo e un tremito lieve scatenava le sue risate, stringerla tra le
braccia lasciandosi avvolgere dal suo profumo, dal calore che quel
corpo perfetto era in grado di dare e poi Gohan e il suo viso, le sue
emozioni, il terrore e le insicurezze di ogni ragazzino che si affaccia
alla vita, quella vera, quella fatta di scelte, di amici, di primi
amori.
Una vita che lui, per troppo
tempo, aveva dimenticato, messo in secondo piano perché la
sicurezza di avere comunque al suo fianco una persona, aveva
cancellato ogni incertezza, già, e lui cosa doveva a questa
persona? Quante volte l’aveva lasciata sola, quante volte aveva
permesso alla rabbia, alla guerra, alla cattiveria di prendere il
sopravvento, di trascinarlo lontano abbandonandola sulla Terra, da sola
per l’ennesima volta.
Eppure ora più che mai,
avrebbe desiderato tornare ad essere quel guerriero, perché quel
guerriero perdeva il controllo, si allontanava da ogni sentimento
diventando un animale e non era costretto a guardare la vita.
Il primo Natale di Goten, il suo
sorriso allegro e curioso quando, per la prima volta, le manine
sfiorarono la neve, poi il primo compleanno, i primi dentini e quella
parola tanto dolce da massacrarlo dentro “Mamma”.
Una parola, un milione di
emozioni racchiuse dentro a semplici lettere e ora, per la prima volta
in tutta la sua maledetta vita, si era reso conto di quanto quella
donna fosse una madre meravigliosa.
La vedeva serena, dolcemente
concentrata sul suo piccolo, sorridente cercando di dimenticare,
chiudendo per un attimo ogni brutto pensiero fuori dalla mente.
Quanto male le aveva fatto,
quanti pianti e quante delusioni eppure, lei era lì, seduta a
gambe incrociate sul tappeto, con una mano a reggere suo figlio mentre
l’altra cercava di invogliarlo a lasciare la presa “Sei
meravigliosa amore mio” ma la dolcezza di quell’attimo
perfetto non venne intaccata dai suoi sospiri.
I fantasmi non posso interferire
con la vita dei mortali lo sapeva bene, ma in fondo al cuore, dove
l’amore e la gioia erano imprigionate dietro al gelo, sperava
ardentemente che sua moglie potesse sentirlo, che lo ascoltasse
perché ripeterlo al tramonto non poteva bastare, non per lei,
goccia di luce in un universo di buio e guerra.
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Capitolo 15 *** Pensieri sussurrati al Vento ***
Pensieri sussurrati al Vento
Ci aveva pensato milioni di volte, si era costretto a parlare con le nuvole, con le stelle provando e riprovando quel discorso così leggero e privo di emozione che per tutta la vita, era rimasto chiuso a chiave nel cuore.
Grazie amore mio … si concentrò sulle nuvole candide che gli accarezzavano il volto, che giocavano spinte dal vento mentre il mondo sotto di loro si era appena addormentato. La luna saliva leggera a est illuminando d'argento quei prati verde smeraldo, accarezzando con la sua luce le stelle e le punte innevate dei monti … grazie amore mio per essermi stata accanto. Grazie per i sorrisi, per le lacrime, grazie per la forza immensa che mi hai regalato e che troppo spesso, ho finto di non vedere. Mi dispiace, credimi mi dispiace davvero. Lasciarti era l'ultima cosa che volevo ma forse, inconsciamente, pensavo che avrei avuto tutta la vita per dirti queste cose … sorrise mentre il vento fresco si insinuò tra i pensieri cancellando certezze, rivoltando sentimenti e paure … sono stato uno sciocco. Non mi sono nemmeno fermato a pensare, a riflettere su quanto il dolore delle mie scelte ti avrebbe massacrato, sulle conseguenze che ti avrebbero portato solo lacrime. Non era quello che volevo, non era farti piangere che desideravo ma di una cosa puoi essere certa, tu sei stato il mio ultimo pensiero. Era il tuo viso che avevo davanti agli occhi, le tue labbra, il tuo sguardo. Sei stata la mia salvezza, la mia ancora mortale che costringe ogni giorno questo cuore che ora è solo polvere a battere, a correre all'impazzata quando i tuoi occhi tornano nei sogni, quando il freddo mi costringe a tremare e d'improvviso, sento sotto le dita il calore della tua pelle.
Non è una vita la mia, spiare il mondo, vederti crescere, cambiare senza di me, no amore mio, non è una vita questa.
Vorrei stringerti tra le braccia, vorrei ascoltare il tuo respiro e non sai quanto male mi fa, vedere sul tuo viso un sorriso falso, una piccola perla di luce che urla al mondo: va tutto bene, sto bene.
Lo fai per i nostri figli, lo fai per te stessa, perché le mie scelte hanno cancellato di colpo quella luce stupenda che ti portavi dentro … inspirò lentamente, quasi come se l'aria fresca della notte potesse aiutare quei pensieri a fluire meglio, ad abbandonare le catene del raziocinio per volare alte nel cielo.
Conosceva a memoria quei pensieri perché tutte le notti ci lottava, aveva sbagliato, aveva sbagliato su ogni cosa, su di lei, sulla certezza di averla accanto perché così facendo, si era perso parte dei suoi sorrisi, si era perso quella dolce insicurezza di lasciare la casa perché era certo, che al proprio ritorno, l'avrebbe trovata lì e invece, non aveva calcolato quell'assenza imposta, quel doloroso distacco che si mangiava velocemente ogni loro ricordo … Ti chiederò scusa per l'eternità amore mio. Ti chiederò scusa ogni giorno finché il cielo me lo permetterà perché questo è l'unico modo che ho per restarti accanto, per restare accanto ai nostri figli. Ma non temere, resterò sempre vicino a te, potrai vedermi ogni volta che alzi gli occhi al cielo, ogni volta che spii il volo di una farfalla pensando a quella mattina fresca in riva al lago. Porto nel cuore ogni tuo respiro, ogni gioia che mi hai regalato e so di non avertelo mai detto ma ti amo, ti amo così tanto amore mio e per quest'amore, ti prometto che le stelle ricorderanno per sempre il tuo nome, che ogni tuo giorno sarà pieno di vita e di dolcezza perché non è questo distacco la fine della tua voglia folle di vivere.
Non sarai tu a pagare per il peso di questo dolore, te lo giuro amore mio, non sopporterai più niente di tutto questo perché sono abbastanza forte per tutti e due.
Tu vivrai, imparerai di nuovo ad amare e sarai la madre meravigliosa che i nostri figli amano e adorano, perché è questa il tuo futuro, è per questo che sei nata, per dare amore, per rendere il mondo, il nostro mondo un posto migliore … sorrise appena passandosi una mano in viso.
Sentiva crescere dentro la voglia folle di piangere, di scendere da quel letto di sogni e abbracciare di nuovo i suoi figli, la sua bellissima sposa, la sua vita.
Sogni e fantasie che i fantasmi non possono avere, non possono provare; punizione infinita per un cuore che forse, non meritava tutto quel dolore ma c'era così tanto male nel mondo, così tante ingiustizie, le stesse che l'avevano costretto a scegliere.
Vita o morte, lei o l'eternità senza di lei, alla fine aveva scelto il mondo, il terzo incomodo che regnava sovrano su ogni sua decisione.
Aveva perso lei, i suoi figli, gli amici, aveva perso ogni cosa per un sacrificio che avrebbe potuto evitare, ma come poteva farlo? Come poteva reprimere il suo essere così attaccato alla razza umana? Come poteva fingere indifferenza davanti ai bambini e alle persone indifese? Aveva scelto, l'aveva fatto ma per ogni scelta c'è una conseguenza, la sua? Le lacrime di sua moglie.
I pianti soffocati che portavano via le sue notti, i pensieri spenti, cupi, la voglia maledetta di rivederlo che molte volte la distoglieva dalla realtà.
Non poteva tornare indietro, non poteva andare avanti, bloccata tra due mondi, incastrata a terra con un macigno sul cuore, quel macigno immenso che lui aveva creato anno dopo anno e che ora, pesava più di una montagna.
Come avrebbe voluto liberarla da quel peso enorme ma i fantasmi non piangono, i fantasmi non aiutano gli esseri umani, nemmeno quando questi sono la metà esatta del proprio cuore.
Così, se ne stava lì, a ripetere minuto dopo minuto quelle parole, le sussurrava al vento con la segreta speranza che arrivasse fino a lei, che in qualche modo, toccasse il suo cuore restituendole almeno in parte, l'amore profondo che per anni li aveva uniti e che nonostante la distanza, costringeva un uomo e una donna a piangere silenziosi mentre le stelle, uniche spettatrici di quella tragica commedia, restavano in silenzio ad ascoltare il battito dei loro cuori. |
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