It's my life

di Metamorfosi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Chapter I: atterraggio di emergenza ***
Capitolo 3: *** Chapter II: Il risveglio ***
Capitolo 4: *** Chapter III: Facendo conoscenza... ***
Capitolo 5: *** Chapter IV: Libertè, douce Libertè! ***
Capitolo 6: *** Chapter V: Come un pesce fuor d'acqua ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Premetto che è la prima volta in assoluto che pubblico qualcosa di mio su questo sito, perciò sono nuova di zecca. In teoria questa storia dovrebbe inserirsi nella saga di Maximum Ride, ma non in punto preciso, perché come vedrete i personaggi originali non compaiono praticamente mai, almeno per ora. Solo da un certo punto in poi andrà a collocarsi tra il sesto e il settimo volume (che attendo con ansia **), e l'unico personaggio che probabilmente apparirà sarà Fang (scelta che per chi ha letto il volume 6 sarà facile da comprendere). Tutto il resto è opera mia, dalla storia ai personaggi, e spero davvero che la gradirete. certo,  magari per alcuni aspetti potrà sembrare simile alla storia originale, ma, diciamolo, per alcune cose (vedi fuga da laboratorio, mutanti, vita da vagabondo/fuggitivo) non c'è troppa scelta.
Ora vi lascio, godetevi la mia creazione, se così si può chiamare...
Goodbye! ^_^

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Prologo

 
Ok, devo ammetterlo: ho sempre detestato scrivere. Il solo fatto che sia stata convinta, anzi, costretta a farlo
mi manda in bestia. Ma dato che ora qui tanto vale iniziare, no? Anche se non ho idea di come si faccia…
E va Bene, comincerò col presentarmi: mi chiamo Jack e ho diciassette anni. Ok, lo dico: Jack sta per Jacklin.
Si, esatto, sono a ragazza. Una ragazza che trova terribilmente stupido il suo nome. E sapete cos’altro trovo stupido?
La moda, la fama, il gossip, andare sette giorni su sette dal parrucchiere e indossare scarpe firmate.
Perché? Semplice:
la moda è impegnativa e inutile;
la fama e il gossip come sopra;
vivere dal parrucchiere neanche a parlarne;
indossare scarpe firmate scomodo e costoso.
Insomma, sono il ritratto dell’anti-femminilità. In quanto a finezza e buone maniere faccio concorrenza ad un camionista.
Credo di divagare un po’ troppo…poco, ma siccome mi incitano a tornare al discorso originario lo farò, anche se potrei stare qui a discutere ancora per ore.
Stavo dicendo, mi chiamo Jack, ho diciassette anni, sono alta un metro sessantacinque, capelli castani, occhi castani, pelle bianco-cadaverica, occhiaie da non-morto e sono una mutante.
Si, avete capito bene: sono una mutante, mezza umana mezza… ehm…  Non ne ho idea. So solo che posso cambiare aspetto e diventare qualsiasi cosa io voglia, potere molto utile quando non arrivo a prendere qualcosa su un mensola o devo scappare da qualcosa-barra-qualcuno.
Sono abituata a vivere da vagabonda da quando avevo quasi dieci anni. L’unico legame che abbia mai avuto è quello con Cy. Lui è un bambino di quasi dieci anni, sette in meno di me, dagli occhi color cioccolato e i capelli biondo scuri e boccolosi come quelli di un bambolotto. Sono cresciuta con lui ed è come se fossi sua sorella, anche se quando si tratta di Cy in me si attiva una specie di modalità “MAMMA ORSA”.
Gli sono troppo affezionata.
Il vero motivo per sto scrivendo è per raccontare la mia, o meglio, la nostra storia.
Spero gradirete, e se così non fosse, allora beh… Affari vostri: nessuno vi costringe a leggere!

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Capitolo 2
*** Chapter I: atterraggio di emergenza ***


~ *** ~

 
Dopo circa trenta minuti di volo ero sfinita: stavo pericolosamente perdendo quota e rischiavo di schiantarmi al suolo da un momento all’altro.
Non volevo preoccupare Cy, che volava poco sotto di me continuando a voltarsi a guardarmi ancora agitato, ma d’altra parte sapevo che non
sarei resistita ancora a lungo in quelle condizioni. Nevicava da ore e faceva dannatamente freddo.
Ad un tratto la vista si fece sfocata, i suoni ancor più distanti, la percezione del vento sulla pelle si affievolì, lasciando il posto alla stanchezza.
Stavo perdendo i sensi e senza neanche accorgermene avevo preso a precipitare. Poi di colpo rinvenni, appena in tempo per vedere sotto di me
il suolo imbiancato ora terribilmente vicino. Un’ultima breve scarica di adrenalina mi diede la forza di virare un’ultima volta per evitare di schiantarmi
contro una roccia a tre o quattro metri più sotto. Atterrai malamente e presi a rotolare e incespicare nella neve ancora per qualche metro, per poi
fermarmi sbattendo contro un masso; quell’ultimo colpo mi tolse il fiato. Mi lasciai sfuggire una specie di rantolo strozzato.
Ero così stordita che non sentii nemmeno Cy atterrare e corrermi incontro.
–Jack che è successo?! Ti ho visto perdere quota e poi...-  senza finire la frase si chinò su di me e mi aiutò a mettermi a sedere contro il masso
contro cui mi ero nuovamente fracassata la cassa toracica. Non ero mai stata ridotta così prima di allora. Certo, fino a quel momento me l’ero
cavata con qualche costola incrinata, graffi e via discorrendo, ma questa volta era diverso. Si guardò intorno in preda all’ansia e disse -Devo cercare aiuto-.
Cercai subito di tranquillizzarlo, di parlargli e fermarlo, ma dalla mia bocca uscirono solo rantoli. Cy si alzò e dopo una breve rincorsa spiccò il volo dicendo:
– Torno presto aspettami qui!-.
“Come se potessi muovermi” pensai, ma come era nato quel pensiero morì subito. Stavo diventando acida, come sempre quando stavo male del resto,
ma questa volta non erano sciocchezze. Ritirai le ali e solo allora mi guardai intorno per capire dove mi trovassi: ero in un campo, evidentemente incolto,
in cui si intravedeva a chiazze l’erba ghiacciata; era parzialmente circondato da boscaglia con qualche masso e rocce che spuntavano qua e là.
 Poi sorrisi malinconica e dissi – Le cose non potrebbero andare peggio- anche se sapevo che sarebbero potute andare molto peggio di così:
Uno,  sarebbero potuti arrivare gli Eliminatori che, visto come ero ridotta, potevano uccidermi anche solo respirandomi con quel loro alito fetido in faccia;
Due, da qualche fiocco avrebbe potuto scatenarsi una tempesta, anche se non si poteva sapere data la corrente d’aria che tirava; e
 Tre, mi sarei potuta schiantare contro la roccia anziché riuscire a virare per ridurmi ad una piadina con contorno. Ma tutto sommato, visto com’era iniziata,
forse la giornata non sarebbe potuta peggiorare ulteriormente.
Tutti gli eventi delle ultime ore mi affollarono la mente, e quasi non mi sembravano veri; anzi, se non fossi stata ridotta ad un colapasta, avrei ben potuto
immaginare che si trattasse solo di un incubo. E mentre pensavo, la stanchezza si insinuò nella mente e, appoggiata al masso, pian piano persi i sensi, esausta.
 

~ ♣ ~

 
Doveva volare il più in fretta possibile e sbatteva le ali ad una frequenza assai maggiore rispetto al solito. Per fortuna, non erano atterrati proprio
in mezzo al nulla: a meno di un miglio da lì c’era una piccola cittadina; poche famiglie, una chiesa, una scuola e qualche negozio.
Cy scrutava velocemente la via principale e le vie minori, ma erano deserte. “Cavolo no è domenica mattina sono tutti in chiesa” pensò, quando d’un tratto
notò una figura in movimento sul vialetto. Non impiegò molto a mettere a fuoco la vista e capire che fosse un ragazzo tutto imbacuccato intento a spalare
la neve dal vialetto. Si precipitò in picchiata verso di lui, ma preso dalla foga non riuscì a frenare e gli si schiantò contro. Si trovarono seduti sul marciapiede,
Cy addosso al ragazzo che aveva appena investito e con le ali flosce ma ben in vista.
- Hey, Marmocchio! Sta attento a dove metti i p...- disse bloccandosi nel notare con non poco stupore e meraviglia le ali del bambino che gli stava ancora
addosso e, vedendo che lo guardava negli occhi lucidi di lacrime con un’espressione mista di paura ed ansia, non poté fare a meno di accorgersi anche
delle condizioni in cui sembrava essere; aveva il volto graffiato, una guancia gonfia e la giacca a vento era in parte ridotta in brandelli.
Allora lo fece alzare e disse, cercando di ignorare le ali:- Che ti è successo?! Hai bisogno di aiuto??- -Ti prego devi aiutarmi non c’è tempo per spiegare
vieni con me ti prego!-
- Chiamo la polizia? Un’ ambulanza?-
-No! Niente polizia! Niente ospedali! Ti prego vieni con me!- e tenendolo per un polso lo indusse a seguirlo. Il poveretto non capiva cosa fosse successo,
stava capitando tutto troppo velocemente; e poi, chi era quel bambino? Perché aveva bisogno di aiuto? E soprattutto, aveva davvero visto le ali?
Arrivarono al di corsa e Cy si avvicinò a Lae che giaceva appoggiata ad un masso, esattamente come l’aveva lasciata poco prima.
Il ragazzo si avvicinò ai due un po’ confuso, ma la sua attenzione fu attirata dal corpo inerte e assai malconcio della ragazza. Capì subito cosa fare:
la prese in braccio e seguito dal bambino di diresse verso casa. “Accidenti!” pensò, “È gelata! Devo fare presto o questa rischia grosso”.
 

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Capitolo 3
*** Chapter II: Il risveglio ***


Angolo Autrice

Salve cari lettori! questa è la prima volta che pubblico una mia fanfiction e, devo ammetterlo, sono dannatamente nervosa >__<
per chi avesse glià letto la fanfic in precedenza, tranquilli, non siete impazziti: ho cambiato il nome del ragazzo da Phil a Chris
per...Diciamo... Motivi personali ^^" tutto il resto è rimasto invariato. Spero gradirete e, VI PREGO ç____ç COMMENTATEEEEEE


~ ♠ ~
 

Percepii una strana sensazione. Sentivo calore e una comodità che non avevo mai provato prima. Profumo dolce, di pulito.
Sono forse in paradiso? No, aspetta, conoscendomi potrei essere solo all’inferno… O magari mi è andata peggio e sono
ancora viva
pensai sarcasticamente, esitando ad aprire gli occhi per paura di scoprire la dura realtà. Poi vinsi la mia “fobia”
e piano piano li aprii: rimasi inizialmente abbagliata, poi disorientata, poi confusa e in fine sconcertata. Mi trovavo in un letto,
sotto un piumone e morbidissime lenzuola. Guardandomi intorno più attentamente mi resi conto di essere in una camera da letto;
anzi, nella stanza… di un ragazzo.
Cercai di non farmi prendere dal panico e di mettermi a sedere. Cosa era successo?? Non riuscivo a ricordare nulla! Poi una fitta
al fianco destro mi riportò alla realtà, e lentamente iniziarono a riaffiorare i ricordi: il combattimento, la fuga, la caduta e…
OMMIODDIO DOV’ È CY?!
Questa volta il panico prese il sopravvento: una scarica di adrenalina mi fece saltare giù dal letto, uscire dalla camera, correre lungo
un corridoio abbastanza lungo e fiondare giù dalle scale verso quella che pensavo fosse la cucina, guidata dall’odore di Cy e
di qualcosa di fritto. Quando mi trovai sulla soglia vidi Cy seduto su uno sgabello di fronte ad un bancone che rideva e scherzava
con un tizio in grembiule intento a girare del bacon in una padella.
Cy si voltò e nel vedermi saltò giù dallo sgabello e mi corse incontro con il suo amabile sorriso e, saltandomi al collo, esclamò
–Jack!! Finalmente ti sei svegliata!!! Stai bene??-
Cercai di uscire dalla modalità “MAMMA ORSA” e lo strinsi forte a me. –Cy!! Sono così felice di vedere che stai bene!!-  e mi trattenni
da un patetico quasi-pianto, rendendomi nuovamente conto di dove mi trovavo. Intanto il tizio si era tolto il grembiule e aveva impiattato
il bacon e delle uova; poi si avvicinò a noi e Cy disse:- Uh giusto! Jack, questo è Chris: ci ha aiutati quando ti sei schiantata nel campo-
- Piacere… Chris - dissi un po’ esitante, - I-io sono Jack… Grazie per averci aiutato…-
- Non c’è di che – rispose lui sorridendo, evidentemente imbarazzato.
- Per fortuna ti sei ripresa; hai dormito per tre giorni! Visto com’eri conciata pensavo di doverti portare all’ospedale, ma il tuo fratellino
mi ha implorato di farlo e mi ha detto che te la saresti cavata da sola come al solito –.
Lanciai un’occhiata a Cy per dirgli Ben fatto!, ma subito dopo mi chiesi allarmata cos’altro potesse avergli raccontato. Poi abbassando
lo sguardo mi accorsi di non indossare i miei vestiti: avevo una camicia spessa a quadri rossa e un paio di pantaloni da pigiama.
- Ah già – disse Chris – Quelli te li ho messi io dopo che ti ho medicato le ferite… Quelli che indossavi erano strappati e sporchi di sangue–
Mi aveva… Medicato?
“Perciò ha sicuramente visto le fessure delle ali! E se avesse visto anche quelle di Cy? E se avesse visto anche il…” Fui assalita da
una sensazione terribile: dovevamo andarcene immediatamente.
Lancia un’altra occhiata a Cy che conosceva benissimo il segnale, ma… Non si mosse. Allora insistetti, e dissi – Ti ringraziamo davvero
dell’aiuto che ci hai dato, ma adesso dobbiamo davvero andarcene – e mi diressi verso l’altra porta della cucina, che probabilmente portava
ad un giardino sul retro. – Fermati!- dissero Cy e il ragazzo – Sei ancora troppo debole! Dove pensi di andare in quelle condizioni?! Fuori
ci sono -13 °C!-. Chris mi seguì, ma io imperterrita proseguii verso l’esterno: non avevo alcuna intenzione di dipendere ancora da qualcuno;
non lo facevo da anni, e di sicuro non avrei iniziato a farlo adesso!
Ma la mia corsa verso la libertà fu interrotta da un’altra improvvisa, dolorosissima fitta al fianco destro che mi fece cadere in ginocchio e
piegare su me stessa, togliendomi il respiro; “Cazzo! Quegli schifosi questa volta ci sono andati giù pesante!” pensai. – Jack!!- sentii, mentre
Chris mi aiutava a rialzarmi; stavo per spingerlo via, quando qualcosa mi bloccò: il tocco delle sue mani.
Mi rimise in piedi, e subito mi fece sedere a tavola. Mentre riprendevo fiato Cy si sedette accanto a me cercando di farmi calmare e
Chris posava i piatti sul tavolo. 
- Punto primo, sei ancora troppo debole per poter uscire di qui. Punto secondo, hai bisogno di mangiare qualcosa dopo tre giorni di digiuno,
o le tue ferite non si rimargineranno così velocemente come al solito -.
Fulminai Cy con la coda dell’occhio, che abbassò la testa per chiedere perdono.
- Su, mangia pure e non fare complimenti – aggiunse vedendomi esitare. Ma resistetti ai morsi della fame che ora più che mai si fecero sentire
nel vedere un piatto ricolmo di uova strapazzate e pancetta. Ancora non mi fidavo, e lui se n’era accorto.
Chris sbuffò e, in tono piuttosto irritato, esclamò: - Non pensi che se avessi voluto farti del male lo avrei fatto mentre eri inerme nel mio letto
invece di avvelenare il tuo cibo?-
A quelle parole non so quale meccanismo scattò nella mia testa, ma sicuramente qualcosa di difettoso perché arrossii violentemente
ed inforcai la forchetta iniziando a mangiare con foga.
Il ragazzo si sedette soddisfatto di fronte a noi e iniziò a mangiare, e Cy accanto a me fece lo stesso.
Dopo aver svuotato il piatto e averlo lucidato minuziosamente mi appoggiai allo schienale della sedia sospirando. – Ci voleva proprio –
dissi, trattenendo per un pelo quello che si sarebbe dimostrato un vero rutto da competizione.
- Certo che mangiate da far paura – disse Chris indicando il piatto immacolato. – Li c’erano le porzioni per tre persone – ; intanto finì di
mangiare anche Cy. - Già – risposi, con un rutto della peste in sottofondo, al che gli lanciai un’occhiataccia. Nel farlo mi sentii
terribilmente ipocrita, perché io per prima non ero mai stata particolarmente fedele al Galateo.
Finì di mangiare anche lui, poi si alzò e sparecchiò la tavola.
- Bene, è ora di ricontrollare le ferite. Andiamo in camera mia-
Mi irrigidii improvvisamente, poi a malincuore lo seguii, pensando alle parole di prima.

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Capitolo 4
*** Chapter III: Facendo conoscenza... ***


Angolo Autrice
Cari lettori, Come va? Eccovi un altro capitolo della mia sconclusionata fanfiction!
Come al solito, spero gradirete i miei sforzi di scrivere in una lingua quantomeno comprensibile =3=
Se ci fosse qualche problema, voleste avanzare qualche critica o osservazione, please, non esistate a commentare, ve ne prego ç__ç
E ora, senza indugi, vi auguro una Buona Lettura \(^o^)/

~ ♦ ~

 

Rientrai nella stessa stanza del mio risveglio e mi fece sedere sul letto. Avvicinò la sedia della scrivania con in mano la cassetta
del pronto soccorso e appoggiandola sul letto si sedette accanto a me.
-Dovresti girarti e toglierti la camicia- disse, e contravvenendo a tutti i miei istinti obbedii mostrandogli la schiena ricoperta di graffi.
Pizzicò un po’, a tratti bruciò anche, ma alla fine non fu così terribile come mi aspettavo, a parte il disgustoso odore di disinfettante.
-Posso chiederti una cosa?- disse per rompere l’imbarazzante silenzio che si era creato.
-Dimmi- risposi.
-Come diavolo avete fatto a ridurvi così?-
-Cioè… Non ti sei chiesto piuttosto cosa siamo?!-
-Insomma, su che cosa siete mi sono già fatto qualche idea; ho letto il blog di Fang, è piuttosto famoso, perciò posso dedurre che voi siate loro… simili?-
“Ecco perché non sembrava così allarmato” pensai, d’altronde anch’io avevo letto di quanto in quanto quel blog, intrufolandomi in biblioteca o
in qualche Web Cafeè. -Perciò eri preparato anche per quanto riguarda il cibo e tutto il resto, giusto?-
-Già- rispose lui.
-Chris è una specie di fan dello stormo- ridacchiò Cy, intento a non far schiantare la moto rossa che stava pilotando alla PlayStation.
- Ah bene. Perciò sai praticamente tutto sulla Scuola, la sua distruzione, il tour mondiale e tutto il resto-
-E so anche che voi non fare parte dello stormo- aggiunse. – Posso chiederti.. Un’ altra cosa? Questa volta è più che altro un favore..-
-Spara- tagliai corto. - Potresti farmi vedere le tue ali?-
A quella richiesta mi bloccai e lo guardai con la cosa dell’occhio.–Va bene- dissi, -Ma stai indietro-,
valutando lo spazio sufficiente. Chris si allontanò e io, con uno scrollone, estrassi le ali dalle loro tasche e lentamente le stesi.
Erano ben tre giorni che non lo facevo e i crampi si fecero sentire. Chris dietro di me rimase a bocca aperta: le mie ali avevano fatto colpo.
Non sono troppo particolari: hanno un bel color miele, molto tendente al giallo-rossiccio, con le punte delle remigranti e delle copritrici brune
e qua e là qualche copritrice bruna.
Le ripiegai e con la stessa lentezza di prima le ritirai. Chris si riprese; sembrava ipnotizzato dalle mie ali.
Poi si avvicinò e disse:-Con la schiena ho finito… Dovresti farmi vedere la ferita al fianco-
Mi rimisi la camicia e la legai in modo da avere il fianco scoperto. Mi fece girare e mi tolse la fasciatura. –Ora stenditi, devo disinfettarla di nuovo-.
Obbedii nuovamente. Finalmente potei guardarlo in faccia; ero stata così occupata a non fidarmi di lui che nemmeno lo avevo guardato davvero.
Era un ragazzo alto, molto alto, magro, capelli corti, bruni e scompigliati, e aveva gli occhi castani, quasi neri. Nel suo tocco avvertivo qualcosa
di strano, di speciale: era delicatissimo, quasi non lo sentivo.
-Ora te la faccio io una domanda- dissi, - Tu sai praticamente tutto di noi, o almeno quello che c’è da sapere; noi invece non sappiamo nulla di te,
eppure ci ospiti in casa tua da tre giorni ormai. Insomma non mi sembri più che ventenne, forse non sei neanche maggiorenne; cioè, non penso
che tu viva in questa casa da solo, non hai dei genitori?- con tono tra interrogativo e divertito.
- Ho diciotto anni – disse –I miei genitori sono all’estero per lavoro e mio fratello vive al college-
-Wow! Diciotto anni, casa tutta per te! Ora mi spiego le tue capacità culinarie- ridacchiai.
-Puro istinto di sopravvivenza- rispose sorridendo. –Ma scusa, come sai tutte ste cose sul pronto soccorso? Sei figlio di medici?- -No, semplicemente
ho fatto un corso al liceo- -Ah, i licei, d’oggi! Non pensavo potessero insegnare cose utili anche a noi mutanti!-
Ridemmo insieme. Stavo iniziando a sciogliermi, e molto, con questo nuovo individuo, ma per guadagnarsi la mia fiducia doveva farne ancora, di strada!

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Capitolo 5
*** Chapter IV: Libertè, douce Libertè! ***


Angolo Autrice
Salve salvino, vicino vicino! No tranquilli, non ho fumato nulla ^^" sono solo un po' stressata (=3=)"
Quando arrivano le vacanze di Pasqua? ç_ç voglio una pausa >__>
Buona lettura! e vi prego, commentate  commentate COMMENTATE

~ ○ ~

Passarono altri sei giorni. Intanto le ferite si erano rimarginate quasi del tutto, e la voglia di fiondarmi fuori e aprire le ali mi martellava la testa.
Perché a me?? Perché?! Continuavo a ripetermi camminando su e giù per il salotto, continuando a guardare fuori dalla finestra.
Certo, non che non abbia mi sognato di potermene stare tranquilla in una casa e in pigiama tutto il giorno, ma così era troppo! Avevo davvero,
davvero bisogno si uscire all’aria aperta, ma da quando eravamo arrivati lì anche il tempo era contro di me: le temperature erano scese
vertiginosamente e le nevicate si susseguivano regolarmente. Che incubo! Il suono della porta d’ingresso che si apriva attirò la mia attenzione.
Scrollandosi la neve di dosso e posando le buste della spesa Chris entrò, imbacuccato in modo tale da lasciar leggermente scoperti solo gli occhi.
–Ce ne hai messo di tempo- gli rimproverai scherzosamente. –La fuori si muore di freddo! Non hai idea della fatica che ho fatto per entrare in negozio!-
-Si si, certo… piuttosto, hai preso tutto?- -Ovviamente, milady- -Eccellente! Sto morendo di fame!-. Da quando avevamo fatto irruzione nella sua vita,
Chris aveva dovuto far provvista di cibo decisamente più spesso del solito. Noi mutanti siamo impegnativi, non c’è che dire!
-Piuttosto, le previsioni dicono che da domani le temperature dovrebbero iniziare ad alzarsi e smettere di nevicare, almeno per ora. Non sei contenta?
Finalmente potrai uscire-. Rimasi sorpresa da quell’ultima affermazione; non pensavo che il mio desiderio fosse così evidente! In quei nove giorni
di clausura avevo cercato di distrarmi in tutti i modi: leggevo, guardavo la tv, giocavo con Cy alla Playstation, ma non era servito a niente: avevo bisogno
di uscire! Cy invece era rimasto piuttosto calmo; forse perché, a differenza di me, era potuto uscire con Chris, dicendo a chi lo chiedeva di essere suo cugino.
–Comunque, vado a preparare il pranzo- aggiunse poi, dirigendosi in cucina con le buste della spesa.
 
 
La sensazione della neve sotto i moon boot era decisamente liberatoria. Mi guardai attorno, cercando di abituarmi al bagliore della neve: ero nel giardino
sul retro della casa, la neve aveva ricoperto tutto e della grondaia pendevano delle stalattiti lunghe più di due spanne. Chris mi aveva dato da indossare
un paio di jeans, dei moon boot e un vecchio cappotto da sci di sua madre a cui avevo fatto due tagli sulla schiena per lasciar passare le ali.
Finalmente libera! Respirai a pieni polmoni l’aria gelida. Cy intanto aveva già aperto le ali e si era sgranchito i muscoli. Osservai i dintorni per assicurarmi
che non ci fosse nessuno, e con scioltezza spalancai le ali, corsi per qualche metro e balzai spiccando il volo. Mi alzai di poco e Cy fece lo stesso.
Che sensazione magnifica! Mentre assaporavo il mio tanto sospirato volo, qualcosa mi colpì alla schiena. Mi voltai e trovai Cy con una palla di neve in mano;
subito un’altra palla di colpì, questa volta da parte di Chris, così mi diressi verso il tetto e dissi -Allora volete la guerra!- e da lì iniziai a lanciare a mia volta palle
di neve verso il  “nemico”. Cy schivava facilmente, e ancora più facilmente faceva fuoco verso di me; lui, al contrario della sottoscritta, ha una mira pressoché
perfetta. Io mi limitavo a parare e schivare, mentre Chris andò a ripararsi sotto un albero. Senza farsi vedere, Cy si avvicinò ai rami appena sopra di lui e con
un calcio gli fece cadere addosso uno strato non indifferente di neve.
Chris riemerse: era un tutt’uno col cumulo che si era beccato in testa. Cy si buttò a terra e prese a rotolare dal ridere, mentre io, che ero più in alto, mantenni
la quota e risi di gusto. Ma qualcosa attirò la mia attenzione: due automobili avevano parcheggiato di fronte alla casa; cercai di tornare giù senza farmi vedere,
ma era più che evidente che non sarebbe servito a niente. Tornai a terra, ma non facemmo in tempo a chiudere le ali: quattro ragazzi entrarono dal cancellino
del recinto che portava al giardino; rimasero a fissarci a bocca aperta. Chris si liberò dalla neve e gli si avvicinò dicendo, piuttosto inutilmente:-R-Ragazzi non è come sembra!-. Il gruppetto lo scostò e, dato che ci fissavano, o meglio, fissavano le nostre ali, dissi imbarazzata: -Eeehm…Salve- facendo cenno con la mano.
Guai in vista!

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Capitolo 6
*** Chapter V: Come un pesce fuor d'acqua ***


Angolo Autrice
Cari lettori, eccovi dopo praticamente un mese un'altro capitolo :)
Ma siccome tra 2 giorni parto (Alsazia sto arrivando *-*) non so quando riuscirò a postare il prossimo capitolo
Gommenasai (ç__<) ma vi prego, COMMENT PLEASE!!!
Buona lettura (>wo)

~ ♥ ~
 
Eravamo seduti in salotto; Cy ed io sul divano più piccolo, i quattro nuovi arrivati su quello più grande e Chris sulla poltrona.
C’era un silenzio e una tensione incredibile. Poi Chris ruppe il silenzio:
-Jack, Cy, loro sono Willow, Curt, mio fratello Greg e la sua ragazza Megan- indicandoli uno ad uno; effettivamente, ora notavo
una certa somiglianza tra il tizio indicato come Greg e Chris.
Tutti accennarono un sorriso e un saluto con la mano e qualcuno disse un “ciao”.
-Ragazzi, Loro sono Jack e Cy- e fu la nostra volta di salutare; poi ricadde il silenzio.
Willow, una ragazza dai capelli lunghi e scuri e la pelle olivastra, disse ridacchiando:- Però… Certo che quando hai detto che
avevi da fare non pensavo intendessi questo!-
-Già!- aggiunse il ragazzo seduto accanto coi capelli corti e l’aria leggermente severa indicato come Curt, -Amico, ci hai fatti
preoccupare! Ti sembra il modo di svanire così?-
-Scusate ragazzi, ma in questi giorni non avevo troppo tempo libero- rispose Chris ridacchiando.
-Piuttosto, che ci fai tu qui?- disse riferendosi al fratello.
-Beh sai, non vai a scuola da più di una settimana, mamma e papà sono via e l’unico altro referente raggiungibile in questo stato
sono io- rispose quello; in volto somigliava molto a suo fratello, ma a differenza di lui portava i capelli lunghi quasi fino alla spalla.
-Non c’era bisogno discomodarti… Bastava chiamare-
-Ci ho provato, ma a quanto pare la linea telefonica ha subito dei danni a causa della neve… E poi volevo accertarmi che il mio
fratellino non fosse rimasto sepolto sotto una valanga-
-Oh ma che pensiero carino- rispose Chris con una smorfia.
-Hei bimbi, dateci un taglio- fece Willow –Non siamo all’asilo! Piuttosto, perché non ci parli di te.. Jack?-. Io, che ero rimasta ad
osservare sentendomi un pesce fuor d’acqua, mi trovai nuovamente con tutti gli occhi puntati addosso, fui presa da una specie
di paura da palcoscenico. 
-Ehm… Ecco… Io… Ehm… C-cosa volete sapere?- biascicai cercando di sorridere, ma credo che l’unico
risultato sia stata una smorfia da coliche. 
-Beh, tutto! Anche tu sei come quelli dello Stormo??-
-Ehm… Si…-
-Wow!! Che figata!-
-Però noi non ne facciamo parte… Loro sono solo in sei… Cioè, sette col cane, mentre noi siamo da soli… Come altri-
-Aspetta… Vuoi dire che ce ne sono altri oltre a voi e lo Stormo??-
-Certo! Non conoscete la storia?-
-Ovvio che si! Abbiamo letto il blog!- disse Curt.
-Anche voi?- chiese incredulo Phil.
-Perciò dovreste sapere che quelli dello stormo hanno liberato molti altri come noi… Alcuni sono sopravvissuti, altri no… ma ce ne
sono molti in circolazione. Solo che non tutti possono passare inosservati, perciò hanno deciso di rifugiarsi dove non possano essere disturbati-

-Accidenti… E voi due? Da dove venite? Siete stati liberati anche voi da loro?- chiese Willow.
-Oh no, noi siamo in circolazione da molto più tempo… Sono scappata quando avevo nove anni… Cy ne aveva appena due e mezzo-
-Cavolo…Non dev’essere stato per niente facile!-
-No, decisamente. Non sono mai stata aiutata da nessuno. Però non mi pare che questo qui sia venuto su tanto male- dissi accarezzandogli la testa.
-Dai, ci hai incuriosito! Raccontaci la tua.. La vostra storia!-
-Sicuri? È un po’ lunga- dissi esitante.
-Tranquilla- disse Greg guardando alla  finestra,-Abbiamo tutto il tempo che vuoi-
Silenziosamente, aveva appena ricominciato a nevicare.

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