Together again

di Emily27
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Primo capitolo ***
Capitolo 3: *** Secondo capitolo ***
Capitolo 4: *** Terzo capitolo ***
Capitolo 5: *** Quarto capitolo ***
Capitolo 6: *** Quinto capitolo ***
Capitolo 7: *** Sesto capitolo ***
Capitolo 8: *** Settimo capitolo ***
Capitolo 9: *** Ottavo capitolo ***
Capitolo 10: *** Nono capitolo ***
Capitolo 11: *** Decimo capitolo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 

Prologo

 

 

Un giorno senza un sorriso è un giorno perso (Charlie Chaplin)

 

Derek, affacciato al balcone, osservava le auto e la gente in strada quattro piani più sotto, gruppi di turisti che già dal mattino presto si riversavano sulle vie ansiosi di scoprire ogni angolo della romantica ville lumière. L'albergo in cui alloggiava era situato di fronte al verdeggiante Bois de Boulogne, dove i parigini si recavano a fare jogging e i visitatori scattavano fotografie. Quel bel giorno caldo e soleggiato di metà agosto era l'ultimo che Derek avrebbe trascorso a Parigi, dopo una settimana passata a visitare monumenti, passeggiare nelle vie più eleganti, cenare in romantici ristorantini sulla Senna e godere di lunghe notti di passione. Il suo stomaco reclamò la colazione con un brontolio ed egli mise la testa dentro alla camera speranzoso, solo per constatare con un mugolio di disappunto che Monique non era ancora uscita dal bagno. Era risaputo che le donne impiegassero sempre molto tempo nel prepararsi, ma lei batteva ogni record.
Si erano conosciuti un mese prima, quando la donna lo aveva tamponato ad un semaforo. Derek era sceso dal suv infuriato, ma la rabbia era svanita non appena si era accorto che il pericolo al volante era una bellezza dai capelli biondo cenere lunghi fino alle spalle e dagli incantevoli occhi verdi. Era scesa dall'auto profondendosi in mille scuse con marcato accento francese, e Derek aveva posato uno sguardo ammirato sulle sue lunghe gambe lasciate scoperte da una ridotta minigonna. Ovviamente le scuse erano state accettate, così come il suo numero di telefono, che lui aveva utilizzato il giorno dopo per invitarla ad uscire con la scusa di prendere accordi per il risarcimento dei danni. La donna, che era francese e si chiamava Monique, si trovava a Washington da qualche settimana per seguire alcuni clienti per conto della multinazionale presso cui lavorava, e sarebbe ritornata a Lione solo a fine anno. Avevano continuato a frequentarsi, ma sapevano entrambi che quella sarebbe stata una relazione passeggera, che molto probabilmente si sarebbe conclusa ancora prima del suo rientro in Francia.
Monique aveva insistito per trascorrere con lui una breve vacanza in quella che definiva la più bella città al mondo, promettendogli maliziosamente sette notti di fuoco, che Derek aveva di buon grado accettato, anche perchè dopo quanto successo cinque mesi prima avvertiva un assoluto bisogno di distrarsi un po'.
Eccomi qui” cinguettò Monique comparendo sul balcone vestita con un abitino rosso che lasciava ben poco all'immaginazione.
Derek si voltò ad ammirarla, le sorrise e le cinse la vita con un braccio.
E' valsa la pena aspettare...”
La donna emise una risatina di compiacimento, dopodichè si lasciò condurre attraverso la stanza per poi uscire e andare a fare colazione.

 
Dopo che Derek ebbe vuotato il vassoio dei croissants al burro e Monique bevuto soltanto una tazza di caffè, diedero inizio al loro ultimo giorno a Parigi, che la donna volle dedicare allo shopping. Presero la metropolitana fino ai Champs Elysées, dove lei trascinò un rassegnato Derek a guardare le vetrine e dentro e fuori i negozi. Nel primo Monique acquistò un paio di scarpe che valevano mezzo stipendio dell'agente federale e una borsa per la quale spese l'equivalente dell'altra metà, poi fu il turno di una profumeria e di un gioielliere, mentre la sua carta di credito diventava rovente, ma a suo dire in quel di Parigi non si doveva badare a spese. Derek la seguiva annoiato, portandole le borse che aumentavano di quantità dopo ogni negozio, e verso l'ora di pranzo le chiese una tregua.
Cosa ne diresti di fermarci per un aperitivo?”
Monique controllò l'ora.
C'è ancora tempo per andare da Chloé, poi hai la mia parola che con lo shopping ho finito” promise facendo per prenderlo per mano, ma accorgendosi poi che Derek le aveva entrambe occupate dalle borse con i suoi acquisti. Rise e lo prese a braccetto facendo strada verso il negozio, mentre lui traeva un lungo sospiro.

 
Monique si aggirava attorno agli abiti esposti seguita da una servizievole commessa e da Derek, il quale aveva lasciato in custodia tutte le borse alla ragazza che stava alla cassa. L'attenzione di Monique fu attirata da alcuni vestitini colorati, verso cui si diresse iniziando poi a guardarli uno ad uno con la commessa che le elargiva consigli su quale le sarebbe stato meglio, mentre Derek si accorse di due ragazze poco lontano che lo stavano osservando da dietro l'espositore delle gonne.
Questo è davvero un amore” sostenne con entusiasmo Monique prendendo un grazioso vestitino rosa e appoggiandoselo davanti.
C'est parfait mademoiselle, ça vous va très bien” commentò la commessa con marcata gentilezza.
Tu cosa ne dici?” domandò l'altra rivolgendosi al suo accompagnatore.
Très joli, ma chèrie” fece Derek cercando un accento francese con scarsi risultati e provocando le risatine complici delle donne. Monique lo prese per mano, potendolo ora fare, e lo trascinò verso i camerini di prova mentre lui sfoderava un sorriso accompagnato da una strizzatina d'occhio rivolto alle due ragazze, le quali ancora lo stavano scrutando da dietro le gonne e che lo seguirono con uno sguardo di aperta ammirazione intanto che se ne andava.
Monique andò a provare il vestito e Derek l'attese davanti al camerino, notando che in quello adiacente la tenda non ben tirata lasciava intravedere all'interno, e inevitabilmente lo sguardo lì gli cadde. Occhieggiando riuscì a scorgere il profilo di un bel seno, messo in risalto da un intimo di pizzo nero, che fu però coperto da una maglietta. Derek distolse lo sguardo con una smorfia di disappunto.
Monique uscì dal camerino di prova e si mise in mostra davanti a lui.
Allora, come mi sta?” domandò girando su se stessa.
Morgan osservò con occhio critico la profonda scollatura del vestitino e il modo in cui esso faceva risaltare tutte le curve armoniose della donna.
Sei sexy da impazzire” rispose in tono volutamente sensuale.
Monique soddisfatta andò a cambiarsi, mentre lui tornava a posare gli occhi sull'altro camerino. Ora la donna era voltata di schiena e Derek intravide altre forme, coperte solo dall'intimo e degne della sua più totale ammirazione.
Monique uscì riportando su di sé l'attenzione di Morgan, al quale affidò il vestito per dirigersi verso uno scaffale su cui erano ben ordinati succinti top di vari colori. Derek la seguì e si mostrò interessato agli indumenti che lei sottoponeva al suo giudizio, lanciando di tanto in tanto un'occhiata al camerino dove stava la donna che aveva spiato, curioso di vedere a chi appartenesse la bella visuale di cui aveva goduto. Monique era indecisa fra due top, così invocò l'aiuto di Morgan nella scelta, e dopo vari ripensamenti decise di acquistarli entrambi. Quando lui posò nuovamente gli occhi sullo spazio di prova si accorse che la tenda era aperta ed esso era vuoto. Si guardò intorno, ma data l'ora nel negozio erano presenti soltanto più le due ragazze di prima. La donna che aveva destato il suo interesse se n'era andata, con suo dispiacere.
Si diresse alla cassa con Monique guardando ancora una volta verso il camerino e notando qualcosa a terra proprio là dentro. Mentre lei pagava andò a vedere cosa fosse. Quando vi entrò avvertì la leggera scia di un profumo, che rievocò in lui lo struggente ricordo della persona che era solita portarlo. Si chinò e raccolse da terra una tessera della metropolitana, molto probabilmente persa da quella donna, su cui lesse un nome, Céline Gauthier, e un indirizzo, Rue de Clignancourt 5, Montmartre. Il buon senso gli suggerì di consegnarla alla ragazza della cassa, nel caso la sua proprietaria fosse andata a cercarla, ma Derek diede retta ad un impulso irrazionale che gli disse di tenerla e infilarla nella tasca dei jeans.

 
Derek e Monique erano andati a pranzare in un ristorantino lungo la rive gauche della Senna e il cameriere aveva appena servito loro rispettivamente una grigliata di carne e un'insalata mista.
Che peccato, domani torneremo già a DC” riflettè lei mettendo il broncio.
Morgan allungò una mano per darle un buffetto su una guancia.
Con tutti questi vestiti nuovi da indossare ti consolerai presto.”
Oh no, ci penserai tu a risollevarmi il morale, a partire da stanotte” replicò Monique guardandolo maliziosa.
Derek rispose regalandole un sorriso da maschio alfa e attaccò uno spiedino.
C'è ancora una cosa che vorrei fare qui a Parigi, un taglio da Lucie Saint Clair” affermò lei piluccando l'insalata.
Stavo pensando la stessa cosa” disse Derek passandosi una mano sulla testa, poi entrambi si misero a ridere.
Una volta pranzato presero la metropolitana e raggiunsero Lucie Saint Clair, dove Morgan lasciò Monique con tutti i suoi acquisti. Il salone di bellezza era pieno e si misero d'accordo che lei lo avrebbe chiamato una volta finito. Considerando la quantità delle clienti Derek calcolò che avrebbe avuto tutto il tempo per recarsi a Montmartre.

 
Il numero cinque di Rue de Clignancourt corrispondeva ad un antico palazzo restaurato di recente, dove Derek fece il suo ingresso. Al di là di un vecchio ma lindo bancone di legno, che fungeva da portineria, un signore piuttosto anziano seduto su di una poltroncina stava leggendo un quotidiano attraverso due spesse lenti. Nonostante la giornata fosse calda indossava un gilet di lana sopra ad una camicia a righe.
Bonjour monsieur” lo salutò Derek.
Fu più la vista del nuovo arrivato che non la sua voce a destare l'attenzione dell'uomo, il quale si alzò a fatica.
Céline Gauthier?” domandò Morgan evitando di formulare una frase nella lingua parigina.
Excusez-moi...” disse l'anziano tendendo l'orecchio, a cui Derek si avvicinò ripetendo più forte: “Céline Gauthier?”
Sul volto del signore apparve un largo sorriso.
Oh, mademoiselle Céline” fece in tono affettuoso. “Elle habite au deuxième étage. Vous   avez de la chance, elle vient de rentrer.”
Merci beaucoup” lo ringraziò Derek con gentilezza, per poi dirigersi verso le scale che salì fino al secondo piano, dove si affacciavano due appartamenti. Il campanello accanto a quello di sinistra recava il nome di Céline Gauthier.
Derek sostò davanti alla porta interrogandosi sul perchè si trovasse lì, desideroso di dare un volto a quella donna, ma non riuscì a darsene una spiegazione razionale. Forse era stata la buffa situazione al negozio, o quel profumo, non sapeva. Senza ulteriori indugi suonò il campanello.
Quando la porta si aprì Derek restò pietrificato, così come Céline.

 
Il gatto nero, che sedeva a terra appoggiato sulle zampe anteriori, ruotava la testa ora a destra ora a sinistra, seguendo i movimenti dell'uomo che camminava nervosamente avanti e indietro nel luminoso soggiorno arredato con gusto. La bestiola sollevò il suo sguardo felino sulla padrona, seduta sul divano, come a domandarle chi fosse l'intruso.
Anche Emily stava osservando Derek, il quale non avrebbe dovuto trovarsi a casa sua, scoprire che era viva, eppure era felice che lui fosse lì, dove il destino lo aveva portato grazie ad una singolare coincidenza. Quando se l'era trovato di fronte era rimasta si sasso, mentre lui l'aveva guardata come se avesse visto un fantasma, il che poteva essere comprensibile visti gli eventi. Emily gli aveva raccontato tutto, omettendo però di rivelargli che Hotch e JJ erano al corrente della situazione, perchè ciò avrebbe fatto vacillare la fiducia che egli nutriva per loro, e inoltre il fatto che due membri della squadra a contatto ogni giorno sapessero rispettivamente che l'altro fosse a conoscenza della verità, avrebbe aumentato il rischio che essa trapelasse. Le spiaceva molto non potergli dire come stavano le cose, ma non aveva altra scelta.
Dopo vari abbracci e commoventi esternazioni di felicità da parte di un ancora incredulo Derek, come prevedibile in lui aveva preso il sopravvento la rabbia, che ora stava sfogando misurando a grandi passi il suo soggiorno.
Ti ho stretto le mani fra le mie quando eri ferita, per non perderti, nel momento in cui JJ ci ha dato quella terribile notizia mi sono sentito morire anch'io, ho pianto sulla tua tomba” elencò Derek fermandosi di fronte a lei. “Perchè Emily?”
Mi dispiace tanto, immagino quanto tu e gli altri abbiate sofferto e soffriate ancora.” Le si strinse per l'ennesima volta il cuore al pensiero. “Purtroppo non si poteva agire altrimenti, l'ho fatto per voi” tentò nuovamente di spiegargli.
Morgan sospirò pesantemente e si passò una mano sulla testa, quindi riprese la sua passeggiata.
E' tutto così assurdo...”
Ti prego, cerca di calmarti.”
Come faccio a calmarmi?!” sbottò lui spaventando il gatto e inducendolo a saltare in braccio alla padrona che lo accolse con un'affettuosa carezza.
Derek tornò a piazzarsi davanti a lei.
Ti riporto a Washington” dichiarò con fermezza.
Emily scosse la testa con un sorriso.
Non sto scherzando, verrai a casa con me.”
Lo sai che non posso.”
Sì che puoi” insistette lui.
Prentiss sollevò il gatto dal suo grembo e lo depose delicatamente sull'altro cuscino del divano, poi si alzò e fu all'altezza dell'amico.
Lo vorrei tanto, ma prima dobbiamo prendere Doyle.”
Lo possono fare Clyde e gli altri.”
Non è per gioco se ora ho un'altra identità, lui deve credermi morta, altrimenti voi sareste in pericolo” ripetè Emily per la seconda volta nel giro di mezz'ora.
In quel momento il telefonino di Derek squillò, lui guardò il display e lo spense.
Forse dovresti ritornare dalla tua fidanzata” gli suggerì lei.
Non è la mia fidanzata” precisò Morgan piccato.
Scusa, credevo che durante la mia assenza avessi messo la testa a posto.”
Derek si lasciò andare ad un sorriso, per poi riprendere il discorso, ma ormai finalmente rassegnato.
So che lo stai facendo per noi e che ti deve costare molto, lo capisco e me ne farò una ragione” si arrese con un'espressione triste e sconsolata che intenerì Emily, la quale lo abbracciò mentre anche lui la stringeva forte.
Prentiss desiderava con tutta se stessa poter tornare a Washington insieme a lui, ma non era ancora possibile. Ringraziò comunque il destino che quel giorno aveva deciso di condurlo da lei, a darle ulteriore forza per andare avanti finchè tutto si fosse risolto.
Si sciolsero dall'abbraccio e Derek parve finalmente rilassato.
Quando dirò agli altri la verità non riusciranno a crederci, ma saranno così felici...”
Emily lo guardò sgranando gli occhi .
Oh no! Non lo devono assolutamente sapere!”
E io dovrei tenere loro nascosta una cosa del genere?!” tornò ad infiammarsi lui.
E' per il bene di tutti.”
Non posso Emily.”
Devi.”
Come potrei convivere con questo segreto? Me lo spieghi?”
Emily pensò che lo stava mettendo nella stessa situazione di Hotch e JJ, ma almeno quando egli avrebbe saputo che i colleghi avevano tenuto nascosta la sua stessa verità, non avrebbe avuto nulla da rimproverare loro.
Fallo per voi, e per me.”
Fu lo sguardo supplichevole di Emily a convincerlo. Annuì e lei si sentì sollevata.
Si sedettero sul divano disturbando il gatto, che con un balzo andò ad accovacciarsi sullo schienale, fissando Derek con i suoi begli occhi gialli.
Anche se prima lo hai spaventato Sergio vorrebbe diventare tuo amico” sostenne la padrona sorridendo.
Non l'ho spaventato” replicò Morgan, mentre il gatto si esibiva in un breve miagolio. “Visto, lo dice anche lui.”
Fece una carezza alla bestiola che ricambiò con sonore fusa. L'amicizia era sancita.
Emily prese fra le sue una mano di Derek e la strinse con calore.
Tornerò presto.”
Promettilo” le chiese lui accarezzandole una guancia con dolcezza.
Lo prometto.”

 

   * * *
 

 
L'aereo aveva lasciato Parigi da circa mezz'ora e Derek stava ammirando le nuvole bianche attraverso l'oblò, mentre pensava agli avvenimenti del giorno prima, che sarebbe rimasto per sempre indimenticabile. Se aveva potuto incontrare Emily era stato un po' anche merito di Monique, la quale era voluta andare a fare shopping da Chloé. Si voltò a guardarla, impegnata a sfogliare una rivista di moda, ancora offesa perchè l'aveva fatta aspettare più di due ore dalla parrucchiera senza rispondere al telefono. Osservando i suoi capelli ringraziò il cielo di non aver avuto la possibilità di farsi fare un taglio dalla famosa Lucie Saint Clair.
Sorridendo riandò col pensiero a come aveva spiato Emily attraverso la tenda del camerino, particolare che non aveva osato confessarle. Prese da una tasca del giubbotto la tessera della metropolitana di Céline Gauthier e la tenne fra le mani, quasi accarezzandola. Il suo cuore adesso era leggero, nella certezza che in un tempo non troppo lontano avrebbe riabbracciato la persona che aveva creduto di avere perso per sempre. Rimise la tessera nella tasca interna del giubbotto, l'avrebbe portata con sé ogni momento, fino al giorno in cui avrebbe potuto restituirla alla legittima proprietaria.

 

 

 

 
 

 

    

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Capitolo 2
*** Primo capitolo ***


 

Primo capitolo

 

 

Non ci sono segreti custoditi meglio di quelli che tutti conoscono (George Bernard Shaw)

 
Erin Strauss con un sospiro si levò gli occhiali e li mise sulla scrivania, dove appoggiò le mani incrociandole davanti a sé.
Agente Hotchner, comprendo i suoi sentimenti e quelli della sua squadra, ma serve qualcuno che sostituisca Prentiss, anche lei non lo può negare.”
Aaron guardò la donna ammettendo con se stesso che aveva ragione, aggiungere un membro all'unità sarebbe stata una cosa utile, tuttavia lui stava cercando di impedirlo perchè quel posto apparteneva ad Emily e sperava che un giorno sarebbe tornata ad occuparlo.
Ce la stiamo cavando bene così come siamo” insistette.
Non lo metto in dubbio, ma sono convinta che un agente in più gioverebbe allo svolgimento del lavoro della sua squadra.” Erin Strauss fece una pausa e si appoggiò allo schienale della poltrona. “I primi a crederlo sono le persone che stanno più in alto di me.”
Aaron immaginava che fosse soprattutto quello il motivo.
Perchè non lasciare che Ashley restasse allora?”
Hanno preferito trasferire l'agente Seaver ad un'altra sezione ritenendo che sia più opportuno assegnare alla BAU un profiler più esperto.”
Hotch aveva temuto che quel momento sarebbe arrivato, per tutti l'agente Prentiss era morta ed era normale che prima o poi si sarebbe pensato di sostituirla. L'ultima argomentazione che poteva ancora esporre consisteva nel rivelare alla Strauss la verità, ma era assolutamente impensabile.
Quando ci verrà assegnato?”
E' questione di alcune settimane.”
Non si potrebbe aspettare ancora un po'?”
A che scopo? Per voi non cambierebbe nulla, inoltre non ho intenzione di discutere le decisioni prese dall'alto, già non mi sono opposta in nessun modo quando lei ha fatto pressioni affinchè l'agente Jereau ritornasse nella sua unità e al suo incarico precedente, riuscendo ad ottenerne la riassegnazione, ora non voglio andare contro il volere dei miei superiori, e lei dovrebbe fare altrettanto.”
Qualche settimana, pensò Hotch, ed Emily sarebbe stata sostituita. Non aveva mai avuto notizie di lei, non sapeva se stesse bene, se fosse sulle tracce di Doyle, se si trovasse ancora a Parigi. Erano trascorsi quasi sei mesi da quando era entrata nel programma di protezione e non aveva idea di quanti ne dovessero ancora passare prima del suo ritorno. Era insperabile che avvenisse in quel breve lasso di tempo.
Sarebbe opportuno che iniziasse ad informare i suoi” continuò la caposezione.
Lo farò.”
La donna annuì. “E' tutto.”
Hotch la salutò, quindi si alzò e uscì dall'ufficio incamminandosi lungo il corridoio, con il volto teso e il fardello sempre più pesante che era il suo segreto.

 
Garcia chiuse il fascicolo che poco prima le aveva portato JJ, sfiorandone la copertina con le dita e una luce di felicità negli occhi al pensiero della cara amica finalmente ritornata nel team a tutti gli effetti. L'aveva sperato a lungo, fin dal giorno in cui Jennifer se n'era andata, pur essendo consapevole che le sue speranze difficilmente si sarebbero realizzate, invece era accaduto, per merito di Hotch che si era battuto per riaverla in squadra. Adorava il suo capo, constatò Penelope con un sorriso. La sua gioia e quella di tutti i colleghi era però offuscata dal dolore che ancora pesava sui loro cuori per la perdita di Emily, la loro Emily. A quella non c'era rimedio, non lasciava spazio alla speranza, lei non sarebbe tornata, era qualcosa da accettare e basta ma Garcia non era stata ancora in grado di farlo.
Dopo aver bussato alla porta Derek entrò facendola riscuotere dai suoi pensieri, le posò davanti una tazza di caffè mentre Penelope sollevava su di lui uno sguardo riconoscente.
Il tuo dopo pranzo bambolina.”
Grazie per esaudire ogni mio desiderio.”
Derek si sedette su di una poltroncina girevole accanto a lei e notando nell'amica un'ombra di tristezza le domandò premuroso: “Tutto ok?”
Sì... E' solo che stavo pensando ad Emily...” rispose Penelope con gli occhi bassi.
Morgan avvertì una stretta al cuore e le mise una mano sulla spalla, delicato, accarezzandola per donarle conforto, mentre lei sorseggiava il caffè. Se solo avesse potuto dirle che Emily era viva e stava bene, che sarebbe tornata da loro, ma aveva promesso di non farlo e non voleva mancare alla parola data all'amica, soltanto era difficile tenere racchiusa dentro di se una verità che scalpitava forte per vedere la luce.
Stasera andrò con Kevin a sentire un gruppo rock” disse Garcia ritrovando in parte il sorriso. “Potreste venire anche tu e Monique” propose.
Oh, mi dispiace, ma stasera ho già un impegno... a casa di Melinda” la informò Derek con un'occhiatina eloquente.
Penelope posò la tazza sulla scrivania e sgranò gli occhi con stupore.
Melinda? E Monique che fine ha fatto?”
Chi lo sa... “ rispose lui facendo spallucce. “Sarà di nuovo a Parigi con qualcun altro... che non potrà reggere il confronto col sottoscritto.”
Sei il solito playboy da strapazzo” lo ammonì lei bonariamente.
Hai ragione bambolina” ammise Morgan alzandosi. “Ma lo sai che amo solo te” disse prima di darle un bacio su una guancia.
Lo so... ma mi piace sentirmelo dire... E visto che mi ami fila a consegnare questo ad Hotch” ordinò Penelope allungandogli il fascicolo richiuso poco prima.
Ok capo” fece lui afferrandolo, per poi andarsene e lasciare Garcia di nuovo sorridente.
Derek camminò verso l'ufficio del suo vero capo pensando ad Emily. Era trascorso circa un mese da quando era tornato da Parigi e ancora non gli sembrava vero che l'amica fosse viva, era così felice che avrebbe voluto urlarlo al mondo intero, ma non poteva farlo e ciò gli causava un terribile senso di colpa verso i compagni che ancora non avevano superato il dolore per la sua perdita. Una volta rientrato a Washington aveva appreso con grande gioia la splendida novità del reinserimento in squadra di JJ, se solo avesse potuto rivelare il suo segreto sarebbe stato tutto perfetto.
Bussò brevemente alla porta di Aaron ed entrò.
Da parte di Garcia” disse posando il fascicolo sulla scrivania.
Grazie” fece Hotch mentre Morgan lo salutava e si accingeva ad andarsene. “Aspetta” lo fermò invitandolo con un cenno a sedersi. L'altro lo fece osservando la sua aria più accigliata del solito. Problemi in vista.
Qualcosa non va?” domandò.
Hotch chiuse il portatile su cui stava lavorando e rispose senza preamboli. “Presto qualcuno prenderà il posto di Emily.”
Cosa?!” esclamò Derek.
La Strauss mi ha informato della cosa poco fa.”
E' stata una sua decisione?”
Viene dall'alto, lei non si opporrà, e in fin dei conti non ne avrebbe motivo.”
Non ci serve un membro in più” argomentò Morgan pur riconoscendo che non fosse del tutto vero.
Dobbiamo accettarlo, così come la morte di Prentiss.”
Derek scosse la testa in segno di rifiuto. La morte di Prentiss. Lei era viva, nessuno doveva prendere il suo posto.
Non possono farlo.”
Ragiona Morgan” lo invitò Aaron. “E' normale che sia così, anche Emily era entrata nel team per sostituire Elle.”
Non è la stessa cosa” insistette l'altro. Elle se n'era andata per non tornare, invece Prentiss l'avrebbe fatto prima o poi, era una cosa certa.
So quel che intendi, la perdita di Emily è stata traumatica, Elle ha semplicemente lasciato la squadra.”
No, non è questo che intendo” ribattè Morgan risoluto lasciandosi prendere un po' troppo la mano.
Date le circostanze sarà difficile per tutti, ma in fondo lo sapevamo che un giorno sarebbe successo” spiegò Aaron cercando di essere convincente, quando la pensava esattamente come Derek, anche se in base ad altre ragioni, così lui credeva. In quel momento fu assalito dal senso di colpa, che mai in quei mesi lo aveva abbandonato, e dal tormento che quella situazione gli causava.
Ti capisco, ma questa è la realtà” disse ancora e le sue stesse parole gli fecero male.
Non è così...” mormorò Derek, che serrando la mascella si trattenne dall'andare oltre.
Hotch fece per dire qualcosa, ma venne interrotto da un leggero bussare alla porta, da cui entrò JJ.
Disturbo?” volle assicurarsi la donna.
No, me ne stavo andando” rispose Morgan tirandosi in piedi scrutato dall'agente Jereau, istantaneamente accortasi che qualcosa non andava.
Derek si congedò scuro in volto e il suo capo lo seguì con lo sguardo mentre se ne andava.
JJ si sedette sulla sedia prima occupata dal collega.
Ti devo parlare” esordì, e la sua espressione seria unitamente al tono grave della sua voce fecero intendere ad Aaron che doveva trattarsi di qualcosa di grave, o per lo meno di molto importante.
Dimmi.”
Mi ha chiamato Steve Messer dal Pentagono.”
Quelle parole catalizzarono tutta l'attenzione di Hotch.

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Secondo capitolo ***


 

Secondo capitolo

 

In una battaglia, massimo è sempre un pericolo per chi massimamente lo teme (Gaio Sallustio Crispo)

 

 
Derek tornò alla sua scrivania incontrando lo sguardo curioso di Rossi, seduto di traverso su quella di Reid.
Che succede?” domandò il profiler più anziano.
Morgan si sedette con un tonfo incrociando le braccia sul petto mentre dentro ribolliva.
Hanno intenzione di aggiungere qualcuno al posto di Emily” rispose torvo.
Come?” fece Spencer sollevando la testa da un dossier, mentre David emetteva un sospiro.
C'era da aspettarselo.”
Tutto qui Dave? La cosa non ti disturba?” fece Derek alla, a suo parere, pacata reazione del collega.
Nessuno è pronto, ma non serve prendersela, le cose vanno così.”
Certamente per loro era diverso, pensò Morgan, non sapevano ciò che sapeva lui, non sapevano che Emily sarebbe tornata.
Reid annuì all'affermazione di Rossi, ma i suoi occhi si colmarono di tristezza.
Vorrei tanto vedere Emily entrare di nuovo da quella porta” disse guardando verso l'ingresso della BAU. “Vorrei che non fosse successo niente.”
Lo vorremmo tutti” disse David malinconico con gli occhi rivolti alla scrivania vuota accanto a quella del giovane collega.
Derek preferì non esprimere commenti a riguardo. Dio quanto desiderava dividere con loro la felicità di sapere Emily viva e farli smettere di soffrire per un fatto inesistente. Ogni volta che udiva quei discorsi era un vero tormento. Non ce la faceva più.

 
Dopo più di mezz'ora trascorsa a compilare documenti e a sfogliare fascicoli, ma con la mente rivolta altrove, Derek sollevò gli occhi verso la vetrata oltre la quale Hotch e JJ stavano ancora parlando, all'apparenza di qualcosa di abbastanza serio.
Un nuovo caso?” fece Spencer puntando lo sguardo nella stessa direzione.
Uhmm... non credo” disse Morgan dubbioso. “Ci avrebbero già convocati in sala riunioni.”
Reid fu colto da un pensiero improvviso.
Non l'avranno richiamata al Pentagono...”
Tranquillo, nessuno ce la porterà più via” lo rassicurò Derek intenerito dall'espressione preoccupata del giovane. Guardò nuovamente verso l'ufficio di Hotch, a suo giudizio quella conversazione non sarebbe terminata tanto presto e qualcosa gli diceva che l'argomento non fosse la sostituzione di Emily. Vide altri guai profilarsi all'orizzonte.

 

 
Parigi, Montmartre

 
Céline Gauthier camminava svelta sulla Rue de Clignancourt con il corto caschetto scompigliato dal leggero vento settembrino, reggendo tra le mani un voluminoso sacchetto della spesa. Si era attardata sulla piazzetta dove gli artisti disegnavano ritratti e caricature ai turisti, le piaceva osservarli mentre con l'agilità della loro mano riempivano il foglio bianco con quelle sorprendenti opere. Meditava di farsi anch'ella ritrarre un giorno.
Non aveva potuto fare altro che adattarsi alla nuova vita che il destino le aveva imposto, acquisendo abitudini e familiarità con luoghi e gesti quotidiani, ma non passava giorno senza che il suo pensiero andasse con nostalgia ad Hotch e JJ, che dovevano sopportare il peso del loro segreto, all'allegria di Penelope, alla dolcezza di Spencer, alle sagge parole che sempre David aveva saputo riservarle, a Derek, il quale, arrivando casualmente fino a lei, si era fatto custode di quella verità artefice di gioia e tormento. A Ian Doyle.
Céline aveva acquistato l'occorrente per cucinare un soufflè di formaggio, una bottiglia di Bordeaux e del pesce per Sergio, il simpatico felino ne sarebbe andato matto. Aveva anche preso del latte per monsieur Jacques, l'anziano portinaio, il quale le aveva domandato il favore.
Arrivata al suo palazzo Céline aprì il portone destreggiandosi fra le chiavi di casa e il sacchetto della spesa, entrò nell'atrio e vide un uomo appoggiato al vecchio bancone della portineria, che stava conversando con monsieur Jacques in un tono di voce abbastanza alto, adeguato allo scarso udito dell'anziano. L'uomo si voltò verso Céline e le fece un sorriso che lei ricambiò.
Bonsoir Céline.”
Bonsoir Clyde.”
La donna si avvicinò ai due e tirò fuori dal sacchetto della spesa un brik di latte che posò sul bancone.
Votre lait, Jacques.”
Oh, merci beaucoup mademoiselle, vous êtes très gentile” la ringraziò il portinaio.
De rien” fece lei sorridendo al signore.
Passez une bonne soirée” augurò ad entrambi Jacques con sorprendente fare ammiccante.
Céline e Clyde si scambiarono un'occhiata divertita.
Il sera sans aucune doute” affermò Easter cingendo con un braccio la vita di lei.
Che cosa gli hai fatto credere?” domandò Céline sospettosa mentre si dirigevano alle scale.
Clyde le strizzò l'occhio.
Anche questo fa parte del programma di protezione.”
Salirono all'appartamento della donna e non appena entrarono Sergio saltò giù dalla poltrona dove era solito dormire per andare incontro alla padrona, la quale si chinò a grattargli affettuosamente la testa.
Ciao bello.”
Il gatto iniziò a miagolare strusciandosi su di lei.
Hai già fiutato la tua cena vero?”
Céline si diresse in cucina seguita dalla bestiola e dal suo ospite.
Come stai Emily?”
Abbastanza bene” rispose lei estraendo dal sacchetto che aveva posato sul tavolo i suoi acquisti, sistemandoli sul piano di lavoro. “E tu?”
Erano quasi due mesi che né si vedevano né si sentivano, era meglio limitare i contatti al minimo per ragioni di sicurezza.
Sono stato un po' in giro per l'Europa...” rispose lui, mentre Emily stappava il Bordeaux per poi prendere due calici da un pensile e metterli sul tavolo, a cui si sedettero.
Notizie di Doyle?” domandò versando il vino.
Due settimane fa le sue tracce portavano a Barcellona, ma la pista era ormai fredda.”
Emily bevve un sorso di Bordeaux, quindi disse: “Lo so. Non penserai che me ne stia con le mani in mano.”
Non mi passa neanche per l'anticamera del cervello. Stai attenta però...” si raccomandò Clyde e lei alzò gli occhi al cielo.
Se Easter si trovava lì, ragionò Emily, doveva trattarsi di qualcosa di importante.
Dimmi tutto.”
Sergio balzò sulla sedia accanto all'uomo e prese a fissarlo con curiosità. Clyde gli fece una carezza, poi incominciò: “Ieri qualcuno si è introdotto in una parte del sistema informatico del Pentagono, nonostante gli avanzati sistemi di sicurezza. Si teme che qualcosa sia trapelato e tra i files a rischio c'è anche quello relativo al tuo programma di protezione.”
Emily respirò a fondo serrando le labbra e fissando un punto indefinito nella stanza. Clyde poteva immaginare dove stesse già vagando il suo pensiero. Proseguì: “Tre ore dopo nel suo appartamento a Georgetown è stato trovato il cadavere di un hacker. Andrew Parker, ventotto anni, noto nell'ambiente come the king, era il più in gamba, riusciva ad intrufolarsi ovunque. A ucciderlo è stato un colpo di pistola alla testa sparato da distanza ravvicinata, niente impronte.”
E' Doyle” affermò Emily assolutamente convinta.
Non ne abbiamo la certezza, potrebbe anche trattarsi di qualcuno interessato ad informazioni presenti negli altri files.”
Sento che è lui. Non ha bevuto la storia della mia morte e ha cercato la conferma ai suoi sospetti. Doyle è a Washington, Clyde.” Emily si alzò dalla sedia e si appoggiò al tavolo con le mani aperte. “Sa che morirei piuttosto che rivelargli dove si trova Declan, così prenderà di mira la mia squadra e li userà per spingermi a dirglielo, ecco quello che farà.” Andò alla finestra dove la tendina tirata offriva alla vista un bello scorcio del quartiere di Montmartre. Ciò che aveva temuto per quei sei lunghi mesi stava accadendo veramente. Nonostante la validità e l'efficacia del programma di protezione si era spesso domandata se a Doyle fossero venuti dei dubbi circa la sua morte, dato che già una volta era stata messa in scena. Aveva sperato nella sua cattura prima che egli potesse scoprire la verità, ma Ian Doyle era troppo astuto e capace di tutto per lasciare tracce e non pensare alla possibilità che lei fosse viva. Se dietro all'omicidio dell'hacker e alla violazione del sistema del Pentagono c'era la sua mano, come lei credeva fermamente, allora era stato tutto inutile, i suoi amici più cari avevano sofferto invano. Questo pensiero le provocò un dispiacere immenso, che si tramutò in rabbia verso colui che era stato la causa di tutto, che aveva sconvolto la sua vita.
Clyde si alzò e le andò vicino.
Lo prenderemo, questa volta non ci sfuggirà.”
Prentiss si girò a guardarlo e lui lesse nei suoi occhi una profonda determinazione.
Puoi giurarci.”
Se è lui non tarderemo a saperlo.”
Emily annuì e tornò a rivolgere lo sguardo oltre la finestra.
Si farà vivo.”
Conosceva Doyle abbastanza bene da credere che prima di agire in qualsiasi modo avesse in mente, le avrebbe lanciato un avvertimento.

 

 
Quantico

 
Se tutto questo ha a che fare con Doyle presto ne avremo notizie. Vuole sapere dove si trova suo figlio e solo Emily può dargli la risposta” disse Hotch. Le cose non erano andate come si era sperato, Doyle aveva trovato Prentiss prima che qualcuno trovasse lui.
Se immaginava che Emily fosse viva doveva sapere che non si trovasse qui, allora perchè venire a Washington?” fu la domanda che si pose JJ, la quale se ne diede anche la preoccupante risposta. “Perchè ci siamo noi.”
Esattamente” concordò Aaron.
Anche se non ve n'era la certezza entrambi sentivano che il pericoloso irlandese fosse vicino. Restarono in silenzio per qualche momento, mentre mille pensieri si rincorrevano nella loro mente. La possibile minaccia che Doyle avrebbe rappresentato per Emily e la squadra, la speranza nella sua cattura, il segreto che forse presto avrebbero dovuto rivelare. Hotch rivolse lo sguardo oltre la vetrata, dove Reid stava riprendendo Morgan che gli aveva lanciato una pallina di carta.
Credi che sia arrivato il momento di dirglielo?” chiese JJ osservando la medesima scena.
Aspettiamo, qualunque cosa Doyle abbia idea di fare prima ci avvertirà della sua presenza qui, ce ne darà la conferma, è tipico di uno sicuro di sé come lui. Il programma di protezione non verrà interrotto fino a quel momento.”
JJ si trovò d'accordo col suo capo.
A quel punto sapremo di essere tutti in pericolo, compresa Emily, ma abbiamo la possibilità di ripararci e prenderlo.”
Lo faremo” affermò un deciso Aaron, prima che i loro sguardi fossero nuovamente indirizzati verso l'open space.
Sarà un colpo per loro, capiranno?” fece JJ impensierita.
Non lo so.”

 
Dopo aver lasciato l'ufficio Hotch andò a prendere Jack a casa di sua cognata Jessica, la quale aveva badato a lui dopo l'asilo. Aaron aveva la mente occupata dalla notizia che JJ gli aveva dato, da ciò che comportava e ne sarebbe scaturito, ma non voleva che le sue preoccupazioni ricadessero sul figlio, cercava sempre di tenere separato il suo lavoro dal rapporto con Jack. Durante il tragitto verso casa il bambino gli raccontò delle prove per la recita annuale, canticchiarono insieme un'allegra canzoncina e il piccolo ripetè per ben tre volte la filastrocca imparata quel giorno.
Giunti a casa Jack buttò lo zainetto sul divano e si precipitò a giocare con il suo nuovo robot, che si trovava sul tavolino dove lo aveva lasciato la sera prima, mentre Aaron si tolse giacca e cravatta, si rimboccò le maniche della camicia e guadagnò la cucina.
Che cosa vorresti per cena?”
L'hamburger con le patatine!” rispose il bambino dal soggiorno.
Ordinazione presa” fece Hotch tirando fuori dal freezer due hamburger e il sacchetto delle patatine, per poi mettere i primi nel microonde e le seconde in una pentola.
Beccatevi questo!” udì Jack esclamare e sorrise all'idea del robot che combatteva contro mostri immaginari.
Papino... “
Dimmi.”
Lo sai che Beth mi ha detto che vuole essere la mia ragazza?”
Hotch trattenne una risata.
E tu cosa gli hai risposto?”
Che ci devo pensare.”
Saggia decisione.”
Aaron prese la carne dal microonde e la mise nella pentola con le patate, pensando che gli sarebbe piaciuto essere come suo figlio, ingenuo, spensierato e fiducioso.
Oggi mentre giocavo con Beth in cortile un signore mi ha chiamato dal cancello.”
Quelle parole suscitarono perplessità e una punta di allarmismo in Hotch, il quale si pulì le mani in un canovaccio e raggiunse Jack in salotto.
Chi era?”
Non lo so...” rispose il piccolo continuando a giocare.
Ti sei avvicinato a lui?”
Sì... ma non tanto, come dici sempre tu.”
Aaron annuì. “Bravo.”
Mi ha detto di salutarti” continuò Jack, mentre il padre si piegava sulle gambe per essere alla sua altezza e lo faceva voltare dolcemente verso di sé, con uno spaventoso presentimento.
Cosa ti ha detto esattamente? Te lo ricordi?” domandò cercando di tenere un tono tranquillo.
Sì... Ciao Jack... porta i miei saluti al tuo papà.”
E poi?”
Poi mi ha sorriso ed è andato via.”
Me lo sapresti descrivere?” chiese ancora Hotch mentre veniva attraversato da un brivido.
Il bambino sollevò gli occhi come a riportare alla memoria quell'uomo.
Era... era alto, aveva i capelli grigi e corti... e gli occhi azzurri...”
Il cuore di Aaron iniziò a battere più forte, intanto che Jack gli domandava incuriosito. “Lo conosci papino?”
Hotch gli accarezzò con dolcezza la schiena. “Sì, lo conosco.” Attirò a sé il figlio e lo strinse baciandolo sui capelli biondi, con lo stomaco stretto in una morsa.
Jack sollevò le piccole braccia e gliele buttò al collo, adorava quando il suo papà lo abbracciava in quel modo.

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Terzo capitolo ***


 

Terzo capitolo

 

 
 

La preoccupazione è l'interesse che paghiamo sui guai prima che essi arrivino (J. C. Pollard)

 

 
JJ prese la bottiglia dell'olio da uno scomparto in basso della sua cucina e condì l'insalata di pollo che aveva preparato, mentre Will sistemava Henry dentro al seggiolone fissato al tavolo già apparecchiato.
Ecco qui il bambino più bello del mondo pronto per fare la pappa” disse con un entusiasmo che non fu lo stesso del piccolo, il quale mettendo il broncio dimostrò di non gradire il fatto di essere a tavola.
Will, con lo stesso entusiasmo, andò a cingere con un braccio la vita di JJ, la quale stava sminuzzando dentro al pollo alcune foglie di dragoncello appena colte dalla piantina nel loro giardino.
E tu sei la mamma più bella dell'universo” le sussurrò dolcemente per poi scoccarle un bacio su una guancia, che lei ricambiò con uno dei suoi sorrisi sempre in grado di lasciarlo d'incanto, ma che vide attraversato da un'ombra. Will si staccò da lei, prese la ciotolina di verdure passate preparata in precedenza da JJ e si sedette accanto al figlio per farlo mangiare.
John ha acquistato un nuovo barbeque, ci ha invitati da loro prima che inizi a fare freddo. Potremmo organizzare per questa domenica, che ne dici?” chiese Will pulendo la bocca ad Henry con il bavaglino. “Piccolo sbrodolone...” lo vezzeggiò e il bambino cercò di ripetere l'ultima parola pronunciata dal padre.
JJ non gli rispose né fece alcun cenno di aver afferrato le sue parole, apparentemente intenta a tagliare la lattuga, ma Will intuì che non fosse quello il motivo del suo silenzio.
JJ...”
Jennifer si riscosse dai suoi pensieri e si voltò verso di lui, realizzando che le aveva parlato di qualcosa.
Scusami, dicevi?”
Va tutto bene?”
Cercando una risposta da dare al compagno JJ udì il suono del suo telefonino avvisarla di una chiamata in arrivo, così si diresse in soggiorno mentre Will un po' preoccupato la seguiva con lo sguardo.
La donna prese il cellulare dal tavolino e nel vedere il nome del chiamante immaginò novità.
Ciao Hotch” rispose.
Doyle è qui, ne ho avuto la conferma.”
I loro sospetti si erano rivelati esatti, ma non ce n'era mai stato alcun dubbio.
In che modo?”
E' stato all'asilo, ha detto a Jack di portarmi i suoi saluti.”
Mio Dio...Vuoi dire che...”
No, non ha intenzione di prendersela con il bambino, è stata solo la sua maniera di farci sapere che si trova qui, se avesse voluto fargli del male o prenderlo lo avrebbe già fatto. Comunque per sicurezza domani non andrà all'asilo, resterà con Jessica e farò mettere due agenti davanti a casa sua.”
A Hotch vennero nuovamente i brividi al pensiero di quanto quell'uomo fosse stato vicino a Jack, l'idea lo faceva inorridire e riempire di rabbia verso Doyle. Desiderava con tutto se stesso catturarlo, a tutti i costi.
JJ guardò oltre la porta aperta del salotto riuscendo a scorgere Will che stava terminando di fare mangiare il figlio.
Altri due agenti sorveglieranno la casa dei genitori di Will.”
Hotch le aveva letto nel pensiero. Erano i nonni paterni ad occuparsi del piccolo durante la loro assenza e saperlo al sicuro, nonostante non esistesse un reale pericolo, l'avrebbe fatta sentire più tranquilla.
Grazie Hotch. Cosa faremo adesso?”
Ho chiamato il Pentagono, il programma di protezione è saltato.”
Ci fu un attimo di silenzio, erano entrambi consapevoli di ciò che quel fatto avrebbe comportato.
Domani mattina ci troveremo là” disse JJ intanto che Will faceva il suo ingresso in salotto e sedeva il bambino sul tappeto dei giochi poco lontano da lei.
Va bene. Ora è meglio chiudere la chiamata.”
A domani.”
Jennifer, che era seduta sul divano, alzò gli occhi sul compagno, il quale in piedi di fronte a lei la stava osservando impensierito.
Cosa succede?”
Ian Doyle è qui a Washington.”
Will fu colpito da quella notizia. Il coinvolgimento di JJ nella vicenda lo aveva fatto stare in ansia, a quanto pareva Doyle era molto pericoloso e ora si trovava di nuovo lì, sicuramente con la squadra nel suo mirino.
Siete tutti in pericolo vero?”
JJ non volle mentirgli.
Sì...”
Will si chinò a prendere la macchinina che Henry gli stava porgendo, visibilmente preoccupato.
Ci saranno due agenti davanti a casa dei tuoi genitori domani, quando Henry sarà lì” lo informò Jennifer.
Cosa?” fece lui voltandosi verso la compagna.
Non c'è da preoccuparsi, è solo per precauzione.”
Will si rialzò e la guardò incredulo.
Non c'è da preoccuparsi... Henry deve essere sorvegliato da due agenti e io non dovrei preoccuparmi?”
L'ansia dell'uomo iniziò a contagiare anche JJ, in fondo non potevano essere sicuri delle intenzioni di Doyle.
Lo sono anch'io, ma siamo preparati ad agire, non ci faremo prendere alla sprovvista.”
Domattina devo recarmi in tribunale per una testimonianza, non appena avrò finito andrò dai miei genitori e starò con Henry” decise lui e tale intento tranquillizzò JJ.
Will si sedette accanto alla compagna sul divano e le spostò una ciocca di capelli dalla fronte.
Stai attenta, non voglio che ti accada qualcosa.”
Farò attenzione” promise lei stringendogli la mano. “Doyle intende arrivare ad Emily, vorrà sapere dove si trova suo figlio.”
Emily...“ fece Will perplesso. “Ma... è morta...“
JJ sospirò, preparandosi alle prime di tutta una serie si spiegazioni che l'avrebbero attesa da lì in poi.

 

 

**

 

 
 

Ehi bel fusto, deduco che ieri tu abbia fatto follie con questa Melinda...” disse Garcia incrociando Derek in corridoio e dandogli un'amichevole gomitata.
Il bel fusto in questione, il quale aveva un'aria vagamente assonnata, stava tornando dalla sala ristoro con una tazza di caffè.
Dovresti chiederlo a Melinda bambolina... “ le suggerì restituendole la gomitata.
Conosco già la sua risposta Rodolfo Valentino” sostenne lei aprendo la porta per tornare nel suo regno tecnologico.
Derek raggiunse l'open space con un sorriso soddisfatto stampato in volto, che svanì non appena ebbe constatato che nel frattempo Hotch non era arrivato, la luce nel suo ufficio era ancora spenta nonostante fossero le undici passate. Aveva chiamato tre ore prima per avvisare che lui e JJ avrebbero tardato, senza spiegargliene il motivo, che Derek aveva immaginato avesse a che fare con il lungo colloquio tra i due del giorno prima. Aveva scartato l'idea che riguardasse l'introduzione di un nuovo membro in squadra, ma ora gli si stava insinuando il dubbio che avesse a che fare proprio con quello. Bevve un po' di caffè intanto che la sua mente già immaginava Hotch e JJ varcare la porta a vetri con il sostituto di Emily, pensiero che volle scacciare.
Anche JJ non è ancora arrivata” disse Reid giungendo in quel momento e lanciando un'occhiata all'ufficio del suo capo, deserto come quello della collega dove si era appena recato. Stava iniziando a preoccuparsi e Morgan se ne accorse.
Stai tranquillo, non sarà successo niente” lo rassicurò mentre il ragazzo stava in piedi accanto a lui con le mani infilate nelle tasche dei pantaloni.
Lo spero... Ma sento che qualcosa accadrà...” considerò pensieroso.
Derek non disse nulla, ma avvertiva la medesima sensazione di Spencer.
Erano entrambi immersi nelle loro riflessioni quando Hotch e JJ entrarono nell'open space, si avvicinarono ai colleghi e prima che questi ultimi potessero domandare spiegazioni Aaron ordinò serio: “In sala riunioni.” Il loro capo si diresse poi verso l'ufficio di Rossi.
Morgan e Reid si scambiarono un'occhiata, poi fecero lo stesso con JJ, la quale non appariva meno tesa di Hotch.
Vado ad avvisare Garcia” disse, quindi li lasciò a domandarsi cosa potesse essere successo.

 

 

 

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Capitolo 5
*** Quarto capitolo ***


 

Quarto capitolo

 

 

Finchè abbiamo dei ricordi, il passato dura. Finchè abbiamo delle speranze, il futuro ci attende. Finchè abbiamo degli amici, il presente vale la pena di essere vissuto. (Anonimo)

 

 
Hotch osservò uno ad uno i componenti della sua squadra, seduti come lui intorno al tavolo in sala riunioni, leggendo sui loro volti l'ansia di conoscere il motivo di quell'incontro, che era palese non fosse l'analisi di un nuovo caso. Aveva imparato a conoscerli attraverso il lavoro, le difficoltà, le vicende personali e i momenti belli, provava profondi affetto e stima verso quelle persone, e fiducia, la stessa che essi riponevano in lui, quella fiducia che si guadagna nel tempo ma che basta un attimo o una verità non detta a far venir meno. Aaron osservò anche JJ seduta accanto a lui e assorta probabilmente nelle sue stesse riflessioni, quindi si rivolse al suo team prendendo la parola.
Ian Doyle si trova qui a Washington.”
Quel nome mise tutti in allarme e risvegliò terribili e tristi ricordi.
Doyle...” mormorò Reid, mentre Hotch si accingeva a proseguire.
Potrebbe costituire un pericolo per noi.”
Mio Dio...” fece Garcia portandosi una mano davanti alla bocca.
Il pensiero di Derek volò ad Emily, era possibile che le tracce dell'irlandese avessero condotto anch'ella a Washington, probabilmente tutto stava per concludersi e forse era il caso di rivelare alla squadra la verità.
In che modo potrebbe essere un pericolo per noi? Emily non c'è più...” considerò Rossi guardando ora Hotch ora JJ e interrompendo il filo dei pensieri di Morgan.
Doyle è venuto a conoscenza di qualcosa che è giunto il momento sappiate anche voi” disse Aaron preparandosi a rivelare il segreto che si era tenuto dentro fino ad allora e che avrebbe minato, lo sentiva, l'equilibrio della squadra. Non aveva intenzione di girarci attorno, lo avrebbe detto senza inutili preamboli che non sarebbero serviti a rendere meno sconvolgente quella verità.
Dal sette di marzo Emily si trova a far parte di un programma di protezione.”
Poche parole, che lasciarono tutti impietriti, che risuonarono nella mente di ognuno rivelando il loro significato, talmente sconcertante che nessuno riuscì ad esprimere un pensiero, soltanto sguardi increduli che si rincorrevano dall'uno all'altro.
JJ lasciò loro il tempo di realizzare, dopodichè disse: “Ci è dispiaciuto moltissimo, ma era necessario che...”
Morgan non la lasciò continuare, balzò in piedi e inveì contro di lei ed Aaron.
Voi lo sapevate! Siete stati a conoscenza di tutto fin dall'inizio!”
Tutti si voltarono verso di lui, mentre proseguiva rivolto più a se stesso che agli altri. “Emily non me l'ha detto...”
Che cosa intendi dire?” domandò Hotch sorpreso al pari dell'amico.
Ho incontrato Emily durante il mio viaggio a Parigi, mi ha raccontato ogni cosa, tranne il piccolo particolare che voi conoscevate questo segreto” fece Derek sarcastico. “Come avete potuto tenerci all'oscuro di tutto?”
Non sapeva dire se gli bruciasse maggiormente che Emily gli avesse taciuto la verità o che l'avessero fatto Hotch e JJ.
Hai incontrato Emily a Parigi?” disse JJ attonita, come ormai lo erano tutti in quella sala, silenziosi spettatori di quella situazione che aveva dell'inverosimile.
Capisco come vi possiate sentire, traditi, feriti, e non vi posso dare torto, ma desidero che sappiate che per noi non è stato facile, il segreto che ci siamo portati dentro diventava ogni giorno più pesante e doloroso” spiegò Hotch.
Bastava condividerlo con noi” fece Derek in tono accusatorio.
Reid sollevò lo sguardo su di lui e fu il primo degli altri tre a parlare.
Anche tu ce l'hai tenuto nascosto...”
Proprio per questo dovresti comprendere più di tutti come ci siamo sentiti e come ci sentiamo ora” considerò JJ.
Io non sono venuto quel giorno nella saletta d'attesa a dire quelle maledette parole, non ho preso parte al funerale posando una rosa su di una bara che sapevo vuota, non ho avuto un colloquio con ogni membro di questa squadra per capire come ognuno stesse superando il dolore per la morte di una persona che in realtà era viva.”
Derek parlava trascinato da una rabbia per lui impossibile da trattenere.
Come avete potuto farci questo? Ho promesso ad Emily che non vi avrei detto nulla e in poche settimane quella promessa è diventata un macigno sul mio cuore, se avessi vissuto ciò che vi ho appena ricordato non sarei riuscito a mantenerla, ve lo posso assicurare.”
Il senso di colpa che aveva attanagliato Hotch tanto a lungo in quel momento parve raddoppiare d'intensità. Si domandò cosa ne sarebbe stato dei legami che univano gli uni agli altri, dell'armonia, della fiducia, della lealtà che tenevano unita la squadra facendone una famiglia.
Gli occhi di JJ incontrarono quelli di Reid, che la guardavano con un misto di delusione e rimprovero. Aveva immaginato quel tipo di reazione da parte di Spencer e degli altri, che parevano frastornati da quelle rivelazioni, ma non si sentì meno addolorata ora che ciò che aveva previsto si stava concretizzando. Invece non sarebbe mai arrivata a pensare che qualcuno avrebbe potuto incontrare Emily, era incredibile che fosse successo.
Rossi intanto si decise ad esprimersi.
Quello di cui si sta parlando è una cosa grossa, le ragioni per cui non ce ne avete messo al corrente sono indubbiamente importanti e giuste, non provo rancore verso di voi, sono soltanto scosso, come lo siamo tutti ora” disse lanciando un'occhiata a Reid e Garcia. “Credo che nessuno adesso sia abbastanza lucido per ragionare in modo obiettivo, ma sono certo che supereremo anche questa.”
La stai facendo troppo semplice Dave, io non posso passarci sopra” sostenne Morgan che non sembrava accennare a calmarsi.
Reid stava zitto con gli occhi bassi, la sua mente razionale faticava ad elaborare quella situazione fuori dal normale e le emozioni contrastanti che gli provocava.
Garcia si alzò in piedi e per la prima volta parlò.
Ragazzi, perchè state a discutere sulle colpe di ognuno, perchè vi rimproverate? Emily è viva, vi rendete conto?” Gli occhi le diventarono lucidi e la voce le si incrinò. “Io non riesco a pensare ad altro... La nostra Emily è viva...” Le lacrime iniziarono a scenderle lungo le guance e nella stanza cadde il silenzio.
A romperlo fu il suono del cellulare di JJ, la quale, dopo essersi scambiata uno sguardo con Hocth, si alzò e andò a rispondere fuori dalla sala.
Penelope ha ragione” disse David. “L'unica cosa a contare veramente è che non abbiamo perso Emily.”
Hotch e Morgan si guardarono e quest'ultimo annuì ritrovando la calma, almeno per il momento. Si avvicinò a Garcia per circondarle le spalle con un braccio e asciugarle le lacrime col dorso della mano.
Bambolina...”
In quel momento JJ rientrò in sala riunioni con gli occhi lucidi e un sorriso che le aleggiava sul volto.
C'è qui qualcuno che non vede l'ora di riabbracciarvi.”
Dalla porta che Jennifer aveva lasciato aperta entrò Emily.
Garcia, Rossi e Reid ebbero un tuffo al cuore e restarono ammutoliti e immobili a respirare quell'atmosfera quasi surreale, che aveva dell'incredibile, ma che stava riempiendo i loro cuori di una gioia immensa. Per Derek e Aaron la sensazione fu diversa, essendo già stati a conoscenza della verità, ma la loro emozione e felicità nel rivedere l'amica non fu minore rispetto a quella degli altri.
Emily era la stessa di sempre, soltanto i capelli erano più corti e il suo volto segnato dai quei mesi di lontananza. Mosse qualche passo in avanti poi si fermò, osservando attraverso gli occhi velati di lacrime le persone che tanto le erano mancate, quella famiglia di cui innumerevoli volte aveva desiderato sentire il calore e il cui solo pensiero le aveva consentito di andare avanti quando si era sentita sola e prigioniera di una lotta senza fine. Ci sarebbero state tante cose da chiarire e spiegazioni da affrontare, ma in quel momento Emily volle pensare solo alla gioia di ritrovare coloro i quali amava. Con voce rotta dall'emozione pronunciò le prime e sincere parole che il cuore le dettò.
Vi voglio bene...”
Garcia volò verso di lei e l'abbracciò forte, come se non volesse più lasciarla andare via.
Sei qui...” mormorò tra le lacrime, le stesse che scendevano dagli occhi di Emily.
Sì sono qui, cara Penelope...”
Garcia si staccò dall'amica solo per permettere a Rossi di circondarla in un intenso abbraccio, nel quale Emily si rifugiò stringendolo a sua volta.
Dave...”
L'uomo non riuscì a parlare, sopraffatto dall'emozione. Lo fece poi, guardandola in viso quasi accertandosi che non fosse un sogno.
Non mi sembra vero... Ma sono così felice...”
Emily volse lo sguardo a Reid, il quale non si era ancora avvicinato, allungando una mano verso di lui per invitarlo a farlo. Il ragazzo andò da lei quasi timidamente, quindi, dopo che David gli ebbe fatto spazio, prese Emily fra le braccia e pianse, per la prima volta dopo quel terribile giorno. I suoi singhiozzi non fecero altro che alimentare la commozione generale. Quando Reid si scostò un po' da lei, Prentiss gli prese entrambe le mani fra le sue e gli sorrise con gli occhi umidi di lacrime.
Ti voglio bene Spencer.”
Anch'io...” rispose lui con voce tremante.
Fu poi la volta di Hotch di accogliere l'amica e lo fece anch'egli con un abbraccio pieno d'affetto, che lei ricambiò con la medesima intensità.
Bentornata.”
Grazie Aaron...”
Hotch le regalò uno dei suoi rari sorrisi, dietro al quale, Emily lo sapeva, era nascosto il tormento interiore che lo aveva accompagnato durante quei lunghi mesi, lo stesso che aveva provato JJ. Lei e Jennifer si erano già manifestate poco prima la reciproca felicità nel ritrovarsi, ma il sorriso che l'amica le rivolse le scaldò ulteriormente il cuore.
Derek, che fino ad allora si era tenuto in disparte, si avvicinò ad Emily mentre lei gli diceva: “Ti avevo promesso che sarei tornata presto.”
Già...” fece lui, per poi attirarla a sé con dolcezza e baciarla sulla fronte. “Sono felice che tu sia qui.”
Lo sono anch'io” disse Prentiss lasciandosi abbracciare dall'amico e appoggiando la testa sulla sua spalla, che poi rialzò per guardare la sua famiglia ritrovata che si stava stringendo intorno a lei.
Hotch si accorse che qualcuno era entrato discretamente nella sala. Si trattava di Clyde Easter, al quale andò incontro e i due si salutarono con una stretta di mano.
Questo è il suo posto” affermò Clyde osservando la scena che gli si era presentata davanti.
Aaron si limitò ad annuire sorridendo nuovamente.
L'emozione iniziale stava lasciando spazio ad un clima più rilassato, in cui la felicità di ognuno si poteva leggere nelle espressioni e negli atteggiamenti. Garcia, con gli occhi che recavano ancora i segni del pianto, guardò Derek in tralice.
Io e te dovremo fare i conti.”
Li faremo bambolina...”
Emily sorrise, era tornata a casa.
JJ, la quale come tutti si stava godendo quei momenti indimenticabili, fu distratta dal suono del suo cellulare. Lo prese dalla tasca della giacca e lesse sul display il nome di Will, che la mise in allarme. Si appartò in un angolo della stanza e premette il tasto per ricevere la chiamata.
Ciao...”
A risponderle fu una voce calma e profonda.
Buongiorno agente Jereau, la vostra amichetta è già tornata dal regno dei morti? Scommetto che in questo momento si trova lì con voi.”

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Capitolo 6
*** Quinto capitolo ***


 

Quinto capitolo

 

 

Chi vuole uccidere il suo nemico, consideri bene se proprio con ciò non lo renda, dentro di sé, eterno. (Friedrich Nietzsche)

 

Dov'è Will? Che cosa gli hai fatto?”
A quelle parole disperate tutti si voltarono verso JJ, capendo all'istante. Doyle aveva preso l'agente LaMontagne cogliendoli di sorpresa, troppo focalizzati a pensare di essere loro stessi il bersaglio del pericoloso irlandese non avevano considerato altre eventualità. Restarono sconvolti.
Dì alla tua amica di presentarsi allo stesso tavolino dell'altra volta fra due ore, alle quattordici e trenta in punto, da sola, e al tuo William non succederà niente.”
JJ ascoltava Doyle stringendo forte la mano intorno al cellulare e con un groppo in gola.
Hotch si voltò verso Garcia e al tecnico informatico bastò il suo sguardo, corse a tentare di localizzare la chiamata.
Lascialo andare, lui non centra nulla” fu l'accorata richiesta di JJ, ma a risponderle fu soltanto il silenzio. Il suo Will era nelle mani di Doyle, uno spietato assassino che non avrebbe esitato a fargli del male o addirittura ad ucciderlo. Avvertì la paura impadronirsi di lei in un brivido che le corse lungo la schiena.
Emily le si avvicinò, invasa dal senso di colpa per ciò che aveva temuto ed era veramente successo. A causa del suo passato qualcuno che le stava vicino doveva soffrire, era tremendamente ingiusto. Abbracciò l'amica e le disse: “Mi dispiace.”
Non è colpa tua” rispose JJ con sguardo sincero.
Garcia fece ritorno in sala riunioni scuotendo la testa sconsolata.
Non ci sono riuscita, aveva già spento il telefono.”
Dannazione” fece Hotch, anche se c'era da aspettarselo.
Quel bastardo...” disse Morgan con rabbia.
Che cosa ti ha detto?” domandò Emily a JJ.
“Vuole incontrarti fra due ore.”
Prentiss non ne fu sorpresa, lo aveva immaginato da subito, Doyle voleva farsi dire dove si trovava suo figlio, glielo aveva domandato anche all'ultimo quando lei si era trovata a terra ferita. C'era in gioco la vita di Will e non si sarebbe tirata indietro.
In quel momento Erin Strauss entrò in sala riunioni, restando perplessa nel vedere tutti in piedi e palesemente piuttosto agitati, rivolse a Clyde un'occhiata interrogativa mentre gli sguardi di tutti i presenti si posavano su di lei.
Emily, la quale le dava la schiena, si voltò verso la caposezione e la vide impallidire.

 
“Quando avrebbe avuto intenzione di mettermi al corrente Hotchner?”
Nel momento in cui aveva visto Emily Prentiss, Erin Strauss non era stata in grado di formulare alcun pensiero logico, era stata davanti ai suoi occhi ma non era riuscita a credere di vederla veramente. Più tardi nell'ufficio della donna Hotch le aveva spiegato tutto quanto riguardava la finta morte di Emily e ciò che ne era conseguito, fino al rapimento di Will da parte di Doyle. Era stato breve, assicurandole maggiori chiarimenti, perchè il tempo che aveva dato l'irlandese era poco e si doveva organizzare un piano.
“Ho ritenuto giusto e doveroso che i primi a sapere fossero i componenti della mia squadra, per l'affetto che li lega all'agente Prentiss e per quanto hanno sofferto credendola morta” rispose Hotch. “Non è stato per mancanza di rispetto nei suoi confronti, spero lo comprenda. L'avrei informata al più presto di ogni cosa.”
La Strauss comprese. Ormai aveva capito che i legami fra i membri della BAU erano molto profondi, andavano al di là dei semplici rapporti fra colleghi, ciononostante non volle lasciarsi andare ai sentimentalismi e si limitò ad annuire in segno di approvazione.
“Adesso che cosa avete intenzione di fare?”
“Dobbiamo decidere un piano d'azione. Clyde Easter sarà dei nostri.”
“Agisca nella maniera che ritiene più opportuna ma mi tenga informata. Faccia in modo che non accada nulla all'agente LaMontagne.”
Hotch fu grato alla caposezione per essersi dimostrata comprensiva, anche se in seguito avrebbe preteso le ulteriori spiegazioni che prima le aveva promesso, soprattutto dall'agente Prentiss. Quello però non era il momento, si doveva pensare a liberare Will e a prendere Doyle.
“Faremo tutto il possibile.”
Hotch si congedò e una volta che fu uscito Erin Strauss si levò gli occhiali lasciandosi andare ad un profondo sospiro.

 
Aaron tornò in sala riunioni dove tutti lo aspettavano seduti intorno al tavolo, compreso Easter. JJ era profondamente in pena per Will, ma stava cercando di dominare l'ansia e acquistare la lucidità necessaria ad affrontare la situazione. Doveva farlo per il suo compagno. Era stata avvisata che avevano ritrovato l'auto di Will in un parcheggio nei pressi del tribunale, dove l'uomo non si era presentato a testimoniare, Doyle l'aveva rapito prima che potesse recarvisi. JJ aveva poi chiamato i suoceri per metterli al corrente dell'accaduto ed era stato terribile dover dare loro quella notizia che li aveva angosciati. Si era assicurata che Henry stesse bene e aveva promesso loro che Will sarebbe stato messo in salvo. Aveva bisogno lei stessa di crederci.
Aaron si sedette tra Derek ed Emily.
“Con la Strauss è tutto a posto, almeno per ora” informò i membri del team, decisi a restare uniti in quel momento difficile mettendo da parte le tensioni venute a galla poco prima, consapevoli però che in seguito sarebbero inevitabilmente riaffiorate. “Troviamo Doyle e portiamo in salvo Will.”
“Si sarà servito di un mezzo per rapirlo, abbastanza grande da poterlo nascondere e tenere prigioniero, forse il suo intento è di portarlo all'appuntamento con Emily” considerò Morgan.
“Un furgone o un suv, ma conoscendolo non lo ha rubato, se lo sarà procurato in un altro modo, per lui è facile trovare un contatto” disse Clyde, quindi fu Reid a prendere la parola.
“E se avesse deciso di tenerlo prigioniero da qualche parte e presentarsi da solo all'appuntamento? Sarebbe l'unico a sapere in quale luogo avesse nascosto Will, costituirebbe comunque una garanzia per lui.”
“Vecchi magazzini, edifici abbandonati, luoghi isolati...” elencò Rossi.
“Potrei provare a fare una ricerca” suggerì Garcia volendo rendersi utile, in ansia per l'intera situazione.
“Sarà difficile trovare qualcosa, ma si può tentare, potremmo riuscire a catturare Doyle senza che Prentiss vada all'appuntamento” disse Hotch, dopodichè intervenne Emily.
“Abbiamo troppo poco tempo e in ogni caso sarebbe rischioso per Will agire in questo modo, se non stiamo ai suoi patti gli farà del male. Vuole me e io lo incontrerò.”
Nessuno potè negare che quella fosse l'unica soluzione. Doyle aveva fatto bene i suoi conti prendendo Will in ostaggio, rappresentava il suo scudo, la sua garanzia, finchè l'agente fosse stato nelle sue mani avrebbe avuto il coltello dalla parte del manico.
“Da sola” specificò Emily in modo deciso.
“Non se ne parla” replicò prontamente Derek. “Questa volta non te lo lasceremo fare.”
“Se qualcuno venisse con me andrebbe a finire male.”
“Non andrai da sola” intervenne JJ. Anche se c'era in gioco la vita dell'uomo che amava non poteva permettere che l'amica ne facesse le spese, così come nessun altro, non doveva essere Doyle a vincere. Tutti gli altri la pensavano esattamente come lei. Emily era di nuovo tra loro e non potevano immaginare di perderla nuovamente, per sempre.
Clyde si era aspettato che Emily volesse incontrare Doyle, non era certo il tipo che si tirava indietro davanti al pericolo quando necessario, però non l'avrebbe lasciata andare da sola.
“Va bene Emily, ma noi ti copriremo le spalle.”
Hotch annuì, era d'accordo.
“Faremo appostare agenti in borghese nei pressi del luogo dell'incontro e noi staremo nascosti pronti ad intervenire” decise il capo della BAU.
“Sarà meglio anche posizionare tiratori scelti sui palazzi vicini, dovremo averlo costantemente sotto tiro” aggiunse Rossi.
“C'è da sperare che si presenti da solo, se portasse Will con sé le cose si complicherebbero” si preoccupò Reid, ma Morgan fece la sua considerazione.
“Abbiamo i cecchini, non ci faremo alcuno scrupolo con quel bastardo” disse in maniera dura ripensando a ciò che Doyle aveva fatto ad Emily, non avrebbe mai potuto cancellare dalla sua mente il momento in cui l'aveva trovata a terra ferita con quel paletto conficcato nell'addome.
“Lui non se ne farà” affermò Emily.
“Il suo obiettivo è quello di conoscere il luogo in cui si trova suo figlio, ma non lo saprà mai, non farà neanche in tempo a domandartelo che sarà già nelle nostre mani” fece Clyde con estrema risolutezza.
“Lo terrò impegnato in una conversazione, così che voi avrete modo di coordinarvi.”
“Bene. Il tempo stringe, dobbiamo prepararci” disse Hotch alzandosi in piedi seguito dagli altri. “Garcia, stai pronta alla tua postazione, potremmo avere bisogno di te.”
“Certo. Fate attenzione... e tornate sani e salvi” si raccomandò Penelope già in preda all'ansia.
“Tranquilla piccola, consideraci già qui” la rassicurò Derek dandole un buffetto su una guancia, per poi accodarsi agli altri che stavano uscendo dalla stanza.
“Emily” chiamò Garcia prima che l'amica fosse fuori. “Non voglio perderti un'altra volta...”
Prentiss le sorrise con dolcezza, comprendeva il suo timore.
“Non mi perderai.”
“E' una promessa?”
“Lo è.”
A Penelope non restò altro che affacciarsi fuori dalla porta della sala riunioni e guardarla andare via insieme agli altri, decisi a combattere fino in fondo quella battaglia.

 

 

**

 

Aprì gli occhi a fatica, le palpebre ancora pesanti, e la prima cosa che percepì fu un forte dolore localizzato sulla nuca. Tutto intorno era in penombra e regnava il silenzio, Will riuscì a mettere a fuoco l'unico contenuto di quell'angusto stanzino odorante di muffa, alcuni vecchi scatoloni addossati alla parete alla sua sinistra. Sollevò la testa a guardare la piccola finestrella in alto vicino al soffitto, dal cui vetro sporco e contornato da ragnatele filtrava la poca luce che rischiarava l'ambiente. Una fitta lancinante gli fece riabbassare la testa e salire la nausea.
Si trovava seduto a terra in quello che doveva essere parte di un seminterrato, appoggiato dove le pareti facevano angolo con le mani legate dietro la schiena, talmente strette che i polsi gli dolevano, così come le caviglie, congiunte da una spessa corda. Non aveva nulla sulla bocca che gli impedisse di chiamare aiuto e questo stava a significare una sola cosa: nessuno l'avrebbe udito.
La sua mente si fece meno annebbiata e Will ricordò di avere parcheggiato l'auto per recarsi in tribunale, ne era sceso e l'aveva chiusa, poi qualcosa l'aveva colpito violentemente sulla nuca facendogli perdere i sensi. Il senso di torpore e gli occhi pesanti che ancora sentiva gli suggerirono che successivamente doveva essere stato sedato.
Si domandò da quanto tempo si trovasse lì, a giudicare dalla luce proveniente dalla finestrella fuori era ancora giorno. Era certo che fosse stato Doyle a rapirlo, al fine di tenerlo come ostaggio per arrivare ad Emily. JJ la sera prima gli aveva raccontato tutto, era incredibile che fosse viva e ne era stato felice, ma aveva anche provato preoccupazione per la sicurezza della compagna e del figlio. Invece Doyle aveva preso lui e da un lato ne era sollevato, l'irlandese non aveva preso di mira i suoi cari.
Will provò a considerare possibili vie di fuga. La porta, direttamente di fronte a lui, sembrava pesante ed era probabilmente in ferro, difficile da abbattere, la finestra era decisamente troppo stretta perchè potesse passarvi attraverso. Tentò comunque di liberarsi, ma tutti i suoi sforzi gli provocarono soltanto maggior dolore ai polsi e alle caviglie, le corde non si allentarono di un centimetro.
“Maledizione!” imprecò.
Era nelle mani di quell'assassino.
Udì dei passi poi il rumore metallico di una chiave che girava nella toppa, la porta si aprì e comparve un uomo alto con i capelli corti, indossava dei jeans neri e un giubbotto dello stesso colore sopra ad una camicia bianca, lo riconobbe ricordando una foto che JJ gli aveva mostrato. Era Ian Doyle.
“Vedo che ti sei svegliato agente LaMontagne” disse l'irlandese in tono tranquillo.
“Che cosa vuoi?” gli domandò Will rabbioso.
“Da te nulla. Se Emily Prentiss si comporterà bene uscirai di qui, altrimenti... incomincia a pregare” rispose Doyle con un sorrisetto ironico, dopodichè richiuse la porta con doppia mandata e salì un scala buia che lo portò al piano terra del fatiscente edificio situato in un luogo decisamente isolato.
Presto ci rincontreremo Emily, abbiamo un discorso in sospeso io e te, c'è qualcosa che devi ancora dirmi. Il tuo stupido giochetto non ha funzionato, credevi veramente che avrei abboccato alla storia della tua morte e mi sarei fatto prendere da te e dai tuoi amici dell'Interpol... Pensavo che mi conoscessi abbastanza bene da non crederlo, che mi conoscessi quanto io conosco te.
Doyle uscì su di uno spiazzo erboso e salì si di un furgone nero, rilassato e sicuro di sé.
E' giunto il momento. Non vedo l'ora di incontrarti, Emily.

 

 

 

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Capitolo 7
*** Sesto capitolo ***


 

Sesto capitolo

 

 

E' il perpetuo timore della paura, la paura della paura, che forma il volto di un uomo coraggioso. (Georges Bernanos)

 

 
Reid guardava fuori dal finestrino del suv, troppo concentrato nelle sue riflessioni per vedere ciò che gli passava davanti agli occhi. Nelle ultime ore aveva vissuto emozioni contrastanti, che ancora sentiva forti dentro di sé. Emily era viva e non gli sembrava vero, solo il giorno prima aveva espresso il desiderio di vederla entrare dalla porta degli uffici della BAU ed ora quel sogno si era incredibilmente realizzato. Era felice, di una felicità resa però amara dal sentirsi tradito dalle persone per le quali provava un bene incondizionato. Erano stati obbligati a mantenere il segreto, una parte di sé lo comprendeva, ma per ora non poteva dimenticare la sofferenza provata in quei mesi, mentre loro tacevano la verità. Gli ci sarebbe voluto del tempo.
JJ era seduta accanto a lui nel sedile posteriore del suv e da quando erano partiti per recarsi al luogo dell'incontro con Doyle non le aveva rivolto né uno sguardo né una parola, a lei che gli aveva offerto la sua spalla su cui piangere l'improvviso ed enorme dolore per la morte di Emily, sapendo che era tutto una menzogna. In altre circostanze Spencer avrebbe posato una mano su quella dell'amica esprimendole il suo affetto, incoraggiandola e rassicurandola che sarebbe andato tutto per il meglio, ma in quel momento no, era più forte di lui, benchè si fosse ripromesso di lasciare da parte i rancori in quei frangenti ora difficili per tutti.
JJ lo guardava, lo sentiva lontano e ciò gli causava dolore, che si mischiava con la tremenda paura per la sorte di Will. Sentì le lacrime salirle agli occhi e le trattenne, quello non era il momento di piangere.
Rossi stava alla guida e il silenzio all'interno del suv era per lui denso di parole non dette. Gli occhi lucidi di JJ la dicevano lunga circa il suo stato d'animo, quegli occhi che di tanto in tanto vedeva dallo specchietto retrovisore cercare inutilmente quelli di Reid. Spencer si sentiva ferito, da JJ, Hotch, Emily e da Derek, e mentre quest'ultimo aveva manifestato la sua rabbia, il ragazzo si stava tenendo tutto dentro, gli sarebbe servito del tempo per superare la cosa.
Lanciò un'occhiata ad Emily seduta accanto a lui sul sedile del passeggero, guardava dritto davanti a sé con un'espressione che voleva dire fermezza, quasi di sfida, ma non di paura.
David voleva essere fiducioso nella buona riuscita di quell'operazione e nutrire la speranza che la squadra sarebbe tornata ad essere la famiglia che era sempre stata. Ci credeva.

 
Raggiunsero il posto preceduti dal suv su cui viaggiavano Hotch, Morgan ed Easter, parcheggiarono in una via secondaria e si diressero all'ingresso di uno dei palazzi che davano sulla piazza dove Prentiss e Doyle si sarebbero incontrati. JJ, Reid e Rossi salirono al secondo piano, la squadra avrebbe sorvegliato la situazione da due stanze uso uffici ancora vuote. Indossavano tutti il gilet antiproiettile, anche Emily ne portava uno sotto ai vestiti. Mentre Hotch e Morgan erano impegnati al cellulare per definire alcuni dettagli dell'operazione Clyde le domandò: “Sei pronta?”
Prentiss fece un risoluto cenno di sì con la testa.
Tu lo vorresti morto vero?” gli disse.
Lo sai come la penso, non possiamo andare a sparargli un colpo in testa, ma ci sentiremmo tutti più tranquilli. Se dovesse capitare sarebbe la fine migliore per tutta questa storia” affermò Easter, speranzoso che le circostanze portassero alla morte di Doyle.
Siamo agenti, non giustizieri.”
Tu non lo vorresti?”
Clyde attese una risposta da parte di Emily, la quale però non si espresse a riguardo.
Furono raggiunti da Derek e Aaron e quest'ultimo porse a Prentiss una Glock e un microfono.
Tieni, mettiteli.”
Se Doyle dovesse trovarmeli addosso li farebbe sparire all'istante.”
Tentar non nuoce” affermò Hotch con un breve sorriso.
Noi ci proviamo” disse Emily infilandosi la pistola in vita sotto al giubbotto e sistemandosi il microfono all'interno della camicetta.
Dopo averle raccomandato di fare attenzione Hotch e Easter entrarono nel palazzo per raggiungere gli altri.
Se quel bastardo prova a sfiorarti anche solo con un dito io...” fece Derek serrando la mascella.
Scendi e lo gonfi di botte” concluse Emily per lui.
Lo farei veramente.”
Non stento a crederlo.”
Non sto scherzando” sostenne Derek, e a lei sembrò di scorgere nel suo sguardo l'ombra della paura. “Non voglio che ti accada qualcosa, questa volta non lo permetterò.”
Emily lo rivide chino su di lei mentre le teneva le mani e le diceva quelle parole che non aveva dimenticato. In quel momento aveva creduto di non farcela, le forze l'avevano abbandonata e tutto si era fatto lontano, ma sapere di morire avendo Derek vicino le aveva fatto provare un profondo senso di pace, le ultime cose che avrebbe visto e sentito sarebbero state il suo viso, la sua voce e il calore delle sue mani. Era stata grata, e lo era ancora, che fosse stato proprio lui a trovarla. Quando Derek era andato da lei a Parigi non glielo aveva detto e ora non ce n'era tempo.
Grazie...” disse soltanto, sfiorandogli una guancia con le dita.
La dolcezza di quel gesto arrivò fino al cuore di Morgan, senza trovare ostacoli, attraverso una strada nuova ed inaspettata, o forse soltanto a lui ignota fino a quell'istante. Guardò silenziosamente Emily andare via avvertendo ancora il suo calore sulla pelle.

 
Emily si sedette al tavolino con movimenti calmi, anche se dentro di sé fremeva, non perchè provasse timore, da tempo aveva smesso di avere paura, ma dalla voglia di prendere Doyle e chiudere finalmente i conti col suo passato. L'ultima volta che era stata lì l'irlandese le aveva detto che si sarebbe preso la sua vita e ci era quasi riuscito, ma era stata ancora lei a vincere, come avrebbe fatto anche quel giorno.
Guardò l'ora, mancavano tre minuti alle quattordici e trenta, Doyle sarebbe arrivato puntuale. Poteva vedere alcuni agenti in borghese poco distanti da lei e nascosti alla sua vista sapeva tiratori scelti posizionati negli edifici circostanti, mentre la sua squadra teneva d'occhio la situazione dal palazzo alla sua destra.
Emily ripercorse mentalmente i mesi precedenti, dal giorno in cui aveva appreso di essere nelle mire di Doyle. Aveva temuto lui, la sua sete di vendetta, la sua rabbia, eppure lo aveva affrontato per il bene delle persone che amava. Ora una di esse era stata colpita da molto vicino e non avrebbe permesso che accadesse l'irreparabile, a qualunque costo.
Tra poco lei e Doyle si sarebbero rivisti, lì dove già lo avevano fatto dopo sette anni e dove tutto stava per ricominciare.
Emily controllò di nuovo l'ora, le quattordici e trenta erano passate da quattro minuti, si guardò intorno ma di Doyle neanche l'ombra, era convinta che sarebbe arrivato puntuale. Si impose di restare calma ma sentiva che qualcosa non andava. Trascorse un altro quarto d'ora senza che Doyle si facesse vedere, forse era un modo per far crescere la tensione, però trovava strano che avesse mancato all'appuntamento, perchè era ormai chiaro che non si sarebbe presentato e si domandò se non facesse parte di un suo piano. Attese ancora dieci minuti poi recuperò l'auricolare da dentro la camicetta e lo sistemò all'orecchio.
Non verrà” disse.
A questo punto direi di no” le rispose la voce di Hotch.
Sto arrivando” comunicò Emily alzandosi dalla sedia per andare a raggiungere la squadra, chiedendosi che cosa Doyle avesse in mente.

 
Maledizione!” fece Derek togliendosi nervosamente l'auricolare, seguito a ruota dagli altri. “A che gioco sta giocando?”
Mi piacerebbe tanto saperlo” disse Clyde nervoso quanto lui.
Hotch scosse la testa serrando le labbra, Doyle aveva Will e a qualsiasi gioco stesse giocando era il suo e non il loro.
JJ vide crollare la speranza che aveva riposto in quell'operazione affinchè il compagno venisse liberato e si domandò cosa ne sarebbe stato di lui.
Reid incontrò il suo sguardo disperato e non potè restare impassibile, nonostante il rancore che ora provava nei suoi confronti JJ era sempre l'amica che lo chiamava Spence, che lo capiva e lo sosteneva, che sapeva dargli forza soltanto con un sorriso. Così fece lui, accarezzandole il braccio per darle conforto, facendole sentire con quel breve gesto che le era vicino, un gesto che significò molto per JJ, perchè segno che la loro amicizia non era perduta, fu come vedere una luce in mezzo al buio che la circondava.
Se vuole sapere dove si trova Declan farà un'altra mossa” considerò David e quasi in sua risposta il cellulare di Hotch si mise a suonare.
Sì...” rispose Aaron al chiamante sconosciuto.
Avevo detto da sola.”
Poche dure parole, poi uno sparo.

 

 

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Capitolo 8
*** Settimo capitolo ***


 

Settimo capitolo

 

 

In un minuto c'è il tempo per decisioni e scelte che il minuto successivo rovescerà. (Thomas Stearns Eliot)

 

Un grido soffocato uscì dalle labbra di Will mentre un dolore lancinante alla coscia sinistra sembrò irradiarsi in ogni cellula del suo corpo. Strinse gli occhi dal male poi li riaprì a guardare Doyle, che teneva la sua pistola puntata su di lui.
Maledetto” disse tra i denti in un lamento.
L'hai sentito?” domandò l'irlandese ad Aaron. “La prossima volta colpirò una parte vitale.” Abbassò l'arma e la sistemò in vita. “Voglio Emily al cantiere abbandonato sulla Ventiquattresima, sola, tra un'ora. Nessuno scherzo, o l'agente LaMontagne morirà.” Chiuse così la chiamata, senza possibilità di replica da parte dell'altro interlocutore. “Tra poco ci faremo un viaggetto. Sarai felice di rivedere la tua amica resuscitata” disse al suo prigioniero.
Non staranno al tuo gioco” ribattè questi combattivo ma con l'aria sofferente.
Allora sei un uomo morto” affermò Doyle mettendo il cellulare nella tasca del giubbotto e tirando fuori dall'altra un pezzo di stoffa, si abbassò su Will e glielo legò strettamente intorno alla ferita, facendolo gemere di dolore.
Mi servi vivo.”
La sua vita vale per te abbastanza da dirmi dove si trova mio figlio? Almeno tanto da rispettare i miei patti e incontrarmi da sola credo di sì. Avremo tutto il tempo di scambiare due parole indisturbati, in fin dei conti non mi dispiace di non averti uccisa, sono sempre piacevoli le nostre chiacchierate, come lo sarà anche quella che andremo a fare perchè in ogni caso sarò io ad avere l'ultima parola.

 
Emily guardava fuori dalla finestra del secondo piano nel palazzo dove aveva raggiunto la squadra, osservando il luogo in cui avrebbe dovuto incontrare Doyle. Lo odiava per aver sconvolto la sua vita, perchè era a causa sua se si era dovuto costruire la menzogna che aveva portato tensioni e rancori all'interno del team, lo odiava per le lacrime che aveva visto scendere dagli occhi di JJ pochi minuti prima, quando l'amica aveva appreso da Hotch che Will era stato ferito. Tutti ne erano rimasti sgomenti e l'astio e la rabbia verso Doyle erano aumentati, per quanto possibile.
JJ aveva trovato la forza di non cedere allo sconforto, doveva restare lucida e insieme agli altri trovare una via d'uscita a quello che stava succedendo, era l'unica cosa che in quel momento potesse fare per il suo compagno.
Se Doyle avesse ucciso Will Emily non se lo sarebbe mai perdonato, non poteva permettere che ciò accadesse. Si sarebbe recata da sola al vecchio cantiere, che la sua squadra lo volesse o meno, c'era in gioco la vita di Will e questa volta Doyle non avrebbe avuto alcuna pietà.
Si voltò verso gli altri, mentre Rossi stava dicendo: “Forse ha mandato qualcuno a controllare la zona, potrebbe non agire da solo.”
Uomini al suo comando, non mi stupirei” fece Easter.
Ma è Doyle che dobbiamo prendere. E ha Will.”
Accidenti, ci deve essere un modo” sbottò Morgan, il quale faticava a mantenere la calma.
Reid guardò l'orologio e constatò: “Abbiamo meno di un'ora ormai.”
Doyle vuole Prentiss sola, ha un'ostaggio e noi poco tempo” riassunse Hotch cercando di restare concentrato. Non voleva lasciare Emily da sola con l'irlandese, ma nemmeno mettere a rischio la vita di Will. Quella era una situazione maledettamente difficile.
Ci sta mettendo alle strette” disse Derek mentre osservava Emily, la quale dava l'impressione di non seguire i loro discorsi, persa in riflessioni soltanto sue. A Morgan venne il dubbio che stesse meditando di sottostare alle richieste di Doyle e recarsi all'incontro senza la loro protezione.
Non vorrai mica...”
Fu interrotto da Emily, che espresse la sua idea.
L'unica cosa da fare è dire a Doyle ciò che vuole sapere.”

 
Il cantiere sulla Ventiquattresima era stato realizzato al fine di costruire una casa di cura per anziani, ma i lavori si erano in seguito interrotti per mancanza di fondi. Sorgeva in una zona scarsamente trafficata, non era in un punto di passaggio e nei dintorni non vi erano abitazioni, le uniche si potevano scorgere in lontananza. Un luogo tranquillo circondato da prati e alberi, l'ideale per degli anziani bisognosi di cure e per un incontro che non dovesse dare nell'occhio.
Emily vi giunse con cinque minuti d'anticipo rispetto all'ora stabilita da Doyle, parcheggiò il suv a lato della strada e ne restò all'interno. Non era stato facile convincere la sua squadra a farla andare lì da sola, ma Emily li aveva convinti facendo leva sul fatto che si dovesse fare di tutto per salvaguardare Will e che finchè l'irlandese non avesse ottenuto ciò che voleva lei non avrebbe corso pericoli in quanto gli serviva. Per farli stare tranquilli aveva portato con sé la Glock, che però mise sotto al sedile del passeggero, voleva conquistarsi la fiducia di Doyle.
Sospirò e lasciò andare il capo contro il poggiatesta, sarebbe andato tutto bene, doveva andare tutto bene. Udì il rumore di un veicolo che si stava avvicinando e dallo specchietto retrovisore vide che si trattava di un furgone nero, che rallentò in prossimità dal suv. Emily si voltò verso il finestrino e riconobbe il conducente, Doyle. La superò e accostò poco più avanti.
Ci siamo...” mormorò Prentiss, quindi aprì la portiera e scese dal suv, nel momento in cui anche lui stava uscendo dal furgone. Restò ferma mentre l'uomo le si avvicinava senza fretta.
Ciao Emily.”
Ciao Ian.”
Per lei rivederlo fu ricordare ciò che le aveva fatto a Boston, come l'aveva picchiata, spaventata, quasi uccisa, ma in quel momento doveva mettere da parte quelle emozioni e usare tutta la freddezza che le riusciva.
Doyle la squadrò da capo a piedi, fissando poi i suoi occhi azzurri in quelli scuri di lei.
Per essere una che è passata a miglior vita ti trovo in gran forma” osservò facendo dell'ironia.
Forse avresti preferito vedere il mio cadavere.”
Per perdere il piacere di incontrarti di nuovo? No. E poi c'è ancora qualcosa che devi dirmi.”
Sono qui per questo.”
Lo so, ma andiamo con ordine. L'ultima volta sei arrivata armata fino ai denti, ora hai con te l'artiglieria?”
No.”
Permetti?” domandò Ian andandole più vicino.
Emily sollevò le braccia e come aveva previsto lui la perquisì tastandole i fianchi, per poi abbassarsi a controllare le gambe attraverso la stoffa dei pantaloni.
Bene” fece soddisfatto. “Ma chi mi dice che qualcuno non stia ascoltando la nostra conversazione pronto a correre in tuo aiuto?”
Non ho microfoni, se è questo che intendi.”
Meglio dare un'occhiata.”
Doyle le aprì un po' il giubbotto, poi le slacciò un bottone della camicetta.
Emily sapeva che il suo reale intento non era quello di verificare la presenza di microfoni. Desiderava soltanto provocarla.
Ian scostò un lembo dell'indumento fino a scoprire il quadrifoglio che egli stesso aveva impresso a fuoco sulla sua pelle candida.
Non ho idea di che fine abbia fatto la collana che ti avevo donato, ma di questo non ti sei potuta liberare.”
No, ma mi ha ricordato ogni giorno che il mio unico scopo fosse prenderti.”
Non ci sei riuscita.”
Emily sentiva crescere dentro di sé la tensione, dovette ricacciare indietro le parole che le stavano salendo alle labbra e imporsi una calma che non provava, ma non voleva dargli la soddisfazione di cedere alle sue provocazioni. Si richiuse la camicetta e domandò. “Dov'è Will?”
Proprio qui” rispose lui facendo un cenno con la testa in direzione del furgone.
Ti dirò ciò che vuoi, poi io e lui ce ne andremo.”
Questo è da vedere” disse Ian duramente, quindi si avvicinò al suo mezzo seguito da Emily.
Fece scorrere la portiera laterale mostrandole il suo ostaggio. Will giaceva steso su di un fianco, le mani e i piedi legati, sulla coscia sinistra spiccava la rudimentale fasciatura applicata dall'irlandese, ormai intrisa di sangue. Il suo sguardo incontrò quello di Prentiss.
Emily...” mormorò. “Non cedere.”
Era evidente che Will provasse sofferenza e a lei fece male vederlo così.
Andrà tutto bene” disse facendo per avvicinarglisi, ma Doyle le sbarrò la strada con un braccio.
Prima dimmi dove si trova mio figlio.”
Emily emise un sospiro, aprì la bocca per parlare poi non lo fece.
Ian estrasse velocemente la pistola che teneva in vita e la puntò contro il prigioniero.
Dove preferisci che lo colpisca questa volta?”
Prentiss guardò ora lui ora Will, visibilmente combattuta.
Allora?” incalzò Ian.
Va bene” concesse Emily arrendevole, con l'aria di chi non avesse altra scelta. “Declan è ha Washington. E' stato affidato a Thomas ed Erica Andersen e vive con loro da cinque anni con il nome di Daniel Andersen.”
Ian ne fu sorpreso, suo figlio si trovava proprio lì a Washington, molto più vicino ad Emily di quanto si fosse aspettato, anche se riflettendoci in quel momento era il posto migliore in cui nasconderlo.
Dove di preciso?”
Al duecentonove di Pennsylvania Avenue.”
Bene” disse Doyle mettendo giù l'arma, per poi rivolgersi a Will.
Tra mio figlio e te ha scelto te, dovresti esserne onorato” fu la sua ulteriore provocazione.
Emily abbassò lo sguardo chiudendo gli occhi, si morse il labbro inferiore e non seppe trovare una risposta.
Hai avuto quello che volevi, adesso lascialo libero e ce ne andremo.”
Oh no, prima mi porterai da Declan.”
Sai dove si trova, non ti basta?”
Ne voglio la conferma” affermò Doyle mentre il volto di lei dava segni di nervosismo. “Conosco la tua bravura nel mentire.”
Ti ho detto la verità.”
Questo lo vedremo.”
Gli occhi di Emily e Will tornarono a cercarsi. Non era finita e le intenzioni di Ian Doyle restavano a loro oscure.
Se dovesse succedermi qualcosa dì a JJ che la amo” chiese Will pensando al peggio.
Emily non ebbe il tempo di dire qualcosa che Doyle chiuse il portellone del veicolo con un movimento brusco.
Davvero commovente.”
Lascia libero almeno lui, hai me.”
Sarebbe sciocco da parte mia farlo visto che la sua presenza ti rende così malleabile.” Le puntò contro la pistola. “Sali!” le ordinò in un tono che non dava spazio a repliche.
Ad Emily non restò che ubbidire.

 

 

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Capitolo 9
*** Ottavo capitolo ***


 

Ottavo capitolo

 

 

Il legame che unisce la tua vera famiglia non è quello del sangue, ma quello del rispetto e della gioia per le reciproche vite. (Richard Bach)

 

Doyle accostò a destra di fronte ad una villetta a due piani, che corrispondeva al duecentonove di Pennsylvania Avenue. Si trovava in un quartiere tranquillo, distaccata rispetto alle altre che sorgevano in quel tratto della via. Davanti ad essa una bicicletta ed uno skateboard giacevano abbandonati sul prato che doveva essere stato tosato di recente e che terminava sul porticato con aiuole fiorite, di cui in quel momento si stava prendendo cura una donna sui quarant'anni, dai mossi capelli castani raccolti in una coda. La donna si voltò indietro ad osservare da lontano il furgone ed i suoi occupanti, probabilmente incuriosita e allo stesso tempo messa a disagio dalla loro presenza.
La signora Andersen, immagino” disse Doyle.
Emily annuì, mentre la donna saliva tre gradini per trovarsi sul portico ed entrare in casa dal portone d'ingresso.
Quella che sta giocando a fare la madre di Declan, ma d'ora in avanti sarò io a prendermi cura di mio figlio.”
Ad Emily parve di scorgere la sua espressione addolcirsi, il suo volto perdere ogni traccia di durezza e per un attimo vide soltanto lo sguardo di un padre. Doyle era un assassino, sapeva essere spietato, ma il sentimento che provava nei confronti di Declan era lo stesso che legava ogni genitore ai propri figli, qualcosa di insito nella natura umana.
Che cosa intendi fare?” gli domandò.
Riprendermi ciò che è mio.”
Non fare del male agli Andersen, non hanno nessuna colpa.”
Voglio soltanto Declan” così dicendo Doyle impugnò la pistola. “Scendi.”
Will ha bisogno di cure” disse Emily preoccupata per l'amico che non versava in buone condizioni.
Appena sarà tutto concluso potrà averle, quindi ti conviene sbrigarti. Forza” la invitò lui puntandole contro l'arma.
Scesero entrambi dal furgone e si diressero verso la villetta, Prentiss davanti, sotto la minaccia della pistola di Doyle. Attraversarono il prato passando dal vialetto di pietre che conduceva all'ingresso dell'abitazione e quando furono di fronte alla porta Ian provò ad abbassare lentamente la maniglia per aprirla, senza successo. Era chiusa a chiave.
Andiamo sul retro” disse a voce bassa invitando Emily a precederlo con un cenno del capo.
Camminando lungo il portico raggiunsero la zona posteriore della villetta, senza udire alcun suono provenire dal suo interno. Come Doyle aveva immaginato trovarono un'entrata secondaria costituita da una porta con un vetro coperto da una tendina a fiori, probabilmente da lì si poteva accedere alla cucina. Dopo aver constatato che fosse aperta Ian avvertì Emily: “Se provi a fare una mossa non esiterò a sparare. Vai avanti.”
Prentiss restò immobile.
Non puoi fare questo a Declan, tu...”
Stai zitta e muoviti” bisbigliò lui premendole la canna della pistola contro la schiena e costringendola ad avanzare nella cucina degli Andersen. Era spaziosa, con i mobili in legno chiaro e al centro un tavolo rettangolare su cui faceva bella mostra di sé un cestino di frutta, nel lavello erano disposti due piatti a scolare. Sul frigo c'erano alcuni biglietti fissati con graziose calamite e uno di essi recava la scritta: Papà non scordarti i biglietti per i Redskins! Passandovi accanto Doyle si fermò ad osservarlo, poi seccato spinse nuovamente Emily in direzione di una porta spalancata che dava sull'ingresso principale, dove giunsero. Una scala conduceva al piano superiore e da un'altra porta si intravedeva il salotto.
Non fiatare” disse Doyle sempre minacciando Emily con la pistola.
Entrarono in quella stanza, deserta, con le tende e il divano sui toni del blu e un mobile bianco che conteneva un moderno televisore al plasma. Gli abitanti di quella casa dovevano trovarsi al piano superiore, dove Ian stava meditando di salire, quando dei rumori provenienti dall'ingresso lo fecero voltare in quella direzione. Quello che vide furono due pistole puntate contro di lui. Quelle di Hotch e Morgan, i quali entrarono nel soggiorno seguiti da Easter, Reid e Rossi, anch'essi armati e pronti a fare fuoco su di lui.
Doyle li guardò con la sorpresa dipinta sul volto e una collera che cercò di mascherare con un atteggiamento fiero, senza scomporsi.
Getta la pistola e tieni le mani alzate” gli intimò Hotch in tono fermo.
La squadra al gran completo, e c'è anche l'agente Easter” disse Ian quasi sorridendo.
Non volevo perdermi questo momento” affermò Clyde. Se avesse ceduto al proprio impulso avrebbe premuto il grilletto, ma purtroppo non lo poteva fare perchè sarebbe stato contro le regole.
Fai come ti ho detto” fece Aaron con maggiore decisione.
Doyle continuò a tenere la pistola in pugno e fece l'atto di voltarsi indietro verso Emily.
Non ci provare o ti pianto una pallottola in testa!” lo minaccio Derek aumentando la stretta sulla sua arma. “Metti giù la pistola!”
A quel punto Ian, avendo tirato abbastanza la corda, posò lentamente a terra la pistola sollevando poi le mani, che tenne alzate mentre diceva: “Ti faccio i miei complimenti Emily, una recita veramente ben riuscita.”
“L'hai detto tu che so mentire” gli ricordò lei mentre prendeva le manette che Derek le stava porgendo, le strinse intorno ai polsi di Doyle abbassandogli una mano alla volta con movimenti decisi, quindi afferrandolo per un braccio lo fece voltare verso di sé.
“Tra Declan e Will ho scelto entrambi, e sai qual'è la cosa più bella? Che sono anche riuscita a raggiungere il mio scopo.”
Clyde e Hotch presero Ian per gli avambracci e prima che lo portassero via egli indirizzò a Prentiss uno sguardo di sfida, nonostante la situazione non fosse propriamente dalla sua continuava a manifestare sicurezza di sé.
“Arrivederci, Emily.”
“Addio” disse lei in modo chiaro e netto, mettendo la parola fine a quella dolorosa pagina della sua vita.
Doyle venne condotto fuori seguito da Rossi e Reid, nel momento in cui in salotto faceva capolino Helen Walker, l'agente che aveva impersonato la signora Andersen e che aveva messo gentilmente a disposizione la casa in cui viveva con il marito ed il figlio adolescente.
“Tutto bene?”
“Il cattivo è stato preso” rispose Morgan finalmente più rilassato.
“Grazie Helen” disse Emily con un sorriso che la donna ricambiò.
“Mi ha fatto piacere esservi stata d'aiuto” detto questo l'agente Walker se ne andò lasciando Emily e Derek da soli.
“E' finita, Doyle non potrà più fare del male né a te né a nessun altro” disse lui.
“Non sai da quanto tempo aspettavo questo momento.”
“Vieni qui...” la invitò Morgan avvicinandosi a lei per stringerla in un abbraccio, a cui Emily si abbandonò con spontaneità e naturalezza.
Entrambi sentirono che qualcosa nel loro legame stava dolcemente cambiando, portandoli verso una destinazione nuova e sorprendente, ancora tutta da scoprire.
Emily si staccò leggermente da lui e disse: “Vorrei restare un momento da sola.”
“Certo...” fece Derek accarezzandole i capelli con delicatezza. Poteva comprendere il suo bisogno di un po' di tempo per se stessa, durante il quale far sciogliere la tensione accumulata nelle ultime ore, del tempo da dedicare alle sue riflessioni, ora che si era concluso un periodo difficile per lei e per tutti.
Emily osservò Derek andare via dalla porta attraverso cui l'aveva fatto anche Doyle, uscendo da quella casa e dalla sua vita. Aveva trascorso gli ultimi mesi con il pensiero rivolto a prenderlo, tenendosi informata sui risultati delle indagini dell'Interpol e cercando lei stessa di indagare, per quanto la sua situazione lo avesse reso possibile. Ogni mattina si guardava allo specchio domandandosi se quello sarebbe stato il giorno in cui avrebbero catturato Doyle e finalmente quel giorno era arrivato. Lei, Clyde e la sua squadra lo avevano preso, insieme, la conclusione più giusta.
Emily tirò un respiro profondo, era tutto passato. Uscì sul portico dalla porta principale e vide gli altri sulla strada accanto a due suv neri. La stavano spettando.
Altri agenti federali avevano già portato Doyle via da lì, mentre JJ doveva essere sulla strada per l'ospedale dove Will avrebbe ricevuto le cure di cui necessitava, forse si trovava addirittura sull'ambulanza insieme a lui. Era stata una fortuna che Doyle avesse deciso di portarlo con sé, altrimenti avrebbero dovuto fargli confessare dove lo teneva prigioniero e non sarebbe stato del tutto semplice. Considerando la prima ipotesi avevano fatto venire un'ambulanza che era rimasta nascosta con i suv in una stradina laterale. Quando Emily e Doyle erano entrati nella villetta i paramedici, alcuni agenti e la stessa JJ si erano precipitati a controllare il furgone, trovandovi Will.
Emily vide Rossi e Hotch parlare fra loro appoggiati ad un suv in un atteggiamento rilassato, Reid non partecipava alla conversazione, ma senza tenersi in disparte, anzi, sembrava divertito da ciò che stavano dicendo gli altri due. Derek era al telefono e sorrideva, probabilmente stava rassicurando Garcia circa il buon esito dell'operazione appena conclusa. Clyde, appoggiato al cofano dell'altro suv, era impegnato a raccontare qualcosa ad Helen Parker la quale, essendo senza dubbio una bella donna, doveva aver attirato l'attenzione dell'agente Easter. Emily sorrise.
Nutriva la concreta speranza che tutto sarebbe tornato alla normalità, bisognava solo dare tempo al tempo. I membri della squadra, compresa lei stessa, avevano avuto ruoli e reazioni diverse, provando sentimenti differenti riguardo quella vicenda, ma avrebbero superato ogni incomprensione perchè erano una famiglia, perchè erano loro.
Emily si incamminò lungo il vialetto di pietre con il cuore leggero, per raggiungerli.

 
Clyde andò a sistemarsi in un albergo dove avrebbe pernottato, dopo aver salutato gli altri lasciandoli rientrare a Quantico senza di lui. Aveva preferito farli restare da soli immaginando che avessero bisogno di restare tra di loro per parlare, chiarirsi e ritrovarsi.
Emily era stata convocata da Erin Strauss e mentre si trovava nel suo ufficio i colleghi avevano iniziato a sbrigare le pratiche che seguivano ogni caso risolto, forse più per far passare il tempo nell'attesa di notizie circa quell'incontro che non per reale necessità.
JJ aveva chiamato per informarli che Will era stato operato e si sarebbe ripreso bene e presto, togliendo alla squadra quella preoccupazione.
Reid era concentrato nella stesura del proprio rapporto quando vide comparire Morgan con due tazze di caffè, di cui una venne posata sulla sua scrivania.
Grazie” disse prendendola in mano.
Derek avvicinò una sedia a quella dell'amico e vi si sedette comodamente.
Ne vuoi parlare?”
Spencer bevve un po' del liquido caldo e si prese qualche istante prima di rispondere.
Credo che tu sia in grado di capire come mi sento.”
Lo capisco, perchè è lo stesso che ho provato io nei confronti di Hotch e JJ, ma riflettendoci ora mi brucia di meno, in fondo anch'io mi sono comportato così, ma non ho avuto altra scelta, come loro.”
Lo so, ma non riesco a cancellare con un colpo di spugna una menzogna che mi ha fatto soffrire per mesi.”
Non lo pretendo, né lo pretendono Hotch e JJ.”
Mi serve del tempo.”
Credo serva a tutti. Io mi trovo sia dall'una che dall'altra parte, mi sono sentito tradito ma l'ho fatto anch'io” disse Morgan posando la tazza sulla scrivania.
Forse dovremmo pensarla tutti come Garcia, lei è soltanto felice che Emily sia qui” sostenne Reid, poi vennero interrotti dal suono del cellulare di Derek, il quale lo prese e lesse il nome sul display: Melinda. Premette il tasto per rifiutare la chiamata e lo rimise nella tasca dei jeans.
Nessuno di importante” fu il suo deciso commento.
Come evocata dall'ultima considerazione di Reid, Garcia aprì la porta a vetri reggendo un trasportino per animali che, raggiunti i colleghi, andò a posare sulla scrivania di Spencer.
Quando è arrivata questa mattina Emily lo ha affidato ad un agente al piano terra e prima di recarsi dalla Strauss mi ha chiesto di andare a prenderlo” spiegò mentre apriva la porticina del trasportino e un bel gatto nero metteva fuori la testa con circospezione. “Non è adorabile?”
Ehi Sergio” fece Derek accarezzandolo sotto il mento.
L'animale uscì un poco con le zampe anteriori e annusò l'aria, emettendo poi un breve miagolio.
Reid allungò una mano e lo grattò sulla testa, intanto che Sergio facendo le fusa e decideva di uscire del tutto dalla sua tana.
Le fusa nella comunicazione felina costituiscono un segnale di amicizia con cui esprimere uno stato di contentezza generica. Nessuno è riuscito a spiegare esattamente in che modo vengano prodotte...”
Derek e Penelope ascoltarono il monologo di Spencer senza interromperlo o prenderlo bonariamente in giro come sempre, felici di vedere i tratti del solito dottor Reid. Giunti in quel momento Rossi e Hotch ebbero il medesimo pensiero.
Tu devi essere Sergio” indovinò David accarezzandogli dolcemente il morbido manto della schiena. Il piccolo animale miagolò, per poi sfuggire alla sua mano per dirigersi, camminando in modo sinuoso tra portapenne e fascicoli, verso un oggetto che aveva attirato la sua attenzione.
Anche Hotch coccolò il gatto, il quale aveva raggiunto il mouse di Spencer iniziando a spostarlo a destra e a sinistra con le zampe.
“Dovresti dare la caccia a quelli veri” gli suggerì tra le risate generali.
Quando la preda inanimata rischiò di cadere a terra Derek prese in braccio il felino, il quale strusciò la testa contro il suo petto e fece aumentare di intensità le fusa.
“Sembra che abbiate molta confidenza voi due” osservò Rossi.
“Ci eravamo già conosciuti a Parigi io e lui” affermò Derek. “Si ricorda di me.”
“A proposito, sarei curioso di sapere come hai incontrato Emily” disse Reid.
“Già, lo sono anch'io” fece Hotch esprimendo il pensiero comune.
Con quattro paia d'occhi che lo scrutavano interessati alla sua risposta Morgan disse restando sul vago: “Beh... Le ho riportato qualcosa che aveva perso...”
Garcia lo guardò con espressione scettica, poco convinta della sua breve spiegazione.
“Secondo me dovremmo farcelo raccontare da Sergio, vero piccolo?” così dicendo prese la bestiola dalle braccia di Derek per stringerla fra le sue.
Intanto che il gatto riceveva altre carezze dai suoi nuovi amici Hotch chiamò Morgan in disparte.
“Spero che riusciremo ad appianare le incomprensioni che il caso Doyle ha inevitabilmente portato con sè, te lo dico perchè tengo al nostro rapporto come colleghi, ma soprattutto alla nostra amicizia, ti sto parlando da amico.”
“Ammetto di aver reagito troppo impulsivamente questa mattina, senza darmi il tempo di riflettere, ma non ho mai messo in dubbio la nostra amicizia e continuo a fidarmi di te.”
Hotch si sentì sollevato nell'udire quelle parole, aveva temuto di aver perso la fiducia di Derek e del resto della squadra, invece si stava rendendo conto che i legami non si erano spezzati, che nonostante tutto i sentimenti che li legavano gli uni agli altri erano rimasti immutati, forse addirittura si sarebbero rafforzati.
“E' molto importante per me sentirtelo dire. E' stato gravoso portare quel segreto, mi ha riempito di sensi di colpa e al momento di rivelarlo ho temuto la vostra reazione.”
“JJ ha detto che avrei dovuto capirvi dato che per me è stato lo stesso. Aveva ragione. Tutto si aggiusterà” disse Morgan facendo un cenno in direzione di Reid, il quale aveva preso a spiegare le tecniche feline di caccia.
Hotch lo guardò e sorrise, adesso ne aveva motivo.

 

 

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Capitolo 10
*** Nono capitolo ***


 

Nono capitolo

 

 

La memoria, travestita da ricordo, torna a percuotermi, si fissa lì nello sguardo e più nulla lascia trapelare, se non quegli attimi, quegli attimi che sempre m'apparterranno. (Siddharta-Asia Lomartire)

 

Emily aveva messo al corrente Erin Strauss di ogni dettaglio riguardante la finzione della sua morte e il successivo inserimento nel programma di protezione, completando il breve racconto che Hotch le aveva fornito precedentemente.
Se il fatto che lei ed i suoi superiori siate stati tenuti all'oscuro di tutto dovesse ripercuotersi su qualcuno, quel qualcuno dovrò essere soltanto io” concluse poi Emily assumendosi ogni responsabilità circa l'intero accaduto e pronta ad accettarne le conseguenze.
Dall'altra parte della scrivania Erin Strauss la guardava senza traccia di severità, nello stesso atteggiamento tranquillo con cui aveva ascoltato il suo resoconto, senza quasi mai interromperla.
Emily non seppe giudicare di cosa ciò fosse indice. Quando quella mattina erano andati a prenderla in aeroporto, Hotch e JJ l'avevano informata che era stato designato un suo sostituto, invece di consentire di restare in squadra alla troppo novella Seaver, la quale era stata trasferita in un'altra unità. In seguito tutti i colleghi si erano detti fermamente decisi a non accettare nessun nuovo agente, adesso che lei era tornata, si sarebbero opposti in tutti i modi. Si domandò cosa ne pensasse la caposezione a riguardo, se ritenesse che non fosse il caso di ritornare su quella decisione oppure considerasse l'idea di rivederla, anche se il suo volere contava fino ad un certo punto, l'ultima parola spettava a chi occupava una posizione più alta della sua.
Mentre voi eravate fuori a condurre l'operazione mi sono messa in contatto con i miei diretti superiori, per parlare della sua situazione” disse la Strauss con calma. “Non ci saranno conseguenze né per lei né per gli agenti Hotchner e Jareau.”
La reazione di Emily fu di sorpresa, non si era aspettata che la questione venisse risolta così rapidamente e in modo del tutto positivo. Ne fu felice.
E' una buona notizia.”
I suoi colleghi le avranno detto che un nuovo agente era stato assegnato alla squadra per sostituirla.”
Sì, ne sono al corrente” confermò Prentiss.
Su questo punto ho dovuto insistere, ma alla fine ho ottenuto di poterle dare la possibilità di rientrare alla BAU a tutti gli effetti, ovviamente se lo desidera.”
Emily sospirò di sollievo, ogni cosa sarebbe ritornata ad essere come prima, avrebbe riavuto il suo posto, il suo lavoro, la sua vita.
Sì, lo desidero.” Eccome se lo desiderava.
La caposezione annuì e sulle sue labbra Emily vide la parvenza di un sorriso. La Strauss in passato non era stata un modello di onestà, ma col tempo sembrava essere cambiata e ora, facendo in modo che le cose si sistemassero, aveva dato prova di avere un cuore.
Grazie” si sentì di dire, con sincerità.
Ho fatto quello che ritenevo più giusto. Ora torni dalla sua squadra, la stanno aspettando.”
Prima che Emily se ne andasse la caposezione aggiunse: “Sono contenta che sia di nuovo fra di noi.”
Questa volta sorrise in modo aperto e così fece anche Emily, per poi uscire dall'ufficio e recarsi nell'openspace.
Trovò i suoi compagni riuniti intorno alla scrivania di Reid in un clima scherzoso e capì che l'oggetto delle loro attenzioni era Sergio, notando il suo musetto spuntare oltre la spalla di Rossi. A quanto pareva la sua bestiola si era già conquistata la simpatia della squadra. Vedendola arrivare tutti si voltarono verso di lei, ansiosi di avere notizie circa il suo colloquio con la Strauss. Dapprima Emily assunse un'espressione grave prendendosi gioco dei colleghi, i quali lì per lì credettero portasse cattive nuove, poi le sue labbra si distesero in un sorriso.
Avete davanti a voi il nuovo membro della BAU” annunciò, e sul volto di ognuno si dipinse il sollievo.
Il migliore che potessero assegnarci” sostenne Rossi mentre Sergio sgusciava dalle sue braccia balzando a terra, per andare a strusciarsi contro le gambe della padrona.
Più che d'accordo” affermò Hotch. “E' stata la Strauss ad informare le alte sfere del tuo ritorno?”
Sì e ha fatto di più, li ha anche convinti a farmi ritornare in squadra nonostante vi avessero già assegnato un sostituto, inoltre per noi e JJ non ci saranno conseguenze” disse Emily prendendo in braccio il suo gatto.
Questa volta la dobbiamo ringraziare” ritenne Aaron riconoscente alla caposezione.
Gli altri furono del medesimo parere e intanto che commentavano la buona azione di Erin Strauss Emily fece scivolare uno sguardo carezzevole sulla sua vecchia scrivania vuota, che presto sarebbe tornata ad occupare. Derek, il quale si trovava vicino a lei, se ne accorse e posò una mano su quella con cui Emily tratteneva Sergio, un gesto pieno di calore che valse più di mille parole.
Bentornata...” le sussurrò.
Grazie...”

 
Quella sera Emily tornò nel suo appartamento apprezzando come non mai la rassicurante familiarità della sua casa, in ogni angolo ed oggetto, in ogni gesto compiuto.
Si preparò per andare a dormire nella ritrovata normalità, mentre anche Sergio si riappriopriava dei suoi spazi, annusando e strusciandosi qua e là. Da quel momento in poi Emily avrebbe ripreso la sua vita lasciandosi alle spalle gli avvenimenti degli ultimi mesi, ma senza cancellarne il ricordo, perchè non erano accaduti invano, ne era uscita più forte, come rafforzati sentiva i legami con le persone che amava. Quel periodo difficile e doloroso aveva portato con sé anche attimi che sarebbero per sempre rimasti impressi nella sua memoria e nel suo cuore. Non avrebbe mai dimenticato il messaggio in segreteria di Garcia che aveva ascoltato poco prima di affrontare Doyle a Boston, l'incontro con JJ quando lei le aveva consegnato la busta con le sue nuove identità, la parole che Derek le aveva detto in quel magazzino, il momento in cui lui aveva suonato alla sua porta a Parigi, il calore degli abbracci con cui quella mattina era stata accolta dalla sua squadra. L'affetto, l'amore, la bellezza di un momento in ogni caso non dovevano essere dimenticati, non voleva dimenticarli.
Emily entrò in camera lasciando la porta socchiusa nel caso Sergio avesse voluto raggiungerla, si sedette sul bordo del letto e aprì il primo cassetto del comodino, da cui tirò fuori una busta che recava un timbro postale non appartenente allo stato della Virginia. La aprì e ne estrasse l'ultima lettera che Declan le aveva scritto. Comunicavano così, come lui aveva scelto di fare. Due o tre volte l'anno Emily andava a trovarlo durante il weekend, era opportuno che non si vedessero più spesso per la sicurezza del giovane, non potevano correre il rischio che le conoscenze di Doyle, o ancora peggio i suoi nemici, venissero a sapere dove si trovava. Quando si era messa in scena la morte di Emily a Declan era stato detto che si era reso necessario interrompere ogni contatto fra loro due, senza dargli nessuna spiegazione. Lo avrebbe fatto lei al più presto.
Emily rilesse la lettera in cui Declan le raccontava della scuola e gli amici, di come aveva vinto un torneo di basket e della prima cotta per una compagna di classe. La vita tranquilla e felice di un adolescente, che grazie a lei poteva vivere. Si soffermò sulle parole scritte in calce al foglio. Ti voglio bene.
Ti voglio bene anch'io Declan” disse in un sussurro, che il suo cuore immaginò arrivare fino al ragazzo.
Rimise la lettera nel cassetto e si sdraiò sotto alle coperte. Prima di spegnere la luce vide Sergio comparire sulla porta.
Vieni qui” lo chiamò.
La bestiola entrò miagolando e balzò sul letto, dove Emily lo riempì di carezze affettuose che il gatto ricambiò allungandosi a strusciare il musetto sul suo viso, per poi accoccolarsi raggomitolato vicino a lei.
Buona notte” disse Emily spegnendo la luce e sorridendo nell'udire le sue fusa.

 
La mattina seguente Emily non si dovette recare al lavoro, in quanto Hotch aveva concesso al team un giorno libero, così ne approfittò per andare a trovare Will in ospedale.
Bussò leggermente alla porta della sua stanza e mise dentro la testa.
E' permesso?”
Vide JJ e Reid accanto al letto del malato e fu lieta che quest'ultimo avesse avuto la sua stessa idea.
Vieni Emily” la invitò Will e lei entrò.
Prentiss constatò con piacere che lui avesse una bella cera nonostante l'operazione subita il giorno prima.
Ehi, ti trovo in perfetta forma.”
Sono indistruttibile, pronto a tornare in pista.”
Temo che tenerlo a bada durante le tre settimane di convalescenza sarà un'impresa ardua” considerò JJ sospirando.
Potresti legarlo al divano” suggerì Spencer facendoli sorridere.
Emily consegnò a Will un pacchetto regalo delle dimensioni di un libro.
Mentre sarai immobilizzato farai passare il tempo con questo.”
L'agente LaMontagne curioso scartò il dono, mentre il suo sguardo si illuminava.
Calliphora, di Patricia Cornwell, adoro i thriller.”
Racconta di come la protagonista ritrova il suo compagno che credeva morto, quando in realtà si trovava in un programma di protezione perchè doveva nascondersi da...”
Spence!” lo ammonì JJ. “Non glielo devi raccontare.”
Will rise e spostò lo sguardo su Emily.
Mi ricorda la storia di qualcuno...”
Non l'ho scelto a caso” disse Emily con aria furbesca, facendosi poi seria. “Mi dispiace Will, è successo tutto a causa mia.”
No, l'unico responsabile è Doyle” sostenne lui fermamente. “Quell'uomo è stato arrestato, io guarirò e tutto andrà a posto.”
JJ annuì, condividendo il pensiero del compagno, il quale aggiunse: “E sono felice che tu sia di nuovo qui, non te lo avevo ancora detto.”
Emily guardò i loro sorrisi e quello di Spencer, non potendo fare altro che aggiungervi il suo.
Restò ancora un po' con loro in quell'atmosfera serena, poi li salutò, in quanto intendeva recarsi in aeroporto a salutare Clyde il quale avrebbe lasciato Washington di lì a poco.
Uscì dall'ospedale e si diresse verso il parcheggio dove aveva lasciato il suv, incamminandosi allegra lungo il giardino in cui alcuni malati erano stati accompagnati dalle infermiere a prendere una boccata d'aria, vista la bella giornata. Il cellulare vibrò nella tasca della sua giacca ed Emily lo prese per rispondere, leggendo sul display il nome di Hotch.
Ciao.”
Ciao, devo comunicarti una notizia.”
Il suo tono lasciava trapelare che si trattasse di qualcosa di serio e Prentiss ne fu allarmata.
Cos'è successo?”
Mi ha appena chiamato il capo della polizia penitenziaria, il furgone che stava trasportando Doyle ad un carcere di massima sicurezza ha avuto un incidente, un frontale con un tir, il conducente ha perso il controllo del mezzo. E' scoppiato un incendio e gli occupanti del furgone sono morti carbonizzati. Quattro agenti e Doyle.”
E Doyle. Emily si immobilizzò, senza parole, senza una direzione precisa da dare ai suoi pensieri. Frastornata.
E' davvero finita Emily.”
Sì... Il destino ha deciso così...”
Hotch percepì esitazione nella sua voce e non volle prolungare la telefonata, capendo che in quel momento lei non volesse parlarne oltre.
Riposati. Ci vediamo domani.”
Va bene, grazie Hotch.”
Muovendosi con lentezza Emily andò a sedersi su di una panchina all'ombra di un tiglio.
Ian Doyle era morto. La fine che Clyde aveva sperato, e forse anche la sua squadra. Lei no.
Con lui non se n'era andato soltanto il terrorista irlandese, spietato e capace di uccidere, ma anche l'uomo che l'aveva tenuta fra le braccia accarezzandola teneramente, che le aveva regalato sguardi dolci e intensi, con il quale aveva fatto l'amore perdendosi completamente in lui. L'uomo che le aveva donato il suo cuore.
...Hai intenzione di pensare tu a me?
Sì, e lo farò.
Bene...
...C'è una cosa che voglio dirti.
Ti ascolto.
Volevo darti un anello ma hai detto che non sei tipo da matrimonio.
E' bellissimo.
Guardami. Sono io Valhalla. Non ho idea di che tipo di vita faremo ma voglio che tu ne faccia parte...
...Louise cresce Declan perchè nessuno possa usarlo contro di me, ma è mio e gli serve una madre.
Questo non posso farlo, non qui.
Allora vi porto via.
Oppure posso portarti via io, ho abbastanza risorse, contatti, sarebbe più al sicuro, e avrebbe un padre...
Una parte del suo cuore si colmò di un'infinita tristezza e un nodo le strinse la gola fino a farle male, mentre i ricordi si affacciavano alla sua mente uno dopo l'altro, attimi che le sarebbero appartenuti per sempre. Non avrebbe mai dimenticato la sua vita come Lauren Reynolds, la donna che aveva provato un sentimento autentico per quell'uomo di nome Ian, semplicemente Ian.

 

 

 

 

 

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Capitolo 11
*** Decimo capitolo ***


 

Decimo capitolo

 

 

La gente crede più ad una grossa menzogna che ad una piccola, e se viene ripetuta abbastanza spesso la gente prima o poi ci crede. (Walter Langer)

 

Nella spaziosa sala d'attesa dell'aeroporto Washington Dulles numerose persone sostavano aspettando l'ora della partenza. Clyde era seduto sulla prima poltroncina di una lunga fila, con un borsone da viaggio ai suoi piedi e lo sguardo che vagava tutto intorno. Sapeva che Emily sarebbe andata a salutarlo e infatti la vide avanzare attraverso la sala con la sua camminata elegante. Indossava un giubbotto nero di pelle e un paio di jeans sui quali portava degli stivali che slanciavano la sua figura, già longilinea e armoniosa di per sé. Aveva sempre pensato che Emily fosse una bella donna e la trovava attraente anche per il suo carattere forte, soltanto il fatto che avessero lavorato insieme lo aveva frenato dal prendere qualche tipo di iniziativa.
Le fece un cenno con la mano e lei proseguì nella sua direzione. Una volta che fu arrivata Clyde le sorrise e domandò: “Come si sta nei panni di Emily Prentiss?”
Benissimo” rispose lei sedendosi nella poltroncina accanto all'amico.
Easter notò come apparisse turbata, le sue labbra sorridevano ma i suoi occhi non mentivano.
Che succede?”
Doyle è morto.”
Quella frase lo lasciò sbigottito.
Cosa?!”
Mi ha appena chiamato Hotch, c'è stato un incidente mentre veniva trasferito al carcere di massima sicurezza, un frontale con un tir. E' scoppiato un incendio e sono tutti morti carbonizzati.”
Clyde non credette alle proprie orecchie. Aveva sempre affermato che l'unico modo di liberarsi definitivamente di Ian Doyle fosse ucciderlo, l'avrebbe fatto con le sue stesse mani, ma purtroppo non era stato possibile. Ci aveva pensato il destino. Si sentì sollevato, il cerchio si era chiuso, sapere che Doyle fosse finito all'altro mondo gli provocò un sentimento liberatorio. Adesso poteva giudicare quella faccenda chiusa a tutti gli effetti.
Mi dispiace per le altre vittime dell'incidente, ma questa è la notizia più bella che potessi ricevere.”
Emily annuì, ma non sembrava particolarmente entusiasta dell'accaduto.
Tu non ne sei felice?” domandò Clyde, intuendo subito dopo quali potessero essere i suoi pensieri.
Lo avevamo arrestato, per me era sufficiente” rispose lei tirandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, quasi infastidita.
E' morto Ian Doyle ma non Lauren Reynolds vero?”
Che lo vogliamo o no il passato non può morire” affermò Emily con un'intensità tale da confermare a Clyde quello che aveva sempre sospettato: aveva provato dei sentimenti nei confronti di quell'uomo. Non volle però affrontare quell'argomento, non essendo sua intenzione toccare la parte più intima e segreta del suo cuore.
Sai una cosa, mi mancherà andare a fare visita a Cèline a Parigi” disse cambiando i toni alla conversazione.
Potrai sempre venire a trovare Emily a Washington” fece lei sorridendo anche con gli occhi.
Contaci.”
Una voce all'altoparlante annunciò che erano iniziate le procedure d'imbarco per il volo di Clyde e quest'ultimo si alzò mettendosi il borsone in spalla.
Cosa farai a Londra?” domandò Emily levandosi anch'ella in piedi.
E' top secret” rispose lui facendole l'occhiolino. “Se te lo dicessi poi dovrei ucciderti.”
Dimenticavo.”
Se un giorno ti venisse voglia di tornare al tuo vecchio lavoro fammi un fischio.”
Ho smesso con le missioni sotto copertura.”
Entrambi risero, poi si abbracciarono con affetto.
Fai buon viaggio.”
Grazie, a presto.”
Clyde si incamminò per raggiungere la scala mobile che scendendo lo avrebbe condotto al suo imbarco. In quel momento in una parte recondita della sua mente si fece strada un pensiero, un piccolo pensiero dai contorni sfumati che si insinuò in lui trasmettendogli un vago senso di inquietudine.
Prima di prendere la scala si voltò indietro e vide Emily in lontananza che tranquillamente procedeva verso l'uscita , incontro alla sua vita ritrovata. Restò a guardarla finchè scomparve alla sua vista, poi si sistemò meglio il borsone sulla spalla e si unì alle persone sulla scala mobile.

 
Emily stava per salire sul suv nel parcheggio dell'aeroporto quando il cellulare le fece udire la sua suoneria. Era Rossi.
Ciao Dave.”
Ciao, disturbo?”
Figurati, sto lasciando l'aeroporto dove ho appena salutato Clyde.”
Se non hai altri impegni cosa ne diresti di pranzare insieme?”
Che è una splendida idea.”
Il ristorante italiano sulla Constitution Avenue?”
Perfetto. Ci vediamo là tra mezz'ora?”
Va bene, a dopo.”
Emily chiuse la chiamata, salì sul suv e partì per raggiungere il locale.
Le faceva piacere l'idea di trascorrere del tempo con Rossi, ritrovare quell'amico che poteva considerare alla stregua di un padre.
Giunta a destinazione parcheggiò e si incamminò verso il ristorante. Amy's era un piccolo e accogliente locale in cui spesso si era recata con la squadra, il cibo era ottimo ed il personale cortese e affabile.
Non appena entrò scorse David seduto ad un tavolo d'angolo e lo raggiunse.
E' bello ritornare qui” disse levandosi il giubbotto e appendendolo alla sedia sulla quale poi si accomodò.
Come ai vecchi tempi.”
Vecchi tempi, vecchio lavoro, vecchi amici, quanto mi sono mancati...”
Lo so” fece lui in tono dolcemente paterno.
Arrivò un cameriere a portare loro i menu e Rossi ordinò una bottiglia di Chardonnay.
Hai saputo di Doyle?” domandò Emily.
Mi ha chiamato Hotch. E' finita così.”
Nel modo in cui doveva finire?”
Dipende, ognuno può vedere le cose dalla propria prospettiva” affermò David guardandola così intensamente che per Emily fu come se le stesse leggendo dentro.
Rossi aprì il menu e fece scorrere lo sguardo sulla lista dei piatti corrugando la fronte.
Uhm... Spaghetti alla carbonara o brasato al Barolo?”
Emily lo osservò, pensando a come Dave avesse il potere e la saggezza di comprendere i sentimenti altrui, senza giudicare, ma donando consigli e dicendo sempre le parole giuste, poche ma efficaci, come in quel caso.
Fammi dare un'occhiata” disse prendendo il suo menu per consultarlo a sua volta. “Arrosto di vitello con funghi trifolati?”
Aggiudicato.”
Il cameriere tornò con la bottiglia di Chardonnay che stappò versando poi il vino nei loro bicchieri, mentre Rossi ordinava l'arrosto per entrambi. Quando il cameriere se ne fu andato sollevò il calice dicendo: “Al tuo ritorno.”
Alla mia famiglia.”
Brindarono e bevvero un sorso di quel fresco e ottimo vino.
Pranzarono conversando piacevolmente. Emily gli disse che era stata a trovare Will il quale stava bene e gli raccontò qualche simpatico aneddoto riguardante monsieur Jacques, il portinaio del suo palazzo a Parigi. David la ascoltò divertito parlandole di alcuni battibecchi fra Morgan e Reid che la fecero sorridere e di come aveva avuto la meglio sulla Strauss in un paio di occasioni.
Hotch dovrebbe concederci più spesso un giorno libero” sostenne Rossi al termine del pranzo.
Prova a suggerirglielo” disse Emily bevendo poi il vino che aveva ancora nel bicchiere.
Temo non sarebbe d'accordo” considerò lui, rivolgendosi quindi a Prentiss con maggiore serietà. “Ho con me una cosa che vorrei darti.”
Cos'è?” domandò lei incuriosita.
Rossi prese un sacchettino di velluto blu dalla tasca della giacca e lo pose sul tavolo dinanzi ad Emily.
Lei lo riconobbe ed ebbe un tuffo al cuore. Guardò David, poi lo aprì tirando fuori l'anello che le aveva donato Ian. Il ricordo si affacciò di nuovo alla sua mente mentre teneva la collana fra le mani.
Lo abbiamo trovato a casa tua e mi sembrava giusto che lo riavessi.”
Emily guardava l'anello, quell'oggetto che si trovava nuovamente ad avere, come un'emozione che si cerca di ignorare torna prepotentemente a galla, sfuggendo al nostro controllo, e ci si rassegna dolcemente a tenerla nel cuore.
Provare dei sentimenti è umano, sempre, fa parte di ciascuno di noi” affermò Rossi, il sorriso del quale fu per Emily come una paterna carezza.
Grazie Dave.”

 
Sergio dormiva acciambellato sul divano e quando sentì la padrona rientrare a casa sollevò stancamente la testa. Emily si levò il giubbotto e lo sistemò sull'appendiabiti nell'ingresso, quindi andò a sedersi accanto al gatto e lo accarezzò.
Ciao micione, hai fame?”
Sergio si sollevò sulle zampe anteriori mettendosi a sedere e miagolò forte.
Presumo sia un sì.”
Prentiss, seguita dal gatto, si diresse in cucina dove gli versò una buona dose di croccantini nella ciotola, poi, mentre lui li divorava, andò a prendere il sacchettino con la collana nella borsa e si recò in camera da letto. Tirò fuori l'anello dalla sua custodia e lo guardò ancora una volta, poi lo ritirò e lo mise nel comodino accanto alle lettere di Declan, dopodichè chiuse il cassetto, lasciandovi il passato e il futuro che ancora doveva venire.
Stava uscendo dalla stanza quando sentì suonare alla porta. Andò ad aprire e si trovò davanti Derek , il quale vedendola sgranò gli occhi.
Emily, sei davvero tu? Non posso crederci...”
Mi sembra di avere già visto questa scena” disse lei ridendo. “Dai, entra.”
Lo fece accomodare sul divano e si sedette accanto a lui.
Immagino che tu abbia saputo di Doyle.”
Sì e non mi dispiace affatto che se ne sia andato per sempre, ti ha quasi uccisa.”
Emily non disse nulla, come aveva affermato David ognuno vedeva le cose dalla propria prospettiva.
Se penso che sei stata con quell'uomo e che molto probabilmente hai provato dei sentimenti per lui... Beh, ciò mi... mi sconvolge. Mi disturba.”
Il modo in cui Derek lo disse ebbe un che di buffo ed Emily non riuscì a trattenere un largo sorriso.
Allora non pensarci.”
Ci proverò. Quello che non potrò dimenticare è il momento in cui ti ho trovata in quel magazzino. Mi si è gelato il sangue nelle vene a vederti là distesa con quel paletto conficcato nell'addome. Non volevo perderti, dovevi restare con me, ho preso le tue mani per trattenerti, perchè la tua vita non scivolasse via. Avevo tanta paura...”
Sul viso di Derek passò tutta l'angoscia provata in quei terribili attimi, come se li stesse rivivendo in quelle parole che a Parigi non era riuscito a dirle.
Non sai quante volte ho pensato che mi sarebbe bastato arrivare un minuto prima, solo un minuto...”
Emily gli prese una mano e gliela strinse forte.
Ma ora sono qui. Io non voglio dimenticare quei momenti, perchè c'eri tu, perchè sentivo il calore delle tue mani, perchè ciò che mi hai detto è entrato nel mio cuore e lì è rimasto.”
Emily...”
Nel silenzio che seguì furono i loro sguardi a parlare, artefici di mute ed inequivocabili parole.
Sergio arrivò dalla cucina leccandosi i baffi e andò a strusciarsi sulle gambe di Derek, per poi saltargli in braccio.
Piccolo, preferisci me alla tua padrona?” disse lui facendogli una carezza.
Pura solidarietà maschile” giustificò il fatto Emily.
Derek prese una cosa dalla tasca dei pantaloni e gliela porse.
Questa è tua.”
Era la tessera della metropolitana di Cèline Gauthier.
Giusto, alla fine non me l'avevi restituita” disse lei rigirandosela tra le mani. “Ho dovuto farne un'altra” si lamentò scherzando.
Ti rimborserò il prezzo.”
Emily rise. Si sentiva leggera, come da tanto non le accadeva.
Sono felice.”
Appoggiò la testa sulla spalla di Morgan, il quale la strinse a sé accarezzandole i capelli, mentre lei chiudeva gli occhi e si lasciava cullare dalle dolci sensazioni che i suoi gesti le procuravano.
Emily...”
Lei sollevò la testa e lo guardò.
Sei la mia amica, la mia partner, e molto di più...” disse Derek. Poi si ritrovò le labbra di Emily sulle sue, che dolci e morbide lo trascinarono in un bacio pieno di promesse.
Sergio li osservò con gli occhi gialli attenti e curiosi, le fusa che emise furono la sua felina approvazione.

 

 

**

 

 

Aeroporto di Copenaghen, Danimarca

 

Il jet privato toccò terra sulla pista tracciata da una serie di luci blu, era in perfetto orario. L'aereo diminuì gradualmente la velocità fino ad arrestare la sua corsa , poi i motori si spensero e si aprì il portellone. Venne calata una scaletta alla cui sommità comparve un uomo, il quale investito dall'aria piuttosto fredda della notte si tirò su il bavero del cappotto. Scese i pochi gradini mentre una berlina nera con i vetri oscurati già lo attendeva a bordo pista.
Ben arrivato signor O'Connel” lo accolse l'autista aprendogli la portiera posteriore.
Grazie” disse l'uomo salendo in macchina.
La porta venne richiusa e dopo qualche istante l'auto partì per uscire dall'area riservata ai voli privati, dopodichè si immise sulla strada che conduceva alla città. L'autista sapeva dove dirigersi.
Sul volto dell'uomo nel sedile posteriore affiorò un sorriso. Era di pura soddisfazione.
Non avrò fretta, nessuno mi cercherà, nessuno vorrà arrestarmi, mi prenderò il tempo che mi servirà. E' più semplice quando tutti credono che il corpo carbonizzato di un senza tetto sia il tuo.
Avevo messo in conto che avresti cercato di prendermi con la tua squadra nonostante io avessi un ostaggio, così mi sono organizzato usando il tuo stesso giochetto, per avere le spalle coperte comunque fossero andate le cose. Non lascio mai nulla al caso, dovresti saperlo.
Mentre tu dormirai sonni tranquilli sapendo Declan finalmente al sicuro da ogni minaccia io lo cercherò. E lo troverò. Verrà il giorno in cui io e lui saremo di nuovo insieme, come ogni padre deve stare insieme al proprio figlio.
E noi, Emily, ci rincontreremo? Forse, un giorno.

 

FINE

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