Io e mia Madre

di micia95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Hayami ***
Capitolo 2: *** Makoto ***
Capitolo 3: *** Un Compito Difficile ***
Capitolo 4: *** La Strana Donna Senza Nome ***
Capitolo 5: *** La Carta della Pioggia ***
Capitolo 6: *** Sakura, la Cattura-Carte ***
Capitolo 7: *** La Mia Nuova Amica ***
Capitolo 8: *** Sakura, La Signora Delle Carte, Mia Madre ***
Capitolo 9: *** Io E Mia Madre ***



Capitolo 1
*** Hayami ***


 

Questa è dedicata a ScheggiaRossa e a chi mi sopporta da anni

HAYAMI
“Svegliati Hayami, o farai tardi a scuola!” mi grida mio padre, ma non ci faccio molta attenzione. Poi mi alzo di scatto, cosa ha detto? Ritardo?! No non ci posso credere! Che ore sono? Prendo in mano la sveglia: sono le sette passate. Mi catapulto letteralmente fuori dal letto e alla velocità della luce mi lavo e mi vesto per poi, altrettanto velocemente, scendere le scale e fare colazione.
“Ma perché non mi hai svegliata prima?” dico arrabbiata a mio padre tutto sorridente.
“Ma tesoro, non è colpa mia se non ti svegli anche se suona la sveglia e ti chiamo più volte!” esclama lui per poi aggiungere in tono sommesso e malinconico “Sei proprio come tua madre…”
“Uffa, se tu venissi in camera mia e mi scuotessi, mi sveglieresti!” gli dico io alzandomi e dirigendomi verso la porta. Lui sorride e basta. Quanto lo odio quando fa così: come fa a sorridere delle mie disgrazie di ragazzina di quattordici anni? Beh, credo proprio che non avrò mai una risposta a questa domanda.
Intanto sono arrivata davanti a scuola e sento una voce che mi chiama “Hayami!”
E’ Hotaru. Hotaru è la mia migliore amica; ha capelli neri e lunghi come quelli della madre e gli occhi del padre, inoltre capisce le persone meglio di chiunque altro: una dote di famiglia mi ha detto mio padre un volta. Lei è la sorella minore di Makoto, un ragazzo che ha due anni in più di noi ed è bellissimo, non ci sono altre parole per descriverlo. Sì, lo ammetto, sono innamorata persa di lui. Anche Hotaru lo sa, quando glielo ho confessato pensavo si arrabbiasse, in fondo è pur sempre suo fratello, invece ne è stata entusiasta e si è offerta di aiutarmi per conquistarlo.
“Ehi, guarda: c’è mio fratello” mi dice infatti ridacchiando e dandomi una gomitata.
“Ciao Hayami, come stai?” Makoto ci ha raggiunte e mi sta salutando con il sorriso più bello del mondo. “Bene, e tu?”
“Non c’è male” sembra stia per aggiungere qualcos’altro ma viene interrotto da un voce “Hayami! Hotaru!” sbuffo, è Hinata, la gemella di Keisuke (del quale è innamorata Hotaru). Anche Hinata è la mia migliore amica e anche lei sa dei miei sentimenti verso Makoto (e quelli di Hotaru verso il gemello) ma allora perché diavolo ci ha interrotto?!
“Beh, io vado. Ci si vede!” dice infatti il mio principe allontanandosi. Hinata ci ha raggiunto seguita a ruota da Keisuke, per la gioia di Hotaru. La guardo malissimo, lei se ne accorge e fece la faccia da cucciolo: è troppo carina quando fa così e il mio sguardo presto si trasforma in un sorriso.
Poi mi riscuoto e sono io a dare una gomitata a Hotaru indicando il suo fidanzato che le sorride. Lei arrossisce subito e mi lancia uno sguardo di rimprovero. Io non posso fare a meno di ridacchiare mentre ci dirigiamo in classe, nella quale sarebbe cambiata la mia vita per sempre. Ma io questo non potevo saperlo, come non potete voi, perciò un passo alla volta.
Ah, che sbadata! Non mi sono neanche presentata: sono Hayami Li, ho quattordici anni, ho capelli color dell’autunno, come mio padre, e occhi verdi giada come mia madre. Ho un carattere chiuso, ma con le persone che conosco e che mi sono amiche sono solare e allegra, e spesso mi dicono che i miei sorrisi sono come quelli di mia madre. Mi piacciono la matematica e ginnastica, infatti pratico ginnastica artistica, di cui sono abbastanza esperta; e sono follemente innamorata di Makoto, il fratello della mia migliore amica Hotaru. Vivo con mio padre, perché mia madre è scomparsa quando avevo due anni in seguito ad un viaggio per un gara di ginnastica artistica, di cui lei era la campionessa del Giappone. Di lei so molto poco: si chiamava Sakura Kinomoto, non aveva la madre (come me), aveva un padre molto buono e gentile e un fratello maggiore, zio Toyua, molto geloso della sorellina. Ha conosciuto mio padre quando aveva dieci anni e non è stato amore a prima vista, ma alla fine si sono sposati. La sua migliore amica era Tomoyo, la madre di Makoto e Hotaru, l’atra sua migliore amica era Mei-Ling, la mamma di Hinata e Keisuke. Mia madre era anche amica del padre di Hotaru: Eriol.
La mia migliore amica, come già detto, è Hotaru. Lei è bravissima a raccontare storie e a cucire vestiti. Le piacciono le materie di studio, specie giapponese; ed è innamorata di Keisuke, con il quale è insieme.
Hinata è un’altra mia amica. E’ la gemella di Keisuke; le piacciono le materie scientifiche; ha un carattere allegro ed esuberante, a volte è persino impicciona, ma è una delle migliori amiche che si possano desiderare. E’ la figlia di Mei-Ling, la cugina di mio padre, ma che io chiamo zia, come Tomoyo.
Keisuke è il gemello di Hinata, figlio di zia Mei-Ling. A lui piacciono musica ed economia domestica, infatti è un portento in cucina. E’ innamorato di Hotaru, con la quale sta insieme.
Questa sono io e i miei amici, e questa è la fantastica quanto imprevedibile storia che ho vissuto con tutti loro, e che ha cambiato la mia vita


Questo è il primo capitolo, spero che vi abbia incuriosito almeno un po’!

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Capitolo 2
*** Makoto ***



MAKOTO
Entriamo in classe e ci sediamo ai nostri posti, il mio era tra Hotaru e Hinata; ovviamente Keisuke è seduto vicino ad Hotaru. Subito dopo il suono della campanella entra in classe l’insegnate di matematica: la signora Mizuki. Mi hanno raccontato che era anche l’insegnate di matematica dei nostri genitori (i miei e quelli dei miei amici) quando andavano al liceo come noi. Inoltre è mia zia, perché sposata con zio Toyua, il fratello maggiore della mamma.
Inizia subito a spiegare dopo averci salutato con un sorriso. A me piace la matematica, forse perché ci sono portata come mio padre, mentre mia madre era una vera frana; in più mio padre è un insegnante di matematica alle scuole medie. Sarà una passione ereditaria, mah, chi lo sa. Fatto sta che la lezione passa velocissima, infatti ecco che entra lo psicologo. Da quest’anno la mia scuola ha deciso di inserire un programma di psicologia per gli adolescenti. Io non ne capisco l’utilità o lo scopo: analizzare gli ipotetici senimenti di altre persone? Va beh. Comunque odio questi incontri. Lui è molto simpatico ma questa cosa non la capisco, forse perché ho un carattere chiuso come quello di mio padre. Comincio a pensare di assomigliare molto di più a mio padre che a mia madre. In realtà di lei non ricordo quasi niente se non il suo sorriso, la sua voce cristallina che mi chiamava “Hayami!” e il suo profumo di rose. Devo dire la verità, ci sono momenti in cui vorrei avere una madre, altri in cui non mi manca per niente, mah sarà l’età.
“Bene, oggi ho deciso di parlarvi di un di un ragazzo” inizia lo psicologo e quindi mi distrae dai miei pensieri. “Bene, allora c’è un ragazzo che purtroppo è rimasto senza genitori e quindi vive in un orfanotrofio, ma crede che la madre e il padre lo abbiano abbandonato. Ora, il quesito è questo: che cosa fareste voi nella sua situazione? Come vi comportereste invece se doveste spiegargli che i suoi genitori non l’hanno abbandonato? Siete d’accordo con quanto sostiene il ragazzo?1”
“Beh, la risposta è facile: basta chiedere ad Hayami e il suo gruppetto di amici” sentenzia Saiuri. Quella ragazza non mi sopporta e la cosa è reciproca, fa di tutto per mettermi in imbarazzo e per farmi sentire diversa; più di una volta avrei voluto prenderla a pugni.
“Perché noi dovremmo avere la risposta?” chiede ingenua Hinata. Io invece che ho capito rispondo gelida stringendo i pugni “Perché io non ho la madre”
“E allora?” continua la mia amica. Lei non lo fa apposta, è solo fatta così. Fortunatamente ci sono Hotaru e Keisuke che le spiegano tutto.
“Oooh! Ma che cavolo stai dicendo! Sei solo una stupida se pensi davvero che Hayami si senta abbandonata! Non è colpa sua! E’ stata una disgrazia!” urla infatti la mia amica.
“Se è così, allora mi spieghi perché non dice niente e sta piangendo?”  dice l’oca ridendo sotto i baffi.
“Maledetta!” penso, se ne è accorta. Non sono riuscita a fermare le lacrime che lottavano per uscire. “Io non mi sento affatto abbandonata da mia madre!” grido alzandomi e uscendo di corsa dalla classe. Sento che Hotaru e Hinata mi chiamano ma non mi fermo. Vado dritta in palestra a nascondermi dietro la trave, l’attrezzo in cui sono specializzata. Mi siedo avvicinando le braccia al petto e singhiozzando.
“Dannate lacrime!” penso tentando di asciugarle. Odio piangere, soprattutto davanti agli altri, credo che mi faccia sembrare debole, ma io non sono debole, o almeno così credo.
“Io non mi sento abbandonata da mia madre” mi ripeto, ma è davvero così? Ricordo che una volta dissi piangendo a mio padre “Papà, la mamma non mi voleva bene?” lui subito mi prese in braccio dicendomi “No, Hayami, eri il gioiello della mamma, lei diceva spesso che eri bellissima e non si separava mai da te. Non dire più cose del genere” io annuii e smisi di piangere. Credevo davvero che mia madre non mi aveva abbandonata, ma ora non ne ero più sicura, non ero più sicura di niente.
Non so per quanto tempo rimasi lì accovacciata a piangere, ma ad un certo punto sento una voce a me conosciuta chiamarmi “Hayami! Che ci fai qui? Perché stai piangendo?” io non alzo lo sguardo ma rispondo “Tua sorella non ti ha detto cosa è successo in classe quando ti ha chiesto di cercarmi?” Non voglio essere scortese con Makoto, ma non mi va di raccontare cosa è successo e soprattutto non voglio che mi veda piangere. E’ successo una volta, avevo cinque anni e lui sette, mi ero sbucciata un ginocchio giocando con Hotaru e lui per farmi smettere mi aveva regalato una caramella e un sorriso dolcissimo. Quando ci penso a volte mi dico che è stato allora che mi sono innamorata di lui, ma è impossibile, ero solo una bambina!
“Sì, me lo ha detto, ma volevo sentire tu che hai da dirmi” come era carino e premuroso!, non ce la faccio a trattenere un singhiozzo. “Guardami” mi dice tirandomi su il mento. Ha gli stessi occhi violetti della madre e i capelli scurissimi del padre, era uno spettacolo; ma nonostante ne sia incantata le lacrime continuano a rigarmi il volto. Lui me ne asciuga una con la mano, solo in quel momento mi accorgo che si è seduto accanto a me.
“Non piangere, tua madre non ti ha abbandonato. Sai, mi ricordo che una volta ha detto che eri il suo gioiello.” Mi disse gentilmente guardandomi negli occhi.
“Le stesse parole di mio padre!” penso. Allora non lo aveva detto solo per rincuorarmi quella volta. Poi mi viene in mente che Makoto è più grande di me e che quindi magari ricorda più cose su mia madre.
“Makoto…posso farti una domanda?” gli chiedo un po’ titubante. Lui mi sorride avvicinandosi di più a me e annuendo. “Com’era mia madre?” gli chiedo a bruciapelo con un po’ di vergogna guardandolo negli occhi. Lui mi guarda sorpreso e confuso, però mi risponde “Non…non me la ricordo molto bene, ero piccolo quando l’ho conosciuta”
“Non importa, dimmi quello che ti ricordi” lo implorai. Lui chiude gli occhi pensoso. “Ricordo…ricordo che sorrideva sempre e il suo profumo era quello delle rose che hai in giardino. Non mi ricordo il suo viso, quando cerco di ricordarlo vedo il tuo, forse perché avete gli stessi occhi, vi somigliate così tanto!”
“Ne sei sicuro? Penso di assomigliare di più a mio padre” dico.
“Assomigli molto a tua madre, avete lo stesso sorriso e le stesse bellissime labbra rosa” mi dice senza guardarmi, io arrossisco per quel complimento non celato, è la prima volta che mi dice una cosa del genere.
“Ne…ne sei sicuro?” chiedo ancora in imbarazzo
“Assolutamente certo” mi risponde avvicinando il suo viso al mio. Il mio cuore a quella vicinanza comincia a battere furiosamente, talmente forte che sono convinta lo senta anche Makoto. Si avvicina ancora di più guardandomi intensamente negli occhi; io sono paralizzata, non so cosa fare: scostarmi o lasciare che faccia…faccia cosa? Mi chiedo. In effetti non so neanche cosa voglia fare; baciarmi è fuori discussione, io sono solo un’amica per lui, o almeno così credevo, perché mi bacia sulle labbra! E’ un attimo ma basta per farmi toccare il cielo con tutto il palmo della mano. Quando si scosta da me mi sorrise poi scoppia a ridere. Io lo guardo sorpresa, curiosa e un po’ piccata, mi ha appena baciato (il mio primo bacio, dannazione!) e ora sta ridendo, è stato così orribile? A me è sembrato semplicemente fantastico. Aspetta, perché mi ha baciato?
“Che c’è?” chiedo quasi arrabbiata.
“Dovevi vedere la tua faccia!” mi risponde sempre ridendo. Ma che cavolo sta dicendo?
“Scusami, ma eri troppo buffa! Non sembrava che il ragazzo che ti piace ti avesse appena baciato!” mentre mi parla continua a ridacchiare.
“Ehi! Non è vero che avevo una faccia buffa!  Un momento…Che cosa hai detto?!” gli chiedo allarmata, come fa a sapere che sono innamorata di lui?
“Se ti stai chiedendo come faccio a saperlo, me lo ha detto mia sorella poco fa” mi dice come se mi ha letto nel pensiero.
“Non…non è vero!” protesto. Lui si volta di scatto a guardarmi “Giurami che stai dicendo la verità” mi dice serio. Io lo guardo un po’ intimorita, cosa devo dirgli? Che lo ama o no?
“Perché vuoi che te lo giuri?” chiedo cercando di prendere tempo. Codarda.
“Ho bisogno di saperlo perché…tu per me sei molto di più di un’amica” comincia avvicinandosi a me e sollevandomi da terra. “Tu…io ti amo Hayami. Se l’unica ragazza capace di farmi battere il cuore forte come il tuo batteva poco fa” mi disse guardandomi intensamente negli occhi. Dopo quella dichiarazione, non posso rimanere impassibile, gli occhi ricominciano a lacrimarmi ma questa volta per la felicità. Mi butto letteralmente tra le sue braccia dicendo quelle parole che da tanto tempo erano destinate a lui e nascoste nel mio cuore “Ti amo, Makoto” Lui mi stringe a sé sorridendo “Vieni, ci stanno aspettando” mi dice, poi aggiunse “Amore mio” io arrossisco di botto e mi stacco da lui fulminandolo con lo sguardo “Non chiamarmi < amore >” gli dico.
Lui ride “Lo sapevo che ti avrei fatto arrabbiare, conosco la mia fidanzata!”
“Chi ti ha detto che siamo fidanzati?” gli chiedo facendo finta di essere arrabbiata e offesa.
“Beh, diciamo…questo” mi risponde avvicinando nuovamente le sue labbra alle mie e baciandomi un’altra volta.
“Che non diventi un’abitudine” lo ammonisco prendendolo per mano e agitando l’atro dito sotto il suo naso. Makoto mi sorride e usciamo mano nella mano dalla palestra.
Non posso crederci io e Makoto Hirajizawa siamo ufficialmente fidanzati e, la cosa più bella, lui mi ama! Sono davvero la persona più felice del mondo.



1= Questa storia, come la lezione, è totalmente inventata. Non so se in Giappone fanno qualcosa del genere, ma mi serviva una scusa per far uscire Hayami dalla classe e incontrare il suo Principe Azzurro.
Piuttosto, che ve ne pare? E la scena di “LOVE” tra Hayami e Makoto, come vi è sembrata? Troppo smielata?

Adesso parliamo di cose serie. Auguro a tutti un Buon San Valentino con un giorno di ritardo e “buona festa dei single” a tutti gli altri.
Ringrazio anche: Caskett96, Helen Black, Sakurahime494, ScheggiaRossa e tutti quelli che leggo la stoira.

Micia95

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Capitolo 3
*** Un Compito Difficile ***


 

UN COMPITO DIFFICILE
Sono passati tre giorni prima che mi sia abituata a pensarmi come fidanzata di Makoto. Le cose tra di noi non sono cambiate, facciamo le stesse cose di prima, ci incontriamo sempre prima da scuola, insomma è tutto uguale ma diverso. E’ un po’ difficile da spiegare…Comunque mi aspettavo che tutta la scuola lo venisse a sapere in poco meno di mezza giornata invece le mie amiche hanno tenuto (e tengono tutt’ora!) la bocca chiusa, ma solo dopo che ho risposto alle loro domande su ciò che è successo in palestra.

“Allora? Com’è stato?” mi assalì Hinata subito dopo che Makoto si era allontanato per tornare nella sua classe.
“Com’è stato cosa?” chiesi facendo finta di niente.
“Uhuu, uh, uh! Dai dicci cos’è successo? Vi siete messi insieme? Ti sei dichiarata?!” continuò Hinata sempre più curiosa.
“Dai, sorellina…!” la riprese Keisuke, in quel momento lo avrei baciato (sulla guancia!) se non fossi stata sicura che poi Hotaru non mi avrebbe parlato più per il resto della sua vita.
“Dai, Keisuke! Hinata ha ragione, anch’io sono curiosa di sapere quello che è successo, Makoto non me lo dirà mai!” si lamentò Hotaru. Io la guardai con gli occhi sgranati: non era mai stata un’impicciona e in sole poche ore era riuscita a stravolgere l’idea che mi ero fatta di lei dopo tanti anni di conoscenza. Prima, quando Makoto mi aveva detto che Hotaru gli aveva detto che io era innamorata di lui (un po’ complicato, eh? N.d.A.), poi adesso. A proposito di prima, devo chiederle che le è saltato in mente.
“Hotaru – dissi infatti- che diavolo ti è saltato in mente di dire a tuo fratello che ero innamorata di lui?!” le chiesi arrabbiata puntandole un dito contro.
“Oh, ecco… scusami, ma pensavo che le cose si sarebbero sistemate più in fretta così. Sai, ho sempre pensato che avesse un debole per te…”
“E me lo dici ora così!” la interruppi sgranando gli occhi.
“Non volevo darti false speranze.” Si giustificò lei.
“Se me lo avessi detto prima, avrei evitato tutta quella scena!”
“Ah! Allora state insieme! Vogliamo i particolari!” tornò alla carica Hinata che era stata zitta fino a quel momento.
“Quale scena?” s’intromise interessato Keisuke. Ah, no niente più bacio! Pensai. Ma a quel punto non potei più tirarmi indietro e raccontai tutto, ma solo dopo che feci fare ai miei amici la sacra promessa di non dire niente.


Beh, questi sono i fatti. Comunque, dicevo che tra me e Makoto le cose non sono cambiate, sono io che le vedo in modo diverso; le stesse azioni e le stesse parole di prima adesso hanno un significato diverso, più…più magico, ecco. Solo adesso lo capisco: Makoto è da sempre stato innamorato di me come io di lui.
E’ passata una settimana dai fatti narrati qui sopra, quando ci diedero il compito che ha cambiato la mia vita.
Era la lezione di quel pazzo psicologo (ma guarda un po’! N.d.A.) e il tipo in questione ha avuto una brillante, si fa per dire, idea: ad ognuno di noi ha assegnato una persona da conoscere e andare a trovare in un ospedale! Ma pensa tu se io devo fare una cosa del genere, mi stavo per rifiutare categoricamente, ma c’è sempre lo zampino della valutazione: quel “compito” vale metà della valutazione finale e io ho a malapena il sei, devo partecipare. Mi è stata assegnata la cartella di una giovane donna che deve avere sui quarant’anni, ma non ne sono sicura, anzi neanche la cartella ne è sicura, perché c’è scritto a lettere cubitali:

LA SIGNORA HA PERSO LA MEMORIA


“Fantastico” penso “Cominciamo bene”. Ti pareva che l'unica complicazione ce l'avessi io.
Il giorno dopo siamo andati tutti insieme nella clinica ha trovare chi ci era stato assegnato. “Devo ricordarmi di far firmare il permesso a papà” mi dico.
Quando usciamo da scuola sono ancora arrabbiata e contino a sbuffare, mentre i miei amici sono tutti eccitati.
“Non capisco come mai siate tutti così eccitati” dico infatti rivolta ai miei amici.
“Ma non capisci? E’ l’occasione giusta per conoscere nuove persone e sopratutto aiutarle!” mi dice euforica Hinata che saltella tutto intorno. Io la guardo alzando un sopracciglio “Questa va ricoverata in un ospedale specializzato” mi dico.
“Hayami, sappiamo bene che ha te queste cose non piacciono, ma cerca di guardare il lato positivo: per ottenere un buon voto non devi studiare e passare le notti in bianco sui libri”
“Hai ragione” le dico sbuffando, ma poi la mia smorfia si tramuta nel sorriso più bello del mondo: ho notato che Makoto ci sta salutando da lontano e che si avvicina a noi. Subito alzo la mia mano in segno di saluto.
“Chi dovrai seguire Hayami?” Keisuke interrompe i miei pensieri romantici su Makoto.
“Eh? Ah, una donna che ha perso la memoria” dico distratta dal mio ragazzo che mi prende per mano e mi chiede gentilmente come sto.
“Fino a due secondi fa, era leggermente nervosa” s’intromette Hinata, io la fulmino con lo sguardo.
“Sai a che ora torna a casa la mamma?” cerca di cambiare argomento Hotaru.
“Credo abbia detto presto. Perché?” le risponde il fratello.
“Ah, niente, avevo bisogno che mi firmasse un permesso per domani per andare in clinica” lui la guarda confuso, è comprensibile: quale ragazzina di quattordici anni sana di mente andrebbe nella clinica della città? Così gli spiegano il nostro stupido (stupidissimo!!) compito.
“Era per questo che eri arrabbiata?” mi chiede, anche lui sa bene quanto odi quella materia. Io non gli rispondo, sarei stata scortese.
“Sì” rispose al posto mio Keisuke.
“Ma dai, cerca di guadare il lato positivo…” comincia, ma vieni interrotto da Hinata “Oh, non ci riesco, ci ha già provato tua sorella”
Io lo guardo e annuisco, per una volta Hinata ha aperto la bocca per dire una cosa sensata. Sto scherzando naturalmente, le voglio un sacco di bene, lei è stata la prima a diventare mia amica, ancora prima di Hotaru.
“Va, beh, io devo andare, Ciao!” saluto i miei amici e il mio fidanzato agitando la mano mentre imbocco una stradina laterale che mi avrebbe condotta a casa.
“Un compito veramente difficile. Troppo difficile.” Mi dico mentre varco la soglia di casa mia.
“Difficile e noioso” aggiungo poi.


Il terzo capitolo! Spero tanto che questa storia stia piacendo. A me sì! Ok, io non valgo come commentatrice…però mi sto divertendo un mondo a scriverla, questo sì. In realtà la cosa per certi versi risulta difficile perché Hayami ha un carattere diverso dal mio e anche la sua vita e le sue amicizie lo sono. Ma non importa, io continuerò ad impegnarmi per immedesimarmi di più nel mio personaggio e quindi scrivere meglio!
Ringrazio tanto ScheggiaRossa e Sakurahime494. E anche Caskett96 e Helen Black. Ovviamente anche chi legge e passa di qui per caso.
Saluti&Baci
Micia95

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Capitolo 4
*** La Strana Donna Senza Nome ***



LA STRANA DONNA SENZA NOME
Il giorno dopo andiamo in quella (dannatissima, se posso permettermi) clinica. Prima di entrare il professore ci fa uno dei soliti discorsi su come comportarci con le persone malate: non dare fastidio, non urlare… insomma le solite cose, inutili aggiungerei. Abbiamo quattordici anni, non siamo dei bambini, non dovremmo avere ancora bisogno di queste raccomandazioni.
Guardo la cartella della donna che mi è stata assegnata, è nella stanza 126. Quando leggo il numero mi viene un brivido lungo la schiena. Se si scompone il numero si ottengono delle date importanti per me: il 12-6 è il dodici giugno, il giorno del mio compleanno; l’1-4 (ottenuto sottraendo il due al sei) è la data del compleanno di mia madre. Questo è un gioco che mi ha insegnato mio padre quando ho iniziato ad andare a scuola, giocavamo spesso insieme quando ero piccola.
 Deglutisco, che strana e sinistra coincidenza. Non mi piace; perché quella donna sconosciuta e senza nome doveva essere ricoverata nella stanza 126, con tutte le stanze che ci sono?
“E’ solo una coincidenza, non vuol dire niente” mi dico; è così, mia madre è scomparsa undici anni fa, non significa niente. Mi dirigo verso un’infermiera per chiedere informazioni sull’ubicazione della “strana” stanza.
“Guarda, è proprio là in fondo” mi dice indicandomi un lungo corridoio. “Sei molto fortunata” continua l’infermiera.
“Perché?” mi viene immediatamente da chiedere.
“E’ una signora fantastica, sorride sempre e il suo sorriso è meraviglioso! Quando lo vedi ti viene voglia di sorridere a tua volta, sorride persino quello scontroso del signor. Hamamiya. E pensa, aiuta gli altri malati persino! Poverina però, non ricordarsi assolutamente niente! Dev’essere molto triste.” Mi dice l’infermiera tutta infervorata.
“Grazie” le dico e mi avvio lungo il corridoio. Sono stata fortunata ad incontrare un’infermiera che chiacchiera, almeno ora so cosa aspettarmi. Arrivo davanti a quella maledetta porta col numero 126, prendo un bel respiro prima di entrare.
“Buon giorno” dico entrando. Sono entrata in una stanza luminosa, la finestra da sul bel giardino fiorito della clinica. C’è un vaso di garofani selvatici sul davanzale, penso sia un regalo di qualche parente della donna che alloggia in quella stanza. Lei è seduta su una sedia di fronte alla finestra e guarda il giardino.
“Oh, sei arrivata! Accomodati” mi dice girandosi verso di me. E’ una bella donna nonostante non sia più una giovinetta e mi sta sorridendo, noto che davvero il suo sorriso è bellissimo. Poi noto gli occhi: sono verde giada. Per un attimo mi spavento, ma poi penso che è un colore abbastanza comune in Giappone1.
Faccio come mi è stato detto: cerco una sedia, la prendo e mi  siedo abbastanza vicino a quella strana signora. Rimango in silenzio, non so cosa dire, non sono mai stata brava a fare amicizia, proprio come mio padre. E’ lei a prendere la parola “Come ti chiami?” mi chiede sorridendo. Che sciocca, devo presentarmi! Accidenti il professore ce lo ha anche raccomandato (vedi Hayami a che servono i discorsi iniziali? N.d.A.)
“Mi chiamo Hayami Li, piacere di conoscerla!” dico tutto d’un fiato.
“Li?” ripete lei assottigliando gli occhi come se le sia venuta in mente qualche cosa. Mi guarda corrugando la fronte.
“Si sente bene signora…?” non so come chiamarla e poi odio quando mi fissano.
“Oh, scusa! Mi presenterei, ma come sai ho perso la memoria, non ricordo come mi chiamo. Ti va di trovarmi tu un nome?” mi chiede ridendo recuperando immediatamente l’allegria e spensieratezza di prima.
“Umm…posso chiamarla semplicemente signora?” non mi piace dare troppa confidenza agli estranei, inoltre questa donna è troppo strana.
“Così mi fai sentire vecchia! Ma se preferisci, per me va bene” mi dice ridendo.
Poi rimango in silenzio. Non ho niente da dire o chiedere, già per me è un supplizio stare lì, poi a fare conversazione non sono brava, quindi decido di stare in silenzio per tutta l’ora che ho dovuto trascorrere con lei.
La Signora (così la chiamerò d’ora in poi) non mi dice niente né cerca di farmi parlare; meno male, odio le persone invadenti, in più sarebbe stato solo fiato sprecato. Rimane semplicemente a fissare fuori dalla finestra le persone in giardino. Io invece rimango a fissare lei.
Ha i capelli che le arrivavano alle spalle, sono di un color miele-ramato, i suoi occhi sono verdi come i miei e il fisico è spettacolare: magra ma intuisco che deve avere fatto dello sport che ha preteso lo sforzi di tutti i muscoli, sia quelli delle braccia sia quelli delle gambe. Per un momento sono sul punto di chiederle se ha praticato sport a livello agonistico, magari la ginnastica artistica, ma poi mi ricordo che ha perso la memoria e quindi rimango in assoluto silenzio.
Quando scatta l’ora mi alzo ed educatamente la saluto dirigendomi verso la porta. Quando sto abbassando la maniglia mi ferma la sua voce “Hayami, scommetto che non ti piace questa “lezione”, ma ti do un consiglio, cerca di essere più rilassata anche quando stai in silenzio e rifletti” mi dice senza intenzione di sgridarmi o prendermi in giro anche se continua a sorridere. Le sorrido di riamando e me ne vado bofonchiando un “ci proverò, grazie” Non voglio essere scortese, ma io non sono brava a rapportami con le persone, specie con quelle che non conosco.
***
Quando torno a casa, nonostante l’insistenza di mio padre non gli racconto cosa è successo quel giorno in clinica, ho bisogno di rifletterci anch’io. Per farlo mi metto a scrivere la relazione che dobbiamo svolgere dopo ogni incontro con le persone che ci sono state “affidate”. Dobbiamo farne minimo una alla settimana, il che implica recarsi almeno una volta alla settimana da quella strana Signora. Decido di andarci la settimana dopo, non voglio avere molto a che fare con lei perché io sono di natura diffidente e lei è strana. Mi viene un brivido pensando al colore dei suoi occhi. Chiudo la finestra, devo aver freddo per colpa del vento.

 

 

1= non credo sia vero, ma Hayami se lo dice per tranquillizzarsi.

Mi scuso per il ritardo, ma queste settimane sono state un inferno. Avevo compiti e interrogazioni programmate un mese fa e non ho avuto tempo di fare un bel niente. Grazie a Dio è finita. Passiamo alle cose più interessanti...
Allora, che ve ne pare del primo incontro tra Hayami e “Signora”? Credo che tutti abbiate capito di chi si tratta quando si parla di “Signora”, ma Hayami no, questo perché altrimenti la storia non va avanti, giusto?
Ringrazio ScheggiaRossa e Sakurahime949 per aver recensito, FedericaWesley per preferire la storia (insieme a ScheggiaRossa) Caskett96, Ren92 e Sana Akito (insieme a ScheggiaRossa e Sakurahime949) per seguire la storia.
Spero di non "arrivare" più così in ritardo.
micia95

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Capitolo 5
*** La Carta della Pioggia ***


 

LA CARTA DELLA PIOGGIA
La mia vita ha preso una piega piena di mistero e magia un pomeriggio di marzo.
C’è finalmente un po’ di sole e le ragazze della squadra di ginnastica, di cui io faccio parte, hanno deciso di portare fuori gli attrezzi e di allenarsi in giardino. Io sono sulla trave quando vedo una ragazza bionda che passeggia in giardino affiancata da…Makoto?! Che ci fa con quella?! Per poco non cado dalla trave. Fortunatamente le mie compagne sono andate a rinfrescarsi, mentre io ho preferito continuare con i mie esercizi, e perciò non possono vedere la mia reazione di gelosia. Vedo quella smorfiosa che tiene a braccetto il MIO Makoto, come si permette? Inoltre il MIO fidanzato non sembra troppo felice di quella situazione perché sorride nervosamente, ma la sua accompagnatrice (sgradita!!) non sembra accorgersene.
“Hai cinque secondi per staccarti da lui e dileguarti” penso furiosa. Sono molto gelosa.
Cinque…
Scendo dalla trave e inizio a dirigermi verso di loro senza che mi notino.
Quattro...
Noto che la ragazza aveva una messa impiega piuttosto elaborata, sicuramente creata per far colpo sul MIO ragazzo. Che sfortuna che non ci siano le nuvole, almeno se piovesse la vedrei bagnata come un pulcino.
Tre…
Lei non sa che a Makoto piacciono le trecce. Le trecce con i miei capelli color dell’autunno.
Due…
Sono molto vicina, ho attraversato quasi tutto il prato di corsa.
Uno…
Non si è ancora staccata da lui. Ha decisamente esagerato.
“Togligli immediatamente le mani di dosso!” uralo fuori di me dalla rabbia in direzione dei due. Si girano e lei mi guarda intensamente come se volesse capire le mie intenzioni. Anche Makoto mi sta osservando, credo, perché io sono occupata a guardare con sguardo omicida quella ragazza che ha messo le sue grinfie smaltate sul MIO ragazzo. Desidero intensamente che si metta a piovere sulla sua testa di gallina e, come per magia, succede davvero. Una pioggerella non tanto fine, scende da una nuvoletta azzurra posizionata esattamente sulla testa di quella. Sulla nuvoletta siede uno spiritello tutto azzurro che ride divertito. La ragazza lancia un urlo e scappa via spaventata. Io sono terrorizzata e mi porto le mani alla bocca con gli occhi spalancati.
“La magia non esiste…la magia non esiste…sei solo stanca…stanca…” continuo a ripetermi cercando di convincere il mio cervello che quello che ho appena visto con gli occhi era frutto della mia fantasia. Quando la ragazza è scappata, anche lo spiritello e la nuvola scompaiono. Io guardo Makoto ancora spaventata. Mi sorprendo quando lo vedo e per un attimo dimenticai il mio spavento. Guarda tranquillo il punto in cui è scomparso lo spiritello, ha una mano su un fianco e lo sento sbuffare prima di girarsi verso di me con sguardo divertito. Non sembra turbato.
“Vieni qui” mi chiama tendendomi una mano. Io mi avvicino e la prendo, lui mi stringe a sé per rassicurarmi, credo.
“Vieni andiamo a casa” mi dice poi. Un attimo dopo mi sto dirigendo mano nella mano con lui verso casa mia. Non ho detto ancora una parola, turbata come sono da quello che ho appena visto; Makoto, dal canto suo, non ne ha fatto ancora fatto parola e di questo lo ringrazio in silenzio.
Davanti a casa mia mi chiede “Tuo padre c’è? Posso parlargli?” io lo guardo cercando di capire: che voglia parlargli di ciò che è successo poco fa?
“Sì, dovrebbe essere in casa” gli rispondo a bassa voce. Da quando stiamo insieme è la prima volta che entra in casa mia, sono un po’ nervosa. Non che non ci sia mai venuto, ma era un amico, adesso è il mio fidanzato!
“Papà!” chiamo sulla soglia di casa. Lui scende dalle scale e ci saluta con un sorriso “Ciao Hayami! Vedo che c’è anche Makoto! Accomodati!”
“Grazie, ma sono venuto per parlare con lei” dice gentilmente Makoto. Io sono ancora sulla soglia imbarazzata perché non so come comportarmi. Credo che mio padre lo noti e perciò mi dice “Hayami, perché non vai a cambiarti mentre noi due parliamo?”
Io annuisco meccanicamente e fuggo letteralmente in camera mia che si trova al piano superiore. Prima di andare a cambiarmi però, mi fermo un attimo sulle scale per capire di che voglia parlare Makoto con mio padre. Sento queste strane parole “E’ successo, con la Carta della Pioggia” è Makoto che parla, ma che diavolo sta dicendo?
“Lo sapevo che sarebbe successo prima o poi, avrei voluto che ci fosse anche Sakura, lei sicuramente saprebbe come dirglielo” sento mio padre sospirare.
“Non puoi cambiare la sua natura. E’ vostra figlia non dimenticarlo” sento un’altra voce che risponde. Non l’ho mai sentita.
“In più sei un discendente del Maestro, è logico che vostra figlia sia così dotata” aggiunge un’altra voce a me sconosciuta.
“Non è più una bambina Shaoran, voi avevate le Carte quando a malapena eravate undicenni” riprende la prima voce sconosciuta.
“Hai ragione Kerberos, ma questo non rende certo le cose più facili. Dobbiamo chiamare i tuoi genitori e mia cugina, Makoto. Loro ci aiuteranno a dirglielo” dice mio padre, capisco che si sono alzati perché sento le sedie muoversi.
Non ho capito che stanno parlando o che cosa dicono, ma non sono stupida ho compreso benissimo che io in qualche modo c’entro con tutta questa strana faccenda.
Scendo le scale e intercetto Makoto e mio padre che escono dalla cucina seguiti da…un leone con le ali e un angelo?! Sono diventata pazza? Mi domando, ma non lascio trasparire la mia sorpresa quando chiedo a bruciapelo ai presenti

Cosa dovete dirmi?”



Ecco! Sono in ritardissimo, purtroppo ci sono troppi impegni. Mi scuso con tutti queli chemi aspettavano. Spero di avervi sorpreso e lascito col fiato sospeso. Ovviamente, credo, tutti noi sappiamo cosa scoprirà Hayami, ma lei come la prenderà? Tutto questo e altro nel prossimo capitolo! (Mi sembra di essere la pubblicità di qualche giornalino in edicola!)
Vorrei ringraziare:
Caskett96
FedericaWesley
Guadalupe Son
Ren92
Sakurahime949
ScheggiaRossa
@ Sakurahime949: no, no avevo ancora parlato di Toyua, Fujitaka, Kero-chan e tutti gli altri, non fino adesso. Spero che la tua pazienza sia stata premiata.
@ Guadalupe Son: Sono contenta che ti stia simpatica Hayami. Per quanto riguarda la "Signora"... tutto a tempo debito!
@ ScheggiaRossa: Che dire... sono commossa per averti fatto piangere! Sì, concordo, sorridere in una situazione del genere è indice di una persona forte. Il dolore per la perdita della madre finirà presto, dici? Vedremo.. (sono sadica, lo so, ma è divertente...XD)

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Capitolo 6
*** Sakura, la Cattura-Carte ***



SAKURA, LA CATTURA-CARTE
Cosa dovete dirmi?”

Tutti rimangono zitti. Makoto si avvicina a me tendendomi una mano e sussurrando il mio nome esattamente come ha fatto mezz’ora fa. Ma io mi scosto e guardo in faccia mio padre, sono arrabbiata, sì con lui e Makoto. Qualunque cosa debbano dirmi me l’hanno tenuta nascosta tutto questo tempo, e la cosa non mi va per niente giù. Può essere una cosa pericolosa? Un segreto? Benissimo, riguarda me e quindi ho tutto il diritto di saperlo.
“Hayami ascolta, ti diremo tutto però devi aspettare, sarai paziente?” mi dice mio padre che ha capito tutto.
“Va bene, ma per cominciare, puoi dirmi chi sono loro due?” chiedo indicando il leone e l’angelo con un cenno della testa. Ho un po’ di paura, non capita mica tutti i giorni di avere per casa un leone!
“Siamo i Guardiani delle Carte, che prima furono di Clow Reed, e ora di Sakura, poi saranno tue Hayami” mi risponde il leone. A sentire il nome di mia madre rimango sorpresa.
“Io sono Yue e lui è Kerberos” dice l’angelo prima indicando sé stesso e poi il leone.
“Queste sono le nostre forme originali, ma tu mi conosci come Yukito, e Kerberos lo conosci come un peluche” aggiunge l’angelo.
“Yukito? L’amico dello zio!” esclamo nella mia testa, poi mi accorgo che il leone si è trasformato in una specie di leoncino di peluche con le ali. Lo riconosco subito: era ritratto in più foto con mia madre.
“In realtà è un peluche…” sento mormorare mio padre.
“Non sono un peluche!” strilla Kerberos. Io rimango sconcertata e mi siedo sul divano ancora confusa. Noto che Makoto si è seduto accanto a me e che mi guarda, forse ha capito che sono arrabbiata con lui.
“Fra poco arriveranno tutti e saprai ogni cosa Hayami” dice mio padre sedendosi accanto a me, dall’altra parte rispetto a Makoto.
Venti minuti dopo a casa mia c’è un pandemonio: sono presenti nove persone più i due Guardiani. Ci siamo io, mio padre, Tomoyo, Eriol, Makoto, Hotaru, Mei-Ling, Hinata e Keisuke.
Quando vedo arrivare anche i miei amici mi chiedo se anche loro sappiano qualcosa, ma quando mi accorgo che rimangono affascinati dai due Guardiani, capisco che l’unico ragazzo che ne sapeva qualcosa è Makoto. Sono delusa. Molto. Come posso fidarmi di lui se lui per primo non si fida di me? Insomma, se io non fossi quella sono e non avessi attivato per sbaglio una carta, lui non mi avrebbe mai detto niente!
Noto anche che Tomoyo ha portato una grande borsa piena di videocassette.
Quando tutti hanno un posto a sedere (e finalemente i miei amici hanno smesso di fare domande), Tomoyo comincia a raccontare.
“Avevamo dieci anni io e Sakura quando una sera lei trovò un libro che conteneva delle Carte Magiche che si sparpagliarono per la città. Dentro a quel libro trovò anche uno dei due guardiani: Kerberos che soprannominò Kero-chan. Da quel momento il suo compito fu quello di ritrovare e sigillare le carte. Un giorno…”
Ascolto attentamente la storia di mia madre che cattura quelle Carte, che si innamora di Yukito e poi di mio padre, che trasforma le Carte da Carte di Clow in Carte di Sakura; ascolto le difficoltà che ha incontrato, ascolto l’arrivo di Mei-Ling, la separazione dolorosa tra mio padre e mia madre, il ritorno di mio padre, la loro nuova avventura, il loro matrimonio, la mia nascita ed infine la sua scomparsa.
Rimango in silenzio fino alla fine, ascolto attentamente ciò che Tomoyo mi racconta, ascolto le motivazioni di mio padre secondo le quali ha deciso di non dirmi niente fino a questo momento, cioè quando ho usato una carta per la prima volta; ascolto tutto con attenzione per riflettere. Quando la voce di Tomoyo si spegne, io chiedo “Storia affascinante, ci credo veramente, ma ditemi come mai nessuno se n’è accorto, ditemi come faccio a sapere che è vero” sono calma, ma voglio delle risposte dopo tutti questi anni di silenzio.
“Hai ragione, ed è per questo che tuo padre non ha voluto raccontarti niente fino a quando non hai chiamato una carta, ed è per questo che ho portato tutti i filmati che ho fatto a Sakura” è perfettamente tranquilla mentre me lo racconta. Poi tira fuori una cassetta e me la porge dicendo “Questa è la prima Carta che ha catturato Sakura mentre la filmavo”
Io la prendo e inizio a guardarla.
E’ un video stupendo, mia madre è stupenda. Lo guardo fino alla fine in silenzio, poi scoppio a piangere. Mi rifugio tra le braccia di mio padre, l’unico che possa capirmi. Tomoyo e gli altri se ne vanno in silenzio, lasciando me e mio padre con i ricordi racchiusi in quelle cassette.
Quella sera non ho mangiato, sono rimasta tutto il tempo a guardare quelle cassette con mio padre che ogni tanto commenta e mi spiega.
E’ tardi quando andiamo a dormire, ma io nel cuore della notte mi alzo e prendo una cassetta a caso per poi stopparla sull’immagine di mia madre. La studio con attenzione, noto finalmente quelle somiglianze che molti prima di me hanno notato. Comincio nuovamente a piangere, non so neanche io bene il perché di questa mia reazione, forse è dovuta alla stanchezza, alla rabbia, alla frustrazione, alla sorpresa, per colpa di tutte le emozioni e scoperte di questo pomeriggio; e anche perché mi manca la mia mamma.
“Mamma…mamma…” mi ripeto singhiozzando. Sono rannicchiata sul divano, mi stringo le gambe al petto e affondo il mio viso tra le ginocchia con i capelli che lunghi mi coprono il viso.
Ad un tratto sento un mano sulla mia spalla e pensando che fosse mio padre alzo lo sguardo. Ma non è papà, è Makoto. Sul momento non mi chiedo come abbia fatto ad entrare, pensandoci poi sono sicura di non aver sentito suonare il campanello, quindi sono giunta alla conclusione che è entrato da una finestra. Ma non mi importava allora. Makoto si siede affianco a me e mi stringe tra le sue braccia dove io mi rannicchio. Ma perché quando c’è lui, piango sempre?
“Scusami…” sento che mi sussurra mentre mi accarezza i capelli. Una lacrima tocca il mio viso e comprendo subito che non è una delle mie, è di Makoto. Cercando di asciugarmi gli occhi alzo la testa per guardarlo. “Non piangere, ti prego. Non è colpa tua” gli dico prima di sfiorargli le labbra con un bacio per fargli capire che non sono più arrabbiata con lui. Forse non mi avrebbe mai detto niente, non mi avrebbe detto che era un mago, ma mi ama. E per questo sono felice.
Mi addormento così, tra le braccia di Makoto che mi accarezza i capelli.
“Mia mamma era Sakura, la Cattura-Carte” mi dico il mattino dopo. Sono fiera di essere sua figlia.



Posso dire solo due cose: la scuola è un inferno e non mi ha lasciato respirare fino ad adesso (e solo perchè ci sono le vacanze!) e che oggi è il compleanno di mia mamma e ho avevo deciso di pubblicare questo capitolo proprio oggi.

Per quanto riguarda il capitolo vero e proprio, devo dire che mi fa un po' schifo. Insomma un po' troppo corto e sbrigativo ma il problema è che non mi è venuto nient'altro in mente e se avessi messo davvero tutto quello che volevo l'avrei innanzitutto dovuto dividere e poi lo avrei reso pesante. Spero di essere più soddisfatta in futuro di quello che scriverò.

Chiudo con un

Buone vacanze!

micia95

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Capitolo 7
*** La Mia Nuova Amica ***



LA MIA NOUVA AMICA
E’ ormai metà giugno quando capisco veramente chi è quella “Signora”.
Durante quei mesi sono andata a trovarla prima tutte le settimane poi tutti i giorni. Siamo ormai diventate amiche. Io le racconto tutto di me: della scuola, degli amici, dei problemi, le parlo anche del mio ragazzo. La prima volta che l’ho fatto è stata quando mi ha fatto arrabbiare talmente tanto che non gli ho parlato per una settimana. Adesso non ricordo neanche più perché mi ero arrabbiata fino a quel punto.

Ero entrata nella sua stanza scura in volto e lei gentilmente mi aveva chiesto che cosa fosse andato storto. Io le raccontai tutto aggiungendo che erano giorni che non gli rivolgevo la parola. Lei era scoppiata a ridere, una risata cristallina che mi strappò un sorriso.
“Che hai da ridere?” le chiesi, avevo cominciato anche a darle del tu.
“Niente, scusami. Ma mi sembra impossibile che tu te la prenda fino a questo punto, non rovinare il bel rapporto che ti lega a quel ragazzo. Siete giovani, avete tutta la vita da godervi!”
Seguii il suo consiglio e parlai a Makoto, scoprendo che aveva ragione, c’era stato un grosso malinteso, tutto qui.


Credo che sia stato allora che siamo diventate amiche. Però per me rappresenta anche la mamma che non ho mai avuto e emivergogno un po’ ad ammetterlo.
Una volta siamo anche andate a fare una passeggiata in città perché in quel periodo si era stufata di restare chiusa in quella clinica e anche perché alcuni ricordi erano riaffiorati nella sua mente. Ricordi di poca importanza, ricordi di luoghi e sensazioni e voleva vedere se per caso quei luoghi erano quelli di Tomoeda. Quel giorno l’ho portata al “Palazzo del Ghiaccio” abbiamo scoperto che sa pattinare benissimo. Mi ha detto anche che si è ricordata di esserci già venuta lì con un ragazzino tutto imbacuccato in cappotti, sciarpe e guanti. Siamo anche andate al Luna Park e anche qui si è ricordata un pezzo in più della sua vita. Ha detto di ricordarsi confusamente che lei inseguiva e cercava qualcosa. A volte mi chiedo che vita abbia avuto prima di scordarsi tutto. E se avesse avuto una famiglia? Magari dei figli. Ho notato che ha il segno di un anello che non le ho mai visto indosso, magari ha divorziato.
Vicino al Luna Park, c’è un negozio di animali nel quale lei ha comprato un cane che poi mi ha regalato per ringraziarmi del tempo che passavo con lei con la scusa che lo aveva sempre desiderato e che in clinica non avrebbe potuto tenerlo. Mi ha reso felice quel giorno, molto felice.
A casa ricordo di aver pensato che fosse una donna fantastica, aveva capito la mia passione per i cani senza che glielo dicessi. Il cane si chiama Ciliegia, in onore suo e di mia madre1.
E’appunto metà giugno e la scuola è finita da una settimana, però io continuo a recarmi da Sakura per farle compagnia. Spesso con me vengono i miei amici o il cane Ciliegia e ci divertiamo a passeggiare per il parco della clinica mentre lei ci racconta le storie che inventa o ci presenta i pazienti e le infermiere.
Quel giorno decido di portare mio papà a conoscere Sakura perché nessuno dei miei amici può venire.
Arriviamo alla clinica che sono le quattro, pensando di trovarla nella sua stanza mi dirigo là, ma quando arrivo ci informarono che Sakura è in giardino a bere il tè. Noto che anche mio padre è stato percorso da un brivido vedendo il numero della stanza di Sakura. Mi chiedo se anche lui si stia ripetendo che è solo una coincidenza, esattamente come ho fatto io solo tre mesi prima.
Troviamo Sakura seduta su una sedia bianca con accanto un tavolino dove sono posizionate una teiera e altre tazze bianche come quella che lei stringe in mano mentre guarda affascinata il lago di fronte a sé.
“Sakura!” la chiamo. Lei si volta e alza la mano in segno di saluto. E’ molto bella: indossa un abito verde leggero con ricamati fiori e frutti estivi, glielo ha confezionato Keisuke assieme a Hotaru. Io l’ho già visto mentre veniva cucito ed era già bellissimo, ma su di lei ha un effetto ancora più stupendo. Quando si gira, dopo un primo momento, nota anche mio padre, lui sembra incanto, come se si trovi in un altro posto milioni e milioni di anni luce lontano da me, ma vicinissimo a lei.
Lei si alza in piedi, lascia cadere la tazzina di porcellana bianca che stringe tra le dita il cui contenuto si sparge a terra, poi si porta una mano alla bocca. Anche lei sembra in trance, lontana da me e da ciò che ci circonda, ma vicina a mio padre, che si conoscano? Mi chiedo ingenuamente.
Sembra sia sballottata in una tempesta, la tempesta dei suoi ricordi.
“Shaoran” la sento dire.
“Sakura” la chiama di rimando papà.
Un momento, io non li ho ancora presentati.



1=Sakura in Giapponese significa fiori di ciliegio

Ciao a tutti! No, non sono nè morta nè sparita in un altro Stato, sono solo stata mooolto impegnata e ho trovato 5 minuti proprio adesso. Che dire, a parte che il capitolo è veramente cortissimo e la mia promessa di farli più lunghi è stata infranta? Umm... ecco: voi avete capito chi è veramente la "Signora"? Penso di sì però stiamo a vedere. Alla fine della storia manca solo il prossimo capitolo e l'epilogo; non mi ero proprio accorta che eravamo così avant nellas storia. Purtroppo non potrò rispondere alle recensioni questa settimana perchè sono a Ventotene con la scuola (che peccato!:)). Un'ultima cosa: ho scritto una one-shot collegata a questa storia, se vi va de leggerla ben venga, altrimenti non è necessaria per la comprensione della storia.

Ringrazio tutti quelli che hanno letto, recensito ho aggiunto la storia tra seguiti/preferiti/ricordati.

Ciao, ciao,

micia95

P.S. In realtà c'è anche un'altra storia su CCS che ho scritto: "L'Ultima Principessa", se avete volgia di farci un salto anche solo per leggere....

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Capitolo 8
*** Sakura, La Signora Delle Carte, Mia Madre ***



SAKURA, LA SIGNORA DELLE CARTE, MIA MADRE
Un momento, io non li ho ancora presentati

Vedo Sakura fare un passo in avanti incerta, poi un altro più veloce e più sicura. Ci corre incontro. Quando è vicina noto che ha le lacrime agli occhi. Non l’ho mai vista piangere ma sento una stretta a la cuore alla vista di quelle lacrime sul suo bel volto.
Si ferma a pochi passi da mio padre e lo chiama ancora una volta per nome. “Shaoran”
Mio padre allunga una mano e gliela appoggia sulla guancia. Sakura continua a piangere, ma solo dopo capisco che piange di felicità. Fanno un passo l’uno verso l’altra e si trovano vicinissimi con i nasi che si sfiorano. Da un lato vorrei dividerli, perché non voglio che mio padre si risposi: non sono pronta (eh, sì penso già al matrimonio!), ma dall’altra parte sarei felice di avere lei come madre. Non faccio niente, rimango immobile. Rimango immobile anche quando li vedo baciarsi anche se vorrei urlare tutto il mio dolore nel vedere mio padre baciare un’altra donna che non sia mia madre. Quando si scostarono le lacrime di Sakura erano più copiose di prima.
“Mi dispiace…mi dispiace..” sussurra stringendosi di più a mio padre
 “Non hai idea di quanto mi sei mancata...eri così vicina” le dice mio padre mentre la stringe con amore. Con amore, sì.
“Togligli le mai di dosso!” urlo verso Sakura. Tutto il bene che le ho voluto è scomparso nell’esatto istante in cui ha baciato mio padre. Non avrebbe mai dovuto farlo, lei NON E’ mia madre. Non ne ha il diritto e mai glielo riconoscerò (in caso di matrimonio, cosa che impedirò con tutte le mie forze).
Lei si scosta da lui (finalmente!) e si avvicina a me abbassandosi alla mia altezza. Adesso ha smesso di piangere e mi sorride allungando una mano per accarezzarmi il viso. Questa volta non mi faccio fregare, scosto la sua mano con la mia e la guardo diritto negli occhi.
“Stai lontana da lui” le dico indicando mio padre. Lei non smette di sorridere mentre io la minaccio, sì la stavo minacciando. Non so niente sulle Carte di mia madre, non so usarle, ma sento una misteriosa forza che mi dice cosa fare: chimare le Carte per allontanare per sempre quella donna dalla mia vita. Mi concetro per richiamare le Crate, per far sì che Sakura se ne vada, si spaventi. Non ci riesco, non le sento più. Perchè? Accidenti! Perche?!
“Hayami! Smettila di cercare di attaccare tua madre con le Carte!” mi redarguisce mio padre.
Mia…mia MADRE!? E’ come se un velo che è sempre stato davanti ai miei occhi mi venisse strappato. Inizio a piangere. La mia mamma…sì, la riconosco, riconosco quel profumo, quella voce, quella forza magica. Ora capisco anche il perché non riesco ad usare le Carte, è lei la loro padrona, obbediscono solo a lei, ora che ha ritrovato la memoria (è l’unica spiegazione anche se non ho la minima idea di come abbia fatto) e sè stessa ha ritrovato tutti i ricordi, la forza magica che era sopita in lei e anche le Carte.
“Mamma!” grido buttandomi tra le sue braccia aperte, piangendo come una bambina. Ma io sono una bambina, una bambina con la sua mamma. Sento un altro paio di braccia circondarci:è mio padre, mi sento felice e sollevata come non mai, adesso siamo al completo, siamo una vera famiglia.
“Come sei cresciuta bambina mia, sei una bellissima ragazza adesso...” dice la mia mamma. La mia mamma, ci credete?
“SAKURAAAA!!” Sento Mei-Ling e Tomoyo chiamare la loro migliore amica dai tempi della scuola elementare. La mia mamma si alza lasciandomi la mano e si dirige dalle sue amiche per abbracciarle.
“Come siete cresciuti!” dice rivolta ai miei amici che la guardano come se fosse un alieno, ma alla fine sorridono tutti. Mia mamma lancia uno sguardo intenso a Makoto, poi gli scompiglia i capelli con una mano.
“Comportati bene” gli dice. Accindenti! Sono bordeaux e mi stanno fissando tutti. Mi sa che dovrò dire a Makoto che ho parlato di lui alla mamma.
Una nuvola oscura improvvisamente il sole. La mamma, il papà, Eriol e Makoto iniziano a guardarsi intorno.
“Hayami, vieni qui” mi chiama mia madre continuando a guardasi intorno.
“Tomoyo, Mei-Ling, Eriol, portate i ragazzi lontano da qui”
“Hayami, stai con tuo padre” aggiunge rivolta a me.
“Sakura non ci penso neanche!” sbotta mio padre afferrandole il braccio.
“Shaoran, devi pensare a nostra figlia” gli dice lei. Papà fa per protestare, ma lei gli si avvicina e gli sussurra “Andrà tutto bene, te lo prometto” poi lo bacia delicatamente e ci da le spalle.
“Non devi fare tutto da sola! Ricordi la promessa?!” cerca ancora di fermarla mio padre. Lei si gira.
“E ricordi quando abbiamo giurato di proteggierla? Adesso è lei più importante” Dice indicandomi. Vedo la rassegnazione passare sul volto di mio padre. So con certezza che se la mamma se ne andasse un’altra volta ( e questa sarà per sempre) non lo sopporterebbe.
Nessuno di noi, però, si sposta di un centimetro mentre la guardiamo avanzare verso il lago. La mamma inizia a camminare sull’acqua del lago dirigendosi verso il centro. Al suo fianco appaiono i Guardiani Kerberos e Yue. Sono bellissimi, specie la mamma: è un concentrato di bellezza, forza e grazia.
Pian piano che si avvicina al centro del lago e delle figure fluttuanti le sia affiancarono. Mio padre mi spiega che sono le cinquantadue Carte di Sakura.
La mamma si ferma esattamente al centro e solo a quel punto mi accorgo che ha in mano lo scettro con la stella. Faccio mente locale e ricordo che la collana che chiama lo scettro ce l’ha sempre avuta al collo e io non me ne sono mai resa conto.
“Mostrati e combatti! So che sei qui!” urla mia madre al vento. Istintivamente cerco la protezione delle braccia di mio padre: ho sentito nel tono di voce della mamma la forza della sua ira.
“Ah, ah, ah…pensavo di averti sconfitto mia piccola cattura-carte. Bah, non ha molta importanza questa volta ti distruggerò per sempre” dice una voce dal suo gutturale.
Allora, allora capisco. Capisco perché non l’abbiamo mai trovata in dodici anni, perché non ricordava niente, perché non era venuta a cercarci; è stato lui. Lui ha tolto la memoria di mia madre, lui ha fatto sì che non la riconoscessimo; lo ha fatto ma non aveva previsto che l’amore è più forte più forte di tutto, dell’odio, dell’ira, del rimpianto, del dolore, della tristezza, più forte anche di lui. Appena mia madre e mio padre si sono visti, il malvagio incantesimo è scomparso, sparito. Ecco cos’è stata quella sensazione che ho provato guardandola dopo le parole di mio padre. In corpo mi monta la rabbia, vorrei fare qualcosa, ma non servirbbe, dovo lasciare fare a mia madre, la Cattura-Carte.
Vedo le carte della mamma scontrarsi con un essere mostruoso che non sono in grado di descrivere: è la cosa peggiore che abbia mai visto e perciò chiudo gli occhi spaventata. Quando li riapro noto un dardo di fuoco arrivare verso di me e lancio un urlo, ma prima che anche solo superi l’acqua del lago, un enorme pesce (quello della carta del ghiaccio) ingoia il dardo tuffandosi poi nell’acqua che diviene ghiacciata. Vedo combattere la mamma per molto tempo e più di una volta penso che non ce la faccia.
Ma so quanto è determinata a vincere per proteggere le persone che ama. Per tutta la durata dello scontro il suo viso resta duro, immutato dalla concentrazione e dalla precisione degli attacchi. Alla fine sconfigge quell’orrendo mostro e, livido di rabbia, compare un giovane biondo ed atletico che si pone davanti alla mia mamma con l’intenzione di sconfiggerla, questa volta per sempre. I due ingaggiano una lotta a colpi di magia.
La mamma alza una mano e la Carta dell’acqua si abbatte con tutta la sua forza sul giovane, ma lui si è protetto e scaglia contro mia madre delle bolle d’acqua contenenti una strana mela che sono sicura sia molto pericolosa. Colpisce la mamma! Ma è solo un’illusione fortunatamente. La Carta della Terra e quella del Fuoco si scagliano sull’uomo. Quello ride.
“E’ tutto qui quello che sai fare? Clo Reed era davvero un dobole o uno sprovveduto per scegliere te come suo successore!”
“Lo sprovveduto qui sei tu” dice invece pacata mia madre. Il tizio, infatti, non si è accorto che l’attacco combinato delle due carte era solo un diversivo per lasciare il tempo alla freccia scoccata da dalla Carta del Bersaglio di arrivare a destinazione: lui. E’ troppo tradi quando se ne accorge e viene colpito. A questo punto interviene Eriol che sigilla il giovane perchè non possa più fare del male a nessuno.
Quando finalmente la mamma vince, sentiamo dire da Kerberos e Yue “Lei non è la Cattura-Carte, lei è  la Signora delle Carte”.
Finalmente tutto è finito ed io, mamma e papà torniamo a casa per goderci il primo di una lunga serie di giorni in famiglia.

FINE HAYAMI LI

 

 

Allora, allora, allora. Questa era ufficilamente l'ultimo capitolo. Il prossimo aggiornamento sarà l'epigolo ed è un epilogo molto, ma molto breve, perchè tutto quello che volevo dire l'ho detto. L'idea iniziale era pubblicarlo il 22 maggio (cioè ieri) ma poi per mancanza di tempo la pubblicazione è stat rinviata ad oggi. Ho notanto che molte di voi mi hanno chiesto la storia del nome "Sakura". L'idea, che a questo punto non mi pare di aver scritto in maniera poco chiara, era che Sakura ad un certo punto si ricordasse il proprio nome e lo dicesse ad Hayami. Non è Haymai a decidere il nome della "Signora", semplicemente lei se lo ricorda e questo processo di reminescenza (adoro questa parola da quando ho studiato Platone...) non è stato spiegato. Il motivo è molto semplice: non ho idea di come possa essere avvenuto e la storia è raccontata dal punto di vista di Hayami e quindi non ci è dato di sapere molto sulla "Signora".

Detto questo, sono immensamente felice di poter ringraziare tutti quanti: Alys93, Caskett96, FedericaWesley, HarryPotter98, KuroCyou, Milagros, ScheggiaRossa, Tomoyochan e ovvimante tutti quelli che leggono, hanno letto o leggeranno.

Al prossimo capitlo!

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Capitolo 9
*** Io E Mia Madre ***


 

IO E MIA MADRE
Chiudo il mio diario segreto di bambina che ho trovato l’altro ieri in soffitta mentre sistemavo. Mi è venuta una voglia matta di rileggerlo dopo tutti questi anni, per fortuna che non l’ho buttato. Mentre la sera lo leggevo mi venivano le lacrime agli occhi perché è passato così tanto tempo che credevo di aver dimenticato per sempre quei dolci ricordi. E’ passato tanto tempo mamma, che pensavo di avere dimenticato, ogni tanto fa bene pensare al passato.
Tocco il mazzo di Carte appoggiato sulla mia scrivania. Ora non sono più le Carte di Sakura, né mie, lo sono state un tempo, ma ora sono di mia figlia Nadeshiko e poi saranno della mia nipotina.
“Nonnaaa!!” mi sento chiamare.
“Mamma! Siamo arrivati” questa è mia figlia.
Scendo le scale e vedo che già mio marito Makoto sta salutando la nostra figlia secondogenita. Fra poco dovrebbero arrivare anche Nakao, nostro figlio, più grande di Nadeshiko di tre anni. E’ stata Nadeshiko ad ereditare le carte in quanto figlia femmina, se non avessimo avuto solo figli maschi ovviamente le Carte sarebbero passate di diritto a Nakao. Ricordo che all’inizio era un po’ deluo e geloso della sorella, ma gli abbiamo fatto capire che noi gli volevamo bene lo stesso al medesimo modo della sorella. E poi lui ha ereditato comunque i poteri degli Hirajizawa, non è proprio sprovvisot di magia.
“Nonna, nonna!” mi saluta la mia nipotina saltandomi letteralmente addosso. Subito scende a va ad abbracciare il nonno.
“Hai dimenticato queste, tesoro” dico a mia figlia porgendole le Carte.
“Grazie mamma, ma l’ho fatto apposta, pensavo ti avrebbe fatto piacere rivederle” mi dice con un sorriso prendendole. La guardo negli occhi. Il loro colore è lo stesso di mio marito: violetto e lo stesso di Tomoyo, sua madre; però il sorriso l’ha preso da me, da noi, mamma.
“Tuo marito?” le chiede non vedento Tsubasa.
“Sta arrivando. Deve scaricare la griglia dalla macchina” Sbuffa. “Sai quanto è testardo e oggi ha deciso di fare una grigliata.
“Nonna, nonna! Vieni a giocare!” mi chiama la mia nipotina impaziente correndo nel giardino e interrompendo la chiacchierata con mia figlia. La nostra casa è in collina e disponiamo di un sacco di spazio per giocare per la gioia dei nostri nipotini. Abitiamo affianco ad Hotaru (che si è sposata con Keisuke!!) e Hinata. Ogni tanto organizziamo delle feste in memoria dei vecchi tempi, eh, sì, vecchi, perché anche noi siamo vecchi mamma.
“Nonna!” mi richiama la mia nipotina sempre più impaziente.
“Arrivo, arrivo!” ha gli occhi come i nostri sai, mamma? Non sono andati persi. Nakao infatti, come ben sai ha gli occhi di papà. Un bel colore non trovi?
“Nonnaaa!” strilla ancora per attirare la mia attenzione, esco di casa raggiungendola.
“Aspettami Sakura, non correre”



E…fine!! Spero sia piaciuta questa nuova fan fiction su Card Captor Sakura. Spero anche che il finale non sia troppo sdolcinato. E volevo dire una cosa che a me sta a cuore. Esattamente un anno fa ho trovato il coraggio di pubblicare il primo capitolo di "Card Captor Sakura", adesso pubblico l'ultimo capitolo di "Io E Mia Madre"; sembrerà un po' sdolcinato, però ci tenevo tanto a far combaciare tutto quanto. In fondo una storia è la "figlia" dell'altra. Ma non crediate che sia finita qui! Ho già in mente un sacco di altre avventure (più o meno) ma non voglio stressare troppo e adesso che finalmente inizia l'estate, potrò dedicarmi con più cura e calma all'altra storia a cui tengo moltissimo e magrai intanto buttare giù qualche altra idea.

 Ed ora ringrazio tutti, ma proprio tutti quelli che hanno seguito in silenzio, che hanno seguito dando voce ai loro pensieri, che hanno preferito e seguito la mia storia sempre. Grazie. Un grazie speciale anche a mia cugina che mi appoggia sempre in tutte le fan fiction che la mia mente un po’ malata crea. Grazie Vale. E grazie a ScheggiaRossa che ha seguito con una costanza da far paura tutti i miei aggiornamenti. Grazie ad Alys93 per avre letto tutto d'un fiato questa serie. Grazie a KuroCyou per avermi sostenuta con entusiasmo. Grazie anche a Milagros che si è fatta sentire. Grazie a HarryPotter98, Martolilla96, valepassion95 che hanno seguito in silenzio. Grazie a FedericaWesley e a Tomoyochan che hanno preferito questa storia. E grazie a tutti quelli che hanno letto e di cui non conosco il nome.

A presto

micia95

P.S. Mi scuso se l'epilogo è un po’ corto. Ma questo è un mio problema da sempre.

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