Il richiamo del buio

di Debbie_91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


21 Dicembre.
Caro diario, sono lieta di annunciarti che, finalmente, il peggio è passato. Eh già, siamo riusciti a sconfiggere il Primo (cosa che, sinceramente, non speravo) e a riportare la pace a Sunnydale. Oh, ma quale Sunnydale... Dovrei essere felice, vero? E invece non lo sono! Sunnydale è andata distrutta. Tutti i suoi migliori negozi di abbigliamento, sono andati distrutti! Perfino il centro commerciale che adoravo tanto! Oh... potevamo evitare una simile tragedia! Ma sai qual'è la splendida notizia? Los Angeles, amico mio! Abbiamo trovato un piccolo appartamento, che certamente non è dei migliori, ma le nostre tasche... le tasche di mia sorella, permettevano ben poco. E così dobbiamo accontentarci. Sai, credo che sia arrivato il momento, per lei, di rimboccarsi le maniche e cercare un lavoro. Insomma, quanti anni ha, ormai? Non avrà intenzione di essere una nullafacente per tutta la vita?! Per non parlare delle sue relazioni amorose! Credo che non avrò mai uno zio, e tanto meno dei grassi cuginetti da vedere crescere! D'altronde, chi può sopportare il suo carattere così irascibile? Dovrebbero dare un premio ad Angel, per essere riuscito a starle accanto tutto quel tempo. O... a Riley. O a... Spike. Spike. Chissà che fine avrà fatto. Spero non stia scontando le sue pene tra le fiamme dell'Inferno. Cosa che reputo alquanto probabile. E... Scusa, devo lasciarti. Il dovere mi chiama. La mia adorabile sorella, mi chiama. A presto.
Dawnie.


Buffy chiuse il diario e lo mise dentro il cassetto, appena in tempo per vedere Dawn varcare la soglia della stanza, e destare in lei (se non lo aveva) il sospetto di ciò che aveva appena fatto.
Dawn guardava la sorella che, con aria innocente, pareva scrutare qua e là la stanza, senza provare alcun reale interesse nel farlo, con il solo scopo di non incrociare i suoi occhi e non essere costretta, così, a mentire.

Schiaritasi la voce, la giovane ragazza decise di parlare.

-Buffy.-

Disse.

-Che stai facendo?-

Domandò, sebbene in cuor suo sapeva la risposta a questa sua domanda che le parve futile e banale.

Abbassò lo sguardo e notò che il cassetto del suo comodino era aperto.

-L'hai fatto di nuovo.-

Disse, quasi volesse rimproverarla.

-Cos... No. Non l'ho fatto!-

Sbottò Buffy, dandole la conferma di ciò per cui la riteneva colpevole.

Dawn le rivolse un'occhiataccia e le si avventò contro, scansandola, ed indicando con l'indice il cassetto aperto.

-Era chiuso.-

-Cosa?-

-Il cassetto, Buffy. L'avevo chiuso.-

Buffy rise.

-Ah! Era chiuso.-

Disse, fingendo di essere sorpresa di ciò che le aveva appena fatto notare la sorella.

-Pensi ci sia un fantasma in giro per la casa? […] O... magari è un demone! O un vampiro!-

-In pieno giorno?-

Domandò Dawn, inarcando un sopracciglio, quasi volesse sottolineare l'assurdità delle sue parole.

-Qualunque cosa sia, prometto che le farò pentire di aver messo piede in questa casa!-

Proseguì, imperterrita, Buffy.

-Fuori.-

Sussurrò Dawn.

-Va' via. Fuori di qui!-

Esclamò, con un tono più deciso.

-O vuoi forse che sia io a sbarazzarmi di chi ha letto il mio diario?-

Aggiunse.

Buffy fece un sorriso da circostanza.

-Oh, avanti, Dawnie... Per un diario.-

-Per un diario.-

Ripeté Dawn, scandendo bene ogni singola parola, e spingendo letteralmente la sorella fuori dalla stanza.

Poi, sbattè forte la porta e Buffy rimase lì, immobile, ad osservare quell'uscio legnoso; e solo allora notò una piccola crepa all'altezza della maniglia; allungò una mano per verificare cosa fosse, poi, si accigliò e scosse il capo.

-Dawn, sbrigati, o farai tardi a scuola!-
Disse.

-Non ti sento! […] Non ti sento!-

Sentì rispondere da dentro la stanza.

Dunque, sorrise e si avviò in cucina.

Ragazzina insolente.

Pensò.

Eppure la mamma l'ha educata così bene.

Nel frattempo, aveva versato il latte, ancora fumante, all'interno di una tazza, che afferrò casualmente da un ripiano; e vi aveva versato i suoi cereali preferiti, pronta a gustare la sua colazione.

Dawn entrò in cucina e la prima cosa che vide fu la tazza che Buffy teneva stretta tra le mani. Sgranò gli occhi.

-È la mia tazza, quella?-

Domandò, seccata.

Buffy, che aveva appena inserito all'interno della bocca un' immane quantità di cereali, mandò giù il boccone, e tossì, quasi soffocata da tale sforzo.
Parte dei cereali si riversarono sulla tovaglia, macchiandola del latte che avevano assorbito.

-Si può sapere che hai oggi?-

Le domandò, cercando di rimediare, con uno straccio, al danno commesso.

Dawn si avvicinò a lei e, con un rapido spostamento del braccio, afferrò la tazza. Buffy non fece in tempo a chiederle cosa stesse facendo, che la sorella aveva già versato il suo contenuto nel lavandino, e si apprestava a ripulirla per bene.

Buffy sbuffò.

-Ma grazie. […] Era la mia colazione, quella!-

Sbottò.

Dawn non rispose.

-Insomma, che ti prende? Hai un pessimo umore, stamattina!-

La sorella non si curò delle sue parole ed afferrò un toast, portandolo alla bocca. Rapidamente, indossò il suo giubbotto in pelle e si avviò verso l'uscita della casa.

-Dawn, torna subito qui. […] Dawn!-

Gridò Buffy, abbandonando il suo posto a sedere.

-Mi hai sentito?-

Domandò.

Ma quando arrivò all'uscio, la porta sbattè violentemente. Di nuovo.
Lasciandola, nuovamente, lì, immobile, ad ammirare legno e crepature, che cominciavano a parerle strane.

Poi, il telefono, squillò.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Era trascorso circa un anno dalla sconfitta del Primo. Occasione in cui, Buffy, aveva cessato d'essere la Prescelta, o almeno l'unica Prescelta, divenendo una ragazza “normale”; ciò che, in cuor suo, aveva sempre desiderato. Quando Faith le aveva detto -Non sei più l'unica Prescelta, ormai. Ora vivrai come una persona normale; che farai?- E Dawn aveva accresciuto il significato di quelle parole con -È vero. Adesso, che faremo?- aveva sorriso fieramente; e in quella dolce distensione della labbra, vi era un senso di riscatto e di assoluta liberazione, nei confronti di una vita percorsa a tutelare l'incolumità della sua Sunnydale; la città nella quale aveva vissuto i migliori anni della sua vita, trasferitasi con la madre all'età di sedici anni.
Sunnydale era una piccola città della California, con un modesto numero di abitanti; ma lì, Buffy, aveva conosciuto quelle che, ora, erano le persone più importanti della sua vita; le persone per le quali era giunta a sacrificare se stessa, quando questo fu necessario. Era quella città ad avere permesso di confluire in lei odio e amore, felicità e tristezza, paura e coraggio; era Sunnydale che la conosceva più di quanto lei conoscesse se stessa; ed ora, il destino, quasi per gioco, aveva voluto che quella città venisse inghiottita nei più oscuri meandri della Terra, portando con sé tutto ciò che aveva visto e tutto ciò che aveva sentito; e portando con sé anche quella Buffy adolescente e quella Buffy piccola donna che vi aveva vissuto, e che, adesso, quasi per un incredibile scherzo di quello stesso destino, aveva fatto ritorno nella città che le aveva donato i natali; la città nella quale aveva vissuto la sua infanzia; quella, che aveva angustiato la sua più tenera giovinezza: Los Angeles.

Buffy contemplava il paesaggio al di là del finestrino; mentre l'auto avanzava decisa, oltrepassando la catena montuosa di San Gabriel, che separava Los Angeles dalla meta di chi vi era seduto a bordo.
La ragazza sbadigliò, emettendo uno strano suono dalla bocca, che si apprestò a nascondere con una mano.

-Manca molto?-

Domandò; esprimendo la sua totale noia, quasi provasse un insolito impegno, nel pronunciare quelle due, piccole, parole.
L'uomo seduto al posto di guida le rivolse una rapida occhiata, e stese le labbra in un sorriso, che illuminò il suo volto.

-Non temere.-

Rispose.

-Arriveremo a destinazione prima che tu ti addormenti.-

-Oh, bene! Questo significa che siamo arrivati.-

Affermò Buffy.

-E che non dovrò più sopportare questo tormento.-

Proseguì. E, con un rapido spostamento della mano, spense la radio.

-Ah. Le mie orecchie ringraziano. […] Sai, Xander, penso che uno di questi giorni ti sottopporrò ad un aggiornamento musicale. E non osare tirarti indietro.-

-Grazie.-

Quasi sussurrò, lui.

-I tuoi complimenti sono sempre... così... spontanei; e particolarmente appaganti.-

-Prego. Non c'è di che.-

Disse Buffy. E portò le mani al trasparente vetro del finetrino, entusiasta quanto una bambina che vede un Luna Park per la prima volta.

-Guarda, Xander! Ecco Palmdale!-

Eclamò. Poi, volse lo sguardo all'amico.

-Non è un miraggio, vero?-

Xander sorrise, quasi divertito da questa futile domanda, che lo portò a pensare ai tempi passati; e, in quel momento, rivide la sua innocente Buffy; una ragazzina ingenua ma dal carattere forte e deciso; poco fiduciosa riguardo tutto ciò che le accadeva attorno: la “vecchia” Buffy. Sì, ripenso a lei, e se ne compiacque. Così, scotendo il capo, accompagnò il volante a destra, e svoltò in direzione dell'immane cartello che, a caratteri cubitali, ufficializzava la conquista della loro meta: Palmdale.

 

***


-Molto gentile. Davvero molto gentile.-

Disse Xander, chiudendo lo sportello dell'auto.

-Non ti hanno mai detto che, avvolte, sarebbe meglio tenere la bocca chiusa?-

Domandò.

-Anziché esternare giudizi poco appropriati.-

Aggiunse, poi, con un tono di voce poco chiaro.

-Oh, non fare così. Ho solo detto ciò che pensavo. […] E poi era un modo per sdrammatizzare.-

Disse Buffy, posando un piede sul terreno, ed apprestandosi, anch'essa, a chiudere lo sportello dal quale era uscita.

-Ma, forse, non è il caso di sdrammatizzare.-

Aggiunse, poi, appena vide ciò che apparve ai suoi occhi.

-Forse abbiamo sbagliato città.-

Disse Xander.

-Anzi, ne sono quasi sicuro. Coraggio, Buffy, torniamo in macchina!-

Ma la ragazza avanzò, verso quell'orrore; verso quei corpi che parevano privi di vita. Ne vide uno; poi, un altro; e un altro ancora! Decine di cadaveri stavano adagiati al suolo, col viso rivolto al terreno, quasi a sottolineare l'umiliazione subita al momento della loro triste fine.
Buffy aveva visto cose inimmaginabili, fino ad allora; ma niente l'aveva impressionata tanto. Era come se qualcuno, o qualcosa, avesse provocato una carneficina; anzi, era proprio così: era un totale massacro.

-Va bene.-

Affermò Xander.

-Qualcuno mi può spiegare perché, quando accadono simili mostruosità, o quando c'è un demone nei paraggi, o qualche altra creatura decisamente poco amichevole in giro, io devo esserne sempre coinvolto? Insomma: dov'è Willow, quando serve? Non potevi chiamare lei, anziché me? Non che io non apprezzi il fatto che mi abbia pensato, ma ecco, vedi, Buffy, preferirei non essere pensato, quando si tratta di cose simili.-

-Willow aveva già un impegno fuori città.-

Disse Buffy; il suo viso era divenuto improvvisamente serio. La ragazza camminava attorno ai corpi privi di vita, e li osservava sotto un totale stato di commiserazione.

-D'accordo.-

Sospirò Xander.

-Ma potevi almeno avvisarmi sulla gravità della situazione.-

-Non ne ero al corrente. Insomma, quando mi ha chiamata, Giles, non mi ha spiegato come stavano esattamente le cose. È stato poco chiaro a riguardo.-

Disse.

-Tipico.-

Brontolò Xander.

-Potresti ricordarmelo, quando mi darà nuovamente dell'idiota? Potrei usarlo come arma di ricatto.-

Aggiunse, fiero di ciò che la sua mente aveva escogitato in quel preciso momento.

Ma Buffy non rispose, intenta com'era ad esaminare quei cadaveri, e a capire cosa, o chi, avesse potuto causare una simile tragedia.
Si avvicinò ad uno dei tanti corpi privi di vita, e si chinò, voltando il cadavere in posizione supina; a quel punto, trasalì. Un tanfo improvviso inebriò le sue narici, e fu costretta a portare le mani al naso, per interrompere il flusso di quell'odore acre e nauseabondo, che, in un attimo, sentì innondarle il cervello.

Bleah!

Pensò.

È disgustoso.

Poi, osservò bene il corpo che aveva davanti a sé; stando attenta a non manometterlo. Il suo ventre era completamente scorticato; un'apertura netta le permise di notare che al cadavere erano stati sottratti tutti gli organi, e il sangue aveva cessato di fluire al suo interno, sgordando nel territorio circostante, e macchiando il suolo arido.
Buffy andò alla ricerca dell'amico, e lo vide avvicinarsi, anch'esso, ad un cadavere.

-Xander, no!-

Gridò, quand'era ormai troppo tardi.
Xander aveva voltato uno dei corpi privi di vita e aveva appena visto quell'orrore al quale non erano riusciti a sottrarsi gli occhi impavidi di Buffy; e aveva sentito quel terribile odore.

-Ah!-

Esclamò a gran voce; e sobbalzò in modo esagerato, agitando le braccia, quasi volesse spiccare il volo ed allontanarsi al più presto da lì. Colto dal panico, cadde all'indietro; ma (fortunatamente?) un secondo cadavere gli rese meno doloroso l'atterraggio. Xander udì un Crack, segno che la cassa toracica, sulla quale era evidentemente cascato, si era fracassata. E, disgustato, nonché terrorizzato, balzò in piedi.

-Buffy! Per favore, andiamo via di qui!-

Strillò Xander.

-Siamo in pieno giorno.-

Disse la ragazza, in risposta alle parole dell'amico.

-Non può accadere niente.-

Proseguì, scrutando le case, che solo ora aveva notato, e che le parvero disabitate; e si accigliò. Ma ben presto il suo viso divenne nuovamente sereno.

-E poi, pensa una cosa: peggio di così le cose non possono andare.-

E ci fu una grande esplosione.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Il cielo azzurro si fece scuro, davanti ai loro occhi; una nube densa, dalla forma indescrivibile, coprì la parte settentrionale della cittadina, nascondendo le candide nuvole; ed uno stormo di volatili fuggì via, deciso, in direzione dei due amici.
Buffy sgranò gli occhi, leggermente preoccupata, e volse lo sguardo al compagno.

-No. No.-

Disse, prontamente, Xander.

-Non guardarmi così, Buffy. È colpa tua.-

Proseguì.

-Hai parlato troppo presto.-

Buffi scosse il capo, ed avanzò, energica, verso la densa nube, che stava, con i passare dei secondi, diradandosi.

-D-Dove vai?-

Farfugliò Xander.

Ma la ragazza, non curandosi troppo delle sue parole, proseguì il proprio cammino, inoltrandosi in quel suolo arido e colmo di cadaveri; costretta ad annusare quel terribile fetore di decomposizione, che (per fortuna?) non le era nuovo.
Xander rimase immobile, lì dov'era, ad osservare la compagna che si allontanava; già, ogni passo che faceva, accresceva la distanza che vi era tra lei e lui; così, prima che questa distanza divenisse irrecuperabile, Xander cominciò a correre, e così fece fin quando non la raggiunse, e, col fiatone, le si affiancò, portando le mani alle ginocchia, e respirando affannosamente.

-Dobbiamo proprio?-

Domandò.

Camminava, e stavolta aveva portato una mano alla milza, come se questo potesse placare il serio dolore che sentiva.

-Se vuoi, puoi attraverare quell'infinita distesa di cadaveri, e tornare alla macchina. Puoi aspettarmi lì, se vuoi.-

Rispose Buffy.

-Certo però che sarebbe un bel guaio, per te, se quei corpi senza vita si risvegliassero improvvisamente; magari sotto forma di zombie. Sarebbe terribile, non trovi?-

Aggiunse poi, voltandosi ad osservare la reazione dell'amico a quelle sue parole.

-Saresti lì, tutto solo. Attaccherebbero te e la tua auto. Non rimarrebbe nulla di entrambi, solo inutili carcasse. […] Uno scenario sconvolgente.-

-Va bene. Va bene. Basta così. Mi hai convinto. Resto qua, con te. Ma ti avverto: non esiterò a scappare a gambe levate, nel caso dovessimo incontrare qualcosa di ben più terrificante di ciò che abbiamo appena visto.-

Buffy sorrise, ed annuì.

-Non credo che la tua presenza mi sia d'aiuto, nel caso accadesse qualcosa del genere.-

Disse.

-Non faresti altro che gridare e muoverti di qua e di là, distraendomi, di conseguenza.-

-Ma bene. È sempre un piacere, sentirsi... apprezzati.-

Blaterò il compagno.

-Oh, andiamo, Xander, è la pura verità.-

L'amico sospirò, ed entrambi avanzarono, nel più totale silenzio, in direzione della nube, finché non la raggiunsero.

Buffy e Xander rimasero meravigliati, appena videro che, almeno nei paraggi, non vi era niente, che avesse potuto causare una tale esplosione; attorno a loro non vi era altro, se non un terreno arido e case abbandonate.
L'intera zona della città era avvolta da un silenzio agghiacciante, tale da suscitare timore perfino al cuore più impavido; una brezza leggera accarezzava il suolo, elevando talvolta una sottile nube di terra; e l'impatto delle correnti d'aria provocava rumori sinistri, che riecheggiavano per l'intero quartiere.
Xander, divenuto improvvisamente serio, portò una mano alla testa, e la lasciò scivolare sopra i capelli corvini. Aggrottò le sopracciglia, e volse lo sguardo a Buffy, cercando di analizzare la sua espressione, che pareva però apatica.

-Buffy.-

Disse.

-Non vorrei sembrare insolente, ma... Io qui non vedo niente.-

Il suo tono di voce era chiaro e deciso.

-E tutto questo non mi piace.-

Aggiunse.

-Forse dovremmo tornare a casa.-

-No.-

Lo interruppe Buffy.

-Non prima che io abbia trovato Giles. […] È qui da qualche parte; ne sono sicura.-

-Buffy.-

Disse Xander, tenendo un tono calmo e coscienzioso.

-Non sappiamo cosa sia accaduto a tutte quelle persone.-

E tendendo il braccio, indicò i cadaveri, distesi alle loro spalle.

-Dormono? No, non dormono. E sai perché? Perché qualcuno ha aperto loro il petto. Non mi pare una cosa normale; e ti confesso che comincio ad avere paura.-

Si guardò attorno.

-Non credo che queste case siano semplicemente disabitate; credo che i loro abitanti siano quei cadaveri, che qualche mente malata ha deciso di seminare in giro per la città. […] Cerchiamo di fare il punto della situazione.-

Continuò.

-Abbiamo ricevuto una chiamata da Giles, o meglio, tu hai ricevuto una chiamata da parte sua; a tua volta, hai chiamato me; ed entrambi abbiamo, innocentemente, deciso di ascoltare le sue parole, e di venire a Palmale, perché, a quanto dice, vi è un serio problema in questa città; che senza dubbio vi è, ma... Tu non hai visto Giles, io non l'ho visto. Non ti ha nemmeno dettato il suo indirizzo; come poteva essere sicuro che saremmo, ugualmente, riusciti a trovarlo? E poi, da quando abita a Palmdale? Credevo fosse tornato nella sua amata Inghilterra. […] Insomma, quello che sto cercando di dirti è... Buffy, sei sicura di avere parlato con il signor Giles?-

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Buffy guardò Xander, cercando di attribuire un diverso significato alle sue parole; un diverso significato rispetto a quanto le era parso di capire.
Socchiuse gli occhi, quasi volesse esaminare la mente del suo amico, e capire il perché di quel pensiero, che le pareva infondato.
Sì, era vero; lei non aveva visto il signor Giles; aveva solo sentito la sua voce. Ma era sicura, tanto sicura, che quella voce appartenesse al suo Osservatore; a meno che non vi fosse qualche altro con una voce identica alla sua; ma non le parve logico pensarlo.

-Xander... Non ha senso...-

Sussurrò.

-Non ho bisogno di vedere il signor Giles, per sapere se una voce appartiene o meno al signor Giles. Era lui. Io l'ho ascoltato; era la sua voce. […] Sì; era lui, ne sono sicura.-

Disse; quasi volesse autoconvincere se stessa di ciò che affermava con estrema decisione.

-Buffy... Guardati attorno.-

La ragazza chinò il capo, portando le mani ai fianchi; e volgendo lo sguardo all'ambiente circostante, emise un vigoroso sospiro.

-Ti sembra normale, questo?-

Domandò Xander.

-Non è affatto normale.-

Rispose Buffy, con un tono di voce leggermente severo.

-Ci sono...-

Sospirò, nuovamente.

-Ci sono decine di cadaveri, stesi al suolo. Non può essere normale. E Giles mi aveva avvertita.-

-Però non ti ha espresso la gravità della situazione; l'hai detto tu stessa.-

Inveì Xander.

-Per quale motivo, avrebbe dovuto farlo? Sapeva che avrei visto con i miei occhi.-

Disse la ragazza; quasi gridava.

-Visto cosa? Buffy, quei cadaveri sono freschi. Non dirmi che non te ne sei accorta. […] Perché non ti credo.-

Buffy chinò nuovamente il capo; quasi volesse ammettere la ragione dell'amico. Quelle persone avevano perso la vita da poco tempo; il loro stato di decomposizione non era particolarmente avanzato; e questo, lei, l'aveva notato. E l'aveva notato non appena aveva osservato, con estrema cura, il cadavere di quell'uomo. Nel momento in cui l'aveva visto, aveva pensato quale potesse essere la vita della quale l'uomo era stato privato; si era chiesta se avesse una casa, un lavoro, una famiglia; magari, qualcuno, ora, si chiedeva dove fosse finito. E aveva pensato che il suo uccisore non aveva, certamente, rivolto a se stesso tutte queste domande, prima di compiere il massacro. Ciò che gli era stato fatto era disumano; chi aveva agito in quel modo, era disumano.
La domanda che aveva invaso la sua mente era stata: chi può avere causato tanto orrore? Un essere umano? Opzione poco probabile. Una potenza oscura? Forse; era decisamente più probabile. Ma era troppo presto per giungere a conclusioni affrettate; non poteva dare alcuna sentenza, senza avere una certezza che potesse indurla a farlo. Al momento, l'unica verità, l'unica parola, che non riusciva a cacciare dalla sua testa, era una, una soltanto: mostro.

-Comunque sia, non serve a niente stare qui. L'unica cosa che possiamo fare è andare oltre quelle case.-

Disse Xander, indicando gli alti edifici che vedeva, in lontananza, davanti a sé.

-La città non è grande; ma sarà difficile trovare Giles.-

Alzò il viso al cielo.

-Come se non bastasse, non manca molto al tramonto.-

Strinse i pugni.

-Se solo ti avesse detto il suo indirizzo!-

-Ma non l'ha fatto!-

Sbottò Buffy.

-Con i se e i ma non si va da nessuna parte.-

Disse, assumendo nuovamente un tono pacato.

Xander chinò il capo e guardò l'amica.

Tra i due cadde il più totale silenzio; entrambi pensavano a quale fosse la cosa più giusta da fare. L'idea di attraversare l'intero quartiere, per giungere dall'altra parte della città, non piaceva né a Buffy né a Xander: non sapevano a cosa sarebbero andati incontro. Ma la ragazza sapeva, che prima di abbandonare quel luogo, avrebbe dovuto trovare Giles; e questa idea assumeva sempre più consistenza nella mente del suo amico, che, fattosi coraggio, si avviò verso la sua auto.

-Dove vai?-

Domandò Buffy.

Xander non rispose.

-Xander! Dove vai?-

Ripeté.

-Vado a cercare un amico.-

Quasi sussurrò.

-Vieni con me?-


***


Non appena l'auto svoltò alla destra di un incrocio, lo scenario che apparve ai due amici fu travolgente. Più che altro, non seppero spiegare a loro stessi, perché quel quartiere fosse tanto diverso dal quartiere che avevano visto in precedenza. E questo riuscì nuovamente a scuoterli.
Xander premette il freno, e l'auto si fermò al centro della strada. Strinse il volante.

-Buffy, pizzicami.-

La ragazza lo guardò, e sgranò gli occhi.

-Come?-

Domandò, come se l'affermazione dell'amico l'avesse stupita maggiormante, rispetto allo scenario che aveva appena visto.

Xander la guardò; non capiva cosa trovasse di strano nelle sue parole.

-Buffy, pizzicami.-

Ripeté.

-Su, avanti. Coraggio. Dai.-

La incitò. Porgendole un braccio.

-Dimostrami che sto sognando.-

Buffy scosse il capo.

-Xander... Fammi capire.-

Disse, volgendo lo sguardo fuori dal finestrino.

-Pensi di essere in un sogno, solo perché vedi... questo?-

La vita, in quel quartiere, trascorreva tranquilla. Le persone passeggiavano allegramente per i marciapiedi; alcune tenevano in mano una busta della spesa, altre tenevano in mano il cellulare, discutendo animatamente. Le voci riecheggiavano per l'intero quartiere, e le allegre risate rendevano serena l'atmosfera.
Mentre Buffy e Xander stavano ad ammirare tutto questo, la loro attenzione fu destata da un energico suono di clacson, proveniente da un'auto che stava dietro di loro.

-Hey-

Udirono.

Xander volse lo sguardo allo specchietto retrovisore, e vide un uomo di mezza età, sbraitare come un forsennato.

Sgranò gli occhi.

-Hey, si può sapere chi ti ha dato la patente?-

Domandò l'individuo sconosciuto. E pigiò nuovamente sul clacson.

-Insomma, levati dai piedi! Non vedi che stai intralciando il traffico? Su, spostati, se non vuoi che venga lì e me ne occupi io!-

A quelle parole, Xander sussultò; e ripresosi dallo stato di confusione, nel quale si trovava, capì di avere sostato l'auto nel bel mezzo di una strada; ed osservando con attenzione dietro di sé, vide una fila interminabile di macchine, che attendeva la sua ripartenza.
Il violento suono dei clacson lo indusse ad accendere l'auto, e portarla lontano di lì, prima che la situazione degenerasse.

-Non sto sognando.-

Disse, volgendo le sue parole a Buffy.

-Ho temuto sul serio che quel tipo scendesse dalla sua auto.-

Guardò l'amica.

-Hai visto quant'era grosso?-

Domandò, stupito.

-Il benessere regna in questo quartiere. Ed anche la forchetta.-

-Già.-

Affermò Buffy, sospirando.

-Grande, grosso, e senza cervello.-

Xander le lanciò un'occhiata.

-Che c'è? Che ho detto di male? Non è forse vero?-

-Perché non l'hai detto a lui?-

Domandò il compagno, stirando le labbra in un sorriso malizioso.

-Oh, se vuoi posso farlo subito, dal momento che è ancora dietro di noi. Su, accosta.-

L'amico rise sguaiatamente.

-Che hai da ridere?-

Domandò la ragazza.

Xander la guardò nuovamente.

-Buffy, abbiamo già un problema da risolvere. Ti sembra questo il momento di fare a pugni con uno sconosciuto?-

Disse lui, tornando serio.

Buffy sorrise.

-Xander, ho detto di accostare.-

-Buffy...-

-Xander, accosta!-

L'auto frenò, di colpo; e Buffy aprì lo sportello.

-D-Dove vai?-

Balbettò l'amico.

-A risolvere il nostro problema.-

Rispose lei. E chiuse lo sportello alle sue spalle.


***


-Mi hai fatto prendere un colpo, Buffy! Potevi spiegarmi quali fossero le tue intenzioni!-

Gridò Xander, scendendo dall'auto, e sbattendo forte lo sportello.

-H-Ho avuto paura.-

Balbettò.

Buffy gli rivolse un'occhiata.

-Per te.-

Aggiunse l'amico, con un tono di voce poco convincente.

-Per me.-

Ribatté Buffy.

-Non per te.-

E s'allontanò dall'auto.

-Cosa? Hey, no... aspetta! Non penserai mica che ho avuto paura di affrontare quel colosso? Sono temerario, io. Hai capito? Non temo niente e nessuno.-

La ragazza lo guardò, senza rispondere; le sue labbra si stirarono in un sorriso malizioso, che non scomparve neanche quando giunse ad un enorme cancello, che proteggeva una villa a tre piani; i mattoni ocra parevano donare maggiore grandezza all'abitazione, dalla quale proveniva una fioca luce, che confermava la presenza di qualcuno al suo interno.
Buffy s'avvicinò al cancello e poggiò il viso, con l'intento di scrutare il giardino che stava al di là di quell'ammasso di ferraglia, che impediva il passaggio. Riuscì a vedere ben poco, poiché i raggi del sole avevano ormai raggiunto l'altra metà del pianeta, lasciando spazio alle insidiose tenebre. Il bagliore della luna le permise di notare una vecchia auto, parcheggiata sotto una tettoia. Buffy sorrise.

-Sì, è casa sua.-

Disse, volgendo lo sguardo a Xander; ed indicando la vecchia auto, che aveva appena intravisto nella lieve oscurità della sera.

-Una vecchia auto?-

Buffy annuì.

-Pensi che abiti davvero qui, solo perché là dentro c'è una vecchia auto?-

-Oh, andiamo, Xander! Chi vuoi che compri una macchina del genere?-

Xander guardò l'amica, e volse nuovamente lo sguardo all'auto; poi, sorrise; e il suo sorriso mutò in una risata fragorosa.

Buffy volse lo sguardo al citofono e, portando le mani alle ginocchia, chinò il busto per osservare meglio la piccola scritta a caratteri stampati; Rupert Giles, vi lesse. E sorrise.

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Il citofono emise uno strano suono, e dopo qualche istante l'ampio portone s'aprì: ve ne uscì una distinta figura maschile; indossava una giacca grigia, che laciava intravedere una camicia scura, rigorosamente stretta, al collo, da un'elegante cravatta a pois. L'uomo, in mano, aveva un pezzo di stoffa, che ben presto utilizzò per lustrare gli occhiali che teneva in viso. Scese i tre gradini e percorse il sentiero che divideva l'entrata della villa dal cancello; sollevò lo sguardo, e con suo estremo stupore la vide.

-Buffy (?!)-

Quasi esclamò.

-Sei... Sei proprio tu?-

Domandò, stupito di vedere la ragazza, che lo attendeva oltre il cancello.

-Salve, signor Giles!-

Buffy sorrise, e lo salutò, agitando la mano che aveva portato in aria.

-Buffy! Allora sei davvero tu!-

Esclamò, con decisione, il signor Giles.

-Già. E ci sono anch'io!-

Intervenne Xander, ponendosi davanti alla ragazza.

-Lo vedo.-

Disse l'uomo.

-(Sfortunatamente) lo vedo.-

Quasi sussurrò, nel pronunciare queste parole. E, dopo avere mancato la serratura del cancello, per almeno due o tre volte, aprì quell'ammasso di ferrarglia cigolante; e con una dolce cortesia, tipica dell'ambiente inglese, invitò i due ragazzi ad accomodarsi all'interno della casa.
Quando Buffy e Xander furono seduti sul comodo divano in pelle nera, che donava eleganza al maestoso salotto, Giles scomparve in cucina; per tornare, poco dopo, con un elegante vassoio, che faceva da ripiano a tre tazze di the fumante, che inondarono la stanza della fragranza del loro contenuto.

-Allora...-

Cominciò Buffy.

-Come se la passa, qui, a Palmdale?-

Domandò, bevendo un sorso di the caldo.

-Oh, alla grande. È... una... cittadina monotona, con qualche criminale sempre pronto a derubare le case altrui, ma tutto sommato... uhm... non è male; sì, direi che è abitabile; d'altronde... Xander, smetti di divorare i biscotti in quel modo. Stai riempieno la moquette di briciole.-

-S-Scusi.-

Borbottò il ragazzo, con la bocca colma di biscotti.

-Sono deliziosi. […] E poi, non mangio da stamattina.-

Le sue parole erano poco comprensibili, per via dell'immane quantità di cibo che aveva nelle fauci; per cui, mandò giù il boccone; ed accarezzò la pancia, in modo del tutto appagato.

-Ah! Ora sì, che mi sento bene! A pancia piena si ragiona meglio!-

Sbottò.

-A proposito di ragionamenti.-

Lo interruppe Buffy.

-Mi può spiegare bene il motivo per il quale mi ha convocata qui?-

-Come?-

Le rispose il signor Giles.

-Lei. Mi ha chiamata. Stamattina. Il telefono.-

Disse Buffy; pronunciando una serie di parole, che andarono a formare una frase priva di significato.

-Non ricorda?-

Domandò, stupita.

-Insomma, quanti anni ha? Non credevo fosse già nella fase “Dimentico le cose in fretta!”-

Giles la guardò, più stupito di lei; non capiva cosa Buffy volesse dirgli. Pensò a ciò che aveva fatto quella mattina; e gli venne in mente di avere svolto una consueta passeggiata per il viale che fiancheggiava il perimetro della sua villa; ricordò di avere fatto la spesa in un market là vicino, e di avere acquistato le mele che gli piacevano tanto; poi, fatto ritorno a casa, aveva svolto diverse commissioni, sì, ma non aveva fatto uso del telefono; non aveva, nel modo più assoluto, contattato Buffy; e questo lo incupì.

-Buffy, io non...-

Quasi sussurrò.

-Lo sapevo!-

Sbottò Xander, indicando il signor Giles, e poi volgendo il suo indice a Buffy.

-Lo sapevo.-

Ripeté.

-Ho capito fin da subito, che c'era qualcosa di strano. E questa... è la conferma!-

-Vuole dirmi che non è stata lei a contattarmi?-

Domandò Buffy, non curandosi delle parole dell'amico che, fiero di sé, aveva incrociato le braccia, ed attendeva una risposta da parte dell'uomo, che stava seduto su una comoda poltrona davanti a loro.

-No, Buffy. Non sono stato io. I-I-Io non so di che parli.-

Quasi balbettò.

-Questo è molto strano.-

Disse Buffy.

-E non spiega il perché di tutti quei cadaveri nel quartiere ad ovest della città.-

-Come?-

Domandò Giles, avvicinando la sua tazza alle labbra.

-Cadaveri, hai detto?-

Quando l'uomo pronunciò quella parola, Buffy ripensò all'orrore al quale aveva fatto da spettatrice, ed un leggero brivido le percorse la schiena. Scosse il capo, quasi volesse allontanare quelle immagini cruente, che avevano prepotentemente invaso la sua mente.

-Già. Cadaveri.-

Disse Xander; marcando quest'ultima parola.

-Era pieno. […] Decine di corpi senza vita, stesi al suolo, e con il ventre completamente aperto. E, a parte il terribile odore che ho deciso di risparmiarle, privi degli organi interni. Tutti. Sottratti, in modo brutale e meschino.-

Il viso di Xander si incupì al solo pensiero di ciò che aveva visto quel pomeriggio; aveva cercato di “dimenticare”, ma non vi era riuscito: era impossibile riuscirci; qualunque persona con un cuore puro avrebbe trovato difficoltà nel farlo.

-Uno scenario sconvolgente.-

Sussurrò il signor Giles.

-Dove... Dov'è accaduto?-

-Hey, gliel'ho detto...-

Rispose Buffy.

-Nel quartiere ad ovest della città.-

-Quale quartiere?-

Domandò l'uomo.

-Il quartiere a... Un momento, cosa sta cercando di dirmi?-

Il signor Giles sospirò.

-Buffy... Palmdale possiede un unico quartiere; ed è questo in cui vi trovate ora, e in cui abito io.-

Fece una breve pausa; e guardò la ragazza dritta negli occhi.

-Io, stamattina, non ti ho fatto alcuna chiamata. E... E non esiste alcun quartiere ad ovest della città.-

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