Il cuore ha sempre ragione_ (Il Tredicesimo Apostolo)

di Carly_31
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2_parte I ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2_parte II ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Il Tredicesimo apostolo IL CUORE HA SEMPRE RAGIONE_ (Il Tredicesimo Apostolo)





CAPITOLO 1

Ormai era passata una settimana dall'ultima volta che lo aveva visto, lì, al parco del Pincio, con tutta Roma ai loro piedi. Solo 7 giorni.
Ma a Claudia sembrava che non fosse passato neanche un attimo da quando Gabriel se n'era andato, senza voltarsi, come se fosse stato normale, come se fosse stato semplice, come se di lei non gli importasse più niente. Nonostante il dolore lancinante che sentiva dentro, sapeva che non era così, che lui provava qualcosa di intenso per lei perchè più di una volta glielo aveva dimostrato con piccoli gesti, fugaci sguardi e con quel bacio scambiato davanti a Villa Antinori, l'unico vero bacio che dimostrasse quanto si amavano, quanto l'uno avesse bisogno dell'altra.
E come se non bastasse anche le ultime cose che le aveva detto erano la testimonianza dell'attrazione che c'era fra loro due, erano la prova materiale che Gabriel si era innamorato di lei.
Claudia non poteva fare a meno di ripensare alle sue ultime parole, che continuavano ad agitarsi per la sua testa e a popolare i suoi incubi da una settimana a questa parte.
Sarebbe tutto più semplice se riuscissi a smettere di amarti...ma non posso.
L'eco delle parole di Gabriel non la lasciava mai, come se fossero diventate una costante presenza surreale che rendesse impossibile il rimarginarsi della ferita che aveva in mezzo al petto. La voce di lui che le ripeteva all'infinito.
Ma nonostante la sua dichiarazione l'aveva abbandonata, aveva fatto la sua scelta anche se per Claudia essa rappresentava solo l'accettazione di qualcosa che era già stato scritto per lui; ormai lo conosceva abbastanza bene per capire che anche questa volta avevano vinto il senso del dovere e le responsabilità che la Congregazione esigeva da lui.
Malgrado la consapevolezza dei sentimenti che Gabriel provava per lei, ogni giorno di più Claudia era sopraffatta dal sentimento dell'abbandono e ogni notte si addormentava piangendo mentre ripercorreva tutti i momenti che avevano passato insieme.
Tutta la storia del Candelaio, della profezia sulla sua vita, Serventi, Clara Antinori e le capacità paranormali avevano perso un senso, erano solo una scusa; se avesse voluto davvero stare con lei avrebbe potuto fare una scelta diversa, che non implicava per forza la rinuncia a combattere quei tizi loschi della setta.
Io ho un compito da portare avanti adesso.
Ok, ma non doveva per forza essere in contrasto con loro due, non era obbligato a lasciare qualcosa a cui teneva.
Oppure si.
A volte Claudia pensava di essere troppo egoista, ma non poteva fare a meno di odiare tutte quelle persone che la setta aveva affidato a Gabriel perchè dotate di particolari capacità; era a causa loro se lui si sentiva in dovere nei loro confronti, se credeva di non poter scegliere più solo per se stesso.
Aveva provato più è più volte a mettersi nei suoi panni facendo leva sulla razionalità che tanto ostentava, a cercare di comprendere l'onere che era piovuto all'improvviso sulle spalle del gesuita ma nonostante si sforzasse non riusciva a capire perchè aveva dovuto rinunciare a loro due; non sapeva darsi una risposta al gesto di Gabriel se non che lei non fosse poi così importante per lui.
Se era stato tanto facile separarsi da lei allora i sentimenti che diceva di provare non potevano essere sinceri, profondi come i suoi.

Claudia non era mai stata una donna che si dispera per amore, che si chiude in casa sotto un piumone con l'unica compagnia di una maxi scatola di fazzoletti se una storia finiva, di solito era proprio lei a lasciare e anche nei rari casi in cui era stata mollata aveva superato la cosa nel giro di una serata, grazie ad un bicchiere di vino.
Ora però era tutto diverso, non si riconosceva quasi più: nonostante il dolore, aveva deciso di non prendersi nemmeno un giorno di riposo dopo quel pomeriggio al Pincio, sperando che col lavoro e i problemi dei suoi pazienti potesse pensare ad altro, concentrarsi sull'aiutare persone più in difficoltà di lei, reagire in qualche modo all'inedia in cui rischiava di sprofondare.
Aveva pensato di farcela e invece si sbagliava; dopo l'ennesimo appuntamento di lavoro durante il quale aveva passato tutto il tempo a rigirasi una sigaretta fra le dita e a pensare a quanto fosse stato bello collaborare con Gabriel nelle sue missioni sul paranormale si decise che era inutile continuare, era solo una presa in giro nei confronti delle persone che andavano da lei per ricevere un sostegno psicologico; non riusciva a prestare attenzione per più di due minuti, come avrebbe potuto dare consigli utili?
Dopo essersi scusata con il suo paziente chiamò Valentina, la sua segretaria.
- Vale scusa, fai una cosa: cancella tutti gli appuntamenti della settimana.
- Ok ma...stai bene?
- Si. Cioè..no. Io non ce la faccio. Ho bisogno di una pausa. Forse me ne andrò per qualche giorno...

In tanti anni di lavoro non aveva mai abbandonato i suoi pazienti così, su due piedi; non si era mai assentata per più di un giorno e di certo non aveva mai lasciato lo studio senza sapere quando sarebbe tornata. Adesso tutte le sue convinzioni, le sue certezze e la sua etica erano andate alle ortiche.
Non era più la Claudia di una volta: l'incontro con Gabriel l'aveva segnata nel profondo e in un modo più indelebile di quanto volesse ammettere, era entrato nella sua vita come un ciclone demolendo tutto ciò in cui credeva, abbattendo le sue convinzioni e portando con sè novità incredibili. Se fino a qualche mese prima le avessero detto che c'erano persone in grado di rendere reali scene disegnate su un foglio di carta, o che i fantasmi esistevano davvero si sarebbe messa a ridere. Ora invece non era più sicura di niente.
Ma finchè aveva Gabriel al suo fianco poteva affrontare qualunque cosa, poteva cercare una spiegazione logica e razionale bisticciando con lui e le sue nozioni teologiche. Erano due parti diverse, i due opposti della medaglia, che però si completavano nel momento in cui erano insieme.
Da sola adesso, Claudia non sapeva più che fare, non sapeva come trovare le risposte alle sue domande e non sapeva nemmeno dare un nome a questa nuova sensazione che si era impossessata di lei negli ultimi giorni e non se ne voleva più andare: sembrava quasi uno dei sintomi dell'attacco di panico, un qualcosa che ti nasce dentro al petto e che ti stringe, ti toglie l'aria dai polmoni e ti stravolge lo sguardo.
Claudia si sentiva persa.





Spazio autrice: alla fine anche io ho ceduto alla tentazione e ho iniziato una fanfiction sul Tredicesimo Apostolo!!
Dopo aver visto l'ultima puntata, finita in un modo a dir poco osceno, sono entrata in crisi d'astinenza e infatti non so come farò ad aspettare la seconda serie *me disperata*. Quindi mi sono detta "proviamo a vedere se qualche anima buona su EFP ha scritto qualcosa" e infatti sono nate un sacco di ff e one-shot nei giorni successivi...sono state la mia salvezza!! Mi sento debitrice nei confronti di Anastasia in love,  NeverMe, Briciola e tutte le altre autrici che hanno pubblicato qualcosa riguardante questa fiction meravigliosa perchè mi permettono di sognare, e soprattutto danno una seconda chance a Gabriel e Claudia!! =)
Però anche la mia mente malata deve dire la sua, quindi eccomi qui con il mio tentativo di fare una fanfiction!
Fatemi sapere cosa ne pensate, non abbiate paura a darmi il vostro parere (anche negativo) e spero che vi piaccia.
Ora metto fine al mio sproloquio... Gabriel e Claudia the best!!! <3
Grazie a tutti.
Carly

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Capitolo 2
*** Capitolo 2_parte I ***


Il Tredicesimo apostolo 2 IL CUORE HA SEMPRE RAGIONE_ (Il Tredicesimo Apostolo)





CAPITOLO 2_parte I

- Gabriel! Gabriel hai sentito quello che ho detto?
- Come? Si, certo, me ne occupo io Isaia.
- Perfetto. Ma...sei sicuro di stare bene? Ultimamente hai la testa fra le nuvole e hai l'aria così stanca.
- No no va tutto bene, non ti preoccupare. Tu vai pure, ci penso io a quei documenti.
- Ok, buon lavoro. A domani allora.
- Si, ciao.
Alonso aveva assistito a tutta la scena aspettando sull'uscio della porta, e quando padre Isaia aveva lasciato lo studio di Gabriel era entrato chiudendosi la porta alle spalle.
- Ehi hermano, non faresti meglio ad andare a casa e farti una bella dormita?
- Alonso! Devo finire di controllare alcune carte per il Direttorio. E poi...anche se andassi a casa non riuscirei a riposarmi...
Gabriel sedeva dietro la sua scrivania nel grande ufficio che in precedenza era stato dello zio, sommerso da scartoffie di ogni genere; l'amico lo guardò bene e non potè fare a meno di notare le pesanti occhiaie che risaltavano sul viso fin troppo pallido, l'aria afflitta e lo sguardo spento. In tanti anni che erano amici non aveva mai visto i suoi occhi azzurri così sbiaditi e privi di vita come ora, e questo lo fece preoccupare non poco.
- Che c'è Gabriel? Isaia e tutti gli altri membri del Direttorio possono non accorgersene, ma io ti conosco troppo bene per sapere che non stai bene.
- Non è niente, sono solo un pò stanco.
- Non mentirmi figliolo, lo sai che con me puoi parlare. E' per via di Claudia.
Centro! Gabriel spesso si dimenticava di quanto Alonso fosse così bravo a mettere a fuoco un problema, a capire subito cosa c'era che non andava; forse però non aveva molta sensibilità, aveva pronunciato l'unica parola proibita che aveva l'effetto di una pugnalata al cuore su di lui. Non potè reggere lo sguardo del religioso e fu costretto ad abbassare gli occhi, concentrandosi su un nodo del legno massello che costituiva la scrivania.
- Alonso...è da una settimana che non riesco a dormire. Faccio sogni e incubi in continuazione, rivedo Serventi e mia madre e non trovo pace; vorrei continuare a cercare i membri del Candelaio, perchè dopotutto ho ancora un conto in sospeso, ma come vedi la Congregazione mi sommerge di scartoffie. E io le ho sempre odiate tutte queste carte! Questo è un lavoro per Isaia, non per me. Io non sono adatto. Ma non so più come fare.
- Calma hermano! Fai un bel respiro altrimenti ti verrà un esaurimento nervoso. Tu lo sai come la penso, ne abbiamo già parlato; non voglio mettere in discussione le tue scelte perchè sei grande abbastanza ma non puoi continuare così o finirai per ammalarti. Devi cercare di riposarti; sei sicuro di mangiare abbastanza?
- Si, si mangio, non ti preoccupare. Ma riposarmi mi riesce difficile; finchè sono qui mi costringo a non pensare, a concentrarmi sul lavoro, ma quando la sera torno a casa inizia il calvario. Non ho più niente per distrarmi dal pensare a lei; nemmeno nei sogni riesco a dimenticarla...
- Ah, i sogni. Sai, c'è qualcuno che ha detto "L'amore è un sogno; sogna pure ma non stupirti se ti sveglierai piangendo".
- E chi sarebbe questo qualcuno?
- Jim Morrison.
- Salsa e Doors: accoppiata vincente! Devo dire però che ci ha preso in pieno.
- Gabriel non ho nessun buon consiglio da darti per stare meglio se non che la soluzione al tuo problema la devi cercare dentro di te. Solo tu puoi decidere cosa fare della tua vita. Perciò ora vai a casa, leggi qualcosa, ascolta buona musica, rifletti e passa un pò di tempo con te stesso. Alle scartoffie ci penso io.
- Grazie Alonso, grazie per tutto. Sei un amico!
E così dicendo Gabriel salutò il sacerdote e corse fuori da quelle quattro mura che erano diventate la sua prigione da una settimana a questa parte; lui non era fatto per stare seduto dietro ad una scrivania e passare tutto il tempo a leggere rapporti e fare ricerche bibliografiche, era l'esperienza sul campo che contava davvero, l'indagine diretta. Stare rinchiuso tutto il giorno dentro alla Congregazione lo soffocava, soprattutto ora più che mai.
Ma dopotutto lui aveva fatto una scelta.
Montò sulla moto, si allacciò il casco, accese il motore e si avviò verso casa.

Non sapeva più nemmeno lui perchè continuasse a mettersi a letto, tanto era consapevole che sarebbe riuscito a dormire si e no qualche ora poi, stufo di rigirarsi tra le coperte si sarebbe alzato e avrebbe aspettato l'alba sul divano del salotto. Ma ormai era diventata quella la quotidianità: leggere fino a notte fonda per tenere impegnata la mente, cercare invano le braccia di Morfeo ma trovare solo quelle di Claudia e sognare di lei, sognare ogni esperienza possibile con lei, oppure trovare il viso duro e maligno di Serventi e avere incubi tremendi; in entrambi in casi non sarebbe riuscito a riposarsi come avrebbe dovuto.
E ogni mattina alzarsi, vestirsi e guardare allo specchio quello che era diventato il fantasma di se stesso vestire i panni che ormai non sentiva più suoi, indossare la maschera del bravo sacerdote attento alla morale cattolica e iniziare una nuova giornata uguale a tutte le altre.
Andava avanti così da più di una settimana, da quando aveva fatto una scelta, la scelta di rimanere nella Congregazione perchè al suo interno aveva ancora una missione, la scelta di dimenticare Claudia e tutto quello che c'era stato fra di loro, la scelta di rinnegare i suoi sentimenti, la scelta che piano piano gli stava consumando anima e corpo.
All'inizio credeva di aver fatto la cosa migliore, la setta del Candelaio gli aveva lasciato un'eredità da custodire e tutte quelle persone avevano bisogno di lui; non poteva abbandonarle a loro stessi, incapaci di comprendere le particolari doti di cui erano proprietari e in balia della società che non li avrebbe mai capiti e accettati. Dopotutto anche lui era uno di loro, anche lui aveva un potere al quale non sapeva dare spiegazione.
Ma se davvero aveva fatto la scelta giusta perchè si sentiva così in colpa? Perchè quando aveva visto Claudia per l'ultima volta avrebbe voluto stringerla a sè e non lasciarla più andare? Perchè quando le aveva detto addio si era sentito morire dentro? Forse perchè nei suoi occhi aveva visto qualcosa rompersi, l'incredibile vitalità che la caratterizzava svanire all'improvviso, aveva visto il suo stupendo viso accarezzato dai raggi del sole al tramonto farsi improvvisamente triste, le prime lacrime affacciarsi dai suoi occhi castani. E poi quelle parole: "Stai rinunciando a qualcosa in cui credi, a noi due".
Era un dolore fisico anche solo sentirlo dire da lei.
Noi due. Un qualcosa che era svanito prima ancora di iniziare. E Dio solo sapeva quanto fosse stato duro andare avanti in quella che sarebbe diventata l'ultima conversazione con quella meravigliosa donna, l'ultimo contatto con lei.
Non chiedermi di rimanere alle tue condizioni, non ne sarei capace.
No, non avrebbe mai potuto chiederle una cosa del genere. Avrebbe dovuto semplicemente salutarla per un'ultima volta e andare via, senza voltarsi indietro, facendo il bene di tutti e due; ma lo sguardo di Claudia fisso nel suo, quegli occhi da cerbiatto indifeso, aggrappati ai suoi per paura di cadere, la guancia di lei che non voleva staccarsi dalla sua mano in un estremo tentativo di tenerlo con sè, tutto ciò lo aveva fatto sentire un essere spregevole. Come aveva potuto abbandonarla lì, su quella terrazza, uscendo dalla sua vita in un battito di ciglia?
Da quel giorno non aveva mai smesso di ripetersi che lo aveva fatto per una giusta causa, che la sua era la scelta migliore, che dietro a tutto quel dolore c'era un disegno più grande e più nobile; Claudia era una donna forte, non si sarebbe fatta abbattere da una cosa come quella, dopo la tristezza iniziale sarebbe andata avanti e avrebbe continuato la sua vita da sola, oppure con un altro uomo; in ogni caso avrebbe proseguito da sola. Per quanto riguardava lui c'era il lavoro alla Congregazione a tenerlo occupato, c'era la missione per cui aveva tradito il suo cuore lasciando l'unica donna della sua vita.
Ed era proprio così che si sentiva, come se avesse tradito se stesso scegliendo la Chiesa invece di Claudia; aveva semplicemente ignorato ciò che il cuore gli gridava a gran voce per seguire la mente e i suoi condizionamenti: ora non poteva più decidere per se stesso, doveva assumersi delle responsabilità, non poteva essere egoista e seguire un capriccio.
Ma l'amore per Claudia non era un capriccio.

La mente di Gabriel era letteralmente sommersa e sopraffatta da mille pensieri, non riusciva più nemmeno a rendersi conto della realtà che lo circondava, come se dentro la sua testa si stesse svolgendo la millenaria lotta fra Dio e il Maligno, il bene contro il male.
Scegliendo la Chiesa aveva ferito Claudia, ma se avesse deciso di seguire il cuore la sua missione sarebbe stata vana, si sarebbe comportato da egoista nei confronti di chi aveva bisogno del suo aiuto.
Non poteva più andare avanti così, aveva bisogno di qualcosa con cui distrarsi.
Aprì il libro che teneva sul comodino, un trattato del filosofo Nietzsche giusto per tenere davvero impegnata la mente; anche questa sua scelta dimostrava quanto poco ortodossa fosse la sua condotta di vita: un prete che legge gli scritti di colui che affermò che Dio è morto, una cosa a dir poco ironica!
Ma dopo poco che leggeva una frase colpì la sua attenzione: "Ciò che si fa per amore accade sempre al di là del bene e del male".
Aveva iniziato a leggere per svuotare la mente da quei pensieri ingombranti e per dimenticare almeno per qualche minuto Claudia, ma era bastata una semplice frase per riportare a galla tutto.
"Grazie Nietzsche, grazie davvero" aveva pensato Gabriel.






Eccomi qui col nuovo capitolo!! Però c'è un problema: nella mia bella tabellina di marcia il secondo capitolo doveva essere come il primo (introspettivo) ma con Gabriel come protagonista; poi dal terzo ci sarà la storia vera e propria, con la giusta dose di azione e tutto il resto. Oggi, però, stavo scrivendo e mi sono resa conto che stava venendo fuori un poema omerico e quindi sono entrata in crisi: come fare, come non fare, non volevo tagliare niente perchè mi sembra tutto di vitale importanza...
Insomma..i capitoli introspettivi su Gabriel alla fine saranno due (questo e il prossimo). Mi dispiace se troverete questo capitolo troppo lungo e mi auguro che continuerete a seguire, ma davvero non potevo fare altrimenti; tagliare dei pezzi sarebbe stato come stroncare una parte del mio Gabriel e mi piangeva il cuore farlo.
Ora concludo questo sproloquio ma ci tenevo a spiegare la situazione!! =)
Grazie a tutte le persone che hanno letto il capitolo precedente e a tutte le ragazze che hanno recensito, il vostro parere e il vostro sostegno sono davvero formidabili: vi adoro!!!! <3
Carly

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Capitolo 3
*** Capitolo 2_parte II ***


Il tredicesimo apostolo_3 IL CUORE HA SEMPRE RAGIONE_ (Il Tredicesimo Apostolo)





CAPITOLO 2_parte II

Leggere non era stata una buona idea; voleva tenere impegnata la mente per non pensare, per non dover affrontare il pesante carico della realtà e delle sue azioni con tutte le conseguenze ma tra le pagine di quel saggio di filosofia aveva solo trovato un'ulteriore prova della sua debolezza: bastavano poche parole per scombussolargli i pensieri e tormentargli l'anima. Nonostante la sua forza di volontà non riusciva a smettere di pensare a lei, quello che era diventato il suo universo poichè tutto girava intorno a lei e ogni cosa sembrava portare con sé un briciolo di Claudia. Sembrava che persino Nietzsche avesse conosciuto la loro travagliata storia d'amore cent'anni prima che essa avesse luogo.
Ma cosa stava pensando! Quello che c'era stato fra lui e Claudia non si poteva definire una storia d'amore semplicemente perchè andava contro tutte le regole etiche, morali e religiose. Allora perchè adesso si stava struggendo d'amore per una donna?
Doveva assolutamente fare qualcosa. Se i libri non potevano essergli d'aiuto forse era meglio ripiegare su un po' di musica: secondo Alonso risolveva tutti i problemi.
Così portò la radio in bagno, la sintonizzò su un canale a caso e si mise sotto al getto caldo della doccia: un bagno ristoratore non poteva che giovargli. Aveva bisogno di lavare via tutte le preoccupazioni, i tormenti interiori, le angosce; sperava che l'acqua, elemento primordiale, potesse cancellare tutti i ricordi di quel maledetto giorno.
Claudia su quella terrazza, i suoi occhi pieni di aspettative, la fiducia che riponeva in lui improvvisamente offuscata dalle parole che le aveva detto, il tentativo disperato di tenerlo legato a sé; e poi l'addio: con una frase l'aveva allontanata per sempre e aveva visto il cuore di Claudia spezzarsi, credeva perfino di averne sentito il rumore.
Era passato poco più di una settimana da allora, ma per Gabriel il tempo aveva perso il senso: 7 giorni potevano scorrere come 7 secondi poichè il dolore di quel momento era immutato, così come pochi minuti potevano apparire ore. Infatti il gesuita non sapeva da quanto tempo fosse sotto al getto caldo, da quanto tempo le sue lacrime si confondevano con le gocce d'acqua, aveva perso la cognizione del tempo e il contatto con la realtà.
Non seppe il perchè, ma la sua attenzione venne catturata dalle prime note di una canzone alla radio e quando la voce roca del cantante attaccò si ritrovò ad ascoltare le parole.
You call to me and I fall at your feet
how can anyone ask for more
and our time apart like knives in my heart
how can anyone ask for more
but if there's a pill
to help me forget
God knows I haven't found it yet
but I'm dying to
God I'm trying
Nonostante la canzone fosse in inglese riusciva a seguire le parole e a capirne il significato grazie alla sua conoscenza della lingua; gli bastarono pochi versi per intuire che si trattava di una canzone d'amore.
Trying not to love you
only goes so far
and trying not to need you
is tearing me apart
Can't see the silver lining
from down here on the floor
and I just keep on trying
but I don't know what for
cause trying not to love you
only makes me love you more
Quella canzone parlava di loro due, di lui e di Claudia. La storia raccontata dal testo era proprio quello che stava succedendo a lui: cercava di mettere a tacere i suoi sentimenti, di andare avanti senza di lei, stava provando a non amarla ma tutti i suoi sforzi erano vani dal momento che l'immagine di Claudia, la sua voce e persino il suo profumo non lo abbandonavano mai.
And this kind of pain...only time takes away
that's why it's harder to let you go
nothing I can do...without thinking of you
that's why it's harder to let you go
but if there's a pill...
Si lo sapeva, era tutta questione di tempo e poi sarebbe riuscito a dimenticarla. Anche se non aveva molta esperienza sapeva che l'unico modo per superare una cosa è avere pazienza e far passare del tempo, molto tempo; e poi alla fine anche il più persistente dei ricordi sarebbe scivolato via nell'oblio e lui sarebbe stato libero.
Ma il problema era proprio questo: il suo inconscio non voleva dimenticarsi di Claudia, di quel bacio appassionato, di tutti i momenti che avevano passato insieme a risolvere casi di varie nature, del suo sguardo allegro che sapeva essere così dolce quando quegli occhi castani si posavano su di lui. Anche se si conoscevano da poco avevano condiviso già troppe cose e tutto ciò che faceva parte del mondo di Gabriel era irrimediabilmente collegato a Claudia, ogni più piccola cosa sapeva di lei.
Non riusciva a dimenticarla perchè non voleva farlo. Solo se ci fosse stata una qualche medicina, una pillola magica, avrebbe avuto una speranza.
Trying not to love...
So I sit here divided
just talking to myself
was it something that I did?
was there somebody else?
When a voice from behind me
that was fighting back tears
sat right down beside me
whispered right in my ear
said I've been dying to tell you
Gabriel era lentamente scivolato lungo la parete della doccia, fino a mettersi a sedere con le gambe piegate, i gomiti sulle ginocchia e le mani a reggere la testa diventata troppo pesante; il suo fisico e la sua mente erano troppo provati per sorreggerlo ancora. L'acqua continuava a cadere copiosa ed era quasi un sollievo sentirla scorrere sulla pelle, era qualcosa di materiale che gli impediva di perdere completamente il senno, qualcosa che gli ricordasse che era ancora nel bagno di casa sua.
Una smorfia gli comparve sul viso: era la brutta copia di un sorriso d'ironia; aveva cercato nella musica una distrazione ma questa era finita per essere una tortura ancora più crudele della letteratura. Incredibile come anche questo cantante di cui Gabriel non sapeva il nome sembrava conoscere perfettamente tutta la sua vicenda e ancora più incredibile era il fatto che sentisse quella canzone come parte di sè, come se l'avessero composta per lui, affinchè diventasse la colonna sonora di quei tristi giorni.
That trying not to love you
only went so far
and trying not to need you
was tearing me apart
Now I see the silver lining
and what we're fighting for
if we just keep on trying
we could be much more
cause trying not to love you
only makes me love you more
"Ora vedo il lato positivo e il motivo per cui stiamo lottando..." no, Gabriel non riusciva a trovare qualcosa di positivo in tutta quella situazione. Dopo essersene andato e aver lasciato Claudia in quel modo aveva pensato parecchio alla sua scelta: era stata la cosa più giusta considerando tutti gli eventi accaduti di recente, l'unica possibilità di intralciare i piani della setta del Candelaio continuando ad operare nella Congregazione, e inoltre si sentiva responsabile per quelle persone quindi era giusto che si prendesse cura di loro, che le aiutasse a capire loro stessi. Era quello il motivo per cui aveva abbandonato lei, la donna con cui aveva portato a termine la maggior parte dei suoi ultimi casi, l'opprimente senso del dovere che fin da piccolo era stato abituato a rispettare.
Perciò non poteva più combattere per quello in cui desiderava credere, nell'amore terreno e carnale per una donna, ma ora l'unica cosa da perseguire era la missione per la Congregazione e nient'altro.
Di conseguenza era inutile che il suo cuore continuasse a tenere vivo il ricordo di Claudia, che continuasse a combattere contro la sua mente per farlo tornare da lei e cadere ai suoi piedi; provare a non amarla ma tenerla ancora dentro di lui era inutile, come la guerra contro i mulini a vento, non doveva tentare senza riuscirci, questa volta doveva semplicemente farlo.

La doccia non era servita a molto e tantomeno distrarsi con la musica: quella canzone lo aveva fatto pensare tanto e a molte cose e senza che lo volesse gli aveva aperto gli occhi perchè descriveva perfettamente la sua condizione.
Tutti i tentativi che aveva fatto per rilassarsi erano stati vani e prima ancora di mettersi a letto sapeva che anche quella notte, come tutte le precedenti, non avrebbe dormito tranquillo, ne sarebbe riuscito a riposarsi a sufficienza; poteva già sentire le parole di rimprovero che Alonso gli avrebbe riservato la mattina seguente e a quel pensiero sorrise: era l'unico all'interno del Direttorio a preoccuparsi davvero per lui e a capire che c'era qualcosa che lo tormentava, l'unico che potesse considerare un vero amico.
Con questo pensiero in mente si mise sotto le coperte rassegnato all'inevitabile, sperando solo di non fare troppi incubi.






Ed ecco qui la seconda parte di questo luuuuuunghissimo capitolo. Spero solo di non annoiarvi ma non ce l'ho fatta a trattenermi, dovevo assolutamente scrivere!! Anche perchè la canzone (la adoro) che ho usato, Trying not to love you dei Nickelback (il mio gruppo preferito), per me significa molto...se mettete me al posto di Gabriel ecco che diventa un capitolo biografico (ovviamente l'oggetto del mio desiderio non è Claudia ^.^).
Detto ciò...aspetto con ansia i vostri pareri e ringrazio ancora tutte le fantastiche persone che hanno recensito i capitoli precedenti, quelle che seguono e quelle semplicemente seguono! Grazie!!! =)
A presto con il nuovo capitolo, che segnerà una svolta nella storia e sarà decisamente più movimentato!!!
Un bacio a tutti
Carly

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Il tredicesimo apostolo_4 IL CUORE HA SEMPRE RAGIONE_ (Il Tredicesimo Apostolo)





CAPITOLO 3


Come volevasi dimostrare anche quella notte Gabriel dormì pochissimo, continuava a sognare Claudia che se ne stava davanti a lui, lo guardava sorridendo senza fare niente, semplicemente stando lì a ossessionarlo con la sua presenza. Quando suonò la sveglia la spense subito e si preparò ad affrontare un'altra giornata piatta e monotona come tutte le altre; l'unica cosa positiva era la lezione che doveva tenere all'università alle 9: stare in mezzo ai suoi studenti gli avrebbe fatto sicuramente bene, si sarebbe sentito utile per qualcuno. In tarda mattinata, però, doveva recarsi alla Congregazione per un'importantissima riunione.
Si stava abbottonando la camicia scura guardandosi allo specchio: era troppo stanco per affrontare i membri del Direttorio, stanco psicologicamente, stare tutto il giorno chiuso dentro quelle mura a sentire parole su parole senza mai fare niente di concreto lo annoiava terribilmente e nelle sue condizioni occuparsi solamente di teorie e documenti non era la cosa migliore per convincersi di aver fatto la scelta giusta. Era quasi tentato di darsi alla macchia quel giorno, di non presentarsi alla Congregazione e poi inventarsi qualche scusa sul motivo della sua assenza, come un ragazzino che salta la scuola. Ma lui non aveva mai marinato le lezioni.
La suoneria del cellulare lo distolse dai suoi pensieri; lesse il nome sul display prima di rispondere: "Isaia, buongiorno. E' successo qualcosa?"
"Buongiorno Gabriel. Ti chiamavo solo per ricordarti che alle 11 c'è la riunione del Direttorio per decidere chi sarà il nuovo sacerdote da integrare operativamente sul campo. Mi raccomando, sii puntuale, sai quanto ci tengano i monsignori."
"Si si certo, ci vediamo più tardi." e con tono un poco infastidito concluse la telefonata.
Se questo non era un segno! Isaia che lo chiamava per ricordargli della riunione, proprio nel momento in cui stava prendendo in considerazione l'idea di non andarci. Claudia avrebbe sicuramente detto che era uno scherzo del destino, un caso.
Ecco, di nuovo lei. Incredibile come il pensiero di lei spuntasse fuori così, all'improvviso, anche nei momenti più impensati. Non ce la faceva proprio a tenerla lontana dalla sua testa!
Si stava facendo tardi, perciò decise di saltare la colazione e uscì di casa diretto all'università.

Il tempo era passato in fretta e la lezione era già finita, gli studenti stavano pian piano lasciando l'aula, ma Gabriel voleva parlare con Giulia, sapere come stava, perciò appena la vide in mezzo a un gruppetto di ragazze la chiamò.
- Giulia! Ciao. Come stai?
Era una frase di circostanza, sapeva perfettamente come si sentisse ma nonostante tutto non sapeva come rivolgersi a lei senza apparire un insensibile o senza mancarle di rispetto, voleva solamente starle vicino in quel momento terribile. Vide però che la ragazza abbassò per un attimo lo sguardo: che cosa avrebbe dovuto rispondergli? Che andava tutto alla perfezione e che lei stava bene? Non era vero, era passato ancora troppo poco tempo dalla morte di Pietro perchè il dolore potesse affievolirsi anche solo un poco. Perciò Gabriel aggiunse subito:- Il bambino come sta?
- Tutto bene credo, devo fare il primo controllo domani.
- A che ora hai la visita? Se vuoi ti accompagno.
- Professore non si disturbi, posso andare da sola.
- Nessun disturbo, davvero. Non voglio che tu vada da sola, potresti avere bisogno di qualcosa. Se non vuoi...si insomma...se preferisci una presenza femminile puoi chiedere a...sono sicuro che Claudia ti accompagnerebbe volentieri.
Giulia non potè fare a meno di notare quanto sforzo costasse a Gabriel pronunciare il nome della psicologa e intuì che le cose fra loro non andassero proprio nel modo migliore.
- La visita è alle 16 e per me non è un problema se vuole accompagnarmi. Claudia l'ho vista ieri...
A quelle parole Gabriel scattò. Si era quasi dimenticato della promessa che aveva fatto alla ragazza, di starle vicino e di darle un aiuto psicologico se ne avesse avuto bisogno.
- Ah si? E...come sta?
- Professore io non so che cosa sia successo ultimamente fra voi, ma non mi sembra che qualunque decisione abbiate preso sia stata la migliore. Lei ha sempre l'aria così stanca, è spesso distratto...non ha più l'entusiasmo di prima a lezione. E Claudia invece, ieri è passata a trovarmi per vedere come stavo, ma a mio parere quella che sta peggio fra le due è lei.
Per un attimo a Gabriel mancò il respiro. Claudia stava male? Conoscendola si stava impegnando nel lavoro anima e corpo senza prestare attenzione alla sua salute.
- Come? Perchè, che cos'ha? E' malata?
- Credo che il suo dolore sia a livello psicologico più che fisico. E' una donna sempre così vitale, che trova sempre il modo di reagire a qualunque situazione e con le parole giuste avrebbe saputo risollevarmi il morale. Ora invece, non lo so, sembra spenta. E molto triste. Quasi come se non fosse più lei. Era venuta per aiutarmi ma sono stata io a dare un conforto a lei...almeno ci ho provato. Alla fine è andata via piangendo.
Le parole di Giulia furono come un pugno allo stomaco.
- Piangendo?
-Si. Mi aveva chiesto di lei. Professore...io credo che debba andare da lei. Dovete parlarvi, non potete andare avanti così perchè ci state male tutti e due. Magari provate a chiarirvi. Claudia è innamorata di lei, e siccome non sono stupida ho capito che il sentimento è reciproco, per quanto possa nasconderlo anche lei prova qualcosa per Claudia. Mi dia retta, vada a parlarle, prima che sia troppo tardi. Ora mi scusi ma devo proprio andare, ci vediamo domani.
Quando Giulia se ne andò Gabriel potè finalmente cedere, appoggiandosi alla sua scrivania per non rischiare di cadere dato che le gambe non gli rispondevano più.
Sapeva che il suo addio avrebbe lasciato il segno su Claudia, che l'avrebbe fatta stare male, dopotutto i suoi occhi quel giorno al Pincio erano stati eloquenti; ma pensava che nel giro di qualche giorno sarebbe passato, lei sarebbe andata avanti con la sua vita impegnandosi in ciò che credeva. Non avrebbe mai immaginato di sentire quelle parole dalla sua studentessa: Claudia, la stessa Claudia che pur di aiutare un suo paziente era saltata su un battello senza preoccuparsi di ciò che poteva succedere, proprio lei, che riteneva un'ustione una cosa da niente, si mostrava debole davanti agli altri arrivando persino a piangere. L'immagine del suo viso rigato dale lacrime lo fece star male.
Ciò che era successo fra di loro negli ultimi giorni doveva averla segnata più di quanto Gabriel ritenesse possibile; credeva di essere l'unico a soffrire, a pensare continuamente a tutti i momenti in cui erano stati insieme, al loro bacio, all'alchimia particolare che si era creata fra loro, ma evidentemente era stato troppo egocentrico ed egoista. Anche lei stava male, forse ancora più di lui perchè non era stata una sua scelta quella separazione, l'aveva solamente subita senza poter ribattere, senza poter fare niente.
Gabriel solo ora se ne rendeva conto, di quanto era stato stupido a sparire così,
di quanto poco riguardo aveva usato nei confronti di Claudia, aveva dato per scontato che una psicoterapeuta forte e indipendente come lei si sarebbe risollevata subito, non aveva pensato che in amore le cose si fanno in due, e se si soffre si è in due a farlo. Se lei stava così male era solo colpa sua.

Quando Isaia entrò nell'aula dove si tenevano le lezioni del professor Antinori, Gabriel era ancora accasciato sulla scrivania, perso in mille pensieri e con un gran macigno sul petto: il senso di colpa.
- Fratello, sei pronto? Dobbiamo andare alla Congregazione.
Quando si accorse di non essere più solo si ridestò e cercò di riprendere il contegno di sè.
- Si la riunione...certo. Ci sono, andiamo.
Ma Isaia si era accorto che qualcosa nell'amico non andava, aveva lo sguardo perso, distante; perciò quando quest'ultimo si avviò verso la porta superandolo senza degnarlo di uno sguardo, padre Morganti gli afferrò un braccio e disse:- Gabriel, sei sicuro di stare bene? So che in passato fra di noi non è stato tutto facile, e hai dei buoni motivi per essere arrabbiato con me. Ma se c'è qualcosa che ti turba, un problema da affrontare...sappi che con me puoi parlare.
- Grazie Isaia. Non ti preoccupare, non sono arrabbiato con te, ci siamo già chiariti. Ora andiamo, o faremo tardi.

La riunione durò a lungo e si protrasse fino a pomeriggio inoltrato; l'argomento in questione era la nomina di un sostituto che svolgesse il lavoro sul campo, proprio quello che una volta era stato il compito di Gabriel.
Oltre a tutti i problemi precedenti che lo agitavano, ora doveva subire anche quello, scegliere un giovane prete da mandare in giro a risolvere i casi mentre lui sarebbe dovuto rimanere chiuso lì, a fare qualcosa che non sentiva più di volere.
Era stata una sua decisione entrare nel Direttorio, così credeva di fare la cosa migliore per tutti e di avere una possibilità in più per contrastare Serventi; ma non aveva tenuto in conto che così facendo sarebbe stato un prigioniero in patria: lui era fatto per l'azione, per risolvere i misteri sul campo e non sulla carta, come aveva fatto ad essere così cieco.
Ormai però, i giochi erano fatti e adesso si ritrovava ad analizzare le schede di giovani aspiranti e scegliere quale sarebbe stato il candidato migliore.
Per tutta la seduta del Direttorio si comportò passivamente, annuendo sempre e concordando con le scelte di altri: si sentiva terribilmente stupido, ma avrebbe voluto dire di essere lui la scelta migliore per la Congregazione, che sarebbe stato lui l'uomo a cui assegnare i casi, che nessuno come lui aveva le capacità per gestire ogni tipo di situazione; ma non poteva farlo, non più.
Non gli importava niente, avrebbe solamente detto di sì ad ogni decisione, qualunque prete andava bene, per Gabriel era totalmente indifferente.
Non appena la seduta venne sciolta, quando finalmente fu nominato il sostituto, Gabriel potè uscire da lì: prese la motò e se ne andò, senza una meta precisa, ma col bisogno disperato di respirare aria di libertà e di svuotare la mente, cosa che ultimamente gli riusciva davvero difficile.
Vagò a lungo in giro per Roma, aspettando il tramonto senza nessuna voglia di tornare a casa, semplicemente ammirando le rovine dei Fori Imperiali e il Colosseo, lasciando che la moto diventasse parte di lui e che i pensieri scivolassero via lungo le strade della capitale.
Ad un certo punto si fermò: non si era accorto di essere arrivato sotto casa di lei.
E adesso cos'avrebbe fatto? Avrebbe suonato il citofono? Sarebbe andato da lei? Una parte di lui voleva farlo, soprattutto dopo quello che Giulia gli aveva detto, giusto per accertarsi che stesse bene.
Ma un'altra parte di lui gli ricordò della promessa che le aveva fatto, di uscire dalla sua vita una volta per tutte ed evitarle un'ulteriore sofferenza alimentando vane speranze.
Gabriel era lì, sotto casa di Claudia, a fissare la finestra illuminata di quella che doveva essere la sala, senza sapere cosa fare.

 




Sì lo so, sono in ritardo...ma ho avuto una settimana un pò impegnativa. Spero solo di farmi perdonare con questo capitolo bello lungo (la sintesi non è una mia dote..soprattutto quando si parla di Gabriel ^.^), Come promesso un pò di azione in più. Ok...non è tanta...ma è pur sempre qualcosa di più movimentato rispetto al viaggio dentro la testa di Claudia e Gabriel!
Vi posso garantire che nel prossimo ci sarà un bel colpo di scena!
Detto ciò, voglio ringraziare ancora tutte le meravigliose persone che recensiscono, che seguono la storia e che leggono ciò che la mia mente (malata) produce!! Grazie davvero di cuore!!! Se non ci foste voi... =)
Fatemi sapere cosa ne pensate e a presto!
Un bacio a tutti dalla vostra Carly :*

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Il Tredicesimo apostolo 6 IL CUORE HA SEMPRE RAGIONE_ (Il Tredicesimo Apostolo)





CAPITOLO 4

Ancora una volta era lì, davanti a quella porta, come era già successo nel suo sogno e come poi si era verificato nella realtà qualche giorno dopo, desideroso di vederla e incurante di quello che sarebbe potuto succedere quando avrebbe varcato la soglia di casa; aveva suonato il campanello e dopo qualche secondo sentì dei passi avvicinarsi: poteva già immaginarsela, struccata, con addosso una maglia sformata e i capelli arruffati. A quel pensiero sorrise fra sè.
Quando la porta si aprì, Gabriel si trovò davanti l'ultima persona che avrebbe voluto vedere, l'incarnazione del male.
- Ciao Gabriel. Finalmente sei arrivato.
- Serventi! Che diavolo ci fai qui? Dov'è Claudia? Cosa le hai fatto?
- Ce ne hai messo di tempo per venire. Ormai pensavamo che non saresti più venuto; Claudia sosteneva che non te ne importava più niente di lei ma io sapevo che si sbagliava. Era solo questione di tempo, e poi alla fine avresti ceduto al suo richiamo, proprio come avevo stabilito.
- Non ti azzardare a coinvolgerla in tutto questo, lei non centra niente! Tu hai un conto in sospeso con me.
- No Gabriel, non hai capito. Lei è MIA!

Si svegliò di soprassalto gridando, nelle orecchie ancora quell'urlo di Serventi.
Nessun incubo era stato peggiore di quello: aveva sognato molte volte quella serpe che lo sfidava o lo minacciava, oppure semplicemente quel volto inquietante distorto in una maschera infernale; ma mai era coinvolta Claudia, nemmeno nel sogno più tormentato. Ma quello gli era sembrato così terribilmente reale, quell'angoscia che lo aveva attanagliato alla vista di Serventi in casa di lei, la paura che pian piano si impossessava di lui; era stato tutto così tangibile da fargli avere quasi un attacco di panico.
Aveva ancora il fiato grosso, l'intero corpo madido di sudore e uno strano senso di inquietudine aleggiava dentro di lui.
Sapeva che era stato solo un sogno, eppure una vocina dentro la sua testa continuava a ripetere che Serventi era capace di questo ed altro, che in fondo i suoi sogni avevano sempre un qualche legame con la realtà, che anche Claudia suo malgrado era immischiata nella faccenda della setta e poteva diventare un facile bersaglio.
Gabriel era terribilmente combattuto: dopo l'incubo di quella notte avrebbe voluto precipitarsi a casa di Claudia per accertarsi che stesse bene e per mettere a tacere l'ansia dimostrando a se stesso che la scena che aveva sognato non aveva nulla a che fare con la realtà; ma era frenato dal dubbio di come lei avrebbe potuto prendere la sua improvvisa visita e dalle conseguenze che essa avrebbe avuto.
La sera prima, quando si era ritrovato sotto casa sua, Gabriel aveva deciso di non suonare il citofono e di battere in ritirata: non era ancora pronto per rivederla, non avrebbe saputo come giustificare la sua presenza lì a quell'ora della notte, e non sapeva nemmeno come si sarebbe potuta comportare Claudia dopo quelle parole che si erano scambiati sulla terrazza panoramica. Aveva paura di ferirla ancora di più e perciò aveva deciso di tornarsene a casa.
Ora però la situazione era diversa, la paura che lei potesse essere in pericolo superava quella di ferirla con la sua inaspettata apparizione.
Ma ancora una volta la mente vinse la lotta e Gabriel si convinse che era stato solo un bruttissimo sogno, che Claudia stava bene e non aveva bisogno di lui; dopotutto aveva una giornata piena di impegni ad attenderlo: quel pomeriggio Gabriel, 
oltre ai mille impegni alla Congregazione, doveva accompagnare la sua studentessa, Giulia, a fare la prima visita ginecologica e non aveva la minima idea di come ci si dovesse comportare in quelle situazioni: tutto questo bastò a tenerlo impegnato.

Quando fu il turno di Giulia di entrare nello studio del ginecologo Gabriel le fece un sorriso di incoraggiamento e le disse che avrebbe aspettato fuori, nella sala d'attesa.
Era nervoso come se il padre fosse lui: e se la ragazza avesse avuto dei problemi? Se gli ultimi tristi eventi avessero avuto delle ripercussioni sulla salute della madre e del bambino?
Aveva già perso Pietro, ora non poteva permettere che succedesse qualcosa a Giulia o a suo figlio; si sentiva terribilmente in colpa per la morte del suo studente migliore e voleva cercare in tutti i modi di riempire anche solo un po' il vuoto che aveva lasciato nella vita della sua ragazza; ci sarebbe sempre stato per quel bambino, lo doveva a Pietro. Non era riuscito a salvarlo ma almeno avrebbe vegliato sulla sua famiglia al posto suo, anche se poteva sembrare poco professionale.
Erano passati poco più di venti minuti quando Giulia uscì.
- Giulia. Allora? Cos'ha detto il dottore?
- Ho fatto la prima ecografia e un prelievo di sangue. Per il momento è tutto a posto.
- Bene! Vieni, ti riaccompagno a casa.
E così dicendo i due si avviarono fuori dal reparto, presero un ascensore e arrivarono al piano terra; non appena le porte dell'ascensore si aprirono professore e studentessa vennero travolti dal caos: infermieri che correvano avanti e indietro sotto gli imperativi di un medico, voci concitate, una barella portata da due ambulanzieri si stava facendo largo con una certa urgenza. Evidentemente era l'ingresso del pronto soccorso.
- Forse è meglio che ci togliamo di mezzo, e in fretta anche.- disse Gabriel e sospinse la ragazza verso l'uscita; ma quando passarono vicino alla barella lo sguardo gli cadde sulla donna che giaceva sopra: doveva essere stata la vittima di un incidente stradale o qualcosa di simile perchè era piena di ferite e i vestiti erano sporchi di sangue. Poi scorse il viso, anche quello pieno di sangue, e in un attimo si sentì morire: quella stesa sulla barella era Claudia.






Come promesso il nuovo capitolo non si è fatto aspettare molto!
Vi prego...non uccidetemi!!! Se lo fate non potrò finire la storia!! Lo so che tutte speravate che Gabriel suonasse quel maledetto citofono e tornasse da Claudia...ma sarebbe stato troppo semplice. E a me le cose semplici non piacciono. u.u
Spero anche che non mi malediciate per l'ultima scena: state tranquille, io ho piena fiducia nei medici!! eheh =)
Ora vi saluto, ringrazio di cuore tutte le persone che mi sostengono e vi mando un bacio enorme!!! Siete fantastiche :D
A presto col nuovo capitolo, stay tuned!! ;)
Carly

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Il Tredicesimo Apostolo IL CUORE HA SEMPRE RAGIONE_ (Il Tredicesimo Apostolo)





CAPITOLO 5


Era successo tutto in un attimo: la barella gli stava passando affianco, lui aveva gettato lo sguardo al corpo della donna e poi aveva visto il suo volto, quella era Claudia!
La sensazione che provò fu indescrivibile, come se tutta l'aria contenuta dentro ai polmoni fosse stata risucchiata fuori, una morsa di gelo gli serrava il petto, un dolore fisico concentrato all'altezza del cuore, mille volte peggiore di un infarto.
Claudia...quella era Claudia...l'aveva osservata troppo a lungo per non riconoscere immediatamente il suo volto.
...ma c'era del sangue...molto sangue...
Se non avesse inspirato subito sarebbe svenuto; c'erano dei punti luminosi davanti ai suoi occhi, così fastidiosi da offuscargli la vista. E la testa aveva iniziato a girargli.
Il mondo attorno a lui era sparito, portandosi via tutti i suoni, i colori, le forme: c'era solo lui, con il corpo in fin di vita di Claudia ancora davanti agli occhi.
Giulia doveva essersi accorta che qualcosa non andava perchè Gabriel non rispondeva, sembrava non sentire la sua voce insistente che lo chiamava e non si accorgeva nemmeno che lei lo stava strattonando per un braccio.
- Claudia!
- Professore? Professor Antinori? Gabriel! Professore che cosa le succede?
I medici stavano portando la barella verso una porta, lontano da lui.
Doveva assolutamente andare con lei. Rincorse quel folto gruppo gridando la sua angoscia e il nome di Claudia.
Qualcuno lo bloccò, dicendogli che non poteva entrare, era una zona riservata al solo personale, doveva aspettare fuori.
Lui aveva risposto frasi sconnesse, quella era Claudia, come mai era lì, non poteva lasciarla da sola anche adesso, lo aveva già fatto ed ecco qual'era il risultato; doveva andare con lei.
No, doveva aspettare fuori, la paziente era molto grave e dovevano operarla subito, lui non poteva vederla.

Erano passate un paio d'ore e ancora nessuna notizia, solo qualche infermiere che usciva ed entrava da quella maledetta porta bianca con su scritto "terapia intensiva".
Giulia era rimasta con lui per un po', fino a quando Gabriel non si fu calmato e non fu ritornato in sè; poi lui le aveva detto di andare a casa, quello non era un posto per lei e avrebbe dovuto riposare un po', altrimenti il bambino si sarebbe stancato. La ragazza aveva insistito per rimanere con lui e aspettare che i medici uscissero a dire qualcosa sulle condizioni di Claudia ma Gabriel non aveva voluto, l'aveva mandata via assicurandole che non appena avesse saputo qualcosa l'avrebbe avvisata.
Passò un'altra ora, durante la quale il gesuita non fece che girare per la sala d'aspetto come un'anima in pena, sedendosi su quelle scomode panchine per poi rialzarsi subito, torcersi le mani e torturarsi le labbra coi denti. Non sapeva più che fare, quell'attesa era devastante e lo stava pian piano logorando, anche perchè era nella completa ignoranza: non sapeva che cosa fosse successo, se Claudia avesse avuto un incidente con la macchina, se fosse stata aggredita o altro, quant'erano gravi le sue condizioni, se stava rischiando la vita. Ma a quell'eventualità non volle nemmeno pensarci.
L'ultima cosa che aveva visto era l'immagine di lei stesa su quella barella, priva di sensi e con diverse ferite sanguinanti e poi più nulla, solo quella porta in cui era entrata che continuava a rimanere chiusa; nella mente di Gabriel non esisteva nient'altro.
Poi finalmente dall'uscio apparve un medico e non appena il gesuita lo vide gli si gettò contro.
- Dottore! Come sta?
- La paziente ora è fuori pericolo.
- Dio ti ringrazio! Ma che cosa le è successo?
- E' stata investita da una macchina. L'urto con l'automezzo è stato improvviso e molto forte: la paziente ha riportato un'emorragia interna, un leggero trauma cranico, alcune coste incrinate e diverse abrasioni ed ematomi sparsi su tutto il corpo. Durante l'intervento abbiamo fermato l'emorragia e in seguito abbiamo eseguito una TAC alla testa: l'ematoma è sotto controllo e verrà riassorbito in breve. Siamo riusciti a stabilizzarla e le sue condizioni non sono preoccupanti ma adesso è in coma; dobbiamo aspettare 24 ore per un aggiornamento.
- Grazie dottore. Ma...com'è successo l'incidente?
- I testimoni hanno detto che è come se la signora Munari si fosse buttata spontaneamente davanti alla macchina, è successo tutto molto in fretta; l'autista dice di essersela trovata davanti all'ultimo secondo.
- Posso vederla?
- Padre non si potrebbe, è in terapia intensiva...
- Dottore la prego!
- Va bene. Vada dall'infermiera che le darà la mascherina.

Vederla lì, sul quel letto d'ospedale, piena di fili e tubi, tremendamente pallida e con le esili braccia ricoperte di lividi lo fece stare male; si accomodò accanto a lei e prese ad accarezzarle delicatamente una mano: sembrava così fragile, come una bambola di porcellana.
Era tutto così assurdo: lui lì al capezzale di una donna che aveva promesso di non rivedere, Claudia in fin di vita, la paura folle di perderla; tutta quella situazione era assurda semplicemente perchè l'unica cosa che poteva farle del male era proprio lui.
Se n'era andato dalla sua vita per non farla soffrire, era sparito perchè così facendo lei avrebbe potuto ricominciare come se niente fosse, l'aveva lasciata libera di vivere una vita completa invece di stare con lui e condurre un'esistenza di mezze verità e sentimenti rubati.
L'unica minaccia per Claudia era lui; oltre a Serventi ovviamente. Ma lui in tutto questo non centrava.
Era stato un incidente stradale, una fatalità, un caso.
Un caso che poteva costarle la vita.
E se lui non si fosse trovato per caso proprio in quell'ospedale, e proprio in quel momento, non avrebbe mai saputo che Claudia rischiava la vita, non avrebbe potuto stringerle la mano, accarezzare di nuovo le sue guance rosee ora così diafane, non avrebbe potuto stare con lei ancora una volta.
Non aveva sue notizie da più di una settimana, e dopo tutto quello che era successo vederla in quelle condizioni acuì il suo tormento interiore; forse era stato tutto uno sbaglio: Claudia aveva dimostrato più di una volta di essere un bersaglio facile per incidenti di qualunque tipo e il suo senso del pericolo era pari a zero. Se solo lui le fosse stato più vicino probabilmente ora lei non si sarebbe trovata attaccata a dei macchinari per respirare e con una commozione cerebrale.
D'altronde, numerose volte lui era arrivato come un principe azzurro sul suo cavallo bianco a trarre in salvo la principessa in pericolo: l'aveva salvata da uno shock anafilattico, da un bollitore incendiario, da uno dei suoi pazienti colto da un raptus di follia, dai membri della setta del Candelaio che l'avevano rapita. Insomma lui era il suo salvatore, oltre ad essere la fonte della sua sofferenza. Ma Claudia non avrebbe mai ammesso di aver bisogno di qualcuno che si prendesse cura di lei, di qualcuno che la proteggesse, era così ostinatamente orgogliosa e testarda; a quel pensiero gli sfuggì un sorriso, accompagnato da una lacrima solitaria e silenziosa.
Ben presto, però, altre gocce iniziarono a cadere giù da quelle acquemarine, lente e inesorabili: tutta la tensione e la paura che aveva accumulato dentro nelle ore precedenti ora chiedeva prepotentemente di uscire e di avere libero sfogo.
Perciò Gabriel si ritrovò chino sul corpo addormentato di Claudia, scosso da singhiozzi e col viso solcato da calde lacrime; non aveva senso fare il duro anche in quella situazione, non ce n'era motivo, ora aveva solo bisogno di piangere.

Erano passati due giorni dall'incidente; i medici avevano fatto del loro meglio, l'emorragia era completamente bloccata e il trauma cranico in fase di guarigione: ormai si poteva dire che Claudia fosse definitivamente fuori pericolo.
Ma nonostante le sue condizioni fisiche in fase di guarigione, lei rimaneva in coma; i valori vitali erano tutti nella norma, riusciva a respirare senza l'ausilio delle macchine, il battito cardiaco e la pressione erano da manuale ma non riprendeva conoscenza.
Gabriel non l'aveva mai abbandonata, in quei giorni era sempre rimasto al suo capezzale lasciando detto alla Congregazione che aveva bisogno di qualche giorno di pausa, solo Giulia e Alonso sapevano la verità: nonostante il fatto di trovarsi nel reparto di terapia intensiva e il conseguente divieto di rimanere lì al di fuori dell'orario di visita, il gesuita si era rifiutato categoricamente di allontanarsi da lì, arrivando quasi a guardare male i medici o le infermiere che provavano a mandarlo a casa.
Benchè fosse Claudia quella addormentata su un letto d'ospedale, ad avere l'aspetto peggiore era proprio Gabriel: profonde occhiaie gli marcavano il viso sciupato, la barba incolta, quegli occhi così azzurri ora riflettevano solo tutta la preoccupazione e la stanchezza che gravavano su di lui in quei giorni; non aveva mangiato molto, allontanarsi per dormire qualche ora non se ne parlava e la macchinetta del caffè era diventata la sua migliore amica. Tutto ruotava attorno a quel maledetto letto che per lui era diventato come la fiamma che attrae irrimediabilmente la falena e non la lascia più andar via; si sarebbe allontanato solamente quando lei avesse riaperto gli occhi.
Come al solito era al capezzale di Claudia, assorto nei suoi pensieri mentre fissava la sua bella addormentata, quel suo bellissimo viso immobile e i suoi occhi nocciola preclusi alla sua vista a causa di un sonno cattivo che non la lasciava libera; improvvisamente a Gabriel si accese la lampadina e la luce portò con sè la soluzione a quell'angoscioso problema: lui aveva il potere di risvegliarla!
Quel caso ormai non riguardava più la scienza, i medici avevano fatto tutto quello che era nelle loro capacità senza però capire cosa fare: ora toccava a lui.
Come aveva fatto ad essere così cieco! Col suo potere aveva soccorso diverse persone, era persino riuscito a salvare in extremis Stefano a cui avevano sparato, risvegliare qualcuno dal coma sarebbe stato un gioco da ragazzi.

Si assicurò che nessuno entrasse nella stanza e che lo disturbasse, poi si sedette nella sedia accanto al letto, prese una mano di Claudia fra le sue e le sussurrò: "Non ti preoccupare amore mio, sto arrivando e ti riporterò da me"; così dicendo si concentrò con tutto se stesso e subito dopo si ritrovò nella familiare stanza bianca, fuori dal tempo e dallo spazio.
Claudia era lì, girata di spalle, immobile e con addosso il camicino dell'ospedale.
Gabriel iniziò a chiamarla a gran voce, ma lei non si girava, come se non lo sentisse; anzi si mise a camminare nella direzione opposta di dove si trovava il suo salvatore.
Allora lui iniziò a correre verso di lei, senza mai smettere di invocare il suo nome; quando la raggiunse le toccò un braccio per farla voltare ma era così fredda.
- Claudia! Ehi, va tutto bene, adesso ti porto via. Vieni, andiamo.
Ma lei non rispose e nemmeno lo seguì.
- Che c'è tesoro. Dobbiamo uscire da qui...devi venire con me.
Claudia riprese a camminare verso il nulla, lontano da lui e lontano dal risveglio; per quanto Gabriel si sforzasse non riusciva a raggiungerla, continuava a correre e a chiamarla ma lei era sempre più lontana.
Un ultimo sforzo e si ritrovò catapultato fuori dal limbo, la porta si era chiusa alle sue spalle e lui era di nuovo accanto al letto sul quale giaceva la donna, gli occhi ancora chiusi.


- Dottore, ci sono novità? Perchè non si sveglia?
- Padre, questa è davvero una bella domanda. Abbiamo fatto tutti gli accertamenti del caso e dagli esami non risulta niente: l'ematoma che comprimeva il cervello è completamente assorbito e non ha lasciato conseguenze, l'ematocrito è perfetto e non avrebbe senso farle un'altra trasfusione.
Insomma la situazione è stabile non vedo quale possa essere il motivo del suo coma; non ci sono cause esterne o patologiche. Sembra quasi che sia la paziente stessa a non volersi svegliare, come se non trovasse la forza per farlo...
- Che cosa sta insinuando? Che Claudia avrebbe tentato il suicidio gettandosi sotto quella macchina?- Gabriel quasi urlò pronunciando quelle parole.
- Io non ho detto questo. Però da quello che ha detto la polizia, il guidatore non ha nessuna colpa, la signora effettivamente si è...è come se si fosse buttata...magari era sovrappensiero e non ha visto l'auto sopraggiungere.
- Claudia non ha tentato il suicidio.
Non riusciva nemmeno a immaginare una cosa del genere, figuriamoci se era andata davvero così; lei era una psicologa, aiutava la gente che aveva manie autolesioniste, era inconcepibile che potesse anche solo pensare di farlo; lei era una donna forte, non avrebbe avuto motivo...o forse si.
Gabriel non sapeva più niente, non capiva più niente.
Pregava giorno e notte perchè lei si risvegliasse, avrebbe dato qualunque cosa, aveva anche proposto ai medici di portarla in una clinica specialistica o di contattare un luminare neurologo ma dovevano aspettare i risultati delle analisi prima di qualunque diagnosi su quel misterioso coma. E finalmente i risultati erano arrivati, senza portare però una risposta a quell'enigma della medicina.
Claudia continuava a rimanere in coma senza che ci fosse una motivazione valida, i dottori non sapevano più cosa tentare, nemmeno Gabriel era riuscito a guarirla col suo potere. Si dice che in questi casi l'unica cosa da fare è aspettare e dare tempo al tempo, ma lui non ce la faceva più ad aspettare, a fissare il corpo di lei inerme e a sentirla scivolare via, lontano da lui, verso l'oblio.
In quanto uomo di chiesa, avrebbe dovuto aggrapparsi a Dio e alla fede, avrebbe dovuto pregare giorno e notte affinchè la psicologa si risvegliasse; eppure sentiva che sarebbe stato tutto vano, che una preghiera non sarebbe servita a far finire il coma, che Dio in quella situazione non centrava niente. Era come se Gabriel avesse perso fiducia in tutto ciò che gli era stato insegnato al catechismo prima e in seminario dopo, come se non fosse più il sacerdote di sempre.
Ma dopotutto, l'incontro con Claudia mesi e mesi prima lo aveva cambiato nel profondo e questo era innegabile.





Si lo so, non ho scuse, sono imperdonabile, mi merito di essere frustata a vita e di non vedere la seconda stagione quando uscirà. Vi ho fatto aspettare secoli, ci ho messo una vita per scrivere questo capitolo ma ho avuto un pò di problemi: è ricominciata l'università da tre settimane e sono già esaurita (non so come farò ad arrivare a giugno), qualche problema personale e come se tutto questo non bastasse ci si è messo anche il blocco dello scrittore!!
Ormai dovreste averlo capitolo che sono estremamente esigente e pignola con me stessa...e quindi non riuscivo a scrivere qualcosa di decente e che mi convincesse, non sapevo come descrivere al meglio quello che ha provato Gabriel quando si è reso conto che era proprio Claudia quella sulla barella. Insomma tutto quello che scrivevo mi faceva schifo. Poi mi sono detta: basta, adesso ti metti lì e scrivi! E questo è il risultato. Vi scongiuro, non odiatemi, io ce l'ho messa tutta.
Se ci sarà ancora qualche anima pia che leggerà la mia storia la prego gentilmente di darmi un suo parere, ci tengo a sapere che cosa ne pensate e mi raccomando, siate critici! O se mi volete anche solo mandare a quel paese avete tutte le ragioni per farlo.
Il prossimo capitolo arriverà presto, LO GIURO! =)
Un baco a tutti!!!
Carly
ps. stavo riguardando gli episodi l'altro giorno e mi sono accorta di una cosa: nel primo, quando Claudia ha lo shock anafilattico e Gabriel le fa la puntura...dopo che lei si risveglia... lui le dice "tesoro"!!! L'ho rivisto più volte quel pezzo per vedere se era una mia allucinazione..e invece l'ha proprio detto!! <3

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Il Tredicesimo Apostolo_cap 6 IL CUORE HA SEMPRE RAGIONE_ (Il Tredicesimo Apostolo)





CAPITOLO 6

Erano tre giorni che Gabriel non si allontanava un attimo dall'ospedale, nemmeno per farsi una doccia o una dormita; per questo Alonso si decise ad andare da lui e a vedere come stava.
- Ehi hermano, come sta Claudia?
- Dorme, come sempre. I dottori dicono che sta bene, però non si sveglia dal coma.
Il vecchio prete aveva trovato l'amico estremamente provato da quell'estenuante attesa: il corpo sfiancato, il viso sciupato, la barba sfatta, profonde e scure occhiaie gli bordavano gli occhi spenti e velati di tristezza; e come se non bastasse anche i nervi rischiavano di cedergli: era pronto a scattare per ogni minima cosa.
Se la scelta di lasciare Claudia lo aveva portato verso la depressione, quell'incidente rischiava di farlo diventare lo spettro di se stesso; se non fossero stati amici da tantissimo tempo Alonso avrebbe fatto fatica a riconoscerlo, ridotto così.
Doveva assolutamente fare qualcosa per aiutarlo, per farlo reagire.
- Gabriel, amico mio, sei ridotto ad uno straccio. Non vorrai farti trovare in queste condizioni quando Claudia si sveglierà. Hai bisogno di mangiare, di farti una bella doccia e dormire per almeno dodici ore filate! Non ti preoccupare, resto io con lei.
- Grazie Alonso, ma io non mi muovo di qui.
- Ho parlato coi dottori: potrebbero volerci giorni prima che esca dal coma. Se le sue condizioni sono stabili non c'è da preoccuparsi: puoi anche allontanarti per un pò.
- No. Ho già sbagliato una volta a lasciarla da sola, non commetterò due volte lo stesso errore. Alonso, quello che è successo a Claudia mi ha fatto capire una cosa: scegliere il Direttorio non è stata la cosa migliore per me, e nemmeno per lei. Se solo avessi immaginato che avrebbe reagito così...
- Che vuoi dire figliolo?
- L'incidente...potrebbe non essere stato un incidente. Si insomma...Claudia...potrebbe aver tentato di...
- Non ci credo! Gabriel, per quanto le tue decisioni l'abbiano fatta soffrire, non è una donna così fragile da arrendersi in questo modo, senza lottare. E mi meraviglio che tu abbia anche solo pensato una cosa del genere, dopo tutto quello che avete condiviso.
A quelle parole il gesuita arrossì lievemente: non era abituato a fare discorsi che riguardassero la sfera amorosa e a sentirsi dire certe cose da un altro uomo di chiesa, nonostante questo fosse Alonso; non sapeva come comportarsi e si sentiva quasi in imbarazzo a parlare di sentimenti terreni, come se fosse stato un uomo qualunque con problemi di cuore. L'amico doveva essersene accorto perchè proseguì dicendo:- Non ti devi vergognare hermano. Vi ho osservato quando eravate insieme e mi sembravi un'altra persona, più felice, come se niente potesse abbatterti, come se quel senso di irrequietezza che hai sempre avuto dentro si fosse estinto; e anche quando Claudia non c'era e tu mi parlavi di lei eri diverso: ti brillavano gli occhi. Certo, non è una cosa comune per noi religiosi, ma non è nemmeno qualcosa di cui avere paura. I sentimenti più puri sono quelli che nascono dal cuore, sono quelli che ci ricordano di essere tutti figli di Dio; siamo uomini anche noi, Gabriel, e se non provassimo amore saremmo solo dei contenitori vuoti. Io non posso dirti cosa fare della tua vita, solo tu puoi decidere, ma ricordati che Gesù predicava amore e che seguire il cuore non vuol dire per forza tradire la propria fede.
Alonso sapeva quello che Gabriel provava per la psicoterapeuta, lo aveva capito già da diverso tempo, ma non aveva mai voluto esprimersi al riguardo poichè non voleva intromettersi così tanto nella vita dell'amico, essendo una situazione nuova e complicata per entrambi; voleva lasciargli spazio per riflettere e metabolizzare il vortice di sentimenti ed emozioni insolite prima di dargli un suo parere. Negli ultimi tempi, però, l'intera faccenda era un pò degenerata e l'intromissione da parte di persone esterne che non volevano esattamente il bene di Gabriel aveva portato quest'ultimo sulla via della sofferenza; cattivi consigli e influenze lo stavano condizionando a tal punto da fargli ignorare ciò che gli suggeriva il cuore. Perciò si era deciso a dire la sua, a fargli riaprire gli occhi, a parlargli come un padre avrebbe fatto.
- Grazie Alonso, davvero. Non so come farei senza di te.- ed era vero, perchè per Gabriel l'anziano prete era molto più che un amico.
Dopo essersi scambiati un abbraccio di conforto, Alonso si congedò:- Hai bisogno di pensare hermano. Per stasera ti lascio rimanere qui, ma domattina vengo a darti il cambio e tu andrai a casa a riposarti senza fare storie.- e se ne andò con un sorriso.

La visita di Alonso era stata una manna dal cielo, le sue parole lo avevano fatto riflettere e finalmente aveva capito: aveva capito di essere stato uno stupido se pensava di poter mantenere fede ai propri voti dopo quello che c'era stato fra lui e Claudia, aveva capito che lasciarla era stato l'errore più grosso, aveva capito che scegliendo il Direttorio non tradiva solo la fiducia che lei riponeva ciecamente in lui, ma tradiva anche se stesso e i propri sentimenti.

Quante volte ancora doveva rischiare di perderla prima di capire che non poteva fare a meno di lei?
Separarsi da Claudia era stato come dire addio ad una parte del proprio cuore, quasi un dolore fisico, ma l'ipotesi di non vedere mai più il suo sorriso, i suoi occhi nocciola così solari, il suo corpo esile era semplicemente inaccettabile. Gli aveva stregato anima e corpo.
E adesso doveva dirglielo, lei doveva sapere; doveva parlarle, doveva farsi perdonare per il modo in cui se n'era andato quel pomeriggio al Pincio; non potevano essere parole d'addio le ultime che avrebbe sentito dalla sua bocca.
Gabriel si sistemò sulla sedia accanto al letto su cui giaceva Claudia; iniziò ad accarezzarle dolcemente una mano, così com'era solito fare da un paio di giorni.
-Non so se riesci a sentirmi, ma io ho bisogno di parlarti e ci provo lo stesso. Claudia io...io lo so di averti fatto male, di averti fatto soffrire terribilmente con le mie azioni e non potrò mai perdonarmi per tutto ciò; ma credimi, nemmeno per un istante avrei voluto deluderti. Io...sono stato davvero cieco a non capirlo prima. L'unica scusa che ho è che forse non riuscivo a comprendere quello che provavo, non sapevo dare un nome ai sentimenti nuovi che tu mi hai fatto scoprire...perchè per me è tutto nuovo, tutto così meravigliosamente spiazzante! Sei entrata nella mia vita come un uragano, all'improvviso, e io non ero preparato; avevo la mia vita monotona e sempre uguale, nulla che mi facesse battere così forte il cuore come un tuo sorriso, un tuo sguardo. E poi sei arrivata tu e sei diventata come l'aria. La verità è che ti desideravo troppo e questo mi ha fatto paura. Non sapevo cosa dovevo fare, come dovevo comportarmi. Sono rimasto schiacciato dal senso del dovere e dalle responsabilità che esigevano da me; può sembrare una scusa ma non volevo deludere le aspettative che mio zio riponeva in me. Se solo avessi saputo prima le verità... Ma non voglio sottrarmi dalle mie responsabilità: la scelta di lasciarti è stata mia, sono stato io a scegliere di restare nella Chiesa e continuare ad indossare una maschera. Ho provato in tutti i modi ma ora ho capito: non posso più fingere, nè con me stesso nè con il resto del mondo. Non posso fare a meno di te Claudia! Ci ho provato ma non ci riesco, o forse non voglio. Da quando ti ho detto addio non so più niente, non capisco più niente. So solo che non riesco più a fare a meno di te, perciò Claudia adesso ti devi svegliare, perchè non ce la faccio più a vederti così, non ce la faccio a pensare che potrei non vedere mai più i tuoi occhi. Lo so che sei arrabbiata con me per quello che ti ho fatto e se non mi vorrai più vedere rispetterò la tua scelta, me ne andrò e non sentirai più parlare di me...ma ti prego...apri gli occhi tesoro. Svegliati Claudia. Apri gli occhi amore mio...ti prego...
Alla fine Gabriel non era più riuscito a trattenere le lacrime e semplicemente si era lasciato andare; la testa appoggiata sul ventre di lei, il corpo scosso dai singhiozzi.
Finalmente era riuscito ad ammettere ciò che provava, a dire la verità alla donna che amava ma soprattutto a se stesso; era riuscito a pronunciare a voce alta quelle parole che tante volte aveva pensato, che aveva immaginato. Era vero, si sentiva una vittima di suo zio, delle decisioni prese da altri al suo posto, si sentiva come un burattino nelle mani del Direttorio, l'unica famiglia che avesse avuto da molti anni, l'unica realtà che conosceva. Ma l'incontro con Claudia aveva cambiato tutto, lo aveva risvegliato dal sonno della ragione; era stata lei a togliergli la benda che aveva sugli occhi, a fargli vedere che esisteva qualcos'altro al di fuori della religione, a fargli scoprire l'amore.
Le macchine a cui era attaccata Claudia, quelle che misuravano l'attività cardiaca, iniziarono a produrre un ronzio diverso, più insistente, ma di questo Gabriel non sembrò accorgersene; il capo ancora chino, il viso solcato da mille lacrime.
E poi così, all'improvviso, come un raggio di luce che squarcia il cielo dopo la tempesta, un suono diverso, quasi dimenticato, fece capolino dal grigio di quella stanza; una parola, leggera, debole, quasi timida e timorosa di fare troppo rumore.
- Gabriel...





Carissimi lettori...et voilà il nuovo capitolo! Per evitare di fare un poema epico ho dovuto dividerlo e ho deciso di far finire questo così, col nome di Gabriel pronunciato a fior di labbra dalla rediviva Claudia (finalmente si è svegliata!!) e di lasciare al prossimo capitolo tutta la scena del risveglio vera e propria.
Come sempre, mi fareste un immenso piacere se mi deste una vostra opinione sul capitolo, in particolare sul monologo di Gabriel. Spero di non aver tirato fuori uno sproloquio banale e noiso!
A presto e un bacio a tutti coloro che leggono, seguono e recensiscono la mia storia: GRAZIE MILLE!!! <3
Carly_31

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Il Tredicesimo Apostolo:cap 7 IL CUORE HA SEMPRE RAGIONE_ (Il Tredicesimo Apostolo)





CAPITOLO 7

Adesso aveva perfino le allucinazioni uditive! Aveva sentito il suo nome: era stato appena un sussurro, la voce di Claudia era flebile, incerta. Ma era impossibile che fosse stata veramente lei a parlare; quella parola sicuramente era uno scherzo, Dio si voleva prendere gioco di lui, dopo essere rimasto impassibile a tutte le preghiere di Gabriel in quei giorni passati in ospedale. O forse era stato il suo inconscio che aveva dato voce al suo desiderio più grande; si, questa era una spiegazione razionale, la più realistica.
Accadde però qualcos'altro, qualcosa che era impossibile da immaginare: si sentì sfiorare la testa.
Scattò immediatamente e quello che vide gli fece perdere un battito al cuore. Due occhi grandi color nocciola lo stavano guardando, un pò stanchi, un pò assonnati, ma vivi.
Claudia si era svegliata.
Allora non lo aveva immaginato, era stata davvero lei a pronunciare il suo nome, a chiamarlo.
Gabriel non poteva crederci, sicuramente era un sogno; doveva essersi addormentato e quello era un sogno crudele che lo avrebbe illuso e poi ferito quando si fosse svegliato.
- Gabriel.
No, non era un sogno. Quella voce era reale. Quella mano, un poco fredda, che cercava le sue era reale. Claudia si era veramente destata dal coma.
- Claudia! Claudia sei sveglia! Sei di nuovo con me. Dio ti ringrazio. Aspetta...vado a chiamare un medico.- e così dicendo si precipitò fuori dalla stanza, per tornare poco dopo con il dottore di turno.
Dopo alcuni controlli, il responso fu che la paziente era inspiegabilmente
uscita dal coma senza riportare conseguenze e nei giorni seguenti sarebbe dovuta stare a riposo per guarire completamente dall'operazione e passare un periodo di convalescenza a letto per sistemare le costole incrinate.
- In parole povere dottore, ha bisogno di un periodo di relax ma nel complesso sta bene?
- Esatto. Passerà ancora qualche giorno in ospedale ma le condizioni della paziente sono buone, considerato quello che ha passato.
- Io voglio andare a casa mia.
- Signora non è possibile.
- Ma è stato lei a dirlo! Sto bene, devo solo riposarmi: a casa mia c'è un letto bello grande che sembra fatto apposta per l'occasione. E poi gli ospedali non mi piacciono, non riuscirei a rilassarmi qui.
- Claudia forse è meglio se rimani ancora qualche giorno in osservazione...
- Sono grande e vaccinata, riesco a pensare con la mia testa; posso firmare per essere dimessa ed è quello che voglio fare dottore. Voglio andare a casa mia.
Quelle parole zittirono entrambi gli uomini: il medico perchè non si aspettava tanta cocciutaggine da parte della paziente e Gabriel per il tono di Claudia, quasi freddo e aggressivo. Poi però il primo rispose:- Se la mette così, vado a preparare i documenti per la dimissione. Può tornare a casa ma a una condizione: riposo assoluto per un paio di giorni! Dovrà restare a letto per un pò e non deve compiere nessun tipo di sforzo; avrà bisogno di qualcuno che stia con lei e l'assista.
- Bè posso pensarci io.
- Perfetto allora. Torno subito.
E finalmente dopo tanto tempo, dopo quel fatidico giorno dell'addio, Claudia e Gabriel erano di nuovo insieme, da soli. La tensione era talmente densa da essere avvertita sulla pelle, come se fosse una forza elettrostatica che fa rizzare i peli, che si insinua in tutti i pori per entrarti dentro e arrivare fino al cuore per farlo impazzire.
Nessuno dei due voleva fare la prima mossa, nessuno dei due aveva il coraggio di guardare l'altro negli occhi, entrambi aspettavano che fosse l'altro a scendere in campo per primo e fare la prima mossa.
Gabriel non riusciva più a sostenere quella situazione: fra loro non c'era mai stato imbarazzo, nemmeno dopo quello splendido bacio, e il bello del loro rapporto era che tutto fluiva così spontaneamente, senza sforzi, come se i pensieri di uno fossero stati anche i pensieri dell'altra, come se fossero una cosa sola. Ma avrebbe dovuto saperlo che dopo il suo addio, se mai si fossero rivisti, le cose non sarebbero state più come prima, non ci sarebbe più stata la stessa spontaneità, la stessa complicità; sperava solo che le cose non fossero peggiori di quanto immaginava.
E a dimostrazione di chi fosse la più forte e coraggiosa fra i due, fu Claudia a spezzare quel silenzio diventato troppo ingombrante.
- Tu sai che cosa mi è successo?
Il giovane prete si stupì di quella domanda, ma fu pronto a rispondere:- Sei stata investita da una macchina. E' stato un brutto incidente e hai avuto un leggero trauma cranico e un'emorragia interna; sei rimasta in coma per alcuni giorni, fino a qualche momento fa...
- Investita?
- Si...non te lo ricordi? Ma certo, forse è per la commozione cerebrale. Qual è l'ultimo ricordo che hai?
- Io...ero uscita prima dallo studio, volevo tornare a casa. Ho parcheggiato la macchina e poi sono scesa...mi ricordo che mi sono fermata un attimo perchè ho avuto una fitta alla testa...poi non mi ricordo più niente.
- L'autista della macchina dice che...che tu hai...si bè...
- Che io cosa? Parla!
- L'autista sostiene che ti sei buttata davanti al suo veicolo all'improvviso...come se avessi voluto...
- Come? Non starai dicendo che ho tentato il suicidio vero?
- No io non l'ho mai detto. Ma secondo la polizia, e secondo i fatti... Claudia io lo so di averti fatto soffrire e mi dispiace immensamente ma non..
- Fermati! Io non ho tentato il suicidio ok? E' vero, stavo malissimo e avevo deciso di andarmene per un pò per cambiare aria ma di sicuro non mi sono buttata in mezzo alla strada! Se avessi voluto farla finita avrei scelto un altro modo...magari mi sarei imbottita di sonniferi.
- Non dirlo nemmeno per scherzo!
- Ok ok. E poi scusa, ma chi ti credi di essere? Salti fuori dopo aver esplicitamente detto di non vederci mai più e inizi a sparare sentenze! Cosa ne sai del mio stato d'animo? Cosa ne sai di quanto io sia stata male? Quindi, per favore, risparmiami la predica e non fare il prete con me.
Per fortuna arrivò il medico coi fogli da firmare per le dimissioni e interruppe quella sfuriata di Claudia.
Gabriel era rimasto a dir poco sconvolto da quella reazione e non si sarebbe mai aspettato quelle parole; in particolare gli fece male l'ultima frase: "non fare il prete con me". Una semplice frase, breve, quasi insignificante che però per loro rappresentava tutto, il fulcro del problema: lui era un prete! E anche se quando era con lei se ne dimenticava quasi, non poteva semplicemente chiudere gli occhi e sperare che quando li avesse riaperti la questione si fosse magicamente risolta; doveva trovare la forza e affrontare una volta per tutte quella spinosa situazione, perchè durante quei giorni passati al capezzale della donna che amava aveva capito una cosa: senza di lei non poteva più vivere.
Avrebbe dovuto trovare nuovamente il coraggio che gli aveva permesso di confidarsi con Claudia, anche se questa era in coma, e parlarle a cuore aperto, aprirsi come non aveva mai fatto con nessuno.

Dopo la procedura di routine e scartoffie varie, il medico dimise Claudia salutandola con un'infinità di raccomandazioni e dandole il nome di alcune medicine che avrebbe dovuto prendere.
Poichè Gabriel era arrivato in moto all'ospedale, e non essendo il mezzo più adatto per trasportare una persona in convalescenza, chiamarono un taxi. Per tutto il tragitto i due stettero in silenzio: Gabriel era assorto nei suoi pensieri, ogni tanto si ritrovava a fissare la donna seduta al suo fianco, chiedendosi come avrebbe dovuto iniziare il fatidico discorso, su quale sarebbe stato il momento più opportuno e come Claudia avrebbe potuto prenderla. Lei, d'altro canto, non sapeva come interpretare quella vicinanza: dopotutto era stato lui a chiarire le cose, a troncare quello che non si poteva nemmeno definire un rapporto, a sottolineare la sua carica; ora però si mostrava così preoccupato, come se non fosse successo niente, come se sentisse il bisogno di soccorrerla, come quando era piombato a casa sua con una crema contro le ustioni. Era confusa Claudia, non sapeva come comportarsi per evitare di soffrire ancora, non sapeva come interpretare quelle attenzioni che lui le stava mostrando, non sapeva come impedire al proprio cuore di battere più forte quando lui la guardava, non sapeva trovare la forza per non illudersi di nuovo.
Quando arrivarono a destinazione Gabriel l'aiutò ad arrivare all'appartamento, nonostante le sue lamentele sul fatto che non aveva bisogno di aiuto e che ce l'avrebbe fatta anche da sola.
Una volta in casa, Claudia si buttò sul divano ma non tenne in considerazione le costole incrinate e le sfuggì una smorfia di dolore, che non passò inosservata al gesuita.
- Va tutto bene? Forse dovresti prendere un altro cuscino.
- Sto bene, grazie; ora puoi andare.
- Andare dove? Io rimango qui, hai sentito cos'ha detto il dottore: ti serve assistenza.
- Stai scherzando vero? Tu hai veramente intenzione di piazzarti a casa mia e farmi da balia?
- Bé...non puoi fare sforzi, devi rimanere a letto... Non voglio essere invadente ma hai bisogno che qualcuno si occupi di te.
- E quel qualcuno saresti tu?
Quelle parole erano state come uno schiaffo per Gabriel, il tono duro e cinico lo aveva colpito così forte da spiazzarlo; ormai doveva averlo capito, era arrabbiata con lui.
E aveva tutte le ragioni del mondo per esserlo, faceva bene ad avercela con lui perchè era solo colpa sua, tutta la sofferenza, la disperazione che aveva provato dopo quel giorno sulla terrazza panoramica erano frutto delle sue azioni; ora lui si meritava questo ed altro.
- No...hai ragione. Allora chiamo tua madre.
Claudia si accorse di aver reagito troppo duramente osservando il viso del gesuita: le sue parole lo avevano lasciato basito, lo stupore negli occhi, e poi l'accettazione della sconfitta e un'infinita tristezza; come un cane con la coda tra le gambe che batte in ritirata, così Gabriel si allontanò da lei e fece per prendere il telefono.
- Gabriel. Scusa...
Era la prima volta da quando si era svegliata che lo chiamava per nome.
Si fermò e si voltò per guardarla, per assicurarsi che non si fosse sbagliato.
E lei era lì, con quei meravigliosi occhi che tanto gli erano mancati puntati su di lui, un'ombra di rimorso ad oscurarne la lucentezza.
Sentirla pronunciare il suo nome gli provocava una serie di brividi lungo la schiena, la sua voce aveva un calore e una dolcezza che gli gonfiavano il cuore.
- Scusami. Non volevo essere sgarbata e mi dispiace per quello che ho detto. E' solo che sono stanca, vorrei dormire un pò. Tu...puoi restare qui se vuoi.
Il leggero sorriso che gli rivolse era al tempo stesso un gesto di scuse e un invito a rimanere e per Gabriel fu sufficiente. L'accompagnò in camera e si assicurò che stesse bene e che avesse tutto quello che le serviva prima di lasciarla riposare; si sistemò sul divano del salotto: aveva ancora paura, era sempre preoccupato delle possibili reazioni di Claudia, ma almeno lei gli aveva concesso di restare lì, in casa sua, con lei; era pur sempre un inizio.
Le avrebbe parlato, sì, lo avrebbe fatto.
Quando si fosse svegliata le avrebbe confessato tutto, le avrebbe detto di amarla e di perdonarlo se poteva, perchè lui ora voleva stare con lei, perchè la scelta che aveva fatto era quella sbagliata, adesso lo aveva capito.
Aveva aspettato tanto, troppo, col timore di non potere più farlo; ma Claudia adesso stava bene e lui poteva aspettare anche qualche ora.
Col sorriso sulle labbra e il pensiero di lei nella mente, scivolò velocemente fra le braccia di Morfeo.





E dopo questo luuuunghissimo capitolo (vi avevo avvisato), devo fare un ringraziamento speciale alle fantastiche ragazze che hanno recensito il capitolo precedente: tutti i vostri complimenti mi riempiono di gioia e mi fanno quasi arrossire!! =) Siete le fan migliori del mondo e vi mando un bacio grande grande!!! <3
Detto ciò, spero che questo nuovo capitolo vi sia piaciuto e come sempre...fatemi sapere cosa ne pensate!
Alla prossima...stay tuned!! ;)
Carly

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Il Tredicesimo Apostolo_cap 8 IL CUORE HA SEMPRE RAGIONE_ (Il Tredicesimo Apostolo)





CAPITOLO 8


Che strano. Un attimo prima era steso sul divano di Claudia e ora si trovava in una stanza che non conosceva; le pareti grigie, spente, come quelle di un manicomio. Se fossero state bianche candide avrebbe pensato di trovarsi nel limbo, quel luogo nel quale aveva salvato la vita a molte persone; quella stanza glielo ricordava, era così priva di dimensione, il concetto di spazio-tempo sembrava aver perso significato, nessun rumore, nessun odore; eppure il luogo in cui si trovava non era il limbo, non era altrettanto luminoso, l'unico colore esistente era il grigio.
Poi una voce destò Gabriel dalle sue considerazioni, una voce che aveva imparato ad odiare.
- Ci rivediamo ancora Gabriel.
- Che cosa vuoi Serventi? Dove mi hai portato?
- E' incredibile il potere che una mente può avere. Io non ti ho portato da nessuna parte, stai ancora dormendo sul divano di Claudia ma io sono riuscito ad entrare nei tuoi sogni. Ah! Claudia...complimenti, è davvero una donna di una bellezza disarmante. Sai non credevo fosse possibile, ho tutto quello che una persona potrebbe volere...e se anche mi mancasse qualcosa ho il potere per prendermela; eppure ti invidio perchè sei in possesso di un gioiello così prezioso.
- Lascia stare Claudia! Non la devi nemmeno nominare!
- Oh non ti preoccupare, non te la voglio rubare...magari potrei averla solo per qualche ora.
- Non ti azzardare nemmeno ad avvicinarti a lei! Se anche solo la sfiori con un dito giuro che ti ammazzo Serventi! Hai capito?
- Sei tu a non aver capito Gabriel. Come ho detto...io ho il potere per ottenere tutto quello che voglio. Se desidero che Claudia si dimentichi di te posso farlo, se desidero che diventi mia posso farlo, se desidero che Claudia si butti sotto una macchina posso farlo!
- Sei stato tu...
- Esattamente. Entrarle nella mente e farle fare quello che volevo è stato un gioco da ragazzi. Non ha opposto la minima resistenza.
- Perchè? Perchè coinvolgere lei? Tu hai un conto in sospeso con me, è me che vuoi, Claudia lasciala fuori da quest'inferno.
- Ahaha fai bene a chiamarlo inferno. Ma su una cosa ti sbagli: anche Claudia ha un ruolo in tutto questo. Se non altro...posso usare lei per arrivare a te; diciamo che è un'ottima merce di scambio e posso servirmene quando voglio!
-Serventi io ti troverò e te la farò pagare. Giuro che ti farò pagare tutto il male che hai fatto!
- Staremo a vedere.

Gabriel si svegliò di soprassalto e per poco non urlò.
Madido di sudore, il respiro affannoso e le mani tremanti per l'agitazione, un senso d'inquietudine e paura gli riempiva la testa. Quello non era stato un semplice incubo, Serventi era penetrato per davvero nel suo inconscio e ciò che gli aveva detto era la verità; era stato lui a mettere in pericolo Claudia, l'aveva plagiata in qualche modo insinuandosi dentro la sua testa, violandola in un modo ignobile, e rischiando di ucciderla. Per cosa poi? Solo per dimostrargli che lui poteva tutto? Quella era una provocazione: mettere in pericolo la donna che amava solo per attirare la sua attenzione. Ora non si trattava più solo di Gabriel e della profezia: Serventi aveva coinvolto anche Claudia, oltre ad aver ucciso Pietro, e per questo avrebbe pagato.
Il gesuita non sapeva che fare, ma non poteva più restare in quella casa aspettando che la sua nemesi facesse la prima mossa, doveva agire; però aveva bisogno di aiuto, aveva bisogno di un consiglio e di un conforto perchè non riusciva a mettere a tacere quel senso di sordo terrore che aveva iniziato a divorarlo dentro: sapere che Claudia poteva diventare un burattino nelle mani di quella serpe, saperla così esposta rischiava di farlo impazzire.
Mancava poco all'alba,
sicuramente
Alonso stava ancora dormendo ma non appena avesse sentito il motivo dell'inaspettata visita avrebbe capito l'urgenza; non voleva lasciare Claudia da sola, Giulia sarebbe venuta volentieri a vegliarla ma a quell'ora non se la sentiva di svegliarla. Perciò sbirciò dalla porta della camera: dormiva beata abbracciando un cuscino e sembrava completamente persa nel mondo dei sogni. Sarebbe stato via al massimo un paio d'ore e quando lei si fosse svegliata lui sarebbe stato già di ritorno. Con un ultimo sguardo e un "Torno prestissimo" appena sussurrato, Gabriel se ne andò, direzione casa di Alonso.

- Quién rompe en este momento de la noche?
- Alonso sono io, Gabriel!
- Hermano, ti sembra questa l'ora...
- Claudia! E' in pericolo.
- Cosa? Entra e dimmi tutto.
Man mano che padre Antinori raccontava all'amico dell'incubo e del ritorno di Serventi potè osservare la sorpresa, lo sconcerto e la rabbia farsi largo sul suo viso.
- Quel maledetto! Colpire un'innocente per arrivare a te...che vigliacco.
- Alonso devo fermarlo! Non posso permettergli di arrivare così vicino a Claudia, di insinuarsi nella sua mente come se niente fosse...
- Amico mio, puoi contare su di me per qualunque cosa. Non avrò capacità soprannaturali, non riuscirò ad entrare nella mente delle persone, ma se c'è da prendere a calci qualcuno sono pronto. Quella volta nella giungla, io e Pedro... Ahh bando alle ciance. Cosa pensi di fare adesso?
- Non ne ho idea. Dovrei trovare quella serpe, scoprire dove si nasconde, ma non so da dove partire...da quando ha abbandonato tutte quelle persone fuggendo la Congregazione non ha più sue notizie.
- Potremmo spiegare l'accaduto a Isaia e insieme parlarne all'intero Direttorio: se unissimo le forze e le impiegassimo nella ricerca di Serventi sono sicuro che riusciremmo a scoprire qualcosa.
- Io non credo che, dopo tutto quello che è successo, saranno disposti ad aiutarmi; specialmente se si tratta di Claudia. A proposito, io devo tornare da lei; l'ho lasciata in casa da sola per troppo tempo, potrebbe aver bisogno di aiuto. E poi...devo raccontarle di Serventi, ha il diritto di sapere cosa le è successo veramente.
- Va bene, andiamo allora.
- Prima però, andiamo a recuperare la mia moto.
E così dicendo i due uscirono di casa, prima diretti all'ospedale dove Gabriel riprese la moto e poi verso il palazzo dove abitava Claudia; il gesuita aveva fretta, doveva arrivare il prima possibile perchè se lei si fosse svegliata lui avrebbe dovuto essere lì per aiutarla, per proteggerla. Dopo quell'incubo non credeva che esistesse più un luogo sicuro per lei, dato che Serventi si era insinuato nella sua mente, violando una cosa così preziosa per Claudia. Il minimo che potesse fare era stare con lei.
Arrivati davanti alla porta d'ingresso, Gabriel girò piano la chiave nella toppa per paura di svegliarla; una volta dentro non sentì nessun rumore, sicuramente dormiva ancora.
- Vado a vedere come sta, torno subito, tu accomodati in salotto.
Quando arrivò davanti alla camera della psicologa ebbe un tuffo al cuore: la porta, che era certo di aver chiuso quando se n'era andato qualche ora prima, adesso era socchiusa.
Stette un attimo in ascolto e le sue orecchie vennero ferite da un suono terribile, un debole e triste pianto, il rumore del dolore di Claudia.
Spalancò bruscamente la porta e la vide raggomitolata sul letto, il viso rigato di lacrime puntato su di lui, negli occhi un'ombra di smarrimento e sorpresa.
- Gabriel!
- Claudia che cos'è successo? Stai bene? Qualcuno ti ha fatto del male?
Si avvicinò al letto; vederla piangere era una cosa insopportabile, avrebbe voluto stringerla fra le sue braccia, cancellare ciò che era successo, confortarla, sapere che cosa aveva causato quelle lacrime.
- Vattene...
- Co..come? Claudia perchè piangi?
- Va' via. Per favore.
- Claudia...
Se quelle lacrime lo avevano fatto star male, la reazione di Claudia fu un colpo in pieno petto, la sua supplica gli mozzò il fiato; non si sarebbe mai aspettato un atteggiamento simile, come se la fonte della sua disperazione fosse lui, come se il carnefice che l'aveva tormentata fino a farla piangere così disperatamente fosse lui.
Non riusciva a capire cosa fosse potuto accadere in quelle poche ore che era stato lontano da lei: l'aveva lasciata che dormiva beatamente e ora invece era lì, raggomitolata con le ginocchia strette al petto, fragile come una bambola di porcellana.
- Perchè mi fai questo? Perchè? Ti diverte farmi soffrire?
- Io...non capisco...
- Perchè sei rientrato nella mia vita per poi andartene di nuovo? Non ti è bastato quel giorno sulla terrazza? Quando mi sono svegliata ti ho chiamato, ti ho cercato in tutta la casa, ma tu non c'eri. Te n'eri andato di nuovo dopo avermi illuso ancora una volta, dopo essere stato così presente...così preoccupato per me, come se ti importasse ancora di me, come se ancora mi volessi bene. Ma non pensi a come mi possa sentire io? Non ci vuole una laurea in psicologia per capirlo, provare ancora quel senso di abbandono... Gabriel io sono stata male quando hai fatto la tua scelta, quando mi hai lasciato per seguire la tua strada, ma col tempo sarei riuscita ad andare avanti e a dimenticare; poi però sei tornato e io mi sono detta di non cedere ancora, mi sono sforzata di non amarti ma tu hai reso tutto vano con le tue attenzioni, il tuo volermi stare vicino e aiutarmi. Mi sono illusa che ci avessi ripensato... e invece te ne sei andato di nuovo.

Durante quella sfuriata le lacrime non avevano smesso un attimo di bagnare le guance di Claudia e Gabriel avrebbe voluto cancellarle con un milione di baci, avrebbe voluto cancellare quelle parole con un milione di "mi dispiace" ma sapeva che non sarebbe stato abbastanza. Il dolore che le aveva provocato era troppo grande per gesti banali come quelli e lui era stato troppo stupido o troppo cieco per non pensare alle conseguenze delle sue azioni e come aveva detto lei non serviva essere esperti di psicologia per capire: non trovarlo al suo risveglio era stato come rivivere l'abbandono di quel maledetto giorno. Ora gli errori che non si sarebbe mai perdonato erano diventati due.
- Claudia, ti prego ascoltami: mi dispiace così tanto per quello che è successo, io non volevo farti soffrire, ero andato a chiamare Alonso perchè ho scoperto una cosa importante riguardo all'incidente. Serventi è...
- Serventi? Ancora con questa storia? Io sono stanca, stanca di tutto questo, rivoglio la mia vita normale e razionale. E ora, per favore, vai via, voglio rimanere un pò da sola.


Quello che Alonso vide apparire in salotto assomigliava più a un morto che cammina piuttosto che al suo amico, l'espressione sconvolta, il fiato corto, il viso stravolto da qualcosa a cui il vecchio prete non sapeva dare un nome: un misto di senso di colpa, disperazione, sconfitta.
- Figliolo! Che è successo? Claudia?
Padre Antinori si lasciò cadere sul divano accanto all'amico, si prese la testa fra le mani e quando parlò la sua voce era rotta dal pianto:- E' tutta colpa mia. La sto distruggendo lentamente.
- Calma figliolo. Ti va di parlarne?
- Si è svegliata prima che tornassi, non ha mai superato il fatto che io l'abbia abbandonata per il Direttorio, ed è come se avesse rivissuto tutto di nuovo, come se le avessi spezzato di nuovo il cuore. Non è Serventi ad essere una minaccia per lei, sono io il pericolo più grande! Non mi vuole più vedere e fa bene, sono solo stato capace di ferirla. Alonso, sento che la sto perdendo...
Il vecchio prete non aveva mai visto Gabriel così disperato, piangere in quel modo; stava soffrendo enormemente e per la prima volta non sapeva come aiutarlo, non aveva un buon consiglio da dargli.
- Gabriel...è vero, ha sofferto per amore, ma se le dai un pò di tempo vedrai che Claudia ti ascolterà; se le parli col cuore capirà.
Alonso aveva circondato con un braccio le spalle scosse dai singhiozzi del giovane: non lo credeva possibile eppure quello che era sempre stato un guerriero forte, un prete dalla fede salda, ora era solo un uomo fragile, insicuro e disperato. Ormai li conosceva abbastanza entrambi per sapere che il loro legame era più forte di tutto quello, era più forte di Serventi ed era più forte di un litigio: avevano solo bisogno di parlarsi col cuore in mano.
- L'evidenza di un amore non si può nascondere, quando nasce un sentimento esalano da dentro eccitazioni che stabiliscono calde relazioni anche se non lo vuoi.
- Come?
- Gabriel, il sentimento che vi unisce è più forte di tutto questo; riuscirete a sistemare ogni cosa, avete solo bisogno di un pò di tempo.
- Io...io non posso rimanere qui. E' meglio se me ne vado. Puoi rimanere tu se Claudia dovesse avere bisogno?
- Ma certo hermano.
E così, con gli occhi ancora umidi, il gesuita uscì dall'appartamento: un macigno dentro al petto gli rendeva difficile respirare normalmente. Alonso aveva ragione, doveva lasciare a Claudia tutto il tempo di cui aveva bisogno, almeno questo glielo doveva; averla vista in quello stato era peggiore perfino della visione di lei in coma. Non sapeva se e quando avrebbe rimesso piede in quella casa, nè tantomeno se avesse mai rivisto lei, la cosa più importante che aveva e che ora rischiava di perdere.
Mentre accendeva la moto si ritrovò a pensare che forse Dio aveva voluto punirlo: gli aveva concesso il regalo più grande ma lui non era stato capace di apprezzarlo, di custodirlo come il tesoro più prezioso del mondo e ora si meritava di sentirsi così in colpa, di odiarsi, di disprezzare se stesso per le lacrime di Claudia.
Sfrecciò per le vie di Roma lontano da lei, consapevole che questo non l'avrebbe fatta stare meglio.





Lo so, sono consapevole di avervi fatto aspettare una vita e mezzo per questo capitolo ma nei giorni scorsi (finalmente) sono riuscita a passare un esame impossibile che mi ha tenuta impegnata parecchio; e non appena sono stata libera mi sono messa subito all'opera: speravo di aggiornare ieri ma fra una cosa e l'altra non ce l'ho fatta. Spero che lo accetterete comunque!! =)
Altra cosa, si lo so, è lunghissimo ma non sono riuscita a trattenermi. E so anche che la maggior parte di voi mi odierà per aver scritto un capitolo strappalacrime, spezzacuori ed estremamente tormentato ma non temete: nel prossimo, grazie all'aiuto di un uccellino Gabriel e Claudia avranno modo di parlare! ;)
Ora vi lascio...ringrazio tutte le stupende persone che continuano a seguire la mia fanfiction e a recensire: i vostri commenti mi fanno sempre felicissima!! <3
Spero che, dopo quest'attesa infinita, ci sia ancora qualche anima pia che continui a leggere (e magari a darmi il suo parere) =)
Un abbraccio a tutti
Carly

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Il tredicesimo apostolo_ cap 9 IL CUORE HA SEMPRE RAGIONE_ (Il Tredicesimo apostolo)





CAPITOLO 9

Si odiava per come aveva trattato Gabriel, non avrebbe mai pensato di usargli un tono simile e di rivolgergli certe parole, ma era giunta al culmine del baratro: aveva attaccato per prima per evitare di venire colpita e sprofondare giù. Non ritrovarlo al suo risveglio, dopo che si era prodigato tanto per lei, che si era dimostrato così preoccupato, era stato peggio di una pugnalata al cuore, l'aveva lasciata senza fiato e la solitudine aveva rischiato di sopraffarla; era stato un pò come rivivere tutto di nuovo. Questa volta però non avrebbe lasciato scivolare tutto, come se non fosse il suo il cuore spezzato, come se non fosse il suo il dolore che riempiva la stanza; questa volta avrebbe tirato fuori le unghie e avrebbe reagito: Gabriel doveva capire quello che lei stava passando.
Allora perchè Claudia si sentiva peggio di prima? Non erano di certo i postumi dell'incidente a tormentarla, era qualcosa di più profondo e interiore, qualcosa che la faceva sentire la colpevole della situazione anche se era l'esatto opposto; era stato qualcosa nello sguardo di Gabriel, nel modo in cui aveva chinato la testa e se n'era andato, che aveva colpito la psicoterapeuta: dannati sensi di colpa!
Altre lacrime si unirono a quelle già versate, in un pianto senza fine.
Alonso entrò bussando piano alla porta della sua camera; "Fragile piccola Claudia, quanto male vi state facendo?" pensò, guardando la dottoressa raggomitolata in mezzo a un letto troppo grande per lei.
Si sedette accanto a lei e con fare paterno le asciugò il viso, poi iniziò a parlarle, a raccontarle del motivo per cui Gabriel si era allontanato momentaneamente da lei e dell'incubo su Serventi, della preoccupazione che quest'ultimo aveva scatenato nel giovane prete, dell'ansia per lei sapendo che quella serpe aveva violato la mente di lei e l'aveva messa in pericolo; Gabriel ora sentiva il bisogno di trovare Serventi e sconfiggerlo una volta per tutte dal momento che aveva conosciuto la paura di perderla.
- Sei ancora la cosa più importante per Gabriel e tutto quello che fa, lo fa per te Claudia; perciò non essere troppo dura con lui.
- Alonso lui mi ha ferita enormemente. E poi ormai ha fatto la sua scelta...
- Gabriel ha una storia difficile alle spalle; certo non è una giustificazione questa, ma cerca di comprenderlo: è stato cresciuto nella menzogna da una persona che non sapeva cosa volesse dire amore vero, lo stesso amore che lui prova per te; come poteva riconoscere subito un sentimento così potente?
- Se mi ama perchè non me lo dice allora? Perchè non ha il coraggio di dirmi quello che prova e di seguire ciò che gli dice il cuore? Io sono innamorata di lui, lo amo come non ho mai amato nessun altro e per lui farei qualunque cosa ma sono stanca di aspettare in vano; ho bisogno di lui e ho bisogno di lui adesso perchè non ce la faccio a sopportare tutto questo: o esce per sempre dalla mia vita o ci rimane ma non come sacerdote. Mi dispiace per come l'ho trattato, sono stata troppo dura e gli chiederò scusa per questo però ora tocca a lui.
Ormai non c'era più niente da dire, Alonso aveva raccontato alla psicoterapeuta tutto quello che doveva sapere e Claudia, dal canto suo, si era liberata di un peso confidandosi con qualcuno riguardo alla tomentata storia con Gabriel. Altre parole ora non sarebbero servite a niente, adesso era il momento di agire.
Perciò Alonso si congedò dalla donna, assicurandole che entro pochi minuti sarebbe arrivata Giulia a farle compagnia, e si affrettò a raggiungere quello che per lui era diventato quasi un figlio, Gabriel, la persona che in questo momento aveva più bisogno d'aiuto.

- Hermano, io ti aiuterò in tutti i modi e sarò al tuo fianco in questa battaglia. Che tu lo voglia o no.
- Alonso...grazie ma sono già stato sconfitto. Ho perso la battaglia più importante di tutte, quella per il cuore di Claudia. Tutto il resto ormai non ha più molta importanza.
Sì, doveva assolutamente fare qualcosa per quel ragazzo: in tanti anni che lo conosceva, non lo aveva mai visto perdere le speranza, gettare la spugna, arrendersi in questo modo, senza prima aver provata qualunque cosa possibile.
- Avrai anche perduto una battaglia, ma la guerra non è ancora finita! Devi reagire ragazzo, non puoi aver smarrito la speranza; Dio mette degli ostacoli sul nostro cammino per renderci sempre più forti e meritevoli di ciò che si trova al di là del muro. Se davvero Claudia per te è così importante non puoi farti scoraggiare da un piccolo screzio, l'amore non è sempre rose e fiori, è un rapporto che si basa su fiducia e rispetto reciproci, e soprattutto in amore ci si deve dire sempre tutto.
- Come fai a sapere tutte queste cose riguardo all'amore?
- Questo non ha importanza. Quello che ti volevo dire è che ho parlato con Claudia dopo che te ne sei andato, le ho raccontato il motivo della tua assenza e del sogno che hai fatto. Gabriel tu devi parlarle! Devi aprirti con lei, ha bisogno che tu sia sincero nei suoi confronti, una volta per tutte; non credere che un sentimento forte come quello che vi lega possa affievolirsi in una manciata di giorni, lei è ancora innamorata di te.
A quelle parole Gabriel, che per tutto il tempo aveva tenuto il capo chino per colpa di un enorme peso che minacciava di schiacciarlo, alzò di colpo lo sguardo sull'amico, una scintilla di speranza negli occhi. Ma le lacrime di Claudia erano ancora impresse a fuoco nella sua mente, le sue ultime parole gli risuonavano ancora nelle orecchie, "per favore, vai via", una supplica che non poteva ignorare o cancellare.
- Non avresti dovuto raccontarle tutto. Mi sono intromesso già abbastanza nella sua vita e adesso il minimo che posso fare è lasciarla in pace, cercare di restituirle la serenità. Se mi chiedesse di sparire per sempre sarei disposto a farlo! Prima, però, devo trovare Serventi e impedirgli di nuocere a qualcun altro o di fare ancora del male a Claudia; è il minimo che posso fare.
- Gabriel, ti stai sbagliando: non è quello che Claudia vuole.

Nel momento in cui gli era venuta in mente non gli era sembrata poi una cattiva idea; ora che stava per varcare la soglia della Congregazione, però, temeva di aver fatto uno sbaglio: cercare aiuto nella lotta contro Serventi dentro quelle mura, aspettarsi di trovare alleati fra le stesse persone che avevano dubitato di lui e che si rifiutavano di aprire gli occhi di fronte alla realtà, perchè schiave di un moralismo che non aveva niente a che vedere con la religione, non era stata la scelta migliore. Ma Gabriel non sapeva più che fare: da solo non aveva mezzi sufficienti per intraprendere quella missione perciò sperava che quella che era stata la sua unica famiglia per moltissimo tempo potesse aiutarlo.
Trovò Isaia in uno dei cortili interni, intento a passeggiare leggendo il breviario.
- Isaia! Devo parlarti.
- Fratello, come stai? E' da diversi giorni che non ti vediamo qui alla Congregazione, ero un pò preoccupato; Alonso mi ha detto che avevi una questione molto importante da risolvere...
- Si, in parte è di questo che ti volevo parlare. Serventi si è rifatto vivo, mi è apparso in sogno, e adesso più che mai è di vitale importanza trovarlo e sconfiggerlo. E' una creatura diabolica, rappresenta un pericolo troppo grande...e non solo per singoli innocenti ma anche per la Chiesa stessa!
- Raccontami cos'è successo; l'hai visto? Ti ha minacciato? Oppure...in tutto questo centra la dottoressa Munari?
Isaia con quelle parole colse di sorpresa il confratello e potè notare sorpresa mista ad imbarazzo sul viso di padre Antinori.
- Come?
- Gabriel, in passato ho fatto i miei errori e sono stato cieco a non comprendere alcune cose, ma non sono stupido. Ho capito che Claudia è importante per te, che ciò che vi unisce è molto forte. Perciò...non avere timori, ti ascolto.
Così il gesuità raccontò all'amico ciò che era accaduto nei giorni precedenti, dall'incidente di Claudia all'incubo che aveva fatto, tralasciando solo le parti più personali e private: sapeva di potersi fidare di lui ma sapeva anche che la visione di Isaia sul mondo era troppo ortodossa per comprendere davvero certe cose.
Dopo che ebbe ascoltato in silenzio il resoconto fatto da Gabriel, padre Morganti capì l'importanza della situazione e l'urgenza di trovare Serventi per evitare che altro male venisse liberato sulla Terra.
- La situazione è davvero critica. Dobbiamo unire tutte le nostre forze per trovarlo e riuscire a cancellare questo pericolo. Ne parlerò subito al Direttorio spiegando quanto sia fondamentale un intervento immediato. Vedrai che in pochi giorni ci saremo organizzati e avremo elaborato un piano d'azione.
- Grazie Isaia, sei davvero un amico! E grazie anche per aver capito.
- Non ti preoccupare Gabriel, ce la faremo anche questa volta.
Nonostante il problema restasse, ora il giovane Antinori sapeva di non essere solo in quella battaglia e il peso che sentiva addosso si era alleggerito, seppur di poco.
Uscì dalla Congregazione con la consapevolezza di avere una possibilità, di avere ancora una carta da giocare nella partita contro il male; anche se non aveva più Claudia al suo fianco, la Chiesa non gli aveva voltato le spalle.

Il cellulare suonava insistente e Gabriel non aveva molta voglia di rispondere, ma quando vide il nome sul display premette immediatamente il pulsante verde:- Pronto?
- Gabriel, scusami per prima. Mi dispiace di essermi comportata in quel modo. Potresti venire a casa mia?...ho bisogno di parlarti...
- Ma certo, arrivo subito.
Fu quando chiuse la chiamata che si accorse di quello che era appena successo: Claudia l'aveva chiamato, si era scusata con lui e l'aveva invitato da lei. E lui ovviamente aveva accettato all'istante, senza riflettere, senza pensare al significato di quella telefonata, senza chiedersi cosa fosse cambiato in quelle poche ore che erano trascorse dall'ultima volta che l'aveva vista, da quando si era umilmente ritirato, da quando aveva gettato la spugna.






Lo so, è passato davvero tantissimo tempo dall'ultima volta che ho aggiornato questa storia, ci ha messo meno tempo Omero a scrivere l'Odissea, sono imperdonabile, mi odiate, nessuno ha più voglia di leggere questa ff...ma io pubblico lo stesso! =)
A parte gli scherzi, mi dispiace davvero di averci messo una vita a pubblicare un nuovo capitolo ma ho avuto un periodo un pò complicato (come se l'università non bastasse ci si è messa anche la vita privata a sconvolgermi) ma ora sono tornata e spero che ci sia ancora qualcuno che abbia voglia di leggere questa fanfic e magari darmi un suo parere; ovviamente siete liberi di insultarmi, me lo sono meritato!! ;)
Detto ciò, vi lascio e vado a scrivere...il prossimo capitolo sarà mooolto interessante.
Un abbraccio a tutti e scusatemi ancora per l'attesa infinita.
Carly

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