Fragments

di Herit
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Three years old [Tiernàn] ***
Capitolo 3: *** Five years old [Tiernàn] ***



Capitolo 1
*** Three years old [Tiernàn] ***


Fragment 1: 3 years old.



Ti guardo per l'ultima volta mentre vado via



    Tiernàn ha tre anni e gli occhi verdi quando la conosce per la prima volta.
    Sua madre è stesa sul pavimento, pallida come mai lo è stata in vita sua. I bei capelli biondi che tanto gli piaceva toccare prima di addormentarsi, sparpagliati malamente sul pavimento. Ha gli occhi aperti, rovesciati all'indietro e cupi. Anche la mamma ha gli occhi verdi. Sorridono sempre con un che di ammiccante, malizioso, ma è qualcosa che lui ancora non può riconoscere. Ed è fredda. La mamma è tanto fredda.
    Tiernàn ha tre anni, ma gli hanno già detto come deve comportarsi un bravo ometto.
    Deve mettere via i giocattoli che usa, prima di tirarne fuori degli altri. E deve abbracciare la mamma quando è triste. Lui abbraccia sempre la sua mamma. Ed ora che sembra avere tanto freddo le sta accanto sperando di scaldarla. Si è addirittura avvolto le sue braccia inizialmente rigide attorno alle spalle gracili ed ossute. La mamma fa sempre così, quando lui non riesce a dormire, quindi magari adesso lei chiuderà gli occhi e domani gli sorriderà con dolcezza, come ogni mattina.
    Tiernàn ha tre anni e i capelli di un rosso carota quando la conosce per la prima volta.
    Dei signori vestiti tutti di blu con delle scritte bianche sulla giacca sono entrati in casa sua dopo aver bussato più volte. Lui non ha aperto la porta, però. Non arriva alla maniglia ed è troppo stanco anche solo per alzarsi. E' tanto che sta lì con la mamma: fuori la luce si è accesa e spenta già due volte. Ora c'è quella più pallida dei lampioni. Ha pianto per la fame, non sa nemmeno lui bene quando, ma lo stesso la mamma non si è alzata e lui si è sfinito ancora di più. Frigna di nuovo, quando un signore con il giubbotto blu lo allontana da sua madre. Le braccia magre dalla denutrizione allungate verso la donna ed una manona che gli copre gli occhi, sussurrandogli che va tutto bene.
    Tiernàn ha tre anni, gli occhi ingenui di un bambino ed i capelli rossi tagliati corti, quando la conosce per la prima volta.
Lo dice uno di quei signori. La sua mamma è stata uccisa dalla Maria.





Dunque... diciamo che so che ho tante cose da fare... ma
questa cosina legata ai miei pg mi sta molto a cuore.
Sono dei frammenti di loro. Sono personaggi che ho creato per un gdr
e che sono poco a poco andati perduti con la chiusura di questo.
Volevo dargli uno spazio. Dare uno spazio al loro passato. Al loro bg.
Forse poi elaborerò storie singole per ognuno di loro.
Intanto parto con Tiernàn. E' quello che amo di più. Chi mi conosce, lo sa.
Saranno sfasati, i capitoli. Non saranno unitari
almeno fino a quando le loro vite non si intrecceranno. Ed accadrà, posso assicurarlo.
Una lista veloce dei pg? Tiernàn, Noel, Jeremy, Kaden, Christian...
spero apprezzerete ognuno di loro (:

Chiara

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Capitolo 3
*** Five years old [Tiernàn] ***


Fragment 2: 5 years old



Ti ascolto respirare.
Non scatto la fotografia.
Non porterò nessuna traccia dentro me: niente che dovrò rimuovere.



Tiernàn ha cinque anni e ci sono due spesse lenti a coprirgli gli occhioni verdi, timorosi.

Davanti al suo visetto ovale e dai tratti morbidi, spessi baffi neri a far da cornice ad una bocca che somiglia alla sua. Un cuore che si infrange ogni volta che quei frammenti rossi si muovono. C'è un signore dall'aria austera davanti a lui; gli ha appena detto di chiamarlo “nonno”. Ma quel signore – Aalan – non ha proprio la faccia da nonno. Infondo, i nonni non dovrebbero essere tutti bianchi? Quel signore, invece, ha ancora tutti i capelli sulla testa. E sono ancora tutti scuri. Solo qualche peletto bianco fa la sua comparsa sulla sommità del suo capo.

Tiernàn ha cinque anni, un caschetto di capelli rossi e quegli occhiali enormi che gli ricadono malamente sul nasino un po' all'insù che si ritrova. Quello che gli conferisce un'aria un po' smorfiosa.

Ma lui sta nascosto dietro alla gonna di una delle maestre dell'orfanotrofio, che parla con il “nonno”. Dice che finalmente tutti i documenti sono in ordine e che possono portarlo via con loro. “Loro”. C'è una donna, con il “nonno”. Ha il portamento di una vecchia signora per bene. E' dritta ed un po' impettita, ma è una bella “nonna”, se così può chiamarla. Magra come un giunco, emana un dolce e leggero odore di gelsomino. Si chiede se davvero dovrà chiamarla “nonna”. Non è un po' troppo giovane? Le nonnine, come le descrivono le sue maestre nelle favole, hanno tutte i capelli bianchi e portano caldi scialli di seta. Donne pasciute e dall'aria bonaria.

Si stringe alla gamba della maestra, nascondendosi ancora di più dietro a lei. Stringe un lembo dei corti pantaloni dalla fantasia a scacchi neri e verdi con le dita lunghe e sottili – dita da pianista -, mordicchiando il colletto della camicetta bianca che indossa. Gli hanno già detto come dovrebbe comportarsi: come un bravo ometto. Come gli diceva la mamma. Ma la sua mamma non è più lì.

Tiernàn ha cinque anni e le guance imporporate dolcemente da una timidezza tutta infantile.

Guarda i suoi “nonni” e la maestra con una tacita domanda negli occhi. Cosa deve fare? Guarda quelle mani tese verso di lui e semplicemente piange. Lacrime. Stille di cristallo che piovono dai suoi occhi di smeraldo. Piange e si rannicchia a terra, debole come un germoglio che ha appena allungato qualche pallida foglia verso il sole. Eppure c'è un calore confortevole. Due braccia che lo stringono dolcemente donandogli un calore forse dimenticato, da quella creaturina smarrita. Piange tra quelle braccia. Chiama la mamma, ma la mamma non può tornare: la mamma non c'è più da due anni. E allora chiama la nonna e c'è ala gentilezza di un bacio un po' impacciato tra i capelli.

Tiernàn ha cinque anni e gli occhi verdi coperti da occhiali troppo spessi. I capelli rossi, una volta a caschetto, non ci sono più. Sono corti. Pratici. E scopre per la prima volta di poter volare.

Lascia Phoenix assieme ai nonni. La guarda dall'alto con il naso schiacciato contro il finestrino.

Lascia la mamma. L'ha salutata già due giorni prima. Ha salutato la sua lapide bianca lasciata a sé stessa in mezzo ad altre lapidi bianche che per lui non hanno nome.

Lascia tutto a terra e si addormenta: quei cinque anni saranno solo il ricordo di un sogno, al suo risveglio.





*Herit fa un saltino* Scusatemi, ma sono di corsissima
che ho gli esami alle porte e devo studiare D:
Perdono! Perdono! Perdono!
Ah! I versi di incipit al capitolo precedente e di questo
provengono dalla canzone  "non è mai un errore" di Raf.
Qualunque diritto appartiene al cantante v_v
Detto ciò... fuggoooooooooo!

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