I want my daughter back

di Neko
(/viewuser.php?uid=29466)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Nostalgia ***
Capitolo 3: *** Insegnante? ***
Capitolo 4: *** Decisione ***
Capitolo 5: *** Il nuovo team ***
Capitolo 6: *** Sensazione ***
Capitolo 7: *** Misteri ***
Capitolo 8: *** Il villaggio di Onpu ***
Capitolo 9: *** il potere degli Uta ***
Capitolo 10: *** Rivelazioni ***
Capitolo 11: *** Shoccante rivelazione ***
Capitolo 12: *** Svelare il proprio passato ***
Capitolo 13: *** Aiuto reciproco ***
Capitolo 14: *** Luce e buio ***
Capitolo 15: *** Privazione ***
Capitolo 16: *** Ritrovamento ***
Capitolo 17: *** Casa dolce casa ***
Capitolo 18: *** La mia vita a Konoha ***
Capitolo 19: *** Il ricatto ***
Capitolo 20: *** Kumiko ***
Capitolo 21: *** Inganno ***
Capitolo 22: *** Prigionia ***
Capitolo 23: *** Nel covo ***
Capitolo 24: *** Imprevedibile ***
Capitolo 25: *** Unione di forze ***
Capitolo 26: *** ritiro ***
Capitolo 27: *** Famiglia ***
Capitolo 28: *** felicità ***
Capitolo 29: *** I pregiudizi di una persona ***
Capitolo 30: *** L’inizio del caos ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­

Ciao a tutti!!! Dopo tanto tempo mi sono decisa a continuare con il seguito di “Da allievo a maestro”.

So che a molti il finale di quella fic non è piaciuta, ma spero di farmi perdonare con il continuo. ATTENZIONE: per chi non seguisse il manga giapponese vi è un piccolo spoiler sul nome di Kyuubi.

Fatemi sapere e  buona lettura.

Neko =^_^=

I want my daughter back

Prologo

 

Pov Naruto

 

Tanti anni erano ormai passati dal giorno che cambiò completamente la mia vita e quella di Sakura.

Quel giorno avrebbe dovuto essere il più bello delle nostre vite e invece si era trasformato nel peggior incubo che un genitore possa mai avere.

Sei anni erano trascorsi con l’esattezza e la nostra bambina non era qui con noi a scoprire le cose meravigliose che il mondo poteva offrirle, come anche le cose spiacevoli che potevano sorprenderci in certi momenti della nostra esistenza.

Quando essa venne alla luce, ci trovavamo in una situazione drammatica. Eravamo nel covo del nemico, di uno dei più insidiosi che si sia mai messo sulla nostra strada.

Se non fosse per i miei tre allievi Miiko, Sora e Eichi, che aiutarono Sakura a partorire, non sapremmo nemmeno che si trattava di una bambina.

Non ebbi il tempo di vederla o di stringerla tra le mie braccia, perché Kabuto la strappò dalle braccia materne, dopo il suo primo urlo, scomparendo senza lasciare la ben che minima traccia dietro di sé.

Avrei tanto voluto sapere come erano i suoi capelli, i suoi occhi, il suo nasino, la sua bocca. Ero curioso di sapere se somigliava di più a me o a Sakura, sia fisicamente che caratterialmente. Invece tutto questo ci era stato negato per colpa di quel bastardo.

Inizialmente credevamo che il suo rapimento fosse dovuto al fatto che Kabuto l’avrebbe usata come merce di scambio per ottenere quello che voleva, cioè il sottoscritto o per essere precisi quello che il mio corpo racchiudeva, ma i suoi interminabili silenzi, ci fecero capire che aveva ben altro per la testa.

Il suo scopo era un altro, qualcosa che inizialmente non potei spiegarmi.

Sapevo solo che quell’essere aveva mia figlia e se essa stesse bene o meno, questo mi era impedito di saperlo. Ma in cuor mio sapevo che essa era viva e che calpestava la stessa terra su cui i miei piedi si posavano.

Era questa certezza che ci dava, a me e Sakura, la spinta di andare avanti e a non abbandonare le ricerche, ma gli anni passavano e i nostri vari tentativi furono inutili.

Kabuto era come sparito nel nulla.

Nemmeno il potere di Kyuubi riuscì a tornarmi utile.

Da quando avvenne la disgrazia, io e la volpe avevamo legato molto, tanto che il demone mi mise al corrente del suo vero nome: Kurama.

Mi sorprese il suo tentativo di avvicinarsi al sottoscritto, in quanto anch’essa a modo suo era riuscito a rendermi la vita un inferno, ma presto scoprii che anch’esso era sulla mia stessa barca e riusciva a comprendermi come nessun altro.

Da lì venni a scoprire un  fatto che mai avrei immaginato.

Quando appresi che mia figlia era stata rapita, non sentii solo il mio dolore, ma anche quello di Kurama. Venni a conoscenza che per ogni figlio che avessi generato, essendo lui legato a me, anch’esso avrebbe generato un cucciolo, che avrebbe abitato nel corpo dei miei figli.

L’unica differenza fra me e la mia prole sarebbe stata che ogni demone avrebbe condiviso il corpo con il suo jinchuuriki perché legati affettivamente, in quanto concepiti insieme, e non a causa di un sigillo.

Inaspettatamente due anni dopo, alla nostra famiglia si aggiunse un quarto elemento: Daiki, il nostro secondogenito. Non fu un tentativo di dimenticarci della nostra bambina, né tanto meno un modo per andare avanti senza di lei. Kumiko, il nome che io e Sakura scegliemmo per nostra figlia, sarebbe sempre rimastra nei nostri pensieri, in qualsiasi istante della giornata.

Daiki non fu programmato. Non volevamo avere altri figli per concederci maggiore tempo da dedicare alla ricerca di Kumiko, ma quando apprendemmo di lui, dovemmo cambiare i nostri piani. Avremmo continuato a lottare, senza però trascurare il nostro piccolino.

Nonostante tutto, entrambi ci sentivamo in colpa.

Daiki sarebbe stato protetto ad amato, mentre non eravamo stati in grado di proteggere nostra figlia.

Daiki era un bambino pieno di energie, dai capelli lisci e biondi, gli occhi un po’ a mandorla come mio padre, dello stesso colore di sua madre. Esso era parte di quella speranza che ci era stata rubata, perché aveva riempito parte di quel cuore che si era completamente svuotato.

Aveva solo quattro anni, ma aveva già le idee chiare. Sarebbe diventato ninja, con lo scopo di trovare sua sorella. Non gli avevamo mai tenuto nascosto la sua esistenza. Non ci sembrava giusto né nei suoi confronti, né verso quelli di Kumiko.

Eravamo estremamente protettivi verso di lui, cosa non sempre positiva, ma nessuno ci dava la colpa, dopo quanto successo.

Sakura aveva dimezzato il suo orario di lavoro, per stare con lui e permettere a me di svolgere il mio lavoro di ninja e di svolgere ulteriori ricerche.

Raramente capitava che nessuno dei due potesse stare con il bambino e in quei casi, lo affidavamo a Kurama. Dopo la nascita di Daiki, avevo reciso il sigillo, nonostante esso continuasse a vivere dentro di me di tanto in tanto. Non avevo timore che facesse del male al bambino, perché come accennato prima, a ogni mio figlio ne corrisponde uno suo.

Daiki infatti era nato con al suo interno un cucciolo di volpe con tre piccole code folte, che apparve vicino a lui dopo il suo primo starnuto.

Da allora di tanto in tanto, faceva la sua apparizione, per giocare con il bambino, ma solo se eravamo presenti noi membri della famiglia. Con altre persone, proprio come faceva Daiki per timidezza, rimaneva nascosto.

Kurama aveva chiamato il suo cucciolo Akai, per via del suo pelo rosso intenso.

Mi affezionai subito a quel cucciolo, in fin dei conti era come se fosse anche figlio mio e sapevo che anche Sakura provava gli stessi miei sentimenti.

Volevamo un gran bene ad entrambi e speravamo con tutto il cuore di poter conoscere le altre nostre “due figlie”.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Nostalgia ***


Capitolo 1: Nostalgia

 

Pov Sasuke

Ben sei anni erano passati da quando Kabuto era riuscito ad avere la meglio su di noi. Quella sconfitta bruciava ancora su tutti noi presenti quel giorno. Esteriormente poteva sembrare che tutto fosse tornato alla normalità, ma in realtà quel giorno era una grossa macchia nel nostro cuore che non si sarebbe mai estinta, soprattutto in quello di Naruto.

Esso si comportava, con le persone che non lo conoscevano nel profondo, come se non avesse mai avuto un solo giorno spiacevole in vita sua. Spesso infatti mi capitava di osservarlo al campo di allenamento n°3, dove di tanto in tanto allenava gli allievi  di altri jounin impegnati momentaneamente in altro, e lo vedevo sorridere, scherzare e solo di rado arrabbiarsi per qualche marachella compiuta dai giovani.

Solo ad un occhio inesperto poteva sfuggire la maschera che il mio amico aveva imparato ad indossare per mascherare il suo dolore, come anche il suo desiderio di voler tornare a insegnare.

Lo si leggeva negli occhi quanto quell’attività, anche se per poche ore alla settimana, lo aiutasse a svagarsi, ma lui aveva messo in chiaro le cose. Non avrebbe mai più fatto da insegnante finchè non avesse ritrovato la figlia. Voleva spendere le sue energie nelle ricerche e concentrarsi solo su quello, quando non era chiamato a fare il suo dovere come ninja della foglia.

Erano rare le volte in cui mi sembrava di rivedere il vecchio Naruto, senza quell’ombra di sofferenza che aveva preso a velare i suoi occhi, una volta luminosi e gioiosi, e questi rari  momenti in genere erano dovuti alla presenza del suo secondogenito. Un bambino che sembrava voler ripercorrere le orme del padre.

A volte mi capitava di soffermarmi a pensare alla piccola Kumiko e cercai di immaginarmi come avrebbe potuto essere. Spesso durante le missioni, mi domandavo se fra una di quelle bambine, che mi capitava di incrociare, potesse esserci lei, ma in nessuna di loro avevo trovato qualche caratteristica che potesse minimamente ricordarmi i miei due compagni di squadra. Oltre a questo fatto, non avevo nessun indizio di come potesse essere.

Io avevo solo sentito il suo pianto disperato di quando venne al mondo. Ho intravisto il nemico strapparla dalle braccia della madre e vidi i suoi genitori inermi, impossibilitati di porre rimedio a quanto stava avvenendo.

Naruto aveva perso i sensi per l’estenuante battaglia intrapresa e per le numerose ferite di entità grave che aggravavano sul suo corpo, una delle quali ero io l’artefice. Eichi, Sora e Miiko, furono gli unici a tentare l’impossibile, con risultati prevedibili in quanto, ancora genin allora, non potevano niente contro un nemico verso il quale nemmeno io e Naruto avemmo speranze.

Per quanto riguardava me, io fui il più patetico. I morsi dei serpenti, non provocarono in me nessun fastidio, grazie alla mia dimestichezza con quegli animali, ma la mia abilità innata, sulla quale avevo sempre fatto troppo affidamento, non servì a nulla.

Provai a fermare Kabuto con tecniche disparate, ma mi sentii vulnerabile per la mancanza di efficacia del mio sharingan.

Da allora compresi quanto in realtà io facessi troppo affidamento sulla mia abilità innata e questa mia debolezza si rivoltò contro me e i miei compagni.

Ma il vero problema fu un altro. Non solo i rinforzi arrivarono troppo tardi, ma Kabuto si era dimostrato al di sopra delle nostre capacità e continuava ad esserlo a distanza di anni.

Tutti noi eravamo vicino a Naruto e Sakura e ognuno di noi, durante le missioni, non perdeva l’occasione di cercare qualche possibile traccia di Kabuto e della piccola Uzumaki. Ma nonostante i nostri sforzi, Kabuto continuava a essere irrintracciabile, come se stesse preparando qualcosa di grande, che difficilmente avremmo potuto affrontare.

Quella era la nostra paura più grande. Trovarci nuovamente quell’essere davanti e non essere in grado di fare qualcosa per preservare le vite delle persone a noi care.

Per quanto riguardava la mia vita, procedeva tranquillamente. Se ci pensavo mi sembrava il colmo. Naruto era sempre stato una persona corretta, eppure ora si ritrovava a vivere una vita tormentata, al contrario della mia. Dopo tutti i miei sbagli e le stupidaggini commesse nella mia giovinezza, ora mi trovavo a svolgere un esistenza serena, con dei figli che esaudivano le mie aspettative, nonostante non facessi loro nessuna pressione, e una compagna che amavo e che ricambiava i miei sentimenti.

Ero addirittura riuscito a sottrarmi dall’incarico di insegnamento e a diventare un membro della squadra anbu, diventandone addirittura il capo squadra. Quest’ultima nomina la dovevo a Naruto. Era stato lui a propormi all’hokage.

Il mio compagno aveva nuovamente cambiato opinione sul sottoscritto e ora, se così si può dire, andavamo d’accordo.

La mia convinzione è sempre stata che in realtà esso non avesse perso fiducia nei miei confronti, ma era quello che voleva farmi credere o far credere a stesso, per proteggersi da una possibile nuova sofferenza, ma con il mio impegno e la mia determinazione a voler davvero proteggere Konoha e alle mie numerose ricerche verso Kumiko, Naruto aveva compreso che non vi era più alcuna possibilità che potessi compiere nuovamente qualche sorta di tradimento alle spalle sue o del villaggio.

Ormai avevo imparato la lezione e cercai di trasmetterla al meglio possibile anche ai miei figli.

 

Pov Shikamaru

Ogni settimana noi uomini ci incontravamo in una locande del centro, per stare un po’ insieme, bevendo del sakè. A volte si parlava tranquillamente del più e del meno, altre si litigava o si prendeva in giro qualcuno in particolare in modo scherzoso.

Quelle serate erano motivo di svago per Naruto, ma non sempre era presente con la testa, proprio come quella serata.

Aveva preso una coppa di gelato, dato il suo rifiuto di bere alcolici. Era stata proprio una sera in cui esso era in parte ubriaco che Kumiko era stata concepita. A suo avviso, se quella sera non avesse bevuto, niente di tutto quello che era accaduto, sarebbe avvenuto e sua figlia non si sarebbe ritrovata a fare chissà quale vita con un essere disgustoso.

Il gelato era ormai sciolto, dato la sua insistenza a mescolarlo con il cucchiaino. Non si riuscivano nemmeno a distinguere i gusti che aveva scelto e se Naruto non mangiava, significava che era di pessimo umore.

“Giornata no, eh?” gli chiesi abbozzando un sorriso.

Naruto annuì senza alzare lo sguardo “Chissà cosa starà facendo adesso!” bisbigliò.

Capii immediatamente a chi si riferisse e risposi “Data l’ora tarda, spero che sia a letto a fare la nanna  come tutti i bambini della sua età! O forse starà sveglia fino a tardi a..non so… giocare o qualcosa del genere, se somiglia a te!”

“Se somiglia a me alla sua età, sarà al buio nella sua stanza, con le ginocchia al petto a domandarsi cosa ha fatto di male per meritarsi quello che il destino le ha riservato!”

Ecco fatto, cercavo di tirarlo su di morale e invece ero riuscito a farlo deprimere ancora di più, facendogli ricordare la sua triste infanzia.

“Non sappiamo se Kabuto la maltratti, magari la tratta come se fosse sua figlia!” cercai di rincuorarlo in qualche modo, ma la verità era che nemmeno io credevo all’assurdità appena detta e dall’occhiata che mi aveva lanciato il mio amico, capì che la pensava esattamente come me.

Sospirai “La troveremo, abbi fiducia!”

“Sono sei anni che si dice così, eppure siamo sempre al punto di partenza!” disse sempre più sconsolato.

“Vero, ma se ti arrendi ora, non la troverai mai!” gli dissi.

Naruto mi guardò dritto negli occhi “Solo perché sono di pessimo umore, non significa che mi stia arrendendo. Non lo farò mai!”

Sorrisi “Ecco, ora ti riconosco”. Riuscii finalmente a strappargli un sorriso.

“Senti, mi sono appena ricordato di una cosa. Avrei una domanda da porti da parte di mia figlia” gli dissi, ricordando le ore interminabili in cui Shiori, mi aveva perseguitato supplicandomi di fare una particolare richiesta all’Uzumaki.

“Di cosa di tratta?”

“Come ben sai, Shiori quest’anno si diploma e si chiede se per caso hai intenzione di tornare a fare da insegnante!”

Naruto mi guardò con aria perplessa per poi sospirare “Ammetto che mi piacerebbe, ma sai come la penso sulla questione e non ho intenzione di cambiare idea!”

Rispose esattamente quello che mi aspettavo.

“Me lo immaginavo. Ora Shiori mi farà una testa tanto, affinchè ti convinca a tornare sui tuoi passi!” dissi, avvertendo già il mal di testa che quella peste mi avrebbe procurato.

Naruto mi osservò con aria confusa e mi chiese spiegazioni.

Shiori vorrebbe che tu fossi il suo insegnante. Dice che piuttosto abbandona la carriera ninja e se lo fa, Temari mi ucciderà in modo lento e atroce!” gli spiegai, ma questo non bastò al mio compagno.

“Perché proprio me? ci sono insegnanti anche più qualificati di me!” disse convinto di quanto diceva, e questa sua modestia, in quanto lui pensava che le cose fossero realmente così, mi infastidivano non poco.

“Lo sai bene che non è così. Saresti un ottimo insegnate e con Eichi, Sora e Miiko hai fatto un ottimo lavoro. E non sono solo io a pensarlo. Chiedilo all’Uchiha qui presente, che finge di farsi gli affari suoi, ma che in realtà si diverte a ficcare il naso in fatti che non lo riguardano” dissi lanciando un colpo d’occhio al mio vicino di tavolo.

Tsè!” fu l’unico commento che uscì dalla sua bocca.

Alzai gli occhi al cielo prima di riprendere “Comunque lasciando perdere se sei o meno idoneo a fare da insegnante, Shiori si è presa una cotta per te e anche piuttosto forte!” Sbuffai “E pensare che da bambina l’unico uomo della sua vita ero io!”

Naruto sorrise “Si ricordo. Diceva sempre che ti voleva sposare, mentre Temari le diceva di stare alla larga da uomini scansa fatiche come te!”

“In entrambi i casi, i suoi gusti in fatto di uomini sono discutibili!” disse Sasuke sfottendoci con un sorrisino sulle labbra.

“Mai pensato di farti cucire quella bocca?” disse Naruto guardandolo storto.

Sasuke sorvolò il suo tentativo di punzecchiarlo e disse “Perché non fai felice la piccola Nara e non le fai da insegnate?”

Vidi Naruto cambiare espressione e rattristarsi, ma l’Uchiha continuò “Fossi in te ci penserei!”

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Insegnante? ***


Capitolo 2: Insegnante?

 

Pov Naruto

Tornai a casa piuttosto tardi, tanto che non mi aspettavo di trovare Sakura sveglia. Di fatto tutto era spento e facendo il minimo rumore, rincasai.

Posai le chiavi nel solito piattino sopra il comò all’entrata e mi tolsi la mia solita tuta, rimanendo in T-shirt e boxer.

Andai successivamente in bagno a darmi una rinfrescata e mi guardai allo specchio. Da quanto la superficie specchiante mi mostrava, avrei proprio avuto bisogno di una bella dormita, ma ero sicuro che difficilmente sarei riuscito a prendere sonno.

Mi feci un giro per casa per assicurarmi che fosse tutto apposto, come per esempio che il gas fosse chiuso a dovere. Sapevo che Sakura era bene attenta, ma da quella volta in cui la rottura di un tubo, aveva reso l’aria satura di gas e tutti quanti rischiammo di saltare in aria, mi ero un po’ fissato. Fu solo grazie all’olfatto sviluppato di Kurama, se non accendemmo la luce appena rientrati.

Quando ripensavo al fatto, mi veniva in mente di desiderare quei sensi sviluppati che il mio amico aveva. Avrebbero fatto comodo in varie occasioni, soprattutto durante la sua assenza.

Controllato che tutto era apposto, entrai nella camera di Daiki. Esso dormiva beatamente, con il suo visino illuminato dai deboli raggi della luna e dalla lucina azzurra, perennemente accesa per scacciare, come sostenevano lui e Akai, i mostri da sotto il letto. Gli accarezzai dolcemente i capelli, per poi passare la mano sul morbido manto di Akai che gli dormiva acciambellato vicino alla testa.

In quel momento mi accorsi che Kurama si era manifestato al mio fianco, per osservare i due dormire. A vederlo con quell’aria intenerita, dimenticavo che in realtà esso era un demone. Sembrava solo un padre follemente innamorato della sua creatura.

Uscii dalla stanza socchiudendo la porta della camera e mi recai in salotto. Mi gettai di peso sul divano, troppo corto perché potessi sdraiarmi comodamente. Kurama mi seguì, ma rimase a una certa distanza, nel buio del corridoio, ad osservarmi. Furono i suoi occhi, che riflettevano la poca luce nella stanza, a indicarmi la sua posizione.

Restava fermo e mi osservava.

Lo ignorai inizialmente, ma dal suo atteggiamento capii che voleva parlarmi di qualcosa.

“Se hai qualcosa da dire, fallo e basta. Non è da te rimuginarci sopra!” dissi a bassa voce, portandomi un braccio sopra gli occhi.

Andò subito al punto “Shikamaru e Sasuke hanno ragione”

Sussultai e lo guardai.

“Dovresti tornare a insegnare!”

Alzai gli occhi al cielo e non dissi niente. Infastidito la volpe mi si avvicinò, dicendomi “è inutile che fai finta di non avermi sentito!”

“Lo sai che non posso!” dissi in un sussurro.

“Non puoi o non vuoi?” disse muovendo le tre code che al momento possedeva “Sinceramente sull’ultimo punto avrei i miei seri dubbi!”

Mi infastidii alquanto la sua insinuazione. Infondo cosa poteva saperne di cosa volessi o meno.

“Ti ricordo che vivo dentro di te per la maggior parte delle volte e sento tutte le tue emozioni. So tutto quello che ti passa per la testa.” Mi ricordò.

Lo guardai con non curanza, per poi accorgermi che il suo sguardo era serissimo.

Naruto, ti conosco meglio di quanto tu conosca te stesso. Lo so che non vuoi tornare a insegnare per cercare Kumiko, ma è anche vero che molte volte sei bloccato qui al villaggio, senza nulla da fare, perché non hai il consenso di mettere piede fuori Konoha. Che senso ha starsene qui a girarsi i pollici, quando potresti istruire la nuova generazione a diventare dei buon ninja? Non ci vedo niente di male!”

“Non me la sento. Io…” iniziai col difendermi, ma Kurama non mi fece terminare, facendomi notare qualcosa a cui non volevo minimamente pensare.

“Se non trovassimo mai le nostre cucciole? Non ti è mai passato per la testa una cosa del genere?” ringhiò nervosamente.

Mi rabbuiai. Avevo sempre fermato sul nascere quel pensiero. Troppo doloroso da affrontare.

“Non hai mai pensato che tua figlia, ignara del fatto che Kabuto non sia il suo vero padre o parente o qualsiasi altra scusa quell’essere si sia inventato, non voglia tornare qui?”

Mi vennero i brividi al solo pensiero che Kumiko potesse, anche solo lontanamente, affezionarsi al suo stesso rapitore.

“Forse un giorno potremo anche trovarle, ma potrebbe capitare anche fra anni, quando ormai non avranno più bisogno di noi…lo so è doloroso ammetterlo, ma la vita deve andare avanti. Abbiamo entrambi un altro cucciolo di cui occuparci e senza dimenticarti di Kumiko, puoi benissimo  dedicarti alle cose che ami fare. Sento che desideri tornare a insegnare e farlo ti aiuterebbe anche a essere meno stressato. Inoltre, chi può dirlo, magari proprio durante una missione svolta con i tuoi allievi, potrai incontrarla. In più se temi che le tue ricerche possano diminuire, allora mi darò maggiormente da fare. Starò fuori giorno e notte se questo può farti stare più sereno. Inoltre non dimenticare che tutti i tuoi amici stanno dando il meglio per aiutarti nelle ricerche e puoi scommetterci che tutto questo prima o poi porterà a qualcosa, ma tu non rinunciare ulteriormente a quello che ti piace!” disse infine Kurama con le orecchie abbassate e lo sguardo verso il pavimento. 

Con una sola occhiata capii i suoi pensieri.

“Non ti ho mai accusato di niente Kurama. Non è colpa tua. Le cose dovevano andare così, questo è tutto!” dissi.

La volpe alzò lo sguardo non convinto “Se io non fossi stato soggiogato da Madara, non sarei stato rinchiuso in te e non ti avrei rovinato la vita!”

“Non me l’hai rovinata tu, ma coloro che volevano te!” dissi seccato.

“Non fa differenza!” disse sbuffando.

“La differenza c’è ed è abissale. Sono stati esseri malvagi a far sì che tutto ciò avvenisse e tu non sei quello che si può definire malvagio!” dissi convinto.

“Attento a come parli!” mi disse infastidito.

“Senti, sarà pure disonorevole per te in quanto demone, ma io non vedo traccia di malvagità in te. Guarda come ti comporti con Akai e Daiki, quello che hai fatto per me diverse volte aiutandomi, e ora stai cercando di rendere la mia vita migliore. Per me questo non è essere cattivi!” gli feci notare.

“Tu non sai cosa ho fatto!” disse Kurama abbassando lo sguardo.

“Si lo so cosa hai fatto!” dissi convinto “inoltre è una cosa del passato e tu sei cambiato da allora. Non sei più quel demone carico di odio!”

“Non mi riferisco alla distruzione del villaggio!” disse con aria dispiaciuta.

Mi stupii di quel suo comportamento. Aveva fatto qualcosa che lei riteneva grave e imperdonabile, ma alla mia domanda di cosa avesse combinato, tacque.

“Non importa. Io ho fiducia in te Kurama!”

“Allora seguirai il mio consiglio di tornare a insegnare?” mi disse e lì i dubbi tornarono a farsi sentire. Il silenzio piombò in casa, ma una voce femminile si fece udire nella stanza.

Kurama ti ha dato un buon consiglio, Naruto!”

 

Pov Sakura

Mi svegliai che erano le due passate e allungando la mano, alla ricerca del calore del corpo di Naruto, mi accorsi che la postazione era vuota.

Esso non era ancora rientrato e pensai bene di insultarlo il mattino dopo, fin quando il mio udito non captò un rumore di passi.

Aspettai diversi minuti in attesa che Naruto mi raggiungesse sotto le coperte, ma quando non lo vidi entrare, mi alzai per andare a controllare che tutto fosse a posto.

Non sospettai minimamente che potesse trattarsi di un ladro. Naruto aveva una camminata tutta sua, impossibile da confondere, oltre il fatto che il rumore delle unghie di Kurama sul pavimento, aiutavano il riconoscimento dei passi.

Mi alzai e lentamente scesi al piano di sotto, verso il salotto, da dove sentivo provenire le voci di quei due.

Mi misi in ascolto.

Capitava spesso che Naruto avesse difficoltà ad addormentarsi, capitava anche a me nei giorni più neri, solo che quei momenti di insonnia erano resi più rari dal lavoro in  ospedale, la casa, fare la mamma e le missioni ninja, oltre al fatto che Naruto in quei momenti mi stava accanto riuscendo a darmi coraggio. Non so cosa avrei fatto senza di lui.

Tutti mi definivano una donna forte, ma anche le donne forti possono crollare e io non ero così forte come molti pensavano.

Ascoltai ogni singola parola, finchè non giunse il momento per me di intervenire.

 Kurama ti ha dato un buon consiglio, Naruto!” dissi facendomi vedere, per poi continuare “Non ti sto assolutamente chiedendo di smettere di cercare, come nemmeno lui, ma se è una cosa che ami, non vedo perché rinunciare a insegnare! Anche io mi impegnerò maggiormente nelle ricerche!”

“Sakura, ti occupi già di troppe cose. È compito mio ritrovare Kumiko, sono io che l’ho lasciata portare via!” mi disse, stringendo fortemente i pugni.

“Neanche io ho fatto molto per impedirlo se è per questo e sento di non fare abbastanza per ritrovarla!” ammisi.

Esso si alzò da divano e mi fu davanti e afferrandomi per le spalle mi disse “Per favore Sakura, avevi appena partorito, eri stremata, come potevi anche solo pensare di riuscire a fermare Kabuto? Inoltre tu fai molto per lei. Continui ad amarla con tutto il tuo cuore ogni giorno. È sempre presente nelle tue preghiere e mantieni il suo ricordo vivo nel cuore di Daiki, nonostante non abbia la minima idea di chi sia. Quindi non venirmi a dire che non fai niente per lei!”

Abbozzai un sorriso  alla dolcezza di Naruto “Forse, ma farò di più se tornare a fare il maestro può esserti di aiuto!”

Lo sentii sospirare e con la coda dell’occhio vidi qualcosa muoversi.

“Dove stai andando?” chiese Naruto a Kurama che si trovava a pochi metri dalla porta di casa.

“Che domande, cominciò col darmi da fare e cercare le nostre cucciole!” disse per poi sparire.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Decisione ***


Capitolo 3: Decisione

 

Pov Kakashi

Non ne potevo più di stare giorno dopo giorno, in quella stanza a firmare carte e assegnare missioni ai ninja al servizio di Konoha. Era noioso e l’azione mi mancava.

Mi domandavo se intraprendendo una lotta, sarei riuscito a combinare qualcosa di buono. Mi sentivo piuttosto arrugginito e sentirmi chiamare vecchio da mio figlio, non era di gran conforto.

Presi il mio caro e affezionato libro, ormai consumato dal tempo e cominciai a sfogliarlo distrattamente, quando la porta del mio ufficio si spalancò improvvisamente, facendomi prendere un colpo.

“è così che lavori?” disse il nuovo entrato, beccandomi in fragrante.

“Hai bisogno di qualcosa Naruto?” dissi osservandolo con l’occhio destro.

Lo vidi afferrare una sedia e sedersi dalla parte opposta alla mia.

Mi disse che voleva parlarmi e rimasi stupido dalla proposta che mi fece.

“Tu vuoi tornare a insegnare? Non è che per caso vorresti diventare anche Hokage? Ti lascio il posto molto volentieri!”

Abbozzò un sorriso.

“Ho già fatto fatica a considerare l’idea di tornare a insegnare, non provare a mettermi altre strane idee in testa. Voglio avere sempre del tempo a disposizione per cercare mia figlia, cosa che non avrei se accettassi la carica di hokage. Kurama ha deciso che nei momenti in cui sarò impegnato, sarà lui a indagare e di lui ci si può fidare più di chiunque altro!”

“Quindi è questa la tua riconoscenza verso noi altri?” disse Sasuke, sbucando anche lui improvvisamente, appoggiato alla porta con le braccia conserte.

“ Idiota, vi sono più che riconoscente!” rispose il figlio del mio sensei.

“Non dicevo sul serio, dobe!” disse l’Uchiha abbozzando un sorriso.

“Scusa tanto, ma mi è difficile pensare che tu possa scherzare!” disse Naruto.

“Ok, è mattina presto eppure siete riusciti già a stuzzicarvi!” dissi sconsolato, ma allo stesso tempo sereno.

Era bello vedere come alcune cose non cambiassero mai.

 “D’accordo Naruto. Ti prenderò in considerazione per l’insegnamento!” Gli dissi, ma lo vidi pensieroso.

“Perché quella faccia?” gli domandai, risvegliandolo dai suoi pensieri.

“Eh? no…niente, stavo solo pensando se facevo bene a rimettermi in carreggiata, prima che sia troppo tardi! Appena alzato, ero certo di quello che volevo, ma ora ho qualche ripensamento!” mi disse sospirando.

Lo osservai per qualche secondo, dopo di chè presi a compilare un documento, lo firmai e ci misi il timbro di Konoha sopra.

Bhe che tu abbia ripensamenti o no, ormai ho firmato e timbrato i documenti appositi per la richiesta di insegnamento. Non puoi più tornare indietro!”

Naruto mi guardò confuso “Posso sempre dare le dimissioni.”

“Non prima di sei mesi. Sono le regole!” gli dissi, il che poi era un balla bella e buona, in realtà potevo strappare il documento, ma non volevo che si tirasse indietro. Anche a parer mio, il fatto che Naruto insegnasse era una buona idea. Era un ninja con dei valori, capace di trasmetterli a chiunque, anche alla persona da cuore più chiuso e ne avevo la dimostrazione davanti ai miei occhi. Sasuke era l’uomo che era solo grazie a Naruto.

Senza sarebbe stato perso altrimenti.

Naruto sospirò e si alzò dalla sedia e prima di andarsene, mi guardò e mi ringrazio.

“Mi ci voleva una spinta!”

 

Pov Sasuke

“Hai fatto bene secondo me!” dissi a Naruto dopo qualche minuto

“Non ti ho chiesto nessun parere mi pare!” mi disse lanciandomi un’occhiata.

“Lo so, ma volevo toglierti di dosso la tua solita stupida incertezza!”

Bhe non basta così poco. L’incertezza andrà via quando mi ritroverò i tre genin da allenare…forse. Tu piuttosto, sei venuto dall’hokage solo per impicciarti degli affari  miei?”

Abbozzai un sorriso “No, dovevo chiedere una cosa a Kakashi per quanto riguarda la mia prossima missione a capo della squadra Anbu!”

“Pericolosa?” m chiese facendosi interessato.

Alzai le spalle “Una tipica missione di livello S, una bazzecola!”

“Missione tanto semplice, che per poco l’ultima volta ti facevi quasi ammazzare! Se non ci fossi stato io a salvarti le chiappe a quest’ora…”

…sarei esattamente dove mi trovo ora. Avevo la situazione sotto controllo!” volli appurare.

“Si, come no!” mi disse con aria di scherno.

Lo guardai storto, anche se aveva ragione.

Quella volta avevo sottovalutato la missione e per poco non ci avrei rimesso le penne, se Naruto non si fosse trovato nei paraggi, per pura fortuna, e mi avesse soccorso. Però a causa di quell’evento aveva dovuto sospendere le ricerche e ogni tanto gli piaceva farmi sentire in colpa.

Lasciai il mio amico per dirigermi dalla mia squadra di ninja e per dare loro istruzioni sulla missione che ci era stata affidata. Spiegai loro le cose nei minimi dettagli e i piani che avevo ideato durante il tragitto. Anche mentre parlavo con l’Uzumaki il mio cervello era in moto.

Fummo presto pronti per partire.

Sarei mancato dal villaggio per un mese circa. Dovevamo recarci oltre i confini ninja per una missione di spionaggio. Si rischiava che i paesi ninja e quelli dei samurai, entrassero in conflitto tra loro. Questa missione serviva per scoprire se ci fosse un modo per impedire, una guerra di enormi dimensioni che avrebbe portato la morte di molte persone.

Era altamente rischiosa, non solo perché se ci avessero scoperti e catturati ci avrebbero ucciso senza indugi, ma anche perché una volta scoperti, avremmo condannato i paesi ninja.

Cominciammo a saltare di albero in albero, molto in fretta. Il viaggio era molto lungo e avrebbe richiesto come minimo quattro giorni di viaggio per giungere ai confini dell’ultimo paese ninja. Altri tre per arrivare al luogo indicatoci da Kakashi.

Non passò molto tempo dalla mia partenza quando avvistai qualcuno a me conosciuto.

Camminava lentamente e sembrava alquanto provato.

Scesi a terra davanti a lui, il quale non fece una piega vedendomi apparire improvvisamente.

“Avevo sentito il nauseabondo odore di un Uchiha!” mi disse prepotentemente.

“Salve anche a te Kyuubi! Se sapevo di nausearti così tanto avrei fatto finta di non notarti!” gli dissi tranquillamente. Ormai potevo tranquillamente provocare quel demone che aveva seminato terrore per diversi anni nel villaggio della foglia. Era diventato una sorta di amico per noi conoscenti di Naruto, mentre per altri continuava a rappresentare una minaccia, ma non  osavano dire niente per timore della collera di Kyuubi e di Naruto e fra i due, non saprei dire chi spaventava di più il villaggio.

Ci fu silenzio per un po’ quando Kyuubi, guardandosi intorno, mi fece segno di allontanarci. Dissi alla mia squadra di riposare, mentre seguivo la volpe.

“Parla, hai trovato qualcosa?” gli chiesi.

“L’ho sentito. Ho sentito nuovamente un chakra molto simile al  mio!” mi disse.

“è la seconda volta che lo percepisci se non sbaglio!”

“Terza, ma la prima era stato così breve che pensai di essermelo immaginato!” mi rivelò “Sono in queste terre. Kumiko e mia figlia sono qui da qualche parte!”

Lo guardai  scettico.

“Sicuro di non aver intercettato il chakra di Akai?”

Lo vidi scuotere la testa. “Conosco molto bene il charkra di Akai, questo è diverso, oltre al fatto che è più femminile.”

“Potrebbe essere un altro demone con la coda?” chiesi.

“Ti devo ricordare che Kabuto li ha rubati a Madara e che ora se li tiene ben stretti? A meno che non li abbia liberati, cosa di cui dubito, c’è solo un altro demone codato in giro. Perché tutte queste domande? Sembra quasi che tu non creda possa trattarsi di mia figlia e Kumiko!”

Sospirai “Semplicemente non vorrei dare false speranze a Naruto e vederlo soffrire ancora!”

“Il problema non si pone, perché noi non diremo niente a Naruto!” mi disse con un tono che non tollerava repliche.

Lo guardai sorpreso di tali parole.

“Come puoi dire questo? Se abbiamo qualche traccia di sua figlia, perché dovremmo tenerlo all’oscuro?” le chiesi contrariato, ma cercando di contenermi.

“Per lo stesso motivo che mi hai detto tu!” mi disse, sorprendendomi.

“è vero, sono convinto che si tratti di Kumiko, ma sono ancora troppo lontani perché possa essere individuata, inoltre questo chakra è udibile solo pochissime volte e per pochi istanti, come se mia figlia non uscisse mai dal suo contenitore umano o abbassasse il suo chakra per qualche ragione. Quindi perché dirgli che l’abbiamo trovata, quando in realtà non è così?”

Mi disse tutto a testa china. Mi guardò solo all’ultima frase e fui stupito di vedere i suoi occhi. Era proprio come quelli di Naruto, carichi di sofferenza. Non avevo mai pensato che anche al demone potesse mancare tanto una figlia. Lo avevo sempre paragonato a un animale, al quale alla perdita di un cucciolo, va avanti come se niente fosse, invece mi resi contro che Kyuubi era molto più umano di quanto avessi mai pensato.

“D’accordo, non dirò niente a Naruto! Tu però continua a tenermi aggiornato!”

La volpe annuì per poi incamminarsi nuovamente.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Il nuovo team ***


Capitolo 4 : il nuovo team

 

POV Naruto

Un altro mese era trascorso e di Kumiko ancora niente. Kurama  faceva le ore piccole pur di portare avanti quello che si era prefissato, ma aumentare le ore di ricerca per farmi un piacere, non era stata una buona idea.

Tornava spesso tardi con aria stanca e soprattutto, la cosa che mi faceva sentire maggiormente in colpa, era il fatto che passava poco tempo con Akai. A volte lo obbligavo a stare a casa  a trascorrere del tempo con lui, anche se più che un obbligo per la volpe era un piacere.

Finalmente il giorno dei diploma era arrivato e presto Konoha si ritrovò nuovamente invasa da una moltitudine di genin, convinti di essere capaci di grandi imprese.

Diversamente da come mi aspettavo, la mia squadra si ritrovò composta da due ragazze e un ragazzo. Due li conoscevo bene, la terza un po’ meno, ma ero alquanto incuriosito dalla sua misteriosa discendenza.

Fui decisamente sorpreso di ritrovarmi Shiori in squadra. Se la sua cotta nei miei confronti era reale, non la consideravo una cosa positiva che fosse capitata con me. Poteva distrarla parecchio e soprattutto avrei avuto qualche problema se si fosse dovuto mettere in chiaro alcune cosette.

Quella bambina di quattro anni che tempo addietro mi correva incontro per essere presa in braccio e giocare con me, era ormai cresciuta. Mi venne un po’ di nostalgia a pensare a quanto il tempo trascorresse veloce. Assomigliava molto a Shikamaru, avevano all’incirca lo stesso quoziente intellettivo, ma quello della ragazza era inferiore, dovuto alla impulsività che aveva preso dalla madre. Aveva lo stesso tipo di capelli del padre, lasciati liberi al vento. Solo quelli davanti erano tirati indietro in una piccola codina, legati da un elastico che le avevo regalato io all’età di otto anni. I suoi occhi erano cerulei come quelli di Temari e le impreziosivano quel viso di bambina che cominciava a trasformarsi in quello di una donna, ma la cosa che più mi preoccupava era il carattere identico a quello della madre. Questo significava solo una cosa: guai in vista.

Poi vi era una ragazza dai capelli lunghissimi di un celeste chiaro tendente al bianco e dagli occhi azzurro chiaro. La sua pelle era pallida, ma non stonava affatto. Il suo nome era Merodi Uta.

Apparteneva a un clan nuovo di Konoha.

Erano giunti al villaggio da qualche mese. Si diceva che il loro villaggio d’origine era stato distrutto da un brutto terremoto e i pochi sopravvissuti erano stati accolti nel nostro villaggio. Erano anch’essi del paese del fuoco, nonostante si trovasse quasi al confine, per questo non vi erano state poi troppe polemiche da parte dei cittadini ad accoglierli tra noi.

Sapevo che era un clan potente, anche se il loro potenziale era considerato comunque inferiore al byakugan e allo sharingan.

Comunque fosse il loro potere rimaneva per me un mistero.

Infine vi era un ragazzino che ben conoscevo e che se non avessi saputo le sue origini, non avrei mai identificato con il padre. Era Fugaku Uchiha. Il cognome poteva anche essere associato a un carattere distaccato e freddo, ma quel ragazzino era il contrario, simpatico e con una vitalità tutta sua. Mi ricordava molto la madre, come anche i suoi capelli rossi. Non aveva ancora sviluppato lo sharingan, al contrario del fratello maggiore che lo aveva sviluppato all’età di nove anni.

Diversamente da quanto mi aspettavo, Sasuke non fece mai pressione sul ragazzo, ma decise di farlo sviluppare in contemporanea con i suoi coetanei, ma questo non toglieva il fatto che fosse un anno più piccolo.

Una cosa che lo identificava con gli Uchiha, era il fatto che era un vero genio all’interno dell’accademia. Presto avrei scoperto come se la sarebbe cavata in una vera missione.

Inoltre era capace di percepire i chakra altrui, sebbene questa capacità non fosse sviluppata ancora del tutto.

Scommettevo che Sasuke centrava qualcosa con l’inserimento del figlio nella mia squadra.  Ma la sua presenza mi preoccupava un po’. Non avrei saputo come fare se Fugaku avesse appreso troppo in fretta, rispetto alle compagne. Non volevo né che il resto del team si sentisse inferiore e incapace, né che dovessi rallentare i  progressi di quel ragazzino per stare al passo delle altre mie due allieve.

 

Ero davanti alla porta dell’aula ed ero emozionato come se fosse stato il mio primo gruppo, ma a mio parere ogni volta era differente, quindi era come se fosse stata davvero la mia prima esperienza. Mille dubbi tornarono alla mente, la prima tra i quali, la domanda se sarei piaciuto.

Andando in ordine alfabetico, destino volle che anche quella volta fossi l’ultimo a presentarmi alla mia classe.

Feci un respiro profondo e aprii la porta entrando nella stanza. Senza che nemmeno me ne rendessi conto, mi ritrovai due paia di braccia strette in vita.

Naruto jii-chan! Da quanto tempo che non ci vediamo!” mi disse Shiori stringendo la presa maggiormente.

Mi sentii imbarazzato, soprattutto vedendo con che sguardi ci guardavano gli altri miei due allievi. Merodi era sorpresa della confidenza che Shiori ostentava nei miei confronti e Fugaku se la rideva sotto i baffi.

“Ehm, sono felice di vederti anche io Shiori!” dissi sperando che allentasse la presa, cosa che fortunatamente accadde.

Le vidi porgermi uno dei suoi enormi sorrisi e mi ritrovai a grattarmi la testa indeciso sul come comportarmi con lei.

Naruto jii-chan, cosa ci farai fare oggi?” mi chiese felice.

Prima di tutto quel jii-chan doveva sparire quando eravamo in un contesto maestro-allievo.

“Faremo esattamente come ho fatto con il mio primo team. Seguitemi!”

Li condussi al nostro campo di allenamento. Il numero 11. Era un campo costruito da poco e non lo avevo ancora visto. Lo trovavo un posto perfetto per allenarsi.

“Bene ragazzi , credo che voi tre vi conosciate bene e che voi tre conosciate bene il sottoscritto, quindi direi di saltare le presentazioni. Chiederei solo a Merodi di dirmi qualcosa in  più su di !”

La ragazzina sentendo gli occhi puntati addosso, divenne rossa e cominciò a balbettare. Non insistetti, l’avrei conosciuta  con il tempo.

La nostra prima missione arrivò presto, la solita, ma il  micino non se la passò molto bene quella volta.

Decisi di cambiare le regole, nonostante anche io fossi un fan del lavoro di squadra. Feci catturare il  micio singolarmente e tutti e tre superarono le mie aspettative.

Shiori sbadigliò annoiata, facendo finta di dare un po’ di vantaggio al gatto, ma dopo qualche metro, utilizzando la tecnica dell’ombra, immobilizzò la povera bestiola.

Fukagu riuscì a ideare subito un piano per intrappolare il micio e metterlo Ko con facilità. Infine Merodi fu quella che mi sorprese di più. Riuscì a catturare il gatto avvicinandosi a lui, quando ormai non aveva più modo per scappare, semplicemente prendendolo in braccio, dopo che si fosse addormentato dopo una ninnananna intonata dalla ragazza.

Per festeggiare il clamoroso successo, invitai tutti a mangiare un boccone, il problema si presentò quando ci fu discordanza sul luogo dove andare.

Feci scegliere a Merodi cosa mangiare, dato che era l’unica che non avesse espresso nessuna opinione e anche in base alla sua scelta venni a conoscenza di un’altra cosa sulla mia allieva.

“Sei vegetariana? Cioè non mangi niente che preveda carne? Neanche i ravioli al vapore di carne?” chiese Shiori guardandola come se fosse un alieno. Sapevo che quello era il suo cibo preferito.

Merodi abbassò la testa timidamente e annuì.

“Sono scelte della vita!” dissi a Shiori, appoggiando una mano sulla spalla di Merodi.

Non doveva vergognarsi per quello che era.

“Si, ma tu rinunceresti mai al ramen con la carne?” mi chiese toccando il mio punto debole.

Bhe, veramente io…no” dissi imbarazzato e grattandomi la testa.

“Prevedibile!” disse Fugaku alzando le spalle, anch’esso a conoscenza del mio piatto preferito.

 

Dopo il pranzo, dovetti andare a fare rapporto anche per una banale missione come quella.

“Non c’è gusto a insegnare, se non ci sono allievi che si mostrano imbranati in qualcosa! Mi hai messo a insegnare a tre geni. Nel giro di nemmeno un anno quelli diventeranno migliori di me!” dissi a Kakashi che mi guardava tranquillo.

“Esagerato! Sono ancora ai primi livelli!” mi disse mettendomi al corrente di cose che già sapevo.

“Si, ma sono già avanti se paragonati a me, Sakura e…bhe Sasuke lasciamolo stare. Shiori sa già fare buon uso del controllo dell’ombra, Fugaku anche senza sharingan riesce a cavarsela in maniera divina e Merodi…bhe lei rimane un mistero, ma anche lei ha compiuto la missione con grande successo.”

“Hanno solo catturato un gatto!” disse kakashi.

“Non un gatto, il gatto. Al solo pensiero mi dolgono ancora i graffi, ormai guariti, che quella bestia mi fece!” Sbuffai “Insomma, sembra quasi che l’unica cosa che manchi loro, a parte qualche tecnica avanzata, sia l’esperienza!”

“Come la metti con il lavoro di squadra?” mi chiese, cogliendomi alla sprovvista.

“Non li ho ancora messi alla prova su questo punto, ma le mie impressioni sono abbastanza buone. Fugaku va d’accordo con le compagne e Shiori, nonostante la sua testardaggine, mi sembra una disposta a collaborare!” dissi.

Merodi?”

Sospirai “Tanto dolce e carina, ma troppo insicura di stessa. Ma credo che in caso di bisogno sia disposta ad aiutare chi ha bisogno!”

Kakashi sorrise “Lo so che la tua prima impressione è spesso azzeccata, ma non credi di doverlo appurare?”

Annuì, dopo di chè una nuova missione mi venne affidata per l’indomani.

Lessi la cartella con l’elenco delle missione che Kakashi mi aveva dato, quando senza nemmeno accorgermene cominciai ad annusare l’aria per poi dire “Entra pure Sasuke, ho quasi finito!”

Kakashi mi guardò confuso e quando mi accorsi di quanto accaduto, il mio sguardo era pressoché lo stesso.

Sasuke sentendosi interpellato entrò e mi domandò come facessi a sapere che era proprio lui a trovarsi dietro alla porta.

“Ho sentito il tuo…odore!” dissi confuso.

“Odore? Sei diventato un cane adesso? Kyuubi lo appena vista rientrare a Konoha, quindi il suo zampino non centra!” disse Sasuke guardandomi stranito.

“Non so cosa dire, sono sorpreso almeno quanto voi!” dissi non riuscendo a capire più niente.

Tornando a casa, mi recai in cucina, dove Sakura era indaffarata a preparare la cena e senza che se ne accorgesse, le circondai i fianchi, ma la sua reazione fu una grossa gomitata nello stomaco.

“Che accoglienza piacevole!” dissi cercando di riprendere fiato, mentre Sakura mi rimproverava per averla fatta spaventare.

Abbozzai un sorriso. In quei momenti mi sembrava di tornare ragazzino, quando Sakura mi prendeva a pugni per qualsiasi cosa, ma i miei ricordi vennero interrotti da delle urla.

Sospirai.

Erano Daiki e Akai che litigavano nel salone.

Sbraitavano per accaparrarsi il possesso di un peluche. La piccola volpe l’aveva afferrato con la bocca, non mollando minimamente la presa e di tanto in tanto scuoteva la testa con forza per riuscire ad impossessarsi del giocattolo.

Daiki come risposta all’ostinazione di Akai, cominciò a tirargli un orecchio, costringendomi a intervenire.

“Ehi, ehi, ehi, piano Daiki, gli fai male!” gli dissi con calma,  ma con voce ferma.

Il bambino mi guardò con i suoi occhi grandi tanto simili a quelli di Sakura, sapendo di farmi tenerezza “l’orsacchiotto è mio!”

“Non è vero, l’ho visto prima io!” disse Akai di rimando con la sua tenera vocina.

“Tu lo rovini brutto cagnaccio!” disse mio figlio, facendo irritare non poco la volpina, che arrabbiata, si mise in posizione di attacco, pronto a saltare.

Lo afferrai per la collottola, per impedire qualsiasi mossa avesse in mente. I suoi denti non erano ancora sviluppati tanto da far male a un adulto, ma per un bambino, un morso sarebbe stato alquanto doloroso.

Vi era solo un modo per far calmare i due. Afferrai anche Daiki prendendolo per un braccio e sistemai i due in due stanze separate, chiudendoli a chiave.

Per quanto spesso litigassero, i due detestavano stare separati, tanto che dopo qualche minuto promettevano di fare i bravi.

Daiki si era messo a piangere, mentre Akai aveva preso con insistenza a grattare la porta.

Mi diressi nuovamente nel salone, dove era presente anche Kurama, il quale non sembrava nemmeno essersi accorto del litigio dei due bambini. Era seduto sul divano, il quale presto si sarebbe sfondato sotto la sua mole, e fissava insistentemente un punto impreciso del cielo.

Lo chiamai più volte, ma solo quando lo toccai, sembrò ritornare sulla terra.

Naruto, quando sei tornato?”

Lo osservai preoccupato. Non era da lui farsi cogliere impreparato e questo non era di certo un buon segnale.

Kurama, cosa succede?” gli domandai, ma non mi donò una risposta esauriente.

Mi sedetti accanto a lui, e appoggiai i gomiti alle ginocchia e sospirando dissi “Non hai trovato niente neanche questa volta?”

Non mi arrivò risposta, ma il suo silenzio era più esauriente di qualsiasi parola.

Il silenzio calò in sala, interrotto solamente quando mi tornò in mente un fatto avvenuto poco prima.

Kurama, sapresti spiegarmi il perché oggi sono riuscito ad avvertire l’odore di Sasuke, nonostante questo fosse in un'altra stanza? Non sono un Inuzuka e tu non eri nel mio corpo, quindi una spiegazione sensata a questo improvviso aumento delle mie capacità olfattive, non esiste!” dissi osservando il mio amico.

Lo vidi irrigidirsi e quel comportamento mi sembrò alquanto strano. Gli chiesi spiegazione, ma mi disse semplicemente che potevano essere effetti collaterali per aver abitato in me per diversi anni, ma il suo nervosismo, ben chiaro dalle tre code che si muovevano, mi fece capire che stava mentendo.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Sensazione ***


Capitolo 5: Sensazione

 

Pov Naruto

La mattina durante la quale sarebbe iniziata la nostra prima missione fuori dal villaggio come team, non si era fatta attendere. Io mi incamminai davanti ai tre ragazzi, i quali camminavano decisi e in silenzio assoluto dietro di me.

Era una cosa alquanto strana, soprattutto per Shiori.

Essa doveva avercela ancora con  me. Mi ero purtroppo ritrovato a dover sostenere con lei un discorsetto che probabilmente le aveva fatto scemare quella famosa cotta che provava nei miei confronti.

Era diventata mia allieva e non potevo fare favoritismi e quindi anche lei avrebbe dovuto rivolgersi a me con una appellativo più rispettoso, almeno quando vestivamo i panni di allieva e maestro.

Non l’aveva presa bene, ma sapevo che presto o tardi ci avrebbe fatto l’abitudine.

“Come mai questo silenzio ragazzi?” chiesi loro. Non avvertivo minacce nei dintorni e potevo permettermi di fare conversazione. Girai la testa per osservarli e vidi Fugaku guardarmi con aria stranita “In missione bisogna essere concentrati e attenti a ogni singolo rumore, no?”

Rimasi incredulo a quelle parole, sembrava quasi che il ragazzo  cambiasse personalità in missione, diventando taciturno  e serio. Era in quei momenti che mi sembrava di rivedere il mio compagno di squadra Sasuke…antipatia a parte.

Fugaku, posso sapere quanti anni hai?” gli domandai divertito.

La sua espressione divenne stupita “U-undici!” mi disse sbattendo le palpebre.

“Non sembra proprio. Hai undici anni quando sei al villaggio. Al momento mi sembri un  ninja di quarant’anni che fa il suo lavoro con professionalità!”

“Non capisco se sia un complimento o una critica!” mi chiese confuso.

Gli sorrisi rassicurandolo. Era un bene che prendesse le cose sul serio, ma era pur sempre un ragazzino, non era saggio, secondo il mio punto di vista, che reprimesse le emozioni, per quanto gli Uchiha siano sempre stati in disaccordo con questo punto di vista.

“Nessuno dei due. Fai bene a prendere sul serio anche le missioni più banali, in quanto possono trasformarsi in qualcosa di più, ma se ti comporti come un qualunque ragazzo della tua età, non succede niente…in genere. Sii te stesso e se sei eccitato per la tua prima missione fuori dal villaggio, esprimilo liberamente. Lo stesso vale per voi due!” dissi poi riferendomi alle ragazze, ma a parte Shiori, sapevo che Merodi stava già esprimendo stessa, rimanendo chiusa nel suo guscio fatto di timidezza e insicurezza.

Non successe niente di particolare.

Vedevo i ragazzi guardarmi come se cercassero di capire se dicessi sul serio o meno.

Sospirai “Sembra che non debba insegnarvi a essere ninja, ma piuttosto dei ragazzi!” Sorrisi, infondo era una sfida interessante.

Con la coda dell’occhio vidi Merodi che leggermente alzò la mano per chiedere il permesso di parlare.

Mi grattai la testa incredulo  “Si?”

Ehm…Naruto-sensei, ma la missione in cosa consiste?”

Shiori le lanciò un’occhiata e le disse “Ce l’ha detto prima, dobbiamo andare al paese delle onde!”

S-si, ma d-dovremo pur fare qualcosa una volta lì!” disse Merodi, facendo un passo indietro spaventata dallo sguardo della compagna.

Sospirai, per poi dire “ La domanda di Merodi era più che appropriata Shiori. Sinceramente mi aspettavo questo quesito molto prima!” dissi con falso tono di rimprovero. Non serviva a niente essere ben concentrati sulla missione, se non si aveva la minima idea di quale compito era stato loro assegnato.

“Dobbiamo aiutare gli abitanti del villaggio nel raccolto!” dissi loro, sopprimendo un sorriso, che voleva uscire al solo immaginarmi le loro facce sconsolate.

“Cosa? Tutto qui? È questa sarebbe la nostra prima missione?” chiese delusa Shiori, proprio come mi aspettavo.

“Ci sarà di sicuro qualcosa sotto…vero?” chiese Fugaku speranzoso.

Sorrisi. Finalmente qualche aspetto del loro essere genin, eccitati all’idea della loro prima missione, stava venendo fuori. Non vedevano l’ora di dimostrare di cosa fossero capaci.

“Veramente no!” dissi “Ma credetemi se vi dico che raccogliere delle patate, non è affatto una cosa semplice!”

Shiori alzò le mani esasperata “Come no, non ci vuole mica un genio per un compito del genere!”

 

Arrivammo a destinazione all’ora prevista e guardando quel piccolo villaggio, mi tornarono in mente bei ricordi.

“Sapete ragazzi? Anche io ho svolto la mia prima missione qui!”

“Anche tu hai raccolto patate?” chiese Fugaku guardandomi stranito “Non ti ci vedo proprio fare una cosa del genere!”

Sorrisi “A dire il vero la mia prima missione fuori dal villaggio, è stata più entusiasmante della vostra. Era una missione di livello C, ma si è trasformata in qualcosa di molto più pericoloso, tanto che tuo padre ha quasi rischiato di rimetterci la vita!”

Fugaku sembrava interessato “Davvero? Non me lo ha mai detto!”

Scossi la testa. “Tuo padre ha il solito vizio di non volersi dimostrare debole, ma non è un segno di debolezza farsi uccidere per salvare un proprio compagno imbranato, cioè me!”

“Quindi tu devi la vita  a mio padre!” disse Fukagu.

Stavo per ribattere su quel punto, dicendo che era il contrario, ma i figli di Sasuke non conoscevano la storia del tradimento del loro genitore e non sarei stato di certo io a fare la spia.

“Adesso basta. Si inizia con la missione. Tu Merodi dissotterri le patate. Shiori le raccogli e le sistemi negli appositi contenitori, infine Fugaku, tu semini altre patate. Tutto chiaro?”

Vidi i ragazzi annuire.

“Io andrò a dare una mano dall’altra parte del campo, se avete bisogno!” dissi loro, allontanandomi, giusto la lontananza per poterli tenere d’occhio.

Sembravano procedere bene e ognuno faceva ciò che gli era stato ordinato.

A un tratto vidi Merodi alzarsi di scatto, per poi urlare e nascondersi dietro Fukagu.

Una biscia era sbucata in mezzo al raccolto e la cara bestiola non era stata molto gradita dalla ragazza, a differenza del figlio di Sasuke che prendendola in mano, l’accarezzò, spiegando alla compagna che non ci fosse niente da temere.

La passione per i serpenti doveva essere ereditaria.

Merodi si rimise al lavoro timorosa di qualche altra sorpresa, ma vidi Fugaku offrirsi volontario per sostituirla nel compito.

Non tanto per gli animali, ma perché aveva notato le mani scorticate della compagna a furia di scavare.

Shiori fu un po’ incerta sul cambiare i ruoli, in quanto temesse un mio rimproverò, ma quando anche Fugaku, fu al limite, decise di prendere il suo posto.

 

Il pomeriggio arrivo presto e con esso anche l’ora di interrompere il lavoro. I ragazzi si sedettero a terra esausti e con le facce stravolte, ma dal loro viso fuggì una risata, quando videro le mie condizioni. Ero sporco di terra dalla testa ai piedi, ma io risi di più quando vidi le espressioni omicida dei ragazzi, quando li misi al corrente che potevano usare gli attrezzi agricoli per aiutarsi nel racconto.

“Tu!” mi indicò Shiori “Hai appena firmato la tua condanna  morte! Fossi in te mi guarderei le spalle amico!” disse la ragazzina minacciosa, tanto che mi venne un brivido lungo la schiena.  Temari era tremenda quando si trattava di vendetta e non era saggio sottovalutare la figlia solo perchè era una semplice genin.

Nel tentativo di cambiare argomento dissi “mi congratulo con voi ragazzi, mi avete dimostrato che siete sulla buona strada per diventare un team affiatato, anche se mi aspetto proprio questo da voi!”

Shiori, guardandomi sorpresa e non più con aria imbronciata mi chiese “E hai dedotto questo vedendoci raccogliere le patate?”

Annuii “Tu ci hai messo un po’ più di tempo degli altri Shiori, ma ci sei arrivata anche tu. Sbaglio o i compiti che vi avevo assegnati, erano diversi rispetto a quelli che stavate svolgendo prima che vi  fermassi?”

“Si, ma avendo suddiviso i compiti in modo non equilibrato, ci sembrava giusto che ognuno facesse la stessa fatica dell’altro. Abbiamo sbagliato forse?” chiese Fugaku incerto.

“No, era proprio quello che speravo faceste!” dissi scompigliando i capelli del ragazzo “Essere una squadra non significa per forza rischiare la vita. Anche le piccole cose fanno di voi un gruppo e dato che riuscire a lavorare in squadra in una missione pericolosa è difficile, ho deciso che sarebbe stato procedere per gradi!”

Vidi nuovamente Merodi alzare timidamente la mano “ Ma chi ci dice che in una missione pericolosa, saremo in grado di aiutarci a vicenda?”

Ci riflettei sopra per trovare il giusto modo di rispondere.

Nella frenesia della battaglia, si poteva anche rendere difficile la collaborazione fra compagni, se bisognava stare attenti al nemico.

“Man mano che passerete del tempo insieme, tra voi si instaurerà un forte legame, che vi permetterà di capirvi solamente con lo sguardo e riuscirete a sentire dentro di voi, se un vostro compagno necessita o meno di un aiuto. In poche parole, serve pratica, forza di volontà, ma soprattutto un forte sentimento verso i propri compagni!”

 

Riprendemmo il nostro cammino verso Konoha. I ragazzi trascinavano i piedi per la stanchezza, spronati dal sottoscritto ad andare avanti. Cercavo di tirare su loro il morale canticchiando o raccontando loro i pasticci combinati quando avevo la loro età, quando tutto a un tratto sentii qualcosa di strano.

Mi voltai di scatto e presi a guardarmi intorno, cercando la fonte di quella sensazione. Era qualcosa che non avevo mai percepito, ma allo stesso tempo sapevo che era qualcosa che conoscevo, ma che non riuscivo bene a comprendere.

Ero sicuro che non era un nemico e qualunque cosa fosse a farmi provare quella sensazione, anche se per un breve istante, si trovava a molti di chilometri di distanza.

Furono i ragazzi a farmi ritornare in me, ma il pensiero di quanto provato, continuò ad accompagnarmi per tutto tempo.

Una volta rientrato a casa, ne parlai subito a Sakura e Kurama.

Quest’ultimo addrizzò le orecchie e nuovamente le sue code presero a muoversi con fare agitato.

Sapeva qualcosa, ma dalla sua espressione capì che non era minimamente intenzionato a dirmi niente.

 

Pov Kurama

Non mi aspettavo che Naruto sarebbe stato in grado di percepire le cose, o al meno non così presto.

Quando mi raccontò della sensazione che aveva percepito quel pomeriggio, dovetti fingere di non saperne niente, ma sapevo che non potevo nascondergli la verità a lungo.

Aspettai che i coniugi Uzumaku si fossero addormentati, per sgattaiolare fuori casa e recarmi all’abitazione degli Uchiha.

A ogni singola scoperta andavo da lui a riferire quanto scoperto.

Era incredibile come Sasuke, mi ispirasse fiducia, ma sapevo che con lui non avevo niente da temere, nonostante quanto accaduto in passato. Sapevo che proprio perché era entrato in contatto con la sua parte malvagia, ora poteva riuscire a starci alla larga.

Non attesi molto il suo arrivo, alzai leggermente il livello del mio chakra per farmi avvertire da Karin in modo tale che avvertisse Sasuke, ma non abbastanza da farmi percepire dal figlio. Se il moccioso mi avesse visto e raccontato della mia presenza in quel luogo a Naruto, sarebbero stati guai.

Per questo motivo l’Uchiha ed io ci incontrammo in strada.

 “Cosa vuoi Kyuubi?” mi domandò con aria seria.

“Anche oggi ho percepito un chakra simile al mio!” dissi con la stessa aria.

“Dove?”

“A giudicare dalla debolezza con cui lo percepito, direi che si trova nei pressi del villaggio del ferro, se non al suo interno!” gli dissi mettendolo al corrente.

Lo vidi stringere i pugni. Paese del ferro significava samurai, samurai significava persone poco amichevoli e soprattutto significava impossibilità di agire e di accedere a quelle terre.

“L’ultima volta non si trovava nelle terre ninja?” mi domandò.

“A quanto pare si sposta, il che non è un bene se continua ad inoltrarsi in quelle terre!” dissi abbassando le orecchie “Inoltre, non è finita qui!”

Sasuke aveva gli occhi puntati su di me, in attesa che continuassi “Naruto oggi ha percepito quel chakra” Lo vidi sgranare gli occhi. Potevo immaginarmi la sua sorpresa, in quanto l’Uzumaki non doveva essere in possesso di un tale potere.

“Neanche Karin è in grado di percepire chakra così lontani, come può lui?”

“A quanto pare sta sviluppando questa capacità,  ma non è riuscito a percepirlo in modo adeguato. Ha provato per lo più una sensazione, ma è questione di tempo prima che cominci a farsi delle domande!”

“Non vedo dove stia il problema. Te l’ho già detto che non mi piace mentirgli. Si tratta di sua figlia e se io mi trovassi nei suoi panni, vorrei saperlo e quando scoprirà che noi abbiamo qualche indizio, sarà un gran brutto quarto d’ora per me e per te!” mi disse. Sapevo che aveva ragione, ma non potevo assolutamente dirgli niente e sapevo che infondo Sasuke la pensava come me, anche se restio ad ammetterlo.

“Ninja e samurai sono sull’orlo di una guerra. Se Naruto sospettasse minimamente che Kumiko si trovasse nelle terre dei samurai, niente lo fermerebbe dall’andare a cercarla e se venisse scoperto, non saremo solo io e Naruto a piangere la perdita di un figlio. Pensaci, anche i tuoi figli sono ninja e potrebbero rimetterci la vita in guerra”

Sasuke sospirò “Lo so, ma non lo trovo comunque giusto. Mi sembra di agire in modo egoistico!”

“Una volta in più o meno cosa cambia?”chiesi

“Cambia il fatto che sto cercando di cambiare. Voglio agire nel modo giusto e…e purtroppo so che poche vite non sono niente rispetto a quello di un intero paese!” disse Sasuke con un’aria schifata a causa dell’ingiustizie che accadevano nel mondo, molte delle quali causate anche da lui e  dal sottoscritto.

“Sai cosa penso? Che sia tu che io, ci siamo rammolliti. Una volta facevamo paura e guardaci ora…a combattere per il bene!” dissi abbozzando un sorriso, che non venne ricambiato dall’Uchiha.

Kyuubi!” mi chiamò con una voce che non prometteva bene “Come mai Naruto ultimamente sta sviluppando capacità, che in realtà sarebbero tue?”

 Mi irrigidii, ma sapevo che con lui, non potevo sottrarmi dal parlare e gli raccontai come stavano i fatti.

A fine racconto alzai lo sguardo verso il suo. Mi guardava con un tono di rimprovero e senza dirmi una parola, se ne andò chiudendomi in faccia il portone del suo giardino.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Misteri ***


Capitolo 6: misteri

 

Pov Naruto

Mi svegliai all’alba quella mattina. Avevo dormito poco e male a causa dei miei pensieri. Non riuscivo a togliere la mia attenzione da quella sensazione che avevo provato il giorno prima.

Avevo come l’impressione che essa potesse essere importante. Pensai immediatamente a Kumiko, ma sinceramente non trovavo un collegamento tra lei e quella strana emozione provata per un paio di secondi.

Forse era  solo il mio ardente desiderio di ritrovare la mia bambina a farmi sperare che essa potesse centrare qualcosa, anche se sinceramente, anche se ci fosse stato un legame, non avrei saputo comunque da che parte cominciare a cercare.

 

Fra un pensiero e l’altro giunsi al campo di allenamento, dove trovai i ragazzi già tutti sul posto.

Naruto ji…sensei!” disse Shiori osservandomi imbarazzata per avermi quasi nuovamente chiamato jii-chan.

Le accarezzai i capelli, per farle capire che non c’era problema.

Fugaku non salutò nemmeno, ma subito, eccitato all’idea di una nuova missione da affrontare, che non prevedesse ortaggi sul menù, mi domando cosa avremmo fatto quel dì.

Gli andò male, non vi era alcuna missione in programma, ma  una lezione al villaggio e rimase deluso quando scoprì la mia intenzione di insegnare loro come canalizzare il chakra sotto i piedi, per potersi arrampicare o camminare sull’acqua.

“Cosa? Ma io lo so già fare!” disse sbuffando “Mio padre me lo ha già insegnato l’anno scorso!” disse il ragazzino rattristato.

Un macigno mi cadde sulla testa. Che serviva dare un tutore al proprio figlio, se lo si allenava a casa in separata sede.

Shiori scocciata dal fatto che Fukagu fosse avanti, disse incrociando le braccia “Bhe io no. Mio padre ha detto testuali parole -A che ti serve un insegnante se devo insegnarti tutto io?- e per la prima volta ho trovato mia madre d’accordo con lui!” sbuffò, ma subito dopo, ritrovando la grinta e guardando con aria di sfida il compagno, disse “Capace o meno, ti dimostrerò che sono più in gamba di te e ti supererò ancora prima che tu possa dire Uchiha!”

Fukagu mi guardò confuso, come per chiedermi se avesse  fatto qualcosa di strano per scatenare l’ira della sua compagna. Gli sorrisi e scossi le spalle dicendogli di avere pazienza.

Merodi alzò nuovamente la mano per richiamare l’attenzione “Nemmeno io s-sono capace N-Naruto s-sensei. M-mi insegni?”

Mi grattai la testa e sconsolato le dissi “Merodi, non siamo più in accademia. Non alzare la mano ogni volta che vuoi parlare. Siamo tra amici, stai tranquilla. E poi certo che ti insegno, se no cosa ci sto a fare qui io? Almeno non mi fate sentire inutile, come Fugaku!”

Fugaku sentendosi preso in mezzo si sentì colpevole “M-ma io…io non volevo che tu…

Scoppiai a ridere al vedere la faccia stralunata del mio allievo.

“Comunque sia, se devo insegnare a loro, devo lasciarti in disparte. Oppure trovare qualcosa da farti fare!”

“Posso essere il tuo assistente in questa lezione, sarà divertente impartire ordini a Shiori!” disse divertito a vedere lo sguardo omicida che la figlia di Shikamaru gli lanciava.

Sorrisi “D’accordo, ma sta attento. Conoscendola, sarà lei a farti rigare dritto!”

 

Fugaku si dimostrò un buon aiutante, ma mi disse esplicitamente che non avrebbe mai voluto diventare un insegnante per evitare di avere a che fare con allievi petulanti, testardi e maneschi come Shiori.

Per sua fortuna, le sue compagne appresero piuttosto in fretta la lezione e Fugaku potè tornare  a indossare la veste da allievo e svolgere la nuova missionE.

 

Ero stato convocato nell’ufficio di Kakashi perché mi venisse affidata una missione. Lo vidi alquanto preoccupato e capì il motivo molto presto.

Naruto, tu sai che il clan Uta si è trasferito qui da noi dopo un terremoto che ha distrutto il loro villaggio, no?” Mi chiese e non potei fare altro che annuire, in quanto era stato informato proprio di ciò.

“Li ho accolti al villaggio in quanto non avevano più una casa, ma sono sorte alcune complicazioni che mi fanno sospettare che l’intero clan ci abbia mentito!”

Sussultai, non capendo per quale motivo avessero dovuto farlo.

“Alcuni nostri ricercatori, che tengono sotto controllo tutto il paese del fuoco, affermano che negli ultimi anni non vi sono state scosse sismiche tanto elevate da creare i danni che sospettiamo si siano verificati nel villaggio  di Onpu, il villaggio da cui provengono!”

“Non vedo il motivo per cui mentirci. Cosa pensi sia accaduto realmente?

Kakashi scosse la testa. “Non saprei, per questo ho deciso di mandarti in perlustrazione. Recati sul luogo con il tuo team e dall’entità dei danni, vedi se riesci a capire qualche cosa!” mi disse Kakashi serio.

“Credi sia una buona idea portare Merodi?” Chiesi titubante.

Se il clan Uta ci aveva tenuto nascosto qualcosa, la mia allieva doveva esserne al corrente. Ma era proprio questo il piano di Kakashi, mettere la ragazza alle strette, sperando che ci aiutasse a risolvere questo mistero che aleggiava intorno al suo villaggio e clan.

Inoltre Kakashi contava soprattutto sulla mia capacità di far aprire il cuore alle persone.

Non persi tempo e avvisai i miei allievi della partenza prevista per il giorno dopo. Non diedi nessun particolare della missione, in quanto temevo una reazione da parte di Merodi e qualche possibile scusa da parte della ragazza per non parteciparvi.

L’indomani ci trovammo tutti al campo, pronti per la partenza. Shiori corse alle porte di Konoha ansiosa di partire, mentre Fugaku era incerto se raggiungere la compagna o comportarsi in modo composto.

Sorrisi  alla sua indecisione e dissi “Fugaku, è una missione di livello C, rilassati!”

Mi guardò e dopo avermi regalato un sorriso, raggiunse la sua compagna, unendosi a lei nei cori di incitamento ad aumentare il passo.

Per quanto riguardava Merodi invece, come temetti, non fu contenta di venire a conoscenza della nostra destinazione, ma ormai era tardi per tirarsi indietro.

Non potè fare a meno di seguire me e i suoi compagni a testa china e rassegnata.

Mi piangeva il cuore vederla in quelle condizioni, ma un clan straniero che si intrufolava a Konoha, mentendo sulla loro vera presenza al villaggio, poteva anche essere vista come una minaccia, anche se non potevo credere che Merodi potesse centrare in qualche sorta di attacco a sorpresa a Konoha.

 

Il villaggio era a più di un giorno di cammino e questo ci obbligò a fermarci per la notte.

“Come ci fermiamo? Ma non sono ancora stanca!” Disse Shiori delusa e seccata.

“Neanche io, ma c’è un motivo se ci fermiamo. È pericoloso continuare al buio!” disse Fugaku con un aria di uno che la sa lunga “Vero Naruto-sensei?”

Sorrisi “Anche, ma c’è un motivo più importante!” dissi attirando le loro attenzioni “Ho fame e se non metto subito qualcosa sotto i denti, svengo!”

I miei allievi finirono a gambe all’aria, non avendo il ben che minimo senso dell’umorismo.

 

La cena fu piacevole a mio parere e trovai soprattutto molto carino da parte di Fugaku, offrire un po’ del suo pasto a Merodi, che non sembrava intenzionata a voler mettere qualcosa nello stomaco.

Sorrisi alla scena e guardando il mio allievo mi venne spontanea una domanda “Fugaku, sei sicuro di non essere stato adottato?”

Il ragazzo sgranò gli occhi “Perché cavolo ti viene in mente una cosa così assurda? Io sono un Uchiha, capito? Un Uchiha al 100%” disse con tono stridulo.

Risi “e che non vedo in te la ben che minima traccia di quell’antipatico di tuo padre o di quella scorbutica di tua madre!”

“Sia chiaro che il fatto che io non abbia ancora lo sharingan non significa niente, inoltre non è vero che non somiglio ai miei. Ho gli stessi occhi di mio padre e i capelli di mia madre, oltre la capacità di percepire chakra e poi…

Decisi di calmarlo, vedendo che cominciava a scaldarsi “Calmati, non volevo farti venire paranoie. So che sei il loro figlio naturale, ti ho visto praticamente nascere e sinceramente il temperamento orgoglioso di un Uchiha ce l’hai eccome. La mia ero solo una battuta, in quanto tuo padre non avrebbe mai compiuto un gesto così carino verso una sua compagna, come hai fatto tu con Merodi!” dissi scompigliandomi i capelli.

Fugaku mi guardò incuriosito “Perché? Che tipo era mio padre alla mia età?”

“Antipatico, sempre sulle sue, pieno di sé e una cosa che gli riesce ancora bene oggi,  riusciva a farmi incavolare con una sola parola!” dissi ricordando i tempi passati “E la cosa che mi dava  maggiormente fastidio, era il fatto che riusciva bene in tutto, al contrario di me!” dissi sbuffando e mettendo un finto broncio.

“Wow, papà non mi ha mai parlato di sé stesso da bambino. E quando gli domando qualcosa, cambia discorso o se ne va senza degnarmi di uno sguardo. Ho come l’impressione che mi nasconda qualcosa e anche  mio fratello la pensa come me, ma neanche la mamma ci dice niente!” disse sospirando.

“Tutti abbiamo delle cose di cui non vogliamo parlare, compreso tuo padre!” dissi abbassando lo sguardo.

“Ma lui è così forte, come può fargli paura qualcosa che è successo tanto tempo fa, tanto da non raccontarmi niente? Tu lo sai?” mi chiese curioso.

Non lo guardai e rimasi in silenzio qualche secondo a fissare la fiamma del fuoco che scoppiettava allegra.

“Non tocca a me raccontarti di cose di cui tuo padre non vuole parlarti. Quando sarà pronto, lo farà di sua spontanea volontà!”

Shiori ci guardava interessata, curiosa di capire qualcosa “Mio padre invece non è per niente un mistero. Mia madre mi racconta tutto quello che faceva da giovane e lo posso riassumere in una sola parola: niente. Una volta si è addirittura ritirato da una battaglia contro di lei perché non aveva voglia di lottare o, come dice mamma, perché aveva paura!” disse un po’ stranita dall’ultimo fatto.

Feci una risatina, immaginando il commento di Shikamaru se solo avesse sentito la figlia “Tuo padre è solo un tipo che vuole starsene tranquillo, ma quando deve, compie il suo dovere meglio di tutti!”

“Allora perché la mamma…” cominciò Shiori.

Temari lo prende in giro per infastidirlo, è sempre stato così, ma nessuno meglio di lei sa di quanto è realmente capace tuo padre!” dissi.

Shiori sospiro “Io non lo mai visto in azione e sinceramente ora mi hai incuriosito. Vorrei vedere quali sono queste sue potenzialità e soprattutto, se è così in gamba come dici, vedere se io ho preso da lui!”

“Questo te lo posso dire io. Hai preso da entrambi i tuoi genitori e vedrai che se ti impegni, li supererai entrambi, come è giusto che accada!”

Fukagu si illuminò “Quindi io sarò migliore di mio padre?”

Annuii  “Solo se ti impegni!”

Fugaku si alzò e con aria determinata disse “Allora cosa stiamo aspettando, alleniamoci no?”

Sorrisi “Alleniamoci a dormire piuttosto. Ci aspetta ancora un lungo viaggio domani e non vogliamo arrivare a destinazione stanchi, dico bene?”

I ragazzi annuirono, anche Merodi che fino ad allora era stata in silenzio e per conto suo.

 

Facemmo dei turni di guardia, nonostante i ragazzi temessero di addormentarsi, non avvertendo così probabili pericoli. Per questo motivo rimasi vigile anche durante il loro turno.

Filò tutto liscio per diverse ore, finchè non captai qualcosa di strano, la stessa sensazione di qualche giorno prima, il che mi fece mettere sull’attenti pronto a qualsiasi evenienza.

Mi guardai attorno quando, con la coda dell’occhio, notai Fugaku scattare seduto con aria preoccupata. I nostri occhi si incrociarono e disse “Qualcuno si sta avvicinando!”

Non fece quasi in tempo a finire la frase, che un urlò ci fece scattare. Era la voce di Merodi e in men che non si dica affiancai la mia allieva. Era terrorizzata e guardava dritto davanti a sé nel buio della foresta, indicando un punto imprecisato “D-due occhi…due o-occhi luminosi mi stavano f-fissando e…

Creai subito un kagebushin che rimase con i miei allievi, mentre io mi apprestavo a controllare la situazione.

Mi addentrai nella foresta e notai le tracce del passaggio di qualcuno.

Fu in quel momento che mi resi conto di una cosa insolita. Era notte fonda e nonostante la presenza della luna piena, non vi era abbastanza luce perché i miei occhi potessero notare quelle piccole tracce che notavo senza problemi. Mi osservai intorno e notai di riuscire a vedere piuttosto bene nonostante la scarsa luminosità.

Mi spaventai non poco a quella capacità, che poteva tornarmi utile in ogni caso, dato che era un’altra capacita che stavo sviluppando senza che mi appartenessero di nascita.

Arrivai senza problemi a un lago dove la luna, riflettendosi sull’acqua, rendeva quel luogo magico e romantico e le pietre sembravano luccicare sotto i raggi dell’astro.

Fu lì che vidi qualcosa muoversi e dirigersi verso la riva opposta. Quella sensazione tornò a farsi viva nel mio cuore, era più nitida, tanto che mi sembrava di essere a un passo dal capire che cosa fosse o chi fosse.

Vidi una figura piuttosto piccola di statura, muoversi con estrema agilità, tanto da non sembrare umana e al vento vedevo i suoi lunghi capelli muoversi.

Questi mi parevano essere di un colore Bordeaux molto scuro, in quanto la luce presente e la mia nuova capacità, non mi permettessero di distinguere chiaramente il colore.

“Potrebbe essere un ninfa dei boschi!” disse una voce al mio fianco, che mi fece sussultare.

Shiori, che diavolo ci fai…o meglio cosa ci fate voi tre qui? Non vi avevo lasciato all’accampamento?” chiesi con un tono di rimprovero ai miei allievi, in quanto erano stati imprudenti a inoltrarsi nel bosco senza la supervisione di un adulto, con i rischi che potevano incontrare.

“Volevamo essere di aiuto!” cominciò Fugaku “Non è stato difficile trovarti seguendo il tuo chakra!”

In quel momento mi sorse spontanea una domanda,  il mio clone non avrebbe loro permesso di allontanarsi a meno che non fosse esploso. Fu proprio quello che accadde e secondo il racconto dei miei allievi, avvenne anche in modo alquanto ridicolo.

La mia copia aveva inciampato ed era caduto sul fuoco acceso, svanendo praticamente subito.

Mi sentii imbarazzato per la figura fatta, ma ciò nonostante spinsi i ragazzi a tornare indietro, non prima di aver lanciato un’ultima occhiata verso il luogo dove quella strana figura era scomparsa.

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Il villaggio di Onpu ***


Capitolo 7: Il villaggio di Onpu

 

Pov Naruto

Finalmente i primi raggi del sole si fecero vedere, rischiarando lentamente il cielo, dando così il via alla seconda fase della missione.

Avevo lasciato dormire i ragazzi in quanto ero certo che non sarei riuscito a chiudere occhio. Infatti per tutta la nottata non potei fare a meno di pensare a quella figura scura, incontrata la notte stessa, cercando di capire se il mio cervello avesse captato più informazioni di quanto ricordassi.

Giungemmo prima di quanto pensassi alle porte del villaggio del clan Uta, o per essere precisi a quello che ne rimaneva. Si intravedeva bene una tavola di legno di grosso spessore, con sopra inciso l’ideogramma Onpu. Doveva essere l’insegna che dava il  benvenuto al villaggio. Varcammo quella soglia e davanti ai nostri occhi si presentò una scena orribile. Non esisteva praticamente più niente, quasi nessun edificio era rimasto in piedi.

Camminai davanti ai miei genin, quando non sentendo più il rumore dei passi di uno dei miei due allievi, mi girai a controllare. Vidi Shiori, che si era allontanata un poco, osservare davanti a con uno sguardo sgranato, per poi girarsi e coprirsi con le mani gli occhi.  Fugaku, raggiunse subito la sua compagna e, guardando nella stessa direzione, ebbe una reazione simile, con l’unica differenza che continuava a guardare, ma il pallore del suo volto mi fece intendere che non vi era nulla di positivo.

Naruto-sensei, questo villaggio è stato davvero distrutto da un terremoto?” mi domandò il ragazzo.

Non dissi niente e mi avvicinai anche io.

Shiori con voce tremante, girata sempre dall’altra parte disse “Come puoi ancora pensare una cosa del genere? Un terremoto può essere tremendo, ma non arriva a tanto!”

Finalmente  raggiunsi la postazione di Fukagu, mentre Merodi era stata fermata da Shiori, per impedirle di proseguire, ben conscia del fatto che lei prima abitasse in quel luogo.

Rimasi pietrificato a quello scenario, nonostante di cose orribili ne avessi viste.

Afferrai Fugaku che, come paralizzato, non riusciva a togliere gli occhi da quello scenario raccapricciante.

Era chiaro che vi era stato uno scontro in quel luogo e quello era documentato dalla presenza di centinaia di cadaveri, ormai in decomposizione, sparsi qua e là. Il fatto che ad alcuni di loro mancassero parti del corpo, rendeva difficile non pensare che una bomba centrasse qualcosa, ma anche volendo mettere in considerazione che il terremoto fosse riuscito a fare qualcosa del genere, altri corpi appesi a delle macerie da armi non ninja, escludevano per una seconda volta la teoria del terremoto. Ma la cosa che più mi fece accapponare la pelle, era che la maggior parte di loro erano donne e uomini civili e bambini. Quelle persone non avevano avuto la ben che minima possibilità di difendersi, e questo mi potava a domandare, chi mai avrebbe potuto compiere tale atrocità, anche se sapevo bene che l’essere umano era ben capace di fare cose di quel genere.

Jii-chan…” mi chiamò Shiori. Sapevo che il chiamarmi con quell’appellativo per lei era un po’ come una sorta di coperta di Linus “Perché siamo venuti qua?”

“L’hokage ha il sospetto che il clan Uta ci stia nascondendo qualcosa e ci ha mandato a scoprire se il terremoto c’è stato o se è solo una copertura!” dissi, osservando Merodi che mi guardava preoccupata.

“Perché mai avrebbero dovuto mentirci?!” chiese  Fugaku passando il suo sguardo da me a Merodi.

“Non lo so. Abbiamo pensato che il loro mentirci, potesse essere dovuto a un loro tentativo di arrivare a complottare contro Konoha, ma da quanto è successo qui, direi che il loro clan sia stato quasi sterminato per qualche ragione particolare e mettendo Konoha a conoscenza di questo fatto, avranno temuto un rifiuto di accoglienza da parte nostra, in quanto anche noi avremmo potuto essere attaccati!”

Mi avvicinai a Merodi e abbassandomi le misi le mani sulle spalle.

Merodi, ormai non serve più a niente mentire. Perché siete stati attaccati e da chi?”

Merodi abbassò lo sguardo e portando le mani strette in pugni al petto e voltando il capo verso destre risposa “Io…io non lo so!”

Merodi!” La ripresi.

D-davvero, io non so cosa sia successo. Ero a casa con mia madre, quando mio padre improvvisamente è comparso tutto agitato, dicendoci che dovevamo andarcene  e che stavano arrivando! Non so altro!”

Shiori riflettendoci un attimo intervenne, dicendo “Magari è stato qualche ninja di un altro paese. Anche se siamo alleati con tutti, c’e sempre qualcuno che deve distinguersi creando casini. Se non fosse così e fossimo tutti in pace, perché verrebbero addestrati nuovi ninja? Noi compresi?”

La mia allieva poteva avere ragione su alcuni punti di vista, ma dubitavo fortemente che dei ninja centrassero in quel frangente.

“A me il ragionamento di Shiori non sembra del tutto sbagliato!” Disse Fugaku, appoggiando l’ipotesi della compagna.

“Se tenessimo presente l’ipotesi di Shiori e cioè che qualche ninja si è ribellato all’alleanza, anche essendo di un certo numero, non potevano essere sufficienti a compiere tutto questo.  Quindi a meno che non sia stato un intero paese a ribellarsi, dubito che centrino i ninja!” dissi loro.

Fugaku mi guardò dubbioso e mi chiese quali fossero allora le mie conclusioni.

“Samurai!” dissi semplicemente e la mia teoria era confermata dalla presenza di pezzi di armatura, tipici di quel tipo di combattenti.

Shiori sussultò “Samurai? Sicuro? Non vedo perché invadere i nostri territori, dopo che non ci siamo minimamente calcolati per secoli. Ognuno di noi e sempre stato nelle sue terre e basta, cosa vorrebbero improvvisamente dal clan Uta?”

Scossi la testa, infondo eravamo lì anche per scoprire qualcosa a proposito…se si poteva.

Ma dei rumori sospetti, mi fecero lasciare da parte l’idea di continuare l’indagine.

L’attacco al villaggio vi era stato mesi prima ed era impossibile che qualcuno, magari imprigionato sotto le macerie, fosse ancora in vita. Mi concentrai sul rumore fino a essere in grado di percepire dei passi, ma non passi normali, ma vi era un rumore di sottofondo metallico.

Inizialmente i passi erano di una singola persona, ma non passò molto tempo, che capii che stavamo per essere circondati. Non fui il solo ad avvertire il pericolo “Naruto-sensei, sento la presenza di qualcuno…di molti!” mi disse Fukagu alquanto preoccupato.

Cominciai a riflettere. Chiunque avesse attaccato il villaggio, poteva benissimo trovarsi ancora in zona, in quanto non avevano trovato ciò che cercavano e il  mio primo pensiero fu quello di mettere i ragazzi al sicuro.

Decisi che era meglio andarcene, ma quando intraprendemmo la marcia verso l’uscita del villaggio, il nemico uscì allo scoperto.

Ci ritrovammo circondati da una trentina di Samurai, tutti di una corporatura massiccia, aumentata dalle loro spropositate armature.

A nostro favore c’era il fatto che i Samurai non facevano uso di tecniche che comportavano l’uso del chakra, ma a loro vantaggio vi erano le numerose armi che avevano in loro possesso, due delle quali avevo visto usare pochissime volte. Queste erano la lancia e l’arco. La Katana era l’unica arma familiare e che, anche se in modo un po’ impacciato, sapevo respingere e nel caso utilizzare, ma nel mio arsenale avevo a disposizione solo Kunai e Shuriken.

Ordinai ai ragazzi di disporsi a croce e di impugnare le loro armi e raccomandai loro molta prudenza. Ricorsi al mio Kagebushin, creando un numero di copie tale, da cogliere di sorpresa gli avversari.

Peccato che la sorpresa durò poco, in quanto non si fecero intimorire.

“Cosa siete venuti a fare in territorio ninja?” chiesi loro.

“Non sono cose che devono interessare a un verme come te!” mi rispose colui che sembrava guidare l’intero esercito.

“Sono cose che mi riguardano in quanto siete in territorio ninja. Sbaglio o anni orsono è stata stipulata una legge che vietava i ninja di entrare in territorio samurai e viceversa senza autorizzazione?” dissi loro cercando di mantenere la situazione sotto controllo.

“Le leggi possono essere infrante e noi abbiamo avuto un ordine che dobbiamo portare a termine!”

“Mi sembra che qui abbiate già fatto un ottimo lavoro. Non avete lasciato niente!” dissi guardando storto ogni samurai.

Tsè, non ci interessa questo misero villaggio, ma un certo clan che abitava al suo interno!” disse il samurai.

Bhe direi che potete pure andarvene dato che avete sterminato tutti i suoi abitanti!” dissi.

“Non siamo così sprovveduti. Quando siamo arrivati, nessun appartenente a quel clan era presente al villaggio. Nonostante fossero loro ad avere il comando, sono scappati con la coda tra le gambe, lasciando i loro amici a morire. A parte quell’imprevisto, mi sono divertito a sentir le grida di disperazione di voi esseri inferiori!” disse concludendo la frase con una sgraziata risata che mi fece alquanto incavolare.

“Mi fate solo vomitare. Voi samurai vi credete migliori di noi, eppure non mi sembra che le vostre azioni siano differenti da quelle della maggior parte dei ninja corrotti. Invadete e distruggete tutto e tutti pur di raggiungere il vostro obbiettivo. Sai come li chiamiamo noi gente del genere…feccia!” dissi con disprezzo e quel termine non fu tanto apprezzato dal samurai che mi trovavo davanti.

“Ehm, Naruto-sensei…non sarebbe meglio non provocarli?” mi chiese Shiori alquanto preoccupata.

“Tanto ci attaccheranno comunque e non vi risparmieranno solo perché siete giovani. Siete comunque dei ninja e quindi loro nemici!” disse con voce seria uno dei miei cloni,  pronto a difendere i ragazzi da qualsiasi attacco.

“Hai del fegato, lo ammetto, ma sei da solo, come unici compagni quei mocciosi, contro tutti noi. Come pensi di cavatela?” mi disse il nemico.

“All’accademia dei samurai non ti hanno insegnato a contare? Mi sembra che siamo noi in netto vantaggio!” dissi, sottolineando la parola noi.

“Sono solo delle copie!” disse il samurai “Conosciamo le vostre tecniche ninja.

“Solo copie dici? È vero, ma sanno picchiare duro!” dissi, prima che un rumore alle sue spalle lo fece voltare. Una mia copia aveva preparato un rasengan e, con forza, l’aveva fatta scontrare contro la schiena di uno dei suoi alleati mandandolo ko.

“Visto?” disse sogghignando.

“Maledetto, te la farò pagare. Attaccate!”

Le mie copie, io e i miei allievi ci mettemmo subito in posizione di difesa, cercando di valutare la situazione e capire come era meglio attaccare, a differenza dei samurai, che correvano tutti in massa verso di noi, senza preparare un vero piano di attacco.

“Ragazzi, state attenti alle loro armi. La loro forza risiede nella loro abilita di saperle usare con estrema abilità!”

Shiori attuò subito la tecnica dell’ombra, bloccando un samurai che era diretto verso di loro con la lancia già alzata per attaccare, ma la ragazza prendendo il controllo del suo corpo, fece attaccare un suo alleato.

“Wow!” disse Fugaku, che non l’aveva mai vista in azione, ma neanche lui fu da meno e schivando una Katana, anche se essa riuscì a ferirlo di striscio a un braccio, gli diede un forte calcio sul petto, facendolo cadere a terra.

La cosa negativa era che per quanta forza potessero metterci negli attacchi, non potevano danneggiare i samurai in profondità, in quanto i loro attacchi venivano attutiti dalle spesse armature che questi si ritrovavano.

Merodi invece era spaventata e non riusciva a concludere granchè. Aveva un kunai in mano, ma non lo usava. Si limitava a schivare i colpi dell’avversario, che si avvicinavano sempre di più, fino a graffiarle quella pelle candida che si ritrovava.

Io avevo ingaggiato uno scontro con il capo, che non si dimostrò affatto male, a differenza di molti suoi alleati, i quali erano caduti sotto un semplice rasengan. Se non vi fossero stati i ragazzi, un rasenshuriken sarebbe probabilmente bastato a eliminarli tutti, ma dovetti procedere con calma.

I miei cloni stavano facendo un buon lavoro, anche se molti di loro erano spariti, sotto i colpi degli avversari, alcuni di loro, beccandosi dei colpi che avrebbero di certo colpito i miei allievi, tra cui una freccia, lanciata verso Merodi e che la ragazza non sarebbe riuscita a schivare.

La battaglia continuò per diversi minuti, finchè Merodi urlò facendomi voltare, non riuscendo così, a evitare un colpo di spada che mi becco al fianco. Mi piegai in due dal dolore, ma cercai di riprendere subito il controllo, ma questo non mi fu concesso.

Merodi era stata catturata e il capo dei samurai, minacciando di ucciderla, chiese la mia resa e quella dei miei allievi.

Fukagu e Shiori, mi guardarono preoccupati, non sapendo cosa fare.

“Capo, questa ragazzina, appartiene al clan Uta!” disse uno di loro, che aveva afferrato le braccia della mia allieva tenendole strette dietro la schiena, riconoscendo in lei alcune caratteristiche del clan, come un tatuaggio che aveva sul collo, che non avevo mai notato a causa del copri fronte che lo copriva.

Il capo rise di gusto “Ah, così ci tenevi nascosto il tesoro che stavamo cercando!” disse l’uomo avvicinandosi alla mia allieva prendendole il volto con le mani. Merodi lo guardò storto e scostando il viso dalla sua presa, gli sputò in faccia, ricevendo come ripicca un forte schiaffo sul volto che la fece cadere a terra.

Fugaku si ribellò e prese a correre verso l’uomo, sfoggiando un Kunai. Agii immediatamente, fermando il ragazzo, prima che compisse qualche sciocchezza che gli sarebbe potuto costare la vita.

“Sta calmo o peggiorerai la situazione!” gli dissi, ma cercò comunque di ribellarsi, in quanto non trovava giusto che stessi li fermo a non fare niente. Mi vidi costretto a dargli un forte pugno nello stomaco, facendogli perdere i sensi.

Shiori sgranò gli occhi, non capendo il motivo delle mie azioni.

“Prenditi cura di lui e non agire.  A loro ci penso io!”

“Bella mossa. Un samurai non avrebbe mai colpito un suo compagno per paura di essere ucciso. Voi ninja siete deboli e ora ne ho la conferma!”

“Io non ho paura di morire. Inoltre so che questo non accadrà oggi perché ho ancora un sacco di cose da fare!”

“Ah si, e cosa avresti di tanto importante da fare?”

Lo guardai storto e lo vidi sgranare gli occhi.

“Per iniziare devo darti una lezione e riportare i miei allievi al villaggio sani e salvi e puoi stare certo che ci riuscirò!” dissi piuttosto alterato, per poi sparire e ricomparirgli alle spalle e facendolo volare diversi metri.

I vari samurai mi furono subito addosso nel tentativo di fermarmi.

Altri nemici invece, cercarono di acciuffare Merodi, che non si era ancora  rialzata e fu Shiori, utilizzando nuovamente la sua tecnica del controllo dell’ombra a impedire la sua cattura.

Merodi ti vuoi dare una mossa?” disse la ragazza urlando inutilmente.

 

Pov Shiori

La situazione era degenerata. Non pensavo che una missione di livello, C potesse modificarsi così tanto. Non avrei nemmeno saputo se identificarla come livello B o A. Probabilmente A dato che se non ci fosse stato Naruto, non saremmo di sicuro scampati a quell’imboscata.

Come se tutto quello che stava succedendo non fosse abbastanza, mi trovavo da sola. Fugaku era a terra svenuto, mentre Merodi non si muoveva.

Mi avvicinai e la scossi per le spalle, sperando che reagisse. Nel caso qualche samurai ci avesse attaccato, non sarei riuscita a tenerli a bada, in quanto riuscivo a bloccarne uno solo per volta, in quanto non mi ero esercitata abbastanza nel controllo dell’ombra.

Merodi continuava a tenere la testa china, ma vedevo un leggero movimento delle labbra e cercai di sentire cosa stesse dicendo.

Mi concentrai cercando di isolare il più possibile il rumore della battaglia, fino a riuscire a percepire un lieve canto.

 “Ti sembra il momento di cantare?” le dissi rimproverandola, ma Merodi  non mi considerò minimamente, si alzò tenendo gli occhi chiusi e cominciò a intonare la sua canzone più forte.

La guardai stranita in quanto non capivo quali fossero le sue intenzioni. La consideravo una tipa bizzarra, in quanto la sua timidezza non si addiceva a un ninja, ma cantare durante una battaglia era forse la cosa più assurda che si potesse fare.

Non fui solo io a pensarlo, perché tutti si fermarono per lanciare diverse occhiate alla mia compagna, ma quanto accadde dopo, mi sorprese.

Improvvisamente vidi tutti i samurai cadere a terra, senza più muoversi. Lanciai un’occhiata Naruto-sensei per cercare anche solo una piccola spiegazione di quanto stesse avvenendo, ma vidi che si teneva dolorosamente la testa con le mani e successivamente lo vidi cadere sulle ginocchia, mentre del sangue gli colava dal naso e dalle orecchie.

Lo vidi guardarsi le mani spaventato.

Nemmeno lui sapeva cosa stesse succedendo, ma in quel momento credo che non ci fosse nessuno più spaventato di me. Mi sentivo paralizzata. Volevo andare a controllare le condizioni di Naruto, ma sentivo i miei piedi bloccati, come se qualcuno me li avesse incollati al terreno. Se anche il sensei fosse stato messo fuori gioco, cosa avrei dovuto fare?

Non mi sentivo pronta ad affrontare, qualsiasi cosa avrei dovuto compiere. Ero solo una genin, cosa potevo fare?

Mi sentii la testa rimbombare dai rimproveri di mia madre, se solo avesse saputo della paura che provavo in quel momento, mentre sentii quasi mio padre dirmi di rilassarmi e che quello che stava succedendo non era niente di grave, ma solo un’enorme seccatura.

Ultimamente io e lui avevamo dei contrasti, ma in quel momento avrei tanto voluto averlo accanto a me e nascondermi dietro di lui, come quando da bambina avevo paura di qualcosa.

Mi vergognai un po’ a quei pensieri. Volevo tanto essere trattata da adulta, ma la verità era che non lo ero…non ancora, né fisicamente, né mentalmente.

Mi risvegliai dai miei pensieri quando la melodia intonata dalla mia compagna scomparve.

Vidi Naruto provare a rialzarsi e istintivamente mi avvicinai a lui per dargli una mano, ma come era tipico fare, mi rassicurò dicendomi era tutto apposto, nonostante l’entità delle sue ferite.

Lo ammirai, era un eroe ai miei occhi. Forte e coraggioso, un uomo che non si fermava davanti a niente e fui invidiosa di questa sua forza di volontà.

 

Pov Naruto

Ci misi qualche secondo a riprendere bene coscienza di me stesso. Non sapevo nemmeno se ero stato abbastanza credibile, quando cercai di tranquillizzare Shiori, quando si avvicinò a me.

Vedendola spaventata e bianca come un cencio, non potei fare a meno di dirle quella piccola bugia.

Mi alzai un po’ barcollando e diressi il mio sguardo verso Merodi.

La mia allieva aveva gli occhi spalancati e si guardava attorno.

Mi avvicinai al samurai contro cui avevo lottato fino a quel momento e tastandogli il polso, potei affermare che esso fosse ancora vivo.

Fu in quel momento che vidi Merodi sospirare e rilassarsi, ringraziando di non essersi spinta oltre.

Osservai nuovamente il mio nemico, cercando di capire cosa fosse successo. Aveva avuto i miei stessi sintomi e del sangue usciva sia dal naso che dalle orecchie. Se avessi ascoltato quella melodia più a lungo avrei potuto finire anche io in quello stato.

Stavo quasi per allontanarmi quando un oggetto attirò la mia attenzione. Era un rotolo che si trovava appeso al lato sinistro, dentro a una sacca di pelle. Era un rotolo riguardante il clan Uta…quello che cercavo.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** il potere degli Uta ***


Capitolo 8: Il potere degli Uta

 

Pov Naruto

 

Non riuscivo ancora a spiegarmi del perché mi sentissi stordito, con un gran mal di testa o, per essere precisi, non sapevo spiegarmi il perché io ero stato vittima di quella misteriosa tecnica, usata dalla mia allieva, mentre Shiori e Fugaku sembravano non aver risentito minimamente dell’effetto di quella melodia.

Ovviamente fui felice e sollevato di questo, ma mi venne spontaneo chiedermi se Merodi avesse intenzionalmente colpito anche me.

Cercando di ignorare il dolore che mi martellava la testa, tanto da farmi quasi scordare la ferita al fianco, mi caricai Fugaku sulle spalle e ci dirigemmo tutti quanti verso l’uscita del villaggio.

Era meglio sparire prima che quegli energumeni riprendessero i sensi, dato che non mi sentivo nel pieno delle forze.

 

“Fermiamoci qua!” dissi dopo qualche ora di cammino, quando arrivammo allo stesso luogo dove ci eravamo accampati la notte trascorsa. Poggiai Fugaku con la schiena contro un albero e tutti, il sottoscritto compreso, ci prendemmo un po’ di riposo. Mi pulii la ferita al fianco, che cominciava già a rimarginarsi e mi portai una mano alla testa sperando di calmare il dolore, tenendo gli occhi chiusi.

Shiori mi chiamò preoccupata “Naruto-sensei, sicuro di stare  bene? Sei piuttosto pallido!”.

“Si, tranquilla, non è niente!” dissi abbozzando un sorriso, lanciando successivamente un’occhiata a Merodi. Avevo notato che ogni volta che i nostri sguardi si incontravano, lei voltava la testa dall’altra parte.

Sospirai e le chiesi “Merodi, che tecnica hai usato prima?”.

M-mi dispiace sensei…non credevo di farti del male…io…io volevo solo colpire i samurai e…in effetti non so come sia potuto succedere!” mi disse dispiaciuta e piuttosto agitata.

“Non preoccuparti, mi riprenderò presto, ma come funziona?” dissi cercando di tranquillizzarla e piuttosto incuriosito da quella tecnica di cui non avevo mai sentito parlare.

Merodi si morse le labbra “Il clan Uta è conosciuto da pochi per la sua abilità di emettere con la bocca, suoni che un normale essere umano non potrebbe. Come gli ultrasuoni ad esempio, e a seconda dei casi questa abilità ha il potere di creare dei danni al sistema neurale o rilassare i nervi. Tutto sta nell’intonazione che si esegue.”

Sussultai “H-Hai detto danni neurali?” chiesi preoccupato.

Merodi abbassò la testa “Si, ma non sembra che tu sia stato particolarmente danneggiato. È possibile che avrai mal di testa e vertigini per qualche giorno!” disse quasi in un sussurro.

Non mi sentii sollevato, in quanto avevo davvero rischiato grosso.

Mi domandai che tipi di problemi avrei potuto avere se avessi ascoltato ulteriormente quella canzone. Se sarei potuto diventare cieco, se avessi perso l’abilità di vedere i colori o di formulare una frase di senso compiuto o se avessi rischiato di diventare ancora più stupido di come i miei amici mi definivano per prendermi in giro.

Merodi, la tua tecnica può tornare utile in varie occasioni, ma non è una buona cosa farne uso se danneggia i tuoi compagni, soprattutto se i danni potrebbero essere gravi e permanenti!” le dissi con tono serio, in fondo i danni al cervello potevano compromettere la vita di una persona per sempre.

Ecco…c’è u-un’altra c-cosa!” disse Merodi, alzando leggermente la testa per potermi guardare negli occhi “La tecnica che ho usato non dovrebbe avere effetto su chakra amici, ma solo su quelli nemici, ma dato che sono ancora alle prime armi forse…ho sbagliato qualcosa!” disse Merodi confusa.

“Forse no!” disse Shiori intervenendo.

La guardai non sapendo dove volesse arrivare.

“Magari Kurama centra qualcosa. Insomma per quanto ora sia cambiato, mi è stato detto che in passato ne ha fatti di casini, magari il suo chakra viene percepito come cattivo!” disse la mia allieva, facendo un ragionamento che non faceva una piega, tranne che in un punto.

“Ti darei ragione Shiori, ma il fatto è che Kurama non è qui con me!” la misi al corrente.

“Cosa?!” mi chiese Shiori quasi urlando “E tu te ne vai in giro senza di lui? Ma non è la tua arma segreta in casi disperati?”

Sospirai.

In effetti Kurama mi aveva sempre dato una garanzia in più, ma sapevo di non poter contare sempre sul suo aiuto, ed era giusto che fosse così.

“Scusate, ma…ma chi è Kurama?” chiese Merodi curiosa.

Shiori la guardò con occhi sgranati, come se davanti a lei ci fosse un alieno “Ma in che mondo vivi? Non sai chi è Kurama?”

Dovetti intervenire per ricordare alla mia allieva, che la sua compagna non era originaria di Konoha e quindi era plausibile che non conoscesse la volpe o almeno il suo vero nome.

Appena finito di parlare, un urlo mi fece voltare verso Fukagu e mi ritrovai sorpreso a ritrovarmelo davanti a pochi centimetri dal viso con uno sguardo furioso.

Tu…perché cavolo mi hai colpito? Sei forse uscito di senno? È così che tratti i tuoi allievi?”

Era la seconda volta che lo vedevo arrabbiato e la prima era stato proprio durante lo scontro con i samurai quando Merodi venne colpita.

Sospirai nuovamente, quel ragazzino era quasi più enigmatico del padre. Sasuke manteneva sempre la sua scorza dura, come se ce l’avesse col mondo intero in qualsiasi occasione, mentre il figlio sembrava avere tripla personalità e non riuscivo a capire quale delle tre corrispondeva al vero Fugaku.

Spesso e volentieri era come un semplice ragazzo della sua età, curioso e simpatico, altre sembrava serio e maturo, come se avesse mille anni di esperienza sulle spalle, altre, come in quell’istante, era nervoso e aggressivo e soprattutto incapace di ragionare.

Questo suo ultimo lato lo consideravo negativo. Era normale arrabbiarsi, ma se agiva di impulso in battaglia rischiava solo di firmare la sua condanna a morte, proprio come avevo rischiato io più volte.

“Deficiente!” disse Shiori non dandomi la possibilità di spiegare al mio allievo il mio gesto “E tu vorresti farmi credere che gli Uchiha sono dei geni? Ma non farmi ridere. Eppure il comportamento di Naruto-sensei è chiarissimo!”

Fugaku la fulminò con lo sguardo per aver appena offeso il nome degli Uchiha.

Naruto-sensei voleva solo impedire che facessi qualche stupidaggine, come attaccare dei samurai quattro volte più grossi di te, e molto più esperti nel combattimento!” continuò Shiori difendendomi energeticamente.

“Io volevo aiutare Merodi. Ed è così che agiscono i compagni di squadra, non stanno fermi ad aspettare che qualcuno li salvi! Io ho fatto solo quello che ritenevo giusto per aiutarla, tu invece cosa hai fatto saputella?” ribatté Fukagu piuttosto animatamente.

Shiori era già pronta a scannarlo vivo e mi vidi costretto a intervenire prima che la situazione degenerasse.

“Smettetela entrambi!” dissi cercando con le braccia di tenerli distanti l’uno dall’altro. “Fugaku, Shiori ha centrato il punto!” dissi, vedendo con la coda dell’occhio che gli occhi della mia allieva si illuminavano.

“Non è sbagliato il tuo desiderio di aiutare un tuo compagno, ma era sbagliato il sentimento che ti guidava. La rabbia non è mai buona consigliera e si rischia di compiere gesti che potrebbero costare la vita a te e al tuo team!” gli dissi serio.

“E allora con che sentimento devo attaccare il nemico, con felicità, nonostante abbia appena fatto del male a qualcuno che conosco? È stupido!”

“Devi semplicemente controllare la rabbia e trasformarla in una difesa o attacco che possa tornarti utile!” dissi serio.

“E come si fa?” chiese Merodi.

“Questa è una bella domanda!” risposi.

“Tu come hai fatto a controllarla!” mi chiese Fugaku poco convinto della mia teoria, incrociando le braccia.

“Non credere sia difficile solo per te Fugaku, lo è per tutti. Io ho perso la testa tante di quelle volte a causa della rabbia, che ho rischiato di fare danni ben più maggiori di quanto li avesse fatti il nemico che mi aveva fatto incavolare. Per questo ti ho fermato, so bene cosa può portare la rabbia!”

Fugaku cominciò a calmarsi “Quindi anche tu non riesci a controllarla! Quando è stata l’ultima volta che non sei riuscito a controllarti?”

Abbassai la testa e strinsi i pugni “Sei anni fa, quando affrontai Kabuto e…sai cosa è successo a causa della mia mancanza di lucidità!”

Fugaku e Shiori abbassarono la testa dispiaciuti, mentre Merodi passava il suo sguardo da un compagno all’altro a me, non capendo cosa fosse dovuta quella tensione che si era venuta a creare nell’aria.

 

Riprendemmo la marcia per qualche minuto, senza che nessuno dicesse niente. Io ero perso nei miei pensieri, e pensavo alla mia bambina. Bastava un niente, qualsiasi argomento, qualunque sciocchezza per far si che quell’orribile giornata in cui l’avevo persa, mi tornasse in mente.

Sensei, mi dispiace!” disse Fugaku a testa china “Io non volevo farti ricordare quel giorno. Io non sapevo che…

“Non è colpa tua Fugaku, sarebbe successo comunque, in qualche altro modo!” dissi prima che un enorme boato, seguito da un enorme polverone, ci investisse.

Prendemmo a tossire, finchè la polvere fine tornò a depositarsi sul terreno permettendoci di vedere chi aveva appena fatto la sua entrata in scena.

Merodi urlò e si nascose dietro Fugaku, mentre io chiedevo spiegazioni “Come mai qui, Kurama?”

“Stavo rientrando e ho sentito la tua presenza!”

“Novità?”chiesi.

Kurama scosse la testa e abbassò le orecchie.

M-ma quella è la volpe a nove code!” disse Merodi, sgranando gli occhi e nascondendosi ancora di più dietro Fukagu.

“C’è ancora qualcuno che si nasconde alla mia presenza. Non ero più abituato. Vieni fuori mocciosa, non ti faccio niente!” disse Kurama con un ghignò divertito.

Alzai gli occhi al cielo, di sicuro la sua espressione non aiutava la mia allieva a fidarsi di lui.

“Lasciala stare Kurama, imparerà a conoscerti e a non temerti con il passare del tempo. Ora volevo informarti di una cosa!”

Kurama mi prestò la sua attenzione “Ho avvertito di nuovo un chakra insolito ieri, tu hai avvertito niente?” chiesi.

“Si, l’ho avvertito anche io, per questo ero qui, ma non ho trovato niente di insolito!”

“Ora che ci penso, quel chakra mi ha ricordato un po’ il tuo Kurama. Era un po’ diverso ma…non so qualcosa di simile c’era!” disse intervenendo Fukagu.

Sussultai, come anche Kurama. Esso mi guardò con la coda dell’occhio come se si aspettasse una mia reazione.

Lo guardai e quello sguardo intimorito, mi mise la pulce nell’orecchio e per l’ennesima volta, compresi che mi stesse nascondendo qualcosa.

Non dissi niente in presenza dei ragazzi, ma una volta giunti a casa io e il mio amico avremmo intrapreso un discorsetto.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Rivelazioni ***


CAP 9:  Rivelazioni

 

Pov Naruto

La mattina successiva, il mio team finalmente giunse a Konoha, mentre Kuruma ci aveva preceduto durante la notte.

I ragazzi avevano ancora l’aria assonnata, al contrario del sottoscritto che non aveva minimamente chiuso occhio, sia a causa di Kuruma, sia per colpa delle parole di Fugaku.

“Ora che ci penso, quel chakra mi ha ricordato un po’ il tuo Kurama. Era un po’ diverso ma…non so qualcosa di simile c’era!” disse il mio allievo.

A quelle parole il mio cuore sussultò. Nonostante la mia inesperienza a percepire chakra e a riconoscerli, ero sicuro che quella sensazione che avevo provato a percepire quel chakra, era qualcosa che avevo già sentito e mi diedi dello stupido a non averlo collegato a Kurama.

Quella sensazione era molto simile a quella che provavo le prime volte che Akai faceva la sua apparizione accanto a mio figlio, prima di diventare una cosa talmente abitudinaria da non rendermene nemmeno più conto.

A quei pensieri il mio cuore cominciò a battere freneticamente  e la mia mente cominciò a domandarsi: quel chakra apparteneva al cucciolo racchiuso dentro mia figlia?

Ci sperai vivamente, ma un dubbio subito si impossessò della mia mente. Se così era, per quale motivo Kurama non me ne aveva fatto parola?

Pensai che il mio amico avesse avuto la stessa intuizione, ma indagando  non aveva trovato riscontri positivi e quindi non mi aveva informato, dato che non c’era niente su cui mettermi al corrente.

Ci pensai e ripensai anche fin dopo il nostro passaggio attraverso le porte di Konoha, tanto che non mi accorsi della presenza dei miei amici.

“Così si saluta?” disse la voce seccata di Shikamaru, poiché gli era toccato andare a fare la spesa per conto di Temari.

“Chi saluterebbe un ninja che si riduce a fare da casalingo?” disse Sasuke sfottendolo, nonostante anche esso a volte si ritrovava a dover fare acquisti per conto della moglie, anche se faceva di tutto per evitare visi conosciuti.

“Papà!” urlarono all’unisono Shiori e Fugaku, la prima andando ad abbracciare il padre, cogliendo così Shikamaru di sorpresa.

Il mio compagno mi aveva confidato che la figlia da quando era entrata nell’adolescenza, aveva smesso di abbracciarlo, di confidarsi con lui, di fare il bagno insieme o altre cose che quando era solo una bambina erano normali, in quanto non provava imbarazzo e non vedeva il genitore come qualcuno che doveva farsi gli affari propri perché  stava crescendo e quindi aveva bisogno della propria privacy.

“Mi sei mancato!” disse la mia allieva e Shikamaru mi chiese “Per caso a preso una botta in testa? Guarda che se Temari mi accusa di qualcosa, ritengo te il primo responsabile, intesi?”

Sorrisi, per poi raccontargli la scena orribile a cui i ragazzi avevano dovuto assistere, rimanendo, chi più chi meno, turbati.

Shikamaru strinse la figlioletta, volendo in qualche modo rassicurarla.

“Vedi di farci l’abitudine Shiori, ne vedrai di cose orribili durante la tua vita. Lo stesso vale per te figliolo!” disse Sasuke con voce dura, ma Fugaku con aria determinata disse  “Io non ho avuto paura, ero già al corrente che di morti ne avrei visti!”.

Sasuke orgoglioso mise una mano sulla spalla del figlio per dire “Bravi figliolo,ricorda che gli Uchiha non hanno mai paura!”

“Stronzate!” dissi infastidito  non riuscendomi a trattenere. Guardai male Sasuke esattamente come lui guardava male me “Non otterrai nulla di positivo, se insegni a tuo figlio a reprimere le emozioni. Se si è spaventato a una vista del genere, non ci trovo niente di strano, al contrario trovo strano che un ragazzino della sua età rimanga impassibile difronte a una tale tragedia, anche se non mi sorprenderebbe sapendo chi è il padre!”

Fugaku spostò il suo sguardo confuso da me a Sasuke, pronto per parlare, ma la voce del mio compagno lo precedette “è così che agisce un vero ninja. Le emozioni ti rendono solo cieco in battaglia!”

“Io invece credo che le giuste emozioni possano essere un vantaggio!”

“Un ninja deve essere lucido per essere un buon combattente!” disse Sasuke innervosendomi ancora di più.

“Prima di tutto, se volessimo dei combattenti privi di emozioni useremo delle macchine al posto degli esseri umani,  secondo tu non mi sembri la persona giusta per sostenere questa teoria visto il modo in cui ti sei fatto soggiogare dall’odio in passato!” gli dissi fregandomene della presenza di Fugaku, il quale a quelle parole sussultò.

Ero sicuro che lui non vedeva minimamente quel lato oscuro che per anni aveva caratterizzato il padre e in particolar modo tutto il clan Uchiha, pochi esclusi.

Sasuke mi raggelò con lo sguardo e stringendo i pugni era pronto per ribattere, se non a parole, con i fatti, ma Shikamaru per evitare uno scontro, si mise in mezzo “Ora basta voi due!” disse con uno sguardo di rimprovero ad entrambi “Naruto, tu sai benissimo come la pensa a riguardo  Sasuke e mi sembra che su certe cose hai perso in partenza, quindi per il mio bene, in quanto non ho voglia di fare da arbitro, evita di dargli addosso, anzi dato che sei appena tornato da una missione e non tutto intero, vai a fare rapporto a Kakashi e fatti visitare. Tu, Sasuke vai a rompere qualcun altro con le tue assurde idee di ninja ideale e sul tuo solito orgoglio Uchiha!”

Sasuke guardò storto anche Shikamaru, e prima di allontanarsi col figlio, lo sentii bisbigliare impercettibilmente qualcosa.

Sussultai per due motivi, perché ero comunque riuscito a percepire la sua voce e per quanto le mie orecchie avessero sentito.

 

Pov Kakashi

Naruto era finalmente rientrato dalla missione e fui alquanto incuriosito quando, venendo a fare rapporto,  mi chiese di far presenziare un membro del clan Uta.

Chiamai Kurachi Uta, colui che rappresentava l’intero clan.

Era un uomo di mezza età di alta statura e da una muscolatura ben sviluppata e dai soliti capelli color indaco che rappresentavano l’intero clan assieme a quegli occhi azzurri così chiari. Si presentò davanti a me con aria fiera e determinata e si rivolse al sottoscritto con una tale onorificenza che qui a Konoha non ricevevo mai, avendo come sottoposti tipi come Naruto.

Hokage-sama, le chiedo scusa se mi sono fatto aspettare. Mi è stato riferito che aveva urgente bisogno di vedermi, posso fare qualcosa per lei?” mi disse l’uomo addirittura chinandosi, cosa che strappo un sorriso al mio allievo.


“L’ho chiamata perché ho affidato a Naruto, una missione che ha avuto dei riscontri interessanti e che credo la riguardino personalemente, inoltre la pregherei di fornirmi delle spiegazioni su quanto ora verrà a conoscenza!” dissi.

Diedi a Naruto la parola e venni a conoscenza di quanto si era verificato al villaggio di Onpu e non solo io, ma anche il membro del clan Uta rimase sorpreso e man mano che il racconto andava avanti, lo vedevo innervosirsi sempre più.

“Questo è tutto Kakashi. Ho già qualche mia supposizionea riguardo e ovviamente possiamo escludere il complotto da parte degli Uta verso Konoha e…” disse Naruto prima di essere interrotto.

“Non sia mai signore. Non noi…” cominciò il membro  del clan Uta cercando di difendersi, ma con un cenno della mano gli chiesi di far finire il mio ex allievo.

…io credo che l’intero clan stia scappando da qualcuno, in quanto il loro potere, per qualche ragione che non ho ancora capito, possa tornare utile a qualcuno!” disse infine Naruto.

“è così?” chiesi rivolgendomi a Kurachi, il quale esitò per qualche istante prima di parlare.

“Si, signore. Da quasi quattro anni siamo stati perseguitati dai samurai, i quali vogliono da noi una alleanza. Ci hanno proprosto vari accordi affinchè accettassimo di schierarci dalla loro parte, ma abbiamo sempre rifiutato, ancora prima di scoprire che…” Si fermò incerto se procedere o meno.

“Scoprire cosa?” chiesi motivandolo a continuare.

Sospirò “Il loro vero intento!”

“Quale? Quello di sterminare i nemici in un colpo solo, facendovi cantare tutti in coro, mentre uno dei samurai vi dava il ritmo orchestrandovi?” disse Naruto facendomi perdere il filo, in quanto ignoravo completamente il potere degli Uta.

Naruto mi mise al corrente della tecnica che Merodi aveva utilizzato durante lo scontro con i samurai al villaggio Uta, ma al termine del racconto Kurachi disse “ Il nostro potere non consiste solo in quello di annientare i nemici con il canto. La nostra tecnica segreta, che fa gola ai samurai è quello di poter controllare i bijuu a nostro piacimento, grazie alle nostre melodie!”

Sussultai “Perché mai i samurai vorrebbero un tale potere se non hanno a disposizione nessun bijuu?” dissi ad alta voce, ma era più che altro una domanda rivolta a me stessa.

Kabuto!” disse Naruto semplicemente, stringendo i pugni.

Sgranai gli occhi “Dici? Kabuto ha otto dei nove bijuu, ma non vedo cosa possa centrare con i samurai!”

“E se ci fosse lui dietro tutto questo? Noi non siamo sull’orlo della guerra con i samurai? Potrebbe benissimo essere Kabuto a manipolare i fili del gioco!”

Sospirai dovendo dare ragione al figlio del mio maestro “Questo spiegherebbe anche perché non abbiamo mai trovato alcun indizio su di lui. Ci siamo sempre limitati a cercare in territorio ninja, in quanto ci è vietato mettere piede nei territori samurai!” dissi.

“Mentre loro vanno e vengono nei nostri territori come fossero turisti, nonostante gli accordi!” disse Naruto seccato, in quanto sapendo che Kabuto poteva trovarsi in quelle terre, il mio allievo sarebbe partito in quel momento per prendere a calci quel mostro.

“C’è un’altra cosa. Ho trovato questo addosso a un samurai!” disse Naruto tirando fuori un rotolo e consegnandolo a Kurachi.

L’uomo sgranò gli occhi e aprendolo, inghiottì la saliva in eccesso “Q-questo è…è lo spartito musicale per controllare i bijuu. Temevamo di averlo perduto e che fosse finito in mano sbagliate. Ti ringrazio per averlo recuperato!”

“è evidente, Kabuto vuole controllare tutti i bijuu e mandarceli alle calcagne. Per quanto sia potente Kurama, dubito che riesca a farcela contro otto suoi compagni!” disse Naruto con rabbia.

“Calmati, non abbiamo ancora la certezza che centri Kabuto!” dissi.

“Ne ho la certezza. Nessuno è così pazzo da voler controllare i demoni codati!”

Sospirai per l’ennesima volta e rivolgendomi nuovamente a Kurachi dissi “Come mai non ci avete subito messo al corrente della situazione?”

“Perché  non volevamo correre il rischio di essere fruttati anche da voi!” disse l’uomo.

Naruto alzò un sopracciglio “Da noi?”

“Anche voi avete a disposizione un bijuu, da quanto mi è stato riferito. Il nove code se non sbaglio!”

“Si, ma non abbiamo bisogno di controllarlo, in quanto Kyuubi è un alleato di Konoha e un mio carissimo amico!” disse Naruto un po’ sorpreso di vedere che vi era molta gente che ancora non conosceva la sua storia.

“Amico?” disse Kurachi sorpreso. Probabilmente non pensava si potesse essere amico di un demone codato.

Kurachi, Naruto è un Jinchuuriki!” dissi io mettendolo al corrente di una caratteristica importante del mio allievo.

Kurachi sussultò e scotendo la testa disse “Non è possibile. Nessuno può essere in grado di contenere in sé il nove code senza rimanere vittima di quell’immenso chakra. Solo un clan appartenente alla nostra stessa famiglia poteva essere in grado di sostenere un tale fardello e si dia il caso che questo clan sia stato sterminato anni orsono. Sto parlando del clan Uzumaki!”

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Shoccante rivelazione ***


Cap 10: Shoccante rivelazione

 

Pov Naruto

“Sto parlando  del clan Uzumaki!” disse il membro del clan Uta.

Sorrisi e mi girai verso di lui. Lo guardai negli occhi e allungandogli la mano dissi “Piacere, Io sono Naruto Uzumaki!”

U-Uzumaki?” chiese confuso.

“Mia madre, Kushina Uzumaki, era la precedente forza portante e quando essa morì, io presi il suo posto grazie a una tecnica di sigillo tipica del mio clan. Conosce il sigillo ottagonale?” chiesi.

L’uomo annuì “è una dei sigilli più complicati e pericolosi da attuare, chiunque ricorre a questa tecnica, perde la vita!”disse l’uomo con aria ancora stupita “Non credevo vi fossero ancora superstiti. Il nostro clan si è allontanato dal paese del vortice, giusto qualche anno prima che avvenisse la distruzione del villaggio!”

“Perché il vostro clan se n’è andato?” chiesi curioso.

“Non era una buona cosa tenere due clan che hanno la capacità di avere un certo tipo di controllo sui bijuu, vivessero insieme. Era pericoloso e nel caso appunto avvenisse la scomparsa di uno, c’era ancora l’altro che poteva rimediare se mai vi fosse stato un attacco dei bijuu. Se non ce ne fossimo andati, sia Uzumaki che Uta sarebbero stati sterminati!” disse guardandomi “Anche se vi sono state, a quanto pare, delle eccezioni e quindi magari i nostri clan sarebbero comunque tornati a vivere!”

“Solo di nome. Sono un Uzumaki e ho ereditato qualche caratteristica del clan, ma nonostante esso fosse specializzato in tecniche di sigillo, io non ne conosco. Sono nato e cresciuto in questo villaggio, senza che nessuno mi abbia insegnato qualcosa sugli usi e costumi del mio clan e io di conseguenza non posso insegnarlo alla mia discendenza, quindi dire che il clan Uzumaki è istinto, non è del tutto sbagliato!” dissi un po’ rattristato. In fondo ero sempre stato un po’ curioso di scoprire qualcosa di più sul mio clan.

“Ma forse per il vostro clan la cosa è diversa. Il fatto di poter produrre suoni non normali per un comune essere umano, è una abilità innata. Dico bene?”                 

“Si, ma appartenere al clan Uta non significa avere sicuramente quel genere di potere. Non sappiamo ancora da cosa è dovuto, ma solo i primogeniti hanno questa capacità e sono riconoscibili grazie a un tatuaggio sul collo, che ha la capacità di amplificare i suoni impercettibili all’orecchio umano!”

“Il tatuaggio di Merodi…” bisbigliai e Kurachi annuì.

 

La situazione si stava facendo sempre più interessante e incasinata. Avevo scoperto di essere imparentato alla lontana con il clan Uta, scoprivo ogni giorno di più di avere sensi sviluppati rispetto alle persone normali e il mistero della scomparsa di Kabuto e mia figlia cominciava ad avere un senso, sebbene quello che avevamo erano solo delle ipotesi e non certezze.

 

“Papà!” Mi chiamarono all’unisono Daiki e Akai appena mi videro rientrare a casa. Corsero verso di me, il primo ignorando sua madre che stava tentando di farlo mangiare compostamente a tavola.

Presi in braccio Daiki e lo sollevai in aria, strapazzandolo un po’, mentre Akai, facendomi le feste, scodinzolava felice. Sollevai in aria anche lui, sapendo quanto amasse vedere le cose dall’alto e sentirsi il padrone del mondo per un breve momento.

Naruto, cosa ti è successo?” mi chiese Sakura vedendo la mia tuta sporca di sangue e subito mi esaminò, curando le ferite.  Non era niente di grave per fortuna, ma come aveva detto Merodi, il mal di testa mi avrebbe accompagnato per un po’. Mi concentrai sulla mia famiglia per ignorarlo e domandai a Daiki e Akai come era andata in mia assenza.

“Io ho fatto il bravo! Ho fatto l’ometto di casa è ho protetto la mamma!” disse Daiki.

“Non è vero, l’ho protetta io!” disse Akai imbronciato e facendo la linguaccia.

Sakura si porto le mani sui fianchi e guardando i due con aria severa disse “Invece di litigare per chi è stato il più bravo, perché non raccontate cosa avete combinato?”

Daiki e Akai si fermarono di colpo e guardarono Sakura con occhi sgranati, non intenzionati a parlare.

Guardai Sakura che parlò al loro posto “Per poco non si sono fatti ammazzare. Si sono arrampicati sulla libreria che c’è in salotto, rischiando di rimanere schiacciati. Mi sono presa un tale spavento!” disse sospirando.

Guardai i bambini con aria di rimprovero, dato che avevo raccomandato loro di non arrampicarsi sui mobili, ma la scomparsa di Akai all’interno del corpo di mio figlio, per evitare di sorbirsi una ramanzina, mi fece scoppiare a ridere.

Sakura si arrabbiò, in quanto aveva capito che avrei sorvolato sulla cosa.

“Ancora con la storia della libreria?” disse Kurama raggiungendoci in soggiorno “Sakura, hai già conciato i cuccioli per le feste, non credi che abbiano capito?”

“No, se hanno preso da Naruto!” disse Sakura punzecchiandomi.

“Ehi, che centro io? per una volta che non ho fatto niente” dissi in mia difesa.

“Da Naruto hanno preso, in quanto anche lui da bambino ha rischiato di fare la stessa fine!” disse Kurama, mettendomi al corrente di una mia azione di infanzia, che non ricordavo.

“Quando avevi quattro anni, per prendere un oggetto sulla libreria di un negozio, ti sei arrampicato, facendoti cadere tutto addosso. Se non fossi intervenuto a fermare lo scaffare a quest’ora non saresti qui a parlare con me!” disse Kurama ghignando al ricordo.

“Tu mi avresti salvato?” chiesi sorpreso.

“Ehi, ti ricordo che se morivi tu, morivo anche io!” disse il mio amico giustificando le sue azioni.

“Ora ti riconosco!” dissi prima di assumere uno sguardo serio e di rivolgerlo al mio compagno e poi a Sakura.

“Sakura, ti dispiace portare Daiki in camera sua? Devo scambiare quattro chiacchiere con Kurama!”

Sakura mi guardò preoccupata, ma annuì senza chiedermi niente. Avrebbe scoperto tutto da li a poco, esattamente come me.

Kyuubi è da qualche tempo ormai che mi capitano cose strane e so che tu sai cosa mi sta succedendo, perché quando ti chiedo spiegazioni cominci ad agitare le code e a cambiare argomento. Ora voglio che tu sia sincero con me!” dissi con voce ferma che non permetteva repliche.

Kurama mi guardò serio e sospirò “Forse è meglio che ti siedi e voglio che tu mi prometta che te la prenderai solo con me e non tratterai Akai in modo differente!”

Sakura mi raggiunse e si sedette accanto a me “Perché dovrebbe?”

Akai è collegato a quanto ti sta succedendo, ma anche la volpe che è dentro Kumiko e altre volpi che saranno negli altri tuoi figli, se ne avrai altri!”

Sussultai.

Mi spaventò quella affermazione, in quanto i cuccioli di volpe non fossero nati solo perché Kuruma aveva vissuto per anni dentro di me. Ma solo in quel momento mi venne in mente che quando Daiki venne concepito il mio amico non era in casa, quindi un trasferimento di chakra nelle cellule del bambino non vi era potuto esserci a differenza di Kumiko.                                                                                                                                 

 

Pov Kurama

Era giunto il momento di rivelare a Naruto, quella verità che mi ero sempre guardato dal rivelargli. Avevo paura della sua reazione, ma era giusto che sapesse, in quanto fosse il protagonista di quella storia che io stesso avevo deciso di scrivere.

Presi un respiro profondo e iniziai a parlare, muovendo le mie code con fare agitato, un cattivo segno che Naruto percepì.

“è una cosa che non ti piacerà sentire. Queste capacità che stai sviluppando, non sono dovute dalla mia permanenza nel tuo corpo per diversi anni. Diciamo che essendo libero dal sigillo io e te non siamo più uniti e tu non puoi usufruire dei miei poteri!”

Iniziai col dire.

“Allora cosa diavolo mi sta succedendo?” mi chiese spazientito.

“C’è un'altra ragione per cui tu possiedi questi poteri, che in realtà apparterrebbero a me. Le hai sempre avute, fin dalla nascita, solo che ho sempre fatto in modo di assopirle o che tu dessi la colpa a me se accadeva qualche cosa di bizzarro alle tue capacità!” dissi guardando Naruto e leggendo nei suoi occhi confusione, in quanto non poteva capire o solo minimamente immaginare cosa avevo combinato alla sua persona.

“Tutto ha iniziato quando ero racchiuso nel corpo di Kushina, tua madre. Avevo scoperto, ancor prima di lei, che essa era in dolce attesa. Come ben sai, ho sempre cercato un modo per sciogliere il sigillo e liberarmi e considerai quella gravidanza come una buona opportunità perché ciò avvenisse!”

Naruto sussultò e strinse i pugni in attesa che continuassi e svelassi finalmente quel mistero.

“Era un tentativo rischioso, in quanto poteva anche condurre alla morte il futuro nascituro, ma tentai lo stesso, non importandomi niente di quello che gli sarebbe…ti sarebbe potuto accadere.

Alzai lo sguardo per  guardare i coniugi Uzumaki, ma entrambi avevano uno sguardo indecifrabile.

“Iniziai ad attuare il mio piano quando eri solo un embrione di una settimana. Ho piano piano sostituito il chakra che tu avresti ereditato dai tuoi genitori con il mio. Se fossi riuscito nel mio intento, una volta nato, io sarei tornato libero, in quanto tu non possedevi alcun sigillo. L’unico problema che tenei presente, fu la tua morte prematura, anche se sapevo di avere una buona percentuale di riuscita in quanto metà Uzumaki, ma vi fu un altro ostacolo che non tenni minimamente in considerazione…la tua forza di volontà!” Ghignai, anche così piccolo era riuscito a sorprendermi.

“Hai sempre avuto una forza di volontà notevole, in grado di respingermi…anche allora, riuscendo così a mandare a monte i miei piani, anche se…

Mi fermai incerto se continuare. Naruto si era irrigidito, timoroso di scoprire il seguito della storia. Fu Sakura, stringendo dolcemente la mano del marito a invogliarmi a continuare.

Sospirai “…anche se non riuscisti a fermarmi in tempo, impedendomi di sostituire metà del tuo chakra con il mio. Naruto, tu sei una parte di me, sei metà umano e metà demone ed è da qui che derivano le tue capacità!”

Naruto non disse niente, aveva il capo abbassato, con la frangetta che gli copriva gli occhi, ma nessuno meglio di me, poteva avvertire il suo stato d’animo. Era letteralmente in sobbuglio.

“Inoltre i cuccioli di volpe che nascono insieme alla tua prole, sono un esempio di come chakra umano e demoniaco, non possono vivere a lungo a stretto contatto l’uno con l’altro. Nel tuo corpo non trovano una via di fuga per separarsi e cercano di dividersi nella tua discendenza, ma questo processo non è immediato, lo dimostra il legame che Daiki e Akai hanno. Quei due tipi di chakra, uniti in te, sono ancora in parte uniti nei due cuccioli, facendo si che alla morte di uno, muoia anche l’altro. Se mai un giorno Daiki avesse dei figli, questo legame tra i chakra, si dividerà sempre di più, fino a rendere i due chakra due cose ben distinte. Ma pure nel tuo corpo, anche se i due chakra hanno comunque trovato una sorta di accomodazione a sopportarsi a vicenda, capita a volte che uno dei due tenti di prevalere sull’atro. Quando i tuoi sensi sono più sviluppati, ad esempio, e la parte di chakra che mi appartiene a prevalere!”

Sakura guardò preoccupata Naruto che non dava il ben che minimo segno di voler reagire e successivamente volle chiarire un punto.

Kurama io non ho ben capito…in sostanza ci stai dicendo che Naruto è tuo figlio?” mi chiese confusa e preoccupata.

Scossi la testa “Non mio figlio… è per metà me…lui non ha ereditato il mio chakra, ha il mio chakra! Per questo definisco Akai mio figlio, in quanto è stato concepito e ha ereditato il mio chakra, senza che avvenisse un trasferimento forzato, ma allo stesso tempo vostro figlio. Naruto è parte di me e tu Sakura l’hai concepito.

Naruto strinse i pugni con rabbia, tanto da ferirsi i palmi con le unghie.

Sakura gli mise una mano sulla spalla e sussurrò il suo nome.

“Quindi non sono mai stato un umano…mai completamente. Avevano ragione gli abitanti del villaggio a chiamarmi mostro!” disse con una voce calma, tanto che non mi faceva presagire niente di buono. Era la calma prima della tempesta.

Esso si alzò di scatto e urlò “Ho sempre desiderato una cosa da quanto ero bambino…essere considerato una persona normale come tuttio. Volevo essere amato come tutti i bambini della mia età. Avevo due braccia, due gambe, una testa, tutto era al suo posto, del numero esatto eppure, nessuno mi vedeva come una persona comune, ma mi trattavano sempre con freddezza come se avessero paura di me, venivo considerato un mostro. Poi scopro della tua esistenza e mi convinco che sia il tuo imprigionamento nel mio corpo a far si che le persone mi vedano in modo diverso, ma io in realtà ero come tutti gli altri. A volte mi immaginavo la mia vita senza di te e mi vedevo circondato di amici e parenti. Poi ho cominciato ad avere dei veri amici, prima pochi, poi molti, ma…la scusa di averti dentro di me non bastava più a convincermi che io in realtà ero una persona normale. La tua presenza mi faceva sentire diverso, sempre e in ogni posto. Poi abbiamo rotto il sigillo, tu ti sei liberato e io  mi sono sentito davvero come tutti gli altri e mi è piaciuta quella sensazione. Per quanto mi fossi affezionato a te essendo divenuto ormai quella parte sicura della mia vita, che c’era sempre stata e non era mai cambiata, mi sentii anch’io libero, libero di essere me stesso, di essere un umano e non più visto come un pericolo, da chi ancora non mi conosceva e adesso invece scopro che tutto quello in cui speravo e che credevo di essere, è una menzogna.

Sono un mostro o demone o quel che sia, non perché sono stato concepito così, ma perché l’hai voluto tu ed è questo mi fa incavolare di più…mi hai modificato. Hai cambiato parte di me, per un tuo capriccio e mi hai volutamente nascosto tutto questo!” disse Naruto guardandomi con uno sguardo adirato, che dall’azzurro divenne rosso, un rosso talmente acceso che temetti mi mandasse a fuoco.

Abbassai testa e orecchie e misi le code in mezzo alle zampe. Io, il grande e possente volpe a nove code, in quel momento mi sentivo piccolo come un verme, colpevole di un errore compiuto trent’anni prima.  

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Svelare il proprio passato ***


Capitolo 11: Svelare il proprio passato

 

pov Sakura

 

Né io, né Naruto ci aspettavamo una cosa del genere, ma quella rivelazione aveva sconvolto entrambi, soprattutto Naruto. Personalmente rimasi sorpresa per poco tempo, perché riflettendo sull’intera faccenda, che Naruto fosse o meno metà demone, non mi importava un granchè. Per me continuava a essere l’uomo che ho amato, che amo e che sempre amerò. Era il padre dei miei figli e un valoroso ninja della foglia che racchiudeva in sé la volontà del fuoco. Questo era Naruto ed era perfetto così. Niente e nessuno avrebbe potuto cambiarlo ai miei occhi, perché non cambiava quello che aveva fatto per me in tutti quegli anni. Era stato lo scoglio a cui mi ero aggrappata e mi aveva aiutato a non sprofondare in quel baratro nero che aveva rischiato di risucchiarmi dopo il rapimento di nostra figlia.

Era speciale, indipendentemente dalla sua parte demoniaca e questo sembrava non riuscire a comprenderlo.

Lo vedevo triste, confuso e arrabbiato. Kurama si era addirittura allontanato, per timore che la sua presenza, in quel frangente, potesse peggiorare le cose.

Cercai di fargli capire inutilmente che non doveva sentirsi diverso, in quanto era sempre lui. Non avrebbe iniziato a comportarsi in modo diverso ora che conosceva la verità. Lo abbracciai sperando di confortarlo almeno un po’ e  di alleviare quella confusione che alleggiava nella sua testa. Rimase abbracciato a me per diverso tempo e sapevo bene cosa volesse significare quel suo attaccamento nei miei confronti. Aveva paura e bisogno di qualcuno e, per tutte le volte che lui era stato presente per me, quelle volta sarei stata io la sua ancora di salvezza, sebbene non sapessi cosa fare per aiutarlo a sentirsi meglio.

Mi sentii inutile. Lui al mio posto avrebbe saputo cosa fare, cosa dire, come aiutarmi.

Naruto, non vedere questa tua parte di te in modo negativo. Pensala a un fatto che ti rende speciale. Non è quello che sei dentro a fare di te un uomo, ma quello che fai e ci sono uomini che sono più demoni di quanto lo possa essere tu!”

Naruto sciolse l’abbraccio e accennò a un sorriso accompagnato da un lievissimo grazie, per poi abbassare la testa e stringere i pugni “Perché sono sempre io quello a essere scelto? Sono l’unico sopravvissuto al mio clan, sono stato scelto come jinchuuriki, ero stato scelto per salvare il mondo e ora anche questo. Perché tutto ricade su di me?”

“Perché tu hai una forza tale da poter affrontare tutto questo nei migliori dei modi. Altre persone al tuo posto, sarebbero impazzite, si sarebbero uccise o ancora peggio avrebbero sfruttato la situazione a loro vantaggio a discapitoo di altre persone. Io non so come farti capire che persona eccezionale sei, soprattutto ai miei occhi, a quelli dei tuoi figli e dei tuoi amici. Il fatto di scoprire che sei metà demone, non cambierà quell’idea che ci siamo fatti di te e nemmeno tu dovresti. Sei sempre stato sicuro delle tue capacità, non cominciare a dubitarne adesso!”

Abbozzò un sorriso e mi diede un bacio sulla fronte “Cosa farei senza di te! Sei sempre al mio fianco quando mi serve aiuto!”

Sorrisi “Buffo, io penso la stessa cosa di te!”

Sospirò, purtroppo quelle parole non erano bastate per tirarlo su di morale. Sapevo che non sarebbe stato facile e che ci sarebbe voluto del tempo prima che Naruto accettasse quella nuova parte di sé.

Lo vidi alzarsi e dirigersi verso la porta “Dove stai andando?” gli chiesi preoccupata.

Naruto girò la testa per osservarmi e donandomi un lieve sorriso rispose “Ho bisogno di rinfrescarmi un po’ le idee. Vado a farmi un giro!”

“Vuoi che ti accompagni?” gli chiesi. Non volevo che rimanesse da solo.

Scosse la testa e vidi sparire la sua figura dietro la porta.

 

Pov Sasuke

 

Ero piuttosto nervoso. Naruto riusciva sempre a mandarmi fuori dai nervi quando contraddiceva le mie idee sull’essere ninja. Entrambi eravamo a conoscenza delle idee dell’altro e sebbene questo non ci impedisse di essere amici e buoni compagni di team, quando intraprendevamo certi discorsi, ci scaldavamo finendo per scontrarci. Ma quella volta mi aveva proprio fatto arrabbiare. Aveva fatto riferimento al mio passato davanti a mio figlio. Già quando Fugaku o suo fratello non erano presenti, quell’argomento mi dava fastidio, in quanto volevo dimenticare quella parte di me che cercavo a tutti i costi di cambiare. Sapevo di non essere perfetto o una persona degna di stima come lo era Naruto, ma farmelo notare era una macchia sul mio orgoglio.

“Papà, di cosa stava parlando Naruto-sensei?” mi chiese Fugaku curioso e preoccupato allo stesso tempo.

“Di niente!” dissi scocciato, ma mio figlio, mentre cercavo di dirigermi in cucina, mi si pose davanti a braccia aperte e guardandomi arrabbiato disse “Smettila di fare così!” mi urlò sorprendendo me, Karin e Itachi, entrambi presenti nella stanza.

“Non sono uno stupido papà e nemmeno Itachi. Sono orgoglioso di essere un Uchiha, ma sono stanco di sentire dire che il nostro clan ha una pessima fama e che se seguirò le tue orme, non farò una bella fine. Forse tu non te ne sei mai accorto, ma la gente al villaggio parla e parla di te alle tue spalle e non in modo positivo!”

Strinsi i pugni “Lo so!”

“E non ti da fastidio?” chiese Itachi appoggiando il fratello.

“No, me lo merito!” dissi sfuggendo al loro sguardo.

“Perché?” mi chiese Fugaku, ma non risposi.

“Oggi quando sono andato a comprare delle armi, il proprietario ha cercato di imbrogliarmi e appena ho detto il mio nome, lui e la moglie si sono spaventati e hanno cominciato a trattarmi con i guanti, offrendomi le armi migliori. Quando sono uscito ho origliato e ho sentito la moglie dare dello stupido al marito, in quanto con il suo comportamento avrebbe potuto scatenare la tua ira e tu avresti potuto fargli una spiacevole visita!” cominciò “Ho sempre fatto finta di niente, ma questa non è la prima cosa strana che mi capita. Anche all’accademia sentivo voci negative sul nostro clan, ma non ho mai trovato le risposte che cercavo. Ora papà ti chiedo, perché c’è questa voce che gli Uchiha sono cattivi e soprattutto tu non godi di una buona fama?”

“Cosa ci tieni nascosto…anzi ci tenete nascosto, tu, la mamma, Naruto e tutti gli altri? Nessuno vuole accennare al tuo passato e non ne capisco il motivo!” disse Fugaku arrabbiato “Cosa mai puoi aver fatto di tanto grave?”

Non volevo rivelare loro la mia parte malvagia, non volevo che mi vedessero con occhi diversi, non volevo che mi odiassero, ma continuare a tacere loro la verità non avrebbe portato a buoni risultati. Volevo essere un buon padre e speravo di riuscirci non trasmettendo loro alcuni sentimenti, senza tenere conto del fatto che quegli stessi sentimenti negativi, venivano trasmessi dagli abitanti del villaggio che ce l’avevano con me.

“Io non sono sempre stato una persona dai valori positivi e forse ancora oggi non lo sono completamente. Sto cercando di essere migliore, ma vi confesso che è difficile…è difficile dimenticare cosa ho provato e cosa sono stato in passato. È complicato scordare gli eventi che mi hanno condotto a perdermi in un abisso da cui non sarei mai riuscito ad emergere da solo ed è impossibile per me cancellare tutta la sofferenza che mi ha spezzato il cuore!” cominciai, mentre Karin mi si avvicinava e si sedeva vicino a me per darmi man forte. Di sicuro non mi aveva mai visto debole come in quel momento.

“Di cosa stai parlando?” chiese Itachi.

“Tutto è iniziato quando ero solo un bambino. Ero felice con i vostri nonni e vostro zio. L’unico mio complesso era quello di inferiorità verso mio fratello maggiore Itachi, ma nonostante questo io gli volevo bene e volevo essere come lui. A quell’età pensavo solo ad andare bene a scuola e a diventare un bravo ninja, cercando di imparare alcune tecniche del nostro clan. Ero troppo perso nei miei pensieri per accorgermi o capire quanto stava succedendo all’intendo del nostro clan. Gli Uchiha si sono sempre sentiti migliori degli altri per la loro arte oculare e per questo motivo, avevano deciso di attuare un colpo di stato per prendere possesso del controllo di Konoha!”

Itachi e Fukagu sussultarono.

“Ma mio fratello, ben conscio delle morti che questo fatto avrebbe portato, si ribellò e venne incaricato di una missione che rimarrà per sempre nei libri di storia. Gli venne affidato il compito di sterminare l’intero clan!”

I miei figli sgranarono gli occhi. Non si aspettavano una rivelazione del genere, in quanto avevo sempre parlato bene di loro zio.

“Non è vero. Ci hai sempre detto che gli Uchiha si erano sparsi nel mondo e che lo zio era un ninja in gamba, dai buoni valori e…no, non ci credo, stai mentendo!” disse Fugaku scotendo la testa.

“Lo ha fatto per salvare il villaggio. Gli Uchiha non erano nel giusto, per quanto sia difficile per me ammetterlo!”

Chiusi gli occhi “Tornai a casa una sera e non trovai più nessuno in vita. Itachi non aveva risparmiato nessuno…solo me. Ignaro del perché tutto quello fosse accaduto e accecato dal dolore, cominciai a provare un forte odio e promisi di vendicare il mio clan, uccidendo Itachi. Da quel giorno la mia vita cambiò. Divenni scontroso e chiuso in me stesso. All’interno del villaggio non si faceva altro che parlare dello sterminio della nostra famiglia da parte di Itachi e questo faceva aumentare quella rabbia che provavo, tanto che un giorno decisi di tradire il villaggio!”

Fugaku si alzò e sbattè le mani sul tavolo “Cosa?”

“Hai capito bene. Avevo un buon maestro e degli amici eccezionali, Naruto soprattutto, ma io vedevo in loro solo un ostacolo che mi impedivano di attuare la mia vendetta. Loro mi rendevano felice e questo non andava bene. Affrontai mio fratello un giorno, ma dopo essere stato sconfitto, divenni ossessionato dal potere e per ottenerlo, mi alleai con Orochimaru. Mi addestrò per diversi anni, rendendomi potente, ma non abbastanza per affrontare Itachi. Dovevo ottenere uno sharingan più potente per poterlo affrontare, ma l’unico modo per farlo era uccidere il mio migliore amico: Naruto!”

Fugaku rimase a bocca aperta “Hai davvero tentato di uccidere Naruto-sensei?”

Abbozzai un sorriso, anche se non era di gioia, “tante di quelle volte che nemmeno te lo immagini. Prima e anche dopo aver ucciso mio fratello!”

Quella rivelazione lasciò senza parole i miei figli che abbassarono la testa non avendo il coraggio di guardarmi.

“Ma il mio odio e la mia sete di vendetta non si sono spenti con la sua morte. venni a conoscenza del perché Itachi aveva sterminato il clan e ritenni Konoha la diretta responsabile. Decisi allora di distruggere il villaggio. Ho compiuto stragi che nemmeno potete immaginarvi e ho colpito anche vostra madre. Se Sakura non fosse intervenuta in tempo, lei non sarebbe sopravvissuta al colpo che le avevo inflitto e voi non sareste mai nati!”

Dissi tutto a testa china, mi vergognavo tremendamente delle mie azioni, ma Karin mi aveva perdonato e in quel momento mi stringeva la mano.

“Ma tutto è finito bene. Ora vostro padre è cambiato e fa di tutto per essere un uomo migliore!” disse cercando di intervenire in mio aiuto.

Fugaku mi guardò con aria arrabbiata “Cosa ti ha spinto a cambiare?”

Sorrisi “Naruto! Lui non mi ha mai abbandonato, nemmeno quando tutti dicevano che non c’era più speranza per me. Lui ha continuato ad allenarsi e a mettersi in mezzo al mio cammino. Voleva salvarmi e direi che c’è riuscito!”

Fugaku cambiò espressione “Nonostante tu l’abbia voluto uccidere più volte, lui ha continuato a volerti bene?”

“Si, anche io lo trovo strano, ma Naruto è fatto così. Trova del positivo in tutti e cerca di tirarlo fuori, anche in persone in cui è difficile da trovare, come me!” dissi abbozzando un sorriso.

Itachi si alzò dalla sedia e non rivolgendomi lo sguardo se ne andò in camera sua.

Sospirai, temevo una reazione del genere, ma non potevo nemmeno biasimarlo.

Invece il mio secondogenito stringeva forte i pugni.

“Non avercela con tuo padre per quanto è successo, Fugaku! Disse Karin.

I-io credo che…che era meglio se non avessi saputo niente. N-non so cosa pensare. Mi sento confuso e…” disse mordendosi le labbra e trattenendo le lacrime “Scusatemi!” disse andando via, lasciandomi da solo con mia moglie, che mi abbracciò.

Solitamente non ero ben disposto a quelle smancerie, ma la lasciai fare, ne avevo bisogno.

 

Pov Naruto

 

Ero uscito di casa il tardo pomeriggio ed ero rimasto tutto il tempo sulla testa di pietra di mio padre a riflettere.

Pensai a lungo e mi posi mille domande. Prima di tutto se in realtà inconsciamente sapessi già che una parte di me non fosse umana e se fosse proprio per quel motivo che era nato quel mio desiderio di essere normale. Inoltre cominciai a temere di poter perdere nuovamente il controllo e ferire i miei amici. In quegli anni non mi erano capitate missioni troppo pericolose per cui arrivare ad arrabbiarmi e mi domandavo se potessi sprigionare un potere distruttivo difficile da controllare. Anche se avevo solo metà chakra demoniaco, essendo questo appartenente a Kurama, poteva essere comunque devastante, dato che il suo chakra era sempre stato definito infinito.

Vi era un’altra domanda che mi sorgeva spontanea. Se Kurama aveva sostituito parte del mio chakra, di quali poteri mi aveva privato che sarebbero appartenuti a me di diritto? Quando incontrai mia madre, essa era capace di utilizzare delle catene per fermare i bijuu, io non ne ero mai stato capace e mi domandai se questo potesse dipendere dalla mancanza di quella parte di chakra che mi era stata sostituita.

Poteva anche non centrare niente, ma nessuno avrebbe potuto dirmelo. Forse non tutti gli Uzumaki hanno lo stesso potere e anche in condizioni normali, forse quella tecnica non sarei stato in grado di utilizzarla. Mia madre aveva detto di aver un chakra speciale che le consentiva di utilizzare quella tecnica, ma non era detto che io avrei ereditato quella sua specialità, soprattutto non essendo un Uzumaki al 100%

Cercai anche dei risvolti positivi, che andavano al di là del fatto di considerarmi un mostro. Magari il chakra di Kurama, mi avrebbe aiutato maggiormente nella battaglia contro Kabuto e anche nelle ricerche per Kumiko. Ma se quel potere era stato parte di me, perché usciva fuori solo in quell’istante? Forse Kurama lo aveva assopito in modo tale che la sua influenza sparisse solo dopo qualche anno la sua liberazione e ora tutto di un colpo mi ritrovavo quelle capacità, per certi versi fastidiose, ma estremamente utili. Di certo avevo un  vantaggio sugli altri, nonostante non sapevo più se fosse corretto o meno in quanto fossi privilegiato da quella parte di me.

C’erano lati positivi e negativi, come in tutte le cose. Dovevo solo accettarmi e continuare a essere me stesso e soprattutto se avevo dei poteri in più, controllarli per non combinare pasticci. Mi sarei allenato fino allo stremo se si sarebbe reso necessario.

Era quasi ora di cena quando mi distrassi dai miei pensieri. Il mio stomaco brontolava, ma ero troppo nervoso e pensare anche solo all’odore di cibo, mi dava la nausea. Sakura si sarebbe preoccupata, ma decisi di tardare il mio rientro a casa. Non volevo vedere Kuruma. Me ne aveva già combinate di tutti i colori in quei trent’anni, ma una cosa che non posso accettare è quando mi si mente.

Camminai sotto la luce dei lampioni, alcuni di quali si accendevano e spegnevano avvertendo di una loro imminente fulminazione. Misi le mani in tasca e osservando i miei piedi, non guardai nemmeno dove mi stessi recando.

Improvvisamente sentii un odore ben conosciuto. Mi fermai sotto una luce per vedere una figura dallo stesso mio umore, che passeggiava come il sottoscritto per sbollire qualche problema.

Non dissi niente e aspettai che anch’esso si accorgesse di me.

Non ci volle molto e guardandomi con due occhi che non avevo mai visto, disse “Che ci fai tu qui?”

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Aiuto reciproco ***


Cap 12:  Aiuto reciproco

 

Pov Naruto

 

“Che ci fai qui?”

“Potrei farti la stessa domanda Sasuke” Lo guardai da capo a piedi per poi continuare “Ma immagino che anche tu abbia qualche cosa da sbollire a giudicare dal tuo morale sotto i piedi!” dissi fissandolo.

“Esattamente e se proprio lo vuoi sapere, è tutta colpa tua. Se solo tenessi il becco chiuso una volta ogni tanto!” disse voltando la testa dall’altra parte piuttosto seccato.

“E se solo tu ti facessi i fatti tuoi!” dissi io di rimando infastidito.

Sasuke si girò e mi fissò non capendo a cosa mi riferissi “Cosa vuoi dire?”

“Lo sai!”

“Senti, non sono in vena di indovinelli. O parli chiaro o puoi pure continuare la tua passeggiata!” mi disse contrariato.

Alzai le spalle e girandomi dissi “Se è questo che vuoi, nemmeno io sono in vena di giocare. Se vuoi fare il finto tonto, fai pure!” ma non feci in tempo a fare nemmeno un metro che la voce di Sasuke mi fermò “Ho raccontato ai miei figli il mio passato!”

Sussultai. Non immaginavo che lo avrebbe fatto, sebbene ritenevo che essere sinceri in famiglia fosse una cosa importante.

Mi girai e lo fissai mentre andava a sedersi su di una panchina e sospirare.

Mi guardai intorno e dopo aver adocchiato un negozio aperto, vi entrai per qualche secondo per poi prendere posto accanto al mio compagno e passargli metà del ghiacciolo che avevo appena acquistato.

Sasuke lo afferrò, guardandomi stranito “Tu odi la menta!”

“Io si, ma si da il caso che sia il tuo gusto preferito e al momento questo mi sembra un modo simpatico per tirarti su di morale. Anche se non te lo meriteresti!” dissi, vedendolo assumere nuovamente un’espressione confusa. Sospirai e chiesi “Come l’hanno presa Fugaku e Itachi?”

Sasuke mi guardò negli occhi come a dirmi che la mia domanda era stupida.

“Dagli il tempo di elaborare la cosa, vedrai che l’accetteranno!”

Sasuke scosse la testa “Avresti dovuto vedere con che occhi mi hanno guardato, Itachi se n’è proprio andato! Se stamattina non avessi accennato al fatto che mi sono fatto soggiogare dall’odio, non saprebbero niente.” mi disse con tono di rimprovero.

“Avresti continuato a nascondere loro la verità? Voi esseri ex cattivi siete proprio tutti uguali!” dissi, riferendomi anche a Kurama. “I tuoi figli dovevano sapere la verità. Inoltre quello che importa è che sei cambiato e i tuoi figli non sono stupidi, lo capiranno presto. Sono degli Uchiha dopo tutto no?”

Lo vidi annuire “Anche se al momento non vorrebbero esserlo!”

“Non credo. Saranno confusi in quanto l’idea che si erano fatti di te può essere cambiata, ma non rinnegheranno il loro clan e nemmeno il loro padre. Per quanto io e te non andiamo d’accordo su molte cose e su molti insegnamenti da trasmettere ai nostri figli, sei un buon padre. E se lo penso io, che ti contraddico sempre, puoi fidarti no?”

“Immagino di si!” disse poco convinto.

“Grazie tante per la fiducia!” dissi e lo vidi alzare gli occhi al cielo per poi finire il suo ghiacciolo. “Dagli tempo una settimana e vedrai che tornerà tutto come prima. E togliti dagli occhi quella paura che leggo di essere respinto dai tuoi figli…non ti si addice proprio!” Gli dissi sincero. Forse era la prima volta che riuscivo a leggere incertezza nei suoi occhi, solitamente era determinato e niente sembrava poterlo sfiorare. Ero talmente abituato a vedere il mio compagno in quel modo, che vederlo diversamente mi faceva uno strano effetto.

Mi alzai sapendo di essere riuscito a tirare almeno un po’ su di morale quel teme, ma per l’ennesima volta esso mi chiamò.

“Dove pensi di andare. Io mi sono confidato con te, ora tocca a te. Non credo che tu sia venuto in questo posto a quest’ora solo perché avevi voglia di sgranchirti le gambe!” mi disse raggiungendomi e posandomi una mano sulla spalla “Cosa c’è che non va? Hai litigato con Sakura?”

Scossi la testa “No, non è niente!” dissi sbuffando.

“Non sei mai stato bravo a mentire, dobe!” mi disse con voce seria.

Rimasi voltato di spalla e chinai la testa dicendo “Ah, adesso sono un dobe eh? Mi sembrava che stamattina avessi usato un nuovo insulto per definirmi!”

Lo sentii sussultare e girandomi di scatto, gli diedi un pugno nello stomaco “Questo è per avermi chiamato mezzo demone. Non osare mai più definirmi in quel modo. Non con quel tono dispregiativo che hai usato oggi, se non vuoi che ti riduca a pezzetti. E non credere che lo dica solo per dire, potrei esserne anche capace dato le mie origini!” dissi guardandolo con aria infastidita.

Sasuke incrociò le braccia intorno al suo stomaco e guardandomi con l’occhio destro, mentre il sinistro era chiuso per attutire il colpo, disse “Kyuubi si è finalmente deciso a parlare!”

“Già e non è stata una piacevole conversazione!” dissi nervoso e stringendo i pugni.

“Ti ha detto che sei un mezzo demone e allora? Che problema c’è? Sei sempre stato una sorta di demone in fin dei conti!” disse Sasuke.

“Prima lo ero in quanto Kurama abitava dentro di me, ma io ero un essere umano…o almeno così credevo, invece ora scopro di avere la stessa natura della volpe!”

“Ti ripongo la domanda, qual è il problema?” mi disse scocciato.

“Voglio vedere quale  sarebbe il tuo atteggiamento se scoprissi che dentro di te, hai il chakra di un demone, che ti rende simile a loro!” dissi infastidito.

“Non dirmi che hai una crisi di identità. Sarebbe patetico!” mi disse sbuffando.

Sgranai gli occhi.

“Cos’è che vai a ripetere, rompendo le scatole a tutti, da quando eri un pivello?” mi chiese, ma non seppi rispondere immediatamente alla domanda.

“Quando qualcuno ti offendeva e ti chiama mostro, cosa gli rispondevi?” mi chiese nuovamente.

Feci uno sforzo di memoria per ricordarmi esattamente che parole usavo “Io sono Naruto Uzumaki e quando sarò hokage vi farò vedere chi sono!”

Lo vidi annuire “Cosa è cambiato da allora? Tralasciando la parte dell’hokage, quale parte del “Io sono Naruto Uzumaki, non comprendi più? Sei forse cambiato? Hai cambiato aspetto, ideali e sentimenti che provi verso gli altri?”

Scossi la testa.

“Allora non capisco dove stia questa tua crisi. Sei il ninja più stupido della foglia e questo sarà sempre uguale, uomo o demone che tu sia!” disse sghignazzando.

Lo guardai con aria stupita.

Lo so, esso aveva ragione, ma vi era un’altra cosa che mi spaventava, qualcosa che Sasuke riuscì a comprendere meglio di quanto fossi stato in grado di fare io.

“Se temi che quella parte demoniaca, faccia di te una minaccia per gli altri, toglitelo dalla testa. Sei tu a scegliere se essere buono o cattivo e non mi sembra che per scegliere la seconda strada, bisogna per forza essere mezzo demone. Guarda me!” disse indicandosi. “Sono stato io a scegliere di essere malvagio e tu se non vuoi esserlo, basta che scegli di continuare a essere quello che sei e che sempre sei stato!” mi disse determinato.

“Io non so ancora di cosa sono capace. Ho sempre creduto che quanto ho fatto in passato di negativo, fosse dovuto alla volpe, ma invece alcune volte il suo zampino non centrava. Cosa succederebbe se perdessi il controllo. Mi è già capitato  di perdere la ragione con conseguenze disastrose. Non voglio che si ripetano situazioni del genere!”

“Non succederanno!” mi disse.

“Non puoi saperlo. Non sono così forte come tutti pensate. Non ho una forza di volontà da riuscire a tenere a freno la mia ira in qualsiasi situazione!”

“Non succederanno per il semplice fatto che io ti fermerò e ti impedirò di fare qualsiasi cosa di cui tu ti possa pentire!” lo fissai negli occhi e riuscii a leggere tutta la sua determinazione a voler mantenere quelle parole.

Sorrisi riconoscente.

Sasuke sospirò “Non credevo che Kyuubi ti avrebbe mai raccontato la verità!”

“A quanto pare un altro aspetto in comune che avete voi due, è quello di rivelare la verità solo quando siete alle strette. Non poteva più continuare a mentire, non dopo che ho percepito un possibile chakra che potrebbe appartenere a mia figlia!”

Lo vidi sussultare nuovamente.

Sgranai gli occhi quando un dubbio mi assalì “Tu lo sapevi, vero?”

Sasuke sospirò “Si, lo sapevo. Kyuubi mi ha chiesto di tacere e anche se non ero pienamente d’accordo, ho accettato!”

Strinsi i pugni “è mia figlia, come avete potuto tenermi nascosto la sua presenza? Avevate il dovere di mettermi al corrente!”

“Lo so e mi  dispiace, ma la situazione è critica e…è stato difficile anche per noi, cosa credi?” disse Sasuke.

Abbassai la testa “Difficile? Vuoi sapere cosa è davvero difficile? Alzarsi ogni giorno e trovare il letto e la stanza che sarebbero dovuti andare a lei, vuoti. Continuare a vivere ogni giorno come se non fosse accaduto niente, mentre ti perdi quei momenti della sua vita che non potrai mai più recuperare ed è difficile riuscire ad accettare l’idea che probabilmente non la troverò mai e di essere stato il padre peggiore che si sia mai visto sulla faccia della terra. Un padre che non è riuscito a salvare la propria bambina e tenerla al sicuro!”

Dissi con ormai le lacrime volevano uscire. Cercai di trattenermi, ma i singhiozzi non riuscii a controllarli e Sasuke poté assistere allo spettacolo di vedermi fragile e debole.

Sentii nuovamente la mano di Sasuke appoggiarsi sulla mia spalla.

“Hai ragione. Non posso minimamente immaginare cosa voglia dire perdere un figlio, ma in quanto padre posso solo cercare di comprendere quella sofferenza. Mi dispiace di non averti detto prima che Kyuubi aveva sentito la presenza di Kumiko, ma avevamo paura che conoscendo il luogo dove si trovasse, potesse essere maggiormente doloroso non poter andare a recuperarla!” mi disse.

“Allora è vero che si trova nel paese del ferro!”

Lo vidi annuire.

Strinsi i pugni, sentendomi nuovamente inutile. Non potevo andare a salvare la mia bambina, non se il mio gesto avrebbe portato nuovamente i paesi ninja a vivere un’altra guerra.

Non potevo permettere che ci fossero altre morti inutili, non per causa mia…non di nuovo. Già lo scontro contro Madara aveva portato numerose vittime e non volevo vedere nuovamente i miei concittadini piangere la perdita di un loro caro. Non volevo assistere alla sofferenza di un genitore alla perdita di un figlio e non volevo sentire le urla delle vedove che avevano perso i loro mariti e non volevo vedere gli occhi di un bambino riempirsi di lacrime a causa di una stupida guerra che lo aveva reso orfano.

Non poteva succedere di nuovo. La pace doveva essere assolutamente preservata il più a lungo possibile, a costo di qualsiasi sacrificio.

Ma non perdetti la speranza.

Per trovare Kumiko, non mi restava che aspettare di avvertire nuovamente quel chakra nelle terre ninja e raggiungerlo prima che sparisca nuovamente.

Sasuke, promettimi una cosa!” gli dissi senza guardarlo negli occhi.

“Non sono uno bravo con le promesse!” mi disse, ma non lo ascoltai.

“Voglio assolutamente che ogni volta che vi è un indizio su mia figlia, tu mi metta immediatamente al corrente!” dissi, sta volta fissandolo con sguardo determinato.

“Non c’è bisogno che te lo prometta. Lo avrei fatto comunque. Anche volendo nasconderti qualcosa, con i poteri che ti ritrovi, niente potrebbe sfuggirti!”

Sorrisi “Grazie!”

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Luce e buio ***


Cap 13: Luce e buio

 

Il giorno dopo mi alzai molto presto. Avevo appuntamento con i miei allievi alle 8.00 al nostro campo, ma ero già in piedi dalle prime luci dell’alba.

Dato che non riuscivo a prendere sonno, mi misi a preparare la colazione. Essendo cresciuto da solo, me la sapevo cavare bene in cucina, tanto che a volte sostituivo Sakura, quando essa era stanca o era al lavoro.

Preparai uova per tutti con bacon e fu l’odore di quest’ultimo a svegliare un abitante della casa, che facendo rumore con le sue unghiette, mi annunciò il suo arrivo.

“Pancetta!” urlò Akai entrando in cucina tutto contento, scodinzolando allegramente.

Facendo un balzo, saltò sulla sua speciale sedia, che gli permetteva di arrivare al tavolo comodamente e ripetendo la parola pappa, richiedeva la sua colazione a base di bacon.

Non era un amante dell’uovo, nonostante Sakura gli dicesse che faceva venire un manto più lucido, ma mescolandolo con la pancetta, se lo mangiava con gusto.

Lo osservai e feci ancora fatica a credere che quel cucciolo, fosse quella parte di “me” che con la nascita di mio figlio aveva preso delle sue sembianze personali.

“Papà? Sei triste?” mi chiese il piccolo guardarmi con aria preoccupata.

Scossi la testa e gli accarezzai dietro le orecchie, sapendo bene quanto gli piacesse.

Mi sedetti accanto a lui a mangiare la mia colazione e di tanto in tanto gli lanciavo delle occhiate “Akai, sei ancora piccolo e non sei in grado di capire a pieno le tue potenzialità, ma fammi il favore che quando sarai in grado di sfruttare i tuoi poteri, di non usarli mai in modo sconsiderato e soprattutto cerca di non danneggiare nessuno solo per un tuo beneficio personale, a meno che non sia per legittima difesa, d’accordo?!”

Il piccolo inclino la testa verso destra e mi guardò incerto e confuso.

Gli sorrisi teneramente e dissi “Lascia stare, ne riparleremo quando sarai più grande!”. Sapevo che quel discorso, per lui uscito dal nulla, poteva non essere chiaro, in quanto, data la sua età, era ancora troppo occupato a giocare e a non preoccuparsi di quanto gli capitava intorno  e delle cose belle e brutte che succedevano in quel mondo in cui era nato.

D’un tratto vidi anche Kurama entrare in cucina. Vi entrò piuttosto cautamente. Mi alzai e dopo aver dato anche a lui la sua colazione, mi recai verso l’uscita della cucina.

Naruto!” mi chiamò.

Non mi girai e seccato dissi “è ancora presto perché tu possa rivolgermi la parola. Non sei ancora rientrato nelle mie grazie Kurama!” dissi sparendo poi dalla sua vista.

Salutai Sakura donandole un bacio sulla fronte, per non svegliarla e successivamente mi recai al campo di allenamento.

Speravo di starmene un po’ tranquillo e di fare un po’ pratica con quelle abilità che mi erano improvvisamente comparse, ma una presenza, decisamente con un pessimo umore, mandò a monte i miei piani.

Non ero L’unico ad avere mille pensieri per la testa e a non aver chiuso occhio quella notte.

Vidi il mio allievo appoggiato con la schiena ad un albero, che con aria assente fissava le nuvole che spinte dal vento, andavano a spasso spedito per i cieli di Konoha. Era talmente assorto, che non si accorse nemmeno della mia presenza. Gli appoggiai una mano sulla spalla e donandogli un leggero sorriso, quando esso alzò lo sguardo, mi sedetti accanto a lui a osservare quel bell’azzurro  a cui tutti paragonavano il colore dei miei occhi.

Il silenzio regnò a lungo, finchè Fugaku non decise di interrompere quella tranquillità.

“Come fai?” mi chiese guardandomi con aria triste.

“Come faccio cosa?” gli chiesi, anche se sapevo che centrasse in qualche modo suo padre.

“Mio padre mi ha detto tutto. Quello che ha fatto a suo fratello, al villaggio e a te. Come fai a comportarti con lui come se niente fosse successo. Al tuo posto io…io lo odierei, invece lo hai perdonato e addirittura aiutato. Perché?” mi chiese il ragazzino.

Gli sorrisi dolcemente “Perché tuo padre oltre a essere il mio migliore amico, è anche mio fratello! Abbiamo avuto alti e bassi, ma io ho continuato a considerarlo come tale!”

“Anche se ha provato a ucciderti più volte?”

Annuii “Più ci provava, più io cercavo di rafforzare quel legame che lui cercava a tutti i costi di spezzare!”

Fugaku mi guardò sorpreso “Al tuo posto nessuno avrebbe fatto quello che tu hai fatto per lui. Nemmeno io!”

Sospirai “Lo so. All’odio, spesso si risponde con l’odio, per questo è difficile arrivare alla  pace su questa terra!”

“Quindi se fossimo tutti come mio padre, il mondo sarebbe in una guerra continua, invece se assomigliassimo a te, ci sarebbe una pace duratura?” mi chiese, identificando il padre come il cattivo.

Cercai di accomodarmi meglio e tornando a fissare le nuvole con aria malinconica, dissi “Sai Fugaku, io non sono una persona così eccezionale come tutti mi definite. Anche io ho provato l’odio e ho desiderato per diversi anni di farla pagare alla gente del villaggio. Un’altra volta c’è mancato poco che uccidessi la persona che aveva ucciso il mio sensei!”

Lo vidi sussultare, in quanto non si aspettava una cosa del genere.

“Io se fossi stato al posto di tuo padre, non so se avrei agito diversamente da come ha fatto lui, ma quando si cresce con la solitudine e la rabbia nel cuore è difficile riuscire a perdonare e a trovare del positivo nel mondo che ci circonda. Si vede tutto nero e hai come l’impressione che tutto diventi più scuro ogni giorno che passa. Ci si salva solo quando si riesce a trovare una luce, anche piccola, in quelle tenebre e se questa luce non appare, allora non si riesce a uscire da quel baratro di odio!” gli spiegai, sapendo bene cosa significasse ritrovarsi abbandonato in quelle tenebre.

“Chi è stata la tua luce?”mi chiese Fukagu “Se non sei arrivato a fare del male a nessuno, qualcuno deve pur avere acceso una torcia nell’oscurità!”

“è stato Iruka-sensei. Non subito riconobbi in lui la mia salvezza, ma col tempo quel buio intorno a me cominciò a rompersi, con l’aiuto di altre persone che hanno illuminato il mio cammino!”

Fugaku si rattristò “Posso capire che a papà sia successa una cosa orribile, ma non riesco a comprendere come non abbia trovato una luce in qualcuno a lui vicino. Mi ha detto che sei stato tu a salvarlo. Perché così tardi, perché la tua luce non è arrivata prima a lui?” mi chiese stringendo i pugni.

“Si vede che la luce che emanavo io, non era abbastanza forte, come anche quelle delle persone che gli volevano bene, come Sakura e Kakashi!”

Vidi Fugaku stringersi le ginocchia al petto “Naruto-sensei, credi che anche io possa percorrere le orme di mio padre? Lo sempre ammirato e volevo essere come lui, ma ora…non voglio più!”

Lo guardai con aria seria “Fugaku, posso comprendere che quanto sei venuto a sapere possa essere stato shoccante per te, ma non per questo devi vedere tuo padre come una persona diversa. Non devi giudicarlo secondo le azioni che ha commesso in passato, ma devi giudicarlo per quello che è adesso. È facile lasciarsi abbindolare dall’odio, ma è terribilmente difficile metterlo da parte, per seguire la retta via e tuo padre ha avuto questa forza e lotta ogni giorno per essere un uomo migliore e un buon esempio per te e tuo fratello. Essendoci passato, può consigliarvi anche come non fare a commettere i suoi stessi errori e secondo il mio punto di vista, questo è un bel vantaggio!” Fugaku chinò la testa “Fugaku, guardati, come ti descriveresti?” mi fissò stranito e non seppe rispondermi.

“Sei un ragazzino eccezionale dal cuore d’oro, che si vergogna delle azioni del padre, perché le giudica tremende e pensa che al mondo non dovrebbe esistere l’odio tra le persone. Questi valori non te li ha forse insegnati tuo padre?”

Fugaku annuì  leggermente,

“Se tuo padre fosse ancora la persona di cui ti vergogni in questo momento, non credi che i tuoi pensieri sarebbero opposti? E non credi anche che davanti allo scenario che ci siamo ritrovati davanti al villaggio di Onpu, saresti rimasto impassibile, anche se è questo che vuoi far credere a tuo padre?”

Fugaku cominciò a piangere “Hai ragione, ma…ma papà…io…io l’ho sempre visto come l’uomo perfetto, era il mio idolo e invece ora scopro che era tutto falso e che…” un singhizzo gli impedì di continuare.

“Nessuno è perfetto in questo mondo e tutti, compreso tu, possiamo perdere la ragione. Ma esiste un modo per evitare che ciò avvenga…basta amare. L’amore e la chiave per far si che quelle tenebre non ti avvolgano. Dimmi un po’ Fugaku, tu a chi vuoi bene?”

Fugaku sembrò pensarci un po’ “Ai miei amici e alla mia famiglia…papà compreso!”

Gli scompigliai i capelli “Rimani aggrappato a quel sentimento e vedrai che la tua famiglia e i tuoi amici saranno la tua luce, come tu sei quella di tuo padre!”

Fugaku sgranò gli occhi “D’avvero?”

Annuii.

“E pensi che possa risplendere in modo tale che papà sia sempre di più una persona migliore!”

“Certo Fugaku!” gli dissi sorridendo a trentadue denti e tendendogli una mano per aiutarlo ad alzarsi. Shiori stava per raggiungerci e presto gli allenamenti sarebbero iniziati.

Shiori di fatto arrivò qualche minuto dopo, ma di Merodi nemmeno l’ombra.

Pensai si trattasse di un semplice ritardo e decisi comunque di cominciare, ma i minuti trascorrevano diventando ore e quando il sole giunse allo zenit compresi che la mia allieva non sarebbe più giunta. Pensai si sentisse male e che  fosse rimasta a casa, ma un presentimento mi martellava la testa.

“Per oggi basta così ragazzi!” dissi prendendo alla sprovvista gli altri due miei allievi.

Solitamente se un allievo si assentava per malattia, si usava mandare qualcuno ad avvertire il proprio insegnante e fu proprio quella mancanza a mettermi un campanello di allarme in testa.

Mi diressi da Kakashi, il quale mi ricevette subito. Non aveva l’aria molto allegra e guardandomi con aria fra lo scocciato e preoccupato, mi disse “Avrei scommesso che saresti venuto, Naruto!”

Misi le mani in tasca e mi avvicinai alla scrivania.

“Oggi Merodi non è venuta, vero?” mi disse e il fatto che me lo dicesse solo in quel modo, non mi annunciò nulla di nuovo.

“Non a causa di una malattia vero?” gli chiesi serio.

Kakashi annuì.

“La ragazza ha raccontato ai suoi genitori quanto è successo al villaggio Onpu e il fatto che la tecnica da lei usata, abbia colpito anche te, non è piaciuto molto ai suoi!”

Merodi mi ha detto di aver sbagliato qualcosa nell’attuare quella tecnica!” dissi.

“Non c’è margine di errore in quella tecnica o sei un nemico o non lo sei!” mi disse Kakashi squadrandomi.

“Cosa vorresti insinuare guardandomi in quel modo?” gli chiesi irritato.

“Non voglio insinuare niente Naruto. So che di te ci si può fidare,  ma vorrei che tu fossi sincero con me. Se quella tecnica funziona anche su di te, un motivo ci sarà. Qual è?” chiese Kakashi serio.

Mi vidi costretto a raccontargli la verità.

“Quindi saresti un mezzo demone!” disse quasi impassibile.

“Non mi sembri sorpreso!” dissi stranito.

Naruto, le cose che ti riguardano hanno smesso di sorprendermi anni fa! Comunque ora dovremo risolvere questo problema. I genitori mi hanno chiesto di far cambiare team a loro figlia e soprattutto, che ti mettessi sotto osservazione, in quanto non eri una persona degno di fiducia!” mi disse sorridendo, mentre io lo guardai preoccupato.

“Non temere, per la seconda richiesta li ho mandati a stendere, ma in quanto genitori di Merodi, non posso rifiutargli la richiesta di farle cambiare tutore. Mi dispiace Naruto!”

“Non mi interessa se sono i suoi genitori o meno. Merodi è una mia allieva. Andrò a parlare con i genitori se è necessario, ma Merodi ritornerà a far parte del mio team!”

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Privazione ***


CAP 14: Privazione

 

Pov Naruto

 

Vani furono i tentativi di Kakashi dal dissuadermi dall’andare a parlare con la famiglia di Merodi, in quanto avrei fatto di tutto per riprenderla con me.

I miei allievi ormai facevano parte della mia famiglia e togliendomi Merodi, mi era stato nuovamente portato via qualcosa a cui tenevo molto.

Non potevo assolutamente accettarlo. Avrei lottato, anche se ero stanco di dovermi battere per tenermi stretto qualsiasi cosa che alle altre persone era concesso di norma. Scommetto infatti che a nessun altro sensei era stato privato di un suo allievo per la sola ragione che aveva qualcosa in più degli altri, una parte che fino a quel momento avevo sentito denominare speciale.

Cosa aveva di speciale se mi portava solo dolore?

Mi trovavo davanti alla porta della casa di Merodi. Non avevo la minima idea di dove abitasse, ma chiedendo aiuto al mio fiuto, avevo seguito il suo odore.

In quel momento capivo cosa provasse Kiba. Era una strana sensazione percepire l’odore delle persone a te care, mi sembrava quasi di spiarle, dato che riuscivo a capire dove queste si trovassero in ogni momento.

Presi un respiro profondo, bussai e attesi che venissero ad aprirmi.

Una bella donna, molto somigliante a Merodi, mi guardò e sorridendomi mi chiese “Posso esserla d’aiuto signore?”

Sussultai, a quanto pare non avevano la minima idea di che aspetto avessi e questo mi diede molto fastidio. Mi avevano giudicato senza conoscere assolutamente niente del sottoscritto.

“Sono Naruto!” dissi, ma neanche il nome suscitò qualche reazione. “Il sensei di Merodi!” dissi e questa volta la reazione fu palese. Il sorriso dolce della donna si oscurò e guardando verso l’interno la sentii chiamare il marito, un uomo alto e robusto che mi guardò con aria superiore.

“Cosa vuole?” mi chiese con poca gentilezza, cosa che non mi sorprese a fatto.

“Dovrebbe immaginare il perché mi trovo qui!” dissi incrociando le braccia al petto.

“Per Merodi. Abbiamo dato le nostre motivazioni all’hokage per farla togliere dalla sua squadra e non credo di dover tenere conto a lei delle mie decisioni!” mi disse cercando di chiudermi la porta in faccia, ma non glielo permisi e con la mano bloccai il suo gesto.

“Si dia il caso che Merodi è una mia allieva e ogni cosa che la riguarda mi interessa e dato che non mi avete giudicato idoneo all’educazione di vostra figlia, voglio sapere da cosa deducete questa mia incapacità!”dissi con voce grave, ma cercando di mantenere una certa compostezza.

Non mi avevano nemmeno fatto entrare per discutere e tutti quanti, per strada poterono sentire la nostra conversazione. Qualche abitante del villaggio intervenne addirittura in mia difesa, ma vennero tutti cacciati via in malo modo dal padre della mia allieva.

“Dovrebbe essere al corrente di certe nostre tecniche di attacco e se queste hanno funzionato su di lei, significa che di lei non ci si può fidare!”

“Non può dirlo senza conoscermi!” dissi

“Le persone possono fingere di essere quello che non sono. Potrà aver raggirato l’hokage, ma non raggirerà noi. I nostri Jutsu non ci hanno mai tradito e non lo faranno ora”

Strinsi i pugni.

“Ammetta che lei in realtà a losche intenzioni!” mi disse.

“L’unica losca intenzione che ho in questo momento è di prenderla a calci!” dissi sgarbatamente.

“Come osa?” mi disse guardandomi storto.

Stavo per rispondergli a tono, ma una voce di un uomo che avevo già visto in precedenza mi precedette.

“Calmati Masato!” disse il capo clan degli Uta.

Non mi aspettavo un suo intervento, ma da una parte mi sentii sollevato. Lui sapeva del mio essere Jinchuuriki ed essendo un Uzumaki, sembrava avermi preso in simpatia. Vidi dietro di lui nascondersi Merodi, la quale mi guardava con aria dispiaciuta.

Le sorrisi, volendole dire che tutto sarebbe finito per il meglio…o almeno così speravo.

“Come puoi dirmi di calmarmi, padre? Quest’uomo è pericoloso e io non lo voglio come insegnante per mia figlia. Tu vuoi davvero che tua nipote rimanga con questo poco di buono?” gli domandò alzando la voce.

“Ho conosciuto quest’uomo qualche giorno fa e non vedo in lui qualcosa che possa farmi temere per l’incolumità di mia nipote!”disse l’uomo accarezzando la testa di Merodi.

“Come puoi dirlo? La nostra tecnica ha avuto effetto su di lui!”

Kurachi annuì “Si, Merodi mi ha informato, come mi ha messo al corrente del fatto che quest’uomo si è battuto con onore per difendere lei e i suoi compagni dall’attacco dei samurai. Inoltre lui è un Uzumaki, ti ricorda niente questo nome?” gli chiese.

Vidi il padre della mia allieva sussultare e guardarmi stranito.

“Non è possibile, quel clan è scomparso. Di certo questa è una menzogna!”

Strinsi i pugni e presi un respiro profondo nel tentativo di calmarmi. Nessuno mai mi aveva accusato di mentire, al contrario mi avevano sempre detto che la mia sincerità delle volte era disarmante.

“Io gli credo. Non vedo il motivo per cui esso si debba spacciare per un Uzumaki. Inoltre sento in lui una forza particolare che mi garantisce la sua identità, una forza che dovresti percepire anche tu e che dovresti riconoscere!”

Lo vidi chiudere gli occhi e concentrarsi e dopo qualche istante, lui e la moglie aprirono gli occhi stupiti.

“Sento in lui la presenza del Kyuubi!” disse Masato.

Kurachi annuì “Esatto, quest’uomo è il Jinchuuriki del nove code. Con questo dovresti convincerti del fatto che è un Uzumaki e quindi, alla lontana, parte della nostra famiglia. Inoltre questo testimonia che non è malvagio, in quanto fino ad ora è riuscito a convivere con la volpe senza nuocere a nessuno!”

“Come fai a dirlo?” insistette l’uomo.

“Guardati intorno. Il villaggio mi sembra vivere tranquillamente anche con la presenza di un Jinchuuriki tra di loro. Questo è un chiaro segno che lui non è pericoloso e che e la presenza malvagia che senti al suo interno, ad aver causato il funzionamento delle nostre tecniche su di lui!”

Vidi Masato titubante. Forse cominciava a capire la situazione, ma il fatto della presenza di Kyuubi dentro di me, lo spaventava.

“Sai bene che i Bijuu hanno la capacità di soggiogare i propri Jinchuuriki e se fino ad ora è riuscito a controllarsi, non è detto che lo farà in futuro. Mi dispiace padre, ma la mia decisione è irremovibile. Il nostro clan ha già sofferto abbastanza e non voglio che mia figlia soffri ancora!” disse senza più proferire parola. Si avvicinò a Merodi e afferrandola per un braccio, la trascinò dentro casa, sbattendo con violenza la porta.

Strinsi i pugni. Tutta quella discussione non era servita a niente. Avevo lasciato parlare il capo clan senza intervenire, in quanto temevo di farmi uscire frasi poco carine nei confronti di quell’uomo e di rovinare quella possibilità di riavere Merodi che si era aperta davanti a me…ma fu comunque inutile.

“Mi dispiace Naruto, mio figlio sa essere testardo. Proverò a parlargli di nuovo!”

Annuii e lo ringraziai e con l’amaro in bocca, me ne andai piuttosto furioso.

Potevo capire il volere del padre di Merodi di voler proteggere la figlia, in quanto io a volte mi dimostravo iper protettivo nei confronti di Daiki. Sapevo che Merodi a causa della persecuzione del suo clan da parte dei samurai, aveva sofferto abbastanza e non ero certo io a desiderare che quella ragazzina provasse ancora dolore, ma una cosa fondamentale che il padre non aveva tenuto conto, era il volere di Merodi. Se la mia allieva si trovava bene con me e con i suoi compagni, essere tolta dalla mia squadra comportava comunque una sofferenza.

Mi sarei arreso solo se fosse Merodi a non volermi più come insegnante, ma dallo sguardo che mi aveva lanciato, mi sembrava esattamente il contrario.

Naruto!” mi girai piuttosto contrariato verso la voce che mi aveva chiamato. “Che vuoi Kurama?” gli chiesi sbrigativo.

Esso mi guardava con aria seria e disse “Dobbiamo andare!”

 

Pov Sasuke

 

Mi era stata affidata una missione di spionaggio in solitario. Era un’operazione delicata e un gruppo numeroso di ninja, avrebbe sicuramente attirato l’attenzione.

I samurai avevano nuovamente invaso le terre ninja e sembrava che questa volta non avessero intenzione di tornare sui loro passi.

Una missiva era stata inviata all’hokage da parte del kazekage, quando alcuni suoi sottoposti, lo avevano avvisato del loro avvistamento, nei pressi del villaggio. Non sembravano intenzionati a ingaggiare una battaglia, ma semplicemente sembravano ancora alla ricerca di qualcuno o qualcosa.

Kakashi pensò subito che la loro ricerca fosse rivolta ancora verso gli appartenenti al clan Uta. Mandò me in ava scoperta per raccogliere più informazioni possibile sul nemico. Nonostante essi avessero già violato gli accordi presi tra samurai e ninja, in una precedente riunione dei kage, che si era tenuta un paio di giorni prima nel paese del vento, i capi villaggio si ritrovarono tutti d’accordo a non dare vita a una nuova guerra. Finchè essi si sarebbero fermati a invadere le nostre terre senza essere un vero e proprio pericolo per le nostre terre, la pace sarebbe continuata a durare, ma secondo il mio punto di vista quella pace era già finita da tempo.

I Samurai avevano già attaccato una nostra terra e le loro continue invasioni, non preannunciavano nulla di buono e il nostro far nulla per fermarli, mi sembrava solo un’inutile difesa contro la vera realtà delle cose. Presto ci sarebbe stato un nuovo scontro.

Kakashi non era uno stupido e sapevo bene che anche lui era della mia stessa idea, ma non voleva essere il primo a interrompere quella falsa pace, in quanto sembrava che gli altri Kage, fossero restii ad ammettere che ci fosse qualche problema. Non conoscevo benissimo Gaara, ma mi sembrava strano che anche lui non accettasse la realtà. Se pochi avevano la stoffa di fare il capo villaggio, lui di sicuro era uno dei migliori e quindi anche lui, semplicemente non voleva fare la prima mossa. Voleva aspettare ed essere cauto.

Per questo io ero stato mandato in missione. I Samurai sembravano essersi diretti nuovamente verso il paese del fuoco. Era sicuro ormai, qualsiasi cosa cercassero era nelle nostre terre.

Fecendo molta attenzione, riuscii a seguire le tracce del nemico e avvicinarmi a loro.

Li trovai in uno spiazzo libero dagli alberi a riposarsi. Erano numerosi e alcuni di loro si erano liberati dalla loro armatura e si massaggiavano i muscoli indolenziti dal peso di quei arnesi fastidiosi, a mio parere inutili. Se avevano bisogno di protezione, significava che non avevano fiducia nelle loro potenzialità e questo poteva essere un altro punto a nostro favore.

Li osservai uno ad uno per studiarli. Erano tutti ben muscolosi e con molte cicatrici, che facevano intendere che, al di là del loro non utilizzo del chakra, erano bravi combattenti e che nella loro vita avevano ingaggiato numerose battaglie. Per quanto noi ninja considerassimo i samurai inferiori, capii che non dovevo sottovalutarli e che avrebbero anche potuto darmi del filo da torcere, se mai mi avessero scoperto.

Mi misi sull’attenti, cercando di origliare qualche loro discorso.

“Ragazzi, io non ne posso più. Ogni volta è la stessa storia. Possibile che il padrone non sappia mettere una museruola a quella mocciosa?” disse uno di loro piuttosto seccato.

“Taci idiota. Lo sai che il padrone ci osserva e potrebbe sentirti. Vuoi forse farci uccidere? Abbiamo degli ordini e dobbiamo eseguirli!” disse un altro.

“Lo so, lo so. Ma… che male c’è a volersene stare un po’ tranquilli!” disse il tipo di prima.

“Staremo tranquilli quando l’avremo trovata e riportata dal padrone!” disse un terzo.

“Si, fino alla prossima sua fuga! Ma che verrà a fare sempre nel paese del fuoco?” disse un quarto.

“è originaria di questo paese dopo tutto, no?” disse una voce di donna “Cerca solo di scoprire le sue origini. Anche se  non capisco il perché. È nata in questo luogo, ma è cresciuta nel paese del ferro insieme alla sua famiglia!” disse riflettendoci su.

“L’ho sempre detto che le persone di qui, sono tipi strambi. Se no come spieghi il fatto che ninja e samurai non vanno d’accordo? I ninja si credono di essere migliori di noi, per questo ci hanno confinato nelle terre del ferro e ci hanno privato di questa terra. Il paese del fuoco, una volta apparteneva ai samurai!” disse contrariato il secondo samurai.

“Veramente se la sono conquistata. Come noi ci siamo conquistati la loro terra della carta!” disse una seconda donna.

“Sai che affare. Ci siamo ritrovati solo un pezzo di terra minuscola in proporzione a quella che abbiamo perso!” disse un quinto samurai.

“Però ci siamo guadagnati samurai di tutto rispetto, che erano in grado di trasformarsi in migliaia di fogli di carta e comparire alle spalle del nemico!” disse la seconda donna.

“Era semplicemente un jutsu ninja, quindi non ne andrei tanto orgoglioso e per quanto potessero essere in gamba e quasi indistruttibili, la loro abilità è andata persa con il trascorrere degli anni!” disse un altro samurai intervenendo nel discorso.

“Sarà come dici, ma al momento non mi interessa se abbiamo perso o conquistato un territorio. Al momento mi interessa ritrovare quel mostriciattolo e tornarmene dalla mia famiglia!”

 

Non ascoltai altro.

I loro racconti di storia non mi interessavano, anche se fui grato al destino di avermi sottratto da una vita da samurai.

Da quel poco che avevano detto, stavano cercando qualcuno, una femmina che per l’ennesima volta si era intrufolata nel paese del fuoco, perché originaria di qui.

Anticipai i samurai e mi misi alla ricerca di quel qualcuno. Non sarebbe stato difficile da trovare, avevo una mezza idea di chi potesse trattarsi, speravo solo di non fallire anche quella volta.

Studiando le tracce che avevano lasciato i samurai, essi stavano procedendo verso nord e fidandomi del loro intuito, decisi di seguire il percorso che avevano in mente. Sperai vivamente che essi rimanessero a riposarsi ancora per un po’, lasciandomi il tempo di trovare quello che stavano cercando.

Saltai da un albero all’altro alla ricerca di qualche traccia, che potesse indicarmi la direzione da prendere, finchè i miei occhi non scorsero un’impronta sul terreno.

Scesi a terra e la osservai. Era piccola, almeno metà del mio piede e a giudicare dall’impronta della scarpa, era una scarpa tipicamente femminile.

Ero sulla pista giusta e stavo quasi per mettermi in marcia, se un rumore di un ramo che si spezzava, non avesse attirato la mia attenzione. Feci finta di non accorgermi di niente e mi nascosi sulle fronde di un albero, in attesa che accadesse qualcosa.

Poco dopo vidi una sagoma uscire da un cespuglio. Si avvicinò all’impronta e con premura si accinse a nasconderla.

Era sicuramente lei che i samurai stavano cercando.

Sorrisi, sicuro di poter dare finalmente una buona notizia a Naruto.

La osservai. Era una bambina sui sei anni, con  un vestitino rosa leggero e sandaletti bianchi. Aveva dei lunghi capelli rossi legati in due code alte da dei nastri neri e i suoi occhi erano azzurri, azzurri come quelli di Naruto.

Non avevo più dubbi, era Kumiko.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Ritrovamento ***


Capi 15: Ritrovamento

 

Pov Sasuke

 

Guardai quella bambina per diversi secondi, incapace di decidere cosa fare. Avrei potuto seguirla di nascosto e intervenire in caso di bisogno. Potevo cercare di scoprire le sue intenzioni e dove cercasse di andare. Oppure come ultima opzione, potevo mostrarmi a lei, sperando di non essere scambiato per un nemico e quindi di non spaventarla.

Ci provai comunque, anche nel caso di una sua possibile fuga, quella bambina non sarebbe riuscita a scapparmi, ma volevo evitare di costringerla con la forza a seguirmi e farmi subito identificare come il cattivo. Per quanto ne sapevo, poteva benissimo essere nelle terre del fuoco, non perché in cerca della sua vera famiglia.

Non avevo idea se sapesse la verità o meno e questo poteva risultare un problema, in quanto una mia confessione avrebbe potuto traumatizzarla, ma se non era a conoscenza delle sue origini, significava che scappava da qualcosa che le faceva paura e questa ipotesi poteva essere ben più plausibile della prima.

Saltai dall’albero cogliendo di sorpresa la bambina, la quale alzando di scatto la testa sgranò gli occhi. La vidi fare un passo indietro e portandosi le mani al petto, mi guardò con aria spaventata.

Rimasi fermo senza fare passi falsi e nel mentre cercavo di pensare come iniziare una possibile conversazione, ma la bambina mi precedette.

“Chi sei tu?”

“Tranquilla, non devi avere paura di me. Voglio solo aiutarti” le dissi nel modo più dolce che poteva uscirmi.

“Perché vorresti aiutarmi. Non sai nemmeno chi sono!”

“è vero, non lo so, quindi che ne diresti di dirmi il tuo nome?” le chiesi abbassandomi alla sua altezza.

“è buona educazione presentarsi per primi!” disse la bimba incrociando le braccia.

Accennai un sorriso, riconoscendo la determinazione di Naruto in lei “Mi chiamo Sasuke!”

Naho!” disse riluttante.

“è un bel nome. E posso sapere cosa ci fa una bimba della tua età in questo posto tutta da sola?”

“Non sono affari che ti riguardano! Io non ti conosco e non voglio avere niente a che fare con te. Potresti essere benissimo uno di quelli là che mi da la caccia, travestito da non so cosa, che cerca con qualche stratagemma di riportarmi indietro. Ma lo già detto e lo ripeto, non tornerò più a casa!” disse questa volta girandosi per andarsene, ma la trattenni per un braccio.

Il mio più che un tentativo di fermarla, era stata una reazione istintiva dovuto a un rumore che mi aveva messo in allerta. Attivai lo sharingan e mi accorsi che i samurai erano in procinto di raggiungerci.

Afferrai la piccola tappandole la bocca e risalii su di un albero nascondendomi ben bene fra le foglie dell’arbusto, in attesa che quegli energumeni se ne andassero e procedessero oltre per le loro ricerche.

Per fortuna non si accorsero di noi e una volta che la via fu libera, ponendo nuovamente i piedi a terra, lasciai la bambina, la quale confusa mi fissò.

“Come mai quei tipi ti stanno inseguendo?” le chiesi, ma essa continuando a guardarmi stranita, mi domandò “Se non sei uno di loro, perché provi tanto interesse per me?”

Sospirai.

“Te lo dirò se prima rispondi alla mia domanda di prima. Cosa ci fai qui?”

Vidi la bambina rattristarsi e abbassando il capo disse “Sto cercando qualcuno, ma non so chi sia. Può sembrare stupido cercare qualcuno che non ha un volto o un nome o non si ha la minima idea di come è fatto. Cercare un ago in un pagliaio sarebbe più facile, ma ho un modo mio per trovarlo e ci sono andata anche vicina una volta. Se quei tipacci lì non si fossero messi in mezzo, probabilmente l’avrei già conosciuto!” mi disse mettendo poi il broncio.

“Lo puoi rintracciare attraverso il chakra, vero?”

La bimba annuì “Solo che…è strano, ma a volte  mi sembra di avvertire questa persona in due posti diversi. Non so, forse mi sto solo illudendo!” disse la bambina sedendosi a terra e abbracciandosi le ginocchia rattristata.

“Hai detto che volevi aiutarmi. In che modo?” mi chiese Naho guardandomi negli occhi.

“So chi stai cercando!”dissi semplicemente e questo bastò per farle illuminare gli occhi, ma quella momentanea gioia, si trasformò in terrore quando vide qualcosa alle mie spalle muoversi.

Infatti giù da un albero si era calato un serpente bianco, pronto ad attaccarmi, ma questo non riuscì a cogliermi impreparato e lo eliminai senza problemi.

Vidi la ragazzina indietreggiare. Cercai di fermarla, ma essa mi disse spaventata “N-non posso. Devo scappare. L-lui sa che sono qui. Mi troverà!”

Kabuto non ti farà del male. Te lo prometto!”

La bambina sgranò gli occhi “Tu come fai a conoscere Kabuto?”

“è una lunga storia, ma ora ci conviene allontanarci da qui!”

Detestavo fuggire, ma se il destino avesse messo sulla mia strada Kabuto, dubito fortemente che sarei riuscito a proteggere la bambina e avrei preferito morire, piuttosto che dire a Naruto che sua figlia era stata nuovamente portata via.

Il destino non mi giocò quel brutto scherzo, ma molti serpenti ci circondarono. Naho si era aggrappata alla mia gamba in cerca di protezione da quegli animali che, aumentando sempre più e ammucchiandosi, presero fattezze umane e tutto ad un tratto, mi ritrovai circondato da una ventina di samurai, gli stessi che prima avevo incontrato.

“Ti abbiamo trovato mocciosa!” disse il più grosso di loro.

Era più alto di me e almeno il doppio di stazza. Probabilmente avrebbe fatto addirittura concorrenza a Chouji, ma a differenza del mio compagno, quell’energumeno non sembrava tanto gentile e amichevole.

“Non voglio venire con voi!” urlò la bambina.

Allungai un braccio davanti a lei, come a volerle dire che ci avrei pensato io a loro.

“Ehi tu, non ti intromettere, quella ragazzina ci appartiene!”

Quella frase mi diede al quanto fastidio e attivando il mio sharingan, lo guardai come se fosse il mio peggior nemico. Quel “ci appartiene” mi aveva fatto saltare i nervi e se non avessi temuto che attaccando alcuni dei samurai, gli altri avrebbero pensato a portarla via, li avrei conciati per le feste.

I samurai era li, tutti pronti a darmi battaglia. Ero già pronto per combatterli, ma rimasi sorpreso quando, attivando nuovamente lo sharingan, non riuscii a intrappolare nessuno di loro all’interno dei miei genjutsu.

Non mi demorsi, era da tempo ormai che avevo imparato a non contare più solamente su quel potere.

 

Pov Naho.

 

I samurai mi avevano trovato. Avrei tanto voluto scappare approfittando della presenza di Sasuke che li distraeva, ma aveva detto che conosceva chi stavo cercando e non potevo andarmene.

Non sapevo se era vero o solo una bugia, ma decisi di tentare. Nella mia vita avevo solo sentito menzogne e una in più non mi avrebbe fatto male.

Mi riparai dietro le sue gambe e non capii quali erano le sue intenzioni. Era lì, immobile, sembrava quasi non respirare e fissava costantemente quei tipacci. Notai anche che i suoi occhi erano cambiati, ma non sembrava che servissero a qualcosa, dato che le cose non sembravano smuoversi. Cominciai a temere di aver trovato uno bravo a parole, ma che a usare le mani era un imbranato, però dovetti ricredermi quasi subito.

Sentii alcuni samurai dietro le mie spalle cominciare ad urlare e a combattere e solo quando un paio di loro finirono a terra mi accorsi di un secondo Sasuke.

Non conoscevo le capacità dei ninja e quindi vedermi un’atra persona identica a lui, mi fece subito pensare a un gemello, ma da quanto ne so, i gemelli non evaporano e soprattutto non ne compaiono altri in un batter d’occhio. C’era di sicuro un trucco magico o per meglio dire qualcosa legato al chakra.

Sapevo cosa era il chakra, ne avevo sentito parlare spesso e sapevo che era un’abilità tipica dei ninja, ma non sapevo come esso venisse utilizzato. Io lo usavo sempre e solo come metodo per rintracciare qualcuno.

“Puoi creare tutte le copie che vuoi, non riuscirai a metterci ko!” cominciò un samurai brutto e cattivo “Puoi usare tutte le tecniche che vuoi, la nostra armatura assorbe il chakra e ci rafforza!” disse per poi scoppiare a ridere.

“Interessante!” disse Sasuke con un ghigno.

Lo guardai perplessa. Gli avevano praticamente detto di essere invincibili e quello mi sparava un interessante come reazione?

“Non vi conviene sottovalutare un ninja, nemmeno se questo è messo alle strette” lo sentii dire, sempre con un ghigno.

“Non ci fanno paura nemmeno le arti marziali e le armi. Noi siamo abituati a combattere corpo a corpo!” disse il samurai divertito.

Sasuke sogghignò di nuovo “C’è qualcosa di ben più pericoloso dei taijutsu, genjutsu e dei ninjutsu di un solo ninja!”

Il samurai perplesso chiese “e che cosa?”

“I suoi compagni!” disse prima che un vortice azzurrognolo scaraventasse buona parte dei samurai a terra, che varie armi cadendo dal cielo colpissero di sorpresa altri di loro, che uno scoppiettio si avventasse su di un paio di samurai che si erano scagliati all’attacco e che una strana trottola colpisse gli ultimi rimasti, tra cui il più forte di loro.

Non ci capii niente, sentii solo Sasuke dire “Era da un po’ che non vedevo il vecchio team Naruto riunito! Certo però che potevate lasciarmene qualcuno!” disse incrociando le braccia.

“Mi perdoni Sasuke-san, mi sono lasciato prendere la mano!” disse un ragazzo dagli occhi pallidissimi con i capelli castani tagliati a caschetto.

Osservai anche gli altri. Vi era una ragazza molto bella, dai capelli castani molto lunghi tenuti indietro da un copri fronte fucsia, che vedendo un samurai tirarsi lentamente su, lo aveva steso nuovamente tirandogli un calcio in faccia. Accanto a  lei, un ragazzo, che vedendo la violenza della compagna, aveva fatto qualche passo indietro. Esso aveva i capelli argentati alla rinfusa, alcuni dei quali cercava di tenerli in ordine legandoli in un codino.

Infine vi era un uomo, bello, alto e biondo. Esso aveva attirato subito la mia attenzione da quando era arrivato. Ero rimasta aggrappata ai pantaloni di Sasuke a osservarlo. Percepivo in lui quel chakra che più volte avevo sentitp, ma avevo paura che non fosse veramente lui quello che cercavo e se fosse stato lui, c’era un’altra cosa che davvero temetti, anche se ero sicura che quanto sentito nel paese del ferro corrispondesse a verità.

Inizialmente sembrò non notarmi, forse anche per il mio continuo nascondermi, ma quando decisi di farmi vedere, lo vidi sgranare gli occhi e fissarmi incredulo.

Non sapevo a cosa fosse dovuto quello sguardo, ma lentamente lo vidi  avvicinarsi a me.

Feci qualche passo avanti anche io. Sembrava che il mondo intorno a noi non esistesse più. C’eravamo solo più io e lui. Sentivo il mio cuore battere forte per accelerare tutto di un colpo quando improvvisamente mi sentii stringere forte. La mia prima reazione fu quella di rimanere immobile, ferma senza nemmeno respirare. Dopo tutto era uno sconosciuto, anche se ormai avevo la certezza.

Era il mio papà.

Sembrò commuoversi al suono di quella parola e mi strinse ancora più forte. Anch’io provai una strana sensazione a pronunciare quel termine. Non lo avevo mai fatto, nemmeno con l’’uomo che mi aveva cresciuto, quando non sapevo la verità.

Ma mi piacque il suono di quella parola, tanto che la pronunciai altre volte.

L’abbraccio si sciolse sfortunatamente. Mai mi ero sentita così amata come quella volta, mai mi ero sentiva veramente a casa e per quella ragione avrei tanto voluto rimanere appollaiata ancora fra quelle forti braccia, come se avessi paura che queste potessero lasciarmi…di nuovo.

L’uomo  continuò a osservarmi per altri istanti, per poi rivolgere la parola a Sasuke.

“Grazie Sasuke, per averla trovata!” disse sorridendo e in quel momento mi accorsi del suo splendido sorriso. Era raggiante, luminoso e rassicurante. Mi sentii scaldare il cuore.

“Non ringraziarmi. Tu al mio posto avresti fatto lo stesso!” disse con un sorriso appena accennato “E poi anche io sono contento di riavere Kumiko tra noi!”

Alzai lo sguardo verso mio padre e lo vi assumere uno sguardo dispiaciuto e poggiandomi una mano sulla testa disse “Sasuke, lei non è Kumiko!”

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Casa dolce casa ***


 

 Cap 16: casa dolce casa

 

Pov Naho

“Come sarebbe a dire che non è Kumiko?” chiese Sasuke sorpreso.

Anche tutti i ragazzi sembravano sbalorditi da quella rivelazione e non ne capivo il motivo.

Il mio papà mi guardò, mi sorrise e mi accarezzò la testa, cogliendomi di sorpresa “L’ho capito subito, appena l’ho vista che non era lei!”

“Se non è lei, chi è? E perché l’hai abbracciata come se fosse stata Kumiko. Sai  che dopo tanti anni non riesco ancora a capirti sensei?” disse il ragazzo dai capelli argentati.

“Tu e tuoi compagni non siete ancora al corrente degli ultimi sviluppi, ma Sasuke sa che ho sviluppato la capacità di percepire i chakra altrui e quello che proviene da…” si interruppe e mi guardò con aria interrogativa. Dopo tutto ci eravamo solo ritrovati, non presentati.

“Il mio nome è Naho!” dissi timidamente.

“...il chakra che proviene da Naho è estremamente elevato per poter appartenere a una bambina di soli sei anni!” disse ancora sorridendo.

Era felice e lo si poteva vedere lontano un miglio.

Vidi la ragazza avvicinarsi e, abbassandosi alla mia altezza, mi fissò negli occhi. “Allora questa bambina non sta mostrando il suo vero aspetto! Mi domando il perché e soprattutto come fate a conoscervi!”

Mi sembravano un po’ tutti spaesati, ma d'altronde lo ero anche’io, in quanto mi ritrovavo circondata da estranei, anche se uno di loro era mio padre. Infondo non lo conoscevo e mi ritrovai improvvisamente triste. Lo avevo chiamato papà e per quando bella e dolce fosse questa parola, mi sembrava strano dirla a una persona di cui non sapevo nemmeno il nome…eppure mi era venuto così spontaneo.

“Non dirmi che è la volpe!” disse Sasuke sbuffando dopo aver ricevuto un accenno affermativo in risposta.

Non lo capivo, prima era contento perché mi aveva trovato e dopo pochi secondi sbuffava perché non era me che stava cercando.

“Chissà perché mi sono illuso di ritrovare tutte e due in un colpo solo!” disse in un secondo momento incrociando le braccia “Ma immagino che il ritrovamento di una, comporti a un ravvicinato ritrovamento dell’altra. Potrebbe darsi che Kumiko non sia lontano!” disse nuovamente guardandomi, come se si aspettasse da me qualche risposta.

Inclinai la testa da un lato e sbattei le palpebre perplessa.

Il  mio papà si abbassò e spostandomi qualche ciocca di capello mi chiese dolcemente se sapevo dir loro dove si trovava Kumiko.

Guardai uno ad uno tutti loro e soffermandomi sugli occhi di quell’uomo che aveva gli occhi azzurri come il cielo, molto simili ai miei, chiesi “Chi è Kumiko?”

Lo vidi grattarsi la testa imbarazzato per poi dirmi “Probabilmente non porta quel nome, non so come si chiama, ma Kumiko è la bambina dentro la quale risiedi!”

Capii immediatamente di chi parlava “Vuoi dire Rei!” dissi incrociando le braccia scocciata “è rimasta a casa. Quella sciocca non ha voluto darmi retta. Volevo che venisse con me, ma non crede a una parola di quello che dico!”

L’ultima volta che l’avevo vista, cioè la sera prima, avevamo litigato. Quella mocciosa sapeva essere irritante.

“Vuoi dire che si trova ancora nel paese del ferro?”  mi chiese il mio papà.

Annuì e aggiunsi che in realtà lei non ci fosse mai uscita da quel luogo. Solo la prima volta riuscii a convincerla a venire con me con una scusa, ma non avevo considerato le capacità di Kabuto e dei suoi scagnozzi e riuscirono a fermarci quasi subito.

Vidi mio padre rattristarsi, sembrava che ormai non fosse più felice di avermi trovato e temetti che mi lasciasse in quel luogo. Abbassai la testa, ma non ebbi il tempo di rattristarmi, perché molti dei samurai si erano ripresi e avevano afferrato le loro armi.

Mio padre mi spinse dietro di lui e mi disse di nascondermi. Non me lo feci ripetere due volte e andai a mettermi dietro un cespuglio.

Erano stati tutti bravi a mettere ko tutti quei tipacci, ma il fatto che si erano ripresi, significava che i loro colpi non avevano avuto effetto e ora temevo per l’incolumità dei ninja. Vidi Sasuke sfoderare la sua katana e impugnarla con fare sicuro. I tre ragazzi impugnarono kunai e shuriken, mentre mio padre delle strane lame, che intrise di chakra azzurro nella mano destra e rosso nella mano sinistra.

“Sora, Miiko, Eichi seguite lo schema 4!”

“Si, sensei!” dissero i ragazzi disponendosi a croce, con quello che doveva chiamarsi Sora in mezzo. Lo vidi assumere  una posizione strana, con le braccia divaricate e le gambe piegate. Vidi delle vene ispessirsi sulle tempie e gli occhi diventare ancora più strani di quanto fossero.

“Rotazione suprema!” urlò il ragazzo prima di girare sempre più veloce, fin quando Eichi e Miiko scambiandosi uno sguardo complice agirono in simultanea.

Miiko si morse il dito a sangue e scrivendo una parola sulla mano sinistra, pose entrambi i palmi sulla cupola che si era venuta a creare dal costante girare di Sora, mentre Eichi prese a fare segni strani con le mani e una volta che presero a diventare elettriche, anch’esso compì lo stesso gesto della ragazza.

“Tecnica del richiamo inversa!” gridò Miiko.

Chidori” gridò invece Eichi.

E appena finito di urlare le rispettive tecniche, dal vortice cominciarono a uscire miriadi di armi a velocità elevata, avvolte dall’elettricità, che con forza andavano a colpire il nemico, per poi scomparire e venire nuovamente scagliate all’attacco.

Se la vista non mi ingannava quelle armi che venivano lanciate contro i samurai, erano dei samurai stessi, i quali senza capirne il motivo, vedevano le loro armi sparire dalle mani per ritrovarsele puntate contro, più e più volte.

Era come se quella tecnica del richiamo, richiamasse direttamente le armi in un ciclo continuo.

Ci vollero molti colpi,  ma uno dopo l’altro i samurai presi di mira, caddero nuovamente a terra.

 

Sasuke aveva ingaggiato una lotta corpo a corpo con due di loro contemporaneamente e lo stesso valeva per  mio padre. Entrambi se la cavavano egregiamente, ma non si poteva dire di meno dei propri avversari. Avevo visto come i samurai si allenavano all’arte del combattimento. Si sottoponevano ad allenamenti estremamente duri, tanto che non mi sorprendevo della loro resistenza dopo i colpi subiti, al contrario mi stupivo della forza di volontà dei ninja, dato che avevo sempre sentito dire che essi erano dei buoni a nulla.

Doveva essere per forza una diceria perché i miei occhi smentivano quella affermazione.

Anche loro due riuscirono a stendere il nemico, ma una cosa mi sorprese. Non so come, ma mio padre era riuscito a far sgretolare la corazza di uno dei ninja, nonostante fino a quel momento tutti i suoi colpi non avessero fatto riportare alle armature dei seri danni. Infatti la maggior parte dei samurai era a terra, non a causa dell’entità dei colpi subiti, ma probabilmente per la stanchezza, perché quella sembrava una lotta a chi aveva più resistenza, sia fisica che mentale e quei ninja avevano da dire la propria. Erano formidabili e mi piaceva pensare che fosse così perché volevano proteggere me, nonostante quella felicità di avermi ritrovata fosse sparita al nominare Rei.

Ma mi sbagliai.

Il mio papà era triste di non aver trovato anche Rei, ma sembrava considerare il  mio ritrovamento una vittoria personale e me lo dimostrò quando, con facilità estrema mi sollevo, facendomi sedere sulle sue spalle.

“Tieniti forte Naho. È ora per te di ritornare nella tua vera casa!”

Mi aggrappai ai suoi ciuffi di capelli dorati, che avevo già preso ad amare.

“Ehm papà!” dissi e anche se non riuscivo a vederlo da quella posizione, potei scommettere che avesse alzato gli occhi “Quel’è il tuo nome?”

Ebbe l’impulso di rigrattarsi la testa e capii che quello era il suo modo di fare quando era in imbarazzo o faceva una figuraccia.

“Scusa. Ma presentarsi alla propria figlia è strano. Mi chiamo Naruto Uzumaki!”

In quel momento ricordai. Era lo stesso nome che avevo sentito pronunciare più volte da Kabuto con un certo disprezzo.

“La mamma sarà contenta di vederti!” disse felice.

Io invece sussultai e sgranai gli occhi “I-io ho una mamma?” lo vidi annuire e disse “Si chiama Sakura Haruno!”

“E com’è?” chiesi curiosa.

Non avevo mai pensato all’eventualità che anche io, come tutti i bambini, possedessi una mamma. Kabuto si era sempre spacciato per mio padre e quello di Rei, ma non aveva mai accennato a una mamma, tanto che pensavo che almeno per me, in quanto volpe, fosse normale non averla.

“è bellissima! Ha i tuoi stessi occhi. Non per il colore, ma per l’espressione e la forma. Sono grandi come i suoi!”

Cercai di immaginarla, ma con così poche informazioni non riuscivo molto a dar spazio alla mia fantasia, ma quando mi venne detto  che se si arrabbiava poteva essere una furia…bhe quello mi sorprese.

“Certo che hai proprio una bella opinione di tua moglie!” disse Eichi divertito.

“Che ho detto? Non ho fatto altro che elogiarla. Ho solamente accennato al fatto che quando si arrabbia, fa paura. Anche Sasuke è spaventato da lei, vero?” disse il mio papà osservando con la coda dell’occhio l’uomo che mi aveva trovato.

Sasuke lo guardò storto per averlo messo in mezzo, ma poi abbozzando un sorriso disse “Fa più paura Karin!”

“Suvvia, non sono mica così tremende!” disse Sora.

“Ti devo ricordare tutte le volte che hai dovuto  riattaccare rattoppare questi due, perché avevano fatto arrabbiare Sakura e Karin?”

Sora sorrise “Ma erano solo carezze!”

“Che facevano male per una settimana!” disse mio padre.

A questo punto io non sapevo più che cosa pensare, ma vedendo l’aria divertita di tutti, mi rilassai in quanto se ci fosse stato da temere, non si sarebbe venuta a creare quell’aria allegra.

 

Poche ore dopo, sempre ammirando il paesaggio sopra la testa di mio padre, vidi qualcosa di gigantesco comparirmi davanti. Due enormi porte aperte, dietro alle quali sbucavano fuori delle case.

Erano tante e di diversa forma e colore. I villaggi samurai invece sembravano fatti a stampo. Ovunque si andasse sembrava di essere sempre nella stessa zona.

I samurai dicevano che erano un popolo di guerrieri e non volevano perdersi in cose futili come l’abbellimento delle loro case e quartieri, tanto che il colore con cui descriverei quei luoghi, è il grigio.

Qui era tutto diverso: giallo, rosso, verde, blu, mille colori mi avvolgevano e il mio cuore si affollava di sensazioni mai provate. Il mio naso odorava profumi nuovi e le mie orecchie sentivano suoni di risa, chiacchierii tra amici e le voci dei bambini. Quest’ultime cose non erano tanto diverse, ma mancava il suono delle armi che venivano fabbricate e questo fu piacevole.

“Benvenuta a Konoha!” mi sentii dire da Sasuke.

Rimasi a bocca aperta a tutto quello e non potevo credere che quello fosse il mio villaggio.

“Ragazzi, fate voi rapporto a Kakashi per favore!” disse mio padre.

“D’accordo capo, lascia fare a noi!” disse Eichi battendosi il pugno sul petto, per poi ricevere un leggero colpo dietro la testa da Miiko, la quale disse “Non ti preoccupare Naruto-sensei, farò in modo che Eichi non si prenda il merito di questa missione!” disse per poi allontanarsi, facendomi ciao ciao con la mano.

“Vado anche io con loro. Potrò dare maggiori dettagli sulla vicenda. Tu vai subito da Sakura e non fermarti all’ichiraku ramen!” disse per poi andarsene anche lui.

Non mi piaceva molto il modo in cui si era distaccato da noi. Non ci aveva nemmeno fatto un saluto, ma il mio papà non sembrava turbato dalla cosa.

Per non so quante volte in quella giornata, rimasi a bocca aperta alla vista di una grande casa a due piani, con un giardino che la circondava in tutti i lati e fui ancora più sorpresa nello scoprire che quella era la mia casa.

Era bellissima, ai miei occhi sembrava una reggia, anche se sinceramente non sapevo nemmeno cosa fosse.

Sulla porta di entrata vi era uno strano simbolo rosso. Mi ricordava una spirale, ma non feci domande. Vidi giochi sparsi per il giardino e mi domandai se quelli fossero per me, anche se le macchinine non mi erano mai piaciute.

Mio padre mi mise a terra e dandomi una pacca sulla spalla, mi sorrise.

“Pronta?”

Deglutii.

L’ignoto mi aveva sempre fatto paura e temevo quello che avrei potuto trovare dietro quella porta. E se non fossi piaciuta alla mamma?

Daiki, Akai!” sentii un urlo di donna provenire dall’interno quando la porta fu leggermente aperta.

“Tornate subito qua! Vi insegno io a pasticciare i muri di casa!” disse poi.

L’urlo mi fece sussultare e per istinto mi nascosi dietro le gambe di mio padre, tenendoli ben saldi.

Lo sentii ridere e bisbigliare “Si è già fatta conoscere!”

La chiamò ed essa scese le scale mettendo nei piedi una certa forza che mi sembrò quasi che facesse tremare la casa.

Sporgendomi leggermente, la osservai. Aveva i capelli di un assurdo colore, ma che mi colpì molto. Erano lunghissimi, proprio come i miei. Aveva una maglia bordeaux, con qualche macchia, senza maniche e a dolce vita, dei pantaloncini neri corti e delle pantofole a forma di volpe. Portava in mano un secchio pieno di acqua, tanto che il contenuto, si rovesciava ad ogni passo.

“Che c’è!” disse in modo sgarbato con il fumo che le usciva dalle orecchie, ma appena si ritrovò davanti al mio papà, mi vide.

La sua espressione da furente, si trasformò. Fece cadere il secchio dell’acqua a terra. Spalancò gli occhi e la bocca e successivamente cominciando a piangere, si portò una mano alla bocca.

Guardai il mio papà che con tocco gentile, mi spinse verso di lei…verso la mia mamma.

Feci qualche passo titubante, ma non riuscii ad avvicinarmi di più. Avevo paura e non sapevo cosa dovevo fare.

Abbassai la testa, alzai gli occhi, portai le mani al petto e tirando fuori un po’ di coraggio, dissi “Mamma?”

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** La mia vita a Konoha ***


Capitolo 17: La mia vita a Konoha

 

Pov Sakura

Non potevo credere ai miei occhi.

Era talmente tanto tempo che mi immaginavo un nostro possibile incontro, che non credevo che quanto stava avvenendo fosse realtà. Fissavo quella bambina immobile, aspettando che come sempre svanisse, ma i secondi passavano e lei rimaneva liì,ferma a fissarmi con uno sguardo timoroso.

Alzai la testa verso Naruto e incontrando i suoi occhi azzurri, potei leggervi che quella non era una allucinazione e quel sorriso leggero, ma tranquillizzante e sincero furono per me una conferma.

Cominciai ad avere la vista annebbiata e un qualcosa di bagnato cominciò a solleticarmi la guancia. Le lacrime avevano preso a scorrere in modo copioso e presto anche i singhiozzi fecero la loro comparsa.

Mi avvicinai alla bambina lentamente, per poi buttarmi in ginocchio e abbracciarla.

“Finalmente, finalmente sei a casa!” dissi e fu in quel momento che la bambina ricambiò l’abbraccio. Fu un momento bellissimo e la sensazione che provai fu indescrivibile. Sapevo cosa volesse dire essere abbracciato dal proprio figlio. Era qualcosa di unico, un gesto che esprimeva l’affetto che esso aveva nei tuoi confronti, ma la sensazione che provai in quell’istante era diverso. Era qualcosa di più forte, forse dovuto al fatto che era la prima volta, o alla felicità di aver ritrovato quella bambina che non avevamo potuto crescere.

La lasciai per guardarla meglio in volto e vedere la nostra creatura. Era meravigliosa e perfetta, ancora più bella di come me la potessi immaginare.

“Mamma!” mi sentii chiamare da due vocine dietro le mie spalle, che timidamente si nascondevano sulle scale, facendo sbucare i loro visi tra le sbarre della ringhiera.

Akai, Daiki, venite qui!” disse Naruto, facendo loro segno di avvicinarsi “Vi voglio presentare una persona!”

Akai  ci raggiunse senza troppi indugi e correndo, si avvicinò alla bambina e cominciò ad annusarla e a guardarla con interesse.

Daiki invece si era aggrappato ai pantaloni di suo padre e non sembrava intenzionato a farsi vedere. Mi alzai e afferrandogli la manina, lo portai davanti alla bambina.

Essa guardava sia Daiki e Akai con aria confusa. A quanto pare Naruto non aveva accennato al fatto che aveva dei fratelli.

Daiki, Akai, questa è vostra sorella!” dissi.

Akai cominciò a ululare e a saltellare da una parte all’altra della stanza. Lo faceva sempre quando era felice, anche se non era suo soluto comportarsi così con qualcuno che non conosceva, mentre

Daiki, rivolgendomi lo sguardo disse “Lei è Kumiko?”

Il mio cuore perse un battito.  Sapevo che quella bambina fosse la volpina di Kumiko, lo potevo percepire dal chakra che emanava lievemente, e il fatto che lei non fosse presente mi rendeva triste, ma non lo diedi a vedere, infondo aver ritrovato per il momento almeno una delle mie due bambine, era una cosa da festeggiare.

“No tesoro, lei è la volpe che risiede dentro Kumiko, come Akai fa con te!” gi spiegai.

 

Pov Naho

Dovetti  nuovamente presentarmi, in quanto nemmeno la mamma poteva conoscere il mio nome, proprio come io non avrei potuto conoscere il suo, se papà non me lo avesse detto.

Certo che era strano. Fino al giorno primo avevo solo una sorella e un padre fasullo e ora avevo una famiglia intera. Mi faceva uno strano effetto, ma ammetto che non era affatto male e tutte quelle attenzioni dovute, non per usarmi, ma per amore, erano qualcosa di speciale, qualcosa a cui avrei fatto volentieri l’abitudine.

La cosa che non riuscivo bene a comprendere era la presenza di due papà, che mi venne svelata successivamente.

Mentre mamma e papà mi facevano domande o mi parlavano di loro o del villaggio, mettendomi al corrente di come fosse il mondo in cui avrei dovuto crescere, vidi entrare una enorme volpe. Il mio primo istinto fu quello di abbracciare papà, spaventata. Avvertivo in quella volpe una forza strepitosa e solo pochi istanti dopo mi accorsi che aveva lo stesso chakra di mio padre. Spostavo lo sguardo da mio padre alla volpe cercando di trovare una spiegazione. Mi venne data nel modo più semplice possibile e capii il perché sia io che Akai esistevamo.

In quel momento compresi anche il perché a volte, durante le mie fughe avvertivo due chakra uguali, simili al mio.

Papà Kurama aveva il fiatone e non sembrava volersi calmare. A quanto pare aveva corso per chilometri e chilometri, per raggiungermi. Mi avvicinai anche a lui, sempre con fare timoroso e successivamente gli cinsi il collo.

A modo suo mi abbracciò con le code e successivamente mi leccò il viso.

Mi misi a ridere, a causa del solletico che mi procurava e successivamente anche Akai, saltando sulla schiena di papà Kurama, cominciò a leccarmi. Akai sembrava avere un carattere più aperto e confidenziale nei miei confronti, mentre Daiki, seduto accanto alla mamma, non faceva altro che fissarmi rimanendo in silenzio. Mi domandai se era timidezza o antipatia nei miei confronti, in fondo ero una sorella maggiore che entrava nella sua famiglia, fino a quel momento perfetta, a prendere parte del suo territorio.

Papà mi si avvicinò e mi condusse al piano di sopra. La casa era davvero gigantesca e fui sorpresa quando vidi che avevo una stanza colorata e ricca di peluche. Fino a quel momento avevo avuto solo una bambola malridotta, che mi litigavo sempre con Rei.

Cominciai davvero a pensare di stare facendo solo un bellissimo sogno. Non potevo credere che tutto quello stesse capitando a me, infondo non credevo di aver fatto niente di buono per meritarmi tutto quello.

Decisi di godermi quel momento, nel caso si fosse trattato davvero di un sogno. Guardai la camera meravigliata e  mi girai intorno per vedere ogni singolo particolare, quando ad un tratto mi rattristai.

Mi fermai a fissare un punto preciso e un groppo in gola si formò.

“Quel letto appartiene a Rei, vero?”chiesi.

Vi era un letto solo a una piazza e mezza e questo mi fece pensare nuovamente che non ero io che volevano ritrovare.

La mamma mi guardò confusa non capendo chi fosse Rai, mentre papà sedendosi sul letto e facendomi sedere sulle ginocchia disse “Non è come pensi, Naho. È vero vi è un letto solo, ma è per entrambe le mie due bambine! Lo so, forse credevi di avere un letto tutto tuo, ma non conoscendovi abbiamo pensato che come Akai e Daiki, preferivate  dormire insieme!”

Abbassai la testa. Potevo capire il loro ragionamento, infondo mi sembrava che i miei fratelli andassero d’accordo, ma per me e Rei non era così. Forse lo sarebbe stato se fossimo cresciute in quell’ambienta, invece erano più le volte che litigavamo e stavamo separate. Anche nei momenti che sembravano tranquilli e che avremmo potuto passare insieme, venivano rovinati da Kabuto. Esso infatti veniva sempre a prendermi per allenarmi o per portarmi nel suo laboratorio, cosa che con Rei non faceva mai. Anche se non so quanto potesse essere una cosa negativa, dato che non ricordo niente dei miei momenti passati in quel luogo. Come per magia entrata in quella stanza, mi addormentavo per poi svegliarmi nel mio letto. Mia sorella era convinta che quelle attenzioni fossero dovute a un maggior affetto nei miei confronti e cominciò ad avere un complesso di inferiorità nei miei confronti e faceva di tutto per attirare l’attenzione di colui che lei chiamava padre.

 

Passai dei giorni bellissimi al villaggio di Konoha. Conobbi tutti gli amici di famiglia e anche se mi sembravano uno più pazzo dell’altro, erano simpatici, a differenza degli “amici” di Kabuto che mi trattavano con indifferenza. Era un mondo completamente diverso. Vi era gioia, serenità, tranquillità, tutto sembrava perfetto, ma dentro al mio cuore avevo paura. Avevo un presentimento che non mi permetteva di godere a pieno di quella felicità.

La notte che portò via quella serenità che la  mia famiglia mi dava, dormivo serenamente nel mio letto, quando un solletico ai piedi mi fece sobbalzare e urlare.

Mi tolsi le coperte di dosso e trovai un serpente bianco strisciare ai miei piedi. Mi pietrificai di colpo. Kabuto era riuscito a trovarmi e aveva un messaggio per me.

Naho” urlò papà entrando di scatto nella mia stanza e accendendo la luce. Il suo volto sbianco quando vide quell’essere viscido e non ci pensò due volte ad eliminarlo.

Io ero immobile, la paura mi impediva di muovermi, quasi di respirare. I miei occhi sgranati non si staccavano dal punto in cui quel serpente si trovava.

Mi sentii circondare da due braccia gentili e mi sentii accarezzare la testa. Quei gesti che in quei giorni erano in grado di farmi sentire a casa e di tranquillizzarmi, non avevano più alcun effetto.

Naho, stai bene?” mi chiese la mamma.

Non risposi.

“Quell’essere ti ha fatto del male?” mi chiese papà. Scossi la testa, ma questo non sembrò tranquillizzati.

“Quel serpente era di Kabuto, vero?”

Alzai di scatto lo sguardo su papà spaventata di dire la verità e abbassando la testa dissi timorosa “Io…io non lo so…no, non credo!”

Avrei voluto dire loro tutto, le parole che mi aveva detto, ma non potevo. Non volevo mettere in pericolo nessuno, soprattutto se la colpa di quanto poteva accadere era mia.

Non so se presero per vere le mie parole, ma per il momento optai per il sì. Solo papà Kurama sembrava non essere convinto, in quanto mi fissava, cercando di studiarmi.

Mamma e papà si guardarono preoccupati. Non volevano lasciarmi da sola, spaventati dall’eventualità di una nuova possibile visita.

“Rimarrò io con lei!” disse papà Kurama, tranquillizzandoli.

Esso si sistemò sul pavimento dopo aver girato un paio di volte su se stesso.

“Papà Kurama” lo chiamai timidamente, “Dormiresti qui con me?” mi vergognavo di questa richiesta, ma avevo bisogno di sentirmi protetta.

Papà Kurama mi guardò con dolcezza e, alzandosi, si sistemò al mio fianco, abbracciandomi con le code.

La paura che provavo, si affievolì un po’ e il sonno cominciò a farmi pesare le palpebre, ma mi destai di nuovo quando sentii qualcuno camminare al mio fianco, per poi sistemarsi dall’altro lato, vicino al mio capo.

“Ti proteggo io nee-chan!”

Sorrisi e abbracciai il mio fratellino “Grazie! Buona notte Akai-chan!”

 

 

Scusate il ritardo, ma proprio non riesco a trovare l’ispirazione per scrivere nonostante non farei altro dalla mattina alla sera, ma quando mi trovo davanti al foglio bianco di Word, non riesco a scrivere niente che mi soddisfi, quindi non so come sia venuto questo capitolo, ne se sono riuscita ad esprimere i sentimenti di Sakura e Naho.

Lascio giudicare voi.

Fatemi sapere.

A presto

Neko =^_^=

 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Il ricatto ***


Capitolo 18: il ricatto

 

Pov Sasuke

Mi alzai all’alba. Adoravo alzarmi presto e godermi la calma mattutina e la leggera brezza che soffiava e soprattutto adoravo quel silenzio che vi era in casa, che terminava ogni dì alla stessa ora, con il risveglio dei miei figli. Urlavano per qualsiasi cosa, per chiedere a Karin dove fossero i vestiti puliti, dove fossero le loro armi o litigavano per accaparrarsi l’ultima  frittella.

Io e mio fratello non avevamo mai litigato per l’ultimo boccone. Ricordo che Itachi lo lasciava sempre a me e io, senza complimenti, me lo mangiavo con gusto.  Ma quelle urla riuscivano sempre a strapparmi un sorriso, soprattutto quando Karin, esasperata dal continuo casino, minacciava i miei figli di lasciarli a stomaco vuoto la sera.

Fortunatamente Fugaku mi aveva perdonato per il mio passato, mentre Itachi di tanto in tanto me lo faceva pesare, ma almeno non era scostante come all’inizio. Cominciava ad accettare l’idea che suo padre era quel che era, d'altronde si ha un solo genitore ed esso non lo si può sostituire. 

Poi finalmente, quando i ragazzi lasciavano la casa, il silenzio tornava a regnare, interrotto soltanto da qualche rumore di stoviglia che ne toccava un’altra o da altri rumori casalinghi causati da karin quando risistemava il macello da noi combinato, perchè sì, anch’io contribuivo di tanto in tanto a mettere disordine. Non era mia abitudine lasciare le cose in giro, ma quando mi giravano i cinque minuti, buttavo tutto all’aria finchè non trovavo ciò che cercavo e capitava spesso  di trovare l’oggetto che volevo, da tutt’altra parte di dove io l’avevo sistemato. Chissà perché le donne hanno sempre il vizio di spostare le cose.

Quella giornata ero un po’ sulle mie e volevo passare un po’ di tempo per conto mio. Uscii dalla mia abitazione per recarmi a fare un giro per il villaggio. Di certo non era un luogo tranquillo, ma la gente non mi infastidiva, al contrario faceva di tutto pur di starmi alla larga.

Ammetto che il fatto che mi evitassero come se avessi la lebbra, era fastidioso, ma andava benissimo se la mia tranquillità non veniva disturbata. Avevo delle persone che tenevano a me e non mi importava di avere l’apprezzamento dell’intero villaggio come qualcuno di mia conoscenza. Non so come Naruto facesse a sopportare tutte le persone che gli rompevano le scatole a ogni passo, ma lui mi ripeteva “Meglio essere circondati da tante persone, che restarsene in completa solitudine”. Passato tanto tempo da solo, potevo anche capirlo, ma vi era un limite a tutto e a volte le persone non sembravano proprio capire quando invadevano un po’ troppo il proprio spazio vitale.

Voltai a un angolo per togliermi dalla calca della via principale del villaggio  e continuando a camminare, notai qualcuno di mia conoscenza.

Sembrava triste e faceva sbattere ripetutamente un bastone contro le ringhiere che circondavano un palazzo.

Non parve accorgersi di me, finchè non gli fui proprio davanti.

“Perché quell’aria triste, Naho” le domandai.

Sasuke!” disse guardandomi imbambolata, per poi scuotere la testa e sorridermi “No, non sono triste, ero solo persa nei miei pensieri!”

“Se lo dici tu!” dissi poco convinto.

Ci sedemmo su di una panchina. Naho continuava a stare con lo sguardo fisso a terra, muovendo alternativamente le gambe che non toccavano terra.

Glielo si leggeva in faccia che aveva qualcosa che non andava e sospirai.

Naho, vuoi dirmi che cos’hai? Non dirmi niente perché non ti credo!” le dissi con voce seria “Già stanca di stare qui con noi?” le chiesi sperando di scuoterla un po’.

La bambina mi guardò come per chiedermi se davvero gli stavo porgendo quella domanda. Sospirai nuovamente e per farla parlare le feci una domanda che mi ronzava in testa da un po’.

Naho, posso almeno chiederti come mai mantieni sempre un aspetto umano? Non mi sembra di averti mai visto nelle tue vere sembianze!” le dissi.

Bhe non è che sia tanto diversa da Akai, sono solo un po’ più grande, infondo non sono più un cucciolo!”

“Voi bambini, sempre con così tanta voglia di crescere. Comunque non hai risposto alla mia domanda!” le feci notare.

Kabuto mi costringeva a mantenere questo aspetto per non farmi notare e alla fine ci ho fatto l’abitudine. Hai mai pensato come fosse la vita di una volpe? Mangiamo e dormiamo per terra, dobbiamo pulirci con la lingua e camminando a quattro zampe non possiamo fare molte cose e possiamo solo usufruire della bocca per spostare le cose! È più comodo essere un umana!”

La guardai sorpresa per la risposta che mi aveva dato. Non volevo mettere in dubbio le comodità di avere due mani da utilizzare, ma non mi sembrava poi un problema per Akai e Kyuubi essere quello che erano.

Sasuke!” mi chiamò quasi in un bisbiglio “Posso chiederti una cosa?”

Annuii

“Se qualcuno fosse in pericolo, cosa farebbe papà?”

Sgranai gli occhi sorpreso dalla domanda “Bhe tuo padre senza pensarci un secondo, si precipiterebbe ad aiutarlo, anche a costo della vita!”

“E se il villaggio fosse in pericolo?” mi chiese un po’ titubante.

“Farebbe tutto ciò che è in suo potere per proteggerlo!”

“E se fosse lui la causa di questo pericolo?”

Quelle domande non mi piacevano. Non mi sembrava naturale che una bambina di soli sei anni pensasse a queste cose.

Naho, mi dici cosa sta succedendo? Perché di queste domande?” le chiesi guardandola preoccupata negli occhi.

“Niente, volevo solo capire bene che tipo fosse mio padre!”

“Sicuro che sia solo per questo? Lo sai che a me puoi dire tutto!”

La vidi annuire “E tu cosa faresti in queste situazioni?”

“Pressoché la stessa cosa, ma non riuscirei a fare molto da solo, quindi chiederei aiuto alle persone di cui mi fido di più!” dissi.

C’era qualcosa che mi metteva all’erta, una sensazione che mi diceva di farle capire di fidarsi ciecamente di noi.

 

Pov Naruto

Quel giorno, dopo una settimana di pausa, avevo ripreso gli allenamenti con il mio team. Avevo preso delle ferie per poter passare un po’ di tempo con Naho e conoscerla meglio. Era davvero una bambina sveglia e vogliosa di scoprire, ma qualcosa era cambiato dopo la visita di quel serpente. Sorrideva e si divertiva a ogni minima cosa, ma avvertivo in lei un senso di inquietudine. Forse erano i miei sensi sviluppati dovuti a quella parte di me demoniaca a farmi percepire questa cosa.  Ero sempre stato in grado di capire le persone con un solo sguardo, ma solo ora mi rendo conto che questa capacità, probabilmente non era dovuta alla mia parte umana.

Non solo Naho era inquieta. Anche io da quel giorno ero un po’ nervoso. Avevo una sensazione spiacevole che mi attanagliava lo stomaco. Avvertivo che presto sarebbe accaduto qualcosa, anche se non era necessaria la visita di quel viscido animale per farmelo sapere. Ero al corrente che Kabuto o i samurai o non so chi altro, avrebbero fatto qualcosa, una mossa che avrebbe fatto terminare quella calma che da tempo circondava il mondo ninja, ma quel momento  di utopia creato dal ritrovamento di Naho, si era interrotto troppo bruscamente. Avrei voluto ancora qualche giorno  per poter stare tranquillo con lei e con il resto della mia famiglia.

Naruto-sensei!” mi sentii chiamare “Cosa dobbiamo fare oggi?” mi chiese Shiori. La sua voce mi colse impreparato troppo impegnato a riflettere sugli eventi dei giorni precedenti “Ehm…fate il riscaldamento!” dissi ai miei due allievi.

“Già fatto!” mi disse Shiori.

“I soliti esercizi con kunai e shuriken?” chiesi loro.

“Fatto!” disse Fugaku.

“Scontro fra di voi?”

“fatto anche quello” disse Shiori sbuffando.

“Che ti succede Naruto-sensei? sembri distratto oggi!” mi chiese Fugaku preoccupato.

Mi passai le mani sul volto “Scusate ragazzi, ho qualche preoccupazione che mi gira per la testa!” dissi loro.

Anche Shiori mi lanciò uno sguardo preoccupato. Non era da me trascurare gli allenamenti dei ragazzi, al contrario, solitamente avevo uno schema ben preciso di cosa fare e volevo da loro il massimo impegno.

“Per caso ti preoccupa il fatto che Merodi non sia ancora tornata tra noi?” mi chiese Fugaku.

Uhm…si!” mentii.

La verità era che nell’ultimo periodo non avevo pensato a quel problema. Se cercavo di trovare una soluzione a tutti i guai che avevo per la testa, di sicuro il mio cervello sarebbe esploso. Volevo riavere Merodi con me,  ma al momento consideravo la mia bambina più importante e sperai vivamente che questo la mia allieva potesse comprenderlo.

“Guarda chi c’è!” disse la piccola Nara “Quelli non sono Sasuke e Naho?”

Guardai nella direzione indicata dalla mia allieva e sorrisi quando vidi la mia bambina tenere la mano a Sasuke mentre si avvicinavano.

Li raggiunsi e Naho mi corse incontro saltandomi in braccio.

Sasuke mi ha chiesto se volevo venire a vederti mentre facevi il maestro ed eccomi qua! Insegni qualcosa anche a me?” mi chiese sorridendomi.

“Non posso mica dire di no alla mia bambina” gli dissi dandole un bacio sulla guancia.

“Forse è un po’ strano, ma io voglio essere la prima volpe ninja, ma devo iniziare da subito se voglio riuscire nella mia impresa!”

“D’accordo, vorrà dire che ti farò dare un piccolo allenamento prima di far lavorare Shiori e Fugaku, d’accordo?” la vidi annuire. Le dissi di raggiungere i miei allievi e che l’avrei raggiunta presto. Avevo capito dallo sguardo di Sasuke, che esso aveva qualcosa da dirmi.

Naruto, credo che Naho stia nascondendo qualcosa!” mi disse.

“Lo so, me ne sono accorto e sono certo che qualsiasi cosa stia nascondendo, abbia a che fare con la visita di quel serpente!” dissi.

“Temi che le abbia detto qualcosa o che l’abbia minacciata?”  mi chiese Sasuke.

Non potei fare altro che annuire. Era esattamente quello il mio pensiero, come anche quello di Sakura e Kurama, ma nessuno di noi era riuscito a far parlare Naho.

“Io ti consiglierei di tenerla d’occhio. Prima mi ha fatto delle domande sospette su quanto riguarda la protezione di una persona o del villaggio e non vorrei che compisse qualche pazzia!” mi disse.

“La stiamo già tenendo d’occhio. Con discrezione ovviamente!” disse Kurama intervenendo e facendosi vedere. Io avevo già percepito la sua vicinanza. Teneva Naho sotto costante osservazione, non facendosi però mai vedere da lei. Non volevamo che si sentisse sotto pressione o pedinata in continuazione. Sebbene lo fosse, volevamo che in un certo modo si sentisse libera di stare a casa propria, anche se lo sarebbe stata solo una volta che Kabuto sarebbe scomparso per sempre.

Chiacchierammo qualche minuto sul da farsi, finchè sia io che Kurama percepimmo la stessa cosa, nel medesimo istante in cui le grida di Fugaku e Shiori si fecero sentire.

Ci girammo tutti verso i miei allievi e la paura si impossessò di me.

Il chakra di Naho era scomparso e con lui anche la bambina. A testimoniare la sua presenza era solo qualche residuo di fumo.

“Era un clone?” chiese Fugaku “Come è possibile?”

Sgranai gli occhi. Nessuno di noi aveva la più pallida idea che la bambina avesse certe capacità, di certo essa non ci aveva messo al corrente, ma la cosa stupefacente era che il suo clone riusciva ad emanare il suo chakra come se fosse stata lei in persona, mentre ovunque si trovasse Naho, nascondeva perfettamente la sua presenza.

Non perdemmo tempo. Io, Kurama e anche Sasuke, ci mettemmo immediatamente alla ricerca della bambina. Non avvertimmo nemmeno l’hokage. Ci saremmo presi la ramanzina che ci aspettava, ma dovevamo agire subito.

Mi domandai per quale motivo Kabuto l’avesse addestrata a essere una ninja. Avrebbe potuto usare quei poteri contro di lui, o forse il suo obbiettivo era quello di far credere a Naho, che noi ninja della foglia fossimo una minaccia e quelle capacità le sarebbero tornate utili per scappare da noi.

Nonostante fosse abile per la sua età in alcuni trucchetti ninja, nemmeno lei era capace di cancellare completamente le sue tracce, come l’odore che segnava il suo passaggio.

Era riuscita ad allontanarsi molto. Era diversi chilometri lontana dal villaggio, ma non fu difficile per noi raggiungerla. Io sentivo chiaramente il suo odore e non me ne sorpresi. Ormai ci avevo fatto l’abitudine e in quel momento non potevo far altro che ringraziare Kurama di quel potere.

La circondammo e le chiedemmo spiegazioni. Sembrava sorpresa. Forse non aveva calcolato il fatto che avremmo potuto  scoprirla così in fretta.

Ero arrabbiato. Molto direi.

Aveva rischiato grosso col suo comportamento, ma la cosa che mi dispiaceva maggiormente era che non aveva voluto fare parola del suo problema a nessuno, rischiando così di cadere nuovamente nelle mani di quell’essere.

“Cosa ti è saltato in mente?” le dissi sgridandola “Dimmi la verità, stavi tornando da Kabuto!” le dissi e il mio cuore perse un battito quando questa mia paura fu confermata.

“Perché non ci hai detto niente?” le chiese Kurama, ma lei non rispose. Si limitò a indietreggiare, finchè Sasuke non l’afferrò per un braccio, impedendole qualsiasi sorta di fuga. Non poteva sorprenderci nuovamente se non aveva la possibilità di comporre sigilli.

“Allora?” chiese Kurama con voce più ferma. Anche lui era arrabbiato e lo si vedeva dal movimento delle sue code.

Naho lo guardava colpevole e spaventata allo stesso tempo. Abbassò lo sguardo e cominciò a singhiozzare.

“Non potevo! Se vi avessi detto tutto, sareste morti e il villaggio sarebbe stato in pericolo!” ci disse in un sussurro.

Sussultai. Il suo silenzio era dovuto alla sua volontà di proteggerci. Tutto a un tratto la rabbia sparì e abbassandomi alla sua altezza e asciugandole le lacrime le dissi “Naho, è compito dei genitori proteggere i figli, non viceversa. Non ci sono riuscito una volta e non potrei mai perdonarmi il fatto di aver fallito anche una seconda volta!” le dissi dispiaciuto. “Per favore, dimmi cosa è successo quella notte. Kabuto si è messo in contatto con te?”

La vidi annuire.

“Mi ha detto che se non fossi ritornata indietro, avrebbe ucciso Rei!”

Strinsi i pugni. Non avevo mai avuto tanto rancore verso qualcuno come quello che provavo per Kabuto. Non riuscivo proprio a capire come si potesse arrivare a ricattare una bambina.

Ehm…voleva che con una scusa tornassi indietro, portando  voi due con me. Non è me che vuole o Rei, vuole te papà Kurama. Io sono una femmina e non se ne fa niente di me!”disse.

La guardai confusa, non capendo cosa intendesse.

“I demoni codati femmine, sono di statura meno grandi e meno dotate di chakra. qualsiasi cosa abbia intenzione di fare Kabuto, necessita del mio inesauribile chakra!” mi mise al corrente Kurama.

“D’accordo, ho un’idea. Naho, sapresti indicarmi con precisione il covo di Kabuto?” le chiesi.

“Che intenzioni hai?” mi chiese Sasuke preoccupato.

“Userò l’henge e mi trasformerò in Naho. Possedendo parte del chakra di Kurama, posso benissimo farmi spacciare per lei. Cercherò di scoprire i suoi piani e ne approfitterò per riprendermi Kumiko!” dissi convinto.

“Tu sei pazzo!” mi disse con il cuore Sasuke.

“Si, lo sono! Ma non lo saresti anche tu al mio posto?”

Mi sorrise e scosse la testa rassegnato “Sta solo attento!”

“Sei sicuro papà? Io non voglio che ti accada qualcosa!”

L’abbracciai e le dissi che avrei fatto di tutto per tornare da lei. Venni informato della strada da prendere e anche se non sapevo con esattezza dove si trovasse il covo nemico, bastava farmi trovare dai samurai, per essere condotto a destinazione.

Eseguii la trasformazione e inoltrandomi nel bosco, scomparvi dalla vista dei miei amici.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Kumiko ***


Pov Naruto

Capitolo 19: Kumiko

 

Pov Naruto

 

Aspettavo da anni quel momento, il momento di agire e riprendermi mia figlia, attaccando direttamente Kabuto nel suo covo.

Sapevo che sarebbe stato in vantaggio, dato che esso si sarebbe ritrovato a “giocare” in casa, ma io confidavo nel mio travestimento. Mi ero fatto raccontare il minimo indispensabile, per poter interpretare bene il ruolo di mia figlia, il tempo necessario per prendere Kumiko e portarla via.

Naho mi aveva raccontato che aveva un pessimo rapporto con Kabuto e che a differenza di Kumiko, non lo chiamava padre. Non avrei avuto problemi. Disprezzavo il nemico con tutto me stesso e ringraziai il cielo per non dover recitare la parte della bambina che vuole tanto bene al genitore. In quel caso la mia copertura sarebbe saltata subito.

Mi dispiacque il fatto che non avesse un buon rapporto anche con Kumiko e quello avrebbe potuto comportare un problema. D’altronde mi sarei ritrovato davanti a mia figlia per la prima volta e trattenermi dall’abbracciarla, sarebbe stato davvero difficile. Per la prima volta quella regola che tanto detestavo, dovevo provare ad attuarla: un ninja non deve mostrare le proprie emozioni in missione.

Camminai lungo il confine del paese del ferro e quando notai i primi samurai, mi feci forza e con la testa bassa, mi avvicinai a loro.

Il piano iniziò in modo impeccabile. I samurai, infatti, appena mi videro, mi raggiunsero e mi legarono le mani con una catena.

“Brutta mocciosa, ringrazia il fatto di essere protetta da Kabuto-sama, o a quest’ora ti avrei riempito di calci!” disse un energumeno alto almeno due metri, che mi guardava con disprezzo.

Mi vennero i brividi a vedere quello sguardo. Non perché ebbi paura, ma perché anche mia figlia aveva sempre avuto a  che fare con quello che mi aveva fatto tanto soffrire nella mia infanzia, cioè l’odio nei miei confronti.

Non pensavo che Naho fosse odiata dalla gente di quel posto dato che era “la figlia” di Kabuto, non che meno il capo di quegli esseri, ma a quanto pare il suo essere e le sue continue fughe, avevano scaturito quella emozione negli abitanti del paese.

Mi portarono davanti a un palazzo scavato nella roccia. Nonostante non fosse il momento, rimasi meravigliato da un tale splendore. I samurai non erano famosi per le loro arte o architetture, ma quel palazzo, scolpito nel minimo dettaglio, era davvero un capolavoro.

Mi venne quasi la tentazione di chiedere loro, se mai un giorno fossi diventato hokage, di scolpire il mio viso sul monte degli hokage, in quanto i visi da noi scolpiti erano piuttosto grossolani, anche se riconoscibili.

L’interno era abbastanza buio e cupo e solo poche fiaccole illuminavano il cammino, man mano che si accendevano al nostro passaggio. L’abitazione era spoglia, pochissimi mobili erano presenti e dal loro stato, dedussi che non erano nemmeno utilizzati.

Arrivammo davanti a un muro con delle scritte che lo decorava. Sembrava un codice scritto in una lingua morta, dato che non mi risultava che i samurai avessero una lingua propria.

Uno dei miei “accompagnatori” scrisse qualcosa con il sangue, dopo di chè, il muro si aprì.

Una lunga scalinata stretta e ripida, mi si presentò davanti. Doveva condurre a diversi metri di profondità, il che mi fece subito comprendere che Kabuto, nascondesse qualcosa in un suo laboratorio.

Mi domandai se da qualche parte, vi fosse il Gedo Mazo, la statua in grado di assorbire tutti i bijuu.

Se così fosse stato, avrei dovuto trovarla e distruggerla, nonostante qualcosa dentro di me mi dicesse di non farlo. Infondo al suo interno vi erano ancora li otto demoni codati catturati e anche loro avevano il diritto di vivere. Avrei dovuto trovare quindi il modo di liberarli, sperando che successivamente non si ribellassero.

Giungemmo davanti a una porta e dopo averla aperta, mi spinsero all’interno della stanza e mi ci rinchiusero.

Era una stanza semplice e piuttosto femminile. Sembrava che almeno le stanze delle mie bambine, Kabuto le avesse curate un po’ di più, rispetto al resto dell’appartamento, forse per non dare troppo sospetti sulla sua reale identità a chiunque vivesse con lui. Anche se erano sotterranei, era troppo pulito per non farmi pensare alla presenza di servitori, in quanto non mi immaginavo minimamente quella serpe fare le pulizie di casa.

Vi era un letto con le lenzuola rosa pallido e un piumino fucsia, una scrivania con diversi colori e fogli e qualche disegno appeso alla parete. Non vi erano giochi o peluche, ma in un angolo della stanza vi erano armi di diverso tipo. Shuriken, kunai, una katana, un arco con delle frecce. Il mio presentimento che Kabuto allenasse le bambine, per difendersi da eventuali ninja di Konoha, si rafforzò maggiormente. Nonostante mi sentissi un cane, annusai l’aria e potei percepire un odore familiare e sconosciuto allo stesso tempo. Era simile al mio, ma con qualche differenza. Poteva trattarsi solo di Kumiko e dall’intensità dell’odore, compresi che non doveva essere lontana.

Ero riuscito a non destare sospetti fino a quel momento e cercando di aprire la porta, meditavo al mio primo approccio con lei, in modo tale da sembrarle la sorella.

La porta non si apriva e ebbi quasi la tentazione di prenderla a calci e sfondarla, ma sebbene Naho potesse essere una ribelle, non sapevo se quello fosse un gesto che lei avrebbe compiuto.

Mi guardai attorno nervoso, cercando di ideare un piano di fuga. La fuga era una caratteristica di mia figlia, quindi anche se fossi stato colto sul fatto, non avrei destato sospetti.

Sussultai quando sentii la porta aprirsi di botto.

Spalancai gli occhi appena la mia mente riuscì a capire cosa stesse succedendo.

Kabuto!” dissi con disprezzo, una volta ritrovatomelo davanti. Esso mi guardava con un’aria vittoriosa e dall’alto al basso. Strinsi i pugni, dovendomi trattenere dal saltargli addosso ed eliminarlo.

“Sei stata molto brava Naho. Non pensavo di riuscire a convincerti così facilmente. Mi hai sempre creato un sacco di problemi, ma…non rivanghiamo il passato. L’importante che tu sia ritornata dalla tua famiglia!” disse compiaciuto.

“Tu non sei la  mia famiglia!” dissi arrabbiato.

“Ah giusto. Naruto e Sakura sono la tua famiglia vero? Ma non mi pare di averli mai visti in questi anni. Non ti hanno cresciuto e non ti hanno dato quello di cui avevi bisogno!” mi disse sorridendo divertito.

“Cioè cosa? Amore e affetto?” dissi guardandolo storto.

“La forza e il potere. Non si ottiene niente con l’amore, ma con il potere puoi avere tutto quello che vuoi e tu, sei dotata di grande potere, anche se non quello necessario per portare a termine il mio piano!” disse e poi fissandomi negli occhi mi domandò “Allora…dov’è il Kyuubi?”

“A casa, dove è giusto che sia!”

“Tu piccola mocciosa, ti avevo ordinato di tornare a casa, ma con quello stupido demone!” mi disse prendendomi per un braccio e strattonarmi.

“Per fare cosa? Per farti uccidere? Tu non sei minimamente paragonabile a papà Kurama!” gli dissi, facendolo incavolare.

Mi colpi al volto con una forza tale, da poter rompere la mascella, se fossi stato davvero una bambina.

Lo guardai con rabbia.

“è inutile che mi guardi così mocciosa. Se non riuscirò ad avere il Kyuubi, meno potente o meno, ti ucciderò e userò il tuo potere per risvegliare il Juubi e la tua famiglia, sarà la prima che sterminerò…anzi, una volta preso possesso dell’intero pianeta, li renderò miei schiavi facendogli fare i lavori più umilianti e venderò i tuoi fratelli a qualche mercante di organi!” disse con cattiveria.

“Tu non lo farai brutto bastardo!” gli urlai correndogli contro, ma con un colpo mi allontanò e mi gettò a terra.

Mi fissò serio per qualche istante, poi sogghignando disse “Che brutte parole che escono da una bambina come te. Pensaci, o un cucciolo di volpe o Kyuubi. Quando avrai deciso fammi sapere, ma cerca di non scappare un’altra volta o elimino immediatamente Rei!”

Spalancai gli occhi. Non era solo un ricatto per spaventarmi, lo avrebbe fatto nonostante quello che comportava.

Quando la situazione si calmò, uscii dalla camera, lasciata aperta, per recarmi in quella in cui percepivo l’odore di Kumiko. Il mio cuore accelerò mentre aprii lentamente la porta della sua stanza, ma esso dovette fermarsi, quando vidi che al suo interno non vi era nessuno.

Temetti che Kabuto l’avesse già presa in ostaggio o le avesse fatto del male.

“Che cosa ci fai nella mia stanza?” mi disse una voce alquanto seccata.

Mi girai di scattò sorpreso. Non l’aveva sentito arrivare e ora guardavo la sua figura a occhi sgranati.

Era identica a Naho e per quanto me lo aspettassi, rimasi a bocca aperta a guardarla. Se non cambiassero i colori, avrei qualche dubbio sulla sua identità. I capelli erano rosa, lunghi e lasciati sciolti con una codina di lato, gli occhi azzurri e indossava un vestitino lilla chiaro, con sotto dei pantaloncini neri.

“Ti avevo vietato di entrare nella mia stanza. Io non entro nella tua e tu nella mia!” mi disse assottigliando gli occhi.

Continuai a guardarla stralunato.

“Che cavolo ti prende? Sembra che tu mi veda per la prima volta? Hai preso qualche botta in testa durante le tua fuga?”

Scossi la testa incapace di parlare.

“Perché sei tornata? Ti hanno riacciuffato di nuovo vero?” mi chiese divertita.

Caratterialmente sembrava completamente diversa da Naho. Si poteva vedere la gelosia che provava nella sorella.

Finalmente riuscii a risvegliarmi dai miei pensieri e prendendo la bambina per mano le dissi “Ku…Rei, devi venire via con me!” dissi tirandola, ma la sentivo fare resistenza.

“Perché? Ancora con questa storia di  nostro padre? Sei la sua preferita e hai anche il coraggio di dire che non è il nostro vero genitore? Vorrei che una volta ogni tanto fossi io quella al centro delle sue attenzione e invece nemmeno con la tua assenza mi ha degna di uno sguardo!” mi disse scocciata.

“Lui vuole tua sorella solo perché ha un potere dentro di sé che gli fa comodo, ma non gli vuole bene!” dissi.

“Parla come le persone normali e non in terza persone. Comunque io di qui non me ne vado!” disse.

“Se è vero che Kabuto non ti vuole, perché insisti a voler rimanere?” le chiesi.

La vidi abbassare la testa e stringere i pugni.

“Un giorno mi noterà. Farò qualcosa per cui lui debba essere fiero di me!” disse in modo determinato.

Kabuto non è tuo padre. Ti ha rapito quando sei nata per usare te e…me. Devi credermi. In questi giorni ho conosciuto i nostri veri genitori e…non hanno niente a che vedere con l’atteggiamento di Kabuto. Loro ti vorranno bene e…”

“Se è vero quello che dici, allora perché non hanno mai fatto niente per venirci a prendere?” mi disse arrabbiata.

“Avrebbero voluto, ma non sapevano dove ci trovassimo e anche una volta scoperto per loro non è stato possibile venire a cercarci!” le dissi.

La vidi sbuffare.

“Avevo ragione a dire che mentivi. Un genitore se vuole veramente bene ai propri figli, riesce a trovarlo e non si fa fermare da niente!” disse scocciata.

“Non è vero. Non hanno potuto venire per non far scatenare una guerra. Oltre alla nostra ci sarebbero state in gioco tante altre vite innocenti. Non potevano permettere che ciò accadesse!” dissi cercando di farle capire il più in fretta possibile.

“Quindi ai miei presunti genitori interessa più la vita di sconosciuti che delle loro figlie? Dimmi allora perché dovrei cercarli. Che stiano con loro dato che li reputano più importanti!”

Sapevo che il suo modo di ragionare era dovuto al modo in cui era cresciuta, ma anche Naho era cresciuta con lei, ma aveva tutt’altro modo di ragionare. Kumiko rimanendo in quell’ambiente privo di amore e gesti affettuosi, aveva accumulato troppo rancore verso il mondo, tanto da farlo ricadere anche sulla propria sorella.

Avrei dovuto salvarla una seconda volta, dopo averla strappata dalle mani di Kabuto.

La presi nuovamente per il braccio, volente o no l’avrei trascinata via, anche a costo di rapirla.

Sentii un improvviso bruciore alla spalla. Vi era del sangue.

Ciò che non mi sarei aspettato e di venire colpito di striscio da un kunai proprio da mia figlia.

La sorpresa mi fece allentare la presa e mi fece girare verso la mia bambina. Era in posizione di attacco con due kunai impugnati.

“Non ti aspettavi che anche io sapessi combattere eh? Cosa credi? Che io sia stata tutto il tempo a giocare, mentre tu ti allenavi per diventare più forte come nostro padre voleva? No, vi ho osservato e ho studiato di nascosto per migliorarmi e diventare forte, così da affrontarti e batterti e rendere orgoglioso nostro padre e prendere finalmente il tuo posto di privilegiata!” mi disse urlando e con tanta rabbia. Il desiderio di essere considerata era tale da arrivare anche al punto di sconfiggere la sorella e sperai vivamente che non avesse il coraggio di arrivare ad ucciderla, se questa fosse stata in difficoltà.

Io mi limitavo a parare i suoi attacchi un po’ rozzi e dettati dall’avventatezza, ma comunque da elogiare per la sua età, sebbene non era questo un comportamento di un bambino di sei anni. Naho e Kumiko erano cresciute troppo in fretta per riuscire a sopravvivere in quel mondo e io sarei riuscito a dare loro quella spensieratezza che caratterizzava tutte le bambine della loro età.

“Fermati!” le dissi, ma non mi diede ascolto.

“Se vieni con me, ti prometto che potremo affrontarci in uno scontro, ma è pericoloso restare qui!” le dissi, parando un altro colpo.

Kumiko si fermò a riprendere fiato, ma guardandomi con uno sguardo freddo disse “Non ho la minima intenzione di fermarmi e se non sei una codarda, combatti!”

Non potevo più perdere tempo a convincerla, dovevo reagire. Cogliendola di sorpresa riuscii a disarmarla, lasciandola sbigottita.

La vidi cadere in ginocchio e stringendo i pugni, che di tanto in tanto venivano bagnate da delle lacrime disse “Sono una buona a nulla, io volevo solo…io volevo…”

L’abbracciai, non volevo vedere il suo visino triste, non volevo più vedere quelle lacrime inumidirle gli occhi, non desideravo che il rancore e l’odio la consumassero dall’interno.

Successivamente la presi in braccio. Nonostante tenessi ancora quelle dimensioni minute, la mia forza non era cambiata e caricarmela sulle spalle non era minimamente un problema, al contrario, riuscivo a muovermi abbastanza agilmente.

Stranamente non si oppose, sembrava rassegnata, come se si fosse arresa al suo destino.

Raggiunsi finalmente la scalinata.

Fino a quel momento tutto era filato liscio e sperai vivamente che le cose non si mettessero male, ma una volta giunti in cima, nel grande atrio dell’abitazione in superficie, sentii delle risate.

“Bene, bene, bene, vedo che non impari mai la lezione!” disse Kabuto comparendomi davanti.

“Padre!” disse mia figlia, la quale ripresasi dallo sconforto della sconfitta, mi tirò un sonoro calcio alla milza, facendomi perdere la presa su di lei.

“Padre, io non volevo scappare. È stata lei a…” disse Kumiko raggiungendo quel mostro.

“Lo so! E sapevo anche che lo avrebbe fatto!” disse con un ghigno divertito, dopo di chè afferrando la bambina, le puntò un kunai al collo.

Spalancai gli occhi, come anche mia figlia.

La bambina era incredula e spaventata “Padre, cosa stai facendo?”

“Fai silenzio stupida mocciosa!” le gridò “Sbaglio o avevo detto che l’avrei eliminata se avessi nuovamente provato a scappare, Naho?” disse il nome di mia figlia con un tono più forte.

Strinsi i pugni e rassegnato dissi “Lasciala, lei non ha colpa. Non deve pagare per i miei errori!”

“Perché no? Io non me ne faccio nulla di lei!” disse sempre divertito.

“Se uccidi lei, uccidi anche me e tu hai ancora bisogno del mio potere!” dissi.

“Si è vero, ho bisogno di te, ma se la uccido sarà la vera Naho a morire…Naruto!”

 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Inganno ***


Capitolo 20: Inganno

 

“Pensavi davvero di ingannarmi, Naruto?” Disse Kabuto sorprendendomi.

Sciolsi la mia trasformazione, tornando ad assumere il  mio aspetto normale e quindi riacquistando un maggior controllo dei miei movimenti.

Lo guardai con gli occhi assottigliati per poi dirgli “Scommetto che per un po’ ci sei cascato!”

“Ammetto che sei un bravo attore. Faresti fortuna sai?” mi disse quell’essere ghignando.

“Che cosa mi ha tradito?” gli chiesi incuriosito.

Pensai al chakra o a qualche errore da parte mia, ma la risposta mi sorprese.

“I tuoi occhi. Sebbene mia figlia mi detesti, non mi odia quanto tu odi me!”

Ringhiai e guardandolo in cagnesco dissi “Non dire quella parola!”

Kabuto rise “Quale? Figlia?”

Naho non è tua figlia e nemmeno lei!” dissi guardando Kumiko, che spaventata, si trovava ancora nella morsa di quell’essere con un kunai puntato al collo.

“E che cos’è un genitore se non colui che cresce dei bambini? Perché è questo che ho fatto!” mi rinfacciò.

“è vero, non bisogna essere per forza legati dal sangue per considerare un bambino come il proprio figlio, ma tu non puoi considerarle tali, in quanto le hai strappate alla loro vera famiglia col solo scopo di utilizzarle per potare a termine una tua idea e crescendole senza amore e comprensione. Questo non significa essere genitori, ma essere dei criminali!” gli urlai contro stringendo i pugni.

Lo vidi alzare le spalle per poi dire “Questioni di punti di vista. Non mi sembra che questa mocciosa abbia avuto difficoltà a considerarmi suo padre, nonostante sua sorella le abbia detto almeno cento volte la verità!” disse con un ghigno divertito.

Strinsi i pugni e abbassai la testa. Non era colpa di Kumiko se pensava a lui come ad un padre. Certo un pessimo padre, ma non pessimo quanto me. Era solo colpa mia se le mie piccine si erano ritrovate a vivere quella situazione, a causa della mia debolezza e incapacità di proteggerle.

Guardai con aria dispiaciuta la mia bambina e la vidi mordersi le labbra.

Quindi…davvero non sei il mio papà?” chiese quasi in un sussurro.

La bambina viene spinta a terra malamente e guardandola con disgusto le urlò “Sei proprio lenta a capire mocciosa. Io e te non abbiamo niente in comune e sono felice di non avere una figlia come te. Non mi servi a niente. Ringrazia il tuo collegamento con quella volpe che ti porti appresso se sei ancora viva!” disse per poi alzare l’arma pronto ad usarla contro di lei.

“Ma ora posso tranquillamente sbarazzarmi di te!”

Kumiko incapace di muoversi per la paura, strinse gli occhi in attesa di un dolore tremendo che l’avrebbe strappata alla vita. Ma sebbene non avessi avuto tempo e modo per ideare un piano per proteggerla, il mio istinto fece da solo, facendomi muovere le gambe e ponendomi tra lei e Kabuto.

Parai il colpo e la vista si annebbiò per qualche istante al dolore che mi percorse il corpo, nonostante mi fossi fatto colpire al braccio sinistro.

La bambina urlò spaventata a vedere il sangue sgorgare copioso dall’arto, che andava a sporcare il suo bel vestitino. Se mai quella storia fosse finita, gliene avrei comprato uno nuovo, ancora più bello, sperando di strapparle almeno un sorrisino.

Il male però non era così forte o almeno non era minimamente paragonabile al dolore che avrei provato se solo quell’arma avesse penetrato le carni di mia figlia.

Una risata si diffuse in quell’enorme stanza scura in cui ci trovavamo, rimbombando a causa dell’eco.

“Oh Naruto, sei sempre così prevedibile! Immaginavo che avresti fatto un gesto folle pur di proteggere la tua adorata bambina!”

“è questo che fa un genitore. Si farebbe uccidere pur di proteggere i propri figli e non ho paura di morire se questo significa la libertà di mia figlia!” urlai.

Sentii dei singhiozzi piuttosto forti. Kumiko, ancora terrorizzata, aveva preso a piangere. L’abbracciai con il braccio sano e le sussurrai dolcemente di stare tranquilla.

“Dato che la mia speranza nell’infliggerti una ferita più seria che ti rendesse innocuo è stata illusa, ti propongo due opzioni: Puoi combattermi sperando di battermi e portati via la tua figlioletta o consegnarti di tua spontanea volontà, con la mia promessa di lasciare andare questa mocciosa!” Sorrise malignamente “A te la scelta, ma ti avverto che se scegli di combattermi, il risultato non sarà diverso da quello di sei anni fa quando ci siamo affrontati!”

Mi morsi le labbra. Erano davvero le uniche opzioni a me possibili.

“Cosa ti fa pensare che io possa credere che tu lasceresti davvero andare mia figlia, una volta che mi sarò fatto catturare?” gli chiesi.

Non mi sarei mai fidato di quell’essere.

“Chissà, forse oggi mi sento magnanimo!” mi rispose.

Mi abbassai all’altezza della bambina che mi guardava con aria preoccupata.

“Mentre cerco di distrarlo, tu recati verso l’uscita. Non preoccuparti per me. Corri e vai!”

Vidi Kumiko annuire e le sorrisi dolcemente.

“Credo che opterò per la prima!” dissi, preparandomi alla battaglia. Misi mano a un paio di Kunai a tre punte e li intrisi di chakra del vento per renderli più taglienti.

Kabuto non fu minimamente preoccupato sebbene il mio chakra ventoso fosse in grado di tagliare anche la sua pelle di serpente molto resistente.

Una fitta la braccio, mi mozzo il fiato, ma cercai di isolare il male il più possibile concentrandomi sullo scontro.

 “Sei noioso Naruto- Kun. Vincerò io e poi userò il tuo chakra per completare il Gezo Mazo e risvegliare così il juubi!” disse ridendo di gusto.

“Tu sei pazzo. La leggenda narra che al risveglio del dieci code, il nostro mondo cesserà di esistere e quindi anche tu… è questo che vuoi?” gli dissi nervosamente.

“Che l’intera umanità  sparisca non mi interessa, certo che se dovessi rimetterci anche io la pelle, tutto questo lavoro sarebbe stato inutile, ma ho preso dei provvedimenti affinchè non sia il Juubi a comandare, ma io. Il demone sarà un mio servo e farà tutto quello che gli chiederò di fare!”

Lo guardai in cagnesco. Quell’essere, anche se credeva di essere un dio in terra, non avrebbe mai potuto comandare una creatura di tale potenza.

“Non ti chiedi perchè potrò essere in grado di fare una cosa del genere?” mi chiese divertito.

“No, perché non potrai, sono sicuro di questo. Kurama mi ha parlato del dieci code e chi meglio di un demone codato, che rappresenta parte del chakra di quella creatura, può conoscerlo meglio? Esso non può essere comandato!”

“Si, hai ragione, ma io sono un serpente e come il veleno di un rettile si diffonde velocemente in un organismo, portandolo alla morte, mettendo all’interno buona parte del mio chakra nel Gedo Mazo, esso agirà come un veleno, influenzandone la personalità e permettendomi di controllarlo!” disse compiaciuto.

Sussultai a quelle parole, per quanto assurdo potesse essere stato il suo piano, avevo come la sensazione che avrebbe potuto funzionare. Già Orochimaru era riuscito in imprese impossibili per l’essere umano e Kabuto, come suo allievo prediletto, poteva benissimo riuscirci. Sperai vivamente che anche in quell’occasione la presunzione umana gli si rivoltasse contro.

Riuscii con velocità a fiondarmi dietro le spalle di Kabuto e a puntargli l’arma contro la schiena. Era stato fin troppo facile e sperai che quella facilità non portasse guai.

Lo sentii ridere per poi sparire con un “puf”. Era riuscito a fare un clone senza che me ne accorgessi. Era reale pochi istanti prima, ne ero sicuro. Potevo percepire l’odore e avvertire il suo chakra maligno e non riuscivo a comprendere come avesse fatto a creare un clone senza comporre dei sigilli.

Mi misi all’erta e tesi le orecchie. Non avvertivo la sua presenza da nessuna parte, sebbene il suo odore fosse ovunque.

Poi un leggero rumore di qualcosa che strisciava vicino ai miei piedi mi fece abbassare lo sguardo. Più serpenti si stavano dando da fare, cercando di imprigionarmi i piedi. Non provarono minimamente a mordere. Kabuto doveva ricordarsi che, avendomi già avvelenato in passato, ormai ero diventato immune ai suoi serpenti. Li spazzai via con qualche rasengan. Non mi sembrava che quell’essere ci stesse provando davvero a fermarmi.

Poi capii…ero io quello che dovevo distrarlo per permettere a Kumiko di scappare, invece era lui che stava cercando di distrarre me.

Un urlo e il mio cuore perse un colpo.

Kabuto, prendendo forma di una anaconda gigante, si era attorcigliato attorno a mia figlia.

Strinsi i pugni. Ero stato uno stupido per l’ennesima volta. Avevo cercato affidamento ai miei sensi sviluppati, dimenticando che con Kabuto non si poteva essere razionali, in quanto abile ingannatore e combattente.

Provai nuovamente ad attaccarlo, ma ancora prima che  potessi raggiungerlo, quell’essere morse mia figlia la collo.

Il sangue mi si paralizzò nelle vene. Se aveva iniettato lo stesso veleno nero e spesso che aveva iniettato a me sette anni prima, Kumiko non aveva speranza di sopravvivere e non avevo la minima motivazione, per credere che quell’essere non avesse fatto un tale e orribile gesto.

Kabuto sciolse la stretta e vidi mia figlia cadere a terra priva di sensi.

“Non so se stai invecchiando e quindi incominci a perdere colpi, o se l’amore che un genitore prova per i propri figli e la loro volontà di salvarli li rende ciechi, ma sinceramente non mi aspettavo che ti facessi ingannare in questo modo Naruto!”

Strinsi i pugni pensando anche a Naho. Per la mia incapacità avevo condannato non solo Kumiko, ma anche l’altra delle mie figlie. Mi sembrava di sentire le urla di dolore di Sakura una volta appreso che le nostre bambine erano morte e, a quel pensiero, anche il mio cuore cominciò a stringersi in una morsa atroce, tanto che  mi fece desiderare di strapparmelo e di morire anch’io con le mie piccole.

Improvvisamente quel kunai che avevo in mano, era diventato così invitante, ma non potevo perdere quella poca lucidità che mi rimaneva e che mi impediva di compiere pazzie. Non era ancora detta l’ultima parole e Kumiko e Naho potevano ancora essere salvate.

“Guarda cosa ho qui?” disse Kabuto divertito, avvicinandosi a me con una fialetta.

“Questo è l’antidoto per il veleno che ho iniettato a tua figlia!”

Cercai di strappargliela di mano, ma era un gesto talmente ovvio, che non si fece trovare impreparato.

“No, no, no, ti fai catturare e io somministrerò questo antidoto alla mocciosa, in modo tale da ritardare la morte solo di qualche ora, giorno…o forse più, ma comunque prima o poi la annienterò!”

Strinsi i pugni. A quel punto non avevo niente da perdere…anche se la mia cattura avrebbe potuto portare alla vittoria Kabuto. Ma se io ero un debole, questo non valeva per i miei compagni…si, loro avrebbero trionfato dove io avevo fallito.

Essia, fai di me quello che vuoi!”

 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Prigionia ***


Capitolo 21: Prigionia

 

Pov Naruto

 

Mi ero arreso. Avevo dovuto darla vinta a quell’essere per poter sperare di salvare la mia bambina, che in quel momento giaceva priva di sensi tra le mie braccia. La testa che cadeva all’indietro e il braccio destro che penzolava a ogni movimento, mi fecero temere che non vi era più niente da fare. Era il suo respiro lento e regolare a farmi tirare, di tanto in tanto, un sospiro di sollievo. Percorsi nuovamente quella lunga scalinata che conduceva ai sotterranei, seguito da Kabuto, che con attenzione seguiva ogni mio movimento, nel caso avessi deciso di tentare una fuga improvvisata. In realtà provai ad architettare un piano di evasione, ma in quel poco tempo che ero rimasto in quel luogo con le sembianze di Naho, mi ero guardato attorno con attenzione e non avevo notato particolari vie di fuga. Le uniche che vedevo erano i condotti d’aria, ma in quella situazione, con una bambina priva di sensi, mi sembrava una impresa impossibile.

Decisi di non complicare maggiormente la situazione e feci esattamente quello che Kabuto mi ordinava. Dovermi sottomettere a quell’essere era una macchia sul mio orgoglio, ma ormai avevo capito che cercare di tutelare il proprio orgoglio, non sempre portava a situazioni vantaggiose.

Scendemmo ancora più in basso, facendomi scoprire un’altra ala del suo nascondiglio. Era tenuto davvero male, rispetto al piano superiore e numerose gabbie si estendevano una di fianco all’altra.

L’odore al suo interno era nauseabondo, tanto che dovetti riuscire a trattenere un connotato di vomito. Vi era qualcosa all’interno di alcune gabbie, ma qualunque cosa vi fosse al suo interno, che fosse stato un umano o un animale, non si muoveva più, anzi a giudicare dall’odore doveva essere già a uno stato avanzato di decomposizione.

Una cella dall’aspetto apparentemente normale, situata ad angolo, fu quella designata per me e la mia bambina.

Venni spinto dentro con forza e quando i cancelli si chiusero, mi sentii strano, come se le mie forze lentamente mi abbandonassero.

Mi girai verso Kabuto, il quale sogghignando mi disse “Questa è una gabbia speciale, che lentamente assorbe il tuo chakra demoniaco e lo introduce nel Gedo Mazo, rendendomi così più facile il compito, anche se meno divertente, in quando non ho bisogno di eliminarti!”

“Quindi non hai intenzione di uccidermi?” chiesi piuttosto sorpreso.

“Abbiamo appurato che tu non hai la forza sufficiente per sconfiggermi, quindi perché eliminarti? Inoltre sarebbe più divertente vederti ridotto a un vegetale, in quanto senza il tuo chakra di demone che costituisce metà della tua linfa vitale, saresti in grado di sopravvivere, ma non in uno stato che definirei dignitoso” disse divertito.

“Cosa ti ho fatto per farmi odiare tanto da te?” gli chiesi.

“Tu niente in particolare. Come ti dissi quando avevi sedici anni, noi due per certi versi ci assomigliamo. Entrambi cercavamo una nostra identità, quindi l’unica motivazione che mi ha spinto a perseguitarti è stato Kyuubi, che poi mi diverta anche a infierire ulteriormente nella tua vita è solo perché sono pazzo e mi diverto a torturare le mie vittime!” disse ridendo e allontanandosi.

“Aspetta, devi darmi l’antidoto!” gli ricordai quasi ringhiando.

“Perché dovrei dartelo…” cominciò e una gran rabbia cominciò a impossessarsi di me, tanto che mi sentii come quando da ragazzo sprigionavo il chakra di Kurama, ma sentivo quel potere svanire nello stesso istante in cui lo richiamavo “…non serve quando non si è avvelenati!” aggiunse sorprendendomi.

Lo guardai confuso, non capendo a che gioco stesse giocando.

“Il mio morso era intriso di sonnifero. Ho deciso di concedervi qualche momento tra padre e figlia…godetevelo finchè potete!” disse e quando fu abbastanza lontano continuò “E non dire che non sono magnanimo!”

 

Avrei dato volentieri un calcio alle sbarre per sfogare la mia rabbia, ma la bambina che tenevo in braccio me lo impedii, rapendomi.

Mi sedetti a terra, stringendola maggiormente a me e cercando di sistemarla in modo tale che fosse più comoda.

La osservai per diverso tempo e quel macigno che mi attanagliava il cuore scomparve. Lo vedevo dal colorito e dalle sue guancette rosee e dal suo respiro tranquillo, che non stava male. In quel momento mi resi conto che avevo notato che la bambina non sembrava stare male, ma non volevo rischiare. Poteva semplicemente essere una mia speranza, che non l’avrebbe di certo aiutata in caso di avvelenamento.

L’appoggiai sulle mie gambe, il tempo di riuscire a togliermi la parte superiore della mia tuta e dopo averne strappato un pezzo, coprii le spalle di Kumiko per tenerla al caldo. In quel luogo dove non batteva mai il sole, vi era freddo e umidità e indipendentemente dal fatto che sarei  rimasto a petto nudo, preferii riscaldare la mia piccina.

Con l’altro pezzo di stoffa invece  mi fasciai la ferita al braccio, che fino a quel momento non aveva ancora smesso di sanguinare. Forse i piani di Kabuto sarebbero andati all’aria per una mia morte prematura a causa del  dissanguamento.

 

Sentii Kumiko mugugnare qualcosa. Era sintomo che si stesse per svegliare. I suoi occhi azzurri si posarono lentamente sui miei. Non sembrò comprendere bene la situazione inizialmente, in quanto, una volta svegliatasi del tutto, con uno scatto si allontanò da me per andare a rannicchiarsi in un angolo.

Si strinse le ginocchia e prese a tremare impercettibilmente.

La guardai pensando a come fosse meglio rivolgerle la parola, ma sorprendentemente fu lei la prima a parlare.

Naho aveva davvero ragione? Kabuto non è nostro padre?” disse quasi in un sussurrò, ma che riuscii a captare abbastanza bene.

“No, non lo è!” dissi semplicemente.

Alzò la testa e mi fissò “Invece lo saresti tu!”

Le abbozzai un sorriso “Si, sono io tuo padre, piccola!”

Si alzò di scatto e ad alta voce disse “Non chiamarmi piccola. Cosa credi che ora io venga da te e ti abbracci come se niente fosse? Tu mi hai lasciato qui per sei anni, senza avere la minima idea di come fosse la mia vita!”

Abbassai la testa “Hai ragione Kumiko, non sono stato in grado di riportarti a casa prima. Posso solo chiederti scusa!”

Kumiko? È questo il nome che mi avresti dato? Bhe non mi piace!” disse mettendo il broncio.

“Preferisci Rei?” le domandai. Forse il suo vero nome non le piaceva davvero, ma il mio presentimento mi diceva che era solo un modo per farmi maggiormente capire che era arrabbiata col sottoscritto.

“No, quello mi fa ancora più schifo!” disse sta volta arrabbiata e stringendo i pugni.

“Come vorresti che ti chiamassi?” le chiesi dolcemente appoggiando la testa all’indietro contro il muro.

La vidi pensarci su un momento “Ho un nome che mi ronza nella testa da quando ero piccola. Non so dove l’ho sentito, ma mi piace. Ha un suono dolce che mi ispira sicurezza!” disse chiudendo gli occhi e sorridendo.

“Quale?”

“Sakura. Si, mi piace molto questo nome!” disse.

Sorrisi. In qualche modo quel nome doveva essergli rimasto nel cuore il giorno della sua nascita. Io non ero in me in quel momento, ma era probabile che durante il parto, il nome di Sakura fosse stato ripetuto più volte da Sora.

Mi rallegrai un po’. Almeno un piccolo ricordo di sua madre l’aveva sempre portato con sé.

“Perché sorridi? Lo trovi buffo?” mi” mi domandò imbronciata.

Scossi la testa “Al contrario, lo trovo bellissimo, ma non posso chiamarti così…ci sarebbe un

po’ di confusione! Sai, la tua mamma si chiama Sakura, devi aver sentito quel nome quando sei nata!” le dissi.

La vidi spalancare gli occhi e alcune lacrime cominciarono a inumidirle gli occhi.

“Ho sempre desiderato una mamma, mi sono sempre chiesta chi fosse o quale fosse il suo aspetto. Ho sempre pensato che questo assurdo colore di capelli, lo avessi preso da lei!”.

“è così!” dissi sorridendo.

Kabuto mi ha sempre detto che è morta quando mi ha dato alla luce. Anche questa è una bugia?”

Annuii “Si, la tua mamma sta bene, anche se sente tanto la tua mancanza!”

“Puoi trasformarti in lei? Vorrei tanto vedere com’è!’” mi disse con aria supplichevole, tanto che non potei negarle quel favore.

Mi alzai in piedi e impastando il chakra mi trasformai in Sakura.

Vidi Kumiko aprire gli occhi meravigliata. Sembrava quasi che si stesse trattenendo dal volermi abbracciare e probabilmente lo avrebbe fatto, dimenticandosi che in realtà ero io, se improvvisamente la vista non avesse cominciato ad annebbiarsi e le forze ad abbandonarmi.

Caddi a terra sciogliendo la trasformazione. Le mie gambe non riuscirono più a reggere il mio peso e il mio volto urtò con il pavimento duro e freddo.

Kumiko si inginocchiò vicino a me e con voce tremante mi chiese “Che ti succede?”

Mi rialzai a fatica e mettendomi nuovamente seduto con le spalle contro il muro le risposi “Niente, ho solo avuto un mancamento!”

La vidi guardarsi in giro “Deve essere a causa della ferita!”

“Non pensarci, andrà tutto bene! Ora devo solo trovare un modo per uscire di qui!” dissi guardandomi attorno.

Vidi Kumiko recarsi verso l’altro angolo della cella e spostando diversi mattoni del muro, aprì un passaggio.

La guardai sorpresa.

“Questo posto non era un mistero per me e Naho. Quando eravamo più piccole e giocavamo a nascondino qualcuna di noi veniva a nascondersi qui dentro. In genere stavamo alla larga per l’odore e perché è un luogo piuttosto inquietante, ma appunto per questo era un posto perfetto per nascondersi, ma dato che una volta nostro p…Kabuto ci ha chiuso entrambe qui dentro, credo per errore, con l’aiuto di Naho, che come volpe è brava a scavare, abbiamo creato un passaggio che ci portò verso l’esterno!”

Sorrisi. Erano davvero in gamba le mie bambine.

“Devi solo trasformarti in Naho nuovamente, così ci passi anche tu!” mi disse.

Scossi la testa.

“Vai tu. Se mi allontanassi, Kabuto si accorgerebbe subito del fatto che il mio chakra ha smesso di fluire nel Gedo Mazo e la nostra fuga sarebbe interrotta ancora prima di essere applicata!”

“Ma se resti qua farai una brutta fine!” disse Kumiko.

“Non preoccuparti per me!” dissi sorridendole.

“Non mi preoccupo, infatti…vedo di chiedere aiuto a qualcuno una volta fuori!” disse, ma l’ammonii subito.

“No, i samurai sono tutti amici di Kabuto, vai via dal paese del ferro e dirigiti verso le terre ninja. Li sarai in territorio amico e a chiunque tu chieda aiuto, sarà disposto ad aiutarti!”

“Va bene, ma potrebbe essere troppo tardi per te…sicuro di volere questo?” mi chiese dubbiosa “Insomma mi chiedi scusa per non essere venuto a salvarmi e ora non fai niente per passare un po’ di tempo con me?” mi disse mettendomi il broncio “Già, scommetto che tanto del tempo con Naho lo hai già trascorso e quindi perché perderlo per me!” disse mentre si inoltrava nella galleria. In quelle parole c’era dolore e tristezza e furono per me come una pugnalata al cuore.

 

 

Pov Kumiko

 

Non ci misi molto a percorrere quella galleria, nonostante fosse diventata un po’ strettina. Non credevo di essere cresciuta e improvvisamente una grande rabbia si impossessò di me, pensando al fatto di aver trascorso la mia vita con un uomo, a cui cercavo in tutti i modi di piacere, che scoprii non essere il mio vero papà.

Avrei dovuto essere felice nello scoprire che non era colpa mia se non piacevo a Kabuto, ma non riuscivo a provare quel sentimento. Quelle lacrime che da tanto desideravano uscire, cominciarono ad annebbiarmi la vista. Se solo il mio vero padre si fosse fatto vivo prima o fosse riuscito a impedire il mio rapimento, non avrei dovuto patire quello che avevo subito e chissà, magari la mia vita sarebbe stata felice e perfetta.

Non riuscivo proprio a capire perché non avesse tentato tutto e per tutto pur di riavermi.

Forse quell’uomo che poco prima mi sorrideva e cercava in qualche modo di apparirmi simpatico, non era diverso da Kabuto. Forse aveva provato a salvarmi solo in quel momento perché anche lui doveva usarmi o usare mia sorella per qualche scopo.

Non mi volevo fidare di lui. Dubitavo fortemente che le cose sarebbero cambiate. Avrei cambiato abitazione e le persone che si definivano miei amici sarebbero state diverse, ma la mia vita sarebbe rimasta infelice.

Certo una parte di me, sperava che non fosse così, che quell’uomo davvero avesse provato a salvarmi perché mi voleva bene… ma la mia convinzione era sempre la stessa. Se mi voleva bene doveva farsi vivo prima.Non doveva aspettare che fosse Naho ad andare da lui e che gli dicesse dove mi trovavo.  

 

Appena uscita fuori dalla galleria, potei finalmente respirare nuovamente aria pulita e sana. Quell’odore nauseabondo mi stava dando alla testa.

Cominciai a correre e feci ben attenzione a non farmi vedere.

Sebbene non riuscissi a fidarmi del mio vero padre, sapevo che aveva ragione, dovevo andarmene dal paese del ferro e per mia fortuna ricordavo ancora la strada che Naho mi aveva fatto percorrere quella volta che le avevo dato ascolto.

Allora speravo talmente tanto che il mio incubo finisse da sperare che Kabuto non fosse il mio vero padre, ma la punizione che ci inflisse quando venimmo catturate, mi fecero abbandonare quell’idea e non volli mai più partecipare a nessun tipo di fuga.

Per Naho non era un problema ritentare, tanto alla fine non le veniva torto un capello, ero sempre io quella che doveva pagare per le sue colpe. Non lo trovavo giusto e cominciando a fare la spia sui movimenti di mia sorella, almeno riuscii a salvarmi dai castighi, anche se non ricevetti nemmeno uno sguardo affettuoso da colui che chiamavo papà.

Non mi girai indietro nemmeno un istante a guardare il luogo dove ero cresciuta, spaventata di vedere qualcuno che mi inseguiva per riportarmi indietro.

Corsi, corsi fino a quando non mi mancò il fiato. Giunsi al confine del paese del ferro verso sera, riuscendo ad attraversare il confine grazie all’oscurità che tutta d’un tratto era diventata mia complice.

L’avevo sempre detestata. Avevo paura del buio, perché non sapevo dove andavo, cosa c’era o semplicemente temevo di vedere qualche fantasma. Io e Naho avevamo avvertito più volte cose strane come lamenti o rumori di passi che non provenivano da nessuno e ci eravamo convinte che fossero i fantasmi delle persone che Kabuto imprigionava, torturava e infine uccideva. Non avevo mai trovato strano questo suo modo di fare. Io ero cresciuta vedendo quelle cose fin da piccola e pensavo fosse una cosa normale o come mi diceva Kabuto, era tutto giustificato, in quanto agli scienziati, come lui si faceva spesso passare, erano permesse quelle attività.

Solo quando cominciai a passare il tempo andando ai giardini e sentivo una anziana signora raccontare delle storie a dei bambini, cominciarono a venirmi dei dubbi.

Le sue storie parlavano sempre di amore, di affetto e di bontà, sentimenti di cui non sentivo mai parlare in casa, mentre condannava sempre la violenza e l’uccisione. Fu allora che cominciai a capire che non era del tutto giusto quello che Kabuto faceva, ma d’altronde quelle persone nemmeno le conoscevo, quindi non mi importava un granchè della fine che facevano.

 

Mi concedetti del riposo solo una volta camminato per un po’ nelle terre ninja. Secondo quell’uomo sarei stata al sicuro in quel luogo, ma anche se fosse stato vero, cosa avrei dovuto fare? Avrei voluto andare a cercare la mia mamma, nella speranza che almeno lei mi volesse bene, ma non sapevo da che parte cercare.

Mi rassegnai ad abbandonare le ricerche almeno per permettermi di riposare e mi  addormentai pensando a lei e alla sua immagine mostratami il giorno prima da mio padre.

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Nel covo ***


Capitolo 22: Nel covo

 

Pov Kumiko

Fu il rumore delle foglie che scricchiolano sotto i piedi e delle voci in lontananza a svegliarmi dal mio sonno. Era ancora presto e il sole aveva cominciato a sorgere da poco. Non ci misi molto a ricordare cosa fosse successo il giorno prima.

Ero in fuga. Stavo scappando  una volta per tutte da Kabuto per non tornarci mai più, a meno che quelle voci non appartenessero a dei samurai venuti per riportarmi indietro.

Per istinto mi nascosi in una zona dove vi erano presenti molti cespugli, ma una volta raggiunto il luogo, riflettei sulla mia paura. A Kabuto non importava niente di me, quindi perché perdere tempo a cercarmi.

Dovevano essere dei ninja o dei civili che abitavano quelle terre. Avrebbero potuto aiutarmi, anche se non sapevo loro cosa dire. Potevo raccontare loro dell’uomo che diceva di essere il mio vero padre, ma se non si fosse trattato di ninja, cosa avrebbero mai potuto fare?

Morire anche loro, ecco cosa.

Ci provai comunque. Non avevo niente da perdere ormai.

Uscì dal mio nascondiglio per correre davanti a uno di loro.

“Aiutatemi vi prego!” gridai strizzando gli occhi, ma quando li aprii lentamente, mi sentii mancare il fiato.

 Una figura alta, magra, con una tenuta tipicamente ninja, un copri fronte che teneva indietro i capelli e stivali sporchi di fango. Aveva un  volto dolce che in quel momento esprimeva sorpresa, due occhi verdi  e i capelli di un colore rosa assurdo quanto i miei.

Conoscevo quella persona, l’avevo vista il giorno precedente.

La vidi portarsi le mani alla bocca e delle lacrime cominciarono a sgorgare “K-Kumiko!” disse in un sussurro, quasi come se avesse timore di pronunciare quel nome.

Non so perché ma detto da lei aveva tutt’altro suono. Avrei potuto abituarmici a quel nome, che fino a un momento prima mi sembrava brutto.

Non dissi niente, furono le mie gambe e braccia a fare il resto e senza che nemmeno me ne accorgessi, abbracciai la donna che riconobbi essere mia madre.

“Piccola mia, finalmente…finalmente ti abbiamo trovato!”

“Mamma!” dissi per la prima volta in vita mia. Non avevo paura di non essere amata. Lo sentivo nel suo abbraccio che mi voleva bene. Era un sentimento difficile da descrivere e che non avevo mai provato prima, ma comunque bellissimo.

“Vedrai quando lo saprà tuo padre!” mi disse guardandomi in volto e accarezzandomi il volto.

A quelle parole abbassai il volto e non dissi niente.

“Rei!” mi sentii chiamare da una voce simile alla mia. Infatti Naho stava correndo verso di me con altre persone.

Rimasi sorpresa quando mia sorella mi abbracciò. Non era nostro solito abbracciarci e di fatto non ricambiai la stretta.

“Sei riuscita a fuggire? Come hai fatto? è stato papà vero?” disse guardandosi intorno felice, per poi rattristarsi quando non vide traccia dell’uomo. “Ma…ma dov’è?” mi chiese.

Naruto!” cominciò a chiamare la mamma, anch’essa preoccupata  dal non vederlo in giro.

“Io non lo vedo da nessuna parte!” disse un ragazzo sui diciotto anni dagli occhi chiarissimi e strani, con delle vene spesse tutt’intorno

“Rei, dov’è papà?” mi chiese Naho preoccupata.

Guardai tutte quelle persone in volto e tutti erano in attesa di una mia risposta. Mi morsi il labbro prima di parlare “Kabuto ci ha imprigionato entrambi in una cella. Io sono scappata grazie alla galleria scavata da te quando eravamo piccole!”

Naho mi guardò con aria sorpresa “E lui perché non è venuto con te?”

“Non ha voluto!” dissi, per poi raccontare cosa fosse successo e delle capacità della gabbia.

“Ok, Shikamaru, Sasuke, Sora, Eichi, voi quattro verrete con me e libereremo Naruto. Tu Miiko prendi le bambine e riportele a casa!” disse la mamma prendendo il comando.

Tutti annuirono, tranne Naho “No, io vengo con voi. Voglio aiutare papà, inoltre solo io e Rei conosciamo la strada per il covo di Kabuto!”

Sakura si inginocchiò e posando le mani sulle spalle di mia sorella disse “Naho, sai che Kabuto vuole il tuo chakra. Non posso metterti in pericolo!”

“Ma io…allora portate Rei, lei non corre pericolo e vi sarà d’aiuto nel covo!” disse dispiaciuta dal non poter rendersi utile.

“Ehi, io non ho detto che sarei andata. Non decidi tu per me!” dissi spingendola. Mi dava fastidio che prendesse decisione al mio posto, oltre al fatto che non volevo andarci.

“Papà ha fatto di tutto pur di liberarci e tu ora lo ringrazi così?” mi disse Naho.

“Non ha fatto molto. Si è fatto solo catturare!” le risposi.

“Per proteggerti e per permetterti la fuga!” mi rimproverò Naho.

“Si, dopo che in questi anni ha fatto i comodi suoi e…”cominciai, ma la voce di uno dei presenti ci fece tacere.

“Litigando non aiuterete nessuno. Tornate a casa e statevene li buone. Abbiamo capito dove cercare vostro padre!” disse. “Inoltre Sora può riuscire a intravvedere i chakra!”

“Ma Sasuke jii-chan” disse Naho come fosse una supplica.

La mamma prese nuovamente parola difendendomi “Ascolta Naho, tua sorella ha appena avuto una brutta esperienza ed è normale che non voglia tornare in quel luogo. Inoltre spetta noi adulti salvare vostro padre. Voi tornate a casa e restate tranquille, noi torneremo presto, d’accordo?”

Mia sorella annuii rassegnata, ma mi fulminò con lo sguardo una volta che gli altri si furono allontanati.

 

Pov Sakura

Ero felicissima di aver ritrovato la mia bambina, ma non potevo godermi quella felicità a pieno senza mio marito. Non volevo ritrovare un componente della famiglia per perderne un altro. Dovevamo stare tutti insieme e questa volta non sarei rimasta al villaggio ad aspettare buone o brutte notizie, avrei collaborato anche io.

Inoltre sapevo che Naruto era ferito e per quanto mi fidassi di Sora nel campo medico, era ancora molto inesperto e un suo intervento avrebbe potuto non essere sufficiente.

“Tornate presto con papà!” disse la piccola Naho salutando, mi girai per ricambiare il gesto, quando mi vidi Miiko corrermi incontro. Sembrava volesse abbracciarmi, ma dovetti ricredermi quando superandomi, si buttò al collo di Eichi.

“Sta attento e non farti ammazzare!” le disse.

Sorrisi a vedere l’imbarazzo di Eichi. Si sapeva che fra loro ci fosse del tenero, ma l’allievo di Naruto era sempre stato ben attento a non pubblicizzare la cosa.

Non aspettammo che il sole sorgesse del tutto, quelle tenebre, per quanto minime fossero, avrebbero potuto aiutarci a intrufolarci nel territorio nemico.

I samurai  ai confini del paese erano più numerosi di quanto ci aspettassimo. Non so come fosse riuscita Kumiko ad eludere tale sorveglianza senza farsi notare. Probabilmente c’era una strada meno trafficata, ma non volevamo perdere tempo e decidemmo che saremmo passati di lì. Fu Shikamaru a ideare il piano in pochissimo tempo e tutti ci mettemmo all’opera.

Eichi sarebbe stato l’esca. Era perfetto per innervosire gli avversari e di fatti, senza che questi  applicassero chissà quale genere di  difesa, si precipitarono tutti su di lui. Eichi cominciò a correre, lanciando inutilmente delle armi dietro di sé. Tutti sapevamo che delle semplici armi non avrebbero potuto ferire dei samurai, ma volevamo far credere loro che quel ragazzo fosse uno sprovveduto, in modo tale da non rendersi contro della trappola che avevamo  architettato.

Successivamente fu il mio turno, quando  la maggior parte di loro, mise piede in una zona dove il terreno fosse più facile da rompere.

Shannaro!” gridai, mentre concentravo il mio chakra sul pugno destro, colpendo poi il terreno, in modo tale da aprirlo in due e farci cadere quanti più samurai possibile.

La prima parte del piano funzionò abbastanza bene, ma eravamo comunque in un numero inferiore.

Shikamaru adottò la sua tecnica del controllo dell’ombra per imprigionare una decina di nemici, i quali attirati dal richiamo di Sasuke, lo guardarono negli occhi, per poi cadere a terra in preda al dolore.

C-cosa avete fatto?” chiese uno di loro, salvatosi dall’illusione del mio compagno.

“Sono caduti in un’illusione come dei babbei!” disse sorridendo Eichi, per poi essere buttato a terra da Sora, evitandogli di essere trafitto da una freccia.

“Evita di fare il gradasso se non vuoi morire o peggio…scoperto!” lo rimproverò lo Hyuga, il quale, vedendosi piombare addosso varie armi, utilizzò la rotazione suprema, per difendere se stesso e il compagno.

“Accidenti! Disse Sasuke mordendosi il labbro.

Aveva gli occhi puntati sulle sue vittime, le quali una alla volta si stavano alzando.

“Che diavolo di fine ha fatto la tua illusione Uchiha?” chiese Shikamaru sorpreso.

“Le loro armatura assorbono il chakra e sono riusciti così ad annullarla!” rispose infastidito.

“Si, ma sembrano ubriachi, la tua visione deve aver comunque giocato loro un brutto scherzo!” disse Eichi.

“Cosa facciamo ora? Come li eliminiamo!” chiese Sora preoccupato.

“Non era eliminarli il nostro intento Sora. Dovevamo semplicemente distrarli!” risposi io, guardando i samurai con un sorriso divertito “E credo che ormai possiamo dire che il nostro compito è finito!” dissi per poi comporre un sigillo e sparire in una nuvola di fumo, seguita da tutti i miei compagni.

Eravamo riusciti a inoltrarci in territorio nemico, grazie all’ausilio delle nostre copie e non ci restava altro che trovare il nascondiglio di Kabuto. A giudicare dal disegno di Naho dovevamo essere nel luogo giusto, anche se ai miei occhi quello che  mi appariva davanti era solo un alto muro di roccia.

“Sakura!” mi chiamò Sasuke facendosi raggiungere. Mi indicò di guardare per terra, dove si notavano delle impronte. Erano molto piccole, proprio come quelle dei bambini.

Kumiko!” dissi in un sussurro e Sasuke non potè fare a meno di annuire.

Sora attivò subito il byakugan per controllare i dintorni “Non vedo nessun tipo di chakra, ma vi è una galleria qui sotto!”

Come detto dall’ex allievo di Naruto, trovammo l’ingresso della galleria, ma notammo che era troppo stretta perché potessimo entrarvi.

“Dov’è quell’Inuzuka quando serve!” sbuffò Sasuke per poi squadrare dalla testa ai piedi Sora ed Eichi.

P-perché ci guardi così?” chiese Eichi.

Bhe noi siamo i più piccoli e uno di noi due potrebbe riuscire a passare!” disse Sora intelligentemente.

“Eh no, io soffro di claustrofobia!” disse Eichi tirandosi indietro “E poi chi mi tira fuori se rimango bloccato?”

“Nessuno!” disse Shikamaru.

“Già, è appunto questo che temo!”  disse Eichi sconsolato.

“Non vi guardavo per un motivo preciso, stavo riflettendo. Potremo usare lo stesso metodo che ha usato Naruto per arrivare fin quì!” continuò l’Uchiha. “Uno di noi può intrufolarsi nella galleria prendendo le sembianze di Kumiko o Naho e noi altri entreremo dall’entrata principale e se Kabuto salta fuori, lo elimineremo!”

“La fai facile tu!” disse Shikamaru. “Kabuto non sarà così facile da sconfiggere e se Naruto è stato rinchiuso, non è che abbiamo molte possibilità. Se in questi anni noi ci siamo allenati e migliorati, lo stesso vale per quella serpe e non so quante possibilità abbiamo di riuscire a batterlo!” disse Shikamaru, dando voce ai pensieri di tutti.

“Allora lasciamo Naruto là dov’è!” disse Sasuke incrociando le braccia.

Shikamaru lo osservò e sbuffò recandosi verso l’entrata. L’Uchiha  sogghignò soddisfatto e seguì il Nara.

“Sei sicura di volerlo fare Sakura-san?” mi chiese Sora mentre componevo i sigilli per la trasformazione. Ero convinta di quanto stavo per fare e il ragazzo dovette comprendere la risposta dal mio sguardo determinato.

La galleria era stratta e buia. Di tanto in tanto allungavo il braccio per controllare che vi fosse il via libera e che nessun cedimento avesse reso impossibile il mio cammino.

Stavo strisciando da diversi minuti e sentivo l’aria cominciare a mancarmi, cominciai a preoccuparmi della situazione quando una luce, seppur debole, mi indicò la via da seguire e dell’aria cominciò nuovamente a entrarmi regolarmente nei polmoni.

Come Kumiko mi aveva informato, mi ritrovai in un luogo squallido e per di più rinchiusa in una cella. Non perdetti tempo a pensare a dove mi trovassi o altro, mi precipitai immediatamente su Naruto.

Mio marito era steso a terra. Le sue condizioni non erano delle migliori, aveva l’affanno  e sudore che gli impregnava la fronte e i capelli.

Naruto!” lo chiamai accarezzandogli il volto pallido.

Lo vidi aprire leggermente gli occhi e lo vidi sussultare quando mi vide “K-Kumiko…p-perché sei…

Ssssh, tranquillo!” dissi sciogliendo la trasformazione “Sono Sakura! Kumiko è al sicuro!”

Sgranò il più possibile gli occhi per poi dirmi “”Sakura…c-come sei arrivata fin qui?” disse alzandosi leggermente facendo leva sul braccio  destro “Devi a-andartene. Se Kabuto t-ti trova qui lui…” non riuscì a terminare la frase che le forze lo abbandonarono costringendolo nuovamente a sdraiarsi.

“Me ne andrò, ma non senza di te!” dissi per poi osservargli la ferita al braccio. Non sanguinava più ma aveva un aspetto orribile e qualche animaletto aveva preso a passeggiare tranquillamente sulla ferita. Aveva fatto infezione a causa di quell’ambiente e mi morsi il labbro quando mi accorsi che il mio chakra non riusciva ad avere un pieno effetto benefico sulla piaga.

Mi morsi il labbro e osservai Naruto preoccupata.

“è molto…brutta?” mi chiese.

Scossi la testa “andrà tutto bene!” dissi, ma non riuscivo a essere molto convincente, soprattutto perché Naruto era capace di leggermi negli occhi.

Mi alzai e con dei calci provai ad aprire le sbarre. Erano più resistenti di quanto sembrassero e mi vidi costretta, nonostante la pericolosità ad usare delle carte bombe.  Le accesi e mi misi sopra il corpo di Naruto per proteggerlo da eventuali schegge.

Strinsi gli occhi per proteggere anche gli occhi, ma li spalancai quando sentii un forte dolore alla caviglia. Le La porta della prigione, a causa dell’esplosione, si era aperta, ma questa cadde sulla mia gamba.

“Sakura!” mi chiamò Naruto quando mi sentì trattenere un gemito di dolore. Gli sorrisi per tranquillizzando.

Sakura-san, Naruto-sensei!” sentii un voce chiamarci. Riconobbi Sora e chiamandolo, lo condussi alla prigione.

“Accidenti!” disse quando  vide quanto successo e aiutandoci a liberarci.

D-dove sono gli altri?” chiesi, mentre cercai di guarirmi in parte la caviglia colpita.

“Sono qui fuori. Al momento non sembra che Kabuto ci abbia scoperto, quindi direi di approfittare del momento e andarcene!” mi disse sorprendendomi. Era impossibile che non si fosse accorto che degli intrusi fossero entrati nel suo nascondiglio e trovavo assurdo che non si aspettasse che qualcuno sarebbe venuto a liberare Naruto.

“Possibile che dobbiamo sempre tirarti fuori dai casini, dobe!” disse Sasuke con aria seccata, mentre si caricava Naruto sulla spalla.

R-ragazzi, Kabuto ha preso la parte del mio chakra demoniaco per il suo Gedo Mazo…v-vuole riportare in vita il Juubi!” disse mio marito sorprendendoci.

Finalmente ci era chiaro quali erano le sue folli intenzioni.

“Vuole diventare il padrone del mondo e crede di aver trovato un modo per poter controllare il demone!”

Shikamaru  e Sasuke si guardarono preoccupati.

“Dobbiamo trovare  il Gedo Mazo e distruggerlo prima che la rinascita del demone si completi! Ci vorrà un po’ di tempo, affinchè Kabuto sia pronto per attaccare con la sua cara bestiola, ma…se possiamo evitare che essa risorga,sarebbe meglio!”

“è semplice, troviamo questo Gedo Mazo e distruggiamolo. Dicci solo dove si trova!” disse Eichi facendola facile.

Naruto scosse la testa ignaro della locazione della statua.

“Aspettate!” dissi “Sicuro di quello che stiamo per fare? Naruto non è messo bene e…

Sakura…io sto bene. Questo è al momento la priorità!” mi dissi.

Mi morsi il labbro, ma sapevo che aveva ragione.

“Vedo una massa concentrata di chakra da quella parte!” ci informò Sora, facendoci fa guida.

“Attento Sora, potrebbero esserci delle…” cominciò a dire Shikamaru, prima che il terreno si aprisse sotto i suoi piedi “…trappole!” disse dopo che il tempestivo intervento di Sasuke lo afferrasse per un braccio, impedendogli di finire infilzato da una miriade di spuntoni che si intravvedevano dalla nostra posizione.

“Idiota! Mi basta un dobe da trasportare, fa in modo che non debba portare anche te!” disse l’Uchiha seccato.

Ehm…ragazzi” disse Eichi attirando la nostra attenzione “Credo di aver appena premuto qualche interruttore!” ci disse sollevando un piede da una piastrella che si era infossata.

“Rotazione suprema!” gridò Sora evitando così che fossimo infilzati da kunai e shuriken.

“Insomma, possibile che io torni utile solo per parare colpi?” disse alquanto seccato il ragazzo.

“Su amico mio, non abbatterti, ognuno è portato per qualche cosa. Tu sei bravo a parare i colpi, la mia specialità invece è quella di risolvere la situazione. Lasciate fare a me e sarete in buone mani!” disse Eichi  battendosi un pugno sul petto.

Naruto rise divertito, mentre un commentino non tanto piacevole uscì dalla bocca di Sasuke.

Continuammo a camminare e schivare trappole di vario genere. Sembravano non finire più.

“Fermatevi!” disse Naruto e scendendo dalle spalle dell’Uchiha.

Naruto, non sei in condizioni di…” cominciai col dire, ma esso  mi fermò.

“Tu cammini nonostante la caviglia, io posso rendermi utile anche in mancanza di chakra e con un braccio fuori uso!” ci disse per poi chiederci di fare silenzio.

“Il gedo Mazo non è da quella parte!” ci disse.

Tutti lo guardammo stralunato.

“Ma certo che è di qua, se no perché mettere tutte queste trappole?” ci disse Eichi.

Naruto lo guardò seriamente, per poi spostare lo sguardo sull’altro suo allievo “Sora, di che colore è il chakra concentrato che vedi?”

Ehm…azzurro!” disse Sora confuso.

“Non vi sembra strano che il chakra demoniaco sia esattamente dello stesso colore di quello umano e che nonostante tutte queste trappole, Kabuto non sia ancora intervenuto a fermarci dal nostro intento. Quell’essere è stato chiaro sul fatto che non voleva uccidermi, ma se tentiamo di mandare all’aria il suo piano, non pensate che ce lo impedirebbe? Secondo me queste trappole, che non sono poi complicate da eludere per dei ninja come noi, direi che sono state piazzate, insieme a quel chakra, per depistarci!”

Shikamaru sospirò “Mi sembrava ci fosse qualcosa che non va!”

“Perché non hai detto niente?” lo rimproverò l’Uchiha.

“E tu?” disse il Nara convinto che anche il suo compagno si fosse accorto della stranezza.

“Cosa facciamo allora, Naruto?” chiesi preoccupata.

Naruto sembrò concentrarsi nuovamente “Avverto un forte ammontare di chakra dalla parte opposta. Ora possiamo continuare la nostra missione o andarcene e  architettare qualche piano per combattere quella creatura!” disse serio.

“Io opterei per la prima. Ormai siamo quì!” disse Eichi.

“Anch’io! Non so molto sul Juubi, ma ne ho sentito parlare da Orochimaru e sembra sia impossibile da fermare e che abbia un potere immenso a cui nessuno si può opporre!” disse Sasuke.

 

Fummo tutti d’accordo e questa volta non fu difficile giungere a destinazione. Arrivammo davanti a un veicolo cieco apparentemente, ma che si apriva a comando. Non avemmo nemmeno il tempo di  capire come aprire quella porta, che essa si aprì da sola, mostrandoci il contenuto della stanza che proteggeva.

“Bene, bene, bene. ce ne avete messo di tempo per giungere a destinazione, ninja di Konoha!” disse Kabuto accogliendoci “calorosamente”.

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Imprevedibile ***


Capitolo 23: Imprevedibile

 

Pov Kabuto

 

Finalmente erano arrivati. Non mi aspettavo che ci mettessero tutto quel tempo a scoprire che il mio non era altro che un trucchetto per depistare i curiosi.

Sorrisi divertito a vedere le loro facce una volta che le porte si aprirono, permettendo loro di vedere l’imponente Gedo Mazo.

I loro volti sbalorditi ammiravano l’enorme statua contenente tutti i nove chakra dei demoni codati, appartenente un tempo a Madara Uchiha e ora in mio possesso.

Ero sicuro che quell’idiota sarebbe perito durante la quarta guerra ninja e io non aspettavo altro che quel momento giungesse, per impossessarmi del suo progetto di resuscitare il juubi.

Ora finalmente il momento era arrivato. Presto avrei viaggiato di paese in paese sulla testa del mio servo, terrorizzando chiunque sul mio cammino e prendendo controllo di tutti gli stati dopo averli fatti cadere in miseria. Avrei cambiato il mondo creando un’unica terra, sotto un unico sovrano: me.

“Cosa sono quelle facce?” dissi loro schernendoli. “Il juubi non si è ancora svegliato, risparmiate la sorpresa e il terrore per quando questo metterà realmente piede nel nostro mondo!” dissi per poi scoppiare a ridere.

Era tremendamente divertente bleffarmi di quelle povere formiche di Konoha.

“Bastardo, ti fermeremo ancora prima che quel coso possa iniziare a muoversi!” mi disse Naruto.

Lo guardai. Aveva un’aria determinata, proprio come i suoi compagni.

“Non farmi ridere, tu in quelle condizioni vorresti fermare la mia creatura?” gli dissi. Ero piuttosto curioso di vedere cosa avesse in mente.

“Non è da solo e si dia il caso, che noi siamo in perfetta forma e ti distruggeremo!” disse colui che doveva essere il figlio del copia-ninja…chissà se era abile come il padre.

Eichi, evita di provocarlo!” disse Sakura.

Sorrisi e risposi “Sia che mi provochiate o meno, ho già deciso il vostro destino!”

“E quale sarebbe?” chiese il mio vecchio compagno Sasuke.

“Dato che proverete sicuramente a mettermi i bastoni tra le ruote, direi che vi distruggerò!” dissi per poi scendere dalla testa del Gedo Mazo, in modo tale da osservarli più da vicino.

“Mi sembra una scelta alquanto stupida quella da voi presa, soprattutto da parte vostra, Naruto e Sakura!”

Gli interpellati mi fulminarono con lo sguardo.

“Avreste potuto passare qualche momento tranquillo con le vostre due insopportabili figlie e invece…le lascerete orfane ancora prima che possano conoscervi a fondo!”

Naruto mi attaccò con un rasengan, spuntando fuori dal terreno. Riuscii a schivarlo, ma ammetto che non avevo fatto caso ad alcun tipo di movimento che mi facesse pensare ad un attacco sorpreso.

“I miei complimenti Naruto. Stranamente sei riuscito a cogliermi di sorpresa. Cos’è la tua permanenza in cella, ha fatto sì che tu tirassi fuori le tue reali capacità?”

“Ora non ci sono le mie bambine da proteggere e posso dar sfogò alla mia rabbia senza paura di far loro del male!” disse stringendo il pungo destro.

“E come pensi di fare con quel braccio fuori uso?” gli chiesi, ma a quanto sembrava, quello era uno dei suoi ultimi problemi.

 

Pov Sasuke

 

Mi sembrava quasi di essere tornato a sei anni prima. Eravamo più o meno le stesse persone di quel giorno.

Ma questa volta non sarebbe finita tragicamente come la volta scorsa. Nessuno di noi era incapace nel difendersi e potevamo attaccare senza dover proteggere nessuno…questo finchè qualcuno di noi non si fosse ferito seriamente. Solo Naruto sembrava malmesso, ma a leggere la sua solita determinazione nei suoi occhi, non mi posi il problema di doverlo tenere d’occhio.

Ovviamente ci preparammo tutti a combattere. Cinque contro in un incontro ufficiale non sarebbe stato leale, ma con Kabuto forse eravamo ancora troppo pochi. Era uno solo, ma non sapevamo come, aveva una resistenza sorprendente.

Forse era diventato anche immortale, proprio come Orochimaru, sebbene alla fine anch’egli avesse fatto una fine che non definirei dignitosa.

Ci dividemmo in due gruppi. Io, Naruto e Shikamaru, ci saremmo occupati di quell’essere, mentre Sakura, Eichi e Sora, si sarebbero occupati del Gedo Mazo, cercando di distruggerlo in qualche modo.

Fu difficile convincere Eichi a svolgere il suo compito. Voleva a tutti i costi scontrarsi con Kabuto.

Ero contrario, ma Naruto mi disse di lasciarlo fare.

Non capivo per quale motivo quel dobe mettesse così a repentaglio la vita di un suo allievo, nonostante non fosse al sicuro nemmeno svolgendo il compito da me assegnato, ma poi capii.

Eichi contento dell’opportunità datagli dal suo sensei, si buttò nella mischia, ma quando venne colpito, a parer mio non così forte come si sarebbe meritato, Naruto gli chiese con aria di rimprovero se volesse continuare a fare il gradasso.

Fu così che Eichi decise di seguire gli ordini da me impartiti, nonostante il suo orgoglio fosse stato macchiato.

Naruto mi diceva spesso che con il figlio di Kakashi ci volevano le maniere forti.

Kabuto se ne stava davanti a noi con le braccia conserte con un ghigno fastidioso sul volto. Non sembrava minimamente preoccupato  del nostro attacco per distruggere il Gedo Mazo.

“Attenzione ragazzi, quello ha qualcosa in mente. È troppo sicuro di sé!” disse Shikamaru non staccando gli occhi dal nemico, come se stesse cercando di leggergli nella mente.

“Ci starà nascondendo qualcosa, come è solito fare!” disse Naruto “Ma non sarà questo a fermarmi!” disse tirando fuori diversi kunai per poi lanciarli verso Kabuto, senza nemmeno mirare.

“è inutile, un paio di kunai lanciati malamente, non serviranno a fermarmi, né basteranno due chuunin e un jounin a bloccare la mia creatura!” disse convinto Kabuto prima di cominciare ad attaccarci con sorprendenti attacchi a cui difficilmente riuscimmo a rispondere.

Anche un piano architettato da Shikamaru non fu abbastanza per sconfiggere quella serpe.

Era raro che ciò avvenisse, anzi non ricordo nemmeno una volta in cui sia successo.

“Non facciamoci prendere dal panico. Tutti hanno un punto debole, basta capire quale è quello di Kabuto!” disse Naruto stringendosi il braccio ferito, ansimando.

Gli faceva male e gli creava parecchi disturbi nel combattimento. Era in grado di creare dei rasengan anche con una sola mano, ma già solo per attuare il kage bushin serviva comporre dei sigilli con entrambe le mani.

Sentimmo un urlo, prima di girarci e vedere Sakura, Eichi e Sora venire sbalzati via.

Lottavamo già da diverso tempo e la nostra concentrazione sulla battaglia, non ci aveva fatto accorgere che i nostri amici avevano dei problemi a distruggere la statua.

Naruto corse accanto a Sakura quando questa cadde malamente a terra e anch’io mi avvicinai per capire qualcosa.

“C’è una barriera a proteggere il Gedo Mazo. È molto spessa e sembra respingere qualsiasi nostro attacco!” disse Sora con il byakugan attivato.

“Troveremo un modo per distruggerlo. Alla fine è solo una barriera di chakra. Non può essere indistruttibile!” disse Eichi asciugandosi il sudore della fronte.

“Poveri illusi!” cominciò Kabuto “Credete davvero che sarebbe stata così facile? Quella barriera è composta dal chakra di tutti i demoni, è praticamente indistruttibile. Anche volendo, nemmeno io sarei più in grado di fermare la rinascita del juubi. Ci vorrà un po’ a causa della mancanza dell’adeguato chakra del Kyuubi, ma presto, quando tutti e i nove occhi, saranno nuovamente chiusi, il Juubi rinascerà!”

Guardai la statua. Aveva tutti e nove gli occhi aperti. Sapevo che ad ogni occhio, corrispondeva un demone ed ognuno di essi si era aperto quando aveva introdotto al suo interno il chakra di un bijuu. Questo stava a significare che, appena completata la chiusura di un occhio, uno dei demoni era stato completamente assimilato e non corrispondeva più a  un’unica massa distinta.

In quel momento solo un occhio, il primo, cominciava a chiudersi. Esso era semi aperto e non sembrava voler procedere oltre. Sperai che in qualche modo il procedimento di rinascita si fosse interrotto, ma sapevo che non era così…era solo lento, ma presto tutti e i nove occhi si sarebbero chiusi.

Un gemito di dolore mi fece destare dai miei pensieri. Naruto era caduto in ginocchio e si teneva dolorosamente il braccio ferito.

Non aveva una bella cera e il fatto che Sakura non fosse riuscita a curarla come si doveva, era preoccupante.

Naruto, stai bene?” chiese Sakura reggendolo.

Naruto sorrise debolmente, aprendo un occhio per guardare la sua donna “Non proprio!”

“Tu riposa, ci penseremo noi a combattere quel verme!” disse Shikamaru.

N-no…va tutto bene. Sakura, quali sono le condizioni del mio braccio?” chiese il mio compagno.

Vidi Sakura mordersi il labbro, cosa che non prevedeva niente di buono.

Naruto…io…

“Dimmi la verità. Ho capito dalla tua espressione che è messo male e non dirmi cosa ha questa ferita, non la farà guarire. Dimmi piuttosto, è curabile o come penso io è troppo tardi?” chiese.

Spalancai gli occhi. Non avevo nemmeno pensato alla possibilità che quella ferita potesse essere di una tale gravità.

“La ferita ha fatto infezione ed parte è andata in cancrena. Se non fermiamo l’infezione, si estenderà in tutto il corpo e…morirai!” disse Sakura abbassando la testa “L’unico modo è…

“Amputare il braccio!” disse Naruto sospirando.

Sakura annuì.

Naruto chiuse gli occhi e si alzò in piedi e sollevando a fatica il braccio ferito e tendendolo, mi disse “Sasuke, taglia il braccio!”

Tutti sussultammo non capendo cosa gli passasse per la testa.

“Che diavolo stai dicendo teme!” dissi urlando.

Sakura intervenne immediatamente “Naruto, non fare stupidaggini. Tagliare il braccio aiuta a non far diffondere l’infezione, ma moriresti per dissanguamento!”

Naruto la guardò e sorrise “Perché dovete sempre pensare che io sia pazzo?”

“Ti devo far notare che tipo di richiesta mi hai appena fatto?” gli dissi con i nervi a fior di pelle.

“Volete aver un po’ di fiducia in me?” disse cominciando a scaldarsi. Era serio, serissimo e quella scenata, che speravo fosse uno scherzo, non si concluse in poche parole.

Naruto!” disse Sakura, supplicandolo di non compiere gesti avventati.

Naruto mi guardò con aria determinata, il che mi convinse. La sua impulsività d’altronde ci aveva salvato parecchie volte.

“D’accordo!” dissi voltando infastidito dalla parte opposta.

Cominciai ad estrarre la lama. Il tempo sembrò rallentare e in una serie di immagini vidi quanto stesse accadendo. Eichi che provava a fermarmi dal mio intento, Sora e Shikamaru che cercavano di allontanarlo e tenerlo fermo e infine, la lama della  mia katana che tagliava con un colpo netto, l’arto del mio compagno.

Naruto non potè fare a meno di urlare e cadde nuovamente a terra, tenendosi la ferita come a voler fermare l’emorragia.

Sakura prontamente lo  soccorse, ma esso le disse di starle lontana.

Allontanatevi…tutti!”ci gridò con una voce tremante.

Lentamente lo vedemmo ricoprirsi di chakra, inizialmente azzurro, che piano piano si tinse di rosso. Andò a coprirlo come se indossasse un abito e ricoprì anche quel braccio che non c’era più, come se esso fosse ancora al suo posto.

Urlò per sprigionare maggiore potenza e un bagliore  fastidioso si sprigionò, costringendoci a coprire gli occhi.

Quella forte luce non durò a lungo, ma quando potemmo nuovamente guardare in direzione del nostro compagno, rimanemmo a bocca aperta.

Naruto…il tuo braccio è…è ricresciuto!” disse Sakura dando voce allo stupore di tutti.

Il ninja più imprevedibile di Konoha aveva nuovamente colpito.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Unione di forze ***


Capitolo 24: Unione di forze

 

Pov Naruto

Avevo lasciato tutto al caso o per meglio dire a una sensazione.

Non sapevo se agendo in quel modo avrei compiuto una pazzia o meno, ma il mio intuito mi diceva che era la cosa giusta.

Avevo avuto la sensazione che Kurama fosse accanto a me e che in un modo o nell’altro mi indicasse le azioni da compiere.

Non avevo la minima idea di aver un potere del genere, un potere in grado di rigenerare parti del mio corpo.

Kurama mi aveva parlato della sua capacità, come anche dei altri bijuu, di ricreare le sue code nel caso fossero state tagliate, ma lui era il demone dalle nove code, il solo ed unico, mentre io ero solo un umano con in corpo il potere di un demone. Ringraziai mentalmente Kurama e decisi di perdonarlo del tutto, nonostante il casino che aveva combinato al mio chakra ancora prima che nascessi. Come tutte le cose, anche possedere il potere di un demone, aveva rivelato sia lati negativi che positivi e il fatto che non rischiassi di perdere un arto, lo consideravo estremamente positivo, anche se sperai vivamente che una situazione del genere non mi si presentasse mai più.

Mi sentivo decisamente meglio e carico, pronto a ricominciare la mia battaglia contro Kabuto e il Gedo Mazo.

I miei compagni ci misero un po’ a riprendersi, troppo sorpresi da quanto era successo.

“Se quello di farti ricrescere il braccio era il tuo asso nella manica, mi sa che non sarà sufficiente!” cominciò col dire Kabuto. “Vi concedo per l’ultima volta la possibilità di andarvene!”

“E per l’ennesima volta noi rifiutiamo il tuo cortese invito! Ti fermeremo costi quel che costi!” dissi, lanciando poi uno sguardo di intesa a Naruto e Shikamaru, i quali annuirono.

Il sorriso di Kabuto cambiò in una smorfia infastidita e si preparò nuovamente a combattere.

Sta volta nessuno si sarebbe risparmiato e ognuno di noi avrebbe dimostrato la sua forza di volontà, ma soprattutto il desiderio di voler proteggere il mondo in cui vivevamo.

Sasuke corse incontro a Kabuto, mentre quest’ultimo correva contro il mio compagno ben armato. Entrambi si muovevano con estrema agilità e velocità, tanto che per un occhio non allenato, pareva di vedere solo delle scintille che si creavano con lo scontrare delle armi di entrambe le parti.

Mentre il nostro avversario era occupato a tenere testa all’Uchiha, Shikamaru gli corse dietro le spalle per attuare la sua tecnica della cucitura dell’ombra, in modo tale da riuscire a legare Kabuto. Se fossimo riusciti a renderlo inoffensivo, per noi sarebbe stata quella rivincita, che da anni desideravamo prenderci nei suoi confronti, ma come temevamo, non si rivelò così semplice.

L’ombra allungata del mio compagno, creata dalle numerose fiaccole all’interno della stanza, si staccò da terra e, dividendosi in quattro e dirigendosi verso il nemico, cercò di intrappolarlo.

Kabuto però non si fece trovare impreparato e saltando in aria, fece sì che fosse Sasuke quello intrappolato nella morsa del Nara, che provvide immediatamente a sciogliere la tecnica.

L’Uchiha non si risparmiò dall’insultare il compagno per l’errore commesso.

Kabuto sogghignò vedendo la scena…si stava proprio divertendo a scontrarsi con noi, ma non si accorse di un rapido movimento dietro di sé, mentre era ancora in aria.

Componendo una serie di sigilli, scomparvi dalla mia postazione, per ricomparire alle spalle del nemico. Lo colpii con un calcio ben assestato alla schiena, facendolo volare verso il basso, per poi riutilizzare la stessa tecnica di teletrasporto di poco prima per colpirlo con un rasegan nello stomaco, senza dargli la possibilità di contrattaccare.

“Finalmente sei riuscito a usarla come si deve quella tecnica, dobe!” mi disse Sasuke compiaciuto del risultato, dopo che mi aveva visto lavorare a lungo per riuscire a padroneggiare la tecnica di mio padre: la dislocazione istantanea.

La trovavo alquanto complicata, in quanto necessitava di un ottimo controllo del chakra, una materia in cui non ero mai stato bravo. Era Sakura quella abile e scommetto che provandoci, non avrebbe avuto tutte quelle difficoltà che avevo incontrato io per impararla.

Sapevo usare la dislocazione istantanea già da un po’, ma la mia incertezza nel padroneggiarla come si deve, mi aveva sempre fatto stare attento dall’usarla in missione.  Invece nello scontro con Kabuto dovevamo tentare tutto o per tutto. Per noi c’era o la vittoria o la sconfitta e decisi di tentare nella speranza di riuscire nel mio intento.

“Wow, sembravi un fulmine…Naruto-sensei, insegni anche a me quella tecnica?” chiese Eichi entusiasta, distraendosi dal suo compito... per quanto vedessi che i risultati ottenuti fino a quel momento per distruggere quella schifosa barriera che proteggeva erano pessimi. Quel Gedo Mazo era davvero indistruttibile.

Vedremo…adesso concentriamoci sul bersaglio. Purtroppo questo non è sufficiente per sconfiggere quella serpe!” dissi, più a me che agli altri.

Kabuto si rialzò presto dalle macerie della parete contro cui era andato a sbattere e, seccato, constatai che non aveva riportato molti danni. Gli usciva solamente del sangue da un taglio sulla testa, che prontamente si curò con le sue arti mediche.

“Quindi la tua pessima mira nel lanciarmi i kunai era solo una tattica per non farmi sospettare a un tuo successivo attacco, utilizzando la tecnica del fulmine giallo!” disse Kabuto alquanto scocciato, per poi liberare qualche serpente ordinando loro di mangiare le armi in modo tale che io non potessi più usufruire della dislocazione istantanea.

Poco male, non credevo di riuscire a ingannare nuovamente Kabuto con la stessa tattica, ma almeno una volta la soddisfazione di colpirlo, l’avevo avuta.

 

Pov Eichi

Avevo sfoderato i miei colpi migliori, tra cui il raikiri, insegnatami da mio padre. Era la mia tecnica preferita e puntavo molto su di essa, ma purtroppo la barriera che proteggeva il Gedo Mazo aveva annullato anche quella.

Non sapevo più che pesci pigliare e come me anche Sora e Sakura.

Fra di noi, Sakura era quella più potente, anche se non l’avevo vista molte volte in azione, ma sapevo che i suoi pugni erano micidiali. Se valevano almeno la metà di quelli di Tsunade…mi vengono i brividi solo a pensarci. Sta di fatto che neanche lei potè molto. Eravamo tutti con l’affanno dopo gli innumerevoli tentativi. Ci guardammo, nella speranza che qualcuno di noi avesse qualche idea.

“Credo che sia impossibile da abbattere! Cosa può il nostro chakra, contro quello di nove demoni codati?” disse Sora sconsolato. Sakura aveva lo sguardo fisso sulla statua. Era concentrata, come se stesse elaborando qualche strategia, ma la mia speranza di udire qualche piano infallibile venne distrutta, perché anch’ella, abbassando la guardia, disse “Sora ha ragione!”

“No, non anche tu!” dissi sconsolato. Se ci arrendevamo era finita.

Eichi, Naruto non ti ha mai detto che riconoscere le proprie debolezze non è un segno negativo?” mi chiese.

“Si, qualcosa del genere…!” dissi, ma in realtà non ascoltavo molto Naruto-sensei quando mi faceva certe prediche. Io non volevo dimostrami debole.

“è inutile tentare e ritentare. Non siamo in grado di scalfirlo. Dobbiamo trovare un altro modo per annientarlo!” disse Sakura.

“Quindi dovremo aspettare che il juubi rinasca?” chiese Sora, facendomi sussultare.

“Stai scherzando vero? è da ore che dite che il juubi è talmente tanto potente che nessuno può tenergli testa. Se nemmeno Kurama può essere sconfitto da un essere umano in maniera definitiva, senza ricorrere a sigilli o roba del genere, come possiamo contro una creatura così…così…” cominciai col dire cercando di far ragionare Sakura, ma ella mi fermò dicendomi “Un grande potere, spesso corrisponde a un grande punto debole. Tutti abbiamo un tallone d’achille e questo vale anche per il juubi. Punteremo su quello una volta tornato in vita!” disse sicura di sé.

“Punto debole…punto debole…” cominciai a bisbigliare, mentre i miei occhi si spostavano sull’incontro.

Ebbi un’idea.

“Sora, attiva il byakugan e osserva attentamente Kabuto e dimmi cosa vedì? Se non possiamo fare niente contro il Gedo Mazo, cerchiamo di renderci utili contro Kabuto!” gli dissi, sorprendendo sia il mio compagno che Sakura.

Sora fece quello che gli dissi e dopo qualche minuto, disattivando la sua arte oculare disse “Ho notato qualcosa di strano…Ha una percentuale di chakra maggiormente intensificata alla base della spina dorsale!”.

Cominciai a riflettere sul significato di quella quantità di chakra in quella determinata zona.

“Ho capito! Siete dei geni!” ci disse Sakura.

Sia io che il mio compagno ci scambiammo degli sguardi confusi, non capendo il motivo delle sue parole.

“Guardate Kabuto e il suo modo di muoversi, non vi sembra…comiciò la donna “…umanamente impossibile?” disse Sora terminando la frase. Ormai il mio compagno con l’anatomia umana se la cavava abbastanza bene. Di certo più del sottoscritto.

“Ma è normale, è una specie di serpente!” le ricordai, ma esse ricordò a me che Kabuto era pur sempre un essere umano.

 

Pov Sasuke

La lotta stava andando avanti troppo per le lunghe e tutti noi cominciavamo a sentire  gli effetti della battaglia. Nessuno era ferito in modo grave, grazie all’intervento dell’altro in momenti critici, ma la fatica cominciava a toglierci il fiato.

Naruto, qui dobbiamo concludere e alla svelta!” dissi al mio compagno che, dopo aver sferrato un attacco schivato da Kabuto piegandosi all’indietro, mi affiancò.

“Sono aperto a qualsiasi idea!” mi rispose.

“Distraetelo ancora per un po’, devo riflettere!” disse Shikamu inginocchiandosi e assumendo la sua solita posizione di meditazione.

Fortunatamente non ci volle molto prima che ci esponesse la sua idea “Naruto, Sasuke unite i vostri chakra elementari! Sasuke tu utilizza la palla di fuoco suprema, tu Naruto utilizza il chakra del vento e uniteli!”

Naruto guardò il nostro compagno “è troppo pericoloso. Il vento alimenta le fiamme in modo esorbitante. Se uniamo le nostre forze in una stanza chiusa, voi non avrete scampo, il fuoco avvolgerà tutto!” disse giustamente, ma Shikamaru aveva pensato anche a quello.

“Ci penserò io a proteggere i ragazzi e Sakura, voi fate quello che vi ho detto! Kabuto non avrà scampo” ci disse.

“Si, se si nasconde sotto terra!” dissi arrivando a distruggere l’unica speranza che si era insinuata nei loro cuori.

“Io dico di tentare, male che vada, siamo comunque tutti spacciati!” disse Shikamaru alzando le spalle seccato.

“D’accordo allora, prepariamoci!” disse Naruto cominciando a concentrarsi, seguito dal sottoscritto.

“Avete finito di parlare? Comincio ad annoiarmi!” disse Kabuto, ignaro di quanto stavamo per fare. Era sicuro che ne sarebbe uscito incolume da quello scontro e la sua presunzione poteva essere una carta vincente per noi.

Immisi aria nei polmoni e successivamente “Katon –Goukakyuu no jutsu”. Una palla di fuoco enorme si sprigionò dalla  mia bocca.

Vidi Naruto allungare la mano verso l’elemento e immettere al suo interno il chakra del vento. Come le previsioni di Naruto avevano predetto, il fuoco si espanse a dismisura ad alta velocità, ma qualcosa che non era nei piani ci sorprese.

Vedemmo Kabuto pronto a nascondersi sotto terra come temevamo, ma improvvisamente la comparsa di Eichi e Sora, lo fermò dal suo intento. I ragazzi lo colpirono alla schiena alla base della spina dorsale, riuscendolo così a stordirlo. Kabuto era spacciato, ma allo stesso tempo lo erano gli allievi di Naruto.

Eichi, Sora!” gridò il mio compagno fermando il suo chakra, nella speranza di fermare la tecnica, ma la potenza ormai immessa della palla di fuoco suprema, l’aveva resa inarrestabile.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** ritiro ***


Dopo tantissimo tempo, mi ritrovo ad aggiornare.

Spero che non vi siate scordate di me e spero anche di non aver fatto troppi errori. È da tempo ormai che non scrivo più e sono un po’ arrugginita.

Nella speranza che il capitolo sia di vostro gradimento…

Buona lettura

 

Capitolo 25: Ritiro

 

 Pov Shikamaru

 

Non ne ero certo, ma credevo che la nostra unica speranza di vincere su Kabuto, fosse l’unione tra il potere di Naruto e quello di Sasuke. Se singolarmente i due erano ottimi ninja, unendo le forze, diventavano praticamente inarrestabili. Per questo il team 7 era uno dei team migliori che Konoha avesse mai avuto.

Ma se esso grazie alla presenza di Naruto era imprevedibile, lo stesso valeva per il team dell’Uzumaki.

Immaginate la mia sorpresa quando, raggiungendo Sakura per proteggerla, scoprii che i ragazzi si trovavano sulla traiettoria della palla di fuoco suprema di Sasuke.

Eichi, Sora!” urlò Naruto guardando l’imminente tragedia.

Il tempo rallentò in quell’istante e le fiamme si avvicinarono lentamente verso i due ragazzi, fino a raggiungerli.

In quel momento il tempo riprese a scorrere normalmente e il fuoco si spense, lasciando tutti noi col fiato sospeso, me soprattutto.

Il fumo usciva copioso dalle rocce incandescenti e l’aria si era fatta d’un tratto pesante e bollente. Si sudava come se ci trovassimo in un forno e io, mi sentii ad un tratto mancare.

Caddi in ginocchio reggendomi con le bracci per non cadere lungo disteso a terra. Avevo sprecato una grande quantità di chakra, ma fortunatamente ero riuscito nel mio intento.

Sakura mi soccorse subito, ma non avevo bisogno di cure, ma di un bel letto comodo dove riposare.

“Ottimo lavoro Shikamaru, siamo tutti salvi grazie a te!” mi disse l’Haruno riconoscente.

Ero riuscito miracolosamente a proiettare un’ombra a protezione dei due ragazzi, che li avvolse formando una cupola che non li facesse colpire dalla tecnica combinata di Naruto e Sasuke. Non so come potei superare in velocità, quella palla di fuoco e soprattutto a contrastare la sua potenza. Avevo faticato moltissimo e mentre sentivo il fuoco premere contro il mio scudo d’ombra, temetti di non farcela. Fortunatamente resistetti e sebbene in quel momento mi sentissi a pezzi, ne era valsa la pena. Eravamo tutti sani e salvi.

“Ragazzi, tutto bene?” chiese Naruto una volta che i due ragazzi si furono avvicinati.

“Ce la siamo vista brutta, ma tutto bene!” disse Sora.

“Non so tu, ma io mi sono visto passare davanti tutta la mia vita e ho realizzato una cosa...”disse Eichi.

“Si, che non ho mai avuto una ragazza!” disse Sora sconsolato.

“E che se ne frega, stavo parlando di me!” disse Eichi interrotto nel suo discorso.

“Ragazzi vi ricordo che siamo ancora nel mezzo di un combattimento. Non sappiamo se Kabuto è stato annientato!” disse Sasuke guardandosi intorno.

“Eh no, se abbiamo rischiato la vita inutilmente per eliminarlo, giuro che lo ammazzo con le mie stesse mani quel verme!” disse Eichi scocciato.

“A proposito, che avete combinato?” chiese Sakura curiosa. I ragazzi a quanto pare aveva agito di testa loro, senza informare nemmeno lei.

Anche noi altri eravamo curiosi. A prima vista ci sembrava un tentativo disperato dei ragazzi di cogliere impreparato Kabuto e quell’azione sconsiderata avrebbe davvero potuto costare loro la vita, ma per quanto tutti avessimo la tentazione di tirare loro le orecchie, dovemmo complimentarci con essi, una volta venuti a conoscenza delle loro vere intenzione.

“Quando Sora ci ha detto di aver visto una grande quantità di chakra alla base della spina dorsale di Kabuto e Sakura ci ha fatto notare che quel bastardo si muoveva come un serpente, nonostante fosse un uomo, ho compreso che se avessimo colpito quel punto, lo avremmo indebolito”. Cominciò Eichi.

“In pratica Kabuto senza quella concentrazione di chakra, non potrebbe muoversi in quel modo, sottoporrebbe la sua spina dorsale a troppo sforzo e quindi ne se lo avessimo colpito, lo avremmo danneggiato!” continuò Sora.

“Con uno scambio di sguardi ho compreso che Sora la pensava esattamente come me e senza perdere un secondo, abbiamo agito, così che la tecnica di Naruto e Sasuke potesse fare effetto!” disse Eichi con un’aria compiaciuta, soprattutto quando ci mise al corrente della riuscita del loro piano.

Naruto era davvero orgoglioso dei suoi ragazzi e noi non potevamo esser da meno. Quello sì che era davvero un ottimo lavoro di squadra, ma quella momentanea felicità venne interrotta da un rumore che ci fece gelare il sangue nelle vene.

Kabuto si tirò su. Era malconcio e ustionato in varie parti, ma come i serpenti avevano la capacità di cambiare pelle, la stessa cosa fece lui. Tornò come nuovo, ma era evidente che fosse stato indebolito.

“Dannati ninja di Konoha!” disse durante la muta.

“Che schifo, potresti andare in un'altra stanza a cambiarti!” disse Eichi non prendendo quanto stava accadendo sul serio.

“Vi farò pagare questo affronto!” disse Kabuto minaccioso, senza più quel sorrisetto sicuro di sé. Era pericoloso, ma una minaccia fatta con rabbia e poca lucidità era di sicuro meno pericolosa di una fatta con piena razionalità e sicurezza di se stessi.

Avevamo la partita in pugno, in quanto il nemico cominciava a vacillare, vi furono solo due problemi: la stanchezza che aveva colpito anche noi e soprattutto un’imprevista ritirata di Kabuto che, promettendoci di tornare a farci visita una volta che il juubi si fosse completato, sparì dalla nostra vista, portandosi dietro il Gedo Mazo.

Eravamo salvi, ma chissà per quanto tempo lo saremmo stati e con noi,  l’intero pianeta. Anche se fossimo riusciti a sconfiggere Kabuto in quella battaglia, non saremmo mai stati in grado di impedire la rinascita del Juubi, quindi prima o poi avremmo comunque avuto a che fare con il decimo demone codato, ma le cose si complicavano maggiormente se oltre a lui, avremmo dovuto nuovamente occuparci ancora di quella serpe.

 

Pov Naruto

 

Aveva avuto la netta sensazione che non saremmo riusciti a compiere molto in questo scontro ancora prima di iniziare, ma almeno la soddisfazione di aver preso a calci Kabuto l’avevo avuta, sebbene quello non sarebbe mai bastato a fargli pagare tutto il male che aveva commesso alla mia famiglia.

Quello che era fatto era fatto e noi potevamo solo andarcene da lì e tornare alle nostre vite finchè questo ci sarebbe stato concesso.

Aiutai Shikamaru ad alzarsi e portandomi il suo braccio dietro al collo, gli garantii quel sostegno di cui necessitava per restare in piedi.

Era davvero sorprendente che fosse riuscito a resistere alla potenza del nostro attacco. Anche Sasuke lo pensava, sebbene non lo avesse espresso a parole, sapevo cosa gli passasse per la testa.

Questo ci dimostrava per l’ennesima volta quanto forte poteva essere la forza di volontà che ci spinge a voler proteggere i nostri amici.

Ci mettemmo più del previsto a rientrare al villaggio, ma grande fu il sollievo quando le due enormi porte all’entrata del villaggio si pararono dinnanzi a noi.

Venimmo subito accolti da Kakashi, il quale preoccupato era rimasto ad attendere per tutto il tempo all’entrata di Konoha.

Gli si poteva leggere in faccia la sua delusione per non essere potuto venire ad aiutarci e per la millesima volta ci disse quanto non gli piacesse essere hokage, proprio a causa di non poter svolgere missioni e lasciare il villaggio incustodito.

Mi offrì nuovamente la carica. Mi disse che ormai non dovevo più cercare le mie figlie e che quindi potevo benissimo sostituirlo. Ma proprio adesso che potevo passare del tempo con le mie bambine, non mi sarei rinchiuso in un ufficio e soprattutto ora che il juubi era sul punto di nascere, volevo combatterlo in prima linea e non mandare tutti i ninja della foglia a combattere prima di intervenire io stesso.

“Papà, mamma!”

Sakura e io ci sentimmo chiamare e istintivamente ci girammo verso la direzione da cui provenivano le voci.

Vedemmo le nostre bambine correrci incontro. Mi sembrava ancora una cosa incredibile. Le avevamo trovate, tutte e due e come se Sakura avesse percepito la mia emozione, mi strinse forte la mano, come a volermi rassicurare che quello che stavo vivendo non era un sogno.

Naho mi piombò in braccio, gettandomi a terra, portando con me anche il povero Shikamaru, che aveva preso a brontolare.

“Papà per fortuna stai bene. Ho avuto paura, ma sapevo che la mamma, Sasuke jii-chan e Shikamaru jii-chan ce l’avrebbero fatta a portarti in salvo!”

“Grazie tante…noi abbiamo fatto le belle statuine, Naho?” chiese Eichi, staccandosi dall’abbraccio di Miiko che gli era andata incontro.

Naho si grattò la testa imbarazzata, proprio come avrei fatto io al suo posto, e facendo l’inchino rimediò alla sua gaff “Grazie anche a voi ragazzi!”.

Spostai il mio sguardo su Kumiko, la quale era rimasta accanto a Sakura stringendole la mano. Mi guardava con un’aria seria e sinceramente non riuscii a capire cosa pensasse.

Mi avvicinai a lei e le chiesi come stesse.

Fortunatamente stava bene e la ringraziai per essere andata a chiedere aiuto.

“Non l’ho fatto per te, è stato per caso che ho incontrato la mamma e…tutti gli altri!”. Ci tenne a precisare. Che non le piacevo l’avevo capito, ma avrebbe cambiato idea…o almeno speravo.

“Grazie comunque!” le dissi accarezzandole la testa.

“Bene, io vado a portare Shikamaru a casa e poi me ne vado a dormire. Rapporto lo facciamo domani!” disse Sasuke allontanandosi.

C-cosa? Ma…ma…” cominciò a balbettare Kakashi.

“Anch’io me ne vado. Ho proprio voglia di farmi una lunga doccia!” disse Sora imitando il mio compagno.

Ehi…io vorrei…” continuò a balbettare l’hokage.

“Tu invece mi devi offrire una cena. Scelgo io il posto!” disse Miiko tirando Eichi per un braccio, il quale già piagnucolava per i soldi che avrebbe perso.

“Qualcuno mi vuole dire che diavolo è successo?” disse Kakashi vedendo tutti allontanarsi, senza che nessuno lo considerasse.

Mi fece pena, tanto che decisi di fare rapporto io stesso, ma non prima di aver portato a casa le mie bambine.

 

Pov Naho.

Ormai conoscevo bene la via per tornare a casa e saltellando davanti a tutti, facevo strada.

Ero felicissima.

Finalmente la nostra famiglia era riunita.

Mi girai verso mia sorella sperando di non trovarla incavolata come sempre.

Non mi sorpresi di leggere sul suo visto stupore per quanto la circondasse. Ricordo bene cosa avevo provato io a vedere la  meravigliosa Konoha e potevo bene comprenderla.

Improvvisamente mi ritrovai a pensare al nostro rapporto. Mi domandavo se sarebbe cambiato o se avrebbe continuato a essere gelosa di me. La verità e che avrei tanto voluto un rapporto simile a quello che c’era tra Akai e Daiki. Erano inseparabili, al di là del legame che avevano l’uno verso l’altro.

“Papà Kurama!” urlai una volta entrati in casa. Egli era li davanti alla porta, con i miei fratelli che giocavano a cavalluccio sopra di lui.

“Ma guarda un po’ te! Noi due a rischiare la pelle, mentre lui se ne stava qui tranquillo a giocare!” disse Naruto divertito.

“E lui chi è?” chiese Kumiko, quando papà Kurama la saluto e leccò il viso. Al contrario di me non si era spaventata a ritrovarsi una volpe, grande almeno il doppio rispetto a lei, davanti.

Kumiko!” urlarono Daiki e Akai, riconoscendo mia sorella e come era previsto, solo il secondo fece le feste a Rei, sebbene non sembrasse gradisse la cosa.

“Hai visto? Abbiamo altri due fratelli! Sono simpatici, ma Daiki ci metterà un po’ ad abituarsi a te, mentre Akai già ti adora!” dissi sorridendole.

“Certo, è un cane!” mi disse in modo sgarbato e allontanandosi da nostro fratello.

“Adesso basta!” dissi sbattendo un piede a terra perdendo la pazienza “Non siamo più da Kabuto, possiamo cominciare una nuova vita e non rovinerai tutto con il tuo pessimo carattere!” le urlai “Non hai più motivo per essere arrabbiata col mondo intero!” le dissi.

“Questo lo dici tu! E poi non ti ho mai sopportato, perché ora improvvisamente dovrei volerti bene?!” mi chiese urlando.

Non le risposi, tanto qualsiasi cosa le avessi detto non avrebbe cambiato niente. Il fatto di essere sorelle per lei non era importante.

Mi morsi il labbro delusa. Una mano dolce mi sfiorò la testa e girandomi di lato, vidi papà abbassato alla mia altezza che mi sorrideva.

Naho, tu hai avuto un po’ di tempo per abituarti a queste novità. Kumiko è appena uscita da un momento difficile, è dura per lei!”

Annuì. Lo sapevo questo, ma anche io avevo vissuto la sua stessa vita. L’unica differenza era che sapevo la verità e che il male che ci veniva fatto non era compiuto dal nostro vero papà e forse, era proprio questa coscienza a farmi credere che ci fosse un mondo migliore che mi aspettava fuori da quelle mura di roccia e che qualcuno là fuori mi amasse e mi cercasse disperatamente.

Il mio cuore era rimasto aperto grazie  a quella speranza, mentre quello di Rei si era chiuso, sperando non in modo definitivo.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Famiglia ***


Capitolo 26: Famiglia

 

 Pov Naho

 

Papà Naruto era dovuto uscire a fare rapporto all’hokage e io, aspettando che tornasse per giocare con lui, avevo deciso di passare del tempo con i miei fratelli. Akai era davvero pieno di energie, saltava di qua e di là come un pazzo, trascinandosi mezza casa dietro e sebbene la mamma lo rimproverasse, niente sembrava fermarlo. Daiki non era da meno, passata la timidezza iniziale, si scatenava e lo rincorreva per tutta la casa, per poi ritrovarsi improvvisamente per terra a piangere per essersi fatto male.

Ma quelle lacrime passavano subito, perché Akai lo raggiungeva e cominciando a leccargli il viso, lo faceva scoppiare a ridere per il solletico.

Mi divertivano un sacco quei due e di tanto in tanto, con la coda dell’occhio, osservavo mia sorella, come se sperassi di vederla avvicinarsi chiedendoci di unirsi a noi. Rincorrersi e giocare a nascondino era un vero spasso ed era ancora più divertente quando anche papà Kurama, dopo essere stato stressato da noi, decideva di partecipare. Peccato che niente in casa fosse abbastanza grosso per nasconderlo.

Una vittoria facile per noi.

Rei era seduta sul divano del salotto insieme alla mamma, che aveva preso a spazzolarle i capelli. Una cosa tipicamente femminile a cui avrei voluto partecipare, ma conoscendo Rei, sapevo che avrebbe visto la mia intrusione come un mio tentativo di rubarle la mamma, quindi decisi di lasciar perdere, di dare ascolto a papà Naruto, di lasciarla abituare e di aprirsi piano piano.

Papà era convinto che prima o poi sarebbe stata lei a cercarmi e a cercare lui, anche se quest’ultima cosa non l’aveva espressa.

“Mamma, ho fame, ho fame, ho fame!” urlò Akai saltando sul posto.

La mamma osservò l’ora e si accorse che il tempo era volato e che era quasi ora di cena.

Si accinse a fare le codine a Rei per poi preparare la cena, ma mia sorella la interruppe.

“No, non voglio le codine, voglio essere diversa, li voglio sciolti come i tuoi!” disse sorridendole.

Mi sentii ad un tratto triste, non so perché avesse sentito l’esigenza di cambiare pettinatura. Le codine era l’unica cosa che avevamo in comune e ora si era sbarazzato anche di quello. Mi sentii improvvisamente triste e dovetti trattenere le lacrime che volevano uscire, ma resistetti poco e cercando di non farmi notare, mi recai in camera mia.

 

Pov Kurama

 

Raramente mi ero sentito felice in vita mia. Io ero solo un ammasso d’odio, che credeva di essere incapace di provare altro, soprattutto amore, eppure Naruto era riuscito a farmi cambiare e insieme ai miei cuccioli, a farmi conoscere questo sentimento. Ammetto che il più delle volte era difficile. Era molto più semplice quanto si distruggeva tutto, fregandosene del male che facevi agli altri, ma ora potevo capire perché gli umani lottassero tanto per proteggere i loro cari. Anche io avrei fatto di tutto per salvare i miei piccoli e se in genere niente mi avrebbe potuto spaventare, la rinascita del Juubi mi spaventava davvero. Non lo davo a vedere, ma sapevo di non essere forte abbastanza, non lo era Naruto e non lo erano tutti i ninja del villaggio messi insieme.

Insomma non avrei saputo cosa fare per risolvere questo pasticcio. Mi sentivo debole, incapace e piccolo ed era proprio quello che gli abitanti di Konoha avevano provato quando io attaccai il villaggio anni orsono.

Si riesce a comprendere gli altri solo quando si indossano i panni altrui, ma nonostante quella preoccupazione, quella prima sera con tutta la famiglia riunita mi, cancellò tutti i brutti pensieri.

Come era ovvio che accadesse, si sentiva un po’ di rigidità nell’aria, dovuta alla nuova situazione, cosa che non sembrava preoccupare i due maschietti, ma Kumiko, nonostante si trovasse in una situazione rilassante, si guardava intorno e si poteva capire che la sua testa era piena di pensieri e  Naho rideva e scherzava, ma era nervosa. Lo percepivo dal suo chakra e dalle continue occhiate che lanciava alla sorella e la mia percezione venne confermata quando la vidi andare in camera con le lacrime agli occhi.

Kumiko si guardava allo specchio meravigliata. Il suo nuovo vestito le piaceva molto e la pinzetta messa a tenerle su i capelli che Sakura le diede successivamente, le fecero illuminare gli occhi. Si capiva benissimo che queste bambine erano cresciute senza niente. Lo si vedeva dal brillare dei loro occhi alla minima novità.

Naho?” chiamò Sakura vedendo che la bambina era sparita.

“Tranquilla, è andata in camera sua!” le dissi subito. La paura di vedere sparire una delle due, anche se solo perché andate in un’altra stanza, le faceva temere che qualcosa fosse successo.

Sakura si recò alla porta della camera e aprendola lentamente, vide la bambina sdraiata sul letto con un peluche abbracciato al petto.

“Tesoro, cosa è successo?” chiese la donna preoccupata.

N-niente!” disse la piccola con un singhiozzo, istintivamente abbassai le orecchie.

“Lo sai che puoi dirmi tutto no?” le disse Sakura facendo un passo per entrare nella stanza, prima che Kumiko l’afferrasse per un braccio.

“Mamma, guarda!” disse la bambina cercando di attirare l’attenzione.

Sakura avrebbe voluto dire alla bambina di aspettare un attimo, ma da quanto mi aveva detto Naruto, tra lei e Naho c’erano problemi, soprattutto legati sulle preferenze di colui che fino a qualche giorno prima Kumiko chiamava padre.

Volevamo evitare che iniziasse a pensare che Sakura preferisse Naho a lei e decidi di parlare io con Naho, lasciandola a Kumiko.

Naho era molto matura per la sua età e avrebbe compreso che quelle attenzioni verso Kumiko non erano dovute a preferenze.

Saltai sul letto facendolo sprofondare e osservai Naho dall’alto al basso.

Ella mi osservava con i suoi occhioni azzurri tanto simili a quelli di Naruto e asciugandosi le lacrime disse “Papà, credi che Rei mi odierà per sempre?”

Mi sorprese quella domanda, soprattutto dato che sarebbe stato più logico il contrario, in quanto molto simile a me, anche se dato le sue sembianze umane non sembrava.

“Te l’ha già detto Naruto no? Deve solo abituarsi a questo cambiamento e vedrai che capirà che quello che è successo non ha niente a che vedere con te, cambierà atteggiamento!”

“Si, ma quanto ci vorrà? Non so quanto potrò resistere ancora! Litigare è normale lo so, ma lei mi rivolge sempre uno sguardo cattivo. Non ricordo mai averla sentita dire qualcosa di carino nei miei confronti!” mi confessò.

“E tu? Le hai mai detto qualcosa di carino?” le chiesi.

La vidi rifletterci su “Bhe non è che la gentilezza fosse proprio qualcosa a cui eravamo abituate…gli insulti erano all’ordine del giorno e…bhe forse un paio di volte credo di aver provato ad aver un approccio positivo con lei, ma è andato male! Ma al di là se io sia mai stata gentile con lei o meno, anch’io sono cresciuta nel suo stesso ambiente. A differenza di come crede lei, Kabuto non mi ha mai trattato con i guanti, anzì…molte volte ho avuto paura di lui, eppure lei è convinta che mi adorasse, mi coccolasse o altre cose del genere. Continua a crederlo anche ora che ha scoperto tutto, è convinta che la mia vita sia stata migliore della sua. Invece no, abbiamo sofferto entrambe eppure io cerco di rimediare al tempo perduto, di essere allegra e spensierata e di sorridere a tutti, mentre lei è scorbutica e antipatica!” mi disse mettendo il broncio.

Le leccai il viso “Io non credo sia questione di essere scorbutica o antipatica. Io credo che sia una maschera. Una sorta di autodifesa contro tutto quello che ha dovuto passare e che ha dovuto crearsi per sopravvivere. Ti svelerò una cosa. Io non ho reso le cose facili a Naruto quando era un bambino e solo io so che tipo di ragazzino era quando era da solo in casa. Non passava giorno in cui lui non si rinchiudeva in casa a piangere lacrime e lacrime, sdraiato sul suo letto, esattamente come te in questo momento, ma sapeva che se si fosse fatto vedere vulnerabile dal villaggio, lo avrebbero…ehm…diciamo deriso, preso in giro e anche picchiato, e ha fatto l’unica cosa che poteva fare per sopravvivere in quell’ambiente ostile che poi è stato semplicemente questo villaggio. Faceva i dispetti, faceva la faccia da duro e minacciava gli abitanti del villaggio che un giorno, una volta diventato hokage, avrebbe mostrato lui di che pasta era fatto. Kumiko è simile a lui su questo fatto, mentre tu hai ereditato da Naruto  quella parte di lui che non si arrende alle difficoltà e che sorride alle nuove opportunità e che da una mano a chi è in difficoltà, ed è proprio questo di cui necessità Kumiko, una mano a lasciarsi il passato dietro le spalle!” le dissi.

Naho si mise seduta e guardandomi negli occhi accennando a un sorriso mi rispose

“Ci proverò papà!” e un caloroso abbracciò mi cinse il collo, cosa che si sciolse quando corse di sotto per andare ad accogliere l’altro papà.

 

Pov Naruto

 

“Sono a casa!” urlai facendo sbattere la porta con poca delicatezza, essendo stato costretto a doverla chiudere con i piedi.

“Papà!” urlò Naho correndomi incontro e stringendomi in vita.

“Papà!” urlarono contemporaneamente Akai e Daiki, che come loro sorella, mi corsero incontro, con l’unica differenza che venendomi incontro troppo energeticamente, rischiarono di farmi cadere quello che tenevo in mano in precario equilibrio.

“Grazie Kurama!” dissi quando la volpe riuscì a salvare tutto in estremis. Ci sarei rimasto davvero male se tutto fosse andato perduto e soprattutto se mi fosse toccato anche pulire.

Naruto, cos’è quella roba?” mi chiese Sakura affacciandosi dalla cucina, seguita da Kumiko che curiosa l’aveva imitata.

“Ma che bella signorina!” le dissi vedendola e osservando il suo nuovo look.

La vidi abbassare la testa e distorcere lo sguardo da me. Sembrava un po’imbarazzata.

Sorrisi, almeno non mi aveva mandato a quel paese.

“Allora?” mi chiese nuovamente Sakura, indicandomi i dieci contenitori che avevo preso.

“Che domande, abbiamo la famiglia riunita e dobbiamo festeggiare. Ramen per tutti!” disse sorridendo.

Ramen, ramen, ramen!” Akai e Daiki erano entusiasti dell’idea, diversamente da Kurama e da Sakura che guardandomi storto con le mani sui fianchi, mi rimproverò “Ramen? Naruto, vuoi festeggiare e tu porti del ramen? Non vorrai che anche Kumiko e Naho comincino a ingozzarsi di quella roba!” mi disse.

“A me piace il ramen!” disse Naho in mia difesa.

“Ci rinuncio!” disse Sakura entrando nuovamente in cucina. “Abbia almeno la decenza di apparecchiare!” mi disse incastrandomi. Odiavo apparecchiare, lavare i piatti e stendere la roba e quando potevo me la svignavo, ma per quella volta accettai o avrei rischiato grosso.

Naho, Akai e Daiki mi diedero una mano, e i due maschietti si ritrovarono a litigare per chi avesse il piatto azzurro.

“Basta voi due, il piatto azzurro lo prendo io!” dissi divertito dalle loro facce imbronciate.

Mi rivolsi a Kumiko chiedendole dove aveva preferenza di sedersi e che colore voleva come stoviglie. Sakura non amava molto avere la tavola color arlecchino, ma ai bambini piaceva così tanto che si era rassegnata.

“Voglio stare accanto alla mamma!” disse a bassa voce per poi alzare lo sguardo verso Sakura, per assicurarsi che a lei stesse bene.

Non mi disse il colore. Continuava a fissarmi come a voler capire se davvero mi interessasse sapere qualcosa di lei.

Sospirai non ricevendo risposta, ma ci pensò Naho a dirmi quale piatto le sarebbe piaciuto.

“Ti metto questo, va bene?” le chiesi sperando in una sua reazione e almeno un cenno con il capo arrivò.

I bambini, Kumiko compresa, si erano spazzolati via il loro piatto in un battibaleno.

Scoppiai a ridere, avevano preso tutto da me.

“Che sia chiaro, il ramen si mangia solo una volta alla settimana!” disse mia moglie per la millesima volta.

“Ma mamma, io lo voglio mangiare sempre!” disse Daiki e io appoggiando mio figlio e facendo gli occhioni da gatto dissi “Si, lo voglio anche io mamma!”

Naho si divertì molto a quella scena e giurerei di aver visto Kumiko fare un sorriso, dopo che la sorpresa del nostro modo di comportarci fosse passato.

 

Pov Kumiko

 

Ok, se quello era un sogno non avrei mai voluto svegliarmi. Tutto mi sembrava così assurdo, così irreale da essere convinta che tutto quello non fosse reale.

Mi piaceva quell’ambiente colorato, mi piaceva quel posto pieno di allegria, mi piaceva la mia camera e mi piaceva quel letto morbido che mi accoglieva calorosamente e condividevo con mia sorella.

Sebbene era tutto così perfetto, non riuscivo a chiudere gli occhi e a prendere sonno. Pensavo che chiudendo gli occhi avrei messo fine a quel sogno meraviglioso.

Mi girai di lato, la mia posizione preferita e vidi Naho dormire di lato molto lontano da me, stava quasi per cadere a terra e sapevo perché del suo distacco. L’avevo di nuovo trattata male prima di andare a dormire. Mi veniva spontaneo essere aggressiva con lei. Ero sempre stata invidiosa di lei. Lei era sempre quella al centro dell’attenzione, quella più brava in tutto e anche se eravamo uguali la trovavo anche più carina di me. Insomma io mi sentivo sempre la seconda, quella a cui nessuno faceva caso. Per Kabuto ero invisibile, per i bambini del villaggio con cui giocavamo nel paese del ferro ero l’assurda bambina aliena dai capelli rosa, ed ero stata la seconda a essere ritrovata.

Sempre due, due, due. Odiavo quel numero e una volta tanto avrei voluto essere prima, la preferita…la numero uno.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** felicità ***


Un capitolo molto discorsivo, dedicato completamente a Kumiko.

Spero possa piacervi e ho colto l’occasione per introdurre nuovamente un personaggio scomparso da capitoli.

Buona lettura e lasciatemi una recensioncina.

 

Capitolo 27: Felicità

 

 Pov Kumiko

 

Fu Naruto a svegliarmi quel giorno. Era passata una settimana circa da quando ero tornata in quella che avrebbe dovuto essere la mia vera casa.

Ora potevo dirlo con certezza. Non era un sogno. Impossibile altrimenti che durasse così a lungo. Inoltre, tutte le emozioni che provavo erano troppo intense perché potessero essere partorite dalla mia mente.

Mio padre mi blaterava qualcosa senza che lo stessi ad ascoltare. Ero troppo presa dai miei pensieri e pare rendersi conto della mia distrazione, perché sospirando mi disse di raggiungerlo in cucina quando fossi stata pronta.

La mia arrabbiatura nei suoi confronti non era passata, sebbene Naruto facesse di tutto

pur di starmi simpatico e forse in un contesto diverso lo avrei anche adorato, ma gli davo la colpa di quello che era successo.

Sei anni…sei anni buttati al vento cercando di piacere a un uomo che non gli importava niente di me. Mi veniva una grande rabbia al solo pensarci, mentre se fossi cresciuta qui in quell’ambiente meraviglioso, probabilmente al mio vero padre sarei piaciuta così come ero, con pregi e difetti.

La mamma era tornata a lavorare e Naruto era andato agli allenamenti con il suo team e noi figli rimanevamo o in casa o in giro per il villaggio. Mi piacevano molto quelle uscite, mi sentivo libera, sebbene sapessi che Kurama ci teneva sempre sotto controllo, non facendosi sempre vedere. Erano ossessionati dal fatto che poteva capitarci qualcosa.

Decidemmo di andare al parco quel giorno. Era giornate estive quindi non c’era scuola. Sarebbe cominciata fra qualche settimana, ma non sapevo cosa fare, se scegliere una scuola per civili o l’accademia ninja. Mia sorella a quanto pare aveva già le idee chiare…voleva essere una ninja.

Che stranezza è la vita, a vederci sembra che fra le due, la più litigiosa sia io e che quindi non  mi farei problemi a buttarmi nella mischia dei combattimenti. Invece, sebbene sapessi fare qual cosina, imparata osservando Kabuto e mia sorella, combattere non mi piaceva.

Ma una cosa che amavo c’era. Adoravo disegnare. Quante volte mi sono rinchiusa nella mia stanza impiastrare i pochi fogli che avevo, a volte arrivando a usare anche i muri. In quel modo, scaricavo tutta la mia frustrazione e la rabbia che provavo e non mi dispiaceva l’idea di intraprendere una carriera artistica. Una cosa mi seccava alquanto. Se mia sorella si faceva uccidere in battaglia, morivo anche io e viceversa. Due in una.

Non mi rassicurava molto sta cosa e speravo sinceramente che esistesse un metodo per eliminare questa possibilità, anche se probabilmente questo mio legame con Naho era stato per me un salvagente in questi anni, dato che Kabuto non avrebbe avuto problemi a eliminarmi.

Pensavo a tutto questo mentre stavo seduta sull’altalena del parco vicino casa. Mi piaceva il vento nei capelli e quella frescura sul viso.

Mia sorella invece preferiva giocare a nascondino con delle sue nuove amichette, mentre Akai e Daiki erano sulla sabbia a giocare a costruire i due castelli.

Mi meravigliavo sempre del bisogno che avevano l’uno dell’altro. Ok essere molto legati, ma mi sembrava strano che non provassero mai il bisogno di stare separati.

Però il loro momento di tranquillità finiva presto, perché gli altri bambini, inteneriti dall’aspetto di Akai, lo circondavano accarezzandolo, coccolandolo e  tirandogli la coda e le orecchie. Capitava talmente tanto spesso che un giorno, per liberarsi da quella tortura, Akai si trasformò…un secondo Daiki con i capelli rossi.

A mia madre prese un infarto, pensando che suo figlio avesse combinato qualcosa di assurdo tanto da colorarsi i capelli.

Akai però, a differenza di Naho, non amava stare in quelle sembianze e appena scappato pericolo, tornava a vestire i panni di cucciolo di volpe.

Un pomeriggio però mi stancai di stare al parco giochi. Volevo disegnato e mi allontanai con il mio quadernino viola. Me lo aveva regalato Naruto quando aveva scoperto che mi piaceva disegnare. Ammetto…era stato davvero carino, ma la mia diffidenza nei suoi confronti non sparì con quel piccolo gesto, anche se cominciò a scemare.

Mi spostai in un luogo più tranquillo e destino volle che capitassi accanto a un campo di allenamento. Vi era un insegnante intento a indicare gli esercizi da fare ai suoi allievi.

Mi incuriosii e mi misi alla ricerca del campo di allenamento di Naruto.

Non ci misi molto a trovarlo.

Stava ingaggiando una lotta corpo a corpo con il figlio di Sasuke, mentre la figlia di Shikamaru stava a guardare annoiata.

Mio padre non sembrava fare per niente fatica a parere i colpi del ragazzo e nel mentre gli spiegava dove correggersi e dove invece agiva nel modo corretto.

Mi stupii. A casa sembrava una persona diversa, era allegro, spensierato, quasi stupido e svampito, sul lavoro invece, mantenendo quella nota di allegria, diventava professionale e si capiva che quello che faceva gli piaceva.

Decisi di rimanere lì a disegnare. Mi piaceva le posizioni che assumeva Fugaku quando stava per attaccare e provai a rappresentarlo.

Quando lo scontro finì, fu il turno di Shiori che si era appisolata guardando le nuvole.

Lei era meno interessante da disegnare, la trovavo poco invogliata a combattere. Se avesse potuto, avrebbe continuato a dormire e mi o padre non si fece scappare una nota di rimprovero per questo.

Mi guardai in giro cercando qualcos’altro da disegnare e notai qualcuno che non avevo mai visto. Mi sembrava quasi una ninfa dei boschi. Una ragazzina dai capelli chiari e lunghi e occhi azzurri. Era molto bella e mi incuriosì il suo curiosare l’allenamento di mio padre.

Mi avvicinai e si spavento quando le rivolsi la parola.

“Ciao!” dissi semplicemente.

“Oh c-ciao!” mi guardò sbattendo le palpebre. Forse non si aspettava di vedere una bambina come me in quel luogo.

“Tu chi sei?” le chiesi. Aveva un bel nome “Merodi!”

“Io sono ehm…Rei, Kumiko…a seconda a chi lo chiedi!” dissi alzando le spalle, infatti mia sorella continuava a chiamarmi come era abituata e io non sempre rispondevo al nome Kumiko…ci mettevo un po’ a capire che ero interpellata “Sono la figlia di Naruto!”

Mi guardò sorpresa.

Ma…scusa se te lo chiedo, ma non eri stata rapita?”

Abbassai il capo “Lo ero…fino alla settimana scorsa!”

Mi sorrise dolcemente “Quindi il sensei è riuscito a trovarti, sono felice per voi!”

Storsi il naso “Si, ci ha messo solo sei anni!” dissi con sarcasmo e a quanto pare se ne accorse.

“Sei anni sono tanti, ma da quello che ho sentito, Naruto ha fatto i salti mortali pur di trovarti. Ha smesso anche di insegnare fino a pochi mesi prima di trovarti!”

Sussultai “Ma sembra piacergli così tanto!”

Merodi annuì.

Spostai il mio sguardo su mio padre. Aveva rinunciato a una cosa che amava per trovarmi. Aveva dato maggiore importanza a me. Sentii una morsa al cuore…non saprei dire se di tristezza o felicità…probabilmente la seconda.

“Ma allora se ha fatto tanto per cercarmi, perché non mi ha trovato prima. Insomma, secondo me se si fosse dato così tanto da fare, mi avrebbe salvato anni fa o addirittura impedito il mio rapimento!”.

Merodi scosse la testa “Non so risponderti, io so poco del sensei, ma so che il mondo è ingiusto e non sempre le cose vanno come vorremmo, ma di certo tuo padre non ha voluto il tuo rapimento, ne ha voluto che il tuo ritrovamento avvenisse così tardi. Non lo conosco bene come gli abitanti del villaggio, ma per quel poco che sono stata con lui, lo posso affermare con certezza! Lo vedo anche per quello che sta facendo per me!”

La guardai stranita.

“Cioè? Non mi pare ti stia allenando, infatti mi domandavo che ci facevi qua. Se è il tuo sensei perché non sei là ad allenarti?”

“Non sono più una sua allieva!” mi rispose con voce triste.

“Come?”

Mi sorrise tristemente “Bhe diciamo che è accaduto una cosa simile alla tua. Sono stata portata via da lui a causa del nove code e per quanti sforzi stia facendo per riavermi con la sua squadra, non riesce a riportarmi indietro!”

Guardai nuovamente Naruto, che in quel momento stava ridendo, vedendo Fugaku e Shiori  bisticciare per una sciocchezza.

“Però a me non sembra molto dispiaciuto. Non sembra senti la tua mancanza!”

Merodi scrollò le spalle “Che cosa deve fare? Non può mica mettersi in un angolino a commiserarsi, deve andare avanti, perché ci sono altre persone che dipendono da lui. Io non ci sono, ma i miei compagni hanno tutto il diritto di continuare ad allenarsi per diventare ninja, non credi?”

Ci pensai su “Si, credo di si! Ma non ti fa rabbia?”

Merodi scosse la testa “Si, ma non Naruto. Mi fa rabbia colui che ha portato a tutto questo…mio padre senza pensare al male che ha fatto!”

Guardai a terra e bisbigliai “Quindi io dovrei avercela con Kabuto!”

“Hai detto qualcosa?” mi chiese Merodi.

Scossi la testa e sospirai. Poi improvvisamente mi sentii sollevare da terra da due forti mani. Non mi aspettavo niente del genere e cominciai a scalciare, beccando qualcosa.

La presa si allentò e girandomi vidi mio padre piegato a metà e dolorante, con dei goccioloni enormi sugli occhi.

Capii che era stato lui a prendermi, forse nel tentativo di prendermi in braccio e io agitandomi lo avevo colpito nel suo punto debole.

Kumiko, se non volevi altri fratelli, mi sa che ci sei riuscita!” disse aprendo un occhio, ancora sofferente. Non capii cosa volesse dire…insomma che centrano altri fratelli?

“Ciao Merodi!” disse appena si fu ripreso “Dimmi che sei qua per qualche buona notizia!”

La sua allieva abbassò la testa e l’aria di mio padre si fece triste, ma ciò nonostante cercò di rincuorare Merodi.

“Vedrai che prima o poi tuo padre capirà, basta non arrendersi!” le disse facendole una carezza in testa, proprio come aveva cercato di fare come me, per dimostrarmi il suo affetto, sebbene non glielo avessi mai permesso.

Sensei, dato che c’è Merodi, possiamo fermarci qui? È da tempo che non passiamo più del tempo insieme!”

Lo vidi annuire per poi chiedermi se mi volessi unire a loro.

Andammo a mangiare in un localino carino e il pranzo fu veramente piacevole. Era la prima volta che facevamo qualcosa solo io e lui, senza i miei fratelli intorno.

Ne fui felice.

Lo vedevo sempre così legato a Naho, che nonostante le sue attenzioni, temevo mi trovasse noiosa o non so come.

Mi sono dovuta ricredere. Per tutti e tre i miei genitori, c’era spazio per tutti e forse potevo davvero cominciare a stare più tranquilla, senza lottare per avere l’attenzione di qualcuno.

Salutammo gli allievi di mio padre e noi due, uno accanto all’altro, ci incamminammo verso casa.

Alzai il mio sguardo. Papà era alto, così alto che mi sembrava irraggiungibile, ma qualcosa era alla mia portata. Allungai la mano e afferrando la sua, gliela strinsi, aspettando che ricambiasse la presa, cosa che con sommo piacere non tardò.

Per la prima volta potevo definirmi davvero felice.

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** I pregiudizi di una persona ***


Capitolo 28: I pregiudizi di una persona

 

Pov Sakura

Nonostante le preoccupazioni create da Kabuto e dalle sue probabili intenzioni di distruggere il mondo, era stato un periodo felice che mai avevo vissuto in vita mia. Alla mia famiglia era già capitato di vivere momenti sereni, perché anche in assenza di Kumiko e Naho, Daiki e Akai ci riempivano di gioia, ma quello che stavamo vivendo adesso poteva definirsi perfetto, una perfezione che veniva a mancare quando sentivo la porta di casa sbattere violentemente.

Sospirai.

Era da un paio di giorni che Naruto tornava a casa molto arrabbiato e in condizioni disastrose.

Lo trovai malamente sdraiato sul letto matrimoniale, con una gamba a penzoloni.

Naruto, tutto bene?” gli chiesi, nonostante fosse una domanda stupida, ma era un modo per farlo parlare, perché sapevo che necessitava di essere ascoltato.

“Si, si tutto bene!” disse scocciato e dopo aver sospirato e essersi tolto il copri fronte, fissando  il soffitto, si corresse “No, non va affatto bene. Mi sono nuovamente scontrato con il padre di Merody!”

“Quando dici scontrato… intendi?”

“Che l’ho preso a calci!” sospirò “no… anche se sono tentato.       Ho avuto uno scontro verbale con lui e io sono stato come al solito il perdente!”

Mi rattristai, pensavo che i pregiudizi verso Naruto fossero finiti del tutto, ma a quanto pare Kurama suscitava ancora parecchio timore in giro per il mondo.

“Sai qual è la cosa buffa?” mi chiese “Che Sasuke mi ha difeso. Quando quell’uomo ci è andato giù pesante con gli insulti, quel teme non si è trattenuto e…ho scoperto che Sasuke ha un vocabolario molto più saporito di quel che credevo!” disse sorridendo nervosamente.

Io invece non ero per niente sorpresa di un tale gesto.

Sasuke non è certo il tipo che dimostra di essere legato a qualcuno, ma si è ormai che capito che il legame che ha verso di te è quasi morboso, come il tuo nei suoi confronti!”

Sarà…ma secondo me si è scaldato per sfogare la sua rabbia, dopo che l’ho sconfitto nuovamente in allenamento” disse mettendosi seduto e facendomi segno di sedermi accanto a lui.

“Mi sembrava di aver capito che vi fermaste sempre prima di arrivare a un vincitore proprio per non cominciare a litigare fra voi due su chi fosse il migliore! Lo sai che ora Sasuke diventerà paranoico!” dissi esasperata.

Naruto sorrise “Tranquilla, non l’ho sconfitto. Ci siamo fermati quando abbiamo cominciato a sentire le nostre forze venire meno, ma lui era  più stanco di me…quindi a suon di logica, il vincitore sono io!” disse mio marito con orgoglio.

Alzai gli occhi al cielo. A volte quei due mi sembravano dei bambini, bambini che giocavano duramente e che dovevano sempre essere aggiustati una volta rientrati a casa.

Negli ultimi tempi quei due si incontravano il pomeriggio per allenarsi e migliorare le loro tecniche, per essere pronti ad affrontare Kabuto, senza rendersi conto di esagerare. Più volte mi era capitato di dover sistemare una slogatura alla spalla o a una caviglia  ad entrambi e anche quella sera dovetti curare qualche ferita a mio marito.

Sentii Naruto sospirare, il cattivo umore era ritornato e successivamente lo sentii dire “Sakura…pensi che ci sarà sempre qualcuno che mi odierà? Insomma posso capire il motivo per cui il padre della mia allieva mi temi e abbia paura dell’incolumità di sua figlia, ma quest’uomo non mi vuole nemmeno ascoltare, me nessun altro che prova a difendermi. Io non so come fargli capire che non sono un demone assetato di sangue e che nemmeno Kurama lo è!”

“Purtroppo i pregiudizi sono difficili da combattere. Kurama è stato temuto per secoli e secoli ed è difficile per coloro che non ci vivono a stretto contatto credere che in pochi anni sia diventato…diciamo pacifico!”

Naruto sbuffò “si lo so, ma…ah lasciamo perdere!” Si alzò per dirigersi verso la porta del bagno. Sapevo che dopo una doccia si sarebbe mangiato tutto quelllo che c’era in frigorifero per recuperare le energie e decisi di preparargli qualcosa di speciale che potesse metterlo di buon umore e nel mentre pensai a qualche soluzione.

 

L’indomani mattina decisi di darmi da fare. Mi alzai prima di Naruto e sebbene il mio turno in ospedale iniziasse dopo pranzo, mi preparai per uscire.

“Mamma, dove stai andando?” mi chiese Kumiko, alzatasi probabilmente riconoscendo i miei passi.

Le dissi le mie intenzioni facendole promettere di non rivelare niente a nessuno. Accettò, ma solo a condizione che la portassi con me.

 

Bussai alla porta di una villetta ai confini del villaggio dove si trovavano i membri del clan Uta. Mi aprì una signora dall’aspetto carino e simpatico  che mi informò che suo marito e sua figlia non erano in casa.

Mi era andata male. Il mio proposito di aiutare Naruto era andato a quel paese, fino a quando non vidi mia figlia correre verso la direzione opposta di dove eravamo diretti.

La richiamai, ma solo quando la raggiunsi capii il perché della sua piccola “fuga”.

Merody e suo padre si trovavano vicino al fiume che tracciava i limiti del villaggio ad allenarsi.

L’uomo era molto duro e sembrava rimproverare la figlia quando questa, esausta, cadeva a terra sfinita.

“Non le sembra di esagerare? È mattino presto e dalle vostre condizione si direbbe che vi stiate allenando da molte ore!” dissi avvicinandomi alla ragazza che aveva il fiatone. La feci sdraiare un attimo e le diedi dell’acqua per idratarsi un po’.

Kumiko e Naho, quest’ultima unitasi a noi per mio volere, si avvicinarono alla ragazza. Kumiko aveva legato con Merody e le voleva bene. Potevo capirlo dallo sguardo preoccupato che le rivolgeva.

“Lei chi è? Perché si intromette?” mi disse in modo sgarbato l’uomo.

“Per uno che non è originario di questo villaggio, si crede un po’ troppo il padrone di casa. Per sua informazione sono un ninja medico e se non vuole che sua figlia si ammali sul serio, solo per non permetterle di riprendere fiato qualche secondo, sarò io che non concederò fiato a lei!” gli dissi con aria di rimprovero, sebbene il suo volto continuava ad assumere un espressione di presunzione.

“E non mi guardi con quell’aria da superiore. Sono in grado di farle parecchio male!” lo minacciai.

“Senta, io non l’ho cercata, né so perché sia venuta qui…vorrei solo continuare l’allenamento con mia figlia, in quanto non ha un insegnante e l’hokage non sembra volerla assegnare a qualche altro sensei!”

“A me sembrava che ce l’avesse un insegnante!”

“Non era idoneo alle esigenze di mia figlia!” mi disse incrociando le braccia al petto.

“E come può dirlo?” gli chiesi.

“So chi è e non mi fido di lui e nemmeno voi abitanti del villaggio dovreste, ma qui sembrate tutti avere una predilezione per quell’essere!” mi disse l’uomo con aria contrariata.

“Con “quell’essere” intende dire Naruto Uzumaki?” gli chiesi stringendo i pugni per trattenermi da compiere qualche atto di cui mi sarei pentita. Non volevo fargli capire subito chi ero, non volevo che le mie intenzioni di fargli cambiare idea su di lui, fossero personali, perché le mie erano convinzioni soggettive, ma chiunque del villaggio ormai mi avrebbe appoggiato, vedendo mio marito da un lato oggettivo.

“Mi sembra ovvio. Di chi se no? avete altri insegnati non idonei a questo ruolo in questo villaggio?”

“Non abbiamo insegnati che non siano idonei a questo ruolo. Sono tutti qualificati. Di certo non si prende il primo capitato a insegnare. Si prendono ninja esperti di cui ci si può fidare e che hanno protetto il villaggio rischiando la loro vita!”
“A sentirla parlare sembra che quel demone sia una cosa positiva per questo villaggio!”

Gli indicai di guardarsi intorno “Vede qualche cosa che le fa credere che sia una minaccia per Konoha?”

Lo vidi guardarsi intorno “Solo perché il villaggio è integro non significa niente. Non è stato tempo addietro distrutto e raso quasi completamente al suolo?” mi domandò.

“Non è stato ben informato. È stato un membro dell’akatuki a distruggerlo!”

Lo vidi sorridere “Non ci crederò mai!”

“Io ero presente e Naruto non era nemmeno nei paraggi quando è accaduto. È arrivato a fatto compiuto!”

“Quindi quel demone che tutti difendete tanto e che tutti elogiate come buon shinobi, non ha fatto il suo dovere!”

“Ora sta rigirando la frittata? Prima da la colpa a Naruto di aver distrutto il villaggio e subito dopo cambia idea dandogli la colpa di non averlo salvato prima che venisse raso al suolo? Ma che razza di persona è lei che da la colpa di tutto a una persona che ha fatto tanto nella vita, ottenendo come risultati solo calci in faccia?”

Quell’uomo sbuffò “Non mi interessa se sia stato o meno lui a distruggere il villaggio quindici anni fa, fatto sta che più di trent’anni orsono, il villaggio è stato davvero attaccato dal nove code e questo non cambia la mia idea su quell’uomo!”

“Se lei avesse un cervello con cui ragionare signore, farebbe un rapido calcolo, arrivando alla conclusione che Naruto era solo un neonato quando avvenne quel fatto e che il nove code ha ucciso molte persone tra cui anche i suoi genitori, venendo successivamente accusato di tutto quello successo perché il demone è stato sigillato in lui. Questo non è giusto. Sarebbe contento se sua figlia venisse accusata di qualcosa che non ha commesso?”

Merody non ha un demone sigillato in sé. E poi l’appoggio sul fatto che quell’essere non ha colpa per essere scelto come contenitore del Kyuubi, ma in quanto prescelto è diventato una marionetta di quel demone e questo mi basta e avanza per tenere mia figlia lontana da lui!” mi disse non dandomi una vera risposta.

“Ma se fosse Merody al suo posto?” insistetti.

Lo vidi chiudere gli occhi e riflettere “Prenderei dei provvedimenti!” disse serio.

Lo guardai sconvolta “Cosa vorrebbe dire?”

“Noi siamo un clan, che insieme agli Uzumaki, hanno il compito di fermare o eliminare i bijuu in circolazione. Questa è la nostra missione primaria ed è la cosa più importante! Anche la famiglia passa in secondo piano se c’è in mezzo un bene più grande!”

Strinsi i pugni “Con questo vorrebbe dire che eliminerebbe sua figlia pur di togliere di mezzo un demone che potrebbe non rappresentare un pericolo?” chiesi sconcertata.

“Si, in quanto un demone è sempre un pericolo e in quanto Uzumaki, quell’uomo avrebbe dovuto togliersi la vita da un pezzo. Con il suo comportamento ha disonorato il suo clan, non portando a compimento la missione. Potessi lo eliminerei io stes…”

Non riuscii più a trattenermi e gli diedi un pugno in faccia facendolo cadere a terra.

Le bambine mi raggiunsero cercado di farmi calmare e Merody si chinò su suo padre per controllare le sue condizioni.

“Non riusciresti nemmeno ad alzare un dito contro di lui!” dissi con affanno per la rabbia “Ti eliminerei prima che tu possa avvicinarti abbastanza!”

L’uomo mi guardò storto e pulendosi il labbro disse “Tu…tu non puoi capire. Il mio clan ha passato secoli ha combattere contro questi demoni e mai questi mostri si sono dimostrati buoni, mai senza un tornaconto e non sarai tu a farmi cambiare idea su cosa possano fare queste spietate creature, nemmeno se sono racchiuse in un essere umano!” mi disse alzandosi in piedi.

Lo guardai e riflettei sulle sue parole “Anche se posso essere in parte d’accordo sul fatto che difficilmente i demoni possono essere amichevoli, lei distruggerebbe tutto quello che potrebbe essere buono per sua figlia?”

L’uomo mi guardo stranito “Cosa centra?”

“Risponda. Lei distruggerebbe il villaggio dove sua figlia crescerebbe e dove ci sono le persone più care a lei, facendola così soffrire?” gli chiesi guardandolo dritto negli occhi.

“Mi sembra una risposta scontata. Ogni padre vuole bene ai suoi figli e non vorrebbe mai che questi soffrano!” mi rispose.

Sorrisi “Lo stesso vale per Kyuubi. Mettiamo caso che lui non sia cambiato e che abbia intenzione di manipolare Naruto, non credi che non lo farebbe proprio perché i suoi figli amano questo villaggio e le persone che ci vivono?” dissi, mentre lo sguardo dell’uomo diventava sbigottito.

Kyuubi ha dei figli? Non è possibile, io non le credo!”

Naho e Kumiko lo guardarono e la prima disse “Noi siamo un esempio eppure non mi sembra che il mio aspetto sia così spaventoso!”

L’uomo rimase senza parole, ma poi con scetticità scoppiò a ridere.

“Se credi che questa pagliacciata per farmi credere che Naruto sia idoneo a fare da insegnate possa funzionare, perdi il tuo tempo!”

Kumiko mi guardò “è inutile mamma, non ci crede!”

Le accarezzai la testa ormai rassegnata, ma qualcosa che non avrei mai immaginato di vedere, si materializzò sotto i miei occhi.

Naho si mise a quattro zampe e chiuse gli occhi come a volersi concentrare. Un intenso chakra di colore rosso cominciò a circondarla e a bollire. Piano piano i tratti di una bambina di soli sei anni cominciarono a essere sostituiti da tratti più canini, fino a essere interamente ricoperta di pelo quando il chakra si ritirò.

Non avrei mai creduto di vedere mia figlia nelle sue vere sembianze, avendo espresso il suo volere di rimanere umana per sempre.

Aveva un pelo rosso intenso come i suoi capelli che facevano risaltere i suoi occhi azzurri come il cielo. Aveva già tre code che spuntavano a differenza di Akai che ne manifestava solo due.

Merody e suo padre rimasero a bocca aperta, incapaci di dire qualsiasi cosa.

“Ora che  mi sono trasformata, consideri ancora tutta questa storia una montatura?”

L’uomo continuava a fissarla e fece un passo indietro quando Naho provò avvicinarsi.

“Oh andiamo, non mi dirai che ora ti terrorizzo? Eppure credo di avere un aspetto carino?” disse inclinando la testa da un lato rendendola ancora più tenera.

Merody sorrise e provò ad avvicinarsi, ma venne bloccata dal padre che l’afferrò per un braccio.

“Stai lontana da mia figlia. Che il tuo aspetto sia tenero o meno, fa sempre di te un demone e quindi un qualcosa da eliminare!” disse minacciando mia figlia.

Stavo per perdere le staffe, quando un’altra cosa inaspettata mi sorprese.

Kumiko si fece avanti e pestando i piedi a terra disse “Ehi, non ti permetto di parlarle così. Sarà insopportabile per  la maggior parte delle volte, ma solo io ho il diritto di minacciare mia sorella!”

Naho la guardo sorpresa per poi saltarle addosso e leccarla, sebbene Kumiko non gradisse quelle coccole.

“Padre, io ho conosciuto il Kyuubi in persona e non mi è sembrato pericoloso. Inoltre Naruto è stato il mio insegnate per diverso tempo e non ti ha mai creato problemi questo fatto. Se tu non sapessi ancora della sua reale identità, mi avresti lasciato nel suo team e io sarei ancora qui accanto a te, perché Naruto-sensei non sarebbe capace di nuocere a nessuno.

L’uomo fissò la figlia con sguardo serio. Sembrava quasi essersi convinto quando, per la terza volta in  cinque minuti, accadde un’altra cosa inaspettata.

“Sakura cosa è successo?”

Naruto, in groppa a Kurama, ci avevano raggiunti.

“Abbiamo sentito il chakra di Naho. State tutti bene?” chiese preoccupato, prima di notare il padre di Merody.

“Cosa stavi facendo alla mia famiglia? Non ti sbasta prendertela con me? Se so che hai fatto del male alle mie bambine o a  mia moglie, allora si che ti darò un valido motivo per avere paura di me!” disse Naruto guardandolo storto.

Kurama aveva donato lo stesso sguardo minaccioso all’uomo, non aiutando la mia causa.

Naruto, Kurama è tutto apposto. Stavo solo cercando di convicere quest’uomo a far tornare Merody in squadra con te!”

Kurama abbassò le orecchie, sentendosi colpevole per l’ennesimo problema creato a Naruto.

Naruto mi guardò con occhi commossi, poi mi abbracciò.

“Grazie Sakura!”

“Ehi, abbiamo contribuito anche noi!” disse mia figlia tirando i pantaloni di suo padre.

Naruto sorrise “Graz…eh Naho?”

La volpina sorrise “Ti piaccio così?” chiese, mentre Kurama le puliva il pelo, piuttosto felice di vedere la sua cucciola con le sue reali sembianze. “Però credo di aver peggiorato la situazione. Ora oltre a papà Kurama, quel tizio teme anche me!” disse mettendo il broncio.

Naruto sospirò e le accarezzò la testa “Non è colpa tua tesoro, ma è la testardaggine di certe persone a rendere questo pianeta, un luogo a volte spiacevole dove vivere!”

“Non ti permetto di parlare così del sottoscritto!” disse il padre di Merody.

“Vorresti dire che non è così? Chi è che sta facendo soffrire sua figlia e Naruto per colpa mia e per le cose che ho fatto in passato? Sono stato cattivo e potrei benissimo compiere un massacro in un secondo se solo volessi. Volendo potrei ucciderti  in un istante e eliminare il problema, ma la questione è che non voglio. Ora ho dei cuccioli e non voglio che vengano odiati e usati da persone egoiste come lei. Voglio che siano in grado di essere amati e di saper amare e di certo farò in modo di dar loro il buon esempio, sebbene Naruto e Sakura fanno tutto questo in modo migliore del mio. E insegnerò loro anche un’altra cosa, a non dare retta a persone che le giudicano per le loro origini o per il loro aspetto, perché loro sono superiori a quelle persone e non vale la pena di dannarsi l’anima pur di farsi accettare da quegli esseri che sono mostri più di quanto lo possiamo essere noi!” disse per poi voltargli le spalle e affiancare Naruto.

“Andiamocene, è tempo sprecato qui!”disse in un ringhiò, per poi incamminarsi. Tutti noi seguimmo il suo esempio, Naruto però si fermò a guardare Merody e accennargli un piccolo e triste sorriso.

“Adesso basta!” urlò Merody.

Ci girammo verso di lei sorpresi.

Merody, la ragazzina che si era sempre dimostrata timida, ora faceva sentire la sua voce.

“Non ne posso più di questa storia. È ridicolo. Naruto non è pericoloso, né Kurama e i suoi cuccioli. Io ne sono convinta e se non posso essere sua allieva, allora non sarò più un ninja e al diavolo le tradizioni di famiglia. Ninja significa proteggere i propri ideali e le persone a cui si vuole bene giusto? Naruto è una delle persone che amo di più, ma se non posso star lui vicino e proteggerlo, al contrario devo diventare sua nemica perché appartengo a un clan sterminatori di demoni allora…io non trovo più il senso di indossare questo coso!”

Disse la ragazzina togliendosi e gettando a terra il suo copri fronte. Diede un ultima occhiata a tutti, soprattutto al padre, poi se ne andò.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** L’inizio del caos ***


CAPITOLO 29: L’inizio del caos

 

Pov Naruto

 

Ero rimasto a bocca aperta dal comportamento della mia allieva. Merody non mi sembrava la tipica persona da cui aspettarsi un’azione del genere.

Rinunciare a essere ninja. Sebbene fossi d’accordo con le sue parole sul proteggere chi si ama, la decisione da lei presa non mi piaceva. Io di sicuro non ero l’unica persona che amava e non essendo più ninja non avrebbe potuto proteggere nessuno. Ancora una volta  mi ritrovavo in mezzo a una storia assurda, ma non misi becco. Avrei lasciato sbollire Melody. Era una ragazza intelligente avrebbe capito da sola l’errore commesso.

Quella mattina uscii prima del solito per recarmi al campo di allenamento. Era domenica, quindi non avevo l’allenamento con i miei ragazzi. Ma nemmeno il giorno di riposo io e Sasuke ci concedevamo una pausa e  l’ultimo giorno della settimana era quello dove anche Shikamaru e volendo anche gli altri, si univano a noi per degli scontri amichevoli. Era un metodo per metterci alla prova, ma allo stesso tempo una maniera per migliorarci, perché se c’era una cosa che ci caratterizzava tutti quanti, chi più chi meno, era sentirsi troppo inferiori agli altri.

“Ehi dobe, già qui?” mi domandò Sasuke, bellamente appoggiato a un albero.

“Potrei farti la stessa domanda!” risposi io.

“Alleno mio figlio…rimedio agli errori commessi del suo sensei!” disse sorridendo provocatorio.

“Questa  me la paghi dopo, ti prenderò ben benino a calci nel didietro!” dissi, per poi guardami in giro.

“Alleni Fugaku standotene seduto lì?”

“Io sono seduto qui, ma la mia copia è nascosta da qualche parte!” mi disse alzando le spalle.

“Nascosta? È un nuovo tipo di allenamento?” chiesi confuso.

“Sto provando a vedere se Fugaku riesce a trovarmi utilizzando lo sharingan, ma non credo che questo metodo lo aiuterà a sviluppare la sua abilità innata…e la colpa e di Karin!”

Alzai il sopracciglio stranito “Perché? Karin ha terrorizzato tuo figlio tanto da arrestargli la crescita dello sharingan?”

Sasuke alzò gli occhi al cielo “Karin gli ha trasmesso il potere di percepire il chakra e localizzare così le persone, capacità posseduta anche dallo sharingan e temo che questa sua abilità possa impedirgli di fagli sviluppare gli occhi, dato che non ne sente la necessità, sebbene lo sharingan possegga anche altri poteri!” disse Sasuke tranquillo, con una calma che mi sorprese.

“Non sembra infastidirti tanto la cosa!” gli dissi, sedendomi accanto a lui.

Abbozzò un mezzo sorriso e disse “Gli Uchiha sono sempre nati da genitori appartenenti entrambi allo stesso clan e il possedimento dello sharingan era d’obbligo. Ora dato che Fugaku non ha solo dna Uchiha, ho tenuto conto che potrebbe non averlo ereditato, come Itachi non ha ereditato il potere di Karin. Può essere un opzione e ogni giorno che passa, mi rendo conto che questa ipotesi è sempre più veritiera! Difficilmente un Uchiha sviluppa il suo sharingan dopo i dodici anni e mio figlio li compirà a breve…me ne devo fare una ragione.”

“Questo vuol dire che ha ereditato maggiormente il potere degli Uzumaki. Chi l’avrabbe  mai detto che un giorno i nostri clan si sarebbero mischiati!” dissi divertito “Comunque che abbia ereditato maggiormente da te o da Karin, ha la stoffa per diventare un grande ninja!” dissi guardando Fugaku buttarsi a terra esausto.

“è logico…è mio figlio!” disse Sasuke alzandosi in piedi, percependo l’arrivo degli altri nostri compagni.

Chouji, Shikamaru e Kiba ci raggiunsero. Ci salutarono svogliatamente e dai loro visi potei ben capire che avrebbero tanto voluto passare la mattinata a letto.

“Vedo che siete pieni di vitalità!” dissi prendendoli in giro.

“Solo voi due riuscite a essere così pimpanti a quest’ora del mattino!” disse Kiba per poi sbadigliare “Cavoli, il giorno di riposo uno si aspetta di riposare!”

“Nessuno ti ha obbligato a venire!” disse Sasuke incrociando le braccia.

“Ormai siamo qui. Ma siamo dispari, come ci distribuiamo per gli scontri?” chiese Choiji.

“Calma…non avrete intenzione di iniziare subito spero!” disse Shikamaru sdraiandosi a terra.

“Perché no?” dissi all’unisono con Sasuke.

“Ok pappa e ciccia…voi due potete pure cominciare se volete!” disse Kiba sbuffando.

“Mamma  mia quanto entusiasmo. Dato la vostra poca voglia di sfidarci, perché per una volta non ci rilassiamo e passiamo semplicemente una giornata tra amici? Tu che ne pensi Sai?” chiesi al mio compagno che se ne stava nascosto tra i rami degli alberi.

“Per me va bene!” rispose l’interpellato.

“E tu da dove accidenti sbuchi fuori?” chiese Kiba alzando il sopracciglio.

“Vedo che anche il tuo naso si riposa la domenica!” disse Sai, aggregandosi a noi “Ero qui già da un bel po’, ancora prima che arrivasse Sasuke. Ne ho approfittato per fare qualche disegno! Ora ci vorrebbe proprio una bella colazione!”

“Sono d’accordo!” rispose Chouji, facendo sospirare Shikamaru.

 

Ci incamminammo verso il centro di Konoha dove c’erano certi localini niente male e nel tragitto incontrammo Shiori e Merodi che cercavano disperatamente qualcuno. A giudicare da come si comportava, direi che il ricercato era Fugaku, che spaventato, si nascondeva dietro Sasuke, il quale gli rimproverava il fatto di scappare delle femmine, sebbene queste lo costringessero a una giornata di shopping in tutti i negozi del villaggio, ma quando intravide una chioma rossa in mezzo alla folla, fu lui stesso a nascondersi dietro di noi, chiedendoci di coprirlo da quella che lui aveva scambiato per Karin. Fu divertente, soprattutto perché quella chioma rossa non era altro che una parrucca appesa fuori da un negozio in bella mostra.

Era pazzesco come le donne riuscivano ad averci in pugno. E se persino Sasuke scappava, allora eravamo proprio messi male.

La giornata fu piacevole. Ci voleva qualche momento di relax, per dimenticare tutte le preoccupazioni, ma verso metà pomeriggio, La nostra dura vita da ninja tornò a farsi sentire da un ninja che, sotto richiesta di Kakashi, ci era venuto a chiamare.

Andammo al suo ufficio dove trovai anche Sakura, che sembrava stanca e preoccupata.

La affiancai e le chiesi cosa succedesse e soprattutto se i bambini stessero bene.

Si apprestò immediatamente a tranquillizzarmi, a dirmi che i nostri figli erano a casa con Kurama.

“Vi ho convocato qui per riferirvi quanto successo oggi. Diversi civili che si occupano dell’agricoltura sono stati portati in ospedali in gravi condizioni a causa di un morso velenoso causato da serpenti. Tutto questo è avvenuto in meno di mezz’ora e vi ho chiamato appena possibile. Sfurtunatamente sono tutti periti e temiamo altri attacchi da questi serpenti che immagino abbiate già capito di cosa si tratta!” disse Kakashi con le mani congiunte davanti al viso, guardandoci in modo serio dall’unico occhio visibile.

“Serpenti bianchi!” disse Sai sospirando.

Kabuto!” disse Kiba storcendo il naso.

“Direi che si sta preparando ad attaccare…in un modo alquanto subdolo!” disse Shikamaru “Ma uccidere semplici civili non è tanto nel suo stile, deve avere qualcosa in mente e temo che presto lo scopriremo!”

“Il suo obbiettivo di sicuro sarà quello di sempre. Cioè le figlie di Naruto!” disse Chouji.

“No!” risposi immediatamente io “Il suo obbiettivo non sono Kumiko e Naho. È il potere della volpe!”

Naho è una volpe quindi…” cominciò Kiba.

“Si, ma è una femmina e da quanto ho capito i demoni femmina hanno un chakra parecchio inferiore rispetto ai maschi, anche se sempre molto potente. Questo è dovuto all’instabilità e irrascibilità che hanno le femmine durante il calore che le rende particolarmente pericolose…figuriamoci cosa potrebbero fare con la stessa quantità di potere dei maschi!” dissi io riportando le parole che Kurama aveva detto a me qualche sera prima.

 “Un po’ come quando le donne sono in preda ai loro ormoni in quel periodo del mese. Irrascibili e impossibili da placare!” disse Shikamaru, beccandosi un’occhiataccia da Sakura.

Bhe se vogliamo metterla in questi termini…diciamo di sì!” dissi io.

“Si, ma questo loro lato instabile e pazzo le rende anche micidiali, guarda che faccia ha fatto Sakura. Il suo sguardo è capace di uccidere!” disse Sai sorridendo. “Con una volpe femmina potrebbe annientare chiunque!” aggiunse poi.

“Quindi se Naho è esclusa, ora in pericolo potrebbero essere tuo figlio e Akai!” disse Chouji ignorando Sai.

“No, il chakra di Akai non è ancora sviluppato del tutto…quindi è probabile che punterà su Kurama. Solo una volta che proprio vedrà di non poter accedere al suo potere che Kabuto punterà su Akai e Naho. Quindi non sono propriamente fuori pericolo, ma non sono il suo bersaglio principale direi!” disse Sakura preoccupata, lanciandomi un’occhiata.

Shikamaru mi diede una pacca sulla spalla “Eccoti qui a essere di nuovo il bersaglio di qualcuno, contento?”

“Come una pasqua, ma è più giusto dire che è Kurama il bersaglio, non tanto io. Non risiedendo dentro di me, catturarmi non gli servirebbe a tanto!” dissi io alzando le spalle.

“No, ma potrebbe catturarti per ricattarlo!” disse Kiba.

“Come? minacciandolo di uccidere Naruto? Anche senza sigillo sono comunque collegati, muore Naruto, muore Kurama e addio al suo potere. Non credo che Kabuto sia così stupido!” disse Shikamaru.

“Quindi prenderà in ostaggio i suoi figli!” disse Sai, facendo sussultare tutti.

Tutti comprendemmo che i serpenti bianchi che mordevano i civili, erano solo una tattica di distrazione, sia per l’hokage, sia per Sakura che, per aiutare quelle persone, aveva dovuto allontanarsi da casa, affidando i nostri figli a colui che Kabuto tanto agoniava.

Sai aveva ragione, Kabuto avrebbe puntato ai nostri bambini.

Ci dirigemmo immediatamente verso casa mia correndo sui tetti. Ci sorprendemmo di quanto vedemmo. Vedavamo diversi ninja bloccati a combattere contro dei samurai, altri in preda a delle convulsioni mentre venivano morsi da serpenti e la gente civile, che non cercava di ostacolare nessuno, correva all’impazzata cercando una via di fuga.

“Come è possibile che tutto questo sia accaduto senza che ce ne accorgessimo?” chiese Kakashi incredulo.

Ma la risposta era semplice. Se avevamo subito un invasione, tutti i ninja, compresi quelli incaricati di avvertire l’hokage di quanto stesse succedendo, si erano semplicemente difesi cercando di resistere all’attacco, sempre ammesso che non fossero già stati eliminati.

Vedemmo del fumo provenire dal nostro quartiere e delle fiamme alzarsi verso il cielo che ardevano i resti di diverse case che erano state rase al suolo.

Ci fermammo tutti di botto quando vedemmo alzarsi in piedi un’enorme statua: il Gedo Mazo.

“Oh porca…” disse Shikamaru prima di cercare di trovare una soluzione a quanto stesse avvenendo, mentre io e Sakura ci dirigemmo fra le macerie della nostra casa alla ricerca dei nostri figli.

Gli occhi di Sakura a vedere la nostra abitazione distrutta, si rimpirono di lacrime, temendo che Daiki, Akai, Naho e Kumiko fossero periti a causa dell’attacco o crollo delle casa.

L’abbracciai cercando di calmarla. Sentivo i chakra di Akai, quindi almeno lui e Daiki erano scampati alla minaccia, ma non riuscivo a percepire Naho e Kumiko. Fu li che mi si congelò il sangue, ma dovetti reagire e seguendo il chakra di Akai, lo trovai sotto a diverse macerie, mentre si proteggeva con uno scudo di chakra, per evitare che delle pesanti travi lo schiacciassero.

Sorrisi quando vidi che con il suo chakra stava proteggendo anche Daiki, Kumiko e Naho. Non potevo percepire Naho solo perché lo scudo di Akai, aveva ricoperto quello di Naho.

“Papà!” urlarono i bambini all’unisono, urlando di aiutarli, perché Akai avrebbe retto ancora poco a quel peso.

Sakura non si fece problemi e con un pugno ben assestato, rese in polvere quelle macerie e abbracciò immediatamente i bambini.

Presi in braccio Daiki che mi guardava spaventato e afferrai Akai, che a causa dello sforzo aveva perso i sensi.

Mi guardai intorno e cercai di percepire Kurama e lo sentii. Mi girai verso il luogo dove sentivo provenire il suo chakra e mi vennero i brividi quando incrociai lo sguardo con il nono occhio aperto del gedo Mazo.

Kurama era stato catturato.

Da quanto dicevano Kumiko e Naho, Kurama dopo aver posto resistenza a Kabuto, quando era comparso nel salotto di casa, quando aveva minacciato di eliminare i bambini, aveva gettato la spugna e aveva accettato di diventare una marionetta nella mani di quel pazzo. Aveva sacrificato se stesso per il bene dei suoi figli, esattamente come ogni genitore avrebbe fatto, sebbene quel gesto di  generosità, avrebbe potuto portare alla distruzione dell’intero villaggio, se non del mondo intero.

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=961928