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Ciao a tutti!!! Dopo tanto tempo mi sono decisa a
continuare con il seguito di “Da allievo a maestro”.
So che a molti il finale di quella fic non è piaciuta, ma spero di farmi perdonare con il
continuo. ATTENZIONE: per chi non seguisse il manga giapponese vi è un piccolo spoiler sul nome di Kyuubi.
Fatemi sapere ebuona lettura.
Neko =^_^=
I want my daughter back
Prologo
PovNaruto
Tanti anni erano ormai passati dal giorno che cambiò completamente la
mia vita e quella di Sakura.
Quel giorno avrebbe dovuto essere il più bello delle nostre vite e
invece si era trasformato nel peggior incubo che un genitore possa mai avere.
Sei anni erano trascorsi con l’esattezza e la nostra bambina non era qui
con noi a scoprire le cose meravigliose che il mondo poteva offrirle, come
anche le cose spiacevoli che potevano sorprenderci in certi momenti della
nostra esistenza.
Quando essa venne alla luce, ci trovavamo in una situazione drammatica.
Eravamo nel covo del nemico, di uno dei più insidiosi che si sia mai messo
sulla nostra strada.
Se non fosse per i miei tre allievi Miiko,
Sora e Eichi, che aiutarono Sakura a partorire, non
sapremmo nemmeno che si trattava di una bambina.
Non ebbi il tempo di vederla o di stringerla tra le mie braccia, perché Kabuto la strappò dalle braccia materne, dopo il suo primo
urlo, scomparendo senza lasciare la ben che minima traccia dietro di sé.
Avrei tanto voluto sapere come erano i suoi capelli, i suoi occhi, il
suo nasino, la sua bocca. Ero curioso di sapere se somigliava di più a me o a
Sakura, sia fisicamente che caratterialmente. Invece tutto questo ci era stato
negato per colpa di quel bastardo.
Inizialmente credevamo che il suo rapimento fosse dovuto al fatto che Kabuto l’avrebbe usata come merce di scambio per ottenere
quello che voleva, cioè il sottoscritto o per essere precisi quello che il mio
corpo racchiudeva, ma i suoi interminabili silenzi, ci fecero capire che aveva
ben altro per la testa.
Il suo scopo era un altro, qualcosa che inizialmente non potei
spiegarmi.
Sapevo solo che quell’essere aveva mia figlia e se essa stesse bene o
meno, questo mi era impedito di saperlo. Ma in cuor mio sapevo che essa era
viva e che calpestava la stessa terra su cui i miei piedi si posavano.
Era questa certezza che ci dava, a me e Sakura, la spinta di andare
avanti e a non abbandonare le ricerche, ma gli anni passavano e i nostri vari
tentativi furono inutili.
Kabuto era come
sparito nel nulla.
Nemmeno il potere di Kyuubi riuscì a tornarmi
utile.
Da quando avvenne la disgrazia, io e la volpe avevamo legato molto,
tanto che il demone mi mise al corrente del suo vero nome: Kurama.
Mi sorprese il suo tentativo di avvicinarsi al sottoscritto, in quanto
anch’essa a modo suo era riuscito a rendermi la vita un inferno, ma presto
scoprii che anch’esso era sulla mia stessa barca e riusciva a comprendermi come
nessun altro.
Da lì venni a scoprire unfatto
che mai avrei immaginato.
Quando appresi che mia figlia era stata rapita, non sentii solo il mio
dolore, ma anche quello di Kurama. Venni a conoscenza
che per ogni figlio che avessi generato, essendo lui legato a me, anch’esso
avrebbe generato un cucciolo, che avrebbe abitato nel corpo dei miei figli.
L’unica differenza fra me e la mia prole sarebbe stata che ogni demone
avrebbe condiviso il corpo con il suo jinchuuriki
perché legati affettivamente, in quanto concepiti insieme, e non a causa di un
sigillo.
Inaspettatamente due anni dopo, alla nostra famiglia si aggiunse un
quarto elemento: Daiki, il nostro secondogenito. Non
fu un tentativo di dimenticarci della nostra bambina, né tanto meno un modo per
andare avanti senza di lei. Kumiko, il nome che io e
Sakura scegliemmo per nostra figlia, sarebbe sempre rimastra nei nostri
pensieri, in qualsiasi istante della giornata.
Daiki non fu
programmato. Non volevamo avere altri figli per concederci maggiore tempo da
dedicare alla ricerca di Kumiko, ma quando
apprendemmo di lui, dovemmo cambiare i nostri piani. Avremmo continuato a
lottare, senza però trascurare il nostro piccolino.
Nonostante tutto, entrambi ci sentivamo in colpa.
Daiki sarebbe
stato protetto ad amato, mentre non eravamo stati in grado di proteggere nostra
figlia.
Daiki era un
bambino pieno di energie, dai capelli lisci e biondi, gli occhi un po’ a
mandorla come mio padre, dello stesso colore di sua madre. Esso era parte di
quella speranza che ci era stata rubata, perché aveva riempito parte di quel
cuore che si era completamente svuotato.
Aveva solo quattro anni, ma aveva già le idee chiare. Sarebbe diventato
ninja, con lo scopo di trovare sua sorella. Non gli avevamo mai tenuto nascosto
la sua esistenza. Non ci sembrava giusto né nei suoi confronti, né verso quelli
di Kumiko.
Eravamo estremamente protettivi verso di lui, cosa non sempre positiva,
ma nessuno ci dava la colpa, dopo quanto successo.
Sakura aveva dimezzato il suo orario di lavoro, per stare con lui e
permettere a me di svolgere il mio lavoro di ninja e di svolgere ulteriori
ricerche.
Raramente capitava che nessuno dei due potesse stare con il bambino e in
quei casi, lo affidavamo a Kurama. Dopo la nascita di
Daiki, avevo reciso il sigillo, nonostante esso
continuasse a vivere dentro di me di tanto in tanto. Non avevo timore che
facesse del male al bambino, perché come accennato prima, a ogni mio figlio ne
corrisponde uno suo.
Daiki infatti
era nato con al suo interno un cucciolo di volpe con tre piccole code folte,
che apparve vicino a lui dopo il suo primo starnuto.
Da allora di tanto in tanto, faceva la sua apparizione, per giocare con
il bambino, ma solo se eravamo presenti noi membri della famiglia. Con altre
persone, proprio come faceva Daiki per timidezza,
rimaneva nascosto.
Kurama aveva
chiamato il suo cucciolo Akai, per via del suo pelo
rosso intenso.
Mi affezionai subito a quel cucciolo, in fin dei conti era come se fosse
anche figlio mio e sapevo che anche Sakura provava gli stessi miei sentimenti.
Volevamo un gran bene ad entrambi e speravamo con tutto il cuore di
poter conoscere le altre nostre “due figlie”.
Ben sei anni erano
passati da quando Kabuto era riuscito ad avere la
meglio su di noi. Quella sconfitta bruciava ancora su tutti noi presenti quel
giorno. Esteriormente poteva sembrare che tutto fosse tornato alla normalità,
ma in realtà quel giorno era una grossa macchia nel nostro cuore che non si
sarebbe mai estinta, soprattutto in quello di Naruto.
Esso si comportava,
con le persone che non lo conoscevano nel profondo, come se non avesse mai
avuto un solo giorno spiacevole in vita sua. Spesso infatti mi capitava di
osservarlo al campo di allenamento n°3, dove di tanto in tanto allenava gli
allievidi altri jounin
impegnati momentaneamente in altro, e lo vedevo sorridere, scherzare e solo di
rado arrabbiarsi per qualche marachella compiuta dai giovani.
Solo ad un occhio
inesperto poteva sfuggire la maschera che il mio amico aveva imparato ad
indossare per mascherare il suo dolore, come anche il suo desiderio di voler
tornare a insegnare.
Lo si leggeva negli
occhi quanto quell’attività, anche se per poche ore alla settimana, lo aiutasse
a svagarsi, ma lui aveva messo in chiaro le cose. Non avrebbe mai più fatto da
insegnante finchè non avesse ritrovato la figlia.
Voleva spendere le sue energie nelle ricerche e concentrarsi solo su quello,
quando non era chiamato a fare il suo dovere come ninja della foglia.
Erano rare le volte
in cui mi sembrava di rivedere il vecchio Naruto,
senza quell’ombra di sofferenza che aveva preso a velare i suoi occhi, una
volta luminosi e gioiosi, e questi rarimomenti in genere erano dovuti alla presenza del suo secondogenito. Un bambino
che sembrava voler ripercorrere le orme del padre.
A volte mi capitava
di soffermarmi a pensare alla piccola Kumiko e cercai
di immaginarmi come avrebbe potuto essere. Spesso durante le missioni, mi
domandavo se fra una di quelle bambine, che mi capitava di incrociare, potesse
esserci lei, ma in nessuna di loro avevo trovato qualche caratteristica che
potesse minimamente ricordarmi i miei due compagni di squadra. Oltre a questo
fatto, non avevo nessun indizio di come potesse essere.
Io avevo solo sentito
il suo pianto disperato di quando venne al mondo. Ho intravisto il nemico
strapparla dalle braccia della madre e vidi i suoi genitori inermi,
impossibilitati di porre rimedio a quanto stava avvenendo.
Naruto aveva perso i
sensi per l’estenuante battaglia intrapresa e per le numerose ferite di entità
grave che aggravavano sul suo corpo, una delle quali ero io l’artefice. Eichi, Sora e Miiko, furono gli
unici a tentare l’impossibile, con risultati prevedibili in quanto, ancora genin allora, non potevano niente contro un nemico verso il
quale nemmeno io e Naruto avemmo speranze.
Per quanto
riguardava me, io fui il più patetico. I morsi dei serpenti, non provocarono in
me nessun fastidio, grazie alla mia dimestichezza con quegli animali, ma la mia
abilità innata, sulla quale avevo sempre fatto troppo affidamento, non servì a
nulla.
Provai a fermare Kabuto con tecniche disparate, ma mi sentii vulnerabile per
la mancanza di efficacia del mio sharingan.
Da allora compresi
quanto in realtà io facessi troppo affidamento sulla mia abilità innata e
questa mia debolezza si rivoltò contro me e i miei compagni.
Ma il vero problema
fu un altro. Non solo i rinforzi arrivarono troppo tardi, ma Kabuto si era dimostrato al di sopra delle nostre capacità
e continuava ad esserlo a distanza di anni.
Tutti noi eravamo
vicino a Naruto e Sakura e ognuno di noi, durante le
missioni, non perdeva l’occasione di cercare qualche possibile traccia di Kabuto e della piccola Uzumaki.
Ma nonostante i nostri sforzi, Kabuto continuava a
essere irrintracciabile, come se stesse preparando qualcosa di grande, che
difficilmente avremmo potuto affrontare.
Quella era la
nostra paura più grande. Trovarci nuovamente quell’essere davanti e non essere
in grado di fare qualcosa per preservare le vite delle persone a noi care.
Per quanto riguardava
la mia vita, procedeva tranquillamente. Se ci pensavo mi sembrava il colmo. Naruto era sempre stato una persona corretta, eppure ora si
ritrovava a vivere una vita tormentata, al contrario della mia. Dopo tutti i
miei sbagli e le stupidaggini commesse nella mia giovinezza, ora mi trovavo a
svolgere un esistenza serena, con dei figli che esaudivano le mie aspettative,
nonostante non facessi loro nessuna pressione, e una compagna che amavo e che
ricambiava i miei sentimenti.
Ero addirittura
riuscito a sottrarmi dall’incarico di insegnamento e a diventare un membro
della squadra anbu, diventandone addirittura il capo
squadra. Quest’ultima nomina la dovevo a Naruto. Era
stato lui a propormi all’hokage.
Il mio compagno aveva
nuovamente cambiato opinione sul sottoscritto e ora, se così si può dire,
andavamo d’accordo.
La mia convinzione
è sempre stata che in realtà esso non avesse perso fiducia nei miei confronti,
ma era quello che voleva farmi credere o far credere a sè
stesso, per proteggersi da una possibile nuova sofferenza, ma con il mio
impegno e la mia determinazione a voler davvero proteggere Konoha
e alle mie numerose ricerche verso Kumiko, Naruto aveva compreso che non vi era più alcuna possibilità
che potessi compiere nuovamente qualche sorta di tradimento alle spalle sue o
del villaggio.
Ormai avevo
imparato la lezione e cercai di trasmetterla al meglio possibile anche ai miei
figli.
PovShikamaru
Ogni settimana noi
uomini ci incontravamo in una locande del centro, per stare un po’ insieme,
bevendo del sakè. A volte si parlava tranquillamente del più e del meno, altre
si litigava o si prendeva in giro qualcuno in particolare in modo scherzoso.
Quelle serate erano
motivo di svago per Naruto, ma non sempre era presente
con la testa, proprio come quella serata.
Aveva preso una
coppa di gelato, dato il suo rifiuto di bere alcolici. Era stata proprio una
sera in cui esso era in parte ubriaco che Kumiko era
stata concepita. A suo avviso, se quella sera non avesse bevuto, niente di
tutto quello che era accaduto, sarebbe avvenuto e sua figlia non si sarebbe
ritrovata a fare chissà quale vita con un essere disgustoso.
Il gelato era ormai
sciolto, dato la sua insistenza a mescolarlo con il cucchiaino. Non si
riuscivano nemmeno a distinguere i gusti che aveva scelto e se Naruto non mangiava, significava che era di pessimo umore.
“Giornata no, eh?”
gli chiesi abbozzando un sorriso.
Naruto annuì senza alzare
lo sguardo “Chissà cosa starà facendo adesso!” bisbigliò.
Capii immediatamente
a chi si riferisse e risposi “Data l’ora tarda, spero che sia a letto a fare la
nannacome tutti i bambini della sua
età! O forse starà sveglia fino a tardi a..non so…
giocare o qualcosa del genere, se somiglia a te!”
“Se somiglia a me
alla sua età, sarà al buio nella sua stanza, con le ginocchia al petto a
domandarsi cosa ha fatto di male per meritarsi quello che il destino le ha
riservato!”
Ecco fatto, cercavo
di tirarlo su di morale e invece ero riuscito a farlo deprimere ancora di più,
facendogli ricordare la sua triste infanzia.
“Non sappiamo se Kabuto la maltratti, magari la tratta come se fosse sua
figlia!” cercai di rincuorarlo in qualche modo, ma la verità era che nemmeno io
credevo all’assurdità appena detta e dall’occhiata che mi aveva lanciato il mio
amico, capì che la pensava esattamente come me.
Sospirai “La
troveremo, abbi fiducia!”
“Sono sei anni che
si dice così, eppure siamo sempre al punto di partenza!” disse sempre più
sconsolato.
“Vero, ma se ti
arrendi ora, non la troverai mai!” gli dissi.
Naruto mi guardò dritto
negli occhi “Solo perché sono di pessimo umore, non significa che mi stia
arrendendo. Non lo farò mai!”
Sorrisi “Ecco, ora
ti riconosco”. Riuscii finalmente a strappargli un sorriso.
“Senti, mi sono
appena ricordato di una cosa. Avrei una domanda da porti da parte di mia
figlia” gli dissi, ricordando le ore interminabili in cui Shiori,
mi aveva perseguitato supplicandomi di fare una particolare richiesta all’Uzumaki.
“Di cosa di
tratta?”
“Come ben sai, Shiori quest’anno si diploma e si chiede se per caso hai
intenzione di tornare a fare da insegnante!”
Naruto mi guardò con aria
perplessa per poi sospirare “Ammetto che mi piacerebbe, ma sai come la penso
sulla questione e non ho intenzione di cambiare idea!”
Rispose esattamente
quello che mi aspettavo.
“Me lo immaginavo.
Ora Shiori mi farà una testa tanto, affinchè ti convinca a tornare sui tuoi passi!” dissi,
avvertendo già il mal di testa che quella peste mi avrebbe procurato.
Naruto mi osservò con
aria confusa e mi chiese spiegazioni.
Shiori vorrebbe che tu
fossi il suo insegnante. Dice che piuttosto abbandona la carriera ninja e se lo
fa, Temari mi ucciderà in modo lento e atroce!” gli
spiegai, ma questo non bastò al mio compagno.
“Perché proprio me?
ci sono insegnanti anche più qualificati di me!” disse convinto di quanto
diceva, e questa sua modestia, in quanto lui pensava che le cose fossero
realmente così, mi infastidivano non poco.
“Lo sai bene che
non è così. Saresti un ottimo insegnate e con Eichi,
Sora e Miiko hai fatto un ottimo lavoro. E non sono
solo io a pensarlo. Chiedilo all’Uchiha qui presente,
che finge di farsi gli affari suoi, ma che in realtà si diverte a ficcare il
naso in fatti che non lo riguardano” dissi lanciando un colpo d’occhio al mio
vicino di tavolo.
“Tsè!” fu l’unico commento che uscì dalla sua bocca.
Alzai gli occhi al
cielo prima di riprendere “Comunque lasciando perdere se sei o meno idoneo a
fare da insegnante, Shiori si è presa una cotta per
te e anche piuttosto forte!” Sbuffai “E pensare che da bambina l’unico uomo
della sua vita ero io!”
Naruto sorrise “Si
ricordo. Diceva sempre che ti voleva sposare, mentre Temari
le diceva di stare alla larga da uomini scansa fatiche come te!”
“In entrambi i
casi, i suoi gusti in fatto di uomini sono discutibili!” disse Sasuke sfottendoci con un sorrisino sulle labbra.
“Mai pensato di
farti cucire quella bocca?” disse Naruto guardandolo
storto.
Sasuke sorvolò il suo
tentativo di punzecchiarlo e disse “Perché non fai felice la piccola Nara e non le fai da insegnate?”
Vidi Naruto cambiare espressione e rattristarsi, ma l’Uchiha continuò “Fossi in te ci penserei!”
Tornai a casa
piuttosto tardi, tanto che non mi aspettavo di trovare Sakura sveglia. Di fatto
tutto era spento e facendo il minimo rumore, rincasai.
Posai le chiavi nel
solito piattino sopra il comò all’entrata e mi tolsi la mia solita tuta,
rimanendo in T-shirt e boxer.
Andai
successivamente in bagno a darmi una rinfrescata e mi guardai allo specchio. Da
quanto la superficie specchiante mi mostrava, avrei proprio avuto bisogno di
una bella dormita, ma ero sicuro che difficilmente sarei riuscito a prendere
sonno.
Mi feci un giro per
casa per assicurarmi che fosse tutto apposto, come per esempio che il gas fosse
chiuso a dovere. Sapevo che Sakura era bene attenta, ma da quella volta in cui
la rottura di un tubo, aveva reso l’aria satura di gas e tutti quanti
rischiammo di saltare in aria, mi ero un po’ fissato. Fu solo grazie
all’olfatto sviluppato di Kurama, se non accendemmo
la luce appena rientrati.
Quando ripensavo al
fatto, mi veniva in mente di desiderare quei sensi sviluppati che il mio amico
aveva. Avrebbero fatto comodo in varie occasioni, soprattutto durante la sua
assenza.
Controllato che
tutto era apposto, entrai nella camera di Daiki. Esso
dormiva beatamente, con il suo visino illuminato dai deboli raggi della luna e
dalla lucina azzurra, perennemente accesa per scacciare, come sostenevano lui e
Akai, i mostri da sotto il letto. Gli accarezzai
dolcemente i capelli, per poi passare la mano sul morbido manto di Akai che gli dormiva acciambellato vicino alla testa.
In quel momento mi
accorsi che Kurama si era manifestato al mio fianco,
per osservare i due dormire. A vederlo con quell’aria intenerita, dimenticavo
che in realtà esso era un demone. Sembrava solo un padre follemente innamorato
della sua creatura.
Uscii dalla stanza
socchiudendo la porta della camera e mi recai in salotto. Mi gettai di peso sul
divano, troppo corto perché potessi sdraiarmi comodamente. Kurama
mi seguì, ma rimase a una certa distanza, nel buio del corridoio, ad
osservarmi. Furono i suoi occhi, che riflettevano la poca luce nella stanza, a
indicarmi la sua posizione.
Restava fermo e mi
osservava.
Lo ignorai
inizialmente, ma dal suo atteggiamento capii che voleva parlarmi di qualcosa.
“Se hai qualcosa da
dire, fallo e basta. Non è da te rimuginarci sopra!” dissi a bassa voce,
portandomi un braccio sopra gli occhi.
Andò subito al
punto “Shikamaru e Sasuke
hanno ragione”
Sussultai e lo
guardai.
“Dovresti tornare a
insegnare!”
Alzai gli occhi al
cielo e non dissi niente. Infastidito la volpe mi si avvicinò, dicendomi “è
inutile che fai finta di non avermi sentito!”
“Lo sai che non
posso!” dissi in un sussurro.
“Non puoi o non
vuoi?” disse muovendo le tre code che al momento possedeva “Sinceramente
sull’ultimo punto avrei i miei seri dubbi!”
Mi infastidii
alquanto la sua insinuazione. Infondo cosa poteva saperne di cosa volessi o
meno.
“Ti ricordo che
vivo dentro di te per la maggior parte delle volte e sento tutte le tue
emozioni. So tutto quello che ti passa per la testa.” Mi ricordò.
Lo guardai con non
curanza, per poi accorgermi che il suo sguardo era serissimo.
“Naruto, ti conosco meglio di quanto tu conosca te stesso.
Lo so che non vuoi tornare a insegnare per cercare Kumiko,
ma è anche vero che molte volte sei bloccato qui al villaggio, senza nulla da
fare, perché non hai il consenso di mettere piede fuori Konoha.
Che senso ha starsene qui a girarsi i pollici, quando potresti istruire la
nuova generazione a diventare dei buon ninja? Non ci vedo niente di male!”
“Non me la sento. Io…” iniziai col difendermi, ma Kurama
non mi fece terminare, facendomi notare qualcosa a cui non volevo minimamente
pensare.
“Se non trovassimo mai
le nostre cucciole? Non ti è mai passato per la testa una cosa del genere?”
ringhiò nervosamente.
Mi rabbuiai. Avevo
sempre fermato sul nascere quel pensiero. Troppo doloroso da affrontare.
“Non hai mai
pensato che tua figlia, ignara del fatto che Kabuto
non sia il suo vero padre o parente o qualsiasi altra scusa quell’essere si sia
inventato, non voglia tornare qui?”
Mi vennero i
brividi al solo pensiero che Kumiko potesse, anche
solo lontanamente, affezionarsi al suo stesso rapitore.
“Forse un giorno potremo
anche trovarle, ma potrebbe capitare anche fra anni, quando ormai non avranno
più bisogno di noi…lo so è doloroso ammetterlo, ma la
vita deve andare avanti. Abbiamo entrambi un altro cucciolo di cui occuparci e
senza dimenticarti di Kumiko, puoi benissimodedicarti alle cose che ami fare. Sento che
desideri tornare a insegnare e farlo ti aiuterebbe anche a essere meno
stressato. Inoltre, chi può dirlo, magari proprio durante una missione svolta
con i tuoi allievi, potrai incontrarla. In più se temi che le tue ricerche
possano diminuire, allora mi darò maggiormente da fare. Starò fuori giorno e
notte se questo può farti stare più sereno. Inoltre non dimenticare che tutti i
tuoi amici stanno dando il meglio per aiutarti nelle ricerche e puoi scommetterci
che tutto questo prima o poi porterà a qualcosa, ma tu non rinunciare
ulteriormente a quello che ti piace!” disse infine Kurama
con le orecchie abbassate e lo sguardo verso il pavimento.
Con una sola
occhiata capii i suoi pensieri.
“Non ti ho mai accusato
di niente Kurama. Non è colpa tua. Le cose dovevano
andare così, questo è tutto!” dissi.
La volpe alzò lo
sguardo non convinto “Se io non fossi stato soggiogato da Madara,
non sarei stato rinchiuso in te e non ti avrei rovinato la vita!”
“Non me l’hai
rovinata tu, ma coloro che volevano te!” dissi seccato.
“Non fa
differenza!” disse sbuffando.
“La differenza c’è
ed è abissale. Sono stati esseri malvagi a far sì che tutto ciò avvenisse e tu
non sei quello che si può definire malvagio!” dissi convinto.
“Attento a come
parli!” mi disse infastidito.
“Senti, sarà pure
disonorevole per te in quanto demone, ma io non vedo traccia di malvagità in
te. Guarda come ti comporti con Akai e Daiki, quello che hai fatto per me diverse volte
aiutandomi, e ora stai cercando di rendere la mia vita migliore. Per me questo
non è essere cattivi!” gli feci notare.
“Tu non sai cosa ho
fatto!” disse Kurama abbassando lo sguardo.
“Si lo so cosa hai
fatto!” dissi convinto “inoltre è una cosa del passato e tu sei cambiato da
allora. Non sei più quel demone carico di odio!”
“Non mi riferisco
alla distruzione del villaggio!” disse con aria dispiaciuta.
Mi stupii di quel
suo comportamento. Aveva fatto qualcosa che lei riteneva grave e imperdonabile,
ma alla mia domanda di cosa avesse combinato, tacque.
“Non importa. Io ho
fiducia in te Kurama!”
“Allora seguirai il
mio consiglio di tornare a insegnare?” mi disse e lì i dubbi tornarono a farsi
sentire. Il silenzio piombò in casa, ma una voce femminile si fece udire nella
stanza.
“Kurama ti ha dato un buon consiglio, Naruto!”
Pov
Sakura
Mi svegliai che
erano le due passate e allungando la mano, alla ricerca del calore del corpo di
Naruto, mi accorsi che la postazione era vuota.
Esso non era ancora
rientrato e pensai bene di insultarlo il mattino dopo, fin quando il mio udito
non captò un rumore di passi.
Aspettai diversi
minuti in attesa che Naruto mi raggiungesse sotto le
coperte, ma quando non lo vidi entrare, mi alzai per andare a controllare che
tutto fosse a posto.
Non sospettai
minimamente che potesse trattarsi di un ladro. Naruto
aveva una camminata tutta sua, impossibile da confondere, oltre il fatto che il
rumore delle unghie di Kurama sul pavimento,
aiutavano il riconoscimento dei passi.
Mi alzai e
lentamente scesi al piano di sotto, verso il salotto, da dove sentivo provenire
le voci di quei due.
Mi misi in ascolto.
Capitava spesso che
Naruto avesse difficoltà ad addormentarsi, capitava
anche a me nei giorni più neri, solo che quei momenti di insonnia erano resi
più rari dal lavoro inospedale, la
casa, fare la mamma e le missioni ninja, oltre al fatto che Naruto
in quei momenti mi stava accanto riuscendo a darmi coraggio. Non so cosa avrei
fatto senza di lui.
Tutti mi definivano
una donna forte, ma anche le donne forti possono crollare e io non ero così
forte come molti pensavano.
Ascoltai ogni
singola parola, finchè non giunse il momento per me
di intervenire.
“Kurama ti ha dato
un buon consiglio, Naruto!” dissi facendomi vedere,
per poi continuare “Non ti sto assolutamente chiedendo di smettere di cercare,
come nemmeno lui, ma se è una cosa che ami, non vedo perché rinunciare a
insegnare! Anche io mi impegnerò maggiormente nelle ricerche!”
“Sakura, ti occupi
già di troppe cose. È compito mio ritrovare Kumiko,
sono io che l’ho lasciata portare via!” mi disse, stringendo fortemente i
pugni.
“Neanche io ho
fatto molto per impedirlo se è per questo e sento di non fare abbastanza per
ritrovarla!” ammisi.
Esso si alzò da
divano e mi fu davanti e afferrandomi per le spalle mi disse “Per favore
Sakura, avevi appena partorito, eri stremata, come potevi anche solo pensare di
riuscire a fermare Kabuto? Inoltre tu fai molto per
lei. Continui ad amarla con tutto il tuo cuore ogni giorno. È sempre presente
nelle tue preghiere e mantieni il suo ricordo vivo nel cuore di Daiki, nonostante non abbia la minima idea di chi sia.
Quindi non venirmi a dire che non fai niente per lei!”
Abbozzai un
sorrisoalla dolcezza di Naruto “Forse, ma farò di più se tornare a fare il maestro
può esserti di aiuto!”
Lo sentii sospirare
e con la coda dell’occhio vidi qualcosa muoversi.
“Dove stai
andando?” chiese Naruto a Kurama
che si trovava a pochi metri dalla porta di casa.
“Che domande,
cominciò col darmi da fare e cercare le nostre cucciole!” disse per poi sparire.
Non ne potevo più
di stare giorno dopo giorno, in quella stanza a firmare carte e assegnare
missioni ai ninja al servizio di Konoha. Era noioso e
l’azione mi mancava.
Mi domandavo se
intraprendendo una lotta, sarei riuscito a combinare qualcosa di buono. Mi
sentivo piuttosto arrugginito e sentirmi chiamare vecchio da mio figlio, non
era di gran conforto.
Presi il mio caro e
affezionato libro, ormai consumato dal tempo e cominciai a sfogliarlo
distrattamente, quando la porta del mio ufficio si spalancò improvvisamente,
facendomi prendere un colpo.
“è così che
lavori?” disse il nuovo entrato, beccandomi in fragrante.
“Hai bisogno di
qualcosa Naruto?” dissi osservandolo con l’occhio
destro.
Lo vidi afferrare
una sedia e sedersi dalla parte opposta alla mia.
Mi disse che voleva
parlarmi e rimasi stupido dalla proposta che mi fece.
“Tu vuoi tornare a
insegnare? Non è che per caso vorresti diventare anche Hokage?
Ti lascio il posto molto volentieri!”
Abbozzò un sorriso.
“Ho già fatto
fatica a considerare l’idea di tornare a insegnare, non provare a mettermi
altre strane idee in testa. Voglio avere sempre del tempo a disposizione per
cercare mia figlia, cosa che non avrei se accettassi la carica di hokage. Kurama ha deciso che nei
momenti in cui sarò impegnato, sarà lui a indagare e di lui ci si può fidare
più di chiunque altro!”
“Quindi è questa la
tua riconoscenza verso noi altri?” disse Sasuke,
sbucando anche lui improvvisamente, appoggiato alla porta con le braccia
conserte.
“ Idiota, vi sono
più che riconoscente!” rispose il figlio del mio sensei.
“Non dicevo sul
serio, dobe!” disse l’Uchiha
abbozzando un sorriso.
“Scusa tanto, ma mi
è difficile pensare che tu possa scherzare!” disse Naruto.
“Ok, è mattina
presto eppure siete riusciti già a stuzzicarvi!” dissi sconsolato, ma allo
stesso tempo sereno.
Era bello vedere
come alcune cose non cambiassero mai.
“D’accordo Naruto.
Ti prenderò in considerazione per l’insegnamento!” Gli dissi, ma lo vidi
pensieroso.
“Perché quella faccia?”
gli domandai, risvegliandolo dai suoi pensieri.
“Eh? no…niente, stavo solo pensando se facevo bene a rimettermi
in carreggiata, prima che sia troppo tardi! Appena alzato, ero certo di quello
che volevo, ma ora ho qualche ripensamento!” mi disse sospirando.
Lo osservai per
qualche secondo, dopo di chè presi a compilare un
documento, lo firmai e ci misi il timbro di Konoha
sopra.
“Bhe che tu abbia ripensamenti o no, ormai ho firmato e
timbrato i documenti appositi per la richiesta di insegnamento. Non puoi più
tornare indietro!”
Naruto mi guardò confuso
“Posso sempre dare le dimissioni.”
“Non prima di sei
mesi. Sono le regole!” gli dissi, il che poi era un balla bella e buona, in
realtà potevo strappare il documento, ma non volevo che si tirasse indietro.
Anche a parer mio, il fatto che Naruto insegnasse era
una buona idea. Era un ninja con dei valori, capace di trasmetterli a chiunque,
anche alla persona da cuore più chiuso e ne avevo la dimostrazione davanti ai
miei occhi. Sasuke era l’uomo che era solo grazie a Naruto.
Senza sarebbe stato
perso altrimenti.
Naruto sospirò e si alzò
dalla sedia e prima di andarsene, mi guardò e mi ringrazio.
“Mi ci voleva una
spinta!”
PovSasuke
“Hai fatto bene
secondo me!” dissi a Naruto dopo qualche minuto
“Non ti ho chiesto
nessun parere mi pare!” mi disse lanciandomi un’occhiata.
“Lo so, ma volevo
toglierti di dosso la tua solita stupida incertezza!”
“Bhe non basta così poco. L’incertezza andrà via quando mi
ritroverò i tre genin da allenare…forse.
Tu piuttosto, sei venuto dall’hokage solo per
impicciarti degli affarimiei?”
Abbozzai un sorriso
“No, dovevo chiedere una cosa a Kakashi per quanto
riguarda la mia prossima missione a capo della squadra Anbu!”
“Pericolosa?” m
chiese facendosi interessato.
Alzai le spalle
“Una tipica missione di livello S, una bazzecola!”
“Missione tanto
semplice, che per poco l’ultima volta ti facevi quasi ammazzare! Se non ci
fossi stato io a salvarti le chiappe a quest’ora…”
“…sarei esattamente dove mi trovo ora. Avevo la situazione
sotto controllo!” volli appurare.
“Si, come no!” mi
disse con aria di scherno.
Lo guardai storto,
anche se aveva ragione.
Quella volta avevo
sottovalutato la missione e per poco non ci avrei rimesso le penne, se Naruto non si fosse trovato nei paraggi, per pura fortuna,
e mi avesse soccorso. Però a causa di quell’evento aveva dovuto sospendere le
ricerche e ogni tanto gli piaceva farmi sentire in colpa.
Lasciai il mio
amico per dirigermi dalla mia squadra di ninja e per dare loro istruzioni sulla
missione che ci era stata affidata. Spiegai loro le cose nei minimi dettagli e
i piani che avevo ideato durante il tragitto. Anche mentre parlavo con l’Uzumaki il mio cervello era in moto.
Fummo presto pronti
per partire.
Sarei mancato dal
villaggio per un mese circa. Dovevamo recarci oltre i confini ninja per una
missione di spionaggio. Si rischiava che i paesi ninja e quelli dei samurai,
entrassero in conflitto tra loro. Questa missione serviva per scoprire se ci
fosse un modo per impedire, una guerra di enormi dimensioni che avrebbe portato
la morte di molte persone.
Era altamente
rischiosa, non solo perché se ci avessero scoperti e catturati ci avrebbero
ucciso senza indugi, ma anche perché una volta scoperti, avremmo condannato i
paesi ninja.
Cominciammo a saltare
di albero in albero, molto in fretta. Il viaggio era molto lungo e avrebbe
richiesto come minimo quattro giorni di viaggio per giungere ai confini
dell’ultimo paese ninja. Altri tre per arrivare al luogo indicatoci da Kakashi.
Non passò molto
tempo dalla mia partenza quando avvistai qualcuno a me conosciuto.
Camminava
lentamente e sembrava alquanto provato.
Scesi a terra
davanti a lui, il quale non fece una piega vedendomi apparire improvvisamente.
“Avevo sentito il
nauseabondo odore di un Uchiha!” mi disse
prepotentemente.
“Salve anche a te Kyuubi! Se sapevo di nausearti così tanto avrei fatto finta
di non notarti!” gli dissi tranquillamente. Ormai potevo tranquillamente
provocare quel demone che aveva seminato terrore per diversi anni nel villaggio
della foglia. Era diventato una sorta di amico per noi conoscenti di Naruto, mentre per altri continuava a rappresentare una
minaccia, ma nonosavano dire niente per
timore della collera di Kyuubi e di Naruto e fra i due, non saprei dire chi spaventava di più
il villaggio.
Ci fu silenzio per
un po’ quando Kyuubi, guardandosi intorno, mi fece
segno di allontanarci. Dissi alla mia squadra di riposare, mentre seguivo la
volpe.
“Parla, hai trovato
qualcosa?” gli chiesi.
“L’ho sentito. Ho
sentito nuovamente un chakra molto simile almio!” mi disse.
“è la seconda volta
che lo percepisci se non sbaglio!”
“Terza, ma la prima
era stato così breve che pensai di essermelo immaginato!” mi rivelò “Sono in
queste terre. Kumiko e mia figlia sono qui da qualche
parte!”
Lo guardaiscettico.
“Sicuro di non aver
intercettato il chakra di Akai?”
Lo vidi scuotere la
testa. “Conosco molto bene il charkra di Akai, questo è diverso, oltre al fatto che è più
femminile.”
“Potrebbe essere un
altro demone con la coda?” chiesi.
“Ti devo ricordare
che Kabuto li ha rubati a Madara
e che ora se li tiene ben stretti? A meno che non li abbia liberati, cosa di
cui dubito, c’è solo un altro demone codato in giro.
Perché tutte queste domande? Sembra quasi che tu non creda possa trattarsi di
mia figlia e Kumiko!”
Sospirai
“Semplicemente non vorrei dare false speranze a Naruto
e vederlo soffrire ancora!”
“Il problema non si
pone, perché noi non diremo niente a Naruto!” mi
disse con un tono che non tollerava repliche.
Lo guardai sorpreso
di tali parole.
“Come puoi dire
questo? Se abbiamo qualche traccia di sua figlia, perché dovremmo tenerlo
all’oscuro?” le chiesi contrariato, ma cercando di contenermi.
“Per lo stesso
motivo che mi hai detto tu!” mi disse, sorprendendomi.
“è vero, sono convinto
che si tratti di Kumiko, ma sono ancora troppo
lontani perché possa essere individuata, inoltre questo chakra
è udibile solo pochissime volte e per pochi istanti, come se mia figlia non
uscisse mai dal suo contenitore umano o abbassasse il suo chakra
per qualche ragione. Quindi perché dirgli che l’abbiamo trovata, quando in
realtà non è così?”
Mi disse tutto a
testa china. Mi guardò solo all’ultima frase e fui stupito di vedere i suoi
occhi. Era proprio come quelli di Naruto, carichi di
sofferenza. Non avevo mai pensato che anche al demone potesse mancare tanto una
figlia. Lo avevo sempre paragonato a un animale, al quale alla perdita di un
cucciolo, va avanti come se niente fosse, invece mi resi contro che Kyuubi era molto più umano di quanto avessi mai pensato.
“D’accordo, non
dirò niente a Naruto! Tu però continua a tenermi
aggiornato!”
Un altro mese era
trascorso e di Kumiko ancora niente. Kuramafaceva le ore
piccole pur di portare avanti quello che si era prefissato, ma aumentare le ore
di ricerca per farmi un piacere, non era stata una buona idea.
Tornava spesso
tardi con aria stanca e soprattutto, la cosa che mi faceva sentire maggiormente
in colpa, era il fatto che passava poco tempo con Akai.
A volte lo obbligavo a stare a casaa
trascorrere del tempo con lui, anche se più che un obbligo per la volpe era un
piacere.
Finalmente il
giorno dei diploma era arrivato e presto Konoha si
ritrovò nuovamente invasa da una moltitudine di genin,
convinti di essere capaci di grandi imprese.
Diversamente da
come mi aspettavo, la mia squadra si ritrovò composta da due ragazze e un
ragazzo. Due li conoscevo bene, la terza un po’ meno, ma ero alquanto
incuriosito dalla sua misteriosa discendenza.
Fui decisamente
sorpreso di ritrovarmi Shiori in squadra. Se la sua
cotta nei miei confronti era reale, non la consideravo una cosa positiva che
fosse capitata con me. Poteva distrarla parecchio e soprattutto avrei avuto
qualche problema se si fosse dovuto mettere in chiaro alcune cosette.
Quella bambina di
quattro anni che tempo addietro mi correva incontro per essere presa in braccio
e giocare con me, era ormai cresciuta. Mi venne un po’ di nostalgia a pensare a
quanto il tempo trascorresse veloce. Assomigliava molto a Shikamaru,
avevano all’incirca lo stesso quoziente intellettivo, ma quello della ragazza
era inferiore, dovuto alla impulsività che aveva preso dalla madre. Aveva lo
stesso tipo di capelli del padre, lasciati liberi al vento. Solo quelli davanti
erano tirati indietro in una piccola codina, legati da un elastico che le avevo
regalato io all’età di otto anni. I suoi occhi erano cerulei come quelli di Temari e le impreziosivano quel viso di bambina che
cominciava a trasformarsi in quello di una donna, ma la cosa che più mi
preoccupava era il carattere identico a quello della madre. Questo significava
solo una cosa: guai in vista.
Poi vi era una
ragazza dai capelli lunghissimi di un celeste chiaro tendente al bianco e dagli
occhi azzurro chiaro. La sua pelle era pallida, ma non stonava affatto. Il suo
nome era MerodiUta.
Apparteneva a un
clan nuovo di Konoha.
Erano giunti al
villaggio da qualche mese. Si diceva che il loro villaggio d’origine era stato distrutto
da un brutto terremoto e i pochi sopravvissuti erano stati accolti nel nostro
villaggio. Erano anch’essi del paese del fuoco, nonostante si trovasse quasi al
confine, per questo non vi erano state poi troppe polemiche da parte dei
cittadini ad accoglierli tra noi.
Sapevo che era un
clan potente, anche se il loro potenziale era considerato comunque inferiore al
byakugan e allo sharingan.
Comunque fosse il
loro potere rimaneva per me un mistero.
Infine vi era un
ragazzino che ben conoscevo e che se non avessi saputo le sue origini, non
avrei mai identificato con il padre. Era FugakuUchiha. Il cognome poteva anche essere associato a un
carattere distaccato e freddo, ma quel ragazzino era il contrario, simpatico e
con una vitalità tutta sua. Mi ricordava molto la madre, come anche i suoi
capelli rossi. Non aveva ancora sviluppato lo sharingan,
al contrario del fratello maggiore che lo aveva sviluppato all’età di nove
anni.
Diversamente da
quanto mi aspettavo, Sasuke non fece mai pressione
sul ragazzo, ma decise di farlo sviluppare in contemporanea con i suoi
coetanei, ma questo non toglieva il fatto che fosse un anno più piccolo.
Una cosa che lo
identificava con gli Uchiha, era il fatto che era un
vero genio all’interno dell’accademia. Presto avrei scoperto come se la sarebbe
cavata in una vera missione.
Inoltre era capace
di percepire i chakra altrui, sebbene questa capacità
non fosse sviluppata ancora del tutto.
Scommettevo che Sasuke centrava qualcosa con l’inserimento del figlio nella
mia squadra.Ma la sua presenza mi
preoccupava un po’. Non avrei saputo come fare se Fugaku
avesse appreso troppo in fretta, rispetto alle compagne. Non volevo né che il
resto del team si sentisse inferiore e incapace, né che dovessi rallentare
iprogressi di quel ragazzino per stare
al passo delle altre mie due allieve.
Ero davanti alla
porta dell’aula ed ero emozionato come se fosse stato il mio primo gruppo, ma a
mio parere ogni volta era differente, quindi era come se fosse stata davvero la
mia prima esperienza. Mille dubbi tornarono alla mente, la prima tra i quali,
la domanda se sarei piaciuto.
Andando in ordine
alfabetico, destino volle che anche quella volta fossi l’ultimo a presentarmi
alla mia classe.
Feci un respiro
profondo e aprii la porta entrando nella stanza. Senza che nemmeno me ne
rendessi conto, mi ritrovai due paia di braccia strette in vita.
“Narutojii-chan! Da quanto tempo
che non ci vediamo!” mi disse Shiori stringendo la
presa maggiormente.
Mi sentii
imbarazzato, soprattutto vedendo con che sguardi ci guardavano gli altri miei
due allievi. Merodi era sorpresa della confidenza che
Shiori ostentava nei miei confronti e Fugaku se la rideva sotto i baffi.
“Ehm, sono felice
di vederti anche io Shiori!” dissi sperando che
allentasse la presa, cosa che fortunatamente accadde.
Le vidi porgermi
uno dei suoi enormi sorrisi e mi ritrovai a grattarmi la testa indeciso sul
come comportarmi con lei.
“Narutojii-chan, cosa ci farai
fare oggi?” mi chiese felice.
Prima di tutto quel
jii-chan doveva sparire quando eravamo in un contesto
maestro-allievo.
“Faremo esattamente
come ho fatto con il mio primo team. Seguitemi!”
Li condussi al
nostro campo di allenamento. Il numero 11. Era un campo costruito da poco e non
lo avevo ancora visto. Lo trovavo un posto perfetto per allenarsi.
“Bene ragazzi ,
credo che voi tre vi conosciate bene e che voi tre conosciate bene il
sottoscritto, quindi direi di saltare le presentazioni. Chiederei solo a Merodi di dirmi qualcosa inpiù su di sè!”
La ragazzina
sentendo gli occhi puntati addosso, divenne rossa e cominciò a balbettare. Non
insistetti, l’avrei conosciutacon il
tempo.
La nostra prima
missione arrivò presto, la solita, ma ilmicino non se la passò molto bene quella volta.
Decisi di cambiare
le regole, nonostante anche io fossi un fan del lavoro di squadra. Feci
catturare ilmicio singolarmente e tutti
e tre superarono le mie aspettative.
Shiori sbadigliò
annoiata, facendo finta di dare un po’ di vantaggio al gatto, ma dopo qualche
metro, utilizzando la tecnica dell’ombra, immobilizzò la povera bestiola.
Fukagu riuscì a ideare
subito un piano per intrappolare il micio e metterlo Ko con facilità. Infine Merodi fu quella che mi sorprese di più. Riuscì a catturare
il gatto avvicinandosi a lui, quando ormai non aveva più modo per scappare,
semplicemente prendendolo in braccio, dopo che si fosse addormentato dopo una
ninnananna intonata dalla ragazza.
Per festeggiare il
clamoroso successo, invitai tutti a mangiare un boccone, il problema si
presentò quando ci fu discordanza sul luogo dove andare.
Feci scegliere a Merodi cosa mangiare, dato che era l’unica che non avesse
espresso nessuna opinione e anche in base alla sua scelta venni a conoscenza di
un’altra cosa sulla mia allieva.
“Sei vegetariana?
Cioè non mangi niente che preveda carne? Neanche i ravioli al vapore di carne?”
chiese Shiori guardandola come se fosse un alieno. Sapevo
che quello era il suo cibo preferito.
Merodi abbassò la testa
timidamente e annuì.
“Sono scelte della
vita!” dissi a Shiori, appoggiando una mano sulla
spalla di Merodi.
Non doveva
vergognarsi per quello che era.
“Si, ma tu
rinunceresti mai al ramen con la carne?” mi chiese
toccando il mio punto debole.
“Bhe, veramente io…no” dissi imbarazzato
e grattandomi la testa.
“Prevedibile!”
disse Fugaku alzando le spalle, anch’esso a conoscenza
del mio piatto preferito.
Dopo il pranzo,
dovetti andare a fare rapporto anche per una banale missione come quella.
“Non c’è gusto a
insegnare, se non ci sono allievi che si mostrano imbranati in qualcosa! Mi hai
messo a insegnare a tre geni. Nel giro di nemmeno un anno quelli diventeranno
migliori di me!” dissi a Kakashi che mi guardava
tranquillo.
“Esagerato! Sono
ancora ai primi livelli!” mi disse mettendomi al corrente di cose che già
sapevo.
“Si, ma sono già
avanti se paragonati a me, Sakura e…bheSasuke lasciamolo stare. Shiori
sa già fare buon uso del controllo dell’ombra, Fugaku
anche senza sharingan riesce a cavarsela in maniera
divina e Merodi…bhe lei rimane un mistero, ma anche
lei ha compiuto la missione con grande successo.”
“Hanno solo
catturato un gatto!” disse kakashi.
“Non un gatto, il
gatto. Al solo pensiero mi dolgono ancora i graffi, ormai guariti, che quella
bestia mi fece!” Sbuffai “Insomma, sembra quasi che l’unica cosa che manchi
loro, a parte qualche tecnica avanzata, sia l’esperienza!”
“Come la metti con
il lavoro di squadra?” mi chiese, cogliendomi alla sprovvista.
“Non li ho ancora
messi alla prova su questo punto, ma le mie impressioni sono abbastanza buone. Fugaku va d’accordo con le compagne e Shiori,
nonostante la sua testardaggine, mi sembra una disposta a collaborare!” dissi.
“Merodi?”
Sospirai “Tanto
dolce e carina, ma troppo insicura di sè stessa. Ma
credo che in caso di bisogno sia disposta ad aiutare chi ha bisogno!”
Kakashi sorrise “Lo so che
la tua prima impressione è spesso azzeccata, ma non credi di doverlo appurare?”
Annuì, dopo di chè una nuova missione mi venne affidata per l’indomani.
Lessi la cartella
con l’elenco delle missione che Kakashi mi aveva
dato, quando senza nemmeno accorgermene cominciai ad annusare l’aria per poi
dire “Entra pure Sasuke, ho quasi finito!”
Kakashi mi guardò confuso
e quando mi accorsi di quanto accaduto, il mio sguardo era pressoché lo stesso.
Sasuke sentendosi
interpellato entrò e mi domandò come facessi a sapere che era proprio lui a
trovarsi dietro alla porta.
“Ho sentito il tuo…odore!” dissi confuso.
“Odore? Sei
diventato un cane adesso? Kyuubi lo appena vista
rientrare a Konoha, quindi il suo zampino non
centra!” disse Sasuke guardandomi stranito.
“Non so cosa dire,
sono sorpreso almeno quanto voi!” dissi non riuscendo a capire più niente.
Tornando a casa, mi
recai in cucina, dove Sakura era indaffarata a preparare la cena e senza che se
ne accorgesse, le circondai i fianchi, ma la sua reazione fu una grossa
gomitata nello stomaco.
“Che accoglienza
piacevole!” dissi cercando di riprendere fiato, mentre Sakura mi rimproverava
per averla fatta spaventare.
Abbozzai un
sorriso. In quei momenti mi sembrava di tornare ragazzino, quando Sakura mi
prendeva a pugni per qualsiasi cosa, ma i miei ricordi vennero interrotti da
delle urla.
Sospirai.
Erano Daiki e Akai che litigavano nel
salone.
Sbraitavano per
accaparrarsi il possesso di un peluche. La piccola volpe l’aveva afferrato con
la bocca, non mollando minimamente la presa e di tanto in tanto scuoteva la
testa con forza per riuscire ad impossessarsi del giocattolo.
Daiki come risposta
all’ostinazione di Akai, cominciò a tirargli un
orecchio, costringendomi a intervenire.
“Ehi, ehi, ehi,
piano Daiki, gli fai male!” gli dissi con calma,ma con voce ferma.
Il bambino mi
guardò con i suoi occhi grandi tanto simili a quelli di Sakura, sapendo di
farmi tenerezza “l’orsacchiotto è mio!”
“Non è vero, l’ho
visto prima io!” disse Akai di rimando con la sua
tenera vocina.
“Tu lo rovini
brutto cagnaccio!” disse mio figlio, facendo irritare non poco la volpina, che
arrabbiata, si mise in posizione di attacco, pronto a saltare.
Lo afferrai per la
collottola, per impedire qualsiasi mossa avesse in mente. I suoi denti non
erano ancora sviluppati tanto da far male a un adulto, ma per un bambino, un
morso sarebbe stato alquanto doloroso.
Vi era solo un modo
per far calmare i due. Afferrai anche Daiki
prendendolo per un braccio e sistemai i due in due stanze separate, chiudendoli
a chiave.
Per quanto spesso
litigassero, i due detestavano stare separati, tanto che dopo qualche minuto
promettevano di fare i bravi.
Daiki si era messo a
piangere, mentre Akai aveva preso con insistenza a
grattare la porta.
Mi diressi
nuovamente nel salone, dove era presente anche Kurama,
il quale non sembrava nemmeno essersi accorto del litigio dei due bambini. Era
seduto sul divano, il quale presto si sarebbe sfondato sotto la sua mole, e
fissava insistentemente un punto impreciso del cielo.
Lo chiamai più
volte, ma solo quando lo toccai, sembrò ritornare sulla terra.
“Naruto, quando sei tornato?”
Lo osservai
preoccupato. Non era da lui farsi cogliere impreparato e questo non era di
certo un buon segnale.
“Kurama, cosa succede?” gli domandai, ma non mi donò una
risposta esauriente.
Mi sedetti accanto
a lui, e appoggiai i gomiti alle ginocchia e sospirando dissi “Non hai trovato
niente neanche questa volta?”
Non mi arrivò
risposta, ma il suo silenzio era più esauriente di qualsiasi parola.
Il silenzio calò in
sala, interrotto solamente quando mi tornò in mente un fatto avvenuto poco
prima.
“Kurama, sapresti spiegarmi il perché oggi sono riuscito ad
avvertire l’odore di Sasuke, nonostante questo fosse
in un'altra stanza? Non sono un Inuzuka e tu non eri
nel mio corpo, quindi una spiegazione sensata a questo improvviso aumento delle
mie capacità olfattive, non esiste!” dissi osservando il mio amico.
Lo vidi irrigidirsi
e quel comportamento mi sembrò alquanto strano. Gli chiesi spiegazione, ma mi
disse semplicemente che potevano essere effetti collaterali per aver abitato in
me per diversi anni, ma il suo nervosismo, ben chiaro dalle tre code che si
muovevano, mi fece capire che stava mentendo.
La mattina durante
la quale sarebbe iniziata la nostra prima missione fuori dal villaggio come
team, non si era fatta attendere. Io mi incamminai davanti ai tre ragazzi, i quali
camminavano decisi e in silenzio assoluto dietro di me.
Era una cosa
alquanto strana, soprattutto per Shiori.
Essa doveva
avercela ancora conme. Mi ero purtroppo
ritrovato a dover sostenere con lei un discorsetto che probabilmente le aveva
fatto scemare quella famosa cotta che provava nei miei confronti.
Era diventata mia
allieva e non potevo fare favoritismi e quindi anche lei avrebbe dovuto
rivolgersi a me con una appellativo più rispettoso, almeno quando vestivamo i
panni di allieva e maestro.
Non l’aveva presa
bene, ma sapevo che presto o tardi ci avrebbe fatto l’abitudine.
“Come mai questo
silenzio ragazzi?” chiesi loro. Non avvertivo minacce nei dintorni e potevo
permettermi di fare conversazione. Girai la testa per osservarli e vidi Fugaku guardarmi con aria stranita “In missione bisogna
essere concentrati e attenti a ogni singolo rumore, no?”
Rimasi incredulo a
quelle parole, sembrava quasi che il ragazzocambiasse personalità in missione, diventando taciturnoe serio. Era in quei momenti che mi sembrava
di rivedere il mio compagno di squadra Sasuke…antipatia
a parte.
“Fugaku, posso sapere quanti anni hai?” gli domandai
divertito.
La sua espressione
divenne stupita “U-undici!” mi disse sbattendo le
palpebre.
“Non sembra
proprio. Hai undici anni quando sei al villaggio. Al momento mi sembri unninja di quarant’anni che fa il suo lavoro
con professionalità!”
“Non capisco se sia
un complimento o una critica!” mi chiese confuso.
Gli sorrisi
rassicurandolo. Era un bene che prendesse le cose sul serio, ma era pur sempre
un ragazzino, non era saggio, secondo il mio punto di vista, che reprimesse le
emozioni, per quanto gli Uchiha siano sempre stati in
disaccordo con questo punto di vista.
“Nessuno dei due.
Fai bene a prendere sul serio anche le missioni più banali, in quanto possono
trasformarsi in qualcosa di più, ma se ti comporti come un qualunque ragazzo
della tua età, non succede niente…in genere. Sii te
stesso e se sei eccitato per la tua prima missione fuori dal villaggio,
esprimilo liberamente. Lo stesso vale per voi due!” dissi poi riferendomi alle
ragazze, ma a parte Shiori, sapevo che Merodi stava già esprimendo sè
stessa, rimanendo chiusa nel suo guscio fatto di timidezza e insicurezza.
Non successe niente
di particolare.
Vedevo i ragazzi
guardarmi come se cercassero di capire se dicessi sul serio o meno.
Sospirai “Sembra
che non debba insegnarvi a essere ninja, ma piuttosto dei ragazzi!” Sorrisi,
infondo era una sfida interessante.
Con la coda
dell’occhio vidi Merodi che leggermente alzò la mano
per chiedere il permesso di parlare.
Mi grattai la testa
incredulo“Si?”
“Ehm…Naruto-sensei, ma la missione in cosa consiste?”
Shiori le lanciò
un’occhiata e le disse “Ce l’ha detto prima, dobbiamo andare al paese delle
onde!”
“S-si, ma d-dovremo pur fare qualcosa una volta lì!” disse Merodi, facendo un passo indietro spaventata dallo sguardo
della compagna.
Sospirai, per poi
dire “ La domanda di Merodi era più che appropriata Shiori. Sinceramente mi aspettavo questo quesito molto
prima!” dissi con falso tono di rimprovero. Non serviva a niente essere ben
concentrati sulla missione, se non si aveva la minima idea di quale compito era
stato loro assegnato.
“Dobbiamo aiutare
gli abitanti del villaggio nel raccolto!” dissi loro, sopprimendo un sorriso,
che voleva uscire al solo immaginarmi le loro facce sconsolate.
“Cosa? Tutto qui? È
questa sarebbe la nostra prima missione?” chiese delusa Shiori,
proprio come mi aspettavo.
“Ci sarà di sicuro
qualcosa sotto…vero?” chiese Fugaku
speranzoso.
Sorrisi. Finalmente
qualche aspetto del loro essere genin, eccitati
all’idea della loro prima missione, stava venendo fuori. Non vedevano l’ora di
dimostrare di cosa fossero capaci.
“Veramente no!”
dissi “Ma credetemi se vi dico che raccogliere delle patate, non è affatto una
cosa semplice!”
Shiori alzò le mani
esasperata “Come no, non ci vuole mica un genio per un compito del genere!”
Arrivammo a
destinazione all’ora prevista e guardando quel piccolo villaggio, mi tornarono
in mente bei ricordi.
“Sapete ragazzi?
Anche io ho svolto la mia prima missione qui!”
“Anche tu hai
raccolto patate?” chiese Fugaku guardandomi stranito
“Non ti ci vedo proprio fare una cosa del genere!”
Sorrisi “A dire il
vero la mia prima missione fuori dal villaggio, è stata più entusiasmante della
vostra. Era una missione di livello C, ma si è trasformata in qualcosa di molto
più pericoloso, tanto che tuo padre ha quasi rischiato di rimetterci la vita!”
Fugaku sembrava
interessato “Davvero? Non me lo ha mai detto!”
Scossi la testa.
“Tuo padre ha il solito vizio di non volersi dimostrare debole, ma non è un
segno di debolezza farsi uccidere per salvare un proprio compagno imbranato,
cioè me!”
“Quindi tu devi la
vitaa mio padre!” disse Fukagu.
Stavo per ribattere
su quel punto, dicendo che era il contrario, ma i figli di Sasuke
non conoscevano la storia del tradimento del loro genitore e non sarei stato di
certo io a fare la spia.
“Adesso basta. Si
inizia con la missione. Tu Merodi dissotterri le
patate. Shiori le raccogli e le sistemi negli
appositi contenitori, infine Fugaku, tu semini altre
patate. Tutto chiaro?”
Vidi i ragazzi
annuire.
“Io andrò a dare
una mano dall’altra parte del campo, se avete bisogno!” dissi loro,
allontanandomi, giusto la lontananza per poterli tenere d’occhio.
Sembravano procedere
bene e ognuno faceva ciò che gli era stato ordinato.
A un tratto vidi Merodi alzarsi di scatto, per poi urlare e nascondersi
dietro Fukagu.
Una biscia era
sbucata in mezzo al raccolto e la cara bestiola non era stata molto gradita
dalla ragazza, a differenza del figlio di Sasuke che
prendendola in mano, l’accarezzò, spiegando alla compagna che non ci fosse
niente da temere.
La passione per i
serpenti doveva essere ereditaria.
Merodi si rimise al
lavoro timorosa di qualche altra sorpresa, ma vidi Fugaku
offrirsi volontario per sostituirla nel compito.
Non tanto per gli
animali, ma perché aveva notato le mani scorticate della compagna a furia di
scavare.
Shiori fu un po’ incerta
sul cambiare i ruoli, in quanto temesse un mio rimproverò, ma quando anche Fugaku, fu al limite, decise di prendere il suo posto.
Il pomeriggio
arrivo presto e con esso anche l’ora di interrompere il lavoro. I ragazzi si
sedettero a terra esausti e con le facce stravolte, ma dal loro viso fuggì una
risata, quando videro le mie condizioni. Ero sporco di terra dalla testa ai
piedi, ma io risi di più quando vidi le espressioni omicida dei ragazzi, quando
li misi al corrente che potevano usare gli attrezzi agricoli per aiutarsi nel
racconto.
“Tu!” mi indicò Shiori “Hai appena firmato la tua condannamorte! Fossi in te mi guarderei le spalle
amico!” disse la ragazzina minacciosa, tanto che mi venne un brivido lungo la
schiena.Temari
era tremenda quando si trattava di vendetta e non era saggio sottovalutare la
figlia solo perchè era una semplice genin.
Nel tentativo di
cambiare argomento dissi “mi congratulo con voi ragazzi, mi avete dimostrato
che siete sulla buona strada per diventare un team affiatato, anche se mi
aspetto proprio questo da voi!”
Shiori, guardandomi
sorpresa e non più con aria imbronciata mi chiese “E hai dedotto questo vedendoci
raccogliere le patate?”
Annuii “Tu ci hai
messo un po’ più di tempo degli altri Shiori, ma ci
sei arrivata anche tu. Sbaglio o i compiti che vi avevo assegnati, erano
diversi rispetto a quelli che stavate svolgendo prima che vifermassi?”
“Si, ma avendo
suddiviso i compiti in modo non equilibrato, ci sembrava giusto che ognuno
facesse la stessa fatica dell’altro. Abbiamo sbagliato forse?” chiese Fugaku incerto.
“No, era proprio
quello che speravo faceste!” dissi scompigliando i capelli del ragazzo “Essere
una squadra non significa per forza rischiare la vita. Anche le piccole cose
fanno di voi un gruppo e dato che riuscire a lavorare in squadra in una
missione pericolosa è difficile, ho deciso che sarebbe stato procedere per
gradi!”
Vidi nuovamente Merodi alzare timidamente la mano “ Ma chi ci dice che in
una missione pericolosa, saremo in grado di aiutarci a vicenda?”
Ci riflettei sopra
per trovare il giusto modo di rispondere.
Nella frenesia
della battaglia, si poteva anche rendere difficile la collaborazione fra
compagni, se bisognava stare attenti al nemico.
“Man mano che
passerete del tempo insieme, tra voi si instaurerà un forte legame, che vi
permetterà di capirvi solamente con lo sguardo e riuscirete a sentire dentro di
voi, se un vostro compagno necessita o meno di un aiuto. In poche parole, serve
pratica, forza di volontà, ma soprattutto un forte sentimento verso i propri
compagni!”
Riprendemmo il
nostro cammino verso Konoha. I ragazzi trascinavano i
piedi per la stanchezza, spronati dal sottoscritto ad andare avanti. Cercavo di
tirare su loro il morale canticchiando o raccontando loro i pasticci combinati
quando avevo la loro età, quando tutto a un tratto sentii qualcosa di strano.
Mi voltai di scatto
e presi a guardarmi intorno, cercando la fonte di quella sensazione. Era
qualcosa che non avevo mai percepito, ma allo stesso tempo sapevo che era
qualcosa che conoscevo, ma che non riuscivo bene a comprendere.
Ero sicuro che non
era un nemico e qualunque cosa fosse a farmi provare quella sensazione, anche
se per un breve istante, si trovava a molti di chilometri di distanza.
Furono i ragazzi a
farmi ritornare in me, ma il pensiero di quanto provato, continuò ad
accompagnarmi per tutto tempo.
Una volta rientrato
a casa, ne parlai subito a Sakura e Kurama.
Quest’ultimo
addrizzò le orecchie e nuovamente le sue code presero a muoversi con fare
agitato.
Sapeva qualcosa, ma
dalla sua espressione capì che non era minimamente intenzionato a dirmi niente.
PovKurama
Non mi aspettavo
che Naruto sarebbe stato in grado di percepire le
cose, o al meno non così presto.
Quando mi raccontò
della sensazione che aveva percepito quel pomeriggio, dovetti fingere di non
saperne niente, ma sapevo che non potevo nascondergli la verità a lungo.
Aspettai che i
coniugi Uzumaku si fossero addormentati, per
sgattaiolare fuori casa e recarmi all’abitazione degli Uchiha.
A ogni singola
scoperta andavo da lui a riferire quanto scoperto.
Era incredibile
come Sasuke, mi ispirasse fiducia, ma sapevo che con
lui non avevo niente da temere, nonostante quanto accaduto in passato. Sapevo
che proprio perché era entrato in contatto con la sua parte malvagia, ora
poteva riuscire a starci alla larga.
Non attesi molto il
suo arrivo, alzai leggermente il livello del mio chakra
per farmi avvertire da Karin in modo tale che avvertisse Sasuke,
ma non abbastanza da farmi percepire dal figlio. Se il moccioso mi avesse visto
e raccontato della mia presenza in quel luogo a Naruto,
sarebbero stati guai.
Per questo motivo
l’Uchiha ed io ci incontrammo in strada.
“Cosa vuoi Kyuubi?”
mi domandò con aria seria.
“Anche oggi ho
percepito un chakra simile al mio!” dissi con la
stessa aria.
“Dove?”
“A giudicare dalla
debolezza con cui lo percepito, direi che si trova nei pressi del villaggio del
ferro, se non al suo interno!” gli dissi mettendolo al corrente.
Lo vidi stringere i
pugni. Paese del ferro significava samurai, samurai significava persone poco
amichevoli e soprattutto significava impossibilità di agire e di accedere a
quelle terre.
“L’ultima volta non
si trovava nelle terre ninja?” mi domandò.
“A quanto pare si
sposta, il che non è un bene se continua ad inoltrarsi in quelle terre!” dissi abbassando
le orecchie “Inoltre, non è finita qui!”
Sasuke aveva gli occhi
puntati su di me, in attesa che continuassi “Naruto
oggi ha percepito quel chakra” Lo vidi sgranare gli
occhi. Potevo immaginarmi la sua sorpresa, in quanto l’Uzumaki
non doveva essere in possesso di un tale potere.
“Neanche Karin è in
grado di percepire chakra così lontani, come può
lui?”
“A quanto pare sta
sviluppando questa capacità,ma non è
riuscito a percepirlo in modo adeguato. Ha provato per lo più una sensazione,
ma è questione di tempo prima che cominci a farsi delle domande!”
“Non vedo dove stia
il problema. Te l’ho già detto che non mi piace mentirgli. Si tratta di sua
figlia e se io mi trovassi nei suoi panni, vorrei saperlo e quando scoprirà che
noi abbiamo qualche indizio, sarà un gran brutto quarto d’ora per me e per te!”
mi disse. Sapevo che aveva ragione, ma non potevo assolutamente dirgli niente e
sapevo che infondo Sasuke la pensava come me, anche
se restio ad ammetterlo.
“Ninja e samurai
sono sull’orlo di una guerra. Se Naruto sospettasse
minimamente che Kumiko si trovasse nelle terre dei
samurai, niente lo fermerebbe dall’andare a cercarla e se venisse scoperto, non
saremo solo io e Naruto a piangere la perdita di un
figlio. Pensaci, anche i tuoi figli sono ninja e potrebbero rimetterci la vita
in guerra”
Sasuke sospirò “Lo so, ma
non lo trovo comunque giusto. Mi sembra di agire in modo egoistico!”
“Una volta in più o
meno cosa cambia?”chiesi
“Cambia il fatto
che sto cercando di cambiare. Voglio agire nel modo giusto e…e
purtroppo so che poche vite non sono niente rispetto a quello di un intero
paese!” disse Sasuke con un’aria schifata a causa
dell’ingiustizie che accadevano nel mondo, molte delle quali causate anche da
lui edal sottoscritto.
“Sai cosa penso?
Che sia tu che io, ci siamo rammolliti. Una volta facevamo paura e guardaci ora…a combattere per il bene!” dissi abbozzando un sorriso,
che non venne ricambiato dall’Uchiha.
“Kyuubi!” mi chiamò con una voce che non prometteva bene
“Come mai Naruto ultimamente sta sviluppando
capacità, che in realtà sarebbero tue?”
Mi irrigidii, ma sapevo che con lui, non
potevo sottrarmi dal parlare e gli raccontai come stavano i fatti.
A fine racconto
alzai lo sguardo verso il suo. Mi guardava con un tono di rimprovero e senza
dirmi una parola, se ne andò chiudendomi in faccia il portone del suo giardino.
Mi svegliai
all’alba quella mattina. Avevo dormito poco e male a causa dei miei pensieri.
Non riuscivo a togliere la mia attenzione da quella sensazione che avevo
provato il giorno prima.
Avevo come l’impressione
che essa potesse essere importante. Pensai immediatamente a Kumiko,
ma sinceramente non trovavo un collegamento tra lei e quella strana emozione
provata per un paio di secondi.
Forse erasolo il mio ardente desiderio di ritrovare la
mia bambina a farmi sperare che essa potesse centrare qualcosa, anche se
sinceramente, anche se ci fosse stato un legame, non avrei saputo comunque da
che parte cominciare a cercare.
Fra un pensiero e
l’altro giunsi al campo di allenamento, dove trovai i ragazzi già tutti sul
posto.
“Narutoji…sensei!” disse Shiori osservandomi imbarazzata per avermi quasi nuovamente
chiamato jii-chan.
Le accarezzai i
capelli, per farle capire che non c’era problema.
Fugaku non salutò
nemmeno, ma subito, eccitato all’idea di una nuova missione da affrontare, che
non prevedesse ortaggi sul menù, mi domando cosa avremmo fatto quel dì.
Gli andò male, non
vi era alcuna missione in programma, mauna lezione al villaggio e rimase deluso quando scoprì la mia intenzione
di insegnare loro come canalizzare il chakra sotto i
piedi, per potersi arrampicare o camminare sull’acqua.
“Cosa? Ma io lo so
già fare!” disse sbuffando “Mio padre me lo ha già insegnato l’anno scorso!”
disse il ragazzino rattristato.
Un macigno mi cadde
sulla testa. Che serviva dare un tutore al proprio figlio, se lo si allenava a
casa in separata sede.
Shiori scocciata dal
fatto che Fukagu fosse avanti, disse incrociando le
braccia “Bhe io no. Mio padre ha detto testuali
parole -A che ti serve un insegnante se devo insegnarti tutto io?- e per la
prima volta ho trovato mia madre d’accordo con lui!” sbuffò, ma subito dopo,
ritrovando la grinta e guardando con aria di sfida il compagno, disse “Capace o
meno, ti dimostrerò che sono più in gamba di te e ti supererò ancora prima che
tu possa dire Uchiha!”
Fukagu mi guardò confuso,
come per chiedermi se avessefatto
qualcosa di strano per scatenare l’ira della sua compagna. Gli sorrisi e scossi
le spalle dicendogli di avere pazienza.
Merodi alzò nuovamente la
mano per richiamare l’attenzione “Nemmeno io s-sono capace N-Narutos-sensei. M-mi insegni?”
Mi grattai la testa
e sconsolato le dissi “Merodi, non siamo più in
accademia. Non alzare la mano ogni volta che vuoi parlare. Siamo tra amici,
stai tranquilla. E poi certo che ti insegno, se no cosa ci sto a fare qui io?
Almeno non mi fate sentire inutile, come Fugaku!”
Fugaku sentendosi preso
in mezzo si sentì colpevole “M-maio…io
non volevo che tu…”
Scoppiai a ridere
al vedere la faccia stralunata del mio allievo.
“Comunque sia, se
devo insegnare a loro, devo lasciarti in disparte. Oppure trovare qualcosa da
farti fare!”
“Posso essere il
tuo assistente in questa lezione, sarà divertente impartire ordini a Shiori!” disse divertito a vedere lo sguardo omicida che la
figlia di Shikamaru gli lanciava.
Sorrisi “D’accordo,
ma sta attento. Conoscendola, sarà lei a farti rigare dritto!”
Fugaku si dimostrò un
buon aiutante, ma mi disse esplicitamente che non avrebbe mai voluto diventare
un insegnante per evitare di avere a che fare con allievi petulanti, testardi e
maneschi come Shiori.
Per sua fortuna, le
sue compagne appresero piuttosto in fretta la lezione e Fugakupotè tornarea
indossare la veste da allievo e svolgere la nuova missionE.
Ero stato convocato
nell’ufficio di Kakashi perché mi venisse affidata
una missione. Lo vidi alquanto preoccupato e capì il motivo molto presto.
“Naruto, tu sai che il clan Uta si
è trasferito qui da noi dopo un terremoto che ha distrutto il loro villaggio,
no?” Mi chiese e non potei fare altro che annuire, in quanto era stato
informato proprio di ciò.
“Li ho accolti al
villaggio in quanto non avevano più una casa, ma sono sorte alcune complicazioni
che mi fanno sospettare che l’intero clan ci abbia mentito!”
Sussultai, non
capendo per quale motivo avessero dovuto farlo.
“Alcuni nostri
ricercatori, che tengono sotto controllo tutto il paese del fuoco, affermano
che negli ultimi anni non vi sono state scosse sismiche tanto elevate da creare
i danni che sospettiamo si siano verificati nel villaggiodi Onpu, il
villaggio da cui provengono!”
“Non vedo il motivo
per cui mentirci. Cosa pensi sia accaduto realmente?
Kakashi scosse la testa.
“Non saprei, per questo ho deciso di mandarti in perlustrazione. Recati sul
luogo con il tuo team e dall’entità dei danni, vedi se riesci a capire qualche
cosa!” mi disse Kakashi serio.
“Credi sia una
buona idea portare Merodi?” Chiesi titubante.
Se il clan Uta ci aveva tenuto nascosto qualcosa, la mia allieva
doveva esserne al corrente. Ma era proprio questo il piano di Kakashi, mettere la ragazza alle strette, sperando che ci
aiutasse a risolvere questo mistero che aleggiava intorno al suo villaggio e
clan.
Inoltre Kakashi contava soprattutto sulla mia capacità di far
aprire il cuore alle persone.
Non persi tempo e
avvisai i miei allievi della partenza prevista per il giorno dopo. Non diedi
nessun particolare della missione, in quanto temevo una reazione da parte di Merodi e qualche possibile scusa da parte della ragazza per
non parteciparvi.
L’indomani ci
trovammo tutti al campo, pronti per la partenza. Shiori
corse alle porte di Konoha ansiosa di partire, mentre
Fugaku era incerto se raggiungere la compagna o
comportarsi in modo composto.
Sorrisialla sua indecisione e dissi “Fugaku, è una missione di livello C, rilassati!”
Mi guardò e dopo
avermi regalato un sorriso, raggiunse la sua compagna, unendosi a lei nei cori
di incitamento ad aumentare il passo.
Per quanto
riguardava Merodi invece, come temetti, non fu
contenta di venire a conoscenza della nostra destinazione, ma ormai era tardi
per tirarsi indietro.
Non potè fare a meno di seguire me e i suoi compagni a testa
china e rassegnata.
Mi piangeva il
cuore vederla in quelle condizioni, ma un clan straniero che si intrufolava a Konoha, mentendo sulla loro vera presenza al villaggio,
poteva anche essere vista come una minaccia, anche se non potevo credere che Merodi potesse centrare in qualche sorta di attacco a
sorpresa a Konoha.
Il villaggio era a
più di un giorno di cammino e questo ci obbligò a fermarci per la notte.
“Come ci fermiamo?
Ma non sono ancora stanca!” Disse Shiori delusa e
seccata.
“Neanche io, ma c’è
un motivo se ci fermiamo. È pericoloso continuare al buio!” disse Fugaku con un aria di uno che la sa lunga “Vero Naruto-sensei?”
Sorrisi “Anche, ma
c’è un motivo più importante!” dissi attirando le loro attenzioni “Ho fame e se
non metto subito qualcosa sotto i denti, svengo!”
I miei allievi
finirono a gambe all’aria, non avendo il ben che minimo senso dell’umorismo.
La cena fu
piacevole a mio parere e trovai soprattutto molto carino da parte di Fugaku, offrire un po’ del suo pasto a Merodi,
che non sembrava intenzionata a voler mettere qualcosa nello stomaco.
Sorrisi alla scena
e guardando il mio allievo mi venne spontanea una domanda “Fugaku,
sei sicuro di non essere stato adottato?”
Il ragazzo sgranò
gli occhi “Perché cavolo ti viene in mente una cosa così assurda? Io sono un Uchiha, capito? Un Uchiha al
100%” disse con tono stridulo.
Risi “e che non
vedo in te la ben che minima traccia di quell’antipatico di tuo padre o di
quella scorbutica di tua madre!”
“Sia chiaro che il
fatto che io non abbia ancora lo sharingan non
significa niente, inoltre non è vero che non somiglio ai miei. Ho gli stessi
occhi di mio padre e i capelli di mia madre, oltre la capacità di percepire chakra e poi…”
Decisi di calmarlo,
vedendo che cominciava a scaldarsi “Calmati, non volevo farti venire paranoie.
So che sei il loro figlio naturale, ti ho visto praticamente nascere e
sinceramente il temperamento orgoglioso di un Uchiha
ce l’hai eccome. La mia ero solo una battuta, in quanto tuo padre non avrebbe
mai compiuto un gesto così carino verso una sua compagna, come hai fatto tu con
Merodi!” dissi scompigliandomi i capelli.
Fugaku mi guardò
incuriosito “Perché? Che tipo era mio padre alla mia età?”
“Antipatico, sempre
sulle sue, pieno di sé e una cosa che gli riesce ancora bene oggi,riusciva a farmi incavolare con una sola parola!”
dissi ricordando i tempi passati “E la cosa che mi davamaggiormente fastidio, era il fatto che
riusciva bene in tutto, al contrario di me!” dissi sbuffando e mettendo un
finto broncio.
“Wow, papà non mi
ha mai parlato di sé stesso da bambino. E quando gli domando qualcosa, cambia
discorso o se ne va senza degnarmi di uno sguardo. Ho come l’impressione che mi
nasconda qualcosa e anchemio fratello
la pensa come me, ma neanche la mamma ci dice niente!” disse sospirando.
“Tutti abbiamo
delle cose di cui non vogliamo parlare, compreso tuo padre!” dissi abbassando
lo sguardo.
“Ma lui è così
forte, come può fargli paura qualcosa che è successo tanto tempo fa, tanto da
non raccontarmi niente? Tu lo sai?” mi chiese curioso.
Non lo guardai e
rimasi in silenzio qualche secondo a fissare la fiamma del fuoco che
scoppiettava allegra.
“Non tocca a me
raccontarti di cose di cui tuo padre non vuole parlarti. Quando sarà pronto, lo
farà di sua spontanea volontà!”
Shiori ci guardava
interessata, curiosa di capire qualcosa “Mio padre invece non è per niente un
mistero. Mia madre mi racconta tutto quello che faceva da giovane e lo posso
riassumere in una sola parola: niente. Una volta si è addirittura ritirato da
una battaglia contro di lei perché non aveva voglia di lottare o, come dice
mamma, perché aveva paura!” disse un po’ stranita dall’ultimo fatto.
Feci una risatina,
immaginando il commento di Shikamaru se solo avesse
sentito la figlia “Tuo padre è solo un tipo che vuole starsene tranquillo, ma
quando deve, compie il suo dovere meglio di tutti!”
“Allora perché la mamma…” cominciò Shiori.
“Temari lo prende in giro per infastidirlo, è sempre stato
così, ma nessuno meglio di lei sa di quanto è realmente capace tuo padre!”
dissi.
Shiori sospiro “Io non lo
mai visto in azione e sinceramente ora mi hai incuriosito. Vorrei vedere quali
sono queste sue potenzialità e soprattutto, se è così in gamba come dici,
vedere se io ho preso da lui!”
“Questo te lo posso
dire io. Hai preso da entrambi i tuoi genitori e vedrai che se ti impegni, li
supererai entrambi, come è giusto che accada!”
Fukagu si illuminò
“Quindi io sarò migliore di mio padre?”
Annuii“Solo se ti impegni!”
Fugaku si alzò e con aria
determinata disse “Allora cosa stiamo aspettando, alleniamoci no?”
Sorrisi
“Alleniamoci a dormire piuttosto. Ci aspetta ancora un lungo viaggio domani e
non vogliamo arrivare a destinazione stanchi, dico bene?”
I ragazzi
annuirono, anche Merodi che fino ad allora era stata
in silenzio e per conto suo.
Facemmo dei turni
di guardia, nonostante i ragazzi temessero di addormentarsi, non avvertendo
così probabili pericoli. Per questo motivo rimasi vigile anche durante il loro
turno.
Filò tutto liscio
per diverse ore, finchè non captai qualcosa di
strano, la stessa sensazione di qualche giorno prima, il che mi fece mettere
sull’attenti pronto a qualsiasi evenienza.
Mi guardai attorno
quando, con la coda dell’occhio, notai Fugaku
scattare seduto con aria preoccupata. I nostri occhi si incrociarono e disse
“Qualcuno si sta avvicinando!”
Non fece quasi in tempo
a finire la frase, che un urlò ci fece scattare. Era la voce di Merodi e in men che non si dica
affiancai la mia allieva. Era terrorizzata e guardava dritto davanti a sé nel
buio della foresta, indicando un punto imprecisato “D-dueocchi…due o-occhi luminosi mi stavano f-fissando e…”
Creai subito un kagebushin che rimase con i miei allievi, mentre io mi
apprestavo a controllare la situazione.
Mi addentrai nella
foresta e notai le tracce del passaggio di qualcuno.
Fu in quel momento
che mi resi conto di una cosa insolita. Era notte fonda e nonostante la
presenza della luna piena, non vi era abbastanza luce perché i miei occhi
potessero notare quelle piccole tracce che notavo senza problemi. Mi osservai
intorno e notai di riuscire a vedere piuttosto bene nonostante la scarsa
luminosità.
Mi spaventai non
poco a quella capacità, che poteva tornarmi utile in ogni caso, dato che era un’altra
capacita che stavo sviluppando senza che mi appartenessero di nascita.
Arrivai senza
problemi a un lago dove la luna, riflettendosi sull’acqua, rendeva quel luogo
magico e romantico e le pietre sembravano luccicare sotto i raggi dell’astro.
Fu lì che vidi
qualcosa muoversi e dirigersi verso la riva opposta. Quella sensazione tornò a
farsi viva nel mio cuore, era più nitida, tanto che mi sembrava di essere a un
passo dal capire che cosa fosse o chi fosse.
Vidi una figura
piuttosto piccola di statura, muoversi con estrema agilità, tanto da non
sembrare umana e al vento vedevo i suoi lunghi capelli muoversi.
Questi mi parevano essere
di un colore Bordeaux molto scuro, in quanto la luce presente e la mia nuova
capacità, non mi permettessero di distinguere chiaramente il colore.
“Potrebbe essere un
ninfa dei boschi!” disse una voce al mio fianco, che mi fece sussultare.
“Shiori, che diavolo ci fai…o
meglio cosa ci fate voi tre qui? Non vi avevo lasciato all’accampamento?”
chiesi con un tono di rimprovero ai miei allievi, in quanto erano stati
imprudenti a inoltrarsi nel bosco senza la supervisione di un adulto, con i
rischi che potevano incontrare.
“Volevamo essere di
aiuto!” cominciò Fugaku “Non è stato difficile
trovarti seguendo il tuo chakra!”
In quel momento mi
sorse spontanea una domanda,il mio
clone non avrebbe loro permesso di allontanarsi a meno che non fosse esploso.
Fu proprio quello che accadde e secondo il racconto dei miei allievi, avvenne
anche in modo alquanto ridicolo.
La mia copia aveva
inciampato ed era caduto sul fuoco acceso, svanendo praticamente subito.
Mi sentii
imbarazzato per la figura fatta, ma ciò nonostante spinsi i ragazzi a tornare
indietro, non prima di aver lanciato un’ultima occhiata verso il luogo dove
quella strana figura era scomparsa.
Finalmente i primi
raggi del sole si fecero vedere, rischiarando lentamente il cielo, dando così
il via alla seconda fase della missione.
Avevo lasciato
dormire i ragazzi in quanto ero certo che non sarei riuscito a chiudere occhio.
Infatti per tutta la nottata non potei fare a meno di pensare a quella figura
scura, incontrata la notte stessa, cercando di capire se il mio cervello avesse
captato più informazioni di quanto ricordassi.
Giungemmo prima di
quanto pensassi alle porte del villaggio del clan Uta,
o per essere precisi a quello che ne rimaneva. Si intravedeva bene una tavola
di legno di grosso spessore, con sopra inciso l’ideogramma Onpu.
Doveva essere l’insegna che dava ilbenvenuto al villaggio. Varcammo quella soglia e davanti ai nostri occhi
si presentò una scena orribile. Non esisteva praticamente più niente, quasi
nessun edificio era rimasto in piedi.
Camminai davanti ai
miei genin, quando non sentendo più il rumore dei
passi di uno dei miei due allievi, mi girai a controllare. Vidi Shiori, che si era allontanata un poco, osservare davanti a
sè con uno sguardo sgranato, per poi girarsi e
coprirsi con le mani gli occhi.Fugaku, raggiunse subito la sua compagna e, guardando nella
stessa direzione, ebbe una reazione simile, con l’unica differenza che
continuava a guardare, ma il pallore del suo volto mi fece intendere che non vi
era nulla di positivo.
“Naruto-sensei, questo villaggio è stato davvero distrutto
da un terremoto?” mi domandò il ragazzo.
Non dissi niente e
mi avvicinai anche io.
Shiori con voce tremante,
girata sempre dall’altra parte disse “Come puoi ancora pensare una cosa del
genere? Un terremoto può essere tremendo, ma non arriva a tanto!”
Finalmenteraggiunsi la postazione di Fukagu, mentre Merodi era stata
fermata da Shiori, per impedirle di proseguire, ben
conscia del fatto che lei prima abitasse in quel luogo.
Rimasi pietrificato
a quello scenario, nonostante di cose orribili ne avessi viste.
Afferrai Fugaku che, come paralizzato, non riusciva a togliere gli
occhi da quello scenario raccapricciante.
Era chiaro che vi
era stato uno scontro in quel luogo e quello era documentato dalla presenza di
centinaia di cadaveri, ormai in decomposizione, sparsi qua e là. Il fatto che
ad alcuni di loro mancassero parti del corpo, rendeva difficile non pensare che
una bomba centrasse qualcosa, ma anche volendo mettere in considerazione che il
terremoto fosse riuscito a fare qualcosa del genere, altri corpi appesi a delle
macerie da armi non ninja, escludevano per una seconda volta la teoria del
terremoto. Ma la cosa che più mi fece accapponare la pelle, era che la maggior
parte di loro erano donne e uomini civili e bambini. Quelle persone non avevano
avuto la ben che minima possibilità di difendersi, e questo mi potava a domandare,
chi mai avrebbe potuto compiere tale atrocità, anche se sapevo bene che
l’essere umano era ben capace di fare cose di quel genere.
“Jii-chan…” mi chiamò Shiori.
Sapevo che il chiamarmi con quell’appellativo per lei era un po’ come una sorta
di coperta di Linus “Perché siamo venuti qua?”
“L’hokage ha il sospetto che il clan Uta
ci stia nascondendo qualcosa e ci ha mandato a scoprire se il terremoto c’è stato
o se è solo una copertura!” dissi, osservando Merodi
che mi guardava preoccupata.
“Perché mai avrebbero
dovuto mentirci?!” chieseFugaku passando il suo sguardo da me a Merodi.
“Non lo so. Abbiamo
pensato che il loro mentirci, potesse essere dovuto a un loro tentativo di
arrivare a complottare contro Konoha, ma da quanto è
successo qui, direi che il loro clan sia stato quasi sterminato per qualche
ragione particolare e mettendo Konoha a conoscenza di
questo fatto, avranno temuto un rifiuto di accoglienza da parte nostra, in
quanto anche noi avremmo potuto essere attaccati!”
Mi avvicinai a Merodi e abbassandomi le misi le mani sulle spalle.
“Merodi, ormai non serve più a niente mentire. Perché siete
stati attaccati e da chi?”
Merodi abbassò lo sguardo
e portando le mani strette in pugni al petto e voltando il capo verso destre
risposa “Io…io non lo so!”
“Merodi!” La ripresi.
“D-davvero, io non so cosa sia successo. Ero a casa con mia
madre, quando mio padre improvvisamente è comparso tutto agitato, dicendoci che
dovevamo andarcenee che stavano
arrivando! Non so altro!”
Shiori riflettendoci un
attimo intervenne, dicendo “Magari è stato qualche ninja di un altro paese.
Anche se siamo alleati con tutti, c’e sempre qualcuno che deve distinguersi
creando casini. Se non fosse così e fossimo tutti in pace, perché verrebbero
addestrati nuovi ninja? Noi compresi?”
La mia allieva
poteva avere ragione su alcuni punti di vista, ma dubitavo fortemente che dei
ninja centrassero in quel frangente.
“A me il
ragionamento di Shiori non sembra del tutto
sbagliato!” Disse Fugaku, appoggiando l’ipotesi della
compagna.
“Se tenessimo
presente l’ipotesi di Shiori e cioè che qualche ninja
si è ribellato all’alleanza, anche essendo di un certo numero, non potevano
essere sufficienti a compiere tutto questo.Quindi a meno che non sia stato un intero paese a ribellarsi, dubito che
centrino i ninja!” dissi loro.
Fugaku mi guardò dubbioso
e mi chiese quali fossero allora le mie conclusioni.
“Samurai!” dissi
semplicemente e la mia teoria era confermata dalla presenza di pezzi di
armatura, tipici di quel tipo di combattenti.
Shiori sussultò “Samurai?
Sicuro? Non vedo perché invadere i nostri territori, dopo che non ci siamo
minimamente calcolati per secoli. Ognuno di noi e sempre stato nelle sue terre
e basta, cosa vorrebbero improvvisamente dal clan Uta?”
Scossi la testa,
infondo eravamo lì anche per scoprire qualcosa a proposito…se
si poteva.
Ma dei rumori
sospetti, mi fecero lasciare da parte l’idea di continuare l’indagine.
L’attacco al
villaggio vi era stato mesi prima ed era impossibile che qualcuno, magari
imprigionato sotto le macerie, fosse ancora in vita. Mi concentrai sul rumore
fino a essere in grado di percepire dei passi, ma non passi normali, ma vi era
un rumore di sottofondo metallico.
Inizialmente i
passi erano di una singola persona, ma non passò molto tempo, che capii che
stavamo per essere circondati. Non fui il solo ad avvertire il pericolo “Naruto-sensei, sento la presenza di qualcuno…di
molti!” mi disse Fukagu alquanto preoccupato.
Cominciai a
riflettere. Chiunque avesse attaccato il villaggio, poteva benissimo trovarsi
ancora in zona, in quanto non avevano trovato ciò che cercavano e ilmio primo pensiero fu quello di mettere i
ragazzi al sicuro.
Decisi che era
meglio andarcene, ma quando intraprendemmo la marcia verso l’uscita del
villaggio, il nemico uscì allo scoperto.
Ci ritrovammo
circondati da una trentina di Samurai, tutti di una corporatura massiccia,
aumentata dalle loro spropositate armature.
A nostro favore
c’era il fatto che i Samurai non facevano uso di tecniche che comportavano
l’uso del chakra, ma a loro vantaggio vi erano le
numerose armi che avevano in loro possesso, due delle quali avevo visto usare
pochissime volte. Queste erano la lancia e l’arco. La Katana era l’unica arma
familiare e che, anche se in modo un po’ impacciato, sapevo respingere e nel
caso utilizzare, ma nel mio arsenale avevo a disposizione solo Kunai e Shuriken.
Ordinai ai ragazzi
di disporsi a croce e di impugnare le loro armi e raccomandai loro molta
prudenza. Ricorsi al mio Kagebushin, creando un
numero di copie tale, da cogliere di sorpresa gli avversari.
Peccato che la
sorpresa durò poco, in quanto non si fecero intimorire.
“Cosa siete venuti
a fare in territorio ninja?” chiesi loro.
“Non sono cose che
devono interessare a un verme come te!” mi rispose colui che sembrava guidare
l’intero esercito.
“Sono cose che mi
riguardano in quanto siete in territorio ninja. Sbaglio o anni orsono è stata
stipulata una legge che vietava i ninja di entrare in territorio samurai e
viceversa senza autorizzazione?” dissi loro cercando di mantenere la situazione
sotto controllo.
“Le leggi possono
essere infrante e noi abbiamo avuto un ordine che dobbiamo portare a termine!”
“Mi sembra che qui
abbiate già fatto un ottimo lavoro. Non avete lasciato niente!” dissi guardando
storto ogni samurai.
“Tsè, non ci interessa questo misero villaggio, ma un certo
clan che abitava al suo interno!” disse il samurai.
“Bhe direi che potete pure andarvene dato che avete
sterminato tutti i suoi abitanti!” dissi.
“Non siamo così
sprovveduti. Quando siamo arrivati, nessun appartenente a quel clan era
presente al villaggio. Nonostante fossero loro ad avere il comando, sono
scappati con la coda tra le gambe, lasciando i loro amici a morire. A parte
quell’imprevisto, mi sono divertito a sentir le grida di disperazione di voi esseri
inferiori!” disse concludendo la frase con una sgraziata risata che mi fece
alquanto incavolare.
“Mi fate solo
vomitare. Voi samurai vi credete migliori di noi, eppure non mi sembra che le
vostre azioni siano differenti da quelle della maggior parte dei ninja
corrotti. Invadete e distruggete tutto e tutti pur di raggiungere il vostro
obbiettivo. Sai come li chiamiamo noi gente del genere…feccia!”
dissi con disprezzo e quel termine non fu tanto apprezzato dal samurai che mi
trovavo davanti.
“Ehm, Naruto-sensei…non sarebbe meglio non provocarli?” mi chiese
Shiori alquanto preoccupata.
“Tanto ci
attaccheranno comunque e non vi risparmieranno solo perché siete giovani. Siete
comunque dei ninja e quindi loro nemici!” disse con voce seria uno dei miei
cloni,pronto a difendere i ragazzi da
qualsiasi attacco.
“Hai del fegato, lo
ammetto, ma sei da solo, come unici compagni quei mocciosi, contro tutti noi.
Come pensi di cavatela?” mi disse il nemico.
“All’accademia dei
samurai non ti hanno insegnato a contare? Mi sembra che siamo noi in netto
vantaggio!” dissi, sottolineando la parola noi.
“Sono solo delle
copie!” disse il samurai “Conosciamo le vostre tecniche ninja.
“Solo copie dici? È
vero, ma sanno picchiare duro!” dissi, prima che un rumore alle sue spalle lo
fece voltare. Una mia copia aveva preparato un rasengan
e, con forza, l’aveva fatta scontrare contro la schiena di uno dei suoi alleati
mandandolo ko.
“Visto?” disse
sogghignando.
“Maledetto, te la
farò pagare. Attaccate!”
Le mie copie, io e
i miei allievi ci mettemmo subito in posizione di difesa, cercando di valutare
la situazione e capire come era meglio attaccare, a differenza dei samurai, che
correvano tutti in massa verso di noi, senza preparare un vero piano di
attacco.
“Ragazzi, state
attenti alle loro armi. La loro forza risiede nella loro abilita di saperle
usare con estrema abilità!”
Shiori attuò subito la
tecnica dell’ombra, bloccando un samurai che era diretto verso di loro con la
lancia già alzata per attaccare, ma la ragazza prendendo il controllo del suo
corpo, fece attaccare un suo alleato.
“Wow!” disse Fugaku, che non l’aveva mai vista in azione, ma neanche lui
fu da meno e schivando una Katana, anche se essa riuscì a ferirlo di striscio a
un braccio, gli diede un forte calcio sul petto, facendolo cadere a terra.
La cosa negativa
era che per quanta forza potessero metterci negli attacchi, non potevano
danneggiare i samurai in profondità, in quanto i loro attacchi venivano
attutiti dalle spesse armature che questi si ritrovavano.
Merodi invece era spaventata
e non riusciva a concludere granchè. Aveva un kunai in mano, ma non lo usava. Si limitava a schivare i
colpi dell’avversario, che si avvicinavano sempre di più, fino a graffiarle
quella pelle candida che si ritrovava.
Io avevo ingaggiato
uno scontro con il capo, che non si dimostrò affatto male, a differenza di
molti suoi alleati, i quali erano caduti sotto un semplice rasengan.
Se non vi fossero stati i ragazzi, un rasenshuriken
sarebbe probabilmente bastato a eliminarli tutti, ma dovetti procedere con
calma.
I miei cloni
stavano facendo un buon lavoro, anche se molti di loro erano spariti, sotto i
colpi degli avversari, alcuni di loro, beccandosi dei colpi che avrebbero di
certo colpito i miei allievi, tra cui una freccia, lanciata verso Merodi e che la ragazza non sarebbe riuscita a schivare.
La battaglia
continuò per diversi minuti, finchèMerodi urlò facendomi voltare, non riuscendo così, a
evitare un colpo di spada che mi becco al fianco. Mi piegai in due dal dolore,
ma cercai di riprendere subito il controllo, ma questo non mi fu concesso.
Merodi era stata
catturata e il capo dei samurai, minacciando di ucciderla, chiese la mia resa e
quella dei miei allievi.
Fukagu e Shiori, mi guardarono preoccupati, non sapendo cosa fare.
“Capo, questa
ragazzina, appartiene al clan Uta!” disse uno di
loro, che aveva afferrato le braccia della mia allieva tenendole strette dietro
la schiena, riconoscendo in lei alcune caratteristiche del clan, come un
tatuaggio che aveva sul collo, che non avevo mai notato a causa del copri
fronte che lo copriva.
Il capo rise di
gusto “Ah, così ci tenevi nascosto il tesoro che stavamo cercando!” disse l’uomo
avvicinandosi alla mia allieva prendendole il volto con le mani. Merodi lo guardò storto e scostando il viso dalla sua
presa, gli sputò in faccia, ricevendo come ripicca un forte schiaffo sul volto
che la fece cadere a terra.
Fugaku si ribellò e prese
a correre verso l’uomo, sfoggiando un Kunai. Agii
immediatamente, fermando il ragazzo, prima che compisse qualche sciocchezza che
gli sarebbe potuto costare la vita.
“Sta calmo o
peggiorerai la situazione!” gli dissi, ma cercò comunque di ribellarsi, in quanto
non trovava giusto che stessi li fermo a non fare niente. Mi vidi costretto a
dargli un forte pugno nello stomaco, facendogli perdere i sensi.
Shiori sgranò gli occhi,
non capendo il motivo delle mie azioni.
“Prenditi cura di
lui e non agire.A loro ci penso io!”
“Bella mossa. Un
samurai non avrebbe mai colpito un suo compagno per paura di essere ucciso. Voi
ninja siete deboli e ora ne ho la conferma!”
“Io non ho paura di
morire. Inoltre so che questo non accadrà oggi perché ho ancora un sacco di
cose da fare!”
“Ah si, e cosa
avresti di tanto importante da fare?”
Lo guardai storto e
lo vidi sgranare gli occhi.
“Per iniziare devo
darti una lezione e riportare i miei allievi al villaggio sani e salvi e puoi
stare certo che ci riuscirò!” dissi piuttosto alterato, per poi sparire e ricomparirgli
alle spalle e facendolo volare diversi metri.
I vari samurai mi
furono subito addosso nel tentativo di fermarmi.
Altri nemici
invece, cercarono di acciuffare Merodi, che non si
era ancorarialzata e fu Shiori, utilizzando nuovamente la sua tecnica del controllo
dell’ombra a impedire la sua cattura.
“Merodi ti vuoi dare una mossa?” disse la ragazza urlando
inutilmente.
PovShiori
La situazione era
degenerata. Non pensavo che una missione di livello, C potesse modificarsi così
tanto. Non avrei nemmeno saputo se identificarla come livello B o A.
Probabilmente A dato che se non ci fosse stato Naruto,
non saremmo di sicuro scampati a quell’imboscata.
Come se tutto
quello che stava succedendo non fosse abbastanza, mi trovavo da sola. Fugaku era a terra svenuto, mentre Merodi
non si muoveva.
Mi avvicinai e la
scossi per le spalle, sperando che reagisse. Nel caso qualche samurai ci avesse
attaccato, non sarei riuscita a tenerli a bada, in quanto riuscivo a bloccarne
uno solo per volta, in quanto non mi ero esercitata abbastanza nel controllo
dell’ombra.
Merodi continuava a
tenere la testa china, ma vedevo un leggero movimento delle labbra e cercai di
sentire cosa stesse dicendo.
Mi concentrai
cercando di isolare il più possibile il rumore della battaglia, fino a riuscire
a percepire un lieve canto.
“Ti sembra il momento di cantare?” le dissi
rimproverandola, ma Merodinon mi considerò minimamente, si alzò tenendo
gli occhi chiusi e cominciò a intonare la sua canzone più forte.
La guardai stranita
in quanto non capivo quali fossero le sue intenzioni. La consideravo una tipa
bizzarra, in quanto la sua timidezza non si addiceva a un ninja, ma cantare
durante una battaglia era forse la cosa più assurda che si potesse fare.
Non fui solo io a
pensarlo, perché tutti si fermarono per lanciare diverse occhiate alla mia
compagna, ma quanto accadde dopo, mi sorprese.
Improvvisamente
vidi tutti i samurai cadere a terra, senza più muoversi. Lanciai un’occhiata Naruto-sensei per cercare anche solo una piccola spiegazione
di quanto stesse avvenendo, ma vidi che si teneva dolorosamente la testa con le
mani e successivamente lo vidi cadere sulle ginocchia, mentre del sangue gli
colava dal naso e dalle orecchie.
Lo vidi guardarsi
le mani spaventato.
Nemmeno lui sapeva
cosa stesse succedendo, ma in quel momento credo che non ci fosse nessuno più
spaventato di me. Mi sentivo paralizzata. Volevo andare a controllare le
condizioni di Naruto, ma sentivo i miei piedi
bloccati, come se qualcuno me li avesse incollati al terreno. Se anche il sensei fosse stato messo fuori gioco, cosa avrei dovuto
fare?
Non mi sentivo
pronta ad affrontare, qualsiasi cosa avrei dovuto compiere. Ero solo una genin, cosa potevo fare?
Mi sentii la testa
rimbombare dai rimproveri di mia madre, se solo avesse saputo della paura che
provavo in quel momento, mentre sentii quasi mio padre dirmi di rilassarmi e
che quello che stava succedendo non era niente di grave, ma solo un’enorme
seccatura.
Ultimamente io e
lui avevamo dei contrasti, ma in quel momento avrei tanto voluto averlo accanto
a me e nascondermi dietro di lui, come quando da bambina avevo paura di
qualcosa.
Mi vergognai un po’
a quei pensieri. Volevo tanto essere trattata da adulta, ma la verità era che
non lo ero…non ancora, né fisicamente, né mentalmente.
Mi risvegliai dai
miei pensieri quando la melodia intonata dalla mia compagna scomparve.
Vidi Naruto provare a rialzarsi e istintivamente mi avvicinai a
lui per dargli una mano, ma come era tipico fare, mi rassicurò dicendomi era
tutto apposto, nonostante l’entità delle sue ferite.
Lo ammirai, era un
eroe ai miei occhi. Forte e coraggioso, un uomo che non si fermava davanti a
niente e fui invidiosa di questa sua forza di volontà.
PovNaruto
Ci misi qualche
secondo a riprendere bene coscienza di me stesso. Non sapevo nemmeno se ero
stato abbastanza credibile, quando cercai di tranquillizzare Shiori, quando si avvicinò a me.
Vedendola
spaventata e bianca come un cencio, non potei fare a meno di dirle quella
piccola bugia.
Mi alzai un po’
barcollando e diressi il mio sguardo verso Merodi.
La mia allieva
aveva gli occhi spalancati e si guardava attorno.
Mi avvicinai al
samurai contro cui avevo lottato fino a quel momento e tastandogli il polso,
potei affermare che esso fosse ancora vivo.
Fu in quel momento
che vidi Merodi sospirare e rilassarsi, ringraziando
di non essersi spinta oltre.
Osservai nuovamente
il mio nemico, cercando di capire cosa fosse successo. Aveva avuto i miei
stessi sintomi e del sangue usciva sia dal naso che dalle orecchie. Se avessi
ascoltato quella melodia più a lungo avrei potuto finire anche io in quello
stato.
Stavo quasi per
allontanarmi quando un oggetto attirò la mia attenzione. Era un rotolo che si
trovava appeso al lato sinistro, dentro a una sacca di pelle. Era un rotolo riguardante
il clan Uta…quello che cercavo.
Non riuscivo ancora
a spiegarmi del perché mi sentissi stordito, con un gran mal di testa o, per
essere precisi, non sapevo spiegarmi il perché io ero stato vittima di quella
misteriosa tecnica, usata dalla mia allieva, mentre Shiori
e Fugaku sembravano non aver risentito minimamente
dell’effetto di quella melodia.
Ovviamente fui
felice e sollevato di questo, ma mi venne spontaneo chiedermi se Merodi avesse intenzionalmente colpito anche me.
Cercando di
ignorare il dolore che mi martellava la testa, tanto da farmi quasi scordare la
ferita al fianco, mi caricai Fugaku sulle spalle e ci
dirigemmo tutti quanti verso l’uscita del villaggio.
Era meglio sparire
prima che quegli energumeni riprendessero i sensi, dato che non mi sentivo nel
pieno delle forze.
“Fermiamoci qua!”
dissi dopo qualche ora di cammino, quando arrivammo allo stesso luogo dove ci
eravamo accampati la notte trascorsa. Poggiai Fugaku
con la schiena contro un albero e tutti, il sottoscritto compreso, ci prendemmo
un po’ di riposo. Mi pulii la ferita al fianco, che cominciava già a
rimarginarsi e mi portai una mano alla testa sperando di calmare il dolore,
tenendo gli occhi chiusi.
Shiori mi chiamò preoccupata
“Naruto-sensei, sicuro di starebene? Sei piuttosto pallido!”.
“Si, tranquilla,
non è niente!” dissi abbozzando un sorriso, lanciando successivamente
un’occhiata a Merodi. Avevo notato che ogni volta che
i nostri sguardi si incontravano, lei voltava la testa dall’altra parte.
Sospirai e le
chiesi “Merodi, che tecnica hai usato prima?”.
“M-mi dispiace sensei…non credevo
di farti del male…io…io volevo solo colpire i samurai
e…in effetti non so come sia potuto succedere!” mi
disse dispiaciuta e piuttosto agitata.
“Non preoccuparti,
mi riprenderò presto, ma come funziona?” dissi cercando di tranquillizzarla e
piuttosto incuriosito da quella tecnica di cui non avevo mai sentito parlare.
Merodi si morse le labbra
“Il clan Uta è conosciuto da pochi per la sua abilità
di emettere con la bocca, suoni che un normale essere umano non potrebbe. Come
gli ultrasuoni ad esempio, e a seconda dei casi questa abilità ha il potere di
creare dei danni al sistema neurale o rilassare i nervi. Tutto sta
nell’intonazione che si esegue.”
Sussultai “H-Hai
detto danni neurali?” chiesi preoccupato.
Merodi abbassò la testa
“Si, ma non sembra che tu sia stato particolarmente danneggiato. È possibile
che avrai mal di testa e vertigini per qualche giorno!” disse quasi in un
sussurro.
Non mi sentii
sollevato, in quanto avevo davvero rischiato grosso.
Mi domandai che
tipi di problemi avrei potuto avere se avessi ascoltato ulteriormente quella
canzone. Se sarei potuto diventare cieco, se avessi perso l’abilità di vedere i
colori o di formulare una frase di senso compiuto o se avessi rischiato di
diventare ancora più stupido di come i miei amici mi definivano per prendermi
in giro.
“Merodi, la tua tecnica può tornare utile in varie
occasioni, ma non è una buona cosa farne uso se danneggia i tuoi compagni,
soprattutto se i danni potrebbero essere gravi e permanenti!” le dissi con tono
serio, in fondo i danni al cervello potevano compromettere la vita di una
persona per sempre.
“Ecco…c’è u-un’altra c-cosa!”
disse Merodi, alzando leggermente la testa per
potermi guardare negli occhi “La tecnica che ho usato non dovrebbe avere
effetto su chakra amici, ma solo su quelli nemici, ma
dato che sono ancora alle prime armi forse…ho
sbagliato qualcosa!” disse Merodi confusa.
“Forse no!” disse Shiori intervenendo.
La guardai non
sapendo dove volesse arrivare.
“Magari Kurama centra qualcosa. Insomma per quanto ora sia
cambiato, mi è stato detto che in passato ne ha fatti di casini, magari il suo chakra viene percepito come cattivo!” disse la mia allieva,
facendo un ragionamento che non faceva una piega, tranne che in un punto.
“Ti darei ragione Shiori, ma il fatto è che Kurama
non è qui con me!” la misi al corrente.
“Cosa?!” mi chiese Shiori quasi urlando “E tu te ne vai in giro senza di lui?
Ma non è la tua arma segreta in casi disperati?”
Sospirai.
In effetti Kurama mi aveva sempre dato una garanzia in più, ma sapevo
di non poter contare sempre sul suo aiuto, ed era giusto che fosse così.
“Scusate, ma…ma chi è Kurama?” chiese Merodi curiosa.
Shiori la guardò con
occhi sgranati, come se davanti a lei ci fosse un alieno “Ma in che mondo vivi?
Non sai chi è Kurama?”
Dovetti intervenire
per ricordare alla mia allieva, che la sua compagna non era originaria di Konoha e quindi era plausibile che non conoscesse la volpe
o almeno il suo vero nome.
Appena finito di
parlare, un urlo mi fece voltare verso Fukagu e mi
ritrovai sorpreso a ritrovarmelo davanti a pochi centimetri dal viso con uno
sguardo furioso.
“Tu…perché cavolo mi hai colpito? Sei forse uscito di senno?
È così che tratti i tuoi allievi?”
Era la seconda
volta che lo vedevo arrabbiato e la prima era stato proprio durante lo scontro
con i samurai quando Merodi venne colpita.
Sospirai
nuovamente, quel ragazzino era quasi più enigmatico del padre. Sasuke manteneva sempre la sua scorza dura, come se ce
l’avesse col mondo intero in qualsiasi occasione, mentre il figlio sembrava
avere tripla personalità e non riuscivo a capire quale delle tre corrispondeva
al vero Fugaku.
Spesso e volentieri
era come un semplice ragazzo della sua età, curioso e simpatico, altre sembrava
serio e maturo, come se avesse mille anni di esperienza sulle spalle, altre,
come in quell’istante, era nervoso e aggressivo e soprattutto incapace di
ragionare.
Questo suo ultimo
lato lo consideravo negativo. Era normale arrabbiarsi, ma se agiva di impulso
in battaglia rischiava solo di firmare la sua condanna a morte, proprio come
avevo rischiato io più volte.
“Deficiente!” disse
Shiori non dandomi la possibilità di spiegare al mio
allievo il mio gesto “E tu vorresti farmi credere che gli Uchiha
sono dei geni? Ma non farmi ridere. Eppure il comportamento di Naruto-sensei è chiarissimo!”
Fugaku la fulminò con lo
sguardo per aver appena offeso il nome degli Uchiha.
“Naruto-sensei voleva solo impedire che facessi qualche
stupidaggine, come attaccare dei samurai quattro volte più grossi di te, e
molto più esperti nel combattimento!” continuò Shiori
difendendomi energeticamente.
“Io volevo aiutare Merodi. Ed è così che agiscono i compagni di squadra, non
stanno fermi ad aspettare che qualcuno li salvi! Io ho fatto solo quello che
ritenevo giusto per aiutarla, tu invece cosa hai fatto saputella?” ribatté Fukagu piuttosto animatamente.
Shiori era già pronta a
scannarlo vivo e mi vidi costretto a intervenire prima che la situazione
degenerasse.
“Smettetela
entrambi!” dissi cercando con le braccia di tenerli distanti l’uno dall’altro.
“Fugaku, Shiori ha centrato
il punto!” dissi, vedendo con la coda dell’occhio che gli occhi della mia
allieva si illuminavano.
“Non è sbagliato il
tuo desiderio di aiutare un tuo compagno, ma era sbagliato il sentimento che ti
guidava. La rabbia non è mai buona consigliera e si rischia di compiere gesti
che potrebbero costare la vita a te e al tuo team!” gli dissi serio.
“E allora con che
sentimento devo attaccare il nemico, con felicità, nonostante abbia appena
fatto del male a qualcuno che conosco? È stupido!”
“Devi semplicemente
controllare la rabbia e trasformarla in una difesa o attacco che possa tornarti
utile!” dissi serio.
“E come si fa?”
chiese Merodi.
“Questa è una bella
domanda!” risposi.
“Tu come hai fatto
a controllarla!” mi chiese Fugaku poco convinto della
mia teoria, incrociando le braccia.
“Non credere sia
difficile solo per te Fugaku, lo è per tutti. Io ho
perso la testa tante di quelle volte a causa della rabbia, che ho rischiato di
fare danni ben più maggiori di quanto li avesse fatti il nemico che mi aveva
fatto incavolare. Per questo ti ho fermato, so bene cosa può portare la
rabbia!”
Fugaku cominciò a
calmarsi “Quindi anche tu non riesci a controllarla! Quando è stata l’ultima
volta che non sei riuscito a controllarti?”
Abbassai la testa e
strinsi i pugni “Sei anni fa, quando affrontai Kabutoe…sai cosa è successo a causa della mia mancanza di
lucidità!”
Fugaku e Shiori abbassarono la testa dispiaciuti, mentre Merodi passava il suo sguardo da un compagno all’altro a
me, non capendo cosa fosse dovuta quella tensione che si era venuta a creare
nell’aria.
Riprendemmo la
marcia per qualche minuto, senza che nessuno dicesse niente. Io ero perso nei
miei pensieri, e pensavo alla mia bambina. Bastava un niente, qualsiasi
argomento, qualunque sciocchezza per far si che quell’orribile giornata in cui
l’avevo persa, mi tornasse in mente.
“Sensei, mi dispiace!” disse Fugaku
a testa china “Io non volevo farti ricordare quel giorno. Io non sapevo che…”
“Non è colpa tua Fugaku, sarebbe successo comunque, in qualche altro modo!”
dissi prima che un enorme boato, seguito da un enorme polverone, ci investisse.
Prendemmo a
tossire, finchè la polvere fine tornò a depositarsi
sul terreno permettendoci di vedere chi aveva appena fatto la sua entrata in
scena.
Merodi urlò e si nascose
dietro Fugaku, mentre io chiedevo spiegazioni “Come
mai qui, Kurama?”
“Stavo rientrando e
ho sentito la tua presenza!”
“Novità?”chiesi.
Kurama scosse la testa e
abbassò le orecchie.
“M-ma quella è la volpe a nove code!” disse Merodi, sgranando gli occhi e nascondendosi ancora di più
dietro Fukagu.
“C’è ancora
qualcuno che si nasconde alla mia presenza. Non ero più abituato. Vieni fuori
mocciosa, non ti faccio niente!” disse Kurama con un
ghignò divertito.
Alzai gli occhi al
cielo, di sicuro la sua espressione non aiutava la mia allieva a fidarsi di
lui.
“Lasciala stare Kurama, imparerà a conoscerti e a non temerti con il
passare del tempo. Ora volevo informarti di una cosa!”
Kurama mi prestò la sua
attenzione “Ho avvertito di nuovo un chakra insolito
ieri, tu hai avvertito niente?” chiesi.
“Si, l’ho avvertito
anche io, per questo ero qui, ma non ho trovato niente di insolito!”
“Ora che ci penso,
quel chakra mi ha ricordato un po’ il tuo Kurama. Era un po’ diverso ma…non
so qualcosa di simile c’era!” disse intervenendo Fukagu.
Sussultai, come
anche Kurama. Esso mi guardò con la coda dell’occhio
come se si aspettasse una mia reazione.
Lo guardai e quello
sguardo intimorito, mi mise la pulce nell’orecchio e per l’ennesima volta,
compresi che mi stesse nascondendo qualcosa.
Non dissi niente in
presenza dei ragazzi, ma una volta giunti a casa io e il mio amico avremmo
intrapreso un discorsetto.
La mattina
successiva, il mio team finalmente giunse a Konoha,
mentre Kuruma ci aveva preceduto durante la notte.
I ragazzi avevano
ancora l’aria assonnata, al contrario del sottoscritto che non aveva minimamente
chiuso occhio, sia a causa di Kuruma, sia per colpa
delle parole di Fugaku.
“Ora che ci penso,
quel chakra mi ha ricordato un po’ il tuo Kurama. Era un po’ diverso ma…non
so qualcosa di simile c’era!” disse il mio allievo.
A quelle parole il
mio cuore sussultò. Nonostante la mia inesperienza a percepire chakra e a riconoscerli, ero sicuro che quella sensazione
che avevo provato a percepire quel chakra, era
qualcosa che avevo già sentito e mi diedi dello stupido a non averlo collegato
a Kurama.
Quella sensazione
era molto simile a quella che provavo le prime volte che Akai
faceva la sua apparizione accanto a mio figlio, prima di diventare una cosa
talmente abitudinaria da non rendermene nemmeno più conto.
A quei pensieri il
mio cuore cominciò a battere freneticamentee la mia mente cominciò a domandarsi: quel chakra
apparteneva al cucciolo racchiuso dentro mia figlia?
Ci sperai
vivamente, ma un dubbio subito si impossessò della mia mente. Se così era, per
quale motivo Kurama non me ne aveva fatto parola?
Pensai che il mio
amico avesse avuto la stessa intuizione, ma indagandonon aveva trovato riscontri positivi e quindi
non mi aveva informato, dato che non c’era niente su cui mettermi al corrente.
Ci pensai e
ripensai anche fin dopo il nostro passaggio attraverso le porte di Konoha, tanto che non mi accorsi della presenza dei miei
amici.
“Così si saluta?”
disse la voce seccata di Shikamaru, poiché gli era
toccato andare a fare la spesa per conto di Temari.
“Chi saluterebbe un
ninja che si riduce a fare da casalingo?” disse Sasuke
sfottendolo, nonostante anche esso a volte si ritrovava a dover fare acquisti
per conto della moglie, anche se faceva di tutto per evitare visi conosciuti.
“Papà!” urlarono
all’unisono Shiori e Fugaku,
la prima andando ad abbracciare il padre, cogliendo così Shikamaru
di sorpresa.
Il mio compagno mi
aveva confidato che la figlia da quando era entrata nell’adolescenza, aveva
smesso di abbracciarlo, di confidarsi con lui, di fare il bagno insieme o altre
cose che quando era solo una bambina erano normali, in quanto non provava
imbarazzo e non vedeva il genitore come qualcuno che doveva farsi gli affari
propri perchéstava crescendo e quindi
aveva bisogno della propria privacy.
“Mi sei mancato!”
disse la mia allieva e Shikamaru mi chiese “Per caso
a preso una botta in testa? Guarda che se Temari mi
accusa di qualcosa, ritengo te il primo responsabile, intesi?”
Sorrisi, per poi
raccontargli la scena orribile a cui i ragazzi avevano dovuto assistere,
rimanendo, chi più chi meno, turbati.
Shikamaru strinse la
figlioletta, volendo in qualche modo rassicurarla.
“Vedi di farci
l’abitudine Shiori, ne vedrai di cose orribili
durante la tua vita. Lo stesso vale per te figliolo!” disse Sasuke
con voce dura, ma Fugaku con aria determinata disse“Io non ho avuto paura, ero già al corrente
che di morti ne avrei visti!”.
Sasuke orgoglioso mise
una mano sulla spalla del figlio per dire “Bravi figliolo,ricorda che gli Uchiha non hanno mai paura!”
“Stronzate!” dissi
infastiditonon riuscendomi a
trattenere. Guardai male Sasuke esattamente come lui
guardava male me “Non otterrai nulla di positivo, se insegni a tuo figlio a
reprimere le emozioni. Se si è spaventato a una vista del genere, non ci trovo
niente di strano, al contrario trovo strano che un ragazzino della sua età
rimanga impassibile difronte a una tale tragedia,
anche se non mi sorprenderebbe sapendo chi è il padre!”
Fugaku spostò il suo
sguardo confuso da me a Sasuke, pronto per parlare,
ma la voce del mio compagno lo precedette “è così che agisce un vero ninja. Le
emozioni ti rendono solo cieco in battaglia!”
“Io invece credo
che le giuste emozioni possano essere un vantaggio!”
“Un ninja deve
essere lucido per essere un buon combattente!” disse Sasuke
innervosendomi ancora di più.
“Prima di tutto, se
volessimo dei combattenti privi di emozioni useremo delle macchine al posto
degli esseri umani,secondo tu non mi
sembri la persona giusta per sostenere questa teoria visto il modo in cui ti
sei fatto soggiogare dall’odio in passato!” gli dissi fregandomene della
presenza di Fugaku, il quale a quelle parole
sussultò.
Ero sicuro che lui
non vedeva minimamente quel lato oscuro che per anni aveva caratterizzato il
padre e in particolar modo tutto il clan Uchiha,
pochi esclusi.
Sasuke mi raggelò con lo
sguardo e stringendo i pugni era pronto per ribattere, se non a parole, con i
fatti, ma Shikamaru per evitare uno scontro, si mise
in mezzo “Ora basta voi due!” disse con uno sguardo di rimprovero ad entrambi “Naruto, tu sai benissimo come la pensa a riguardoSasuke e mi sembra
che su certe cose hai perso in partenza, quindi per il mio bene, in quanto non
ho voglia di fare da arbitro, evita di dargli addosso, anzi dato che sei appena
tornato da una missione e non tutto intero, vai a fare rapporto a Kakashi e fatti visitare. Tu, Sasuke
vai a rompere qualcun altro con le tue assurde idee di ninja ideale e sul tuo
solito orgoglio Uchiha!”
Sasuke guardò storto
anche Shikamaru, e prima di allontanarsi col figlio,
lo sentii bisbigliare impercettibilmente qualcosa.
Sussultai per due
motivi, perché ero comunque riuscito a percepire la sua voce e per quanto le
mie orecchie avessero sentito.
PovKakashi
Naruto era finalmente
rientrato dalla missione e fui alquanto incuriosito quando, venendo a fare rapporto,mi chiese di far presenziare un membro del
clan Uta.
Chiamai KurachiUta, colui che
rappresentava l’intero clan.
Era un uomo di
mezza età di alta statura e da una muscolatura ben sviluppata e dai soliti
capelli color indaco che rappresentavano l’intero clan assieme a quegli occhi
azzurri così chiari. Si presentò davanti a me con aria fiera e determinata e si
rivolse al sottoscritto con una tale onorificenza che qui a Konoha
non ricevevo mai, avendo come sottoposti tipi come Naruto.
“Hokage-sama, le chiedo scusa se mi sono fatto aspettare. Mi
è stato riferito che aveva urgente bisogno di vedermi, posso fare qualcosa per
lei?” mi disse l’uomo addirittura chinandosi, cosa che strappo un sorriso al
mio allievo.
“L’ho chiamata perché ho affidato a Naruto, una
missione che ha avuto dei riscontri interessanti e che credo la riguardino personalemente, inoltre la pregherei di fornirmi delle
spiegazioni su quanto ora verrà a conoscenza!” dissi.
Diedi a Naruto la parola e venni a conoscenza di quanto si era
verificato al villaggio di Onpu e non solo io, ma
anche il membro del clan Uta rimase sorpreso e man
mano che il racconto andava avanti, lo vedevo innervosirsi sempre più.
“Questo è tutto Kakashi. Ho già qualche mia supposizionea
riguardo e ovviamente possiamo escludere il complotto da parte degli Uta verso Konohae…” disse Naruto prima di essere
interrotto.
“Non sia mai
signore. Non noi…” cominciò il membrodel clan Uta
cercando di difendersi, ma con un cenno della mano gli chiesi di far finire il
mio ex allievo.
“…io credo che l’intero clan stia scappando da qualcuno, in
quanto il loro potere, per qualche ragione che non ho ancora capito, possa
tornare utile a qualcuno!” disse infine Naruto.
“è così?” chiesi
rivolgendomi a Kurachi, il quale esitò per qualche
istante prima di parlare.
“Si, signore. Da
quasi quattro anni siamo stati perseguitati dai samurai, i quali vogliono da
noi una alleanza. Ci hanno proprosto vari accordi affinchè accettassimo di schierarci dalla loro parte, ma
abbiamo sempre rifiutato, ancora prima di scoprire che…”
Si fermò incerto se procedere o meno.
“Scoprire cosa?”
chiesi motivandolo a continuare.
Sospirò “Il loro
vero intento!”
“Quale? Quello di
sterminare i nemici in un colpo solo, facendovi cantare tutti in coro, mentre
uno dei samurai vi dava il ritmo orchestrandovi?” disse Naruto
facendomi perdere il filo, in quanto ignoravo completamente il potere degli Uta.
Naruto mi mise al
corrente della tecnica che Merodi aveva utilizzato
durante lo scontro con i samurai al villaggio Uta, ma
al termine del racconto Kurachi disse “ Il nostro
potere non consiste solo in quello di annientare i nemici con il canto. La
nostra tecnica segreta, che fa gola ai samurai è quello di poter controllare i bijuu a nostro piacimento, grazie alle nostre melodie!”
Sussultai “Perché
mai i samurai vorrebbero un tale potere se non hanno a disposizione nessun bijuu?” dissi ad alta voce, ma era più che altro una
domanda rivolta a me stessa.
“Kabuto!” disse Naruto
semplicemente, stringendo i pugni.
Sgranai gli occhi
“Dici? Kabuto ha otto dei nove bijuu,
ma non vedo cosa possa centrare con i samurai!”
“E se ci fosse lui
dietro tutto questo? Noi non siamo sull’orlo della guerra con i samurai?
Potrebbe benissimo essere Kabuto a manipolare i fili
del gioco!”
Sospirai dovendo
dare ragione al figlio del mio maestro “Questo spiegherebbe anche perché non
abbiamo mai trovato alcun indizio su di lui. Ci siamo sempre limitati a cercare
in territorio ninja, in quanto ci è vietato mettere piede nei territori
samurai!” dissi.
“Mentre loro vanno
e vengono nei nostri territori come fossero turisti, nonostante gli accordi!”
disse Naruto seccato, in quanto sapendo che Kabuto poteva trovarsi in quelle terre, il mio allievo
sarebbe partito in quel momento per prendere a calci quel mostro.
“C’è un’altra cosa.
Ho trovato questo addosso a un samurai!” disse Naruto
tirando fuori un rotolo e consegnandolo a Kurachi.
L’uomo sgranò gli
occhi e aprendolo, inghiottì la saliva in eccesso “Q-questoè…è lo spartito musicale per controllare i bijuu. Temevamo di averlo perduto e che fosse finito in
mano sbagliate. Ti ringrazio per averlo recuperato!”
“è evidente, Kabuto vuole controllare tutti i bijuu
e mandarceli alle calcagne. Per quanto sia potente Kurama, dubito che riesca a farcela contro otto suoi compagni!”
disse Naruto con rabbia.
“Calmati, non
abbiamo ancora la certezza che centri Kabuto!” dissi.
“Ne ho la certezza.
Nessuno è così pazzo da voler controllare i demoni codati!”
Sospirai per
l’ennesima volta e rivolgendomi nuovamente a Kurachi
dissi “Come mai non ci avete subito messo al corrente della situazione?”
“Perchénon volevamo correre il rischio di essere
fruttati anche da voi!” disse l’uomo.
Naruto alzò un sopracciglio
“Da noi?”
“Anche voi avete a
disposizione un bijuu, da quanto mi è stato riferito.
Il nove code se non sbaglio!”
“Si, ma non abbiamo
bisogno di controllarlo, in quanto Kyuubi è un
alleato di Konoha e un mio carissimo amico!” disse Naruto un po’ sorpreso di vedere che vi era molta gente che
ancora non conosceva la sua storia.
“Amico?” disse Kurachi sorpreso. Probabilmente non pensava si potesse
essere amico di un demone codato.
“Kurachi, Naruto è un Jinchuuriki!” dissi io mettendolo al corrente di una
caratteristica importante del mio allievo.
Kurachi sussultò e
scotendo la testa disse “Non è possibile. Nessuno può essere in grado di
contenere in sé il nove code senza rimanere vittima di quell’immenso chakra. Solo un clan appartenente alla nostra stessa
famiglia poteva essere in grado di sostenere un tale fardello e si dia il caso
che questo clan sia stato sterminato anni orsono. Sto parlando del clan Uzumaki!”
“Sto parlandodel clan Uzumaki!”
disse il membro del clan Uta.
Sorrisi e mi girai
verso di lui. Lo guardai negli occhi e allungandogli la mano dissi “Piacere, Io
sono NarutoUzumaki!”
“U-Uzumaki?” chiese confuso.
“Mia madre, KushinaUzumaki, era la
precedente forza portante e quando essa morì, io presi il suo posto grazie a
una tecnica di sigillo tipica del mio clan. Conosce il sigillo ottagonale?”
chiesi.
L’uomo annuì “è una
dei sigilli più complicati e pericolosi da attuare, chiunque ricorre a questa
tecnica, perde la vita!”disse l’uomo con aria ancora stupita “Non credevo vi
fossero ancora superstiti. Il nostro clan si è allontanato dal paese del vortice,
giusto qualche anno prima che avvenisse la distruzione del villaggio!”
“Perché il vostro
clan se n’è andato?” chiesi curioso.
“Non era una buona
cosa tenere due clan che hanno la capacità di avere un certo tipo di controllo
sui bijuu, vivessero insieme. Era pericoloso e nel
caso appunto avvenisse la scomparsa di uno, c’era ancora l’altro che poteva
rimediare se mai vi fosse stato un attacco dei bijuu.
Se non ce ne fossimo andati, sia Uzumaki che Uta sarebbero stati sterminati!” disse guardandomi “Anche
se vi sono state, a quanto pare, delle eccezioni e quindi magari i nostri clan
sarebbero comunque tornati a vivere!”
“Solo di nome. Sono
un Uzumaki e ho ereditato qualche caratteristica del
clan, ma nonostante esso fosse specializzato in tecniche di sigillo, io non ne
conosco. Sono nato e cresciuto in questo villaggio, senza che nessuno mi abbia
insegnato qualcosa sugli usi e costumi del mio clan e io di conseguenza non
posso insegnarlo alla mia discendenza, quindi dire che il clan Uzumaki è istinto, non è del tutto sbagliato!” dissi un po’
rattristato. In fondo ero sempre stato un po’ curioso di scoprire qualcosa di
più sul mio clan.
“Ma forse per il
vostro clan la cosa è diversa. Il fatto di poter produrre suoni non normali per
un comune essere umano, è una abilità innata. Dico bene?”
“Si, ma appartenere
al clan Uta non significa avere sicuramente quel
genere di potere. Non sappiamo ancora da cosa è dovuto, ma solo i primogeniti
hanno questa capacità e sono riconoscibili grazie a un tatuaggio sul collo, che
ha la capacità di amplificare i suoni impercettibili all’orecchio umano!”
“Il tatuaggio di Merodi…” bisbigliai e Kurachi
annuì.
La situazione si
stava facendo sempre più interessante e incasinata. Avevo scoperto di essere
imparentato alla lontana con il clan Uta, scoprivo
ogni giorno di più di avere sensi sviluppati rispetto alle persone normali e il
mistero della scomparsa di Kabuto e mia figlia
cominciava ad avere un senso, sebbene quello che avevamo erano solo delle
ipotesi e non certezze.
“Papà!” Mi
chiamarono all’unisono Daiki e Akai
appena mi videro rientrare a casa. Corsero verso di me, il primo ignorando sua
madre che stava tentando di farlo mangiare compostamente a tavola.
Presi in braccio Daiki e lo sollevai in aria, strapazzandolo un po’, mentre Akai, facendomi le feste, scodinzolava felice. Sollevai in
aria anche lui, sapendo quanto amasse vedere le cose dall’alto e sentirsi il
padrone del mondo per un breve momento.
“Naruto, cosa ti è successo?” mi chiese Sakura vedendo la
mia tuta sporca di sangue e subito mi esaminò, curando le ferite.Non era niente di grave per fortuna, ma come
aveva detto Merodi, il mal di testa mi avrebbe
accompagnato per un po’. Mi concentrai sulla mia famiglia per ignorarlo e
domandai a Daiki e Akai
come era andata in mia assenza.
“Io ho fatto il
bravo! Ho fatto l’ometto di casa è ho protetto la mamma!” disse Daiki.
“Non è vero, l’ho
protetta io!” disse Akai imbronciato e facendo la
linguaccia.
Sakura si porto le
mani sui fianchi e guardando i due con aria severa disse “Invece di litigare
per chi è stato il più bravo, perché non raccontate cosa avete combinato?”
Daiki e Akai si fermarono di colpo e guardarono Sakura con occhi
sgranati, non intenzionati a parlare.
Guardai Sakura che
parlò al loro posto “Per poco non si sono fatti ammazzare. Si sono arrampicati
sulla libreria che c’è in salotto, rischiando di rimanere schiacciati. Mi sono
presa un tale spavento!” disse sospirando.
Guardai i bambini
con aria di rimprovero, dato che avevo raccomandato loro di non arrampicarsi
sui mobili, ma la scomparsa di Akai all’interno del
corpo di mio figlio, per evitare di sorbirsi una ramanzina, mi fece scoppiare a
ridere.
Sakura si arrabbiò,
in quanto aveva capito che avrei sorvolato sulla cosa.
“Ancora con la
storia della libreria?” disse Kurama raggiungendoci
in soggiorno “Sakura, hai già conciato i cuccioli per le feste, non credi che
abbiano capito?”
“No, se hanno preso
da Naruto!” disse Sakura punzecchiandomi.
“Ehi, che centro
io? per una volta che non ho fatto niente” dissi in mia difesa.
“Da Naruto hanno preso, in quanto anche lui da bambino ha
rischiato di fare la stessa fine!” disse Kurama,
mettendomi al corrente di una mia azione di infanzia, che non ricordavo.
“Quando avevi
quattro anni, per prendere un oggetto sulla libreria di un negozio, ti sei
arrampicato, facendoti cadere tutto addosso. Se non fossi intervenuto a fermare
lo scaffare a quest’ora non saresti qui a parlare con
me!” disse Kurama ghignando al ricordo.
“Tu mi avresti
salvato?” chiesi sorpreso.
“Ehi, ti ricordo
che se morivi tu, morivo anche io!” disse il mio amico giustificando le sue azioni.
“Ora ti riconosco!”
dissi prima di assumere uno sguardo serio e di rivolgerlo al mio compagno e poi
a Sakura.
“Sakura, ti
dispiace portare Daiki in camera sua? Devo scambiare
quattro chiacchiere con Kurama!”
Sakura mi guardò
preoccupata, ma annuì senza chiedermi niente. Avrebbe scoperto tutto da li a
poco, esattamente come me.
“Kyuubi è da qualche tempo ormai che mi capitano cose strane
e so che tu sai cosa mi sta succedendo, perché quando ti chiedo spiegazioni
cominci ad agitare le code e a cambiare argomento. Ora voglio che tu sia
sincero con me!” dissi con voce ferma che non permetteva repliche.
Kurama mi guardò serio e
sospirò “Forse è meglio che ti siedi e voglio che tu mi prometta che te la
prenderai solo con me e non tratterai Akai in modo
differente!”
Sakura mi raggiunse
e si sedette accanto a me “Perché dovrebbe?”
“Akai è collegato a quanto ti sta succedendo, ma anche la
volpe che è dentro Kumiko e altre volpi che saranno
negli altri tuoi figli, se ne avrai altri!”
Sussultai.
Mi spaventò quella affermazione,
in quanto i cuccioli di volpe non fossero nati solo perché Kuruma
aveva vissuto per anni dentro di me. Ma solo in quel momento mi venne in mente
che quando Daiki venne concepito il mio amico non era
in casa, quindi un trasferimento di chakra nelle
cellule del bambino non vi era potuto esserci a differenza di Kumiko.
PovKurama
Era giunto il
momento di rivelare a Naruto, quella verità che mi
ero sempre guardato dal rivelargli. Avevo paura della sua reazione, ma era
giusto che sapesse, in quanto fosse il protagonista di quella storia che io
stesso avevo deciso di scrivere.
Presi un respiro
profondo e iniziai a parlare, muovendo le mie code con fare agitato, un cattivo
segno che Naruto percepì.
“è una cosa che non
ti piacerà sentire. Queste capacità che stai sviluppando, non sono dovute dalla
mia permanenza nel tuo corpo per diversi anni. Diciamo che essendo libero dal
sigillo io e te non siamo più uniti e tu non puoi usufruire dei miei poteri!”
Iniziai col dire.
“Allora cosa
diavolo mi sta succedendo?” mi chiese spazientito.
“C’è un'altra
ragione per cui tu possiedi questi poteri, che in realtà apparterrebbero a me.
Le hai sempre avute, fin dalla nascita, solo che ho sempre fatto in modo di
assopirle o che tu dessi la colpa a me se accadeva qualche cosa di bizzarro
alle tue capacità!” dissi guardando Naruto e leggendo
nei suoi occhi confusione, in quanto non poteva capire o solo minimamente
immaginare cosa avevo combinato alla sua persona.
“Tutto ha iniziato
quando ero racchiuso nel corpo di Kushina, tua madre.
Avevo scoperto, ancor prima di lei, che essa era in dolce attesa. Come ben sai,
ho sempre cercato un modo per sciogliere il sigillo e liberarmi e considerai
quella gravidanza come una buona opportunità perché ciò avvenisse!”
Naruto sussultò e strinse
i pugni in attesa che continuassi e svelassi finalmente quel mistero.
“Era un tentativo
rischioso, in quanto poteva anche condurre alla morte il futuro nascituro, ma
tentai lo stesso, non importandomi niente di quello che gli sarebbe…ti
sarebbe potuto accadere.
Alzai lo sguardo
perguardare i coniugi Uzumaki, ma entrambi avevano uno sguardo indecifrabile.
“Iniziai ad attuare
il mio piano quando eri solo un embrione di una settimana. Ho piano piano sostituito il chakra che tu
avresti ereditato dai tuoi genitori con il mio. Se fossi riuscito nel mio
intento, una volta nato, io sarei tornato libero, in quanto tu non possedevi
alcun sigillo. L’unico problema che tenei presente, fu la tua morte prematura,
anche se sapevo di avere una buona percentuale di riuscita in quanto metà Uzumaki, ma vi fu un altro ostacolo che non tenni
minimamente in considerazione…la tua forza di volontà!”
Ghignai, anche così piccolo era riuscito a sorprendermi.
“Hai sempre avuto
una forza di volontà notevole, in grado di respingermi…anche
allora, riuscendo così a mandare a monte i miei piani, anche se…”
Mi fermai incerto
se continuare. Naruto si era irrigidito, timoroso di
scoprire il seguito della storia. Fu Sakura, stringendo dolcemente la mano del
marito a invogliarmi a continuare.
Sospirai “…anche se non riuscisti a fermarmi in tempo, impedendomi di
sostituire metà del tuo chakra con il mio. Naruto, tu sei una parte di me, sei metà umano e metà
demone ed è da qui che derivano le tue capacità!”
Naruto non disse niente,
aveva il capo abbassato, con la frangetta che gli copriva gli occhi, ma nessuno
meglio di me, poteva avvertire il suo stato d’animo. Era letteralmente in sobbuglio.
“Inoltre i cuccioli
di volpe che nascono insieme alla tua prole, sono un esempio di come chakra umano e demoniaco, non possono vivere a lungo a
stretto contatto l’uno con l’altro. Nel tuo corpo non trovano una via di fuga per
separarsi e cercano di dividersi nella tua discendenza, ma questo processo non
è immediato, lo dimostra il legame che Daiki e Akai hanno. Quei due tipi di chakra,
uniti in te, sono ancora in parte uniti nei due cuccioli, facendo si che alla
morte di uno, muoia anche l’altro. Se mai un giorno Daiki
avesse dei figli, questo legame tra i chakra, si
dividerà sempre di più, fino a rendere i due chakra
due cose ben distinte. Ma pure nel tuo corpo, anche se i due chakra hanno comunque trovato una sorta di accomodazione a
sopportarsi a vicenda, capita a volte che uno dei due tenti di prevalere sull’atro.
Quando i tuoi sensi sono più sviluppati, ad esempio, e la parte di chakra che mi appartiene a prevalere!”
Sakura guardò
preoccupata Naruto che non dava il ben che minimo
segno di voler reagire e successivamente volle chiarire un punto.
“Kurama io non ho ben capito…in
sostanza ci stai dicendo che Naruto è tuo figlio?” mi
chiese confusa e preoccupata.
Scossi la testa
“Non mio figlio… è per metà me…lui
non ha ereditato il mio chakra, ha il mio chakra! Per questo definisco Akai
mio figlio, in quanto è stato concepito e ha ereditato il mio chakra, senza che avvenisse un trasferimento forzato, ma
allo stesso tempo vostro figlio. Naruto è parte di me
e tu Sakura l’hai concepito.
Naruto strinse i pugni
con rabbia, tanto da ferirsi i palmi con le unghie.
Sakura gli mise una
mano sulla spalla e sussurrò il suo nome.
“Quindi non sono
mai stato un umano…mai completamente. Avevano ragione
gli abitanti del villaggio a chiamarmi mostro!” disse con una voce calma, tanto
che non mi faceva presagire niente di buono. Era la calma prima della tempesta.
Esso si alzò di
scatto e urlò “Ho sempre desiderato una cosa da quanto ero bambino…essere
considerato una persona normale come tuttio. Volevo
essere amato come tutti i bambini della mia età. Avevo due braccia, due gambe,
una testa, tutto era al suo posto, del numero esatto eppure, nessuno mi vedeva
come una persona comune, ma mi trattavano sempre con freddezza come se avessero
paura di me, venivo considerato un mostro. Poi scopro della tua esistenza e mi
convinco che sia il tuo imprigionamento nel mio corpo a far si che le persone
mi vedano in modo diverso, ma io in realtà ero come tutti gli altri. A volte mi
immaginavo la mia vita senza di te e mi vedevo circondato di amici e parenti.
Poi ho cominciato ad avere dei veri amici, prima pochi, poi molti, ma…la scusa di averti dentro di me non bastava più a
convincermi che io in realtà ero una persona normale. La tua presenza mi faceva
sentire diverso, sempre e in ogni posto. Poi abbiamo rotto il sigillo, tu ti
sei liberato e iomi sono sentito
davvero come tutti gli altri e mi è piaciuta quella sensazione. Per quanto mi
fossi affezionato a te essendo divenuto ormai quella parte sicura della mia vita,
che c’era sempre stata e non era mai cambiata, mi sentii anch’io libero, libero
di essere me stesso, di essere un umano e non più visto come un pericolo, da
chi ancora non mi conosceva e adesso invece scopro che tutto quello in cui
speravo e che credevo di essere, è una menzogna.
Sono un mostro o
demone o quel che sia, non perché sono stato concepito così, ma perché l’hai
voluto tu ed è questo mi fa incavolare di più…mi hai
modificato. Hai cambiato parte di me, per un tuo capriccio e mi hai volutamente
nascosto tutto questo!” disse Naruto guardandomi con
uno sguardo adirato, che dall’azzurro divenne rosso, un rosso talmente acceso
che temetti mi mandasse a fuoco.
Abbassai testa e
orecchie e misi le code in mezzo alle zampe. Io, il grande e possente volpe a
nove code, in quel momento mi sentivo piccolo come un verme, colpevole di un
errore compiuto trent’anni prima.
Né io, né Naruto ci aspettavamo una cosa del genere, ma quella
rivelazione aveva sconvolto entrambi, soprattutto Naruto.
Personalmente rimasi sorpresa per poco tempo, perché riflettendo sull’intera
faccenda, che Naruto fosse o meno metà demone, non mi
importava un granchè. Per me continuava a essere
l’uomo che ho amato, che amo e che sempre amerò. Era il padre dei miei figli e
un valoroso ninja della foglia che racchiudeva in sé la volontà del fuoco.
Questo era Naruto ed era perfetto così. Niente e
nessuno avrebbe potuto cambiarlo ai miei occhi, perché non cambiava quello che
aveva fatto per me in tutti quegli anni. Era stato lo scoglio a cui mi ero
aggrappata e mi aveva aiutato a non sprofondare in quel baratro nero che aveva
rischiato di risucchiarmi dopo il rapimento di nostra figlia.
Era speciale,
indipendentemente dalla sua parte demoniaca e questo sembrava non riuscire a
comprenderlo.
Lo vedevo triste,
confuso e arrabbiato. Kurama si era addirittura
allontanato, per timore che la sua presenza, in quel frangente, potesse
peggiorare le cose.
Cercai di fargli
capire inutilmente che non doveva sentirsi diverso, in quanto era sempre lui.
Non avrebbe iniziato a comportarsi in modo diverso ora che conosceva la verità.
Lo abbracciai sperando di confortarlo almeno un po’ edi alleviare quella confusione che alleggiava
nella sua testa. Rimase abbracciato a me per diverso tempo e sapevo bene cosa
volesse significare quel suo attaccamento nei miei confronti. Aveva paura e
bisogno di qualcuno e, per tutte le volte che lui era stato presente per me,
quelle volta sarei stata io la sua ancora di salvezza, sebbene non sapessi cosa
fare per aiutarlo a sentirsi meglio.
Mi sentii inutile.
Lui al mio posto avrebbe saputo cosa fare, cosa dire, come aiutarmi.
“Naruto, non vedere questa tua parte di te in modo negativo.
Pensala a un fatto che ti rende speciale. Non è quello che sei dentro a fare di
te un uomo, ma quello che fai e ci sono uomini che sono più demoni di quanto lo
possa essere tu!”
Naruto sciolse
l’abbraccio e accennò a un sorriso accompagnato da un lievissimo grazie, per
poi abbassare la testa e stringere i pugni “Perché sono sempre io quello a
essere scelto? Sono l’unico sopravvissuto al mio clan, sono stato scelto come jinchuuriki, ero stato scelto per salvare il mondo e ora
anche questo. Perché tutto ricade su di me?”
“Perché tu hai una
forza tale da poter affrontare tutto questo nei migliori dei modi. Altre
persone al tuo posto, sarebbero impazzite, si sarebbero uccise o ancora peggio
avrebbero sfruttato la situazione a loro vantaggio a discapitoo
di altre persone. Io non so come farti capire che persona eccezionale sei,
soprattutto ai miei occhi, a quelli dei tuoi figli e dei tuoi amici. Il fatto
di scoprire che sei metà demone, non cambierà quell’idea che ci siamo fatti di
te e nemmeno tu dovresti. Sei sempre stato sicuro delle tue capacità, non
cominciare a dubitarne adesso!”
Abbozzò un sorriso
e mi diede un bacio sulla fronte “Cosa farei senza di te! Sei sempre al mio
fianco quando mi serve aiuto!”
Sorrisi “Buffo, io
penso la stessa cosa di te!”
Sospirò, purtroppo
quelle parole non erano bastate per tirarlo su di morale. Sapevo che non
sarebbe stato facile e che ci sarebbe voluto del tempo prima che Naruto accettasse quella nuova parte di sé.
Lo vidi alzarsi e
dirigersi verso la porta “Dove stai andando?” gli chiesi preoccupata.
Naruto girò la testa per
osservarmi e donandomi un lieve sorriso rispose “Ho bisogno di rinfrescarmi un
po’ le idee. Vado a farmi un giro!”
“Vuoi che ti
accompagni?” gli chiesi. Non volevo che rimanesse da solo.
Scosse la testa e
vidi sparire la sua figura dietro la porta.
PovSasuke
Ero piuttosto
nervoso. Naruto riusciva sempre a mandarmi fuori dai
nervi quando contraddiceva le mie idee sull’essere ninja. Entrambi eravamo a
conoscenza delle idee dell’altro e sebbene questo non ci impedisse di essere
amici e buoni compagni di team, quando intraprendevamo certi discorsi, ci
scaldavamo finendo per scontrarci. Ma quella volta mi aveva proprio fatto arrabbiare.
Aveva fatto riferimento al mio passato davanti a mio figlio. Già quando Fugaku o suo fratello non erano presenti, quell’argomento
mi dava fastidio, in quanto volevo dimenticare quella parte di me che cercavo a
tutti i costi di cambiare. Sapevo di non essere perfetto o una persona degna di
stima come lo era Naruto, ma farmelo notare era una
macchia sul mio orgoglio.
“Papà, di cosa
stava parlando Naruto-sensei?” mi chiese Fugaku curioso e preoccupato allo stesso tempo.
“Di niente!” dissi
scocciato, ma mio figlio, mentre cercavo di dirigermi in cucina, mi si pose
davanti a braccia aperte e guardandomi arrabbiato disse “Smettila di fare
così!” mi urlò sorprendendo me, Karin e Itachi, entrambi
presenti nella stanza.
“Non sono uno
stupido papà e nemmeno Itachi. Sono orgoglioso di
essere un Uchiha, ma sono stanco di sentire dire che
il nostro clan ha una pessima fama e che se seguirò le tue orme, non farò una
bella fine. Forse tu non te ne sei mai accorto, ma la gente al villaggio parla
e parla di te alle tue spalle e non in modo positivo!”
Strinsi i pugni “Lo
so!”
“E non ti da
fastidio?” chiese Itachi appoggiando il fratello.
“No, me lo merito!”
dissi sfuggendo al loro sguardo.
“Perché?” mi chiese
Fugaku, ma non risposi.
“Oggi quando sono
andato a comprare delle armi, il proprietario ha cercato di imbrogliarmi e
appena ho detto il mio nome, lui e la moglie si sono spaventati e hanno
cominciato a trattarmi con i guanti, offrendomi le armi migliori. Quando sono
uscito ho origliato e ho sentito la moglie dare dello stupido al marito, in
quanto con il suo comportamento avrebbe potuto scatenare la tua ira e tu
avresti potuto fargli una spiacevole visita!” cominciò “Ho sempre fatto finta
di niente, ma questa non è la prima cosa strana che mi capita. Anche all’accademia
sentivo voci negative sul nostro clan, ma non ho mai trovato le risposte che
cercavo. Ora papà ti chiedo, perché c’è questa voce che gli Uchiha
sono cattivi e soprattutto tu non godi di una buona fama?”
“Cosa ci tieni nascosto…anzi ci tenete nascosto, tu, la mamma, Naruto e tutti gli altri? Nessuno vuole accennare al tuo
passato e non ne capisco il motivo!” disse Fugaku
arrabbiato “Cosa mai puoi aver fatto di tanto grave?”
Non volevo rivelare
loro la mia parte malvagia, non volevo che mi vedessero con occhi diversi, non
volevo che mi odiassero, ma continuare a tacere loro la verità non avrebbe
portato a buoni risultati. Volevo essere un buon padre e speravo di riuscirci
non trasmettendo loro alcuni sentimenti, senza tenere conto del fatto che
quegli stessi sentimenti negativi, venivano trasmessi dagli abitanti del
villaggio che ce l’avevano con me.
“Io non sono sempre
stato una persona dai valori positivi e forse ancora oggi non lo sono
completamente. Sto cercando di essere migliore, ma vi confesso che è difficile…è difficile dimenticare cosa ho provato e cosa
sono stato in passato. È complicato scordare gli eventi che mi hanno condotto a
perdermi in un abisso da cui non sarei mai riuscito ad emergere da solo ed è
impossibile per me cancellare tutta la sofferenza che mi ha spezzato il cuore!”
cominciai, mentre Karin mi si avvicinava e si sedeva vicino a me per darmi man
forte. Di sicuro non mi aveva mai visto debole come in quel momento.
“Di cosa stai
parlando?” chiese Itachi.
“Tutto è iniziato
quando ero solo un bambino. Ero felice con i vostri nonni e vostro zio. L’unico
mio complesso era quello di inferiorità verso mio fratello maggiore Itachi, ma nonostante questo io gli volevo bene e volevo
essere come lui. A quell’età pensavo solo ad andare bene a scuola e a diventare
un bravo ninja, cercando di imparare alcune tecniche del nostro clan. Ero
troppo perso nei miei pensieri per accorgermi o capire quanto stava succedendo
all’intendo del nostro clan. Gli Uchiha si sono
sempre sentiti migliori degli altri per la loro arte oculare e per questo
motivo, avevano deciso di attuare un colpo di stato per prendere possesso del
controllo di Konoha!”
Itachi e Fukagu sussultarono.
“Ma mio fratello,
ben conscio delle morti che questo fatto avrebbe portato, si ribellò e venne
incaricato di una missione che rimarrà per sempre nei libri di storia. Gli
venne affidato il compito di sterminare l’intero clan!”
I miei figli
sgranarono gli occhi. Non si aspettavano una rivelazione del genere, in quanto
avevo sempre parlato bene di loro zio.
“Non è vero. Ci hai
sempre detto che gli Uchiha si erano sparsi nel mondo
e che lo zio era un ninja in gamba, dai buoni valori e…no,
non ci credo, stai mentendo!” disse Fugaku scotendo
la testa.
“Lo ha fatto per
salvare il villaggio. Gli Uchiha non erano nel
giusto, per quanto sia difficile per me ammetterlo!”
Chiusi gli occhi
“Tornai a casa una sera e non trovai più nessuno in vita. Itachi
non aveva risparmiato nessuno…solo me. Ignaro del
perché tutto quello fosse accaduto e accecato dal dolore, cominciai a provare
un forte odio e promisi di vendicare il mio clan, uccidendo Itachi.
Da quel giorno la mia vita cambiò. Divenni scontroso e chiuso in me stesso.
All’interno del villaggio non si faceva altro che parlare dello sterminio della
nostra famiglia da parte di Itachi e questo faceva
aumentare quella rabbia che provavo, tanto che un giorno decisi di tradire il
villaggio!”
Fugaku si alzò e sbattè le mani sul tavolo “Cosa?”
“Hai capito bene.
Avevo un buon maestro e degli amici eccezionali, Naruto
soprattutto, ma io vedevo in loro solo un ostacolo che mi impedivano di attuare
la mia vendetta. Loro mi rendevano felice e questo non andava bene. Affrontai
mio fratello un giorno, ma dopo essere stato sconfitto, divenni ossessionato
dal potere e per ottenerlo, mi alleai con Orochimaru.
Mi addestrò per diversi anni, rendendomi potente, ma non abbastanza per
affrontare Itachi. Dovevo ottenere uno sharingan più potente per poterlo affrontare, ma l’unico
modo per farlo era uccidere il mio migliore amico: Naruto!”
Fugaku rimase a bocca
aperta “Hai davvero tentato di uccidere Naruto-sensei?”
Abbozzai un
sorriso, anche se non era di gioia, “tante di quelle volte che nemmeno te lo
immagini. Prima e anche dopo aver ucciso mio fratello!”
Quella rivelazione
lasciò senza parole i miei figli che abbassarono la testa non avendo il
coraggio di guardarmi.
“Ma il mio odio e
la mia sete di vendetta non si sono spenti con la sua morte. venni a conoscenza
del perché Itachi aveva sterminato il clan e ritenni Konoha la diretta responsabile. Decisi allora di
distruggere il villaggio. Ho compiuto stragi che nemmeno potete immaginarvi e
ho colpito anche vostra madre. Se Sakura non fosse intervenuta in tempo, lei
non sarebbe sopravvissuta al colpo che le avevo inflitto e voi non sareste mai
nati!”
Dissi tutto a testa
china, mi vergognavo tremendamente delle mie azioni, ma Karin mi aveva
perdonato e in quel momento mi stringeva la mano.
“Ma tutto è finito
bene. Ora vostro padre è cambiato e fa di tutto per essere un uomo migliore!”
disse cercando di intervenire in mio aiuto.
Fugaku mi guardò con aria
arrabbiata “Cosa ti ha spinto a cambiare?”
Sorrisi “Naruto! Lui non mi ha mai abbandonato, nemmeno quando tutti
dicevano che non c’era più speranza per me. Lui ha continuato ad allenarsi e a
mettersi in mezzo al mio cammino. Voleva salvarmi e direi che c’è riuscito!”
Fugaku cambiò espressione
“Nonostante tu l’abbia voluto uccidere più volte, lui ha continuato a volerti
bene?”
“Si, anche io lo
trovo strano, ma Naruto è fatto così. Trova del
positivo in tutti e cerca di tirarlo fuori, anche in persone in cui è difficile
da trovare, come me!” dissi abbozzando un sorriso.
Itachi si alzò dalla
sedia e non rivolgendomi lo sguardo se ne andò in camera sua.
Sospirai, temevo
una reazione del genere, ma non potevo nemmeno biasimarlo.
Invece il mio
secondogenito stringeva forte i pugni.
“Non avercela con
tuo padre per quanto è successo, Fugaku! Disse Karin.
“I-io credo che…che era meglio se
non avessi saputo niente. N-non so cosa pensare. Mi
sento confuso e…” disse mordendosi le labbra e trattenendo
le lacrime “Scusatemi!” disse andando via, lasciandomi da solo con mia moglie, che
mi abbracciò.
Solitamente non ero
ben disposto a quelle smancerie, ma la lasciai fare, ne avevo bisogno.
PovNaruto
Ero uscito di casa
il tardo pomeriggio ed ero rimasto tutto il tempo sulla testa di pietra di mio
padre a riflettere.
Pensai a lungo e mi
posi mille domande. Prima di tutto se in realtà inconsciamente sapessi già che
una parte di me non fosse umana e se fosse proprio per quel motivo che era nato
quel mio desiderio di essere normale. Inoltre cominciai a temere di poter
perdere nuovamente il controllo e ferire i miei amici. In quegli anni non mi
erano capitate missioni troppo pericolose per cui arrivare ad arrabbiarmi e mi
domandavo se potessi sprigionare un potere distruttivo difficile da controllare.
Anche se avevo solo metà chakra demoniaco, essendo
questo appartenente a Kurama, poteva essere comunque
devastante, dato che il suo chakra era sempre stato
definito infinito.
Vi era un’altra
domanda che mi sorgeva spontanea. Se Kurama aveva
sostituito parte del mio chakra, di quali poteri mi
aveva privato che sarebbero appartenuti a me di diritto? Quando incontrai mia
madre, essa era capace di utilizzare delle catene per fermare i bijuu, io non ne ero mai stato capace e mi domandai se
questo potesse dipendere dalla mancanza di quella parte di chakra
che mi era stata sostituita.
Poteva anche non
centrare niente, ma nessuno avrebbe potuto dirmelo. Forse non tutti gli Uzumaki hanno lo stesso potere e anche in condizioni
normali, forse quella tecnica non sarei stato in grado di utilizzarla. Mia
madre aveva detto di aver un chakra speciale che le
consentiva di utilizzare quella tecnica, ma non era detto che io avrei
ereditato quella sua specialità, soprattutto non essendo un Uzumaki
al 100%
Cercai anche dei
risvolti positivi, che andavano al di là del fatto di considerarmi un mostro.
Magari il chakra di Kurama,
mi avrebbe aiutato maggiormente nella battaglia contro Kabuto
e anche nelle ricerche per Kumiko. Ma se quel potere
era stato parte di me, perché usciva fuori solo in quell’istante? Forse Kurama lo aveva assopito in modo tale che la sua influenza
sparisse solo dopo qualche anno la sua liberazione e ora tutto di un colpo mi
ritrovavo quelle capacità, per certi versi fastidiose, ma estremamente utili.
Di certo avevo unvantaggio sugli altri,
nonostante non sapevo più se fosse corretto o meno in quanto fossi privilegiato
da quella parte di me.
C’erano lati
positivi e negativi, come in tutte le cose. Dovevo solo accettarmi e continuare
a essere me stesso e soprattutto se avevo dei poteri in più, controllarli per
non combinare pasticci. Mi sarei allenato fino allo stremo se si sarebbe reso
necessario.
Era quasi ora di
cena quando mi distrassi dai miei pensieri. Il mio stomaco brontolava, ma ero
troppo nervoso e pensare anche solo all’odore di cibo, mi dava la nausea.
Sakura si sarebbe preoccupata, ma decisi di tardare il mio rientro a casa. Non
volevo vedere Kuruma. Me ne aveva già combinate di
tutti i colori in quei trent’anni, ma una cosa che non posso accettare è quando
mi si mente.
Camminai sotto la
luce dei lampioni, alcuni di quali si accendevano e spegnevano avvertendo di
una loro imminente fulminazione. Misi le mani in tasca e osservando i miei
piedi, non guardai nemmeno dove mi stessi recando.
Improvvisamente
sentii un odore ben conosciuto. Mi fermai sotto una luce per vedere una figura
dallo stesso mio umore, che passeggiava come il sottoscritto per sbollire
qualche problema.
Non dissi niente e
aspettai che anch’esso si accorgesse di me.
Non ci volle molto
e guardandomi con due occhi che non avevo mai visto, disse “Che ci fai tu qui?”
“Potrei farti la
stessa domanda Sasuke” Lo guardai da capo a piedi per
poi continuare “Ma immagino che anche tu abbia qualche cosa da sbollire a
giudicare dal tuo morale sotto i piedi!” dissi fissandolo.
“Esattamente e se
proprio lo vuoi sapere, è tutta colpa tua. Se solo tenessi il becco chiuso una
volta ogni tanto!” disse voltando la testa dall’altra parte piuttosto seccato.
“E se solo tu ti
facessi i fatti tuoi!” dissi io di rimando infastidito.
Sasuke si girò e mi fissò
non capendo a cosa mi riferissi “Cosa vuoi dire?”
“Lo sai!”
“Senti, non sono in
vena di indovinelli. O parli chiaro o puoi pure continuare la tua passeggiata!”
mi disse contrariato.
Alzai le spalle e
girandomi dissi “Se è questo che vuoi, nemmeno io sono in vena di giocare. Se
vuoi fare il finto tonto, fai pure!” ma non feci in tempo a fare nemmeno un
metro che la voce di Sasuke mi fermò “Ho raccontato
ai miei figli il mio passato!”
Sussultai. Non
immaginavo che lo avrebbe fatto, sebbene ritenevo che essere sinceri in
famiglia fosse una cosa importante.
Mi girai e lo
fissai mentre andava a sedersi su di una panchina e sospirare.
Mi guardai intorno
e dopo aver adocchiato un negozio aperto, vi entrai per qualche secondo per poi
prendere posto accanto al mio compagno e passargli metà del ghiacciolo che
avevo appena acquistato.
Sasuke lo afferrò, guardandomi
stranito “Tu odi la menta!”
“Io si, ma si da il
caso che sia il tuo gusto preferito e al momento questo mi sembra un modo
simpatico per tirarti su di morale. Anche se non te lo meriteresti!” dissi,
vedendolo assumere nuovamente un’espressione confusa. Sospirai e chiesi “Come
l’hanno presa Fugaku e Itachi?”
Sasuke mi guardò negli
occhi come a dirmi che la mia domanda era stupida.
“Dagli il tempo di
elaborare la cosa, vedrai che l’accetteranno!”
Sasuke scosse la testa “Avresti
dovuto vedere con che occhi mi hanno guardato, Itachi
se n’è proprio andato! Se stamattina non avessi accennato al fatto che mi sono
fatto soggiogare dall’odio, non saprebbero niente.” mi disse con tono di
rimprovero.
“Avresti continuato
a nascondere loro la verità? Voi esseri ex cattivi siete proprio tutti uguali!”
dissi, riferendomi anche a Kurama. “I tuoi figli
dovevano sapere la verità. Inoltre quello che importa è che sei cambiato e i
tuoi figli non sono stupidi, lo capiranno presto. Sono degli Uchiha dopo tutto no?”
Lo vidi annuire
“Anche se al momento non vorrebbero esserlo!”
“Non credo. Saranno
confusi in quanto l’idea che si erano fatti di te può essere cambiata, ma non
rinnegheranno il loro clan e nemmeno il loro padre. Per quanto io e te non
andiamo d’accordo su molte cose e su molti insegnamenti da trasmettere ai
nostri figli, sei un buon padre. E se lo penso io, che ti contraddico sempre,
puoi fidarti no?”
“Immagino di si!”
disse poco convinto.
“Grazie tante per
la fiducia!” dissi e lo vidi alzare gli occhi al cielo per poi finire il suo
ghiacciolo. “Dagli tempo una settimana e vedrai che tornerà tutto come prima. E
togliti dagli occhi quella paura che leggo di essere respinto dai tuoi figli…non ti si addice proprio!” Gli dissi sincero. Forse
era la prima volta che riuscivo a leggere incertezza nei suoi occhi,
solitamente era determinato e niente sembrava poterlo sfiorare. Ero talmente
abituato a vedere il mio compagno in quel modo, che vederlo diversamente mi
faceva uno strano effetto.
Mi alzai sapendo di
essere riuscito a tirare almeno un po’ su di morale quel teme, ma per
l’ennesima volta esso mi chiamò.
“Dove pensi di
andare. Io mi sono confidato con te, ora tocca a te. Non credo che tu sia
venuto in questo posto a quest’ora solo perché avevi voglia di sgranchirti le
gambe!” mi disse raggiungendomi e posandomi una mano sulla spalla “Cosa c’è che
non va? Hai litigato con Sakura?”
Scossi la testa
“No, non è niente!” dissi sbuffando.
“Non sei mai stato
bravo a mentire, dobe!” mi disse con voce seria.
Rimasi voltato di
spalla e chinai la testa dicendo “Ah, adesso sono un dobe
eh? Mi sembrava che stamattina avessi usato un nuovo insulto per definirmi!”
Lo sentii
sussultare e girandomi di scatto, gli diedi un pugno nello stomaco “Questo è
per avermi chiamato mezzo demone. Non osare mai più definirmi in quel modo. Non
con quel tono dispregiativo che hai usato oggi, se non vuoi che ti riduca a
pezzetti. E non credere che lo dica solo per dire, potrei esserne anche capace
dato le mie origini!” dissi guardandolo con aria infastidita.
Sasuke incrociò le
braccia intorno al suo stomaco e guardandomi con l’occhio destro, mentre il
sinistro era chiuso per attutire il colpo, disse “Kyuubi
si è finalmente deciso a parlare!”
“Già e non è stata una
piacevole conversazione!” dissi nervoso e stringendo i pugni.
“Ti ha detto che
sei un mezzo demone e allora? Che problema c’è? Sei sempre stato una sorta di
demone in fin dei conti!” disse Sasuke.
“Prima lo ero in
quanto Kurama abitava dentro di me, ma io ero un
essere umano…o almeno così credevo, invece ora scopro
di avere la stessa natura della volpe!”
“Ti ripongo la
domanda, qual è il problema?” mi disse scocciato.
“Voglio vedere
qualesarebbe il tuo atteggiamento se
scoprissi che dentro di te, hai il chakra di un
demone, che ti rende simile a loro!” dissi infastidito.
“Non dirmi che hai
una crisi di identità. Sarebbe patetico!” mi disse sbuffando.
Sgranai gli occhi.
“Cos’è che vai a
ripetere, rompendo le scatole a tutti, da quando eri un pivello?” mi chiese, ma
non seppi rispondere immediatamente alla domanda.
“Quando qualcuno ti
offendeva e ti chiama mostro, cosa gli rispondevi?” mi chiese nuovamente.
Feci uno sforzo di
memoria per ricordarmi esattamente che parole usavo “Io sono NarutoUzumaki e quando sarò hokage vi farò vedere chi sono!”
Lo vidi annuire
“Cosa è cambiato da allora? Tralasciando la parte dell’hokage,
quale parte del “Io sono NarutoUzumaki,
non comprendi più? Sei forse cambiato? Hai cambiato aspetto, ideali e
sentimenti che provi verso gli altri?”
Scossi la testa.
“Allora non capisco
dove stia questa tua crisi. Sei il ninja più stupido della foglia e questo sarà
sempre uguale, uomo o demone che tu sia!” disse sghignazzando.
Lo guardai con aria
stupita.
Lo so, esso aveva
ragione, ma vi era un’altra cosa che mi spaventava, qualcosa che Sasuke riuscì a comprendere meglio di quanto fossi stato in
grado di fare io.
“Se temi che quella
parte demoniaca, faccia di te una minaccia per gli altri, toglitelo dalla
testa. Sei tu a scegliere se essere buono o cattivo e non mi sembra che per
scegliere la seconda strada, bisogna per forza essere mezzo demone. Guarda me!”
disse indicandosi. “Sono stato io a scegliere di essere malvagio e tu se non
vuoi esserlo, basta che scegli di continuare a essere quello che sei e che
sempre sei stato!” mi disse determinato.
“Io non so ancora
di cosa sono capace. Ho sempre creduto che quanto ho fatto in passato di
negativo, fosse dovuto alla volpe, ma invece alcune volte il suo zampino non
centrava. Cosa succederebbe se perdessi il controllo. Mi è già capitatodi perdere la ragione con conseguenze
disastrose. Non voglio che si ripetano situazioni del genere!”
“Non succederanno!”
mi disse.
“Non puoi saperlo.
Non sono così forte come tutti pensate. Non ho una forza di volontà da riuscire
a tenere a freno la mia ira in qualsiasi situazione!”
“Non succederanno
per il semplice fatto che io ti fermerò e ti impedirò di fare qualsiasi cosa di
cui tu ti possa pentire!” lo fissai negli occhi e riuscii a leggere tutta la
sua determinazione a voler mantenere quelle parole.
Sorrisi
riconoscente.
Sasuke sospirò “Non
credevo che Kyuubi ti avrebbe mai raccontato la
verità!”
“A quanto pare un
altro aspetto in comune che avete voi due, è quello di rivelare la verità solo
quando siete alle strette. Non poteva più continuare a mentire, non dopo che ho
percepito un possibile chakra che potrebbe
appartenere a mia figlia!”
Lo vidi sussultare
nuovamente.
Sgranai gli occhi
quando un dubbio mi assalì “Tu lo sapevi, vero?”
Sasuke sospirò “Si, lo
sapevo. Kyuubi mi ha chiesto di tacere e anche se non
ero pienamente d’accordo, ho accettato!”
Strinsi i pugni “è
mia figlia, come avete potuto tenermi nascosto la sua presenza? Avevate il
dovere di mettermi al corrente!”
“Lo so e midispiace, ma la situazione è critica e…è stato difficile anche per noi, cosa credi?” disse Sasuke.
Abbassai la testa
“Difficile? Vuoi sapere cosa è davvero difficile? Alzarsi ogni giorno e trovare
il letto e la stanza che sarebbero dovuti andare a lei, vuoti. Continuare a
vivere ogni giorno come se non fosse accaduto niente, mentre ti perdi quei
momenti della sua vita che non potrai mai più recuperare ed è difficile
riuscire ad accettare l’idea che probabilmente non la troverò mai e di essere
stato il padre peggiore che si sia mai visto sulla faccia della terra. Un padre
che non è riuscito a salvare la propria bambina e tenerla al sicuro!”
Dissi con ormai le
lacrime volevano uscire. Cercai di trattenermi, ma i singhiozzi non riuscii a
controllarli e Sasuke poté assistere allo spettacolo
di vedermi fragile e debole.
Sentii nuovamente
la mano di Sasuke appoggiarsi sulla mia spalla.
“Hai ragione. Non
posso minimamente immaginare cosa voglia dire perdere un figlio, ma in quanto
padre posso solo cercare di comprendere quella sofferenza. Mi dispiace di non
averti detto prima che Kyuubi aveva sentito la
presenza di Kumiko, ma avevamo paura che conoscendo
il luogo dove si trovasse, potesse essere maggiormente doloroso non poter
andare a recuperarla!” mi disse.
“Allora è vero che
si trova nel paese del ferro!”
Lo vidi annuire.
Strinsi i pugni,
sentendomi nuovamente inutile. Non potevo andare a salvare la mia bambina, non
se il mio gesto avrebbe portato nuovamente i paesi ninja a vivere un’altra
guerra.
Non potevo
permettere che ci fossero altre morti inutili, non per causa mia…non di nuovo. Già lo scontro contro Madara
aveva portato numerose vittime e non volevo vedere nuovamente i miei
concittadini piangere la perdita di un loro caro. Non volevo assistere alla
sofferenza di un genitore alla perdita di un figlio e non volevo sentire le
urla delle vedove che avevano perso i loro mariti e non volevo vedere gli occhi
di un bambino riempirsi di lacrime a causa di una stupida guerra che lo aveva
reso orfano.
Non poteva
succedere di nuovo. La pace doveva essere assolutamente preservata il più a
lungo possibile, a costo di qualsiasi sacrificio.
Ma non perdetti la
speranza.
Per trovare Kumiko, non mi restava che aspettare di avvertire
nuovamente quel chakra nelle terre ninja e
raggiungerlo prima che sparisca nuovamente.
“Sasuke, promettimi una cosa!” gli dissi senza guardarlo
negli occhi.
“Non sono uno bravo
con le promesse!” mi disse, ma non lo ascoltai.
“Voglio
assolutamente che ogni volta che vi è un indizio su mia figlia, tu mi metta
immediatamente al corrente!” dissi, sta volta fissandolo con sguardo
determinato.
“Non c’è bisogno
che te lo prometta. Lo avrei fatto comunque. Anche volendo nasconderti
qualcosa, con i poteri che ti ritrovi, niente potrebbe sfuggirti!”
Il giorno dopo mi
alzai molto presto. Avevo appuntamento con i miei allievi alle 8.00 al nostro
campo, ma ero già in piedi dalle prime luci dell’alba.
Dato che non
riuscivo a prendere sonno, mi misi a preparare la colazione. Essendo cresciuto
da solo, me la sapevo cavare bene in cucina, tanto che a volte sostituivo
Sakura, quando essa era stanca o era al lavoro.
Preparai uova per
tutti con bacon e fu l’odore di quest’ultimo a svegliare un abitante della
casa, che facendo rumore con le sue unghiette, mi annunciò il suo arrivo.
“Pancetta!” urlò Akai entrando in cucina tutto contento, scodinzolando
allegramente.
Facendo un balzo,
saltò sulla sua speciale sedia, che gli permetteva di arrivare al tavolo
comodamente e ripetendo la parola pappa, richiedeva la sua colazione a base di
bacon.
Non era un amante
dell’uovo, nonostante Sakura gli dicesse che faceva venire un manto più lucido,
ma mescolandolo con la pancetta, se lo mangiava con gusto.
Lo osservai e feci
ancora fatica a credere che quel cucciolo, fosse quella parte di “me” che con
la nascita di mio figlio aveva preso delle sue sembianze personali.
“Papà? Sei triste?”
mi chiese il piccolo guardarmi con aria preoccupata.
Scossi la testa e
gli accarezzai dietro le orecchie, sapendo bene quanto gli piacesse.
Mi sedetti accanto
a lui a mangiare la mia colazione e di tanto in tanto gli lanciavo delle
occhiate “Akai, sei ancora piccolo e non sei in grado
di capire a pieno le tue potenzialità, ma fammi il favore che quando sarai in
grado di sfruttare i tuoi poteri, di non usarli mai in modo sconsiderato e
soprattutto cerca di non danneggiare nessuno solo per un tuo beneficio
personale, a meno che non sia per legittima difesa, d’accordo?!”
Il piccolo inclino
la testa verso destra e mi guardò incerto e confuso.
Gli sorrisi
teneramente e dissi “Lascia stare, ne riparleremo quando sarai più grande!”.
Sapevo che quel discorso, per lui uscito dal nulla, poteva non essere chiaro,
in quanto, data la sua età, era ancora troppo occupato a giocare e a non
preoccuparsi di quanto gli capitava intornoe delle cose belle e brutte che succedevano in quel mondo in cui era
nato.
D’un tratto vidi
anche Kurama entrare in cucina. Vi entrò piuttosto
cautamente. Mi alzai e dopo aver dato anche a lui la sua colazione, mi recai
verso l’uscita della cucina.
“Naruto!” mi chiamò.
Non mi girai e
seccato dissi “è ancora presto perché tu possa rivolgermi la parola. Non sei
ancora rientrato nelle mie grazie Kurama!” dissi
sparendo poi dalla sua vista.
Salutai Sakura
donandole un bacio sulla fronte, per non svegliarla e successivamente mi recai
al campo di allenamento.
Speravo di starmene
un po’ tranquillo e di fare un po’ pratica con quelle abilità che mi erano
improvvisamente comparse, ma una presenza, decisamente con un pessimo umore,
mandò a monte i miei piani.
Non ero L’unico ad
avere mille pensieri per la testa e a non aver chiuso occhio quella notte.
Vidi il mio allievo
appoggiato con la schiena ad un albero, che con aria assente fissava le nuvole
che spinte dal vento, andavano a spasso spedito per i cieli di Konoha. Era talmente assorto, che non si accorse nemmeno
della mia presenza. Gli appoggiai una mano sulla spalla e donandogli un leggero
sorriso, quando esso alzò lo sguardo, mi sedetti accanto a lui a osservare quel
bell’azzurroa cui tutti paragonavano il
colore dei miei occhi.
Il silenzio regnò a
lungo, finchèFugaku non
decise di interrompere quella tranquillità.
“Come fai?” mi
chiese guardandomi con aria triste.
“Come faccio cosa?”
gli chiesi, anche se sapevo che centrasse in qualche modo suo padre.
“Mio padre mi ha detto
tutto. Quello che ha fatto a suo fratello, al villaggio e a te. Come fai a
comportarti con lui come se niente fosse successo. Al tuo posto io…io lo odierei, invece lo hai perdonato e addirittura
aiutato. Perché?” mi chiese il ragazzino.
Gli sorrisi
dolcemente “Perché tuo padre oltre a essere il mio migliore amico, è anche mio
fratello! Abbiamo avuto alti e bassi, ma io ho continuato a considerarlo come
tale!”
“Anche se ha
provato a ucciderti più volte?”
Annuii “Più ci
provava, più io cercavo di rafforzare quel legame che lui cercava a tutti i
costi di spezzare!”
Fugaku mi guardò sorpreso
“Al tuo posto nessuno avrebbe fatto quello che tu hai fatto per lui. Nemmeno
io!”
Sospirai “Lo so.
All’odio, spesso si risponde con l’odio, per questo è difficile arrivare
allapace su questa terra!”
“Quindi se fossimo
tutti come mio padre, il mondo sarebbe in una guerra continua, invece se
assomigliassimo a te, ci sarebbe una pace duratura?” mi chiese, identificando
il padre come il cattivo.
Cercai di
accomodarmi meglio e tornando a fissare le nuvole con aria malinconica, dissi
“Sai Fugaku, io non sono una persona così eccezionale
come tutti mi definite. Anche io ho provato l’odio e ho desiderato per diversi
anni di farla pagare alla gente del villaggio. Un’altra volta c’è mancato poco
che uccidessi la persona che aveva ucciso il mio sensei!”
Lo vidi sussultare,
in quanto non si aspettava una cosa del genere.
“Io se fossi stato
al posto di tuo padre, non so se avrei agito diversamente da come ha fatto lui,
ma quando si cresce con la solitudine e la rabbia nel cuore è difficile
riuscire a perdonare e a trovare del positivo nel mondo che ci circonda. Si
vede tutto nero e hai come l’impressione che tutto diventi più scuro ogni
giorno che passa. Ci si salva solo quando si riesce a trovare una luce, anche
piccola, in quelle tenebre e se questa luce non appare, allora non si riesce a
uscire da quel baratro di odio!” gli spiegai, sapendo bene cosa significasse
ritrovarsi abbandonato in quelle tenebre.
“Chi è stata la tua
luce?”mi chiese Fukagu “Se non sei arrivato a fare
del male a nessuno, qualcuno deve pur avere acceso una torcia nell’oscurità!”
“è stato Iruka-sensei. Non subito riconobbi in lui la mia salvezza,
ma col tempo quel buio intorno a me cominciò a rompersi, con l’aiuto di altre
persone che hanno illuminato il mio cammino!”
Fugaku si rattristò
“Posso capire che a papà sia successa una cosa orribile, ma non riesco a
comprendere come non abbia trovato una luce in qualcuno a lui vicino. Mi ha
detto che sei stato tu a salvarlo. Perché così tardi, perché la tua luce non è
arrivata prima a lui?” mi chiese stringendo i pugni.
“Si vede che la
luce che emanavo io, non era abbastanza forte, come anche quelle delle persone
che gli volevano bene, come Sakura e Kakashi!”
Vidi Fugaku stringersi le ginocchia al petto “Naruto-sensei, credi che anche io possa percorrere le orme
di mio padre? Lo sempre ammirato e volevo essere come lui, ma ora…non voglio più!”
Lo guardai con aria
seria “Fugaku, posso comprendere che quanto sei
venuto a sapere possa essere stato shoccante per te, ma non per questo devi
vedere tuo padre come una persona diversa. Non devi giudicarlo secondo le
azioni che ha commesso in passato, ma devi giudicarlo per quello che è adesso.
È facile lasciarsi abbindolare dall’odio, ma è terribilmente difficile metterlo
da parte, per seguire la retta via e tuo padre ha avuto questa forza e lotta
ogni giorno per essere un uomo migliore e un buon esempio per te e tuo
fratello. Essendoci passato, può consigliarvi anche come non fare a commettere
i suoi stessi errori e secondo il mio punto di vista, questo è un bel
vantaggio!” Fugaku chinò la testa “Fugaku, guardati, come ti descriveresti?” mi fissò stranito
e non seppe rispondermi.
“Sei un ragazzino
eccezionale dal cuore d’oro, che si vergogna delle azioni del padre, perché le
giudica tremende e pensa che al mondo non dovrebbe esistere l’odio tra le
persone. Questi valori non te li ha forse insegnati tuo padre?”
Fugaku annuìleggermente,
“Se tuo padre fosse
ancora la persona di cui ti vergogni in questo momento, non credi che i tuoi
pensieri sarebbero opposti? E non credi anche che davanti allo scenario che ci
siamo ritrovati davanti al villaggio di Onpu, saresti
rimasto impassibile, anche se è questo che vuoi far credere a tuo padre?”
Fugaku cominciò a
piangere “Hai ragione, ma…mapapà…io…io
l’ho sempre visto come l’uomo perfetto, era il mio idolo e invece ora scopro
che era tutto falso e che…” un singhizzo
gli impedì di continuare.
“Nessuno è perfetto
in questo mondo e tutti, compreso tu, possiamo perdere la ragione. Ma esiste un
modo per evitare che ciò avvenga…basta amare. L’amore
e la chiave per far si che quelle tenebre non ti avvolgano. Dimmi un po’ Fugaku, tu a chi vuoi bene?”
Fugaku sembrò pensarci un
po’ “Ai miei amici e alla mia famiglia…papà compreso!”
Gli scompigliai i
capelli “Rimani aggrappato a quel sentimento e vedrai che la tua famiglia e i
tuoi amici saranno la tua luce, come tu sei quella di tuo padre!”
Fugaku sgranò gli occhi
“D’avvero?”
Annuii.
“E pensi che possa
risplendere in modo tale che papà sia sempre di più una persona migliore!”
“Certo Fugaku!” gli dissi sorridendo a trentadue denti e
tendendogli una mano per aiutarlo ad alzarsi. Shiori
stava per raggiungerci e presto gli allenamenti sarebbero iniziati.
Shiori di fatto arrivò
qualche minuto dopo, ma di Merodi nemmeno l’ombra.
Pensai si trattasse
di un semplice ritardo e decisi comunque di cominciare, ma i minuti
trascorrevano diventando ore e quando il sole giunse allo zenit compresi che la
mia allieva non sarebbe più giunta. Pensai si sentisse male e chefosse rimasta a casa, ma un presentimento mi
martellava la testa.
“Per oggi basta
così ragazzi!” dissi prendendo alla sprovvista gli altri due miei allievi.
Solitamente se un
allievo si assentava per malattia, si usava mandare qualcuno ad avvertire il
proprio insegnante e fu proprio quella mancanza a mettermi un campanello di
allarme in testa.
Mi diressi da Kakashi, il quale mi ricevette subito. Non aveva l’aria
molto allegra e guardandomi con aria fra lo scocciato e preoccupato, mi disse
“Avrei scommesso che saresti venuto, Naruto!”
Misi le mani in
tasca e mi avvicinai alla scrivania.
“Oggi Merodi non è venuta, vero?” mi disse e il fatto che me lo dicesse
solo in quel modo, non mi annunciò nulla di nuovo.
“Non a causa di una
malattia vero?” gli chiesi serio.
Kakashi annuì.
“La ragazza ha
raccontato ai suoi genitori quanto è successo al villaggio Onpu
e il fatto che la tecnica da lei usata, abbia colpito anche te, non è piaciuto
molto ai suoi!”
“Merodi mi ha detto di aver sbagliato qualcosa nell’attuare
quella tecnica!” dissi.
“Non c’è margine di
errore in quella tecnica o sei un nemico o non lo sei!” mi disse Kakashi squadrandomi.
“Cosa vorresti insinuare
guardandomi in quel modo?” gli chiesi irritato.
“Non voglio
insinuare niente Naruto. So che di te ci si può
fidare,ma vorrei che tu fossi sincero
con me. Se quella tecnica funziona anche su di te, un motivo ci sarà. Qual è?”
chiese Kakashi serio.
Mi vidi costretto a
raccontargli la verità.
“Quindi saresti un
mezzo demone!” disse quasi impassibile.
“Non mi sembri
sorpreso!” dissi stranito.
“Naruto, le cose che ti riguardano hanno smesso di
sorprendermi anni fa! Comunque ora dovremo risolvere questo problema. I
genitori mi hanno chiesto di far cambiare team a loro figlia e soprattutto, che
ti mettessi sotto osservazione, in quanto non eri una persona degno di
fiducia!” mi disse sorridendo, mentre io lo guardai preoccupato.
“Non temere, per la
seconda richiesta li ho mandati a stendere, ma in quanto genitori di Merodi, non posso rifiutargli la richiesta di farle
cambiare tutore. Mi dispiace Naruto!”
“Non mi interessa
se sono i suoi genitori o meno. Merodi è una mia
allieva. Andrò a parlare con i genitori se è necessario, ma Merodi
ritornerà a far parte del mio team!”
Vani furono i
tentativi di Kakashi dal dissuadermi dall’andare a
parlare con la famiglia di Merodi, in quanto avrei
fatto di tutto per riprenderla con me.
I miei allievi
ormai facevano parte della mia famiglia e togliendomi Merodi,
mi era stato nuovamente portato via qualcosa a cui tenevo molto.
Non potevo
assolutamente accettarlo. Avrei lottato, anche se ero stanco di dovermi battere
per tenermi stretto qualsiasi cosa che alle altre persone era concesso di
norma. Scommetto infatti che a nessun altro sensei
era stato privato di un suo allievo per la sola ragione che aveva qualcosa in
più degli altri, una parte che fino a quel momento avevo sentito denominare
speciale.
Cosa aveva di
speciale se mi portava solo dolore?
Mi trovavo davanti
alla porta della casa di Merodi. Non avevo la minima
idea di dove abitasse, ma chiedendo aiuto al mio fiuto, avevo seguito il suo
odore.
In quel momento
capivo cosa provasse Kiba. Era una strana sensazione
percepire l’odore delle persone a te care, mi sembrava quasi di spiarle, dato
che riuscivo a capire dove queste si trovassero in ogni momento.
Presi un respiro
profondo, bussai e attesi che venissero ad aprirmi.
Una bella donna,
molto somigliante a Merodi, mi guardò e sorridendomi
mi chiese “Posso esserla d’aiuto signore?”
Sussultai, a quanto
pare non avevano la minima idea di che aspetto avessi e questo mi diede molto
fastidio. Mi avevano giudicato senza conoscere assolutamente niente del
sottoscritto.
“Sono Naruto!” dissi, ma neanche il nome suscitò qualche
reazione. “Il sensei di Merodi!”
dissi e questa volta la reazione fu palese. Il sorriso dolce della donna si
oscurò e guardando verso l’interno la sentii chiamare il marito, un uomo alto e
robusto che mi guardò con aria superiore.
“Cosa vuole?” mi
chiese con poca gentilezza, cosa che non mi sorprese a fatto.
“Dovrebbe
immaginare il perché mi trovo qui!” dissi incrociando le braccia al petto.
“Per Merodi. Abbiamo dato le nostre motivazioni all’hokage per farla togliere dalla sua squadra e non credo di
dover tenere conto a lei delle mie decisioni!” mi disse cercando di chiudermi
la porta in faccia, ma non glielo permisi e con la mano bloccai il suo gesto.
“Si dia il caso che
Merodi è una mia allieva e ogni cosa che la riguarda
mi interessa e dato che non mi avete giudicato idoneo all’educazione di vostra
figlia, voglio sapere da cosa deducete questa mia incapacità!”dissi con voce
grave, ma cercando di mantenere una certa compostezza.
Non mi avevano
nemmeno fatto entrare per discutere e tutti quanti, per strada poterono sentire
la nostra conversazione. Qualche abitante del villaggio intervenne addirittura
in mia difesa, ma vennero tutti cacciati via in malo modo dal padre della mia
allieva.
“Dovrebbe essere al
corrente di certe nostre tecniche di attacco e se queste hanno funzionato su di
lei, significa che di lei non ci si può fidare!”
“Non può dirlo
senza conoscermi!” dissi
“Le persone possono
fingere di essere quello che non sono. Potrà aver raggirato l’hokage, ma non raggirerà noi. I nostri Jutsu
non ci hanno mai tradito e non lo faranno ora”
Strinsi i pugni.
“Ammetta che lei in
realtà a losche intenzioni!” mi disse.
“L’unica losca
intenzione che ho in questo momento è di prenderla a calci!” dissi sgarbatamente.
“Come osa?” mi
disse guardandomi storto.
Stavo per
rispondergli a tono, ma una voce di un uomo che avevo già visto in precedenza
mi precedette.
“Calmati Masato!” disse il capo clan degli Uta.
Non mi aspettavo un
suo intervento, ma da una parte mi sentii sollevato. Lui sapeva del mio essere Jinchuuriki ed essendo un Uzumaki,
sembrava avermi preso in simpatia. Vidi dietro di lui nascondersi Merodi, la quale mi guardava con aria dispiaciuta.
Le sorrisi,
volendole dire che tutto sarebbe finito per il meglio…o
almeno così speravo.
“Come puoi dirmi di
calmarmi, padre? Quest’uomo è pericoloso e io non lo voglio come insegnante per
mia figlia. Tu vuoi davvero che tua nipote rimanga con questo poco di buono?”
gli domandò alzando la voce.
“Ho conosciuto
quest’uomo qualche giorno fa e non vedo in lui qualcosa che possa farmi temere
per l’incolumità di mia nipote!”disse l’uomo accarezzando la testa di Merodi.
“Come puoi dirlo?
La nostra tecnica ha avuto effetto su di lui!”
Kurachi annuì “Si, Merodi mi ha informato, come mi ha messo al corrente del
fatto che quest’uomo si è battuto con onore per difendere lei e i suoi compagni
dall’attacco dei samurai. Inoltre lui è un Uzumaki,
ti ricorda niente questo nome?” gli chiese.
Vidi il padre della
mia allieva sussultare e guardarmi stranito.
“Non è possibile,
quel clan è scomparso. Di certo questa è una menzogna!”
Strinsi i pugni e
presi un respiro profondo nel tentativo di calmarmi. Nessuno mai mi aveva
accusato di mentire, al contrario mi avevano sempre detto che la mia sincerità
delle volte era disarmante.
“Io gli credo. Non
vedo il motivo per cui esso si debba spacciare per un Uzumaki.
Inoltre sento in lui una forza particolare che mi garantisce la sua identità,
una forza che dovresti percepire anche tu e che dovresti riconoscere!”
Lo vidi chiudere
gli occhi e concentrarsi e dopo qualche istante, lui e la moglie aprirono gli
occhi stupiti.
“Sento in lui la
presenza del Kyuubi!” disse Masato.
Kurachi annuì “Esatto,
quest’uomo è il Jinchuuriki del nove code. Con questo
dovresti convincerti del fatto che è un Uzumaki e
quindi, alla lontana, parte della nostra famiglia. Inoltre questo testimonia che
non è malvagio, in quanto fino ad ora è riuscito a convivere con la volpe senza
nuocere a nessuno!”
“Come fai a dirlo?”
insistette l’uomo.
“Guardati intorno.
Il villaggio mi sembra vivere tranquillamente anche con la presenza di un Jinchuuriki tra di loro. Questo è un chiaro segno che lui
non è pericoloso e che e la presenza malvagia che senti al suo interno, ad aver
causato il funzionamento delle nostre tecniche su di lui!”
Vidi Masato titubante. Forse cominciava a capire la situazione,
ma il fatto della presenza di Kyuubi dentro di me, lo
spaventava.
“Sai bene che i Bijuu hanno la capacità di soggiogare i propri Jinchuuriki e se fino ad ora è riuscito a controllarsi, non
è detto che lo farà in futuro. Mi dispiace padre, ma la mia decisione è
irremovibile. Il nostro clan ha già sofferto abbastanza e non voglio che mia
figlia soffri ancora!” disse senza più proferire parola. Si avvicinò a Merodi e afferrandola per un braccio, la trascinò dentro
casa, sbattendo con violenza la porta.
Strinsi i pugni.
Tutta quella discussione non era servita a niente. Avevo lasciato parlare il
capo clan senza intervenire, in quanto temevo di farmi uscire frasi poco carine
nei confronti di quell’uomo e di rovinare quella possibilità di riavere Merodi che si era aperta davanti a me…ma
fu comunque inutile.
“Mi dispiace Naruto, mio figlio sa essere testardo. Proverò a parlargli
di nuovo!”
Annuii e lo
ringraziai e con l’amaro in bocca, me ne andai piuttosto furioso.
Potevo capire il
volere del padre di Merodi di voler proteggere la
figlia, in quanto io a volte mi dimostravo iper
protettivo nei confronti di Daiki. Sapevo che Merodi a causa della persecuzione del suo clan da parte dei
samurai, aveva sofferto abbastanza e non ero certo io a desiderare che quella
ragazzina provasse ancora dolore, ma una cosa fondamentale che il padre non
aveva tenuto conto, era il volere di Merodi. Se la
mia allieva si trovava bene con me e con i suoi compagni, essere tolta dalla
mia squadra comportava comunque una sofferenza.
Mi sarei arreso
solo se fosse Merodi a non volermi più come
insegnante, ma dallo sguardo che mi aveva lanciato, mi sembrava esattamente il
contrario.
“Naruto!” mi girai piuttosto contrariato verso la voce che
mi aveva chiamato. “Che vuoi Kurama?” gli chiesi
sbrigativo.
Esso mi guardava
con aria seria e disse “Dobbiamo andare!”
PovSasuke
Mi era stata
affidata una missione di spionaggio in solitario. Era un’operazione delicata e
un gruppo numeroso di ninja, avrebbe sicuramente attirato l’attenzione.
I samurai avevano
nuovamente invaso le terre ninja e sembrava che questa volta non avessero
intenzione di tornare sui loro passi.
Una missiva era
stata inviata all’hokage da parte del kazekage, quando alcuni suoi sottoposti, lo avevano
avvisato del loro avvistamento, nei pressi del villaggio. Non sembravano
intenzionati a ingaggiare una battaglia, ma semplicemente sembravano ancora
alla ricerca di qualcuno o qualcosa.
Kakashi pensò subito che
la loro ricerca fosse rivolta ancora verso gli appartenenti al clan Uta. Mandò me in ava scoperta per raccogliere più
informazioni possibile sul nemico. Nonostante essi avessero già violato gli
accordi presi tra samurai e ninja, in una precedente riunione dei kage, che si era tenuta un paio di giorni prima nel paese
del vento, i capi villaggio si ritrovarono tutti d’accordo a non dare vita a
una nuova guerra. Finchè essi si sarebbero fermati a
invadere le nostre terre senza essere un vero e proprio pericolo per le nostre
terre, la pace sarebbe continuata a durare, ma secondo il mio punto di vista
quella pace era già finita da tempo.
I Samurai avevano
già attaccato una nostra terra e le loro continue invasioni, non
preannunciavano nulla di buono e il nostro far nulla per fermarli, mi sembrava
solo un’inutile difesa contro la vera realtà delle cose. Presto ci sarebbe
stato un nuovo scontro.
Kakashi non era uno
stupido e sapevo bene che anche lui era della mia stessa idea, ma non voleva
essere il primo a interrompere quella falsa pace, in quanto sembrava che gli
altri Kage, fossero restii ad ammettere che ci fosse
qualche problema. Non conoscevo benissimo Gaara, ma
mi sembrava strano che anche lui non accettasse la realtà. Se pochi avevano la
stoffa di fare il capo villaggio, lui di sicuro era uno dei migliori e quindi
anche lui, semplicemente non voleva fare la prima mossa. Voleva aspettare ed
essere cauto.
Per questo io ero
stato mandato in missione. I Samurai sembravano essersi diretti nuovamente
verso il paese del fuoco. Era sicuro ormai, qualsiasi cosa cercassero era nelle
nostre terre.
Fecendo molta attenzione,
riuscii a seguire le tracce del nemico e avvicinarmi a loro.
Li trovai in uno
spiazzo libero dagli alberi a riposarsi. Erano numerosi e alcuni di loro si
erano liberati dalla loro armatura e si massaggiavano i muscoli indolenziti dal
peso di quei arnesi fastidiosi, a mio parere inutili. Se avevano bisogno di
protezione, significava che non avevano fiducia nelle loro potenzialità e
questo poteva essere un altro punto a nostro favore.
Li osservai uno ad
uno per studiarli. Erano tutti ben muscolosi e con molte cicatrici, che
facevano intendere che, al di là del loro non utilizzo del chakra,
erano bravi combattenti e che nella loro vita avevano ingaggiato numerose
battaglie. Per quanto noi ninja considerassimo i samurai inferiori, capii che
non dovevo sottovalutarli e che avrebbero anche potuto darmi del filo da
torcere, se mai mi avessero scoperto.
Mi misi
sull’attenti, cercando di origliare qualche loro discorso.
“Ragazzi, io non ne
posso più. Ogni volta è la stessa storia. Possibile che il padrone non sappia
mettere una museruola a quella mocciosa?” disse uno di loro piuttosto seccato.
“Taci idiota. Lo
sai che il padrone ci osserva e potrebbe sentirti. Vuoi forse farci uccidere?
Abbiamo degli ordini e dobbiamo eseguirli!” disse un altro.
“Lo so, lo so. Ma… che male c’è a volersene stare un po’ tranquilli!”
disse il tipo di prima.
“Staremo tranquilli
quando l’avremo trovata e riportata dal padrone!” disse un terzo.
“Si, fino alla
prossima sua fuga! Ma che verrà a fare sempre nel paese del fuoco?” disse un
quarto.
“è originaria di
questo paese dopo tutto, no?” disse una voce di donna “Cerca solo di scoprire
le sue origini. Anche senon capisco il
perché. È nata in questo luogo, ma è cresciuta nel paese del ferro insieme alla
sua famiglia!” disse riflettendoci su.
“L’ho sempre detto
che le persone di qui, sono tipi strambi. Se no come spieghi il fatto che ninja
e samurai non vanno d’accordo? I ninja si credono di essere migliori di noi,
per questo ci hanno confinato nelle terre del ferro e ci hanno privato di
questa terra. Il paese del fuoco, una volta apparteneva ai samurai!” disse
contrariato il secondo samurai.
“Veramente se la
sono conquistata. Come noi ci siamo conquistati la loro terra della carta!”
disse una seconda donna.
“Sai che affare. Ci
siamo ritrovati solo un pezzo di terra minuscola in proporzione a quella che
abbiamo perso!” disse un quinto samurai.
“Però ci siamo
guadagnati samurai di tutto rispetto, che erano in grado di trasformarsi in
migliaia di fogli di carta e comparire alle spalle del nemico!” disse la
seconda donna.
“Era semplicemente
un jutsu ninja, quindi non ne andrei tanto orgoglioso
e per quanto potessero essere in gamba e quasi indistruttibili, la loro abilità
è andata persa con il trascorrere degli anni!” disse un altro samurai
intervenendo nel discorso.
“Sarà come dici, ma
al momento non mi interessa se abbiamo perso o conquistato un territorio. Al
momento mi interessa ritrovare quel mostriciattolo e tornarmene dalla mia
famiglia!”
Non ascoltai altro.
I loro racconti di
storia non mi interessavano, anche se fui grato al destino di avermi sottratto
da una vita da samurai.
Da quel poco che
avevano detto, stavano cercando qualcuno, una femmina che per l’ennesima volta
si era intrufolata nel paese del fuoco, perché originaria di qui.
Anticipai i samurai
e mi misi alla ricerca di quel qualcuno. Non sarebbe stato difficile da
trovare, avevo una mezza idea di chi potesse trattarsi, speravo solo di non
fallire anche quella volta.
Studiando le tracce
che avevano lasciato i samurai, essi stavano procedendo verso nord e fidandomi
del loro intuito, decisi di seguire il percorso che avevano in mente. Sperai
vivamente che essi rimanessero a riposarsi ancora per un po’, lasciandomi il
tempo di trovare quello che stavano cercando.
Saltai da un albero
all’altro alla ricerca di qualche traccia, che potesse indicarmi la direzione
da prendere, finchè i miei occhi non scorsero
un’impronta sul terreno.
Scesi a terra e la
osservai. Era piccola, almeno metà del mio piede e a giudicare dall’impronta
della scarpa, era una scarpa tipicamente femminile.
Ero sulla pista
giusta e stavo quasi per mettermi in marcia, se un rumore di un ramo che si
spezzava, non avesse attirato la mia attenzione. Feci finta di non accorgermi
di niente e mi nascosi sulle fronde di un albero, in attesa che accadesse
qualcosa.
Poco dopo vidi una
sagoma uscire da un cespuglio. Si avvicinò all’impronta e con premura si
accinse a nasconderla.
Era sicuramente lei
che i samurai stavano cercando.
Sorrisi, sicuro di
poter dare finalmente una buona notizia a Naruto.
La osservai. Era
una bambina sui sei anni, conun
vestitino rosa leggero e sandaletti bianchi. Aveva
dei lunghi capelli rossi legati in due code alte da dei nastri neri e i suoi
occhi erano azzurri, azzurri come quelli di Naruto.
Guardai quella
bambina per diversi secondi, incapace di decidere cosa fare. Avrei potuto
seguirla di nascosto e intervenire in caso di bisogno. Potevo cercare di
scoprire le sue intenzioni e dove cercasse di andare. Oppure come ultima
opzione, potevo mostrarmi a lei, sperando di non essere scambiato per un nemico
e quindi di non spaventarla.
Ci provai comunque,
anche nel caso di una sua possibile fuga, quella bambina non sarebbe riuscita a
scapparmi, ma volevo evitare di costringerla con la forza a seguirmi e farmi
subito identificare come il cattivo. Per quanto ne sapevo, poteva benissimo
essere nelle terre del fuoco, non perché in cerca della sua vera famiglia.
Non avevo idea se
sapesse la verità o meno e questo poteva risultare un problema, in quanto una
mia confessione avrebbe potuto traumatizzarla, ma se non era a conoscenza delle
sue origini, significava che scappava da qualcosa che le faceva paura e questa
ipotesi poteva essere ben più plausibile della prima.
Saltai dall’albero
cogliendo di sorpresa la bambina, la quale alzando di scatto la testa sgranò
gli occhi. La vidi fare un passo indietro e portandosi le mani al petto, mi
guardò con aria spaventata.
Rimasi fermo senza
fare passi falsi e nel mentre cercavo di pensare come iniziare una possibile
conversazione, ma la bambina mi precedette.
“Chi sei tu?”
“Tranquilla, non
devi avere paura di me. Voglio solo aiutarti” le dissi nel modo più dolce che
poteva uscirmi.
“Perché vorresti
aiutarmi. Non sai nemmeno chi sono!”
“è vero, non lo so,
quindi che ne diresti di dirmi il tuo nome?” le chiesi abbassandomi alla sua
altezza.
“è buona educazione
presentarsi per primi!” disse la bimba incrociando le braccia.
Accennai un
sorriso, riconoscendo la determinazione di Naruto in
lei “Mi chiamo Sasuke!”
“Naho!” disse riluttante.
“è un bel nome. E
posso sapere cosa ci fa una bimba della tua età in questo posto tutta da sola?”
“Non sono affari
che ti riguardano! Io non ti conosco e non voglio avere niente a che fare con
te. Potresti essere benissimo uno di quelli là che mi da la caccia, travestito
da non so cosa, che cerca con qualche stratagemma di riportarmi indietro. Ma lo
già detto e lo ripeto, non tornerò più a casa!” disse questa volta girandosi
per andarsene, ma la trattenni per un braccio.
Il mio più che un
tentativo di fermarla, era stata una reazione istintiva dovuto a un rumore che
mi aveva messo in allerta. Attivai lo sharingan e mi
accorsi che i samurai erano in procinto di raggiungerci.
Afferrai la piccola
tappandole la bocca e risalii su di un albero nascondendomi ben bene fra le
foglie dell’arbusto, in attesa che quegli energumeni se ne andassero e
procedessero oltre per le loro ricerche.
Per fortuna non si
accorsero di noi e una volta che la via fu libera, ponendo nuovamente i piedi a
terra, lasciai la bambina, la quale confusa mi fissò.
“Come mai quei tipi
ti stanno inseguendo?” le chiesi, ma essa continuando a guardarmi stranita, mi
domandò “Se non sei uno di loro, perché provi tanto interesse per me?”
Sospirai.
“Te lo dirò se
prima rispondi alla mia domanda di prima. Cosa ci fai qui?”
Vidi la bambina
rattristarsi e abbassando il capo disse “Sto cercando qualcuno, ma non so chi
sia. Può sembrare stupido cercare qualcuno che non ha un volto o un nome o non
si ha la minima idea di come è fatto. Cercare un ago in un pagliaio sarebbe più
facile, ma ho un modo mio per trovarlo e ci sono andata anche vicina una volta.
Se quei tipacci lì non si fossero messi in mezzo, probabilmente l’avrei già conosciuto!”
mi disse mettendo poi il broncio.
“Lo puoi
rintracciare attraverso il chakra, vero?”
La bimba annuì
“Solo che…è strano, ma a voltemi sembra di avvertire questa persona in due
posti diversi. Non so, forse mi sto solo illudendo!” disse la bambina sedendosi
a terra e abbracciandosi le ginocchia rattristata.
“Hai detto che
volevi aiutarmi. In che modo?” mi chiese Naho
guardandomi negli occhi.
“So chi stai
cercando!”dissi semplicemente e questo bastò per farle illuminare gli occhi, ma
quella momentanea gioia, si trasformò in terrore quando vide qualcosa alle mie
spalle muoversi.
Infatti giù da un
albero si era calato un serpente bianco, pronto ad attaccarmi, ma questo non
riuscì a cogliermi impreparato e lo eliminai senza problemi.
Vidi la ragazzina
indietreggiare. Cercai di fermarla, ma essa mi disse spaventata “N-non posso. Devo scappare. L-lui
sa che sono qui. Mi troverà!”
“Kabuto non ti farà del male. Te lo prometto!”
La bambina sgranò
gli occhi “Tu come fai a conoscere Kabuto?”
“è una lunga
storia, ma ora ci conviene allontanarci da qui!”
Detestavo fuggire,
ma se il destino avesse messo sulla mia strada Kabuto,
dubito fortemente che sarei riuscito a proteggere la bambina e avrei preferito
morire, piuttosto che dire a Naruto che sua figlia
era stata nuovamente portata via.
Il destino non mi
giocò quel brutto scherzo, ma molti serpenti ci circondarono. Naho si era aggrappata alla mia gamba in cerca di
protezione da quegli animali che, aumentando sempre più e ammucchiandosi,
presero fattezze umane e tutto ad un tratto, mi ritrovai circondato da una
ventina di samurai, gli stessi che prima avevo incontrato.
“Ti abbiamo trovato
mocciosa!” disse il più grosso di loro.
Era più alto di me
e almeno il doppio di stazza. Probabilmente avrebbe fatto addirittura
concorrenza a Chouji, ma a differenza del mio
compagno, quell’energumeno non sembrava tanto gentile e amichevole.
“Non voglio venire
con voi!” urlò la bambina.
Allungai un braccio
davanti a lei, come a volerle dire che ci avrei pensato io a loro.
“Ehi tu, non ti
intromettere, quella ragazzina ci appartiene!”
Quella frase mi
diede al quanto fastidio e attivando il mio sharingan,
lo guardai come se fosse il mio peggior nemico. Quel “ci appartiene” mi aveva
fatto saltare i nervi e se non avessi temuto che attaccando alcuni dei samurai,
gli altri avrebbero pensato a portarla via, li avrei conciati per le feste.
I samurai era li, tutti
pronti a darmi battaglia. Ero già pronto per combatterli, ma rimasi sorpreso
quando, attivando nuovamente lo sharingan, non
riuscii a intrappolare nessuno di loro all’interno dei miei genjutsu.
Non mi demorsi, era
da tempo ormai che avevo imparato a non contare più solamente su quel potere.
PovNaho.
I samurai mi
avevano trovato. Avrei tanto voluto scappare approfittando della presenza di Sasuke che li distraeva, ma aveva detto che conosceva chi
stavo cercando e non potevo andarmene.
Non sapevo se era
vero o solo una bugia, ma decisi di tentare. Nella mia vita avevo solo sentito
menzogne e una in più non mi avrebbe fatto male.
Mi riparai dietro
le sue gambe e non capii quali erano le sue intenzioni. Era lì, immobile,
sembrava quasi non respirare e fissava costantemente quei tipacci. Notai anche
che i suoi occhi erano cambiati, ma non sembrava che servissero a qualcosa,
dato che le cose non sembravano smuoversi. Cominciai a temere di aver trovato
uno bravo a parole, ma che a usare le mani era un imbranato, però dovetti
ricredermi quasi subito.
Sentii alcuni
samurai dietro le mie spalle cominciare ad urlare e a combattere e solo quando
un paio di loro finirono a terra mi accorsi di un secondo Sasuke.
Non conoscevo le
capacità dei ninja e quindi vedermi un’atra persona identica a lui, mi fece
subito pensare a un gemello, ma da quanto ne so, i gemelli non evaporano e
soprattutto non ne compaiono altri in un batter d’occhio. C’era di sicuro un
trucco magico o per meglio dire qualcosa legato al chakra.
Sapevo cosa era il chakra, ne avevo sentito parlare spesso e sapevo che era un’abilità
tipica dei ninja, ma non sapevo come esso venisse utilizzato. Io lo usavo
sempre e solo come metodo per rintracciare qualcuno.
“Puoi creare tutte
le copie che vuoi, non riuscirai a metterci ko!” cominciò un samurai brutto e
cattivo “Puoi usare tutte le tecniche che vuoi, la nostra armatura assorbe il chakra e ci rafforza!” disse per poi scoppiare a ridere.
“Interessante!”
disse Sasuke con un ghigno.
Lo guardai
perplessa. Gli avevano praticamente detto di essere invincibili e quello mi
sparava un interessante come reazione?
“Non vi conviene
sottovalutare un ninja, nemmeno se questo è messo alle strette” lo sentii dire,
sempre con un ghigno.
“Non ci fanno paura
nemmeno le arti marziali e le armi. Noi siamo abituati a combattere corpo a
corpo!” disse il samurai divertito.
Sasuke sogghignò di nuovo
“C’è qualcosa di ben più pericoloso dei taijutsu, genjutsu e dei ninjutsu di un solo
ninja!”
Il samurai
perplesso chiese “e che cosa?”
“I suoi compagni!”
disse prima che un vortice azzurrognolo scaraventasse buona parte dei samurai a
terra, che varie armi cadendo dal cielo colpissero di sorpresa altri di loro,
che uno scoppiettio si avventasse su di un paio di samurai che si erano
scagliati all’attacco e che una strana trottola colpisse gli ultimi rimasti,
tra cui il più forte di loro.
Non ci capii
niente, sentii solo Sasuke dire “Era da un po’ che
non vedevo il vecchio team Naruto riunito! Certo però
che potevate lasciarmene qualcuno!” disse incrociando le braccia.
“Mi perdoniSasuke-san, mi sono
lasciato prendere la mano!” disse un ragazzo dagli occhi pallidissimi con i
capelli castani tagliati a caschetto.
Osservai anche gli
altri. Vi era una ragazza molto bella, dai capelli castani molto lunghi tenuti
indietro da un copri fronte fucsia, che vedendo un samurai tirarsi lentamente
su, lo aveva steso nuovamente tirandogli un calcio in faccia. Accanto alei, un ragazzo, che vedendo la violenza
della compagna, aveva fatto qualche passo indietro. Esso aveva i capelli
argentati alla rinfusa, alcuni dei quali cercava di tenerli in ordine legandoli
in un codino.
Infine vi era un
uomo, bello, alto e biondo. Esso aveva attirato subito la mia attenzione da
quando era arrivato. Ero rimasta aggrappata ai pantaloni di Sasuke
a osservarlo. Percepivo in lui quel chakra che più
volte avevo sentitp, ma avevo paura che non fosse
veramente lui quello che cercavo e se fosse stato lui, c’era un’altra cosa che
davvero temetti, anche se ero sicura che quanto sentito nel paese del ferro
corrispondesse a verità.
Inizialmente sembrò
non notarmi, forse anche per il mio continuo nascondermi, ma quando decisi di
farmi vedere, lo vidi sgranare gli occhi e fissarmi incredulo.
Non sapevo a cosa
fosse dovuto quello sguardo, ma lentamente lo vidi avvicinarsi a me.
Feci qualche passo
avanti anche io. Sembrava che il mondo intorno a noi non esistesse più. C’eravamo
solo più io e lui. Sentivo il mio cuore battere forte per accelerare tutto di
un colpo quando improvvisamente mi sentii stringere forte. La mia prima
reazione fu quella di rimanere immobile, ferma senza nemmeno respirare. Dopo
tutto era uno sconosciuto, anche se ormai avevo la certezza.
Era il mio papà.
Sembrò commuoversi
al suono di quella parola e mi strinse ancora più forte. Anch’io provai una
strana sensazione a pronunciare quel termine. Non lo avevo mai fatto, nemmeno
con l’’uomo che mi aveva cresciuto, quando non sapevo la verità.
Ma mi piacque il
suono di quella parola, tanto che la pronunciai altre volte.
L’abbraccio si
sciolse sfortunatamente. Mai mi ero sentita così amata come quella volta, mai
mi ero sentiva veramente a casa e per quella ragione avrei tanto voluto
rimanere appollaiata ancora fra quelle forti braccia, come se avessi paura che
queste potessero lasciarmi…di nuovo.
L’uomocontinuò a osservarmi per altri istanti, per
poi rivolgere la parola a Sasuke.
“Grazie Sasuke, per averla trovata!” disse sorridendo e in quel
momento mi accorsi del suo splendido sorriso. Era raggiante, luminoso e
rassicurante. Mi sentii scaldare il cuore.
“Non ringraziarmi. Tu
al mio posto avresti fatto lo stesso!” disse con un sorriso appena accennato “E
poi anche io sono contento di riavere Kumiko tra noi!”
Alzai lo sguardo
verso mio padre e lo vi assumere uno sguardo dispiaciuto e poggiandomi una mano
sulla testa disse “Sasuke, lei non è Kumiko!”
“Come sarebbe a
dire che non è Kumiko?” chiese Sasuke
sorpreso.
Anche tutti i
ragazzi sembravano sbalorditi da quella rivelazione e non ne capivo il motivo.
Il mio papà mi
guardò, mi sorrise e mi accarezzò la testa, cogliendomi di sorpresa “L’ho
capito subito, appena l’ho vista che non era lei!”
“Se non è lei, chi
è? E perché l’hai abbracciata come se fosse stata Kumiko.
Saiche dopo tanti anni non riesco
ancora a capirti sensei?” disse il ragazzo dai
capelli argentati.
“Tu e tuoi compagni
non siete ancora al corrente degli ultimi sviluppi, ma Sasuke
sa che ho sviluppato la capacità di percepire i chakra
altrui e quello che proviene da…” si interruppe e mi
guardò con aria interrogativa. Dopo tutto ci eravamo solo ritrovati, non
presentati.
“Il mio nome è Naho!” dissi timidamente.
“...il chakra che proviene da Naho è
estremamente elevato per poter appartenere a una bambina di soli sei anni!”
disse ancora sorridendo.
Era felice e lo si
poteva vedere lontano un miglio.
Vidi la ragazza
avvicinarsi e, abbassandosi alla mia altezza, mi fissò negli occhi. “Allora
questa bambina non sta mostrando il suo vero aspetto! Mi domando il perché e
soprattutto come fate a conoscervi!”
Mi sembravano un
po’ tutti spaesati, ma d'altronde lo ero anche’io, in quanto mi ritrovavo
circondata da estranei, anche se uno di loro era mio padre. Infondo non lo
conoscevo e mi ritrovai improvvisamente triste. Lo avevo chiamato papà e per
quando bella e dolce fosse questa parola, mi sembrava strano dirla a una
persona di cui non sapevo nemmeno il nome…eppure mi
era venuto così spontaneo.
“Non dirmi che è la
volpe!” disse Sasuke sbuffando dopo aver ricevuto un
accenno affermativo in risposta.
Non lo capivo,
prima era contento perché mi aveva trovato e dopo pochi secondi sbuffava perché
non era me che stava cercando.
“Chissà perché mi
sono illuso di ritrovare tutte e due in un colpo solo!” disse in un secondo
momento incrociando le braccia “Ma immagino che il ritrovamento di una, comporti
a un ravvicinato ritrovamento dell’altra. Potrebbe darsi che Kumiko non sia lontano!” disse nuovamente guardandomi, come
se si aspettasse da me qualche risposta.
Inclinai la testa
da un lato e sbattei le palpebre perplessa.
Ilmio papà si abbassò e spostandomi qualche
ciocca di capello mi chiese dolcemente se sapevo dir loro dove si trovava Kumiko.
Guardai uno ad uno
tutti loro e soffermandomi sugli occhi di quell’uomo che aveva gli occhi
azzurri come il cielo, molto simili ai miei, chiesi “Chi è Kumiko?”
Lo vidi grattarsi
la testa imbarazzato per poi dirmi “Probabilmente non porta quel nome, non so
come si chiama, ma Kumiko è la bambina dentro la
quale risiedi!”
Capii
immediatamente di chi parlava “Vuoi dire Rei!” dissi incrociando le braccia
scocciata “è rimasta a casa. Quella sciocca non ha voluto darmi retta. Volevo
che venisse con me, ma non crede a una parola di quello che dico!”
L’ultima volta che
l’avevo vista, cioè la sera prima, avevamo litigato. Quella mocciosa sapeva
essere irritante.
“Vuoi dire che si
trova ancora nel paese del ferro?”mi
chiese il mio papà.
Annuì e aggiunsi
che in realtà lei non ci fosse mai uscita da quel luogo. Solo la prima volta
riuscii a convincerla a venire con me con una scusa, ma non avevo considerato
le capacità di Kabuto e dei suoi scagnozzi e
riuscirono a fermarci quasi subito.
Vidi mio padre
rattristarsi, sembrava che ormai non fosse più felice di avermi trovato e
temetti che mi lasciasse in quel luogo. Abbassai la testa, ma non ebbi il tempo
di rattristarmi, perché molti dei samurai si erano ripresi e avevano afferrato
le loro armi.
Mio padre mi spinse
dietro di lui e mi disse di nascondermi. Non me lo feci ripetere due volte e
andai a mettermi dietro un cespuglio.
Erano stati tutti
bravi a mettere ko tutti quei tipacci, ma il fatto che si erano ripresi,
significava che i loro colpi non avevano avuto effetto e ora temevo per
l’incolumità dei ninja. Vidi Sasuke sfoderare la sua
katana e impugnarla con fare sicuro. I tre ragazzi impugnarono kunai e shuriken, mentre mio
padre delle strane lame, che intrise di chakra
azzurro nella mano destra e rosso nella mano sinistra.
“Sora, Miiko, Eichi seguite lo schema
4!”
“Si, sensei!” dissero i ragazzi disponendosi a croce, con quello
che doveva chiamarsi Sora in mezzo. Lo vidi assumereuna posizione strana, con le braccia
divaricate e le gambe piegate. Vidi delle vene ispessirsi sulle tempie e gli
occhi diventare ancora più strani di quanto fossero.
“Rotazione
suprema!” urlò il ragazzo prima di girare sempre più veloce, fin quando Eichi e Miiko scambiandosi uno
sguardo complice agirono in simultanea.
Miiko si morse il dito a
sangue e scrivendo una parola sulla mano sinistra, pose entrambi i palmi sulla
cupola che si era venuta a creare dal costante girare di Sora, mentre Eichi prese a fare segni strani con le mani e una volta che
presero a diventare elettriche, anch’esso compì lo stesso gesto della ragazza.
“Tecnica del
richiamo inversa!” gridò Miiko.
“Chidori” gridò invece Eichi.
E appena finito di
urlare le rispettive tecniche, dal vortice cominciarono a uscire miriadi di
armi a velocità elevata, avvolte dall’elettricità, che con forza andavano a
colpire il nemico, per poi scomparire e venire nuovamente scagliate
all’attacco.
Se la vista non mi
ingannava quelle armi che venivano lanciate contro i samurai, erano dei samurai
stessi, i quali senza capirne il motivo, vedevano le loro armi sparire dalle
mani per ritrovarsele puntate contro, più e più volte.
Era come se quella
tecnica del richiamo, richiamasse direttamente le armi in un ciclo continuo.
Ci vollero molti
colpi,ma uno dopo l’altro i samurai
presi di mira, caddero nuovamente a terra.
Sasuke aveva ingaggiato
una lotta corpo a corpo con due di loro contemporaneamente e lo stesso valeva
permio padre. Entrambi se la cavavano
egregiamente, ma non si poteva dire di meno dei propri avversari. Avevo visto
come i samurai si allenavano all’arte del combattimento. Si sottoponevano ad
allenamenti estremamente duri, tanto che non mi sorprendevo della loro
resistenza dopo i colpi subiti, al contrario mi stupivo della forza di volontà
dei ninja, dato che avevo sempre sentito dire che essi erano dei buoni a nulla.
Doveva essere per
forza una diceria perché i miei occhi smentivano quella affermazione.
Anche loro due
riuscirono a stendere il nemico, ma una cosa mi sorprese. Non so come, ma mio
padre era riuscito a far sgretolare la corazza di uno dei ninja, nonostante
fino a quel momento tutti i suoi colpi non avessero fatto riportare alle
armature dei seri danni. Infatti la maggior parte dei samurai era a terra, non
a causa dell’entità dei colpi subiti, ma probabilmente per la stanchezza,
perché quella sembrava una lotta a chi aveva più resistenza, sia fisica che
mentale e quei ninja avevano da dire la propria. Erano formidabili e mi piaceva
pensare che fosse così perché volevano proteggere me, nonostante quella
felicità di avermi ritrovata fosse sparita al nominare Rei.
Ma mi sbagliai.
Il mio papà era
triste di non aver trovato anche Rei, ma sembrava considerare ilmio ritrovamento una vittoria personale e me
lo dimostrò quando, con facilità estrema mi sollevo, facendomi sedere sulle sue
spalle.
“Tieniti forte Naho. È ora per te di ritornare nella tua vera casa!”
Mi aggrappai ai
suoi ciuffi di capelli dorati, che avevo già preso ad amare.
“Ehm papà!” dissi e
anche se non riuscivo a vederlo da quella posizione, potei scommettere che
avesse alzato gli occhi “Quel’è il tuo nome?”
Ebbe l’impulso di rigrattarsi la testa e capii che quello era il suo modo di
fare quando era in imbarazzo o faceva una figuraccia.
“Scusa. Ma
presentarsi alla propria figlia è strano. Mi chiamo NarutoUzumaki!”
In quel momento
ricordai. Era lo stesso nome che avevo sentito pronunciare più volte da Kabuto con un certo disprezzo.
“La mamma sarà
contenta di vederti!” disse felice.
Io invece sussultai
e sgranai gli occhi “I-io ho una mamma?” lo vidi
annuire e disse “Si chiama Sakura Haruno!”
“E com’è?” chiesi
curiosa.
Non avevo mai
pensato all’eventualità che anche io, come tutti i bambini, possedessi una mamma.
Kabuto si era sempre spacciato per mio padre e quello
di Rei, ma non aveva mai accennato a una mamma, tanto che pensavo che almeno
per me, in quanto volpe, fosse normale non averla.
“è bellissima! Ha i
tuoi stessi occhi. Non per il colore, ma per l’espressione e la forma. Sono
grandi come i suoi!”
Cercai di
immaginarla, ma con così poche informazioni non riuscivo molto a dar spazio
alla mia fantasia, ma quando mi venne dettoche se si arrabbiava poteva essere una furia…bhe
quello mi sorprese.
“Certo che hai
proprio una bella opinione di tua moglie!” disse Eichi
divertito.
“Che ho detto? Non
ho fatto altro che elogiarla. Ho solamente accennato al fatto che quando si
arrabbia, fa paura. Anche Sasuke è spaventato da lei,
vero?” disse il mio papà osservando con la coda dell’occhio l’uomo che mi aveva
trovato.
Sasuke lo guardò storto
per averlo messo in mezzo, ma poi abbozzando un sorriso disse “Fa più paura
Karin!”
“Suvvia, non sono
mica così tremende!” disse Sora.
“Ti devo ricordare
tutte le volte che hai dovutoriattaccare rattoppare questi due, perché avevano fatto arrabbiare
Sakura e Karin?”
Sora sorrise “Ma
erano solo carezze!”
“Che facevano male
per una settimana!” disse mio padre.
A questo punto io
non sapevo più che cosa pensare, ma vedendo l’aria divertita di tutti, mi
rilassai in quanto se ci fosse stato da temere, non si sarebbe venuta a creare
quell’aria allegra.
Poche ore dopo,
sempre ammirando il paesaggio sopra la testa di mio padre, vidi qualcosa di
gigantesco comparirmi davanti. Due enormi porte aperte, dietro alle quali
sbucavano fuori delle case.
Erano tante e di
diversa forma e colore. I villaggi samurai invece sembravano fatti a stampo.
Ovunque si andasse sembrava di essere sempre nella stessa zona.
I samurai dicevano
che erano un popolo di guerrieri e non volevano perdersi in cose futili come
l’abbellimento delle loro case e quartieri, tanto che il colore con cui
descriverei quei luoghi, è il grigio.
Qui era tutto
diverso: giallo, rosso, verde, blu, mille colori mi avvolgevano e il mio cuore
si affollava di sensazioni mai provate. Il mio naso odorava profumi nuovi e le
mie orecchie sentivano suoni di risa, chiacchierii tra amici e le voci dei
bambini. Quest’ultime cose non erano tanto diverse, ma mancava il suono delle
armi che venivano fabbricate e questo fu piacevole.
“Benvenuta a Konoha!” mi sentii dire da Sasuke.
Rimasi a bocca
aperta a tutto quello e non potevo credere che quello fosse il mio villaggio.
“Ragazzi, fate voi
rapporto a Kakashi per favore!” disse mio padre.
“D’accordo capo,
lascia fare a noi!” disse Eichi battendosi il pugno
sul petto, per poi ricevere un leggero colpo dietro la testa da Miiko, la quale disse “Non ti preoccupare Naruto-sensei, farò in modo che Eichi
non si prenda il merito di questa missione!” disse per poi allontanarsi,
facendomi ciao ciao con la mano.
“Vado anche io con
loro. Potrò dare maggiori dettagli sulla vicenda. Tu vai subito da Sakura e non
fermarti all’ichirakuramen!”
disse per poi andarsene anche lui.
Non mi piaceva
molto il modo in cui si era distaccato da noi. Non ci aveva nemmeno fatto un
saluto, ma il mio papà non sembrava turbato dalla cosa.
Per non so quante
volte in quella giornata, rimasi a bocca aperta alla vista di una grande casa a
due piani, con un giardino che la circondava in tutti i lati e fui ancora più
sorpresa nello scoprire che quella era la mia casa.
Era bellissima, ai
miei occhi sembrava una reggia, anche se sinceramente non sapevo nemmeno cosa
fosse.
Sulla porta di
entrata vi era uno strano simbolo rosso. Mi ricordava una spirale, ma non feci
domande. Vidi giochi sparsi per il giardino e mi domandai se quelli fossero per
me, anche se le macchinine non mi erano mai piaciute.
Mio padre mi mise a
terra e dandomi una pacca sulla spalla, mi sorrise.
“Pronta?”
Deglutii.
L’ignoto mi aveva
sempre fatto paura e temevo quello che avrei potuto trovare dietro quella
porta. E se non fossi piaciuta alla mamma?
“Daiki, Akai!” sentii un urlo di
donna provenire dall’interno quando la porta fu leggermente aperta.
“Tornate subito
qua! Vi insegno io a pasticciare i muri di casa!” disse poi.
L’urlo mi fece
sussultare e per istinto mi nascosi dietro le gambe di mio padre, tenendoli ben
saldi.
Lo sentii ridere e
bisbigliare “Si è già fatta conoscere!”
La chiamò ed essa
scese le scale mettendo nei piedi una certa forza che mi sembrò quasi che
facesse tremare la casa.
Sporgendomi
leggermente, la osservai. Aveva i capelli di un assurdo colore, ma che mi colpì
molto. Erano lunghissimi, proprio come i miei. Aveva una maglia bordeaux, con qualche
macchia, senza maniche e a dolce vita, dei pantaloncini neri corti e delle
pantofole a forma di volpe. Portava in mano un secchio pieno di acqua, tanto
che il contenuto, si rovesciava ad ogni passo.
“Che c’è!” disse in
modo sgarbato con il fumo che le usciva dalle orecchie, ma appena si ritrovò
davanti al mio papà, mi vide.
La sua espressione
da furente, si trasformò. Fece cadere il secchio dell’acqua a terra. Spalancò
gli occhi e la bocca e successivamente cominciando a piangere, si portò una
mano alla bocca.
Guardai il mio papà
che con tocco gentile, mi spinse verso di lei…verso
la mia mamma.
Feci qualche passo
titubante, ma non riuscii ad avvicinarmi di più. Avevo paura e non sapevo cosa
dovevo fare.
Abbassai la testa,
alzai gli occhi, portai le mani al petto e tirando fuori un po’ di coraggio,
dissi “Mamma?”
Era talmente tanto
tempo che mi immaginavo un nostro possibile incontro, che non credevo che
quanto stava avvenendo fosse realtà. Fissavo quella bambina immobile,
aspettando che come sempre svanisse, ma i secondi passavano e lei rimaneva liì,ferma a fissarmi con uno sguardo timoroso.
Alzai la testa
verso Naruto e incontrando i suoi occhi azzurri,
potei leggervi che quella non era una allucinazione e quel sorriso leggero, ma
tranquillizzante e sincero furono per me una conferma.
Cominciai ad avere
la vista annebbiata e un qualcosa di bagnato cominciò a solleticarmi la
guancia. Le lacrime avevano preso a scorrere in modo copioso e presto anche i
singhiozzi fecero la loro comparsa.
Mi avvicinai alla
bambina lentamente, per poi buttarmi in ginocchio e abbracciarla.
“Finalmente,
finalmente sei a casa!” dissi e fu in quel momento che la bambina ricambiò
l’abbraccio. Fu un momento bellissimo e la sensazione che provai fu
indescrivibile. Sapevo cosa volesse dire essere abbracciato dal proprio figlio.
Era qualcosa di unico, un gesto che esprimeva l’affetto che esso aveva nei tuoi
confronti, ma la sensazione che provai in quell’istante era diverso. Era
qualcosa di più forte, forse dovuto al fatto che era la prima volta, o alla felicità
di aver ritrovato quella bambina che non avevamo potuto crescere.
La lasciai per
guardarla meglio in volto e vedere la nostra creatura. Era meravigliosa e
perfetta, ancora più bella di come me la potessi immaginare.
“Mamma!” mi sentii
chiamare da due vocine dietro le mie spalle, che timidamente si nascondevano
sulle scale, facendo sbucare i loro visi tra le sbarre della ringhiera.
“Akai, Daiki, venite qui!” disse Naruto, facendo loro segno di avvicinarsi “Vi voglio
presentare una persona!”
Akaici raggiunse senza troppi indugi e correndo,
si avvicinò alla bambina e cominciò ad annusarla e a guardarla con interesse.
Daiki invece si era
aggrappato ai pantaloni di suo padre e non sembrava intenzionato a farsi
vedere. Mi alzai e afferrandogli la manina, lo portai davanti alla bambina.
Essa guardava sia Daiki e Akai con aria confusa. A
quanto pare Naruto non aveva accennato al fatto che
aveva dei fratelli.
“Daiki, Akai, questa è vostra
sorella!” dissi.
Akai cominciò a ululare
e a saltellare da una parte all’altra della stanza. Lo faceva sempre quando era
felice, anche se non era suo soluto comportarsi così con qualcuno che non
conosceva, mentre
Daiki, rivolgendomi lo
sguardo disse “Lei è Kumiko?”
Il mio cuore perse
un battito.Sapevo che quella bambina
fosse la volpina di Kumiko, lo potevo percepire dal chakra che emanava lievemente, e il fatto che lei non fosse
presente mi rendeva triste, ma non lo diedi a vedere, infondo aver ritrovato
per il momento almeno una delle mie due bambine, era una cosa da festeggiare.
“No tesoro, lei è
la volpe che risiede dentro Kumiko, come Akai fa con te!” gi spiegai.
PovNaho
Dovettinuovamente presentarmi, in quanto nemmeno la
mamma poteva conoscere il mio nome, proprio come io non avrei potuto conoscere
il suo, se papà non me lo avesse detto.
Certo che era
strano. Fino al giorno primo avevo solo una sorella e un padre fasullo e ora
avevo una famiglia intera. Mi faceva uno strano effetto, ma ammetto che non era
affatto male e tutte quelle attenzioni dovute, non per usarmi, ma per amore,
erano qualcosa di speciale, qualcosa a cui avrei fatto volentieri l’abitudine.
La cosa che non
riuscivo bene a comprendere era la presenza di due papà, che mi venne svelata
successivamente.
Mentre mamma e papà
mi facevano domande o mi parlavano di loro o del villaggio, mettendomi al
corrente di come fosse il mondo in cui avrei dovuto crescere, vidi entrare una
enorme volpe. Il mio primo istinto fu quello di abbracciare papà, spaventata.
Avvertivo in quella volpe una forza strepitosa e solo pochi istanti dopo mi
accorsi che aveva lo stesso chakra di mio padre. Spostavo
lo sguardo da mio padre alla volpe cercando di trovare una spiegazione. Mi
venne data nel modo più semplice possibile e capii il perché sia io che Akai esistevamo.
In quel momento
compresi anche il perché a volte, durante le mie fughe avvertivo due chakra uguali, simili al mio.
Papà Kurama aveva il fiatone e non sembrava volersi calmare. A
quanto pare aveva corso per chilometri e chilometri, per raggiungermi. Mi
avvicinai anche a lui, sempre con fare timoroso e successivamente gli cinsi il
collo.
A modo suo mi
abbracciò con le code e successivamente mi leccò il viso.
Mi misi a ridere, a
causa del solletico che mi procurava e successivamente anche Akai, saltando sulla schiena di papà Kurama,
cominciò a leccarmi. Akai sembrava avere un carattere
più aperto e confidenziale nei miei confronti, mentre Daiki,
seduto accanto alla mamma, non faceva altro che fissarmi rimanendo in silenzio.
Mi domandai se era timidezza o antipatia nei miei confronti, in fondo ero una
sorella maggiore che entrava nella sua famiglia, fino a quel momento perfetta,
a prendere parte del suo territorio.
Papà mi si avvicinò
e mi condusse al piano di sopra. La casa era davvero gigantesca e fui sorpresa
quando vidi che avevo una stanza colorata e ricca di peluche. Fino a quel momento
avevo avuto solo una bambola malridotta, che mi litigavo sempre con Rei.
Cominciai davvero a
pensare di stare facendo solo un bellissimo sogno. Non potevo credere che tutto
quello stesse capitando a me, infondo non credevo di aver fatto niente di buono
per meritarmi tutto quello.
Decisi di godermi
quel momento, nel caso si fosse trattato davvero di un sogno. Guardai la camera
meravigliata emi girai intorno per
vedere ogni singolo particolare, quando ad un tratto mi rattristai.
Mi fermai a fissare
un punto preciso e un groppo in gola si formò.
“Quel letto
appartiene a Rei, vero?”chiesi.
Vi era un letto
solo a una piazza e mezza e questo mi fece pensare nuovamente che non ero io
che volevano ritrovare.
La mamma mi guardò
confusa non capendo chi fosse Rai, mentre papà sedendosi sul letto e facendomi
sedere sulle ginocchia disse “Non è come pensi, Naho.
È vero vi è un letto solo, ma è per entrambe le mie due bambine! Lo so, forse
credevi di avere un letto tutto tuo, ma non conoscendovi abbiamo pensato che
come Akai e Daiki,
preferivatedormire insieme!”
Abbassai la testa.
Potevo capire il loro ragionamento, infondo mi sembrava che i miei fratelli
andassero d’accordo, ma per me e Rei non era così. Forse lo sarebbe stato se
fossimo cresciute in quell’ambienta, invece erano più le volte che litigavamo e
stavamo separate. Anche nei momenti che sembravano tranquilli e che avremmo
potuto passare insieme, venivano rovinati da Kabuto.
Esso infatti veniva sempre a prendermi per allenarmi o per portarmi nel suo
laboratorio, cosa che con Rei non faceva mai. Anche se non so quanto potesse
essere una cosa negativa, dato che non ricordo niente dei miei momenti passati
in quel luogo. Come per magia entrata in quella stanza, mi addormentavo per poi
svegliarmi nel mio letto. Mia sorella era convinta che quelle attenzioni
fossero dovute a un maggior affetto nei miei confronti e cominciò ad avere un
complesso di inferiorità nei miei confronti e faceva di tutto per attirare
l’attenzione di colui che lei chiamava padre.
Passai dei giorni
bellissimi al villaggio di Konoha. Conobbi tutti gli
amici di famiglia e anche se mi sembravano uno più pazzo dell’altro, erano
simpatici, a differenza degli “amici” di Kabuto che
mi trattavano con indifferenza. Era un mondo completamente diverso. Vi era
gioia, serenità, tranquillità, tutto sembrava perfetto, ma dentro al mio cuore
avevo paura. Avevo un presentimento che non mi permetteva di godere a pieno di
quella felicità.
La notte che portò
via quella serenità che lamia famiglia
mi dava, dormivo serenamente nel mio letto, quando un solletico ai piedi mi
fece sobbalzare e urlare.
Mi tolsi le coperte
di dosso e trovai un serpente bianco strisciare ai miei piedi. Mi pietrificai
di colpo. Kabuto era riuscito a trovarmi e aveva un
messaggio per me.
“Naho” urlò papà entrando di scatto nella mia stanza e
accendendo la luce. Il suo volto sbianco quando vide quell’essere viscido e non
ci pensò due volte ad eliminarlo.
Io ero immobile, la
paura mi impediva di muovermi, quasi di respirare. I miei occhi sgranati non si
staccavano dal punto in cui quel serpente si trovava.
Mi sentii
circondare da due braccia gentili e mi sentii accarezzare la testa. Quei gesti
che in quei giorni erano in grado di farmi sentire a casa e di
tranquillizzarmi, non avevano più alcun effetto.
“Naho, stai bene?” mi chiese la mamma.
Non risposi.
“Quell’essere ti ha
fatto del male?” mi chiese papà. Scossi la testa, ma questo non sembrò
tranquillizzati.
“Quel serpente era
di Kabuto, vero?”
Alzai di scatto lo
sguardo su papà spaventata di dire la verità e abbassando la testa dissi
timorosa “Io…io non lo so…no,
non credo!”
Avrei voluto dire
loro tutto, le parole che mi aveva detto, ma non potevo. Non volevo mettere in
pericolo nessuno, soprattutto se la colpa di quanto poteva accadere era mia.
Non so se presero
per vere le mie parole, ma per il momento optai per il sì. Solo papà Kurama sembrava non essere convinto, in quanto mi fissava,
cercando di studiarmi.
Mamma e papà si
guardarono preoccupati. Non volevano lasciarmi da sola, spaventati
dall’eventualità di una nuova possibile visita.
“Rimarrò io con
lei!” disse papà Kurama, tranquillizzandoli.
Esso si sistemò sul
pavimento dopo aver girato un paio di volte su se stesso.
“Papà Kurama” lo chiamai timidamente, “Dormiresti qui con me?” mi
vergognavo di questa richiesta, ma avevo bisogno di sentirmi protetta.
Papà Kurama mi guardò con dolcezza e, alzandosi, si sistemò al
mio fianco, abbracciandomi con le code.
La paura che
provavo, si affievolì un po’ e il sonno cominciò a farmi pesare le palpebre, ma
mi destai di nuovo quando sentii qualcuno camminare al mio fianco, per poi
sistemarsi dall’altro lato, vicino al mio capo.
“Ti proteggo io nee-chan!”
Sorrisi e
abbracciai il mio fratellino “Grazie! Buona notte Akai-chan!”
Scusate il ritardo,
ma proprio non riesco a trovare l’ispirazione per scrivere nonostante non farei
altro dalla mattina alla sera, ma quando mi trovo davanti al foglio bianco di
Word, non riesco a scrivere niente che mi soddisfi, quindi non so come sia
venuto questo capitolo, ne se sono riuscita ad esprimere i sentimenti di Sakura
e Naho.
Mi alzai all’alba.
Adoravo alzarmi presto e godermi la calma mattutina e la leggera brezza che
soffiava e soprattutto adoravo quel silenzio che vi era in casa, che terminava
ogni dì alla stessa ora, con il risveglio dei miei figli. Urlavano per
qualsiasi cosa, per chiedere a Karin dove fossero i vestiti puliti, dove
fossero le loro armi o litigavano per accaparrarsi l’ultimafrittella.
Io e mio fratello
non avevamo mai litigato per l’ultimo boccone. Ricordo che Itachi
lo lasciava sempre a me e io, senza complimenti, me lo mangiavo con gusto.Ma quelle urla riuscivano sempre a strapparmi
un sorriso, soprattutto quando Karin, esasperata dal continuo casino,
minacciava i miei figli di lasciarli a stomaco vuoto la sera.
Fortunatamente Fugaku mi aveva perdonato per il mio passato, mentre Itachi di tanto in tanto me lo faceva pesare, ma almeno non
era scostante come all’inizio. Cominciava ad accettare l’idea che suo padre era
quel che era, d'altronde si ha un solo genitore ed esso non lo si può sostituire.
Poi finalmente,
quando i ragazzi lasciavano la casa, il silenzio tornava a regnare, interrotto
soltanto da qualche rumore di stoviglia che ne toccava un’altra o da altri
rumori casalinghi causati da karin quando risistemava
il macello da noi combinato, perchè sì, anch’io
contribuivo di tanto in tanto a mettere disordine. Non era mia abitudine
lasciare le cose in giro, ma quando mi giravano i cinque minuti, buttavo tutto
all’aria finchè non trovavo ciò che cercavo e
capitava spessodi trovare l’oggetto che
volevo, da tutt’altra parte di dove io l’avevo sistemato. Chissà perché le
donne hanno sempre il vizio di spostare le cose.
Quella giornata ero
un po’ sulle mie e volevo passare un po’ di tempo per conto mio. Uscii dalla
mia abitazione per recarmi a fare un giro per il villaggio. Di certo non era un
luogo tranquillo, ma la gente non mi infastidiva, al contrario faceva di tutto
pur di starmi alla larga.
Ammetto che il
fatto che mi evitassero come se avessi la lebbra, era fastidioso, ma andava
benissimo se la mia tranquillità non veniva disturbata. Avevo delle persone che
tenevano a me e non mi importava di avere l’apprezzamento dell’intero villaggio
come qualcuno di mia conoscenza. Non so come Naruto
facesse a sopportare tutte le persone che gli rompevano le scatole a ogni
passo, ma lui mi ripeteva “Meglio essere circondati da tante persone, che
restarsene in completa solitudine”. Passato tanto tempo da solo, potevo anche
capirlo, ma vi era un limite a tutto e a volte le persone non sembravano
proprio capire quando invadevano un po’ troppo il proprio spazio vitale.
Voltai a un angolo
per togliermi dalla calca della via principale del villaggioe continuando a camminare, notai qualcuno di
mia conoscenza.
Sembrava triste e faceva
sbattere ripetutamente un bastone contro le ringhiere che circondavano un
palazzo.
Non parve
accorgersi di me, finchè non gli fui proprio davanti.
“Perché quell’aria
triste, Naho” le domandai.
“Sasuke!” disse guardandomi imbambolata, per poi scuotere la
testa e sorridermi “No, non sono triste, ero solo persa nei miei pensieri!”
“Se lo dici tu!”
dissi poco convinto.
Ci sedemmo su di
una panchina. Naho continuava a stare con lo sguardo
fisso a terra, muovendo alternativamente le gambe che non toccavano terra.
Glielo si leggeva
in faccia che aveva qualcosa che non andava e sospirai.
“Naho, vuoi dirmi che cos’hai? Non dirmi niente perché non
ti credo!” le dissi con voce seria “Già stanca di stare qui con noi?” le chiesi
sperando di scuoterla un po’.
La bambina mi
guardò come per chiedermi se davvero gli stavo porgendo quella domanda.
Sospirai nuovamente e per farla parlare le feci una domanda che mi ronzava in
testa da un po’.
“Naho, posso almeno chiederti come mai mantieni sempre un
aspetto umano? Non mi sembra di averti mai visto nelle tue vere sembianze!” le
dissi.
“Bhe non è che sia tanto diversa da Akai,
sono solo un po’ più grande, infondo non sono più un cucciolo!”
“Voi bambini,
sempre con così tanta voglia di crescere. Comunque non hai risposto alla mia
domanda!” le feci notare.
“Kabuto mi costringeva a mantenere questo aspetto per non
farmi notare e alla fine ci ho fatto l’abitudine. Hai mai pensato come fosse la
vita di una volpe? Mangiamo e dormiamo per terra, dobbiamo pulirci con la
lingua e camminando a quattro zampe non possiamo fare molte cose e possiamo
solo usufruire della bocca per spostare le cose! È più comodo essere un umana!”
La guardai sorpresa
per la risposta che mi aveva dato. Non volevo mettere in dubbio le comodità di
avere due mani da utilizzare, ma non mi sembrava poi un problema per Akai e Kyuubi essere quello che
erano.
“Sasuke!” mi chiamò quasi in un bisbiglio “Posso chiederti
una cosa?”
Annuii
“Se qualcuno fosse
in pericolo, cosa farebbe papà?”
Sgranai gli occhi
sorpreso dalla domanda “Bhe tuo padre senza pensarci
un secondo, si precipiterebbe ad aiutarlo, anche a costo della vita!”
“E se il villaggio
fosse in pericolo?” mi chiese un po’ titubante.
“Farebbe tutto ciò
che è in suo potere per proteggerlo!”
“E se fosse lui la
causa di questo pericolo?”
Quelle domande non
mi piacevano. Non mi sembrava naturale che una bambina di soli sei anni
pensasse a queste cose.
“Naho, mi dici cosa sta succedendo? Perché di queste
domande?” le chiesi guardandola preoccupata negli occhi.
“Niente, volevo
solo capire bene che tipo fosse mio padre!”
“Sicuro che sia
solo per questo? Lo sai che a me puoi dire tutto!”
La vidi annuire “E
tu cosa faresti in queste situazioni?”
“Pressoché la
stessa cosa, ma non riuscirei a fare molto da solo, quindi chiederei aiuto alle
persone di cui mi fido di più!” dissi.
C’era qualcosa che
mi metteva all’erta, una sensazione che mi diceva di farle capire di fidarsi
ciecamente di noi.
PovNaruto
Quel giorno, dopo
una settimana di pausa, avevo ripreso gli allenamenti con il mio team. Avevo
preso delle ferie per poter passare un po’ di tempo con Naho
e conoscerla meglio. Era davvero una bambina sveglia e vogliosa di scoprire, ma
qualcosa era cambiato dopo la visita di quel serpente. Sorrideva e si divertiva
a ogni minima cosa, ma avvertivo in lei un senso di inquietudine. Forse erano i
miei sensi sviluppati dovuti a quella parte di me demoniaca a farmi percepire
questa cosa.Ero sempre stato in grado
di capire le persone con un solo sguardo, ma solo ora mi rendo conto che questa
capacità, probabilmente non era dovuta alla mia parte umana.
Non solo Naho era inquieta. Anche io da quel giorno ero un po’
nervoso. Avevo una sensazione spiacevole che mi attanagliava lo stomaco.
Avvertivo che presto sarebbe accaduto qualcosa, anche se non era necessaria la
visita di quel viscido animale per farmelo sapere. Ero al corrente che Kabuto o i samurai o non so chi altro, avrebbero fatto
qualcosa, una mossa che avrebbe fatto terminare quella calma che da tempo
circondava il mondo ninja, ma quel momentodi utopia creato dal ritrovamento di Naho, si
era interrotto troppo bruscamente. Avrei voluto ancora qualche giornoper poter stare tranquillo con lei e con il
resto della mia famiglia.
“Naruto-sensei!” mi sentii chiamare “Cosa dobbiamo fare
oggi?” mi chiese Shiori. La sua voce mi colse
impreparato troppo impegnato a riflettere sugli eventi dei giorni precedenti “Ehm…fate il riscaldamento!” dissi ai miei due allievi.
“Già fatto!” mi
disse Shiori.
“I soliti esercizi
con kunai e shuriken?”
chiesi loro.
“Fatto!” disse Fugaku.
“Scontro fra di
voi?”
“fatto anche quello”
disse Shiori sbuffando.
“Che ti succede Naruto-sensei? sembri distratto oggi!” mi chiese Fugaku preoccupato.
Mi passai le mani
sul volto “Scusate ragazzi, ho qualche preoccupazione che mi gira per la
testa!” dissi loro.
Anche Shiori mi lanciò uno sguardo preoccupato. Non era da me
trascurare gli allenamenti dei ragazzi, al contrario, solitamente avevo uno
schema ben preciso di cosa fare e volevo da loro il massimo impegno.
“Per caso ti
preoccupa il fatto che Merodi non sia ancora tornata
tra noi?” mi chiese Fugaku.
“Uhm…si!” mentii.
La verità era che
nell’ultimo periodo non avevo pensato a quel problema. Se cercavo di trovare
una soluzione a tutti i guai che avevo per la testa, di sicuro il mio cervello
sarebbe esploso. Volevo riavere Merodi con me,ma al momento consideravo la mia bambina più
importante e sperai vivamente che questo la mia allieva potesse comprenderlo.
“Guarda chi c’è!”
disse la piccola Nara “Quelli non sono Sasuke e Naho?”
Guardai nella
direzione indicata dalla mia allieva e sorrisi quando vidi la mia bambina
tenere la mano a Sasuke mentre si avvicinavano.
Li raggiunsi e Naho mi corse incontro saltandomi in braccio.
“Sasuke mi ha chiesto se volevo venire a vederti mentre
facevi il maestro ed eccomi qua! Insegni qualcosa anche a me?” mi chiese
sorridendomi.
“Non posso mica
dire di no alla mia bambina” gli dissi dandole un bacio sulla guancia.
“Forse è un po’
strano, ma io voglio essere la prima volpe ninja, ma devo iniziare da subito se
voglio riuscire nella mia impresa!”
“D’accordo, vorrà
dire che ti farò dare un piccolo allenamento prima di far lavorare Shiori e Fugaku, d’accordo?” la
vidi annuire. Le dissi di raggiungere i miei allievi e che l’avrei raggiunta
presto. Avevo capito dallo sguardo di Sasuke, che
esso aveva qualcosa da dirmi.
“Naruto, credo che Naho stia
nascondendo qualcosa!” mi disse.
“Lo so, me ne sono
accorto e sono certo che qualsiasi cosa stia nascondendo, abbia a che fare con
la visita di quel serpente!” dissi.
“Temi che le abbia
detto qualcosa o che l’abbia minacciata?”mi chiese Sasuke.
Non potei fare
altro che annuire. Era esattamente quello il mio pensiero, come anche quello di
Sakura e Kurama, ma nessuno di noi era riuscito a far
parlare Naho.
“Io ti consiglierei
di tenerla d’occhio. Prima mi ha fatto delle domande sospette su quanto
riguarda la protezione di una persona o del villaggio e non vorrei che compisse
qualche pazzia!” mi disse.
“La stiamo già
tenendo d’occhio. Con discrezione ovviamente!” disse Kurama
intervenendo e facendosi vedere. Io avevo già percepito la sua vicinanza.
Teneva Naho sotto costante osservazione, non
facendosi però mai vedere da lei. Non volevamo che si sentisse sotto pressione
o pedinata in continuazione. Sebbene lo fosse, volevamo che in un certo modo si
sentisse libera di stare a casa propria, anche se lo sarebbe stata solo una
volta che Kabuto sarebbe scomparso per sempre.
Chiacchierammo qualche
minuto sul da farsi, finchè sia io che Kurama percepimmo la stessa cosa, nel medesimo istante in
cui le grida di Fugaku e Shiori
si fecero sentire.
Ci girammo tutti
verso i miei allievi e la paura si impossessò di me.
Il chakra di Naho era scomparso e
con lui anche la bambina. A testimoniare la sua presenza era solo qualche
residuo di fumo.
“Era un clone?”
chiese Fugaku “Come è possibile?”
Sgranai gli occhi. Nessuno
di noi aveva la più pallida idea che la bambina avesse certe capacità, di certo
essa non ci aveva messo al corrente, ma la cosa stupefacente era che il suo
clone riusciva ad emanare il suo chakra come se fosse
stata lei in persona, mentre ovunque si trovasse Naho,
nascondeva perfettamente la sua presenza.
Non perdemmo tempo.
Io, Kurama e anche Sasuke,
ci mettemmo immediatamente alla ricerca della bambina. Non avvertimmo nemmeno l’hokage. Ci saremmo presi la ramanzina che ci aspettava, ma
dovevamo agire subito.
Mi domandai per
quale motivo Kabuto l’avesse addestrata a essere una
ninja. Avrebbe potuto usare quei poteri contro di lui, o forse il suo
obbiettivo era quello di far credere a Naho, che noi
ninja della foglia fossimo una minaccia e quelle capacità le sarebbero tornate
utili per scappare da noi.
Nonostante fosse
abile per la sua età in alcuni trucchetti ninja,
nemmeno lei era capace di cancellare completamente le sue tracce, come l’odore
che segnava il suo passaggio.
Era riuscita ad
allontanarsi molto. Era diversi chilometri lontana dal villaggio, ma non fu
difficile per noi raggiungerla. Io sentivo chiaramente il suo odore e non me ne
sorpresi. Ormai ci avevo fatto l’abitudine e in quel momento non potevo far
altro che ringraziare Kurama di quel potere.
La circondammo e le
chiedemmo spiegazioni. Sembrava sorpresa. Forse non aveva calcolato il fatto
che avremmo potutoscoprirla così in
fretta.
Ero arrabbiato.
Molto direi.
Aveva rischiato
grosso col suo comportamento, ma la cosa che mi dispiaceva maggiormente era che
non aveva voluto fare parola del suo problema a nessuno, rischiando così di
cadere nuovamente nelle mani di quell’essere.
“Cosa ti è saltato
in mente?” le dissi sgridandola “Dimmi la verità, stavi tornando da Kabuto!” le dissi e il mio cuore perse un battito quando
questa mia paura fu confermata.
“Perché non ci hai
detto niente?” le chiese Kurama, ma lei non rispose. Si
limitò a indietreggiare, finchèSasuke
non l’afferrò per un braccio, impedendole qualsiasi sorta di fuga. Non poteva
sorprenderci nuovamente se non aveva la possibilità di comporre sigilli.
“Allora?” chiese Kurama con voce più ferma. Anche lui era arrabbiato e lo si
vedeva dal movimento delle sue code.
Naho lo guardava
colpevole e spaventata allo stesso tempo. Abbassò lo sguardo e cominciò a
singhiozzare.
“Non potevo! Se vi
avessi detto tutto, sareste morti e il villaggio sarebbe stato in pericolo!” ci
disse in un sussurro.
Sussultai. Il suo
silenzio era dovuto alla sua volontà di proteggerci. Tutto a un tratto la
rabbia sparì e abbassandomi alla sua altezza e asciugandole le lacrime le dissi
“Naho, è compito dei genitori proteggere i figli, non
viceversa. Non ci sono riuscito una volta e non potrei mai perdonarmi il fatto
di aver fallito anche una seconda volta!” le dissi dispiaciuto. “Per favore,
dimmi cosa è successo quella notte. Kabuto si è messo
in contatto con te?”
La vidi annuire.
“Mi ha detto che se
non fossi ritornata indietro, avrebbe ucciso Rei!”
Strinsi i pugni.
Non avevo mai avuto tanto rancore verso qualcuno come quello che provavo per Kabuto. Non riuscivo proprio a capire come si potesse
arrivare a ricattare una bambina.
“Ehm…voleva che con una scusa tornassi indietro,
portandovoi due con me. Non è me che
vuole o Rei, vuole te papà Kurama. Io sono una femmina
e non se ne fa niente di me!”disse.
La guardai confusa,
non capendo cosa intendesse.
“I demoni codati femmine, sono di statura meno grandi e meno dotate
di chakra. qualsiasi cosa abbia intenzione di fare Kabuto, necessita del mio inesauribile chakra!”
mi mise al corrente Kurama.
“D’accordo, ho un’idea.
Naho, sapresti indicarmi con precisione il covo di Kabuto?” le chiesi.
“Che intenzioni
hai?” mi chiese Sasuke preoccupato.
“Userò l’henge e mi trasformerò in Naho.
Possedendo parte del chakra di Kurama,
posso benissimo farmi spacciare per lei. Cercherò di scoprire i suoi piani e ne
approfitterò per riprendermi Kumiko!” dissi convinto.
“Tu sei pazzo!” mi
disse con il cuore Sasuke.
“Si, lo sono! Ma
non lo saresti anche tu al mio posto?”
Mi sorrise e scosse
la testa rassegnato “Sta solo attento!”
“Sei sicuro papà?
Io non voglio che ti accada qualcosa!”
L’abbracciai e le
dissi che avrei fatto di tutto per tornare da lei. Venni informato della strada
da prendere e anche se non sapevo con esattezza dove si trovasse il covo
nemico, bastava farmi trovare dai samurai, per essere condotto a destinazione.
Eseguii la
trasformazione e inoltrandomi nel bosco, scomparvi dalla vista dei miei amici.
Aspettavo da anni quel momento, il momento di agire e
riprendermi mia figlia, attaccando direttamente Kabuto
nel suo covo.
Sapevo che sarebbe stato in vantaggio, dato che esso
si sarebbe ritrovato a “giocare” in casa, ma io confidavo nel mio travestimento.
Mi ero fatto raccontare il minimo indispensabile, per poter interpretare bene
il ruolo di mia figlia, il tempo necessario per prendere Kumiko
e portarla via.
Naho mi aveva raccontato che aveva un pessimo rapporto
con Kabuto e che a differenza di Kumiko,
non lo chiamava padre. Non avrei avuto problemi. Disprezzavo il nemico con
tutto me stesso e ringraziai il cielo per non dover recitare la parte della
bambina che vuole tanto bene al genitore. In quel caso la mia copertura sarebbe
saltata subito.
Mi dispiacque il fatto che non avesse un buon
rapporto anche con Kumiko e quello avrebbe potuto
comportare un problema. D’altronde mi sarei ritrovato davanti a mia figlia per
la prima volta e trattenermi dall’abbracciarla, sarebbe stato davvero difficile.
Per la prima volta quella regola che tanto detestavo, dovevo provare ad attuarla:
un ninja non deve mostrare le proprie emozioni in
missione.
Camminai lungo il confine del paese del ferro e
quando notai i primi samurai, mi feci forza e con la testa bassa, mi avvicinai
a loro.
Il piano iniziò in modo impeccabile. I samurai,
infatti, appena mi videro, mi raggiunsero e mi legarono le mani con una catena.
“Brutta mocciosa, ringrazia il fatto di essere
protetta da Kabuto-sama, o a quest’ora
ti avrei riempito di calci!” disse un energumeno alto almeno due metri, che mi
guardava con disprezzo.
Mi vennero i brividi a vedere quello sguardo. Non perché
ebbi paura, ma perché anche mia figlia aveva sempre avuto ache fare con quello che mi aveva fatto tanto
soffrire nella mia infanzia, cioè l’odio nei miei confronti.
Non pensavo che Naho fosse
odiata dalla gente di quel posto dato che era “la figlia” di Kabuto, non che meno il capo di quegli esseri, ma a quanto
pare il suo essere e le sue continue fughe, avevano scaturito quella emozione
negli abitanti del paese.
Mi portarono davanti a un palazzo scavato nella
roccia. Nonostante non fosse il momento, rimasi meravigliato da un tale
splendore. I samurai non erano famosi per le loro arte o architetture, ma quel
palazzo, scolpito nel minimo dettaglio, era davvero un capolavoro.
Mi venne quasi la tentazione di chiedere loro, se mai
un giorno fossi diventato hokage, di scolpire il mio
viso sul monte degli hokage, in quanto i visi da noi
scolpiti erano piuttosto grossolani, anche se riconoscibili.
L’interno era abbastanza buio e cupo e solo poche fiaccole
illuminavano il cammino, man mano che si accendevano al nostro passaggio. L’abitazione
era spoglia, pochissimi mobili erano presenti e dal loro stato, dedussi che non
erano nemmeno utilizzati.
Arrivammo davanti a un muro con delle scritte che lo
decorava. Sembrava un codice scritto in una lingua morta, dato che non mi
risultava che i samurai avessero una lingua propria.
Uno dei miei “accompagnatori” scrisse qualcosa con il
sangue, dopo di chè, il muro si aprì.
Una lunga scalinata stretta e ripida, mi si presentò
davanti. Doveva condurre a diversi metri di profondità, il che mi fece subito
comprendere che Kabuto, nascondesse qualcosa in un
suo laboratorio.
Mi domandai se da qualche parte, vi fosse il GedoMazo, la statua in grado di
assorbire tutti i bijuu.
Se così fosse stato, avrei dovuto trovarla e
distruggerla, nonostante qualcosa dentro di me mi dicesse di non farlo. Infondo
al suo interno vi erano ancora li otto demoni codati
catturati e anche loro avevano il diritto di vivere. Avrei dovuto trovare
quindi il modo di liberarli, sperando che successivamente non si ribellassero.
Giungemmo davanti a una porta e dopo averla aperta,
mi spinsero all’interno della stanza e mi ci rinchiusero.
Era una stanza semplice e piuttosto femminile.
Sembrava che almeno le stanze delle mie bambine, Kabuto
le avesse curate un po’ di più, rispetto al resto dell’appartamento, forse per
non dare troppo sospetti sulla sua reale identità a chiunque vivesse con lui.
Anche se erano sotterranei, era troppo pulito per non farmi pensare alla
presenza di servitori, in quanto non mi immaginavo minimamente quella serpe
fare le pulizie di casa.
Vi era un letto con le lenzuola rosa pallido e un piumino
fucsia, una scrivania con diversi colori e fogli e qualche disegno appeso alla
parete. Non vi erano giochi o peluche, ma in un angolo della stanza vi erano
armi di diverso tipo. Shuriken, kunai,
una katana, un arco con delle frecce. Il mio presentimento che Kabuto allenasse le bambine, per difendersi da eventuali ninja di Konoha, si rafforzò
maggiormente. Nonostante mi sentissi un cane, annusai l’aria e potei percepire
un odore familiare e sconosciuto allo stesso tempo. Era simile al mio, ma con
qualche differenza. Poteva trattarsi solo di Kumiko e
dall’intensità dell’odore, compresi che non doveva essere lontana.
Ero riuscito a non destare sospetti fino a quel
momento e cercando di aprire la porta, meditavo al mio primo approccio con lei,
in modo tale da sembrarle la sorella.
La porta non si apriva e ebbi quasi la tentazione di
prenderla a calci e sfondarla, ma sebbene Naho
potesse essere una ribelle, non sapevo se quello fosse un gesto che lei avrebbe
compiuto.
Mi guardai attorno nervoso, cercando di ideare un
piano di fuga. La fuga era una caratteristica di mia figlia, quindi anche se
fossi stato colto sul fatto, non avrei destato sospetti.
Sussultai quando sentii la porta aprirsi di botto.
Spalancai gli occhi appena la mia mente riuscì a
capire cosa stesse succedendo.
“Kabuto!” dissi con
disprezzo, una volta ritrovatomelo davanti. Esso mi guardava con un’aria
vittoriosa e dall’alto al basso. Strinsi i pugni, dovendomi trattenere dal
saltargli addosso ed eliminarlo.
“Sei stata molto brava Naho.
Non pensavo di riuscire a convincerti così facilmente. Mi hai sempre creato un
sacco di problemi, ma…non rivanghiamo il passato. L’importante che tu sia
ritornata dalla tua famiglia!” disse compiaciuto.
“Tu non sei lamia famiglia!” dissi arrabbiato.
“Ah giusto. Naruto e Sakura sono la tua famiglia
vero? Ma non mi pare di averli mai visti in questi anni. Non ti hanno cresciuto
e non ti hanno dato quello di cui avevi bisogno!” mi disse sorridendo
divertito.
“Cioè cosa? Amore e affetto?” dissi guardandolo
storto.
“La forza e il potere. Non si ottiene niente con l’amore,
ma con il potere puoi avere tutto quello che vuoi e tu, sei dotata di grande
potere, anche se non quello necessario per portare a termine il mio piano!”
disse e poi fissandomi negli occhi mi domandò “Allora…dov’è il Kyuubi?”
“A casa, dove è giusto che sia!”
“Tu piccola mocciosa, ti avevo ordinato di tornare a
casa, ma con quello stupido demone!” mi disse prendendomi per un braccio e
strattonarmi.
“Per fare cosa? Per farti uccidere? Tu non sei
minimamente paragonabile a papà Kurama!” gli dissi,
facendolo incavolare.
Mi colpi al volto con una forza tale, da poter
rompere la mascella, se fossi stato davvero una bambina.
Lo guardai con rabbia.
“è inutile che mi guardi così mocciosa. Se non
riuscirò ad avere il Kyuubi, meno potente o meno, ti
ucciderò e userò il tuo potere per risvegliare il Juubi
e la tua famiglia, sarà la prima che sterminerò…anzi, una volta preso possesso
dell’intero pianeta, li renderò miei schiavi facendogli fare i lavori più
umilianti e venderò i tuoi fratelli a qualche mercante di organi!” disse con
cattiveria.
“Tu non lo farai brutto bastardo!” gli urlai
correndogli contro, ma con un colpo mi allontanò e mi gettò a terra.
Mi fissò serio per qualche istante, poi sogghignando
disse “Che brutte parole che escono da una bambina come te. Pensaci, o un
cucciolo di volpe o Kyuubi. Quando avrai deciso fammi
sapere, ma cerca di non scappare un’altra volta o elimino immediatamente Rei!”
Spalancai gli occhi. Non era solo un ricatto per
spaventarmi, lo avrebbe fatto nonostante quello che comportava.
Quando la situazione si calmò, uscii dalla camera, lasciata
aperta, per recarmi in quella in cui percepivo l’odore di Kumiko.
Il mio cuore accelerò mentre aprii lentamente la porta della sua stanza, ma
esso dovette fermarsi, quando vidi che al suo interno non vi era nessuno.
Temetti che Kabuto l’avesse
già presa in ostaggio o le avesse fatto del male.
“Che cosa ci fai nella mia stanza?” mi disse una voce
alquanto seccata.
Mi girai di scattò sorpreso. Non l’aveva sentito
arrivare e ora guardavo la sua figura a occhi sgranati.
Era identica a Naho e per
quanto me lo aspettassi, rimasi a bocca aperta a guardarla. Se non cambiassero
i colori, avrei qualche dubbio sulla sua identità. I capelli erano rosa, lunghi
e lasciati sciolti con una codina di lato, gli occhi azzurri e indossava un
vestitino lilla chiaro, con sotto dei pantaloncini neri.
“Ti avevo vietato di entrare nella mia stanza. Io non
entro nella tua e tu nella mia!” mi disse assottigliando gli occhi.
Continuai a guardarla stralunato.
“Che cavolo ti prende? Sembra che tu mi veda per la
prima volta? Hai preso qualche botta in testa durante le tua fuga?”
Scossi la testa incapace di parlare.
“Perché sei tornata? Ti hanno riacciuffato di nuovo
vero?” mi chiese divertita.
Caratterialmente sembrava completamente diversa da Naho. Si poteva vedere la gelosia che provava nella sorella.
Finalmente riuscii a risvegliarmi dai miei pensieri e
prendendo la bambina per mano le dissi “Ku…Rei, devi
venire via con me!” dissi tirandola, ma la sentivo fare resistenza.
“Perché? Ancora con questa storia dinostro padre? Sei la sua preferita e hai
anche il coraggio di dire che non è il nostro vero genitore? Vorrei che una volta
ogni tanto fossi io quella al centro delle sue attenzione e invece nemmeno con
la tua assenza mi ha degna di uno sguardo!” mi disse scocciata.
“Lui vuole tua sorella solo perché ha un potere
dentro di sé che gli fa comodo, ma non gli vuole bene!” dissi.
“Parla come le persone normali e non in terza
persone. Comunque io di qui non me ne vado!” disse.
“Se è vero che Kabuto non
ti vuole, perché insisti a voler rimanere?” le chiesi.
La vidi abbassare la testa e stringere i pugni.
“Un giorno mi noterà. Farò qualcosa per cui lui debba
essere fiero di me!” disse in modo determinato.
“Kabuto non è tuo padre. Ti
ha rapito quando sei nata per usare te e…me. Devi credermi. In questi giorni ho
conosciuto i nostri veri genitori e…non hanno niente a che vedere con l’atteggiamento
di Kabuto. Loro ti vorranno bene e…”
“Se è vero quello che dici, allora perché non hanno
mai fatto niente per venirci a prendere?” mi disse arrabbiata.
“Avrebbero voluto, ma non sapevano dove ci trovassimo
e anche una volta scoperto per loro non è stato possibile venire a cercarci!”
le dissi.
La vidi sbuffare.
“Avevo ragione a dire che mentivi. Un genitore se
vuole veramente bene ai propri figli, riesce a trovarlo e non si fa fermare da
niente!” disse scocciata.
“Non è vero. Non hanno potuto venire per non far
scatenare una guerra. Oltre alla nostra ci sarebbero state in gioco tante altre
vite innocenti. Non potevano permettere che ciò accadesse!” dissi cercando di
farle capire il più in fretta possibile.
“Quindi ai miei presunti genitori interessa più la
vita di sconosciuti che delle loro figlie? Dimmi allora perché dovrei cercarli.
Che stiano con loro dato che li reputano più importanti!”
Sapevo che il suo modo di ragionare era dovuto al
modo in cui era cresciuta, ma anche Naho era
cresciuta con lei, ma aveva tutt’altro modo di
ragionare. Kumiko rimanendo in quell’ambiente
privo di amore e gesti affettuosi, aveva accumulato troppo rancore verso il
mondo, tanto da farlo ricadere anche sulla propria sorella.
Avrei dovuto salvarla una seconda volta, dopo averla
strappata dalle mani di Kabuto.
La presi nuovamente per il braccio, volente o no l’avrei
trascinata via, anche a costo di rapirla.
Sentii un improvviso bruciore alla spalla. Vi era del
sangue.
Ciò che non mi sarei aspettato e di venire colpito di
striscio da un kunai proprio da mia figlia.
La sorpresa mi fece allentare la presa e mi fece
girare verso la mia bambina. Era in posizione di attacco con due kunai impugnati.
“Non ti aspettavi che anche io sapessi combattere eh?
Cosa credi? Che io sia stata tutto il tempo a giocare, mentre tu ti allenavi
per diventare più forte come nostro padre voleva? No, vi ho osservato e ho
studiato di nascosto per migliorarmi e diventare forte, così da affrontarti e
batterti e rendere orgoglioso nostro padre e prendere finalmente il tuo posto
di privilegiata!” mi disse urlando e con tanta rabbia. Il desiderio di essere
considerata era tale da arrivare anche al punto di sconfiggere la sorella e
sperai vivamente che non avesse il coraggio di arrivare ad ucciderla, se questa
fosse stata in difficoltà.
Io mi limitavo a parare i suoi attacchi un po’ rozzi
e dettati dall’avventatezza, ma comunque da elogiare per la sua età, sebbene
non era questo un comportamento di un bambino di sei anni. Naho
e Kumiko erano cresciute troppo in fretta per
riuscire a sopravvivere in quel mondo e io sarei riuscito a dare loro quella spensieratezza
che caratterizzava tutte le bambine della loro età.
“Fermati!” le dissi, ma non mi diede ascolto.
“Se vieni con me, ti prometto che potremo affrontarci
in uno scontro, ma è pericoloso restare qui!” le dissi, parando un altro colpo.
Kumiko si fermò a riprendere fiato, ma guardandomi con uno
sguardo freddo disse “Non ho la minima intenzione di fermarmi e se non sei una
codarda, combatti!”
Non potevo più perdere tempo a convincerla, dovevo
reagire. Cogliendola di sorpresa riuscii a disarmarla, lasciandola sbigottita.
La vidi cadere in ginocchio e stringendo i pugni, che
di tanto in tanto venivano bagnate da delle lacrime disse “Sono una buona a
nulla, io volevo solo…io volevo…”
L’abbracciai, non volevo vedere il suo visino triste,
non volevo più vedere quelle lacrime inumidirle gli occhi, non desideravo che
il rancore e l’odio la consumassero dall’interno.
Successivamente la presi in braccio. Nonostante
tenessi ancora quelle dimensioni minute, la mia forza non era cambiata e
caricarmela sulle spalle non era minimamente un problema, al contrario,
riuscivo a muovermi abbastanza agilmente.
Stranamente non si oppose, sembrava rassegnata, come
se si fosse arresa al suo destino.
Raggiunsi finalmente la scalinata.
Fino a quel momento tutto era filato liscio e sperai
vivamente che le cose non si mettessero male, ma una volta giunti in cima, nel
grande atrio dell’abitazione in superficie, sentii delle risate.
“Bene, bene, bene, vedo che non impari mai la
lezione!” disse Kabuto comparendomi davanti.
“Padre!” disse mia figlia, la quale ripresasi dallo
sconforto della sconfitta, mi tirò un sonoro calcio alla milza, facendomi
perdere la presa su di lei.
“Padre, io non volevo scappare. È stata lei a…” disse
Kumiko raggiungendo quel mostro.
“Lo so! E sapevo anche che lo avrebbe fatto!” disse
con un ghigno divertito, dopo di chè afferrando la
bambina, le puntò un kunai al collo.
Spalancai gli occhi, come anche mia figlia.
La bambina era incredula e spaventata “Padre, cosa
stai facendo?”
“Fai silenzio stupida mocciosa!” le gridò “Sbaglio o
avevo detto che l’avrei eliminata se avessi nuovamente provato a scappare, Naho?” disse il nome di mia figlia con un tono più forte.
Strinsi i pugni e rassegnato dissi “Lasciala, lei non
ha colpa. Non deve pagare per i miei errori!”
“Perché no? Io non me ne faccio nulla di lei!” disse
sempre divertito.
“Se uccidi lei, uccidi anche me e tu hai ancora
bisogno del mio potere!” dissi.
“Si è vero, ho bisogno di te, ma se la uccido sarà la
vera Naho a morire…Naruto!”
“Pensavi davvero di
ingannarmi, Naruto?” Disse Kabuto
sorprendendomi.
Sciolsi la mia
trasformazione, tornando ad assumere ilmio aspetto normale e quindi riacquistando un maggior controllo dei miei
movimenti.
Lo guardai con gli
occhi assottigliati per poi dirgli “Scommetto che per un po’ ci sei cascato!”
“Ammetto che sei un
bravo attore. Faresti fortuna sai?” mi disse quell’essere ghignando.
“Che cosa mi ha
tradito?” gli chiesi incuriosito.
Pensai al chakra o a qualche errore da parte mia, ma la risposta mi
sorprese.
“I tuoi occhi.
Sebbene mia figlia mi detesti, non mi odia quanto tu odi me!”
Ringhiai e
guardandolo in cagnesco dissi “Non dire quella parola!”
Kabuto rise “Quale? Figlia?”
“Naho non è tua figlia e nemmeno lei!” dissi guardando Kumiko, che spaventata, si trovava ancora nella morsa di
quell’essere con un kunai puntato al collo.
“E che cos’è un
genitore se non colui che cresce dei bambini? Perché è questo che ho fatto!” mi
rinfacciò.
“è vero, non
bisogna essere per forza legati dal sangue per considerare un bambino come il
proprio figlio, ma tu non puoi considerarle tali, in quanto le hai strappate
alla loro vera famiglia col solo scopo di utilizzarle per potare a termine una
tua idea e crescendole senza amore e comprensione. Questo non significa essere
genitori, ma essere dei criminali!” gli urlai contro stringendo i pugni.
Lo vidi alzare le
spalle per poi dire “Questioni di punti di vista. Non mi sembra che questa
mocciosa abbia avuto difficoltà a considerarmi suo padre, nonostante sua
sorella le abbia detto almeno cento volte la verità!” disse con un ghigno
divertito.
Strinsi i pugni e
abbassai la testa. Non era colpa di Kumiko se pensava
a lui come ad un padre. Certo un pessimo padre, ma non pessimo quanto me. Era
solo colpa mia se le mie piccine si erano ritrovate a vivere quella situazione,
a causa della mia debolezza e incapacità di proteggerle.
Guardai con aria
dispiaciuta la mia bambina e la vidi mordersi le labbra.
“Quindi…davvero non sei il mio papà?” chiese quasi in un
sussurro.
La bambina viene
spinta a terra malamente e guardandola con disgusto le urlò “Sei proprio lenta
a capire mocciosa. Io e te non abbiamo niente in comune e sono felice di non
avere una figlia come te. Non mi servi a niente. Ringrazia il tuo collegamento
con quella volpe che ti porti appresso se sei ancora viva!” disse per poi
alzare l’arma pronto ad usarla contro di lei.
“Ma ora posso tranquillamente
sbarazzarmi di te!”
Kumiko incapace di muoversi per la paura, strinse
gli occhi in attesa di un dolore tremendo che l’avrebbe strappata alla vita. Ma
sebbene non avessi avuto tempo e modo per ideare un piano per proteggerla, il
mio istinto fece da solo, facendomi muovere le gambe e ponendomi tra lei e Kabuto.
Parai il colpo e la
vista si annebbiò per qualche istante al dolore che mi percorse il corpo,
nonostante mi fossi fatto colpire al braccio sinistro.
La bambina urlò
spaventata a vedere il sangue sgorgare copioso dall’arto, che andava a sporcare
il suo bel vestitino. Se mai quella storia fosse finita, gliene avrei comprato
uno nuovo, ancora più bello, sperando di strapparle almeno un sorrisino.
Il male però non
era così forte o almeno non era minimamente paragonabile al dolore che avrei
provato se solo quell’arma avesse penetrato le carni di mia figlia.
Una risata si
diffuse in quell’enorme stanza scura in cui ci trovavamo, rimbombando a causa
dell’eco.
“Oh Naruto, sei sempre così prevedibile! Immaginavo che avresti
fatto un gesto folle pur di proteggere la tua adorata bambina!”
“è questo che fa un
genitore. Si farebbe uccidere pur di proteggere i propri figli e non ho paura
di morire se questo significa la libertà di mia figlia!” urlai.
Sentii dei
singhiozzi piuttosto forti. Kumiko, ancora
terrorizzata, aveva preso a piangere. L’abbracciai con il braccio sano e le
sussurrai dolcemente di stare tranquilla.
“Dato che la mia
speranza nell’infliggerti una ferita più seria che ti rendesse innocuo è stata
illusa, ti propongo due opzioni: Puoi combattermi sperando di battermi e
portati via la tua figlioletta o consegnarti di tua spontanea volontà, con la
mia promessa di lasciare andare questa mocciosa!” Sorrise malignamente “A te la
scelta, ma ti avverto che se scegli di combattermi, il risultato non sarà
diverso da quello di sei anni fa quando ci siamo affrontati!”
Mi morsi le labbra.
Erano davvero le uniche opzioni a me possibili.
“Cosa ti fa pensare
che io possa credere che tu lasceresti davvero andare mia figlia, una volta che
mi sarò fatto catturare?” gli chiesi.
Non mi sarei mai
fidato di quell’essere.
“Chissà, forse oggi
mi sento magnanimo!” mi rispose.
Mi abbassai all’altezza
della bambina che mi guardava con aria preoccupata.
“Mentre cerco di
distrarlo, tu recati verso l’uscita. Non preoccuparti per me. Corri e vai!”
Vidi Kumiko annuire e le sorrisi dolcemente.
“Credo che opterò
per la prima!” dissi, preparandomi alla battaglia. Misi mano a un paio di Kunai a tre punte e li intrisi di chakra
del vento per renderli più taglienti.
Kabuto non fu minimamente preoccupato sebbene il
mio chakra ventoso fosse in grado di tagliare anche
la sua pelle di serpente molto resistente.
Una fitta la
braccio, mi mozzo il fiato, ma cercai di isolare il male il più possibile
concentrandomi sullo scontro.
“Sei noioso Naruto-Kun. Vincerò io e poi userò il tuo chakra
per completare il GezoMazo
e risvegliare così il juubi!” disse ridendo di gusto.
“Tu sei pazzo. La
leggenda narra che al risveglio del dieci code, il nostro mondo cesserà di
esistere e quindi anche tu… è questo che vuoi?” gli
dissi nervosamente.
“Che l’intera
umanitàsparisca non mi interessa, certo
che se dovessi rimetterci anche io la pelle, tutto questo lavoro sarebbe stato
inutile, ma ho preso dei provvedimenti affinchè non
sia il Juubi a comandare, ma io. Il demone sarà un
mio servo e farà tutto quello che gli chiederò di fare!”
Lo guardai in
cagnesco. Quell’essere, anche se credeva di essere un dio in terra, non avrebbe
mai potuto comandare una creatura di tale potenza.
“Non ti chiedi perchè potrò essere in grado di fare una cosa del genere?”
mi chiese divertito.
“No, perché non
potrai, sono sicuro di questo. Kurama mi ha parlato
del dieci code e chi meglio di un demone codato, che
rappresenta parte del chakra di quella creatura, può
conoscerlo meglio? Esso non può essere comandato!”
“Si, hai ragione,
ma io sono un serpente e come il veleno di un rettile si diffonde velocemente
in un organismo, portandolo alla morte, mettendo all’interno buona parte del
mio chakra nel GedoMazo, esso agirà come un veleno, influenzandone la
personalità e permettendomi di controllarlo!” disse compiaciuto.
Sussultai a quelle
parole, per quanto assurdo potesse essere stato il suo piano, avevo come la sensazione
che avrebbe potuto funzionare. Già Orochimaru era
riuscito in imprese impossibili per l’essere umano e Kabuto,
come suo allievo prediletto, poteva benissimo riuscirci. Sperai vivamente che
anche in quell’occasione la presunzione umana gli si rivoltasse contro.
Riuscii con
velocità a fiondarmi dietro le spalle di Kabuto e a
puntargli l’arma contro la schiena. Era stato fin troppo facile e sperai che
quella facilità non portasse guai.
Lo sentii ridere per
poi sparire con un “puf”. Era riuscito a fare un
clone senza che me ne accorgessi. Era reale pochi istanti prima, ne ero sicuro.
Potevo percepire l’odore e avvertire il suo chakra
maligno e non riuscivo a comprendere come avesse fatto a creare un clone senza
comporre dei sigilli.
Mi misi all’erta e
tesi le orecchie. Non avvertivo la sua presenza da nessuna parte, sebbene il
suo odore fosse ovunque.
Poi un leggero
rumore di qualcosa che strisciava vicino ai miei piedi mi fece abbassare lo
sguardo. Più serpenti si stavano dando da fare, cercando di imprigionarmi i
piedi. Non provarono minimamente a mordere. Kabuto
doveva ricordarsi che, avendomi già avvelenato in passato, ormai ero diventato
immune ai suoi serpenti. Li spazzai via con qualche rasengan.
Non mi sembrava che quell’essere ci stesse provando davvero a fermarmi.
Poi capii…ero io quello che dovevo distrarlo per permettere a Kumiko di scappare, invece era lui che stava cercando di
distrarre me.
Un urlo e il mio
cuore perse un colpo.
Kabuto, prendendo forma di una anaconda gigante,
si era attorcigliato attorno a mia figlia.
Strinsi i pugni.
Ero stato uno stupido per l’ennesima volta. Avevo cercato affidamento ai miei
sensi sviluppati, dimenticando che con Kabuto non si
poteva essere razionali, in quanto abile ingannatore e combattente.
Provai nuovamente
ad attaccarlo, ma ancora prima chepotessi raggiungerlo, quell’essere morse mia figlia la collo.
Il sangue mi si
paralizzò nelle vene. Se aveva iniettato lo stesso veleno nero e spesso che
aveva iniettato a me sette anni prima, Kumiko non
aveva speranza di sopravvivere e non avevo la minima motivazione, per credere
che quell’essere non avesse fatto un tale e orribile gesto.
Kabuto sciolse la stretta e vidi mia figlia
cadere a terra priva di sensi.
“Non so se stai
invecchiando e quindi incominci a perdere colpi, o se l’amore che un genitore
prova per i propri figli e la loro volontà di salvarli li rende ciechi, ma
sinceramente non mi aspettavo che ti facessi ingannare in questo modo Naruto!”
Strinsi i pugni
pensando anche a Naho. Per la mia incapacità avevo
condannato non solo Kumiko, ma anche l’altra delle
mie figlie. Mi sembrava di sentire le urla di dolore di Sakura una volta
appreso che le nostre bambine erano morte e, a quel pensiero, anche il mio
cuore cominciò a stringersi in una morsa atroce, tanto chemi fece desiderare di strapparmelo e di
morire anch’io con le mie piccole.
Improvvisamente
quel kunai che avevo in mano, era diventato così
invitante, ma non potevo perdere quella poca lucidità che mi rimaneva e che mi
impediva di compiere pazzie. Non era ancora detta l’ultima parole e Kumiko e Naho potevano ancora
essere salvate.
“Guarda cosa ho
qui?” disse Kabuto divertito, avvicinandosi a me con
una fialetta.
“Questo è l’antidoto
per il veleno che ho iniettato a tua figlia!”
Cercai di
strappargliela di mano, ma era un gesto talmente ovvio, che non si fece trovare
impreparato.
“No, no, no, ti fai
catturare e io somministrerò questo antidoto alla mocciosa, in modo tale da
ritardare la morte solo di qualche ora, giorno…o
forse più, ma comunque prima o poi la annienterò!”
Strinsi i pugni. A
quel punto non avevo niente da perdere…anche se la
mia cattura avrebbe potuto portare alla vittoria Kabuto.
Ma se io ero un debole, questo non valeva per i miei compagni…si,
loro avrebbero trionfato dove io avevo fallito.
Mi ero arreso.
Avevo dovuto darla vinta a quell’essere per poter sperare di salvare la mia
bambina, che in quel momento giaceva priva di sensi tra le mie braccia. La
testa che cadeva all’indietro e il braccio destro che penzolava a ogni movimento,
mi fecero temere che non vi era più niente da fare. Era il suo respiro lento e
regolare a farmi tirare, di tanto in tanto, un sospiro di sollievo. Percorsi
nuovamente quella lunga scalinata che conduceva ai sotterranei, seguito da Kabuto, che con attenzione seguiva ogni mio movimento, nel
caso avessi deciso di tentare una fuga improvvisata. In realtà provai ad
architettare un piano di evasione, ma in quel poco tempo che ero rimasto in
quel luogo con le sembianze di Naho, mi ero guardato
attorno con attenzione e non avevo notato particolari vie di fuga. Le uniche
che vedevo erano i condotti d’aria, ma in quella situazione, con una bambina
priva di sensi, mi sembrava una impresa impossibile.
Decisi di non
complicare maggiormente la situazione e feci esattamente quello che Kabuto mi ordinava. Dovermi sottomettere a quell’essere era
una macchia sul mio orgoglio, ma ormai avevo capito che cercare di tutelare il
proprio orgoglio, non sempre portava a situazioni vantaggiose.
Scendemmo ancora
più in basso, facendomi scoprire un’altra ala del suo nascondiglio. Era tenuto
davvero male, rispetto al piano superiore e numerose gabbie si estendevano una
di fianco all’altra.
L’odore al suo
interno era nauseabondo, tanto che dovetti riuscire a trattenere un connotato
di vomito. Vi era qualcosa all’interno di alcune gabbie, ma qualunque cosa vi
fosse al suo interno, che fosse stato un umano o un animale, non si muoveva
più, anzi a giudicare dall’odore doveva essere già a uno stato avanzato di
decomposizione.
Una cella dall’aspetto
apparentemente normale, situata ad angolo, fu quella designata per me e la mia
bambina.
Venni spinto dentro
con forza e quando i cancelli si chiusero, mi sentii strano, come se le mie
forze lentamente mi abbandonassero.
Mi girai verso Kabuto, il quale sogghignando mi disse “Questa è una gabbia
speciale, che lentamente assorbe il tuo chakra
demoniaco e lo introduce nel GedoMazo,
rendendomi così più facile il compito, anche se meno divertente, in quando non
ho bisogno di eliminarti!”
“Quindi non hai
intenzione di uccidermi?” chiesi piuttosto sorpreso.
“Abbiamo appurato
che tu non hai la forza sufficiente per sconfiggermi, quindi perché eliminarti?
Inoltre sarebbe più divertente vederti ridotto a un vegetale, in quanto senza il
tuo chakra di demone che costituisce metà della tua
linfa vitale, saresti in grado di sopravvivere, ma non in uno stato che
definirei dignitoso” disse divertito.
“Cosa ti ho fatto
per farmi odiare tanto da te?” gli chiesi.
“Tu niente in
particolare. Come ti dissi quando avevi sedici anni, noi due per certi versi ci
assomigliamo. Entrambi cercavamo una nostra identità, quindi l’unica
motivazione che mi ha spinto a perseguitarti è stato Kyuubi,
che poi mi diverta anche a infierire ulteriormente nella tua vita è solo perché
sono pazzo e mi diverto a torturare le mie vittime!” disse ridendo e
allontanandosi.
“Aspetta, devi
darmi l’antidoto!” gli ricordai quasi ringhiando.
“Perché dovrei dartelo…” cominciò e una gran rabbia cominciò a
impossessarsi di me, tanto che mi sentii come quando da ragazzo sprigionavo il chakra di Kurama, ma sentivo quel
potere svanire nello stesso istante in cui lo richiamavo “…non
serve quando non si è avvelenati!” aggiunse sorprendendomi.
Lo guardai confuso,
non capendo a che gioco stesse giocando.
“Il mio morso era
intriso di sonnifero. Ho deciso di concedervi qualche momento tra padre e figlia…godetevelofinchè potete!”
disse e quando fu abbastanza lontano continuò “E non dire che non sono
magnanimo!”
Avrei dato
volentieri un calcio alle sbarre per sfogare la mia rabbia, ma la bambina che
tenevo in braccio me lo impedii, rapendomi.
Mi sedetti a terra,
stringendola maggiormente a me e cercando di sistemarla in modo tale che fosse
più comoda.
La osservai per
diverso tempo e quel macigno che mi attanagliava il cuore scomparve. Lo vedevo
dal colorito e dalle sue guancette rosee e dal suo
respiro tranquillo, che non stava male. In quel momento mi resi conto che avevo
notato che la bambina non sembrava stare male, ma non volevo rischiare. Poteva
semplicemente essere una mia speranza, che non l’avrebbe di certo aiutata in
caso di avvelenamento.
L’appoggiai sulle
mie gambe, il tempo di riuscire a togliermi la parte superiore della mia tuta e
dopo averne strappato un pezzo, coprii le spalle di Kumiko
per tenerla al caldo. In quel luogo dove non batteva mai il sole, vi era freddo
e umidità e indipendentemente dal fatto che sareirimasto a petto nudo, preferii riscaldare la
mia piccina.
Con l’altro pezzo
di stoffa invecemi fasciai la ferita al
braccio, che fino a quel momento non aveva ancora smesso di sanguinare. Forse i
piani di Kabuto sarebbero andati all’aria per una mia
morte prematura a causa deldissanguamento.
Sentii Kumiko mugugnare qualcosa. Era sintomo che si stesse per
svegliare. I suoi occhi azzurri si posarono lentamente sui miei. Non sembrò
comprendere bene la situazione inizialmente, in quanto, una volta svegliatasi
del tutto, con uno scatto si allontanò da me per andare a rannicchiarsi in un
angolo.
Si strinse le
ginocchia e prese a tremare impercettibilmente.
La guardai pensando
a come fosse meglio rivolgerle la parola, ma sorprendentemente fu lei la prima
a parlare.
“Naho aveva davvero ragione? Kabuto
non è nostro padre?” disse quasi in un sussurrò, ma che riuscii a captare
abbastanza bene.
“No, non lo è!”
dissi semplicemente.
Alzò la testa e mi
fissò “Invece lo saresti tu!”
Le abbozzai un
sorriso “Si, sono io tuo padre, piccola!”
Si alzò di scatto e
ad alta voce disse “Non chiamarmi piccola. Cosa credi che ora io venga da te e
ti abbracci come se niente fosse? Tu mi hai lasciato qui per sei anni, senza
avere la minima idea di come fosse la mia vita!”
Abbassai la testa
“Hai ragione Kumiko, non sono stato in grado di
riportarti a casa prima. Posso solo chiederti scusa!”
“Kumiko? È questo il nome che mi avresti dato? Bhe non mi piace!” disse mettendo il broncio.
“Preferisci Rei?”
le domandai. Forse il suo vero nome non le piaceva davvero, ma il mio
presentimento mi diceva che era solo un modo per farmi maggiormente capire che
era arrabbiata col sottoscritto.
“No, quello mi fa
ancora più schifo!” disse sta volta arrabbiata e stringendo i pugni.
“Come vorresti che
ti chiamassi?” le chiesi dolcemente appoggiando la testa all’indietro contro il
muro.
La vidi pensarci su
un momento “Ho un nome che mi ronza nella testa da quando ero piccola. Non so
dove l’ho sentito, ma mi piace. Ha un suono dolce che mi ispira sicurezza!”
disse chiudendo gli occhi e sorridendo.
“Quale?”
“Sakura. Si, mi
piace molto questo nome!” disse.
Sorrisi. In qualche
modo quel nome doveva essergli rimasto nel cuore il giorno della sua nascita.
Io non ero in me in quel momento, ma era probabile che durante il parto, il
nome di Sakura fosse stato ripetuto più volte da Sora.
Mi rallegrai un
po’. Almeno un piccolo ricordo di sua madre l’aveva sempre portato con sé.
“Perché
sorridi? Lo trovi buffo?” mi” mi
domandò imbronciata.
Scossi la testa “Al
contrario, lo trovo bellissimo, ma non posso chiamarti così…ci
sarebbe un
po’ di confusione! Sai, la tua mamma si chiama
Sakura, devi aver sentito quel nome quando sei nata!” le dissi.
La vidi spalancare gli occhi e alcune lacrime
cominciarono a inumidirle gli occhi.
“Ho sempre desiderato una mamma, mi sono sempre
chiesta chi fosse o quale fosse il suo aspetto. Ho sempre pensato che questo
assurdo colore di capelli, lo avessi preso da lei!”.
“è così!” dissi sorridendo.
“Kabuto mi ha sempre
detto che è morta quando mi ha dato alla luce. Anche questa è una bugia?”
Annuii “Si, la tua mamma sta bene, anche se sente
tanto la tua mancanza!”
“Puoi trasformarti in lei? Vorrei tanto vedere
com’è!’” mi disse con aria supplichevole, tanto che non potei negarle quel
favore.
Mi alzai in piedi e impastando il chakra mi trasformai in Sakura.
Vidi Kumiko aprire gli
occhi meravigliata. Sembrava quasi che si stesse trattenendo dal volermi
abbracciare e probabilmente lo avrebbe fatto, dimenticandosi che in realtà ero
io, se improvvisamente la vista non avesse cominciato ad annebbiarsi e le forze
ad abbandonarmi.
Caddi a terra sciogliendo la trasformazione. Le mie
gambe non riuscirono più a reggere il mio peso e il mio volto urtò con il
pavimento duro e freddo.
Kumiko si inginocchiò vicino a me e con voce tremante mi chiese “Che ti
succede?”
Mi rialzai a fatica e mettendomi nuovamente seduto
con le spalle contro il muro le risposi “Niente, ho solo avuto un mancamento!”
La vidi guardarsi in giro “Deve essere a causa
della ferita!”
“Non pensarci, andrà tutto bene! Ora devo solo
trovare un modo per uscire di qui!” dissi guardandomi attorno.
Vidi Kumiko recarsi verso
l’altro angolo della cella e spostando diversi mattoni del muro, aprì un
passaggio.
La guardai sorpresa.
“Questo posto non era un mistero per me e Naho. Quando eravamo più piccole e giocavamo a nascondino
qualcuna di noi veniva a nascondersi qui dentro. In genere stavamo alla larga
per l’odore e perché è un luogo piuttosto inquietante, ma appunto per questo
era un posto perfetto per nascondersi, ma dato che una volta nostro p…Kabuto ci ha chiuso entrambe qui dentro, credo per
errore, con l’aiuto di Naho, che come volpe è brava a
scavare, abbiamo creato un passaggio che ci portò verso l’esterno!”
Sorrisi. Erano davvero in gamba le mie bambine.
“Devi solo trasformarti in Naho
nuovamente, così ci passi anche tu!” mi disse.
Scossi la testa.
“Vai tu. Se mi allontanassi, Kabuto
si accorgerebbe subito del fatto che il mio chakra ha
smesso di fluire nel GedoMazo
e la nostra fuga sarebbe interrotta ancora prima di essere applicata!”
“Ma se resti qua farai una brutta fine!” disse Kumiko.
“Non preoccuparti per me!” dissi sorridendole.
“Non mi preoccupo, infatti…vedo
di chiedere aiuto a qualcuno una volta fuori!” disse, ma l’ammonii subito.
“No, i samurai sono tutti amici di Kabuto, vai via dal paese del ferro e dirigiti verso le
terre ninja. Li sarai in territorio amico e a chiunque tu chieda aiuto, sarà
disposto ad aiutarti!”
“Va bene, ma potrebbe essere troppo tardi per te…sicuro di volere questo?” mi chiese dubbiosa “Insomma mi
chiedi scusa per non essere venuto a salvarmi e ora non fai niente per passare
un po’ di tempo con me?” mi disse mettendomi il broncio “Già, scommetto che
tanto del tempo con Naho lo hai già trascorso e
quindi perché perderlo per me!” disse mentre si inoltrava nella galleria. In
quelle parole c’era dolore e tristezza e furono per me come una pugnalata al
cuore.
PovKumiko
Non ci
misi molto a percorrere quella galleria, nonostante fosse diventata un po’ strettina. Non credevo di essere cresciuta e
improvvisamente una grande rabbia si impossessò di me, pensando al fatto di
aver trascorso la mia vita con un uomo, a cui cercavo in tutti i modi di piacere,
che scoprii non essere il mio vero papà.
Avrei
dovuto essere felice nello scoprire che non era colpa mia se non piacevo a Kabuto, ma non riuscivo a provare quel sentimento. Quelle lacrime
che da tanto desideravano uscire, cominciarono ad annebbiarmi la vista. Se solo
il mio vero padre si fosse fatto vivo prima o fosse riuscito a impedire il mio
rapimento, non avrei dovuto patire quello che avevo subito e chissà, magari la
mia vita sarebbe stata felice e perfetta.
Non
riuscivo proprio a capire perché non avesse tentato tutto e per tutto pur di
riavermi.
Forse
quell’uomo che poco prima mi sorrideva e cercava in qualche modo di apparirmi
simpatico, non era diverso da Kabuto. Forse aveva
provato a salvarmi solo in quel momento perché anche lui doveva usarmi o usare
mia sorella per qualche scopo.
Non mi
volevo fidare di lui. Dubitavo fortemente che le cose sarebbero cambiate. Avrei
cambiato abitazione e le persone che si definivano miei amici sarebbero state
diverse, ma la mia vita sarebbe rimasta infelice.
Certo una
parte di me, sperava che non fosse così, che quell’uomo davvero avesse provato
a salvarmi perché mi voleva bene… ma la mia
convinzione era sempre la stessa. Se mi voleva bene doveva farsi vivo prima.Non doveva aspettare che fosse Naho
ad andare da lui e che gli dicesse dove mi trovavo.
Appena
uscita fuori dalla galleria, potei finalmente respirare nuovamente aria pulita
e sana. Quell’odore nauseabondo mi stava dando alla testa.
Cominciai
a correre e feci ben attenzione a non farmi vedere.
Sebbene
non riuscissi a fidarmi del mio vero padre, sapevo che aveva ragione, dovevo
andarmene dal paese del ferro e per mia fortuna ricordavo ancora la strada che Naho mi aveva fatto percorrere quella volta che le avevo
dato ascolto.
Allora
speravo talmente tanto che il mio incubo finisse da sperare che Kabuto non fosse il mio vero padre, ma la punizione che ci
inflisse quando venimmo catturate, mi fecero abbandonare quell’idea e non volli
mai più partecipare a nessun tipo di fuga.
Per Naho non era un problema ritentare, tanto alla fine non le
veniva torto un capello, ero sempre io quella che doveva pagare per le sue
colpe. Non lo trovavo giusto e cominciando a fare la spia sui movimenti di mia
sorella, almeno riuscii a salvarmi dai castighi, anche se non ricevetti nemmeno
uno sguardo affettuoso da colui che chiamavo papà.
Non mi
girai indietro nemmeno un istante a guardare il luogo dove ero cresciuta,
spaventata di vedere qualcuno che mi inseguiva per riportarmi indietro.
Corsi,
corsi fino a quando non mi mancò il fiato. Giunsi al confine del paese del
ferro verso sera, riuscendo ad attraversare il confine grazie all’oscurità che
tutta d’un tratto era diventata mia complice.
L’avevo
sempre detestata. Avevo paura del buio, perché non sapevo dove andavo, cosa c’era
o semplicemente temevo di vedere qualche fantasma. Io e Naho
avevamo avvertito più volte cose strane come lamenti o rumori di passi che non
provenivano da nessuno e ci eravamo convinte che fossero i fantasmi delle persone
che Kabuto imprigionava, torturava e infine uccideva.
Non avevo mai trovato strano questo suo modo di fare. Io ero cresciuta vedendo
quelle cose fin da piccola e pensavo fosse una cosa normale o come mi diceva Kabuto, era tutto giustificato, in quanto agli scienziati,
come lui si faceva spesso passare, erano permesse quelle attività.
Solo
quando cominciai a passare il tempo andando ai giardini e sentivo una anziana
signora raccontare delle storie a dei bambini, cominciarono a venirmi dei
dubbi.
Le sue
storie parlavano sempre di amore, di affetto e di bontà, sentimenti di cui non
sentivo mai parlare in casa, mentre condannava sempre la violenza e l’uccisione.
Fu allora che cominciai a capire che non era del tutto giusto quello che Kabuto faceva, ma d’altronde quelle persone nemmeno le
conoscevo, quindi non mi importava un granchè della
fine che facevano.
Mi
concedetti del riposo solo una volta camminato per un po’ nelle terre ninja.
Secondo quell’uomo sarei stata al sicuro in quel luogo, ma anche se fosse stato
vero, cosa avrei dovuto fare? Avrei voluto andare a cercare la mia mamma, nella
speranza che almeno lei mi volesse bene, ma non sapevo da che parte cercare.
Mi
rassegnai ad abbandonare le ricerche almeno per permettermi di riposare e mi addormentai pensando a lei e alla sua immagine
mostratami il giorno prima da mio padre.
Fu il rumore delle
foglie che scricchiolano sotto i piedi e delle voci in lontananza a svegliarmi
dal mio sonno. Era ancora presto e il sole aveva cominciato a sorgere da poco.
Non ci misi molto a ricordare cosa fosse successo il giorno prima.
Ero in fuga. Stavo
scappandouna volta per tutte da Kabuto per non tornarci mai più, a meno che quelle voci non
appartenessero a dei samurai venuti per riportarmi indietro.
Per istinto mi
nascosi in una zona dove vi erano presenti molti cespugli, ma una volta
raggiunto il luogo, riflettei sulla mia paura. A Kabuto
non importava niente di me, quindi perché perdere tempo a cercarmi.
Dovevano essere dei
ninja o dei civili che abitavano quelle terre. Avrebbero potuto aiutarmi, anche
se non sapevo loro cosa dire. Potevo raccontare loro dell’uomo che diceva di
essere il mio vero padre, ma se non si fosse trattato di ninja, cosa avrebbero
mai potuto fare?
Morire anche loro,
ecco cosa.
Ci provai comunque.
Non avevo niente da perdere ormai.
Uscì dal mio
nascondiglio per correre davanti a uno di loro.
“Aiutatemi vi
prego!” gridai strizzando gli occhi, ma quando li aprii lentamente, mi sentii
mancare il fiato.
Una figura alta, magra, con una tenuta
tipicamente ninja, un copri fronte che teneva indietro i capelli e stivali
sporchi di fango. Aveva un volto dolce
che in quel momento esprimeva sorpresa, due occhi verdie i capelli di un colore rosa assurdo quanto
i miei.
Conoscevo quella
persona, l’avevo vista il giorno precedente.
La vidi portarsi le
mani alla bocca e delle lacrime cominciarono a sgorgare “K-Kumiko!”
disse in un sussurro, quasi come se avesse timore di pronunciare quel nome.
Non so perché ma
detto da lei aveva tutt’altro suono. Avrei potuto abituarmici
a quel nome, che fino a un momento prima mi sembrava brutto.
Non dissi niente,
furono le mie gambe e braccia a fare il resto e senza che nemmeno me ne
accorgessi, abbracciai la donna che riconobbi essere mia madre.
“Piccola mia, finalmente…finalmente ti abbiamo trovato!”
“Mamma!” dissi per
la prima volta in vita mia. Non avevo paura di non essere amata. Lo sentivo nel
suo abbraccio che mi voleva bene. Era un sentimento difficile da descrivere e
che non avevo mai provato prima, ma comunque bellissimo.
“Vedrai quando lo
saprà tuo padre!” mi disse guardandomi in volto e accarezzandomi il volto.
A quelle parole
abbassai il volto e non dissi niente.
“Rei!” mi sentii
chiamare da una voce simile alla mia. Infatti Naho
stava correndo verso di me con altre persone.
Rimasi sorpresa
quando mia sorella mi abbracciò. Non era nostro solito abbracciarci e di fatto
non ricambiai la stretta.
“Sei riuscita a
fuggire? Come hai fatto? è stato papà vero?” disse guardandosi intorno felice,
per poi rattristarsi quando non vide traccia dell’uomo. “Ma…ma
dov’è?” mi chiese.
“Naruto!” cominciò a chiamare la mamma, anch’essa
preoccupatadal non vederlo in giro.
“Io non lo vedo da
nessuna parte!” disse un ragazzo sui diciotto anni dagli occhi chiarissimi e
strani, con delle vene spesse tutt’intorno
“Rei, dov’è papà?”
mi chiese Naho preoccupata.
Guardai tutte
quelle persone in volto e tutti erano in attesa di una mia risposta. Mi morsi
il labbro prima di parlare “Kabuto ci ha imprigionato
entrambi in una cella. Io sono scappata grazie alla galleria scavata da te
quando eravamo piccole!”
Naho mi guardò con aria
sorpresa “E lui perché non è venuto con te?”
“Non ha voluto!”
dissi, per poi raccontare cosa fosse successo e delle capacità della gabbia.
“Ok, Shikamaru, Sasuke, Sora, Eichi, voi quattro verrete con me e libereremo Naruto. Tu Miiko prendi le
bambine e riportele a casa!” disse la mamma prendendo il comando.
Tutti annuirono,
tranne Naho “No, io vengo con voi. Voglio aiutare
papà, inoltre solo io e Rei conosciamo la strada per il covo di Kabuto!”
Sakura si
inginocchiò e posando le mani sulle spalle di mia sorella disse “Naho, sai che Kabuto vuole il tuo
chakra. Non posso metterti in pericolo!”
“Ma io…allora portate Rei, lei non corre pericolo e vi sarà
d’aiuto nel covo!” disse dispiaciuta dal non poter rendersi utile.
“Ehi, io non ho
detto che sarei andata. Non decidi tu per me!” dissi spingendola. Mi dava
fastidio che prendesse decisione al mio posto, oltre al fatto che non volevo
andarci.
“Papà ha fatto di
tutto pur di liberarci e tu ora lo ringrazi così?” mi disse Naho.
“Non ha fatto molto.
Si è fatto solo catturare!” le risposi.
“Per proteggerti e
per permetterti la fuga!” mi rimproverò Naho.
“Si, dopo che in
questi anni ha fatto i comodi suoi e…”cominciai, ma
la voce di uno dei presenti ci fece tacere.
“Litigando non
aiuterete nessuno. Tornate a casa e statevene li buone. Abbiamo capito dove
cercare vostro padre!” disse. “Inoltre Sora può riuscire a intravvedere i chakra!”
“Ma Sasukejii-chan” disse Naho come fosse una supplica.
La mamma prese
nuovamente parola difendendomi “Ascolta Naho, tua
sorella ha appena avuto una brutta esperienza ed è normale che non voglia
tornare in quel luogo. Inoltre spetta noi adulti salvare vostro padre. Voi
tornate a casa e restate tranquille, noi torneremo presto, d’accordo?”
Mia sorella annuii
rassegnata, ma mi fulminò con lo sguardo una volta che gli altri si furono
allontanati.
Pov Sakura
Ero felicissima di
aver ritrovato la mia bambina, ma non potevo godermi quella felicità a pieno
senza mio marito. Non volevo ritrovare un componente della famiglia per
perderne un altro. Dovevamo stare tutti insieme e questa volta non sarei
rimasta al villaggio ad aspettare buone o brutte notizie, avrei collaborato
anche io.
Inoltre sapevo che Naruto era ferito e per quanto mi fidassi di Sora nel campo
medico, era ancora molto inesperto e un suo intervento avrebbe potuto non
essere sufficiente.
“Tornate presto con
papà!” disse la piccola Naho salutando, mi girai per
ricambiare il gesto, quando mi vidi Miiko corrermi
incontro. Sembrava volesse abbracciarmi, ma dovetti ricredermi quando
superandomi, si buttò al collo di Eichi.
“Sta attento e non
farti ammazzare!” le disse.
Sorrisi a vedere
l’imbarazzo di Eichi. Si sapeva che fra loro ci fosse
del tenero, ma l’allievo di Naruto era sempre stato
ben attento a non pubblicizzare la cosa.
Non aspettammo che
il sole sorgesse del tutto, quelle tenebre, per quanto minime fossero,
avrebbero potuto aiutarci a intrufolarci nel territorio nemico.
I samuraiai confini del paese erano più numerosi di
quanto ci aspettassimo. Non so come fosse riuscita Kumiko
ad eludere tale sorveglianza senza farsi notare. Probabilmente c’era una strada
meno trafficata, ma non volevamo perdere tempo e decidemmo che saremmo passati
di lì. Fu Shikamaru a ideare il piano in pochissimo
tempo e tutti ci mettemmo all’opera.
Eichi sarebbe stato
l’esca. Era perfetto per innervosire gli avversari e di fatti, senza che
questiapplicassero chissà quale genere
didifesa, si precipitarono tutti su di
lui. Eichi cominciò a correre, lanciando inutilmente
delle armi dietro di sé. Tutti sapevamo che delle semplici armi non avrebbero
potuto ferire dei samurai, ma volevamo far credere loro che quel ragazzo fosse
uno sprovveduto, in modo tale da non rendersi contro della trappola che
avevamoarchitettato.
Successivamente fu
il mio turno, quandola maggior parte di
loro, mise piede in una zona dove il terreno fosse più facile da rompere.
“Shannaro!” gridai, mentre concentravo il mio chakra sul pugno destro, colpendo poi il terreno, in modo
tale da aprirlo in due e farci cadere quanti più samurai possibile.
La prima parte del
piano funzionò abbastanza bene, ma eravamo comunque in un numero inferiore.
Shikamaru adottò la sua
tecnica del controllo dell’ombra per imprigionare una decina di nemici, i quali
attirati dal richiamo di Sasuke, lo guardarono negli
occhi, per poi cadere a terra in preda al dolore.
“C-cosa avete fatto?” chiese uno di loro, salvatosi
dall’illusione del mio compagno.
“Sono caduti in
un’illusione come dei babbei!” disse sorridendo Eichi,
per poi essere buttato a terra da Sora, evitandogli di essere trafitto da una
freccia.
“Evita di fare il
gradasso se non vuoi morire o peggio…scoperto!” lo
rimproverò lo Hyuga, il quale, vedendosi piombare
addosso varie armi, utilizzò la rotazione suprema, per difendere se stesso e il
compagno.
“Accidenti! Disse Sasuke mordendosi il labbro.
Aveva gli occhi
puntati sulle sue vittime, le quali una alla volta si stavano alzando.
“Che diavolo di
fine ha fatto la tua illusione Uchiha?” chiese Shikamaru sorpreso.
“Le loro armatura
assorbono il chakra e sono riusciti così ad
annullarla!” rispose infastidito.
“Si, ma sembrano
ubriachi, la tua visione deve aver comunque giocato loro un brutto scherzo!”
disse Eichi.
“Cosa facciamo ora?
Come li eliminiamo!” chiese Sora preoccupato.
“Non era eliminarli
il nostro intento Sora. Dovevamo semplicemente distrarli!” risposi io,
guardando i samurai con un sorriso divertito “E credo che ormai possiamo dire
che il nostro compito è finito!” dissi per poi comporre un sigillo e sparire in
una nuvola di fumo, seguita da tutti i miei compagni.
Eravamo riusciti a
inoltrarci in territorio nemico, grazie all’ausilio delle nostre copie e non ci
restava altro che trovare il nascondiglio di Kabuto.
A giudicare dal disegno di Naho dovevamo essere nel
luogo giusto, anche se ai miei occhi quello chemi appariva davanti era solo un alto muro di roccia.
“Sakura!” mi chiamò
Sasuke facendosi raggiungere. Mi indicò di guardare
per terra, dove si notavano delle impronte. Erano molto piccole, proprio come
quelle dei bambini.
“Kumiko!” dissi in un sussurro e Sasuke
non potè fare a meno di annuire.
Sora attivò subito
il byakugan per controllare i dintorni “Non vedo
nessun tipo di chakra, ma vi è una galleria qui
sotto!”
Come detto dall’ex
allievo di Naruto, trovammo l’ingresso della
galleria, ma notammo che era troppo stretta perché potessimo entrarvi.
“Dov’è quell’Inuzuka quando serve!” sbuffò Sasuke
per poi squadrare dalla testa ai piedi Sora ed Eichi.
“P-perché ci guardi così?” chiese Eichi.
“Bhe noi siamo i più piccoli e uno di noi due potrebbe
riuscire a passare!” disse Sora intelligentemente.
“Eh no, io soffro
di claustrofobia!” disse Eichi tirandosi indietro “E
poi chi mi tira fuori se rimango bloccato?”
“Nessuno!” disse Shikamaru.
“Già, è appunto questo
che temo!”disse Eichi
sconsolato.
“Non vi guardavo
per un motivo preciso, stavo riflettendo. Potremo usare lo stesso metodo che ha
usato Naruto per arrivare fin quì!”
continuò l’Uchiha. “Uno di noi può intrufolarsi nella
galleria prendendo le sembianze di Kumiko o Naho e noi altri entreremo dall’entrata principale e se Kabuto salta fuori, lo elimineremo!”
“La fai facile tu!”
disse Shikamaru. “Kabuto
non sarà così facile da sconfiggere e se Naruto è
stato rinchiuso, non è che abbiamo molte possibilità. Se in questi anni noi ci
siamo allenati e migliorati, lo stesso vale per quella serpe e non so quante
possibilità abbiamo di riuscire a batterlo!” disse Shikamaru,
dando voce ai pensieri di tutti.
“Allora lasciamo Naruto là dov’è!” disse Sasuke
incrociando le braccia.
Shikamaru lo osservò e
sbuffò recandosi verso l’entrata. L’Uchihasogghignò soddisfatto e seguì il Nara.
“Sei sicura di
volerlo fare Sakura-san?” mi chiese Sora mentre
componevo i sigilli per la trasformazione. Ero convinta di quanto stavo per
fare e il ragazzo dovette comprendere la risposta dal mio sguardo determinato.
La galleria era
stratta e buia. Di tanto in tanto allungavo il braccio per controllare che vi
fosse il via libera e che nessun cedimento avesse reso impossibile il mio cammino.
Stavo strisciando
da diversi minuti e sentivo l’aria cominciare a mancarmi, cominciai a
preoccuparmi della situazione quando una luce, seppur debole, mi indicò la via
da seguire e dell’aria cominciò nuovamente a entrarmi regolarmente nei polmoni.
Come Kumiko mi aveva informato, mi ritrovai in un luogo
squallido e per di più rinchiusa in una cella. Non perdetti tempo a pensare a
dove mi trovassi o altro, mi precipitai immediatamente su Naruto.
Mio marito era
steso a terra. Le sue condizioni non erano delle migliori, aveva l’affannoe sudore che gli impregnava la fronte e i
capelli.
“Naruto!” lo chiamai accarezzandogli il volto pallido.
Lo vidi aprire
leggermente gli occhi e lo vidi sussultare quando mi vide “K-Kumiko…p-perchései…”
“Ssssh, tranquillo!” dissi sciogliendo la trasformazione
“Sono Sakura! Kumiko è al sicuro!”
Sgranò il più
possibile gli occhi per poi dirmi “”Sakura…c-come sei
arrivata fin qui?” disse alzandosi leggermente facendo leva sul bracciodestro “Devi a-andartene. Se Kabuto t-ti trova qui lui…” non
riuscì a terminare la frase che le forze lo abbandonarono costringendolo
nuovamente a sdraiarsi.
“Me ne andrò, ma
non senza di te!” dissi per poi osservargli la ferita al braccio. Non
sanguinava più ma aveva un aspetto orribile e qualche animaletto aveva preso a
passeggiare tranquillamente sulla ferita. Aveva fatto infezione a causa di
quell’ambiente e mi morsi il labbro quando mi accorsi che il mio chakra non riusciva ad avere un pieno effetto benefico
sulla piaga.
Mi morsi il labbro
e osservai Naruto preoccupata.
“è molto…brutta?” mi chiese.
Scossi la testa
“andrà tutto bene!” dissi, ma non riuscivo a essere molto convincente,
soprattutto perché Naruto era capace di leggermi
negli occhi.
Mi alzai e con dei
calci provai ad aprire le sbarre. Erano più resistenti di quanto sembrassero e
mi vidi costretta, nonostante la pericolosità ad usare delle carte bombe.Le accesi e mi misi sopra il corpo di Naruto per proteggerlo da eventuali schegge.
Strinsi gli occhi
per proteggere anche gli occhi, ma li spalancai quando sentii un forte dolore
alla caviglia. Le La porta della prigione, a causa dell’esplosione, si era
aperta, ma questa cadde sulla mia gamba.
“Sakura!” mi chiamò
Naruto quando mi sentì trattenere un gemito di
dolore. Gli sorrisi per tranquillizzando.
“Sakura-san, Naruto-sensei!”
sentii un voce chiamarci. Riconobbi Sora e chiamandolo, lo condussi alla
prigione.
“Accidenti!” disse
quandovide quanto successo e aiutandoci
a liberarci.
“D-dove sono gli altri?” chiesi, mentre cercai di guarirmi
in parte la caviglia colpita.
“Sono qui fuori. Al
momento non sembra che Kabuto ci abbia scoperto,
quindi direi di approfittare del momento e andarcene!” mi disse sorprendendomi.
Era impossibile che non si fosse accorto che degli intrusi fossero entrati nel
suo nascondiglio e trovavo assurdo che non si aspettasse che qualcuno sarebbe
venuto a liberare Naruto.
“Possibile che
dobbiamo sempre tirarti fuori dai casini, dobe!”
disse Sasuke con aria seccata, mentre si caricava Naruto sulla spalla.
“R-ragazzi, Kabuto ha preso la
parte del mio chakra demoniaco per il suo GedoMazo…v-vuole riportare in
vita il Juubi!” disse mio marito sorprendendoci.
Finalmente ci era
chiaro quali erano le sue folli intenzioni.
“Vuole diventare il
padrone del mondo e crede di aver trovato un modo per poter controllare il
demone!”
Shikamarue Sasuke si
guardarono preoccupati.
“Dobbiamo
trovareil GedoMazo e distruggerlo prima che la rinascita del demone
si completi! Ci vorrà un po’ di tempo, affinchèKabuto sia pronto per attaccare con la sua cara bestiola, ma…se possiamo evitare che essa risorga,sarebbe meglio!”
“è semplice,
troviamo questo GedoMazo e
distruggiamolo. Dicci solo dove si trova!” disse Eichi
facendola facile.
Naruto scosse la testa
ignaro della locazione della statua.
“Aspettate!” dissi “Sicuro
di quello che stiamo per fare? Naruto non è messo
bene e…”
“Sakura…io sto bene. Questo è al momento la priorità!” mi
dissi.
Mi morsi il labbro,
ma sapevo che aveva ragione.
“Vedo una massa
concentrata di chakra da quella parte!” ci informò
Sora, facendoci fa guida.
“Attento Sora,
potrebbero esserci delle…” cominciò a dire Shikamaru, prima che il terreno si aprisse sotto i suoi
piedi “…trappole!” disse dopo che il tempestivo
intervento di Sasuke lo afferrasse per un braccio,
impedendogli di finire infilzato da una miriade di spuntoni che si
intravvedevano dalla nostra posizione.
“Idiota! Mi basta
un dobe da trasportare, fa in modo che non debba
portare anche te!” disse l’Uchiha seccato.
“Ehm…ragazzi” disse Eichi
attirando la nostra attenzione “Credo di aver appena premuto qualche
interruttore!” ci disse sollevando un piede da una piastrella che si era
infossata.
“Rotazione suprema!”
gridò Sora evitando così che fossimo infilzati da kunai
e shuriken.
“Insomma, possibile
che io torni utile solo per parare colpi?” disse alquanto seccato il ragazzo.
“Su amico mio, non
abbatterti, ognuno è portato per qualche cosa. Tu sei bravo a parare i colpi,
la mia specialità invece è quella di risolvere la situazione. Lasciate fare a
me e sarete in buone mani!” disse Eichibattendosi un pugno sul petto.
Naruto rise divertito,
mentre un commentino non tanto piacevole uscì dalla bocca di Sasuke.
Continuammo a
camminare e schivare trappole di vario genere. Sembravano non finire più.
“Fermatevi!” disse Naruto e scendendo dalle spalle dell’Uchiha.
“Naruto, non sei in condizioni di…”
cominciai col dire, ma essomi fermò.
“Tu cammini
nonostante la caviglia, io posso rendermi utile anche in mancanza di chakra e con un braccio fuori uso!” ci disse per poi chiederci
di fare silenzio.
“Il gedoMazo non è da quella parte!”
ci disse.
Tutti lo guardammo
stralunato.
“Ma certo che è di
qua, se no perché mettere tutte queste trappole?” ci disse Eichi.
Naruto lo guardò
seriamente, per poi spostare lo sguardo sull’altro suo allievo “Sora, di che
colore è il chakra concentrato che vedi?”
“Ehm…azzurro!” disse Sora confuso.
“Non vi sembra
strano che il chakra demoniaco sia esattamente dello
stesso colore di quello umano e che nonostante tutte queste trappole, Kabuto non sia ancora intervenuto a fermarci dal nostro
intento. Quell’essere è stato chiaro sul fatto che non voleva uccidermi, ma se
tentiamo di mandare all’aria il suo piano, non pensate che ce lo impedirebbe?
Secondo me queste trappole, che non sono poi complicate da eludere per dei
ninja come noi, direi che sono state piazzate, insieme a quel chakra, per depistarci!”
Shikamaru sospirò “Mi
sembrava ci fosse qualcosa che non va!”
“Perché non hai
detto niente?” lo rimproverò l’Uchiha.
“E tu?” disse il Nara convinto che anche il suo compagno si fosse accorto
della stranezza.
Naruto sembrò
concentrarsi nuovamente “Avverto un forte ammontare di chakra
dalla parte opposta. Ora possiamo continuare la nostra missione o andarcene
earchitettare qualche piano per
combattere quella creatura!” disse serio.
“Io opterei per la
prima. Ormai siamo quì!” disse Eichi.
“Anch’io! Non so
molto sul Juubi, ma ne ho sentito parlare da Orochimaru e sembra sia impossibile da fermare e che abbia
un potere immenso a cui nessuno si può opporre!” disse Sasuke.
Fummo tutti d’accordo
e questa volta non fu difficile giungere a destinazione. Arrivammo davanti a un
veicolo cieco apparentemente, ma che si apriva a comando. Non avemmo nemmeno il
tempo dicapire come aprire quella porta,
che essa si aprì da sola, mostrandoci il contenuto della stanza che proteggeva.
“Bene, bene, bene.
ce ne avete messo di tempo per giungere a destinazione, ninja di Konoha!” disse Kabuto
accogliendoci “calorosamente”.
Finalmente erano
arrivati. Non mi aspettavo che ci mettessero tutto quel tempo a scoprire che il
mio non era altro che un trucchetto per depistare i
curiosi.
Sorrisi divertito a
vedere le loro facce una volta che le porte si aprirono, permettendo loro di
vedere l’imponente GedoMazo.
I loro volti
sbalorditi ammiravano l’enorme statua contenente tutti i nove chakra dei demoni codati,
appartenente un tempo a MadaraUchiha
e ora in mio possesso.
Ero sicuro che
quell’idiota sarebbe perito durante la quarta guerra ninja e io non aspettavo
altro che quel momento giungesse, per impossessarmi del suo progetto di
resuscitare il juubi.
Ora finalmente il
momento era arrivato. Presto avrei viaggiato di paese in paese sulla testa del
mio servo, terrorizzando chiunque sul mio cammino e prendendo controllo di
tutti gli stati dopo averli fatti cadere in miseria. Avrei cambiato il mondo
creando un’unica terra, sotto un unico sovrano: me.
“Cosa sono quelle
facce?” dissi loro schernendoli. “Il juubi non si è
ancora svegliato, risparmiate la sorpresa e il terrore per quando questo
metterà realmente piede nel nostro mondo!” dissi per poi scoppiare a ridere.
Era tremendamente
divertente bleffarmi di quelle povere formiche di Konoha.
“Bastardo, ti
fermeremo ancora prima che quel coso possa iniziare a muoversi!” mi disse Naruto.
Lo guardai. Aveva
un’aria determinata, proprio come i suoi compagni.
“Non farmi ridere,
tu in quelle condizioni vorresti fermare la mia creatura?” gli dissi. Ero piuttosto
curioso di vedere cosa avesse in mente.
“Non è da solo e si
dia il caso, che noi siamo in perfetta forma e ti distruggeremo!” disse colui
che doveva essere il figlio del copia-ninja…chissà se
era abile come il padre.
“Eichi, evita di provocarlo!” disse Sakura.
Sorrisi e risposi
“Sia che mi provochiate o meno, ho già deciso il vostro destino!”
“E quale sarebbe?”
chiese il mio vecchio compagno Sasuke.
“Dato che proverete
sicuramente a mettermi i bastoni tra le ruote, direi che vi distruggerò!” dissi
per poi scendere dalla testa del GedoMazo, in modo tale da osservarli più da vicino.
“Mi sembra una
scelta alquanto stupida quella da voi presa, soprattutto da parte vostra, Naruto e Sakura!”
Gli interpellati mi
fulminarono con lo sguardo.
“Avreste potuto passare
qualche momento tranquillo con le vostre due insopportabili figlie e invece…le lascerete orfane ancora prima che possano
conoscervi a fondo!”
Naruto mi attaccò con un rasengan, spuntando fuori dal terreno. Riuscii a schivarlo,
ma ammetto che non avevo fatto caso ad alcun tipo di movimento che mi facesse
pensare ad un attacco sorpreso.
“I miei complimenti
Naruto. Stranamente sei riuscito a cogliermi di
sorpresa. Cos’è la tua permanenza in cella, ha fatto sì che tu tirassi fuori le
tue reali capacità?”
“Ora non ci sono le
mie bambine da proteggere e posso dar sfogò alla mia rabbia senza paura di far
loro del male!” disse stringendo il pungo destro.
“E come pensi di
fare con quel braccio fuori uso?” gli chiesi, ma a quanto sembrava, quello era
uno dei suoi ultimi problemi.
PovSasuke
Mi sembrava quasi
di essere tornato a sei anni prima. Eravamo più o meno le stesse persone di
quel giorno.
Ma questa volta non
sarebbe finita tragicamente come la volta scorsa. Nessuno di noi era incapace
nel difendersi e potevamo attaccare senza dover proteggere nessuno…questofinchè qualcuno di noi non si fosse ferito
seriamente. Solo Naruto sembrava malmesso, ma a
leggere la sua solita determinazione nei suoi occhi, non mi posi il problema di
doverlo tenere d’occhio.
Ovviamente ci
preparammo tutti a combattere. Cinque contro in un incontro ufficiale non
sarebbe stato leale, ma con Kabuto forse eravamo
ancora troppo pochi. Era uno solo, ma non sapevamo come, aveva una resistenza
sorprendente.
Forse era diventato
anche immortale, proprio come Orochimaru, sebbene
alla fine anch’egli avesse fatto una fine che non definirei dignitosa.
Ci dividemmo in due
gruppi. Io, Naruto e Shikamaru,
ci saremmo occupati di quell’essere, mentre Sakura, Eichi
e Sora, si sarebbero occupati del GedoMazo, cercando di distruggerlo in qualche modo.
Fu difficile
convincere Eichi a svolgere il suo compito. Voleva a
tutti i costi scontrarsi con Kabuto.
Ero contrario, ma Naruto mi disse di lasciarlo fare.
Non capivo per
quale motivo quel dobe mettesse così a repentaglio la
vita di un suo allievo, nonostante non fosse al sicuro nemmeno svolgendo il
compito da me assegnato, ma poi capii.
Eichi contento
dell’opportunità datagli dal suo sensei, si buttò
nella mischia, ma quando venne colpito, a parer mio non così forte come si
sarebbe meritato, Naruto gli chiese con aria di
rimprovero se volesse continuare a fare il gradasso.
Fu così che Eichi decise di seguire gli ordini da me impartiti,
nonostante il suo orgoglio fosse stato macchiato.
Naruto mi diceva spesso
che con il figlio di Kakashi ci volevano le maniere
forti.
Kabuto se ne stava
davanti a noi con le braccia conserte con un ghigno fastidioso sul volto. Non
sembrava minimamente preoccupatodel
nostro attacco per distruggere il GedoMazo.
“Attenzione ragazzi,
quello ha qualcosa in mente. È troppo sicuro di sé!” disse Shikamaru
non staccando gli occhi dal nemico, come se stesse cercando di leggergli nella
mente.
“Ci starà
nascondendo qualcosa, come è solito fare!” disse Naruto
“Ma non sarà questo a fermarmi!” disse tirando fuori diversi kunai per poi lanciarli verso Kabuto,
senza nemmeno mirare.
“è inutile, un paio
di kunai lanciati malamente, non serviranno a
fermarmi, né basteranno due chuunin e un jounin a bloccare la mia creatura!” disse convinto Kabuto prima di cominciare ad attaccarci con sorprendenti
attacchi a cui difficilmente riuscimmo a rispondere.
Anche un piano
architettato da Shikamaru non fu abbastanza per
sconfiggere quella serpe.
Era raro che ciò
avvenisse, anzi non ricordo nemmeno una volta in cui sia successo.
“Non facciamoci
prendere dal panico. Tutti hanno un punto debole, basta capire quale è quello
di Kabuto!” disse Naruto
stringendosi il braccio ferito, ansimando.
Gli faceva male e
gli creava parecchi disturbi nel combattimento. Era in grado di creare dei rasengan anche con una sola mano, ma già solo per attuare
il kagebushin serviva
comporre dei sigilli con entrambe le mani.
Sentimmo un urlo,
prima di girarci e vedere Sakura, Eichi e Sora venire
sbalzati via.
Lottavamo già da
diverso tempo e la nostra concentrazione sulla battaglia, non ci aveva fatto
accorgere che i nostri amici avevano dei problemi a distruggere la statua.
Naruto corse accanto a
Sakura quando questa cadde malamente a terra e anch’io mi avvicinai per capire
qualcosa.
“C’è una barriera a
proteggere il GedoMazo. È
molto spessa e sembra respingere qualsiasi nostro attacco!” disse Sora con il byakugan attivato.
“Troveremo un modo
per distruggerlo. Alla fine è solo una barriera di chakra.
Non può essere indistruttibile!” disse Eichi
asciugandosi il sudore della fronte.
“Poveri illusi!”
cominciò Kabuto “Credete davvero che sarebbe stata
così facile? Quella barriera è composta dal chakra di
tutti i demoni, è praticamente indistruttibile. Anche volendo, nemmeno io sarei
più in grado di fermare la rinascita del juubi. Ci
vorrà un po’ a causa della mancanza dell’adeguato chakra
del Kyuubi, ma presto, quando tutti e i nove occhi,
saranno nuovamente chiusi, il Juubi rinascerà!”
Guardai la statua.
Aveva tutti e nove gli occhi aperti. Sapevo che ad ogni occhio, corrispondeva
un demone ed ognuno di essi si era aperto quando aveva introdotto al suo
interno il chakra di un bijuu.
Questo stava a significare che, appena completata la chiusura di un occhio, uno
dei demoni era stato completamente assimilato e non corrispondeva più a un’unica massa distinta.
In quel momento
solo un occhio, il primo, cominciava a chiudersi. Esso era semi aperto e non
sembrava voler procedere oltre. Sperai che in qualche modo il procedimento di
rinascita si fosse interrotto, ma sapevo che non era così…era
solo lento, ma presto tutti e i nove occhi si sarebbero chiusi.
Un gemito di dolore
mi fece destare dai miei pensieri. Naruto era caduto
in ginocchio e si teneva dolorosamente il braccio ferito.
Non aveva una bella
cera e il fatto che Sakura non fosse riuscita a curarla come si doveva, era
preoccupante.
“Naruto, stai bene?” chiese Sakura reggendolo.
Naruto sorrise
debolmente, aprendo un occhio per guardare la sua donna “Non proprio!”
“Tu riposa, ci
penseremo noi a combattere quel verme!” disse Shikamaru.
“N-no…va tutto bene. Sakura, quali sono le condizioni del
mio braccio?” chiese il mio compagno.
Vidi Sakura
mordersi il labbro, cosa che non prevedeva niente di buono.
“Naruto…io…”
“Dimmi la verità.
Ho capito dalla tua espressione che è messo male e non dirmi cosa ha questa
ferita, non la farà guarire. Dimmi piuttosto, è curabile o come penso io è
troppo tardi?” chiese.
Spalancai gli
occhi. Non avevo nemmeno pensato alla possibilità che quella ferita potesse essere
di una tale gravità.
“La ferita ha fatto
infezione ed parte è andata in cancrena. Se non fermiamo l’infezione, si
estenderà in tutto il corpo e…morirai!” disse Sakura
abbassando la testa “L’unico modo è…”
“Amputare il
braccio!” disse Naruto sospirando.
Sakura annuì.
Naruto chiuse gli occhi e
si alzò in piedi e sollevando a fatica il braccio ferito e tendendolo, mi disse
“Sasuke, taglia il braccio!”
Tutti sussultammo
non capendo cosa gli passasse per la testa.
“Che diavolo stai
dicendo teme!” dissi urlando.
Sakura intervenne
immediatamente “Naruto, non fare stupidaggini. Tagliare
il braccio aiuta a non far diffondere l’infezione, ma moriresti per
dissanguamento!”
Naruto la guardò e
sorrise “Perché dovete sempre pensare che io sia pazzo?”
“Ti devo far notare
che tipo di richiesta mi hai appena fatto?” gli dissi con i nervi a fior di
pelle.
“Volete aver un po’
di fiducia in me?” disse cominciando a scaldarsi. Era serio, serissimo e quella
scenata, che speravo fosse uno scherzo, non si concluse in poche parole.
“Naruto!” disse Sakura, supplicandolo di non compiere gesti
avventati.
Naruto mi guardò con aria
determinata, il che mi convinse. La sua impulsività d’altronde ci aveva salvato
parecchie volte.
“D’accordo!” dissi
voltando infastidito dalla parte opposta.
Cominciai ad
estrarre la lama. Il tempo sembrò rallentare e in una serie di immagini vidi
quanto stesse accadendo. Eichi che provava a fermarmi
dal mio intento, Sora e Shikamaru che cercavano di
allontanarlo e tenerlo fermo e infine, la lama dellamia katana che tagliava con un colpo netto,
l’arto del mio compagno.
Naruto non potè fare a meno di urlare e cadde nuovamente a terra,
tenendosi la ferita come a voler fermare l’emorragia.
Sakura prontamente
losoccorse, ma esso le disse di starle
lontana.
“Allontanatevi…tutti!”ci gridò con una voce tremante.
Lentamente lo
vedemmo ricoprirsi di chakra, inizialmente azzurro,
che piano piano si tinse di rosso. Andò a coprirlo
come se indossasse un abito e ricoprì anche quel braccio che non c’era più,
come se esso fosse ancora al suo posto.
Urlò per
sprigionare maggiore potenza e un bagliorefastidioso si sprigionò, costringendoci a coprire gli occhi.
Quella forte luce
non durò a lungo, ma quando potemmo nuovamente guardare in direzione del nostro
compagno, rimanemmo a bocca aperta.
“Naruto…il tuo braccio è…è
ricresciuto!” disse Sakura dando voce allo stupore di tutti.
Il ninja più
imprevedibile di Konoha aveva nuovamente colpito.
Avevo lasciato
tutto al caso o per meglio dire a una sensazione.
Non sapevo se
agendo in quel modo avrei compiuto una pazzia o meno, ma il mio intuito mi
diceva che era la cosa giusta.
Avevo avuto la
sensazione che Kurama fosse accanto a me e che in un
modo o nell’altro mi indicasse le azioni da compiere.
Non avevo la minima
idea di aver un potere del genere, un potere in grado di rigenerare parti del
mio corpo.
Kurama mi aveva parlato
della sua capacità, come anche dei altri bijuu, di
ricreare le sue code nel caso fossero state tagliate, ma lui era il demone
dalle nove code, il solo ed unico, mentre io ero solo un umano con in corpo il
potere di un demone. Ringraziai mentalmente Kurama e decisi
di perdonarlo del tutto, nonostante il casino che aveva combinato al mio chakra ancora prima che nascessi. Come tutte le cose, anche
possedere il potere di un demone, aveva rivelato sia lati negativi che positivi
e il fatto che non rischiassi di perdere un arto, lo consideravo estremamente
positivo, anche se sperai vivamente che una situazione del genere non mi si
presentasse mai più.
Mi sentivo
decisamente meglio e carico, pronto a ricominciare la mia battaglia contro Kabuto e il GedoMazo.
I miei compagni ci
misero un po’ a riprendersi, troppo sorpresi da quanto era successo.
“Se quello di farti
ricrescere il braccio era il tuo asso nella manica, mi sa che non sarà
sufficiente!” cominciò col dire Kabuto. “Vi concedo
per l’ultima volta la possibilità di andarvene!”
“E per l’ennesima
volta noi rifiutiamo il tuo cortese invito! Ti fermeremo costi quel che costi!”
dissi, lanciando poi uno sguardo di intesa a Naruto e
Shikamaru, i quali annuirono.
Il sorriso di Kabuto cambiò in una smorfia infastidita e si preparò
nuovamente a combattere.
Sta volta nessuno
si sarebbe risparmiato e ognuno di noi avrebbe dimostrato la sua forza di
volontà, ma soprattutto il desiderio di voler proteggere il mondo in cui
vivevamo.
Sasuke corse incontro a Kabuto, mentre quest’ultimo correva contro il mio compagno ben
armato. Entrambi si muovevano con estrema agilità e velocità, tanto che per un
occhio non allenato, pareva di vedere solo delle scintille che si creavano con
lo scontrare delle armi di entrambe le parti.
Mentre il nostro
avversario era occupato a tenere testa all’Uchiha, Shikamaru gli corse dietro le spalle per attuare la sua
tecnica della cucitura dell’ombra, in modo tale da riuscire a legare Kabuto. Se fossimo riusciti a renderlo inoffensivo, per noi
sarebbe stata quella rivincita, che da anni desideravamo prenderci nei suoi
confronti, ma come temevamo, non si rivelò così semplice.
L’ombra allungata
del mio compagno, creata dalle numerose fiaccole all’interno della stanza, si
staccò da terra e, dividendosi in quattro e dirigendosi verso il nemico, cercò
di intrappolarlo.
Kabuto però non si fece
trovare impreparato e saltando in aria, fece sì che fosse Sasuke
quello intrappolato nella morsa del Nara, che
provvide immediatamente a sciogliere la tecnica.
L’Uchiha non si risparmiò dall’insultare il compagno per
l’errore commesso.
Kabuto sogghignò vedendo
la scena…si stava proprio divertendo a scontrarsi con
noi, ma non si accorse di un rapido movimento dietro di sé, mentre era ancora
in aria.
Componendo una
serie di sigilli, scomparvi dalla mia postazione, per ricomparire alle spalle
del nemico. Lo colpii con un calcio ben assestato alla schiena, facendolo volare
verso il basso, per poi riutilizzare la stessa tecnica di teletrasporto di poco
prima per colpirlo con un rasegan nello stomaco,
senza dargli la possibilità di contrattaccare.
“Finalmente sei
riuscito a usarla come si deve quella tecnica, dobe!”
mi disse Sasuke compiaciuto del risultato, dopo che mi
aveva visto lavorare a lungo per riuscire a padroneggiare la tecnica di mio
padre: la dislocazione istantanea.
La trovavo alquanto
complicata, in quanto necessitava di un ottimo controllo del chakra, una materia in cui non ero mai stato bravo. Era
Sakura quella abile e scommetto che provandoci, non avrebbe avuto tutte quelle
difficoltà che avevo incontrato io per impararla.
Sapevo usare la
dislocazione istantanea già da un po’, ma la mia incertezza nel padroneggiarla
come si deve, mi aveva sempre fatto stare attento dall’usarla in missione.Invece nello scontro con Kabuto
dovevamo tentare tutto o per tutto. Per noi c’era o la vittoria o la sconfitta
e decisi di tentare nella speranza di riuscire nel mio intento.
“Wow, sembravi un fulmine…Naruto-sensei, insegni anche a me quella tecnica?”
chiese Eichi entusiasta, distraendosi dal suo
compito... per quanto vedessi che i risultati ottenuti fino a quel momento per
distruggere quella schifosa barriera che proteggeva erano pessimi. Quel GedoMazo era davvero
indistruttibile.
“Vedremo…adesso concentriamoci sul bersaglio. Purtroppo
questo non è sufficiente per sconfiggere quella serpe!” dissi, più a me che
agli altri.
Kabuto si rialzò presto
dalle macerie della parete contro cui era andato a sbattere e, seccato,
constatai che non aveva riportato molti danni. Gli usciva solamente del sangue
da un taglio sulla testa, che prontamente si curò con le sue arti mediche.
“Quindi la tua
pessima mira nel lanciarmi i kunai era solo una
tattica per non farmi sospettare a un tuo successivo attacco, utilizzando la
tecnica del fulmine giallo!” disse Kabuto alquanto scocciato,
per poi liberare qualche serpente ordinando loro di mangiare le armi in modo
tale che io non potessi più usufruire della dislocazione istantanea.
Poco male, non
credevo di riuscire a ingannare nuovamente Kabuto con
la stessa tattica, ma almeno una volta la soddisfazione di colpirlo, l’avevo
avuta.
PovEichi
Avevo sfoderato i
miei colpi migliori, tra cui il raikiri, insegnatami
da mio padre. Era la mia tecnica preferita e puntavo molto su di essa, ma
purtroppo la barriera che proteggeva il GedoMazo aveva annullato anche quella.
Non sapevo più che
pesci pigliare e come me anche Sora e Sakura.
Fra di noi, Sakura
era quella più potente, anche se non l’avevo vista molte volte in azione, ma
sapevo che i suoi pugni erano micidiali. Se valevano almeno la metà di quelli
di Tsunade…mi vengono i brividi solo a pensarci. Sta
di fatto che neanche lei potè molto. Eravamo tutti
con l’affanno dopo gli innumerevoli tentativi. Ci guardammo, nella speranza che
qualcuno di noi avesse qualche idea.
“Credo che sia
impossibile da abbattere! Cosa può il nostro chakra,
contro quello di nove demoni codati?” disse Sora
sconsolato. Sakura aveva lo sguardo fisso sulla statua. Era concentrata, come se
stesse elaborando qualche strategia, ma la mia speranza di udire qualche piano
infallibile venne distrutta, perché anch’ella, abbassando la guardia, disse “Sora
ha ragione!”
“No, non anche tu!”
dissi sconsolato. Se ci arrendevamo era finita.
“Eichi, Naruto non ti ha mai detto
che riconoscere le proprie debolezze non è un segno negativo?” mi chiese.
“Si, qualcosa del genere…!” dissi, ma in realtà non ascoltavo molto Naruto-sensei quando mi faceva certe prediche. Io non
volevo dimostrami debole.
“è inutile tentare
e ritentare. Non siamo in grado di scalfirlo. Dobbiamo trovare un altro modo
per annientarlo!” disse Sakura.
“Quindi dovremo
aspettare che il juubi rinasca?” chiese Sora,
facendomi sussultare.
“Stai scherzando
vero? è da ore che dite che il juubi è talmente tanto
potente che nessuno può tenergli testa. Se nemmeno Kurama
può essere sconfitto da un essere umano in maniera definitiva, senza ricorrere
a sigilli o roba del genere, come possiamo contro una creatura così…così…” cominciai col dire cercando di far ragionare
Sakura, ma ella mi fermò dicendomi “Un grande potere, spesso corrisponde a un
grande punto debole. Tutti abbiamo un tallone d’achille
e questo vale anche per il juubi. Punteremo su quello
una volta tornato in vita!” disse sicura di sé.
“Punto debole…puntodebole…” cominciai a
bisbigliare, mentre i miei occhi si spostavano sull’incontro.
Ebbi un’idea.
“Sora, attiva il byakugan e osserva attentamente Kabuto
e dimmi cosa vedì? Se non possiamo fare niente contro
il GedoMazo, cerchiamo di
renderci utili contro Kabuto!” gli dissi,
sorprendendo sia il mio compagno che Sakura.
Sora fece quello
che gli dissi e dopo qualche minuto, disattivando la sua arte oculare disse “Ho
notato qualcosa di strano…Ha una percentuale di chakra maggiormente intensificata alla base della spina
dorsale!”.
Cominciai a
riflettere sul significato di quella quantità di chakra
in quella determinata zona.
“Ho capito! Siete dei
geni!” ci disse Sakura.
Sia io che il mio
compagno ci scambiammo degli sguardi confusi, non capendo il motivo delle sue
parole.
“Guardate Kabuto e il suo modo di muoversi, non vi sembra…” comiciò la donna “…umanamente impossibile?” disse Sora terminando la frase.
Ormai il mio compagno con l’anatomia umana se la cavava abbastanza bene. Di
certo più del sottoscritto.
“Ma è normale, è
una specie di serpente!” le ricordai, ma esse ricordò a me che Kabuto era pur sempre un essere umano.
PovSasuke
La lotta stava andando
avanti troppo per le lunghe e tutti noi cominciavamo a sentiregli effetti della battaglia. Nessuno era ferito
in modo grave, grazie all’intervento dell’altro in momenti critici, ma la
fatica cominciava a toglierci il fiato.
“Naruto, qui dobbiamo concludere e alla svelta!” dissi al
mio compagno che, dopo aver sferrato un attacco schivato da Kabuto
piegandosi all’indietro, mi affiancò.
“Sono aperto a
qualsiasi idea!” mi rispose.
“Distraetelo ancora
per un po’, devo riflettere!” disse Shikamu
inginocchiandosi e assumendo la sua solita posizione di meditazione.
Fortunatamente non
ci volle molto prima che ci esponesse la sua idea “Naruto,
Sasuke unite i vostri chakra
elementari! Sasuke tu utilizza la palla di fuoco
suprema, tu Naruto utilizza il chakra
del vento e uniteli!”
Naruto guardò il nostro
compagno “è troppo pericoloso. Il vento alimenta le fiamme in modo esorbitante.
Se uniamo le nostre forze in una stanza chiusa, voi non avrete scampo, il fuoco
avvolgerà tutto!” disse giustamente, ma Shikamaru
aveva pensato anche a quello.
“Ci penserò io a
proteggere i ragazzi e Sakura, voi fate quello che vi ho detto! Kabuto non avrà scampo” ci disse.
“Si, se si nasconde
sotto terra!” dissi arrivando a distruggere l’unica speranza che si era
insinuata nei loro cuori.
“Io dico di
tentare, male che vada, siamo comunque tutti spacciati!” disse Shikamaru alzando le spalle seccato.
“D’accordo allora,
prepariamoci!” disse Naruto cominciando a
concentrarsi, seguito dal sottoscritto.
“Avete finito di
parlare? Comincio ad annoiarmi!” disse Kabuto, ignaro
di quanto stavamo per fare. Era sicuro che ne sarebbe uscito incolume da quello
scontro e la sua presunzione poteva essere una carta vincente per noi.
Immisi aria nei
polmoni e successivamente “Katon–Goukakyuu
no jutsu”. Una palla di fuoco enorme si sprigionò
dallamia bocca.
Vidi Naruto allungare la mano verso l’elemento e immettere al
suo interno il chakra del vento. Come le previsioni
di Naruto avevano predetto, il fuoco si espanse a
dismisura ad alta velocità, ma qualcosa che non era nei piani ci sorprese.
Vedemmo Kabuto pronto a nascondersi sotto terra come temevamo, ma
improvvisamente la comparsa di Eichi e Sora, lo fermò
dal suo intento. I ragazzi lo colpirono alla schiena alla base della spina
dorsale, riuscendolo così a stordirlo. Kabuto era
spacciato, ma allo stesso tempo lo erano gli allievi di Naruto.
“Eichi, Sora!” gridò il mio compagno fermando il suo chakra, nella speranza di fermare la tecnica, ma la potenza
ormai immessa della palla di fuoco suprema, l’aveva resa inarrestabile.
Spero
che non vi siate scordate di me e spero anche di non aver fatto troppi errori. È
da tempo ormai che non scrivo più e sono un po’ arrugginita.
Nella
speranza che il capitolo sia di vostro gradimento…
Buona
lettura
Capitolo 25: Ritiro
PovShikamaru
Non ne ero certo, ma credevo che la nostra unica speranza di vincere su Kabuto, fosse l’unione tra il potere di Naruto
e quello di Sasuke. Se singolarmente i due erano ottimi
ninja, unendo le forze, diventavano praticamente inarrestabili. Per questo il
team 7 era uno dei team migliori che Konoha avesse
mai avuto.
Ma se esso grazie alla presenza di Naruto era
imprevedibile, lo stesso valeva per il team dell’Uzumaki.
Immaginate la mia sorpresa quando, raggiungendo Sakura per proteggerla,
scoprii che i ragazzi si trovavano sulla traiettoria della palla di fuoco
suprema di Sasuke.
“Eichi, Sora!” urlò Naruto
guardando l’imminente tragedia.
Il tempo rallentò in quell’istante e le fiamme si avvicinarono
lentamente verso i due ragazzi, fino a raggiungerli.
In quel momento il tempo riprese a scorrere normalmente e il fuoco si
spense, lasciando tutti noi col fiato sospeso, me soprattutto.
Il fumo usciva copioso dalle rocce incandescenti e l’aria si era fatta
d’un tratto pesante e bollente. Si sudava come se ci trovassimo in un forno e
io, mi sentii ad un tratto mancare.
Caddi in ginocchio reggendomi con le bracci per non cadere lungo disteso
a terra. Avevo sprecato una grande quantità di chakra,
ma fortunatamente ero riuscito nel mio intento.
Sakura mi soccorse subito, ma non avevo bisogno di cure, ma di un bel
letto comodo dove riposare.
“Ottimo lavoro Shikamaru, siamo tutti salvi
grazie a te!” mi disse l’Haruno riconoscente.
Ero riuscito miracolosamente a proiettare un’ombra a protezione dei due
ragazzi, che li avvolse formando una cupola che non li facesse colpire dalla
tecnica combinata di Naruto e Sasuke.
Non so come potei superare in velocità, quella palla di fuoco e soprattutto a
contrastare la sua potenza. Avevo faticato moltissimo e mentre sentivo il fuoco
premere contro il mio scudo d’ombra, temetti di non farcela. Fortunatamente
resistetti e sebbene in quel momento mi sentissi a pezzi, ne era valsa la pena.
Eravamo tutti sani e salvi.
“Ragazzi, tutto bene?” chiese Naruto una volta
che i due ragazzi si furono avvicinati.
“Ce la siamo vista brutta, ma tutto bene!” disse Sora.
“Non so tu, ma io mi sono visto passare davanti tutta la mia vita e ho
realizzato una cosa...”disse Eichi.
“Si, che non ho mai avuto una ragazza!” disse Sora sconsolato.
“E che se ne frega, stavo parlando di me!” disse Eichi
interrotto nel suo discorso.
“Ragazzi vi ricordo che siamo ancora nel mezzo di un combattimento. Non
sappiamo se Kabuto è stato annientato!” disse Sasuke guardandosi intorno.
“Eh no, se abbiamo rischiato la vita inutilmente per eliminarlo, giuro
che lo ammazzo con le mie stesse mani quel verme!” disse Eichi
scocciato.
“A proposito, che avete combinato?” chiese Sakura curiosa. I ragazzi a
quanto pare aveva agito di testa loro, senza informare nemmeno lei.
Anche noi altri eravamo curiosi. A prima vista ci sembrava un tentativo
disperato dei ragazzi di cogliere impreparato Kabuto
e quell’azione sconsiderata avrebbe davvero potuto costare loro la vita, ma per
quanto tutti avessimo la tentazione di tirare loro le orecchie, dovemmo
complimentarci con essi, una volta venuti a conoscenza delle loro vere
intenzione.
“Quando Sora ci ha detto di aver visto una grande quantità di chakra alla base della spina dorsale di Kabuto
e Sakura ci ha fatto notare che quel bastardo si muoveva come un serpente,
nonostante fosse un uomo, ho compreso che se avessimo colpito quel punto, lo
avremmo indebolito”. Cominciò Eichi.
“In pratica Kabuto senza quella concentrazione
di chakra, non potrebbe muoversi in quel modo,
sottoporrebbe la sua spina dorsale a troppo sforzo e quindi ne se lo avessimo
colpito, lo avremmo danneggiato!” continuò Sora.
“Con uno scambio di sguardi ho compreso che Sora la pensava esattamente
come me e senza perdere un secondo, abbiamo agito, così che la tecnica di Naruto e Sasuke potesse fare
effetto!” disse Eichi con un’aria compiaciuta,
soprattutto quando ci mise al corrente della riuscita del loro piano.
Naruto era
davvero orgoglioso dei suoi ragazzi e noi non potevamo esser da meno. Quello sì
che era davvero un ottimo lavoro di squadra, ma quella momentanea felicità
venne interrotta da un rumore che ci fece gelare il sangue nelle vene.
Kabuto si tirò
su. Era malconcio e ustionato in varie parti, ma come i serpenti avevano la
capacità di cambiare pelle, la stessa cosa fece lui. Tornò come nuovo, ma era
evidente che fosse stato indebolito.
“Dannati ninja di Konoha!” disse durante la
muta.
“Che schifo, potresti andare in un'altra stanza a cambiarti!” disse Eichi non prendendo quanto stava accadendo sul serio.
“Vi farò pagare questo affronto!” disse Kabuto
minaccioso, senza più quel sorrisetto sicuro di sé. Era pericoloso, ma una
minaccia fatta con rabbia e poca lucidità era di sicuro meno pericolosa di una
fatta con piena razionalità e sicurezza di se stessi.
Avevamo la partita in pugno, in quanto il nemico cominciava a vacillare,
vi furono solo due problemi: la stanchezza che aveva colpito anche noi e
soprattutto un’imprevista ritirata di Kabuto che,
promettendoci di tornare a farci visita una volta che il juubi
si fosse completato, sparì dalla nostra vista, portandosi dietro il GedoMazo.
Eravamo salvi, ma chissà per quanto tempo lo saremmo stati e con
noi,l’intero pianeta. Anche se fossimo
riusciti a sconfiggere Kabuto in quella battaglia,
non saremmo mai stati in grado di impedire la rinascita del Juubi,
quindi prima o poi avremmo comunque avuto a che fare con il decimo demone codato, ma le cose si complicavano maggiormente se oltre a
lui, avremmo dovuto nuovamente occuparci ancora di quella serpe.
PovNaruto
Aveva avuto la netta sensazione che non saremmo riusciti a compiere
molto in questo scontro ancora prima di iniziare, ma almeno la soddisfazione di
aver preso a calci Kabuto l’avevo avuta, sebbene
quello non sarebbe mai bastato a fargli pagare tutto il male che aveva commesso
alla mia famiglia.
Quello che era fatto era fatto e noi potevamo solo andarcene da lì e
tornare alle nostre vite finchè questo ci sarebbe
stato concesso.
Aiutai Shikamaru ad alzarsi e portandomi il
suo braccio dietro al collo, gli garantii quel sostegno di cui necessitava per
restare in piedi.
Era davvero sorprendente che fosse riuscito a resistere alla potenza del
nostro attacco. Anche Sasuke lo pensava, sebbene non
lo avesse espresso a parole, sapevo cosa gli passasse per la testa.
Questo ci dimostrava per l’ennesima volta quanto forte poteva essere la
forza di volontà che ci spinge a voler proteggere i nostri amici.
Ci mettemmo più del previsto a rientrare al villaggio, ma grande fu il
sollievo quando le due enormi porte all’entrata del villaggio si pararono
dinnanzi a noi.
Venimmo subito accolti da Kakashi, il quale
preoccupato era rimasto ad attendere per tutto il tempo all’entrata di Konoha.
Gli si poteva leggere in faccia la sua delusione per non essere potuto
venire ad aiutarci e per la millesima volta ci disse quanto non gli piacesse
essere hokage, proprio a causa di non poter svolgere
missioni e lasciare il villaggio incustodito.
Mi offrì nuovamente la carica. Mi disse che ormai non dovevo più cercare
le mie figlie e che quindi potevo benissimo sostituirlo. Ma proprio adesso che
potevo passare del tempo con le mie bambine, non mi sarei rinchiuso in un
ufficio e soprattutto ora che il juubi era sul punto
di nascere, volevo combatterlo in prima linea e non mandare tutti i ninja della
foglia a combattere prima di intervenire io stesso.
“Papà, mamma!”
Sakura e io ci sentimmo chiamare e istintivamente ci girammo verso la
direzione da cui provenivano le voci.
Vedemmo le nostre bambine correrci incontro. Mi sembrava ancora una cosa
incredibile. Le avevamo trovate, tutte e due e come se Sakura avesse percepito
la mia emozione, mi strinse forte la mano, come a volermi rassicurare che
quello che stavo vivendo non era un sogno.
Naho mi piombò
in braccio, gettandomi a terra, portando con me anche il povero Shikamaru, che aveva preso a brontolare.
“Papà per fortuna stai bene. Ho avuto paura, ma sapevo che la mamma, Sasukejii-chan e Shikamarujii-chan ce l’avrebbero
fatta a portarti in salvo!”
“Grazie tante…noi abbiamo fatto le belle
statuine, Naho?” chiese Eichi,
staccandosi dall’abbraccio di Miiko che gli era andata
incontro.
Naho si grattò
la testa imbarazzata, proprio come avrei fatto io al suo posto, e facendo l’inchino
rimediò alla sua gaff “Grazie anche a voi ragazzi!”.
Spostai il mio sguardo su Kumiko, la quale era
rimasta accanto a Sakura stringendole la mano. Mi guardava con un’aria seria e
sinceramente non riuscii a capire cosa pensasse.
Mi avvicinai a lei e le chiesi come stesse.
Fortunatamente stava bene e la ringraziai per essere andata a chiedere
aiuto.
“Non l’ho fatto per te, è stato per caso che ho incontrato la mamma e…tutti gli altri!”. Ci tenne a precisare. Che non le
piacevo l’avevo capito, ma avrebbe cambiato idea…o
almeno speravo.
“Grazie comunque!” le dissi accarezzandole la testa.
“Bene, io vado a portare Shikamaru a casa e
poi me ne vado a dormire. Rapporto lo facciamo domani!” disse Sasuke allontanandosi.
“C-cosa? Ma…ma…”
cominciò a balbettare Kakashi.
“Anch’io me ne vado. Ho proprio voglia di farmi una lunga doccia!” disse
Sora imitando il mio compagno.
“Ehi…iovorrei…”
continuò a balbettare l’hokage.
“Tu invece mi devi offrire una cena. Scelgo io il posto!” disse Miiko tirando Eichi per un
braccio, il quale già piagnucolava per i soldi che avrebbe perso.
“Qualcuno mi vuole dire che diavolo è successo?” disse Kakashi vedendo tutti allontanarsi, senza che nessuno lo
considerasse.
Mi fece pena, tanto che decisi di fare rapporto io stesso, ma non prima
di aver portato a casa le mie bambine.
PovNaho.
Ormai conoscevo bene la via per tornare a casa e saltellando davanti a
tutti, facevo strada.
Ero felicissima.
Finalmente la nostra famiglia era riunita.
Mi girai verso mia sorella sperando di non trovarla incavolata come
sempre.
Non mi sorpresi di leggere sul suo visto stupore per quanto la
circondasse. Ricordo bene cosa avevo provato io a vedere lameravigliosa Konoha
e potevo bene comprenderla.
Improvvisamente mi ritrovai a pensare al nostro rapporto. Mi domandavo
se sarebbe cambiato o se avrebbe continuato a essere gelosa di me. La verità e
che avrei tanto voluto un rapporto simile a quello che c’era tra Akai e Daiki. Erano inseparabili,
al di là del legame che avevano l’uno verso l’altro.
“Papà Kurama!” urlai una volta entrati in
casa. Egli era li davanti alla porta, con i miei fratelli che giocavano a
cavalluccio sopra di lui.
“Ma guarda un po’ te! Noi due a rischiare la pelle, mentre lui se ne
stava qui tranquillo a giocare!” disse Naruto
divertito.
“E lui chi è?” chiese Kumiko, quando papà Kurama la saluto e leccò il viso. Al contrario di me non si
era spaventata a ritrovarsi una volpe, grande almeno il doppio rispetto a lei,
davanti.
“Kumiko!” urlarono Daiki
e Akai, riconoscendo mia sorella e come era previsto,
solo il secondo fece le feste a Rei, sebbene non sembrasse gradisse la cosa.
“Hai visto? Abbiamo altri due fratelli! Sono simpatici, ma Daiki ci metterà un po’ ad abituarsi a te, mentre Akai già ti adora!” dissi sorridendole.
“Certo, è un cane!” mi disse in modo sgarbato e allontanandosi da nostro
fratello.
“Adesso basta!” dissi sbattendo un piede a terra perdendo la pazienza “Non
siamo più da Kabuto, possiamo cominciare una nuova
vita e non rovinerai tutto con il tuo pessimo carattere!” le urlai “Non hai più
motivo per essere arrabbiata col mondo intero!” le dissi.
“Questo lo dici tu! E poi non ti ho mai sopportato, perché ora
improvvisamente dovrei volerti bene?!” mi chiese urlando.
Non le risposi, tanto qualsiasi cosa le avessi detto non avrebbe
cambiato niente. Il fatto di essere sorelle per lei non era importante.
Mi morsi il labbro delusa. Una mano dolce mi sfiorò la testa e girandomi
di lato, vidi papà abbassato alla mia altezza che mi sorrideva.
“Naho, tu hai avuto un po’ di tempo per
abituarti a queste novità. Kumiko è appena uscita da
un momento difficile, è dura per lei!”
Annuì. Lo sapevo questo, ma anche io avevo vissuto la sua stessa vita. L’unica
differenza era che sapevo la verità e che il male che ci veniva fatto non era
compiuto dal nostro vero papà e forse, era proprio questa coscienza a farmi
credere che ci fosse un mondo migliore che mi aspettava fuori da quelle mura di
roccia e che qualcuno là fuori mi amasse e mi cercasse disperatamente.
Il mio cuore era rimasto aperto graziea quella speranza, mentre quello di Rei si era chiuso, sperando non in
modo definitivo.
Papà Naruto era dovuto uscire a fare rapporto all’hokage e io, aspettando che tornasse per giocare con lui, avevo
deciso di passare del tempo con i miei fratelli. Akai
era davvero pieno di energie, saltava di qua e di là come un pazzo,
trascinandosi mezza casa dietro e sebbene la mamma lo rimproverasse, niente
sembrava fermarlo. Daiki non era da meno, passata la
timidezza iniziale, si scatenava e lo rincorreva per tutta la casa, per poi
ritrovarsi improvvisamente per terra a piangere per essersi fatto male.
Ma quelle lacrime
passavano subito, perché Akai lo raggiungeva e
cominciando a leccargli il viso, lo faceva scoppiare a ridere per il solletico.
Mi divertivano un
sacco quei due e di tanto in tanto, con la coda dell’occhio, osservavo mia
sorella, come se sperassi di vederla avvicinarsi chiedendoci di unirsi a noi.
Rincorrersi e giocare a nascondino era un vero spasso ed era ancora più
divertente quando anche papà Kurama, dopo essere
stato stressato da noi, decideva di partecipare. Peccato che niente in casa
fosse abbastanza grosso per nasconderlo.
Una vittoria facile
per noi.
Rei era seduta sul
divano del salotto insieme alla mamma, che aveva preso a spazzolarle i capelli.
Una cosa tipicamente femminile a cui avrei voluto partecipare, ma conoscendo
Rei, sapevo che avrebbe visto la mia intrusione come un mio tentativo di
rubarle la mamma, quindi decisi di lasciar perdere, di dare ascolto a papà Naruto, di lasciarla abituare e di aprirsi piano piano.
Papà era convinto
che prima o poi sarebbe stata lei a cercarmi e a cercare lui, anche se
quest’ultima cosa non l’aveva espressa.
“Mamma, ho fame, ho
fame, ho fame!” urlò Akai saltando sul posto.
La mamma osservò
l’ora e si accorse che il tempo era volato e che era quasi ora di cena.
Si accinse a fare
le codine a Rei per poi preparare la cena, ma mia sorella la interruppe.
“No, non voglio le
codine, voglio essere diversa, li voglio sciolti come i tuoi!” disse
sorridendole.
Mi sentii ad un
tratto triste, non so perché avesse sentito l’esigenza di cambiare pettinatura.
Le codine era l’unica cosa che avevamo in comune e ora si era sbarazzato anche
di quello. Mi sentii improvvisamente triste e dovetti trattenere le lacrime che
volevano uscire, ma resistetti poco e cercando di non farmi notare, mi recai in
camera mia.
PovKurama
Raramente mi ero
sentito felice in vita mia. Io ero solo un ammasso d’odio, che credeva di
essere incapace di provare altro, soprattutto amore, eppure Naruto
era riuscito a farmi cambiare e insieme ai miei cuccioli, a farmi conoscere
questo sentimento. Ammetto che il più delle volte era difficile. Era molto più
semplice quanto si distruggeva tutto, fregandosene del male che facevi agli
altri, ma ora potevo capire perché gli umani lottassero tanto per proteggere i
loro cari. Anche io avrei fatto di tutto per salvare i miei piccoli e se in
genere niente mi avrebbe potuto spaventare, la rinascita del Juubi mi spaventava davvero. Non lo davo a vedere, ma
sapevo di non essere forte abbastanza, non lo era Naruto
e non lo erano tutti i ninja del villaggio messi insieme.
Insomma non avrei
saputo cosa fare per risolvere questo pasticcio. Mi sentivo debole, incapace e
piccolo ed era proprio quello che gli abitanti di Konoha
avevano provato quando io attaccai il villaggio anni orsono.
Si riesce a
comprendere gli altri solo quando si indossano i panni altrui, ma nonostante
quella preoccupazione, quella prima sera con tutta la famiglia riunita mi,
cancellò tutti i brutti pensieri.
Come era ovvio che
accadesse, si sentiva un po’ di rigidità nell’aria, dovuta alla nuova
situazione, cosa che non sembrava preoccupare i due maschietti, ma Kumiko, nonostante si trovasse in una situazione
rilassante, si guardava intorno e si poteva capire che la sua testa era piena
di pensieri eNaho
rideva e scherzava, ma era nervosa. Lo percepivo dal suo chakra
e dalle continue occhiate che lanciava alla sorella e la mia percezione venne
confermata quando la vidi andare in camera con le lacrime agli occhi.
Kumiko si guardava allo
specchio meravigliata. Il suo nuovo vestito le piaceva molto e la pinzetta
messa a tenerle su i capelli che Sakura le diede successivamente, le fecero illuminare
gli occhi. Si capiva benissimo che queste bambine erano cresciute senza niente.
Lo si vedeva dal brillare dei loro occhi alla minima novità.
“Naho?” chiamò Sakura vedendo che la bambina era sparita.
“Tranquilla, è
andata in camera sua!” le dissi subito. La paura di vedere sparire una delle
due, anche se solo perché andate in un’altra stanza, le faceva temere che
qualcosa fosse successo.
Sakura si recò alla
porta della camera e aprendola lentamente, vide la bambina sdraiata sul letto
con un peluche abbracciato al petto.
“Tesoro, cosa è
successo?” chiese la donna preoccupata.
“N-niente!” disse la piccola con un singhiozzo,
istintivamente abbassai le orecchie.
“Lo sai che puoi
dirmi tutto no?” le disse Sakura facendo un passo per entrare nella stanza,
prima che Kumiko l’afferrasse per un braccio.
“Mamma, guarda!”
disse la bambina cercando di attirare l’attenzione.
Sakura avrebbe
voluto dire alla bambina di aspettare un attimo, ma da quanto mi aveva detto Naruto, tra lei e Naho c’erano
problemi, soprattutto legati sulle preferenze di colui che fino a qualche
giorno prima Kumiko chiamava padre.
Volevamo evitare
che iniziasse a pensare che Sakura preferisse Naho a
lei e decidi di parlare io con Naho, lasciandola a Kumiko.
Naho era molto matura
per la sua età e avrebbe compreso che quelle attenzioni verso Kumiko non erano dovute a preferenze.
Saltai sul letto
facendolo sprofondare e osservai Naho dall’alto al
basso.
Ella mi osservava
con i suoi occhioni azzurri tanto simili a quelli di Naruto e asciugandosi le lacrime disse “Papà, credi che Rei
mi odierà per sempre?”
Mi sorprese quella
domanda, soprattutto dato che sarebbe stato più logico il contrario, in quanto
molto simile a me, anche se dato le sue sembianze umane non sembrava.
“Te l’ha già detto Naruto no? Deve solo abituarsi a questo cambiamento e
vedrai che capirà che quello che è successo non ha niente a che vedere con te, cambierà
atteggiamento!”
“Si, ma quanto ci
vorrà? Non so quanto potrò resistere ancora! Litigare è normale lo so, ma lei
mi rivolge sempre uno sguardo cattivo. Non ricordo mai averla sentita dire
qualcosa di carino nei miei confronti!” mi confessò.
“E tu? Le hai mai
detto qualcosa di carino?” le chiesi.
La vidi rifletterci
su “Bhe non è che la gentilezza fosse proprio
qualcosa a cui eravamo abituate…gli insulti erano
all’ordine del giorno e…bhe forse un paio di volte
credo di aver provato ad aver un approccio positivo con lei, ma è andato male!
Ma al di là se io sia mai stata gentile con lei o meno, anch’io sono cresciuta
nel suo stesso ambiente. A differenza di come crede lei, Kabuto
non mi ha mai trattato con i guanti, anzì…molte volte
ho avuto paura di lui, eppure lei è convinta che mi adorasse, mi coccolasse o
altre cose del genere. Continua a crederlo anche ora che ha scoperto tutto, è
convinta che la mia vita sia stata migliore della sua. Invece no, abbiamo
sofferto entrambe eppure io cerco di rimediare al tempo perduto, di essere
allegra e spensierata e di sorridere a tutti, mentre lei è scorbutica e
antipatica!” mi disse mettendo il broncio.
Le leccai il viso
“Io non credo sia questione di essere scorbutica o antipatica. Io credo che sia
una maschera. Una sorta di autodifesa contro tutto quello che ha dovuto passare
e che ha dovuto crearsi per sopravvivere. Ti svelerò una cosa. Io non ho reso
le cose facili a Naruto quando era un bambino e solo
io so che tipo di ragazzino era quando era da solo in casa. Non passava giorno
in cui lui non si rinchiudeva in casa a piangere lacrime e lacrime, sdraiato
sul suo letto, esattamente come te in questo momento, ma sapeva che se si fosse
fatto vedere vulnerabile dal villaggio, lo avrebbero…ehm…diciamo
deriso, preso in giro e anche picchiato, e ha fatto l’unica cosa che poteva
fare per sopravvivere in quell’ambiente ostile che poi è stato semplicemente
questo villaggio. Faceva i dispetti, faceva la faccia da duro e minacciava gli
abitanti del villaggio che un giorno, una volta diventato hokage,
avrebbe mostrato lui di che pasta era fatto. Kumiko è
simile a lui su questo fatto, mentre tu hai ereditato da Narutoquella parte di lui che non si arrende alle
difficoltà e che sorride alle nuove opportunità e che da una mano a chi è in
difficoltà, ed è proprio questo di cui necessità Kumiko,
una mano a lasciarsi il passato dietro le spalle!” le dissi.
Naho si mise seduta e
guardandomi negli occhi accennando a un sorriso mi rispose
“Ci proverò papà!”
e un caloroso abbracciò mi cinse il collo, cosa che si sciolse quando corse di
sotto per andare ad accogliere l’altro papà.
PovNaruto
“Sono a casa!”
urlai facendo sbattere la porta con poca delicatezza, essendo stato costretto a
doverla chiudere con i piedi.
“Papà!” urlò Naho correndomi incontro e stringendomi in vita.
“Papà!” urlarono
contemporaneamente Akai e Daiki,
che come loro sorella, mi corsero incontro, con l’unica differenza che
venendomi incontro troppo energeticamente, rischiarono di farmi cadere quello
che tenevo in mano in precario equilibrio.
“Grazie Kurama!” dissi quando la volpe riuscì a salvare tutto in estremis. Ci sarei rimasto davvero male se tutto fosse
andato perduto e soprattutto se mi fosse toccato anche pulire.
“Naruto, cos’è quella roba?” mi chiese Sakura affacciandosi
dalla cucina, seguita da Kumiko che curiosa l’aveva imitata.
“Ma che bella
signorina!” le dissi vedendola e osservando il suo nuovo look.
La vidi abbassare
la testa e distorcere lo sguardo da me. Sembrava un po’imbarazzata.
Sorrisi, almeno non
mi aveva mandato a quel paese.
“Allora?” mi chiese
nuovamente Sakura, indicandomi i dieci contenitori che avevo preso.
“Che domande,
abbiamo la famiglia riunita e dobbiamo festeggiare. Ramen
per tutti!” disse sorridendo.
“Ramen, ramen, ramen!”
Akai e Daiki erano
entusiasti dell’idea, diversamente da Kurama e da
Sakura che guardandomi storto con le mani sui fianchi, mi rimproverò “Ramen? Naruto, vuoi festeggiare e
tu porti del ramen? Non vorrai che anche Kumiko e Naho comincino a
ingozzarsi di quella roba!” mi disse.
“A me piace il ramen!” disse Naho in mia difesa.
“Ci rinuncio!”
disse Sakura entrando nuovamente in cucina. “Abbia almeno la decenza di
apparecchiare!” mi disse incastrandomi. Odiavo apparecchiare, lavare i piatti e
stendere la roba e quando potevo me la svignavo, ma per quella volta accettai o
avrei rischiato grosso.
Naho, Akai e Daiki mi diedero una mano,
e i due maschietti si ritrovarono a litigare per chi avesse il piatto azzurro.
“Basta voi due, il
piatto azzurro lo prendo io!” dissi divertito dalle loro facce imbronciate.
Mi rivolsi a Kumiko chiedendole dove aveva preferenza di sedersi e che
colore voleva come stoviglie. Sakura non amava molto avere la tavola color
arlecchino, ma ai bambini piaceva così tanto che si era rassegnata.
“Voglio stare
accanto alla mamma!” disse a bassa voce per poi alzare lo sguardo verso Sakura,
per assicurarsi che a lei stesse bene.
Non mi disse il
colore. Continuava a fissarmi come a voler capire se davvero mi interessasse
sapere qualcosa di lei.
Sospirai non
ricevendo risposta, ma ci pensò Naho a dirmi quale
piatto le sarebbe piaciuto.
“Ti metto questo,
va bene?” le chiesi sperando in una sua reazione e almeno un cenno con il capo
arrivò.
I bambini, Kumiko compresa, si erano spazzolati via il loro piatto in
un battibaleno.
Scoppiai a ridere,
avevano preso tutto da me.
“Che sia chiaro, il
ramen si mangia solo una volta alla settimana!” disse
mia moglie per la millesima volta.
“Ma mamma, io lo
voglio mangiare sempre!” disse Daiki e io appoggiando
mio figlio e facendo gli occhioni da gatto dissi “Si,
lo voglio anche io mamma!”
Naho si divertì molto a
quella scena e giurerei di aver visto Kumiko fare un
sorriso, dopo che la sorpresa del nostro modo di comportarci fosse passato.
PovKumiko
Ok, se quello era
un sogno non avrei mai voluto svegliarmi. Tutto mi sembrava così assurdo, così
irreale da essere convinta che tutto quello non fosse reale.
Mi piaceva
quell’ambiente colorato, mi piaceva quel posto pieno di allegria, mi piaceva la
mia camera e mi piaceva quel letto morbido che mi accoglieva calorosamente e
condividevo con mia sorella.
Sebbene era tutto
così perfetto, non riuscivo a chiudere gli occhi e a prendere sonno. Pensavo
che chiudendo gli occhi avrei messo fine a quel sogno meraviglioso.
Mi girai di lato,
la mia posizione preferita e vidi Naho dormire di
lato molto lontano da me, stava quasi per cadere a terra e sapevo perché del
suo distacco. L’avevo di nuovo trattata male prima di andare a dormire. Mi
veniva spontaneo essere aggressiva con lei. Ero sempre stata invidiosa di lei.
Lei era sempre quella al centro dell’attenzione, quella più brava in tutto e
anche se eravamo uguali la trovavo anche più carina di me. Insomma io mi
sentivo sempre la seconda, quella a cui nessuno faceva caso. Per Kabuto ero invisibile, per i bambini del villaggio con cui
giocavamo nel paese del ferro ero l’assurda bambina aliena dai capelli rosa, ed
ero stata la seconda a essere ritrovata.
Sempre due, due,
due. Odiavo quel numero e una volta tanto avrei voluto essere prima, la preferita…la numero uno.
Un capitolo molto discorsivo, dedicato
completamente a Kumiko.
Spero possa piacervi e ho colto l’occasione
per introdurre nuovamente un personaggio scomparso da capitoli.
Buona lettura e lasciatemi una recensioncina.
Capitolo 27: Felicità
PovKumiko
Fu Naruto a svegliarmi quel giorno. Era passata una settimana
circa da quando ero tornata in quella che avrebbe dovuto essere la mia vera
casa.
Ora potevo dirlo
con certezza. Non era un sogno. Impossibile altrimenti che durasse così a
lungo. Inoltre, tutte le emozioni che provavo erano troppo intense perché potessero
essere partorite dalla mia mente.
Mio padre mi
blaterava qualcosa senza che lo stessi ad ascoltare. Ero troppo presa dai miei
pensieri e pare rendersi conto della mia distrazione, perché sospirando mi
disse di raggiungerlo in cucina quando fossi stata pronta.
La mia arrabbiatura
nei suoi confronti non era passata, sebbene Naruto
facesse di tutto
pur di starmi
simpatico e forse in un contesto diverso lo avrei anche adorato, ma gli davo la
colpa di quello che era successo.
Sei anni…sei anni buttati al vento cercando di piacere a un
uomo che non gli importava niente di me. Mi veniva una grande rabbia al solo
pensarci, mentre se fossi cresciuta qui in quell’ambiente meraviglioso,
probabilmente al mio vero padre sarei piaciuta così come ero, con pregi e
difetti.
La mamma era
tornata a lavorare e Naruto era andato agli
allenamenti con il suo team e noi figli rimanevamo o in casa o in giro per il
villaggio. Mi piacevano molto quelle uscite, mi sentivo libera, sebbene sapessi
che Kurama ci teneva sempre sotto controllo, non
facendosi sempre vedere. Erano ossessionati dal fatto che poteva capitarci
qualcosa.
Decidemmo di andare
al parco quel giorno. Era giornate estive quindi non c’era scuola. Sarebbe
cominciata fra qualche settimana, ma non sapevo cosa fare, se scegliere una
scuola per civili o l’accademia ninja. Mia sorella a quanto pare aveva già le
idee chiare…voleva essere una ninja.
Che stranezza è la
vita, a vederci sembra che fra le due, la più litigiosa sia io e che quindi
nonmi farei problemi a buttarmi nella
mischia dei combattimenti. Invece, sebbene sapessi fare qual cosina, imparata
osservando Kabuto e mia sorella, combattere non mi
piaceva.
Ma una cosa che
amavo c’era. Adoravo disegnare. Quante volte mi sono rinchiusa nella mia stanza
impiastrare i pochi fogli che avevo, a volte arrivando a usare anche i muri. In
quel modo, scaricavo tutta la mia frustrazione e la rabbia che provavo e non mi
dispiaceva l’idea di intraprendere una carriera artistica. Una cosa mi seccava
alquanto. Se mia sorella si faceva uccidere in battaglia, morivo anche io e
viceversa. Due in una.
Non mi rassicurava
molto sta cosa e speravo sinceramente che esistesse un metodo per eliminare
questa possibilità, anche se probabilmente questo mio legame con Naho era stato per me un salvagente in questi anni, dato
che Kabuto non avrebbe avuto problemi a eliminarmi.
Pensavo a tutto
questo mentre stavo seduta sull’altalena del parco vicino casa. Mi piaceva il
vento nei capelli e quella frescura sul viso.
Mia sorella invece
preferiva giocare a nascondino con delle sue nuove amichette, mentre Akai e Daiki erano sulla sabbia a
giocare a costruire i due castelli.
Mi meravigliavo
sempre del bisogno che avevano l’uno dell’altro. Ok essere molto legati, ma mi
sembrava strano che non provassero mai il bisogno di stare separati.
Però il loro
momento di tranquillità finiva presto, perché gli altri bambini, inteneriti
dall’aspetto di Akai, lo circondavano accarezzandolo,
coccolandolo e tirandogli la coda e le
orecchie. Capitava talmente tanto spesso che un giorno, per liberarsi da quella
tortura, Akai si trasformò…un
secondo Daiki con i capelli rossi.
A mia madre prese
un infarto, pensando che suo figlio avesse combinato qualcosa di assurdo tanto
da colorarsi i capelli.
Akai però, a differenza
di Naho, non amava stare in quelle sembianze e appena
scappato pericolo, tornava a vestire i panni di cucciolo di volpe.
Un pomeriggio però
mi stancai di stare al parco giochi. Volevo disegnato e mi allontanai con il
mio quadernino viola. Me lo aveva regalato Naruto quando aveva scoperto che mi piaceva disegnare. Ammetto…era stato davvero carino, ma la mia diffidenza nei
suoi confronti non sparì con quel piccolo gesto, anche se cominciò a scemare.
Mi spostai in un
luogo più tranquillo e destino volle che capitassi accanto a un campo di
allenamento. Vi era un insegnante intento a indicare gli esercizi da fare ai
suoi allievi.
Mi incuriosii e mi
misi alla ricerca del campo di allenamento di Naruto.
Non ci misi molto a
trovarlo.
Stava ingaggiando
una lotta corpo a corpo con il figlio di Sasuke,
mentre la figlia di Shikamaru stava a guardare
annoiata.
Mio padre non
sembrava fare per niente fatica a parere i colpi del ragazzo e nel mentre gli
spiegava dove correggersi e dove invece agiva nel modo corretto.
Mi stupii. A casa
sembrava una persona diversa, era allegro, spensierato, quasi stupido e
svampito, sul lavoro invece, mantenendo quella nota di allegria, diventava professionale
e si capiva che quello che faceva gli piaceva.
Decisi di rimanere
lì a disegnare. Mi piaceva le posizioni che assumeva Fugaku
quando stava per attaccare e provai a rappresentarlo.
Quando lo scontro
finì, fu il turno di Shiori che si era appisolata
guardando le nuvole.
Lei era meno
interessante da disegnare, la trovavo poco invogliata a combattere. Se avesse
potuto, avrebbe continuato a dormire e mi o padre non si fece scappare una nota
di rimprovero per questo.
Mi guardai in giro
cercando qualcos’altro da disegnare e notai qualcuno che non avevo mai visto.
Mi sembrava quasi una ninfa dei boschi. Una ragazzina dai capelli chiari e
lunghi e occhi azzurri. Era molto bella e mi incuriosì il suo curiosare l’allenamento
di mio padre.
Mi avvicinai e si
spavento quando le rivolsi la parola.
“Ciao!” dissi
semplicemente.
“Oh c-ciao!” mi
guardò sbattendo le palpebre. Forse non si aspettava di vedere una bambina come
me in quel luogo.
“Tu chi sei?” le
chiesi. Aveva un bel nome “Merodi!”
“Io sono ehm…Rei, Kumiko…a seconda a chi
lo chiedi!” dissi alzando le spalle, infatti mia sorella continuava a chiamarmi
come era abituata e io non sempre rispondevo al nome Kumiko…ci
mettevo un po’ a capire che ero interpellata “Sono la figlia di Naruto!”
Mi guardò sorpresa.
“Ma…scusa se te lo chiedo, ma non eri stata rapita?”
Abbassai il capo “Lo
ero…fino alla settimana scorsa!”
Mi sorrise
dolcemente “Quindi il sensei è riuscito a trovarti,
sono felice per voi!”
Storsi il naso “Si,
ci ha messo solo sei anni!” dissi con
sarcasmo e a quanto pare se ne accorse.
“Sei anni sono
tanti, ma da quello che ho sentito, Naruto ha fatto i
salti mortali pur di trovarti. Ha smesso anche di insegnare fino a pochi mesi
prima di trovarti!”
Sussultai “Ma
sembra piacergli così tanto!”
Merodi annuì.
Spostai il mio
sguardo su mio padre. Aveva rinunciato a una cosa che amava per trovarmi. Aveva
dato maggiore importanza a me. Sentii una morsa al cuore…non
saprei dire se di tristezza o felicità…probabilmente la
seconda.
“Ma allora se ha
fatto tanto per cercarmi, perché non mi ha trovato prima. Insomma, secondo me
se si fosse dato così tanto da fare, mi avrebbe salvato anni fa o addirittura
impedito il mio rapimento!”.
Merodi scosse la testa “Non
so risponderti, io so poco del sensei, ma so che il
mondo è ingiusto e non sempre le cose vanno come vorremmo, ma di certo tuo
padre non ha voluto il tuo rapimento, ne ha voluto che il tuo ritrovamento
avvenisse così tardi. Non lo conosco bene come gli abitanti del villaggio, ma
per quel poco che sono stata con lui, lo posso affermare con certezza! Lo vedo
anche per quello che sta facendo per me!”
La guardai stranita.
“Cioè? Non mi pare
ti stia allenando, infatti mi domandavo che ci facevi qua. Se è il tuo sensei perché non sei là ad allenarti?”
“Non sono più una
sua allieva!” mi rispose con voce triste.
“Come?”
Mi sorrise
tristemente “Bhe diciamo che è accaduto una cosa
simile alla tua. Sono stata portata via da lui a causa del nove code e per
quanti sforzi stia facendo per riavermi con la sua squadra, non riesce a
riportarmi indietro!”
Guardai nuovamente Naruto, che in quel momento stava ridendo, vedendo Fugaku e Shioribisticciare per una sciocchezza.
“Però a me non
sembra molto dispiaciuto. Non sembra senti la tua mancanza!”
Merodi scrollò le spalle “Che
cosa deve fare? Non può mica mettersi in un angolino a commiserarsi, deve
andare avanti, perché ci sono altre persone che dipendono da lui. Io non ci
sono, ma i miei compagni hanno tutto il diritto di continuare ad allenarsi per
diventare ninja, non credi?”
Ci pensai su “Si,
credo di si! Ma non ti fa rabbia?”
Merodi scosse la testa “Si,
ma non Naruto. Mi fa rabbia colui che ha portato a
tutto questo…mio padre senza pensare al male che ha
fatto!”
Guardai a terra e
bisbigliai “Quindi io dovrei avercela con Kabuto!”
“Hai detto
qualcosa?” mi chiese Merodi.
Scossi la testa e
sospirai. Poi improvvisamente mi sentii sollevare da terra da due forti mani.
Non mi aspettavo niente del genere e cominciai a scalciare, beccando qualcosa.
La presa si allentò
e girandomi vidi mio padre piegato a metà e dolorante, con dei goccioloni
enormi sugli occhi.
Capii che era stato
lui a prendermi, forse nel tentativo di prendermi in braccio e io agitandomi lo
avevo colpito nel suo punto debole.
“Kumiko, se non volevi altri fratelli, mi sa che ci sei
riuscita!” disse aprendo un occhio, ancora sofferente. Non capii cosa volesse dire…insomma che centrano altri fratelli?
“Ciao Merodi!” disse appena si fu ripreso “Dimmi che sei qua per
qualche buona notizia!”
La sua allieva
abbassò la testa e l’aria di mio padre si fece triste, ma ciò nonostante cercò
di rincuorare Merodi.
“Vedrai che prima o
poi tuo padre capirà, basta non arrendersi!” le disse facendole una carezza in
testa, proprio come aveva cercato di fare come me, per dimostrarmi il suo
affetto, sebbene non glielo avessi mai permesso.
“Sensei, dato che c’è Merodi, possiamo
fermarci qui? È da tempo che non passiamo più del tempo insieme!”
Lo vidi annuire per
poi chiedermi se mi volessi unire a loro.
Andammo a mangiare
in un localino carino e il pranzo fu veramente piacevole. Era la prima volta
che facevamo qualcosa solo io e lui, senza i miei fratelli intorno.
Ne fui felice.
Lo vedevo sempre
così legato a Naho, che nonostante le sue attenzioni,
temevo mi trovasse noiosa o non so come.
Mi sono dovuta
ricredere. Per tutti e tre i miei genitori, c’era spazio per tutti e forse
potevo davvero cominciare a stare più tranquilla, senza lottare per avere l’attenzione
di qualcuno.
Salutammo gli
allievi di mio padre e noi due, uno accanto all’altro, ci incamminammo verso
casa.
Alzai il mio
sguardo. Papà era alto, così alto che mi sembrava irraggiungibile, ma qualcosa
era alla mia portata. Allungai la mano e afferrando la sua, gliela strinsi,
aspettando che ricambiasse la presa, cosa che con sommo piacere non tardò.
Per la prima volta
potevo definirmi davvero felice.
Nonostante le preoccupazioni create da Kabuto
e dalle sue probabili intenzioni di distruggere il mondo, era stato un periodo
felice che mai avevo vissuto in vita mia. Alla mia famiglia era già capitato di
vivere momenti sereni, perché anche in assenza di Kumiko
e Naho, Daiki e Akai ci riempivano di gioia, ma quello che stavamo vivendo
adesso poteva definirsi perfetto, una perfezione che veniva a mancare quando
sentivo la porta di casa sbattere violentemente.
Sospirai.
Era da un paio di giorni che Naruto tornava a
casa molto arrabbiato e in condizioni disastrose.
Lo trovai malamente sdraiato sul letto matrimoniale, con una gamba a
penzoloni.
“Naruto, tutto bene?” gli chiesi, nonostante
fosse una domanda stupida, ma era un modo per farlo parlare, perché sapevo che
necessitava di essere ascoltato.
“Si, si tutto bene!” disse scocciato e dopo aver sospirato e essersi
tolto il copri fronte, fissando il
soffitto, si corresse “No, non va affatto bene. Mi sono nuovamente scontrato
con il padre di Merody!”
“Quando dici scontrato… intendi?”
“Che l’ho preso a calci!” sospirò “no… anche
se sono tentato. Ho avuto uno
scontro verbale con lui e io sono stato come al solito il perdente!”
Mi rattristai, pensavo che i pregiudizi verso Naruto
fossero finiti del tutto, ma a quanto pare Kurama
suscitava ancora parecchio timore in giro per il mondo.
“Sai qual è la cosa buffa?” mi chiese “Che Sasuke
mi ha difeso. Quando quell’uomo ci è andato giù pesante con gli insulti, quel
teme non si è trattenuto e…ho scoperto che Sasuke ha un vocabolario molto più saporito di quel che
credevo!” disse sorridendo nervosamente.
Io invece non ero per niente sorpresa di un tale gesto.
“Sasuke non è certo il tipo che dimostra di essere
legato a qualcuno, ma si è ormai che capito che il legame che ha verso di te è
quasi morboso, come il tuo nei suoi confronti!”
“Sarà…ma secondo me si è scaldato per sfogare
la sua rabbia, dopo che l’ho sconfitto nuovamente in allenamento” disse
mettendosi seduto e facendomi segno di sedermi accanto a lui.
“Mi sembrava di aver capito che vi fermaste sempre prima di arrivare a
un vincitore proprio per non cominciare a litigare fra voi due su chi fosse il
migliore! Lo sai che ora Sasuke diventerà paranoico!”
dissi esasperata.
Naruto sorrise “Tranquilla,
non l’ho sconfitto. Ci siamo fermati quando abbiamo cominciato a sentire le
nostre forze venire meno, ma lui erapiù
stanco di me…quindi a suon di logica, il vincitore
sono io!” disse mio marito con orgoglio.
Alzai gli occhi al cielo. A volte quei due mi sembravano dei bambini,
bambini che giocavano duramente e che dovevano sempre essere aggiustati una
volta rientrati a casa.
Negli ultimi tempi quei due si incontravano il pomeriggio per allenarsi
e migliorare le loro tecniche, per essere pronti ad affrontare Kabuto, senza rendersi conto di esagerare. Più volte mi era
capitato di dover sistemare una slogatura alla spalla o a una cavigliaad entrambi e anche quella sera dovetti
curare qualche ferita a mio marito.
Sentii Naruto sospirare, il cattivo umore era
ritornato e successivamente lo sentii dire “Sakura…pensi
che ci sarà sempre qualcuno che mi odierà? Insomma posso capire il motivo per
cui il padre della mia allieva mi temi e abbia paura dell’incolumità di sua
figlia, ma quest’uomo non mi vuole nemmeno ascoltare, nè
me nè nessun altro che prova a difendermi. Io non so
come fargli capire che non sono un demone assetato di sangue e che nemmeno Kurama lo è!”
“Purtroppo i pregiudizi sono difficili da combattere. Kurama è stato temuto per secoli e secoli ed è difficile
per coloro che non ci vivono a stretto contatto credere che in pochi anni sia diventato…diciamo pacifico!”
Naruto sbuffò
“si lo so, ma…ah lasciamo perdere!” Si alzò per
dirigersi verso la porta del bagno. Sapevo che dopo una doccia si sarebbe
mangiato tutto quelllo che c’era in frigorifero per
recuperare le energie e decisi di preparargli qualcosa di speciale che potesse
metterlo di buon umore e nel mentre pensai a qualche soluzione.
L’indomani mattina decisi di darmi da fare. Mi alzai prima di Naruto e sebbene il mio turno in ospedale iniziasse dopo
pranzo, mi preparai per uscire.
“Mamma, dove stai andando?” mi chiese Kumiko,
alzatasi probabilmente riconoscendo i miei passi.
Le dissi le mie intenzioni facendole promettere di non rivelare niente a
nessuno. Accettò, ma solo a condizione che la portassi con me.
Bussai alla porta di una villetta ai confini del villaggio dove si
trovavano i membri del clan Uta. Mi aprì una signora
dall’aspetto carino e simpaticoche mi
informò che suo marito e sua figlia non erano in casa.
Mi era andata male. Il mio proposito di aiutare Naruto
era andato a quel paese, fino a quando non vidi mia figlia correre verso la
direzione opposta di dove eravamo diretti.
La richiamai, ma solo quando la raggiunsi capii il perché della sua
piccola “fuga”.
Merody e suo
padre si trovavano vicino al fiume che tracciava i limiti del villaggio ad
allenarsi.
L’uomo era molto duro e sembrava rimproverare la figlia quando questa,
esausta, cadeva a terra sfinita.
“Non le sembra di esagerare? È mattino presto e dalle vostre condizione
si direbbe che vi stiate allenando da molte ore!” dissi avvicinandomi alla
ragazza che aveva il fiatone. La feci sdraiare un attimo e le diedi dell’acqua
per idratarsi un po’.
Kumiko e Naho, quest’ultima unitasi a noi per mio volere, si
avvicinarono alla ragazza. Kumiko aveva legato con Merody e le voleva bene. Potevo capirlo dallo sguardo
preoccupato che le rivolgeva.
“Lei chi è? Perché si intromette?” mi disse in modo sgarbato l’uomo.
“Per uno che non è originario di questo villaggio, si crede un po’
troppo il padrone di casa. Per sua informazione sono un ninja medico e se non
vuole che sua figlia si ammali sul serio, solo per non permetterle di
riprendere fiato qualche secondo, sarò io che non concederò fiato a lei!” gli
dissi con aria di rimprovero, sebbene il suo volto continuava ad assumere un
espressione di presunzione.
“E non mi guardi con quell’aria da superiore. Sono in grado di farle
parecchio male!” lo minacciai.
“Senta, io non l’ho cercata, né so perché sia venuta qui…vorrei
solo continuare l’allenamento con mia figlia, in quanto non ha un insegnante e
l’hokage non sembra volerla assegnare a qualche altro
sensei!”
“A me sembrava che ce l’avesse un insegnante!”
“Non era idoneo alle esigenze di mia figlia!” mi disse incrociando le
braccia al petto.
“E come può dirlo?” gli chiesi.
“So chi è e non mi fido di lui e nemmeno voi abitanti del villaggio
dovreste, ma qui sembrate tutti avere una predilezione per quell’essere!” mi
disse l’uomo con aria contrariata.
“Con “quell’essere” intende dire NarutoUzumaki?” gli chiesi stringendo i pugni per trattenermi da
compiere qualche atto di cui mi sarei pentita. Non volevo fargli capire subito
chi ero, non volevo che le mie intenzioni di fargli cambiare idea su di lui,
fossero personali, perché le mie erano convinzioni soggettive, ma chiunque del
villaggio ormai mi avrebbe appoggiato, vedendo mio marito da un lato oggettivo.
“Mi sembra ovvio. Di chi se no? avete altri insegnati non idonei a
questo ruolo in questo villaggio?”
“Non abbiamo insegnati che non siano idonei a questo ruolo. Sono tutti
qualificati. Di certo non si prende il primo capitato a insegnare. Si prendono
ninja esperti di cui ci si può fidare e che hanno protetto il villaggio
rischiando la loro vita!”
“A sentirla parlare sembra che quel demone sia una cosa positiva per questo
villaggio!”
Gli indicai di guardarsi intorno “Vede qualche cosa che le fa credere
che sia una minaccia per Konoha?”
Lo vidi guardarsi intorno “Solo perché il villaggio è integro non
significa niente. Non è stato tempo addietro distrutto e raso quasi
completamente al suolo?” mi domandò.
“Non è stato ben informato. È stato un membro dell’akatuki
a distruggerlo!”
Lo vidi sorridere “Non ci crederò mai!”
“Io ero presente e Naruto non era nemmeno nei
paraggi quando è accaduto. È arrivato a fatto compiuto!”
“Quindi quel demone che tutti difendete tanto e che tutti elogiate come
buon shinobi, non ha fatto il suo dovere!”
“Ora sta rigirando la frittata? Prima da la colpa a Naruto
di aver distrutto il villaggio e subito dopo cambia idea dandogli la colpa di
non averlo salvato prima che venisse raso al suolo? Ma che razza di persona è
lei che da la colpa di tutto a una persona che ha fatto tanto nella vita,
ottenendo come risultati solo calci in faccia?”
Quell’uomo sbuffò “Non mi interessa se sia stato o meno lui a distruggere
il villaggio quindici anni fa, fatto sta che più di trent’anni orsono, il
villaggio è stato davvero attaccato dal nove code e questo non cambia la mia
idea su quell’uomo!”
“Se lei avesse un cervello con cui ragionare signore, farebbe un rapido
calcolo, arrivando alla conclusione che Naruto era
solo un neonato quando avvenne quel fatto e che il nove code ha ucciso molte
persone tra cui anche i suoi genitori, venendo successivamente accusato di
tutto quello successo perché il demone è stato sigillato in lui. Questo non è
giusto. Sarebbe contento se sua figlia venisse accusata di qualcosa che non ha
commesso?”
“Merody non ha un demone sigillato in sé. E
poi l’appoggio sul fatto che quell’essere non ha colpa per essere scelto come
contenitore del Kyuubi, ma in quanto prescelto è
diventato una marionetta di quel demone e questo mi basta e avanza per tenere
mia figlia lontana da lui!” mi disse non dandomi una vera risposta.
“Ma se fosse Merody al suo posto?” insistetti.
Lo vidi chiudere gli occhi e riflettere “Prenderei dei provvedimenti!”
disse serio.
Lo guardai sconvolta “Cosa vorrebbe dire?”
“Noi siamo un clan, che insieme agli Uzumaki,
hanno il compito di fermare o eliminare i bijuu in
circolazione. Questa è la nostra missione primaria ed è la cosa più importante!
Anche la famiglia passa in secondo piano se c’è in mezzo un bene più grande!”
Strinsi i pugni “Con questo vorrebbe dire che eliminerebbe sua figlia
pur di togliere di mezzo un demone che potrebbe non rappresentare un pericolo?”
chiesi sconcertata.
“Si, in quanto un demone è sempre un pericolo e in quanto Uzumaki, quell’uomo avrebbe dovuto togliersi la vita da un
pezzo. Con il suo comportamento ha disonorato il suo clan, non portando a
compimento la missione. Potessi lo eliminerei io stes…”
Non riuscii più a trattenermi e gli diedi un pugno in faccia facendolo
cadere a terra.
Le bambine mi raggiunsero cercado di farmi
calmare e Merody si chinò su suo padre per
controllare le sue condizioni.
“Non riusciresti nemmeno ad alzare un dito contro di lui!” dissi con
affanno per la rabbia “Ti eliminerei prima che tu possa avvicinarti
abbastanza!”
L’uomo mi guardò storto e pulendosi il labbro disse “Tu…tu
non puoi capire. Il mio clan ha passato secoli ha combattere contro questi
demoni e mai questi mostri si sono dimostrati buoni, mai senza un tornaconto e
non sarai tu a farmi cambiare idea su cosa possano fare queste spietate
creature, nemmeno se sono racchiuse in un essere umano!” mi disse alzandosi in
piedi.
Lo guardai e riflettei sulle sue parole “Anche se posso essere in parte
d’accordo sul fatto che difficilmente i demoni possono essere amichevoli, lei
distruggerebbe tutto quello che potrebbe essere buono per sua figlia?”
L’uomo mi guardo stranito “Cosa centra?”
“Risponda. Lei distruggerebbe il villaggio dove sua figlia crescerebbe e
dove ci sono le persone più care a lei, facendola così soffrire?” gli chiesi
guardandolo dritto negli occhi.
“Mi sembra una risposta scontata. Ogni padre vuole bene ai suoi figli e
non vorrebbe mai che questi soffrano!” mi rispose.
Sorrisi “Lo stesso vale per Kyuubi. Mettiamo
caso che lui non sia cambiato e che abbia intenzione di manipolare Naruto, non credi che non lo farebbe proprio perché i suoi
figli amano questo villaggio e le persone che ci vivono?” dissi, mentre lo
sguardo dell’uomo diventava sbigottito.
“Kyuubi ha dei figli? Non è possibile, io non
le credo!”
Naho e Kumiko lo guardarono e la prima disse “Noi siamo un esempio
eppure non mi sembra che il mio aspetto sia così spaventoso!”
L’uomo rimase senza parole, ma poi con scetticità
scoppiò a ridere.
“Se credi che questa pagliacciata per farmi credere che Naruto sia idoneo a fare da insegnate possa funzionare, perdi
il tuo tempo!”
Kumiko mi guardò
“è inutile mamma, non ci crede!”
Le accarezzai la testa ormai rassegnata, ma qualcosa che non avrei mai
immaginato di vedere, si materializzò sotto i miei occhi.
Naho si mise a
quattro zampe e chiuse gli occhi come a volersi concentrare. Un intenso chakra di colore rosso cominciò a circondarla e a bollire. Piano
piano i tratti di una bambina di soli sei anni
cominciarono a essere sostituiti da tratti più canini, fino a essere
interamente ricoperta di pelo quando il chakra si
ritirò.
Non avrei mai creduto di vedere mia figlia nelle sue vere sembianze,
avendo espresso il suo volere di rimanere umana per sempre.
Aveva un pelo rosso intenso come i suoi capelli che facevano risaltere i suoi occhi azzurri come il cielo. Aveva già tre
code che spuntavano a differenza di Akai che ne
manifestava solo due.
Merody e suo
padre rimasero a bocca aperta, incapaci di dire qualsiasi cosa.
“Ora chemi sono trasformata,
consideri ancora tutta questa storia una montatura?”
L’uomo continuava a fissarla e fece un passo indietro quando Naho provò avvicinarsi.
“Oh andiamo, non mi dirai che ora ti terrorizzo? Eppure credo di avere
un aspetto carino?” disse inclinando la testa da un lato rendendola ancora più tenera.
Merody sorrise e
provò ad avvicinarsi, ma venne bloccata dal padre che l’afferrò per un braccio.
“Stai lontana da mia figlia. Che il tuo aspetto sia tenero o meno, fa sempre
di te un demone e quindi un qualcosa da eliminare!” disse minacciando mia
figlia.
Stavo per perdere le staffe, quando un’altra cosa inaspettata mi
sorprese.
Kumiko si fece
avanti e pestando i piedi a terra disse “Ehi, non ti permetto di parlarle così.
Sarà insopportabile per la maggior parte
delle volte, ma solo io ho il diritto di minacciare mia sorella!”
Naho la guardo
sorpresa per poi saltarle addosso e leccarla, sebbene Kumiko
non gradisse quelle coccole.
“Padre, io ho conosciuto il Kyuubi in persona
e non mi è sembrato pericoloso. Inoltre Naruto è
stato il mio insegnate per diverso tempo e non ti ha mai creato problemi questo
fatto. Se tu non sapessi ancora della sua reale identità, mi avresti lasciato
nel suo team e io sarei ancora qui accanto a te, perché Naruto-sensei
non sarebbe capace di nuocere a nessuno.
L’uomo fissò la figlia con sguardo serio. Sembrava quasi essersi
convinto quando, per la terza volta incinque minuti, accadde un’altra cosa inaspettata.
“Sakura cosa è successo?”
Naruto, in
groppa a Kurama, ci avevano raggiunti.
“Abbiamo sentito il chakra di Naho. State tutti bene?” chiese preoccupato, prima di
notare il padre di Merody.
“Cosa stavi facendo alla mia famiglia? Non ti sbasta
prendertela con me? Se so che hai fatto del male alle mie bambine o amia moglie, allora si che ti darò un valido
motivo per avere paura di me!” disse Naruto
guardandolo storto.
Kurama aveva
donato lo stesso sguardo minaccioso all’uomo, non aiutando la mia causa.
“Naruto, Kurama è
tutto apposto. Stavo solo cercando di convicere quest’uomo
a far tornare Merody in squadra con te!”
Kurama abbassò
le orecchie, sentendosi colpevole per l’ennesimo problema creato a Naruto.
Naruto mi guardò
con occhi commossi, poi mi abbracciò.
“Grazie Sakura!”
“Ehi, abbiamo contribuito anche noi!” disse mia figlia tirando i
pantaloni di suo padre.
Naruto sorrise “Graz…ehNaho?”
La volpina sorrise “Ti piaccio così?” chiese, mentre Kurama
le puliva il pelo, piuttosto felice di vedere la sua cucciola con le sue reali
sembianze. “Però credo di aver peggiorato la situazione. Ora oltre a papà Kurama, quel tizio teme anche me!” disse mettendo il
broncio.
Naruto sospirò e
le accarezzò la testa “Non è colpa tua tesoro, ma è la testardaggine di certe
persone a rendere questo pianeta, un luogo a volte spiacevole dove vivere!”
“Non ti permetto di parlare così del sottoscritto!” disse il padre di Merody.
“Vorresti dire che non è così? Chi è che sta facendo soffrire sua figlia
e Naruto per colpa mia e per le cose che ho fatto in
passato? Sono stato cattivo e potrei benissimo compiere un massacro in un
secondo se solo volessi. Volendo potrei ucciderti in un istante e eliminare il problema, ma la
questione è che non voglio. Ora ho dei cuccioli e non voglio che vengano odiati
e usati da persone egoiste come lei. Voglio che siano in grado di essere amati
e di saper amare e di certo farò in modo di dar loro il buon esempio, sebbene Naruto e Sakura fanno tutto questo in modo migliore del
mio. E insegnerò loro anche un’altra cosa, a non dare retta a persone che le
giudicano per le loro origini o per il loro aspetto, perché loro sono superiori
a quelle persone e non vale la pena di dannarsi l’anima pur di farsi accettare
da quegli esseri che sono mostri più di quanto lo possiamo essere noi!” disse
per poi voltargli le spalle e affiancare Naruto.
“Andiamocene, è tempo sprecato qui!”disse in un ringhiò, per poi incamminarsi.
Tutti noi seguimmo il suo esempio, Naruto però si
fermò a guardare Merody e accennargli un piccolo e
triste sorriso.
“Adesso basta!” urlò Merody.
Ci girammo verso di lei sorpresi.
Merody, la
ragazzina che si era sempre dimostrata timida, ora faceva sentire la sua voce.
“Non ne posso più di questa storia. È ridicolo. Naruto
non è pericoloso, né Kurama e i suoi cuccioli. Io ne
sono convinta e se non posso essere sua allieva, allora non sarò più un ninja e
al diavolo le tradizioni di famiglia. Ninja significa proteggere i propri
ideali e le persone a cui si vuole bene giusto? Naruto
è una delle persone che amo di più, ma se non posso star lui vicino e
proteggerlo, al contrario devo diventare sua nemica perché appartengo a un clan
sterminatori di demoni allora…io non trovo più il
senso di indossare questo coso!”
Disse la ragazzina togliendosi e gettando a terra il suo copri fronte.
Diede un ultima occhiata a tutti, soprattutto al padre, poi se ne andò.
Ero rimasto a bocca
aperta dal comportamento della mia allieva. Merody
non mi sembrava la tipica persona da cui aspettarsi un’azione del genere.
Rinunciare a essere
ninja. Sebbene fossi d’accordo con le sue parole sul proteggere chi si ama, la
decisione da lei presa non mi piaceva. Io di sicuro non ero l’unica persona che
amava e non essendo più ninja non avrebbe potuto proteggere nessuno. Ancora una
voltami ritrovavo in mezzo a una storia
assurda, ma non misi becco. Avrei lasciato sbollire Melody.
Era una ragazza intelligente avrebbe capito da sola l’errore commesso.
Quella mattina
uscii prima del solito per recarmi al campo di allenamento. Era domenica,
quindi non avevo l’allenamento con i miei ragazzi. Ma nemmeno il giorno di
riposo io e Sasuke ci concedevamo una pausa el’ultimo giorno della settimana era quello
dove anche Shikamaru e volendo anche gli altri, si
univano a noi per degli scontri amichevoli. Era un metodo per metterci alla
prova, ma allo stesso tempo una maniera per migliorarci, perché se c’era una
cosa che ci caratterizzava tutti quanti, chi più chi meno, era sentirsi troppo
inferiori agli altri.
“Ehi dobe, già qui?” mi domandò Sasuke,
bellamente appoggiato a un albero.
“Potrei farti la
stessa domanda!” risposi io.
“Alleno mio
figlio…rimedio agli errori commessi del suo sensei!”
disse sorridendo provocatorio.
“Questame la paghi dopo, ti prenderò ben benino a
calci nel didietro!” dissi, per poi guardami in giro.
“Alleni Fugaku standotene seduto lì?”
“Io sono seduto
qui, ma la mia copia è nascosta da qualche parte!” mi disse alzando le spalle.
“Nascosta? È un
nuovo tipo di allenamento?” chiesi confuso.
“Sto provando a
vedere se Fugaku riesce a trovarmi utilizzando lo sharingan, ma non credo che questo metodo lo aiuterà a
sviluppare la sua abilità innata…e la colpa e di Karin!”
Alzai il
sopracciglio stranito “Perché? Karin ha terrorizzato tuo figlio tanto da
arrestargli la crescita dello sharingan?”
Sasuke alzò gli occhi al
cielo “Karin gli ha trasmesso il potere di percepire il chakra e localizzare
così le persone, capacità posseduta anche dallo sharingan
e temo che questa sua abilità possa impedirgli di fagli sviluppare gli occhi,
dato che non ne sente la necessità, sebbene lo sharingan
possegga anche altri poteri!” disse Sasuke tranquillo,
con una calma che mi sorprese.
“Non sembra
infastidirti tanto la cosa!” gli dissi, sedendomi accanto a lui.
Abbozzò un mezzo
sorriso e disse “Gli Uchiha sono sempre nati da
genitori appartenenti entrambi allo stesso clan e il possedimento dello sharingan era d’obbligo. Ora dato che Fugaku
non ha solo dnaUchiha, ho
tenuto conto che potrebbe non averlo ereditato, come Itachi
non ha ereditato il potere di Karin. Può essere un opzione e ogni giorno che
passa, mi rendo conto che questa ipotesi è sempre più veritiera! Difficilmente un
Uchiha sviluppa il suo sharingan
dopo i dodici anni e mio figlio li compirà a breve…me ne devo fare una ragione.”
“Questo vuol dire
che ha ereditato maggiormente il potere degli Uzumaki.
Chi l’avrabbemai detto che un giorno i nostri clan si sarebbero mischiati!” dissi
divertito “Comunque che abbia ereditato maggiormente da te o da Karin, ha la
stoffa per diventare un grande ninja!” dissi guardando Fugaku
buttarsi a terra esausto.
“è logico…è mio
figlio!” disse Sasuke alzandosi in piedi, percependo
l’arrivo degli altri nostri compagni.
Chouji, Shikamaru e Kiba ci raggiunsero.
Ci salutarono svogliatamente e dai loro visi potei ben capire che avrebbero
tanto voluto passare la mattinata a letto.
“Vedo che siete pieni
di vitalità!” dissi prendendoli in giro.
“Solo voi due
riuscite a essere così pimpanti a quest’ora del mattino!” disse Kiba per poi sbadigliare “Cavoli, il giorno di riposo uno
si aspetta di riposare!”
“Nessuno ti ha
obbligato a venire!” disse Sasuke incrociando le
braccia.
“Ormai siamo qui. Ma
siamo dispari, come ci distribuiamo per gli scontri?” chiese Choiji.
“Calma…non avrete
intenzione di iniziare subito spero!” disse Shikamaru
sdraiandosi a terra.
“Perché no?” dissi
all’unisono con Sasuke.
“Ok pappa e ciccia…voi
due potete pure cominciare se volete!” disse Kiba
sbuffando.
“Mammamia quanto entusiasmo. Dato la vostra poca
voglia di sfidarci, perché per una volta non ci rilassiamo e passiamo
semplicemente una giornata tra amici? Tu che ne pensi Sai?” chiesi al mio
compagno che se ne stava nascosto tra i rami degli alberi.
“Per me va bene!”
rispose l’interpellato.
“E tu da dove
accidenti sbuchi fuori?” chiese Kiba alzando il
sopracciglio.
“Vedo che anche il
tuo naso si riposa la domenica!” disse Sai, aggregandosi a noi “Ero qui già da
un bel po’, ancora prima che arrivasse Sasuke. Ne ho
approfittato per fare qualche disegno! Ora ci vorrebbe proprio una bella
colazione!”
Ci incamminammo
verso il centro di Konoha dove c’erano certi localini
niente male e nel tragitto incontrammo Shiori e Merodi che cercavano disperatamente qualcuno. A giudicare
da come si comportava, direi che il ricercato era Fugaku,
che spaventato, si nascondeva dietro Sasuke, il quale
gli rimproverava il fatto di scappare delle femmine, sebbene queste lo costringessero
a una giornata di shopping in tutti i negozi del villaggio, ma quando intravide
una chioma rossa in mezzo alla folla, fu lui stesso a nascondersi dietro di
noi, chiedendoci di coprirlo da quella che lui aveva scambiato per Karin. Fu
divertente, soprattutto perché quella chioma rossa non era altro che una
parrucca appesa fuori da un negozio in bella mostra.
Era pazzesco come
le donne riuscivano ad averci in pugno. E se persino Sasuke
scappava, allora eravamo proprio messi male.
La giornata fu
piacevole. Ci voleva qualche momento di relax, per dimenticare tutte le
preoccupazioni, ma verso metà pomeriggio, La nostra dura vita da ninja tornò a
farsi sentire da un ninja che, sotto richiesta di Kakashi,
ci era venuto a chiamare.
Andammo al suo
ufficio dove trovai anche Sakura, che sembrava stanca e preoccupata.
La affiancai e le
chiesi cosa succedesse e soprattutto se i bambini stessero bene.
Si apprestò
immediatamente a tranquillizzarmi, a dirmi che i nostri figli erano a casa con Kurama.
“Vi ho convocato
qui per riferirvi quanto successo oggi. Diversi civili che si occupano dell’agricoltura
sono stati portati in ospedali in gravi condizioni a causa di un morso velenoso
causato da serpenti. Tutto questo è avvenuto in meno di mezz’ora e vi ho
chiamato appena possibile. Sfurtunatamente sono tutti
periti e temiamo altri attacchi da questi serpenti che immagino abbiate già capito
di cosa si tratta!” disse Kakashi con le mani
congiunte davanti al viso, guardandoci in modo serio dall’unico occhio
visibile.
“Serpenti bianchi!”
disse Sai sospirando.
“Kabuto!” disse Kiba storcendo il
naso.
“Direi che si sta preparando
ad attaccare…in un modo alquanto subdolo!” disse Shikamaru
“Ma uccidere semplici civili non è tanto nel suo stile, deve avere qualcosa in
mente e temo che presto lo scopriremo!”
“Il suo obbiettivo
di sicuro sarà quello di sempre. Cioè le figlie di Naruto!”
disse Chouji.
“No!” risposi
immediatamente io “Il suo obbiettivo non sono Kumiko
e Naho. È il potere della volpe!”
“Naho è una volpe quindi…” cominciò Kiba.
“Si, ma è una
femmina e da quanto ho capito i demoni femmina hanno un chakra parecchio
inferiore rispetto ai maschi, anche se sempre molto potente. Questo è dovuto
all’instabilità e irrascibilità che hanno le femmine
durante il calore che le rende particolarmente pericolose…figuriamoci cosa
potrebbero fare con la stessa quantità di potere dei maschi!” dissi io
riportando le parole che Kurama aveva detto a me
qualche sera prima.
“Un po’ come quando le donne sono in preda ai
loro ormoni in quel periodo del mese. Irrascibili e
impossibili da placare!” disse Shikamaru, beccandosi
un’occhiataccia da Sakura.
“Bhe se vogliamo metterla in questi termini…diciamo di sì!”
dissi io.
“Si, ma questo loro
lato instabile e pazzo le rende anche micidiali, guarda che faccia ha fatto
Sakura. Il suo sguardo è capace di uccidere!” disse Sai sorridendo. “Con una
volpe femmina potrebbe annientare chiunque!” aggiunse poi.
“Quindi se Naho è esclusa, ora in pericolo potrebbero essere tuo
figlio e Akai!” disse Chouji ignorando Sai.
“No, il chakra di
Akai non è ancora sviluppato del tutto…quindi è probabile che punterà su Kurama. Solo una volta che proprio vedrà di non poter
accedere al suo potere che Kabuto punterà su Akai e Naho. Quindi non sono propriamente fuori pericolo, ma non
sono il suo bersaglio principale direi!” disse Sakura preoccupata, lanciandomi
un’occhiata.
Shikamaru mi diede una pacca
sulla spalla “Eccoti qui a essere di nuovo il bersaglio di qualcuno, contento?”
“Come una pasqua,
ma è più giusto dire che è Kurama il bersaglio, non
tanto io. Non risiedendo dentro di me, catturarmi non gli servirebbe a tanto!”
dissi io alzando le spalle.
“No, ma potrebbe
catturarti per ricattarlo!” disse Kiba.
“Come? minacciandolo
di uccidere Naruto? Anche senza sigillo sono comunque
collegati, muore Naruto, muore Kurama
e addio al suo potere. Non credo che Kabuto sia così
stupido!” disse Shikamaru.
“Quindi prenderà in
ostaggio i suoi figli!” disse Sai, facendo sussultare tutti.
Tutti comprendemmo
che i serpenti bianchi che mordevano i civili, erano solo una tattica di
distrazione, sia per l’hokage, sia per Sakura che,
per aiutare quelle persone, aveva dovuto allontanarsi da casa, affidando i
nostri figli a colui che Kabuto tanto agoniava.
Sai aveva ragione, Kabuto avrebbe puntato ai nostri bambini.
Ci dirigemmo
immediatamente verso casa mia correndo sui tetti. Ci sorprendemmo di quanto
vedemmo. Vedavamo diversi ninja bloccati a combattere
contro dei samurai, altri in preda a delle convulsioni mentre venivano morsi da
serpenti e la gente civile, che non cercava di ostacolare nessuno, correva all’impazzata
cercando una via di fuga.
“Come è possibile
che tutto questo sia accaduto senza che ce ne accorgessimo?” chiese Kakashi incredulo.
Ma la risposta era
semplice. Se avevamo subito un invasione, tutti i ninja, compresi quelli
incaricati di avvertire l’hokage di quanto stesse
succedendo, si erano semplicemente difesi cercando di resistere all’attacco,
sempre ammesso che non fossero già stati eliminati.
Vedemmo del fumo
provenire dal nostro quartiere e delle fiamme alzarsi verso il cielo che
ardevano i resti di diverse case che erano state rase al suolo.
Ci fermammo tutti
di botto quando vedemmo alzarsi in piedi un’enorme statua: il GedoMazo.
“Oh porca…” disse Shikamaru prima di cercare di trovare una soluzione a
quanto stesse avvenendo, mentre io e Sakura ci dirigemmo fra le macerie della
nostra casa alla ricerca dei nostri figli.
Gli occhi di Sakura
a vedere la nostra abitazione distrutta, si rimpirono
di lacrime, temendo che Daiki, Akai, Naho e Kumiko fossero periti a causa
dell’attacco o crollo delle casa.
L’abbracciai
cercando di calmarla. Sentivo i chakra di Akai, quindi almeno lui e Daiki erano scampati alla minaccia, ma non riuscivo a
percepire Naho e Kumiko. Fu
li che mi si congelò il sangue, ma dovetti reagire e seguendo il chakra di
Akai, lo trovai sotto a diverse macerie, mentre si proteggeva con uno scudo di
chakra, per evitare che delle pesanti travi lo schiacciassero.
Sorrisi quando vidi
che con il suo chakra stava proteggendo anche Daiki, Kumiko e Naho. Non potevo
percepire Naho solo perché lo scudo di Akai, aveva
ricoperto quello di Naho.
“Papà!” urlarono i
bambini all’unisono, urlando di aiutarli, perché Akai avrebbe retto ancora poco
a quel peso.
Sakura non si fece
problemi e con un pugno ben assestato, rese in polvere quelle macerie e
abbracciò immediatamente i bambini.
Presi in braccio Daiki che mi guardava spaventato e afferrai Akai, che a
causa dello sforzo aveva perso i sensi.
Mi guardai intorno
e cercai di percepire Kurama e lo sentii. Mi girai
verso il luogo dove sentivo provenire il suo chakra e mi vennero i brividi
quando incrociai lo sguardo con il nono occhio aperto del gedoMazo.
Kurama era stato
catturato.
Da quanto dicevano Kumiko e Naho, Kurama dopo aver posto resistenza a Kabuto,
quando era comparso nel salotto di casa, quando aveva minacciato di eliminare i
bambini, aveva gettato la spugna e aveva accettato di diventare una marionetta
nella mani di quel pazzo. Aveva sacrificato se stesso per il bene dei suoi
figli, esattamente come ogni genitore avrebbe fatto, sebbene quel gesto digenerosità, avrebbe potuto portare alla
distruzione dell’intero villaggio, se non del mondo intero.