KHR! 11^ Famiglia

di Lushia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Target 0 - Eh?! Non ci credo, sono diventato padre! ***
Capitolo 2: *** Target 1 - Eh?! Questo è il mio guardiano del fulmine?! ***
Capitolo 3: *** Target 2 - Eh?! Combattiamo per realizzare i nostri sogni! ***
Capitolo 4: *** Target 3 - Eh?! Sono così arrabbiata che potrei uccidervi! ***
Capitolo 5: *** Target 4 - Eh?! Il migliore amico di Nozomi è stato ucciso?! ***
Capitolo 6: *** Target 5 - Eh?! Devo cantare al Festival Scolastico?! ***
Capitolo 7: *** Target 6 - Eh?! Arina e Masato mi costruiranno un'arma! ***
Capitolo 8: *** Target 7 - Eh?! La nuova vita scolastica è così radiosa~ O forse no?! ***
Capitolo 9: *** Target 8 - Eh?! Questa è il leggendario Hyper Dying Will mode?! ***
Capitolo 10: *** Target 9 - Eh?! Voglio diventare più forte per proteggere Nozomi! ***
Capitolo 11: *** Target 10 - Eh?! L'idea di Arashi e il suo obiettivo! ***
Capitolo 12: *** Target 11 - Eh?! Nozomi si è finalmente svegliata! ***
Capitolo 13: *** Target 12 - Eh?! L'Undicesima famiglia è stata presa di mira! ***
Capitolo 14: *** Target 13 - Eh?! Haname deve scegliere il suo futuro! ***
Capitolo 15: *** Target 14 - Eh?! Inseguiamo i nemici con la nostra determinazione! ***
Capitolo 16: *** Target 15 - Eh?! Svelato il piano di Arashi e Shinji! ***
Capitolo 17: *** Target 16 - Eh?! Haname andrà via?! ***
Capitolo 18: *** Target 17 - Eh?! La famiglia si allarga! ***
Capitolo 19: *** Target 18 - Eh?! Knight of Dreams in azione! ***
Capitolo 20: *** Target 19 - Eh?! La vera identità dei nuovi arrivati! ***
Capitolo 21: *** Target 20 parte 1 - I sentimenti di Nozomi ***
Capitolo 22: *** Target 20 parte 2 - I due Undicesimi ***
Capitolo 23: *** Summer Special I – Raggiungerò il mare con il mio POWAAAH! ***
Capitolo 24: *** Summer Special II – Una “normale” giornata di vacanza ***
Capitolo 25: *** Summer Special III – Il Festival Estivo ***
Capitolo 26: *** Target 21 - Eh?! Festa di compleanno in stile Vongola XI Famiglia! ***
Capitolo 27: *** Target 22 - Eh?! Debuttano i Number XI! ***
Capitolo 28: *** Target 23 - Eh?! La notte degli orrori ~ Namimori Halloween Nightmare! ***
Capitolo 29: *** Target 24 - Eh?! C'è una nuova famiglia rivale?! ***
Capitolo 30: *** Target 25 - Eh?! Tutti in viaggio per l'Italia! ***
Capitolo 31: *** Target 26 - Eh?! La decisione di Nozomi sconvolge tutta la famiglia! ***



Capitolo 1
*** Target 0 - Eh?! Non ci credo, sono diventato padre! ***


Target 0 - Eh?! Non ci credo, sono diventato padre!

cover

Controllò nuovamente l'orologio da polso, erano passati altri tre minuti e si trovava ancora in viaggio sulla sua auto.
Sospirò, la sua ansia era percepibile.
Sapeva che avrebbe fatto tardi, la discussione lo aveva trattenuto a lungo e lui non era certo il tipo d'uomo che poteva mandar via i suoi ospiti in modo tanto maleducato e frettoloso.
L'albino seduto accanto a lui gli lanciò un fugace sguardo, stava facendo di tutto per aiutarlo proprio perchè si trattava di una situazione delicata. Aveva anche pensato di cancellare un appuntamento, ma Decimo gliel'aveva impedito.

Era proprio per quel motivo che l'auto stava sfrecciando furiosamente verso la clinica privata di Namimori. Erano passanti già parecchi minuti dalla loro partenza e finalmente erano arrivati nei pressi dell'edificio, attendendo che il veicolo si fermasse.

La tensione era tangibile e l'autista sembrava preoccupato per il suo lavoro, sudava freddo. Tentò di fare del suo meglio per portare a destinazione i due uomini senza che ci fossero intoppi di alcun genere.
L'uomo castano si grattò il capo, era da tanto che non era così nervoso, nemmeno gli impegni e i colloqui con persone di dubbio gusto lo rendevano così a disagio.
Quando il veicolo si fermò davanti all'entrata della clinica, il bruno si gettò letteralmente fuori dall'automobile, senza neanche aspettare che il suo braccio destro gli aprisse la portiera come al solito.
L'uomo si lanciò su per le scale, dirigendosi verso il corridoio del reparto maternità, cercando di orientarsi controllando i vari tabelloni e cartelli.
Quando infine raggiunse l'area giusta trovò alcuni uomini in attesa, i quali sembravano ansiosi e nervosi almeno quanto lui.

- Oh, Gokudera! Tsuna! - un uomo alto dai capelli scuri si avvicinò ai due appena giunti, ridacchiando con tranquillità.

Era praticamente il più calmo del gruppo.

- Yamamoto! - lo salutò l'albino, guardandolo con perplessità - Che hai da ridacchiare?! Cos'è successo qui, è già uscita? -

L'uomo dai capelli castani si guardò attorno con ansia, cercando una risposta alla silenziosa domanda che si era posto, lanciando uno sguardo ad un ragazzo dai capelli scuri e alquanto spettinati, il quale sbadigliò poco più in là: era seduto sulla panca in maniera scomposta, indossava una camicia pezzata e un pantalone beige.

- Niente ancora, i medici sono da un po' lì dentro ma non ci sono notizie. - spiegò il ragazzo, portando le braccia dietro la testa.

Tsuna scosse il capo, rimuginando, decidendo che la cosa migliore fosse sedersi e aspettare con calma.
Non passarono nemmeno tre secondi da quando il suo fondo schiena aveva toccato la panca che si rialzò, confuso.

- Ehi, Tsuna! Dai, calmati, è tutto a posto! - Yamamoto ridacchiò.

Accanto a lui si avvicinò un altro uomo albino, che portava un cerotto sopra al naso. Aveva uno sguardo buffo e fissò Tsuna con grande empatia.

- C-cerchiamo di non preoccuparci! Andrà tutto bene all'ESTREMO!! LO GIURO!!! - gli urlò con ardore.

Iniziò a urlare a caso, avvampando di gioie e nervosismo, perciò Yamamoto dovette aiutarlo a calmarsi.
Tuttavia il suo strano entusiasmo riuscì a fargli scappare un sorriso, e Tsuna finalmente si sedette e restò calmo per i successivi cinque minuti, finchè il pianto di un infante non ruppe il silenzio.
Saltò in piedi nuovamente, col cuore in gola.

Ecco, ci siamo!

Il nervosismo era tangibile, si sentiva a disagio e lo poteva notare anche dagli altri uomini presenti accanto a lui: Lambo si toccava nervosamente alcuni ciuffi della sua chioma scompigliata, Sasagawa Ryohei andava avanti e indietro come un forsennato, ripetendosi tra sé e sé strani discorsi che Tsuna non riusciva a cogliere, Gokudera Hayato aveva gli occhi che gli brillavano e fissava con concentrazione la porta della sala parto, mentre l'unico apparentemente calmo era Yamamoto Takeshi, che era seduto con un sorriso stampato sul volto e osservava i suoi compagni in attesa di novità.
Le quali, però, non tardarono ad arrivare, poiché la porta della sala parto si spalancò sotto i loro occhi e due infermiere ne uscirono rapidamente, trasportando quel che sembrava essere un'incubatrice, la quale racchiudeva al suo interno un neonato chiassoso.


Il gruppo si avvicinò, o meglio, si catapultò sull'incubatrice per osservare da vicino l'infante isterico che continuava a lamentarsi con tutta la sua voce: poterono notare che aveva tanti capelli, era già stata tutta pulita e continuava ad agitarsi incessantemente.

Nel momento di estremo stupore e ammirazione, mentre le due infermiere tentavano di allontanare gli uomini per portare via la bambina, Tsuna tornò in sé e cercò di non fissare troppo la creaturina, anche se era abbastanza difficile. Ancora non riusciva a credere che quel piccolo essere umano fosse sangue del suo sangue, assomigliava troppo ad una bambolina.
Alzò gli occhi e tornò con i piedi per terra, rivolgendosi alle infermiere.

- E la madre? Come sta? -

Le donne sorrisero dopo essere finalmente riuscite a staccare il gruppo famelico dalla piccola creatura, la quale si era già stancata di piangere e stava per addormentarsi.

- Fra poco la porteranno fuori, è tutto a posto. - affermò una delle due donne.
- Adesso dobbiamometterle il braccialetto, ma non ci è stato ancora comunicato il nome. L'avete già deciso? Altrimenti dovremmo segnare quello della madre. - chiese l'altra, osservando Tsuna con attenzione.

In quel momento si accorse di essersene completamente dimenticato, si sentì abbastanza in imbarazzo e chinò il capo per scusarsi.

- Perdontemi, mi era passato di mente! L'abbiamo già deciso, è Nozomi, Sawada Nozomi. - rispose.

Le donne annuirono per poi fuggire con il pargolo sotto gli occhi vogliosi del gruppetto.
L'uomo dai capelli castani staccò l'attenzione dalla figlioletta e tornò a porre i suoi pensieri sulla porta della sala parto, attendendo con ansia che vi uscisse la sua sposa.

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Capitolo 2
*** Target 1 - Eh?! Questo è il mio guardiano del fulmine?! ***


Target 1 - Eh?! Questo è il mio guardiano del fulmine?!

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- Buon giorno a tutti! -


Il saluto echeggiò nell'aula della Namimori Middle School: una ragazzina dai capelli castani si era intrufolata nella classe, ignorando il professore che aveva iniziato ad urlarle dietro.

- SAWADA! Hai idea di che ore sono?! - ringhiò l'uomo, continuando a fissarla in modo minaccioso.
- Oh cristo, iniziano le lamentele mattutine. - la giovane sbuffò.
- Si arriva a quest'ora? La lezione è iniziata già da dieci minuti buoni. - indicò l'orologio da polso con l'indice destro.
- ...uhm... beh, prof, vede, sono arrivata in ritardo perchè... - parve pensarci su per qualche istante - un unicorno mi ha chiesto di aiutarlo a scappare da un laboratorio alieno che lo teneva prigioniero. - disse, incrociando le braccia e annuendo a sé stessa con sguardo deciso.

E rise.
Non c'era nulla di meglio che ridere e sorridere di mattina presto.

Gran parte della classe accompagnò la sua risata, ma non perchè la storia fosse divertente. Sawada Nozomi era proprio quel tipo di ragazza che amava inventarsi storielle e fare freddure; era particolare e con un inusuale modo di ragionare, spesso persa nel suo mondo e canticchiando a bassa voce.
A primo impatto era difficile da capire, sembrava una teppistella per via delle ferite e dei cerotti. Non sapevano mai se dovessero ridere o aver paura di lei. Era... strana.

Nonostante la scuola fosse iniziata già da un paio di mesi, la ragazzina era già conosciuta a scuola, ma la sua reputazione era tutt'altro che buona. Le persone avevano opinioni contrastanti, generalmente però preferivano tenersi alla larga.
Perciò, mentre lei si dirigeva verso il suo banco, i compagni ridevano. Ridevano di lei.
Sapeva esattamente quali erano i loro pensieri, così come sapeva che le sue battute tristi erano irritanti. Ma le faceva comunque, perchè si divertiva così.
Anche se ammetteva fosse triste che le persone ridessero solo della sua stravaganza, non era una buona ragione. Avrebbero dovuto ridere perchè era divertente.

Si sentì nuovamente adirata.

Che noia la scuola. Tutti così seri... ”

Si era davvero svegliata di buon umore, ma degli stupidi ragazzacci l'avevano costretta a combattere, finendo con qualche graffio e in ritardo per la lezione, perciò il suo umore era mutato in peggio. La battaglia non fu chissà che, ovviamente ne era uscita vittoriosa, quei ragazzi erano inesperti e abbastanza impacciati, ma le faceva rabbia sapere che esistessero ancora tali esempi di idioti.

Perciò cercava sempre di far sorridere le persone.

Una vicina di banco dai lunghi capelli scuri la stava fissando con uno sguardo confuso, la brunetta sorrise e si avvicinò lievemente, sussurrando.

- Sai che un mio amico aveva un cane che ringhiava? Un giorno lo portò fuori al balcone e adesso ringhiera... -

Era davvero difficile non ridere a quella sciocchezza, la mora dovette soffocare la risata con la mano, ma Nozomi amava osservare la gente in preda a quelle sensazioni miste a metà tra il ridere o il piangere. Erano le uniche reazioni che poteva ottenere dai suoi compagni di classe, per ora.

Ma le andava bene, aveva solo bisogno dei loro sorrisi. Non erano cattive persone, anzi, erano davvero gentili e simpatici, semplicemente lei non riusciva a trovare il suo posto nel gruppo.
E non le importava più di tanto.

La voce del professore era davvero noiosa, dopo un po' di tempo la ragazzina si ritrovò a scribacchiare sul suo quaderno la figura di un uomo, come faceva solitamente. Non era per niente brava a disegnare, ma quel profilo era inconfondibile: si trattava dell'uomo che lei amava di più.
Un uomo che poteva vedere soltanto nei suoi strambi sogni, sin dalla sua nascita: Vongola Primo, Giotto.
Lo adorava, quando pensava a lui sembrava proprio una ragazza innamorata. Era il suo punto debole.
Lui era anche il motivo per cui voleva diventare più forte, imparando ciò che non poteva trovare in nessun altro luogo: la leggendaria Shinuki no Honoo; Fiamma dell'ultima volontà.
Tecnicamente c'era qualcuno che avrebbe potuto insegnargliela, ma questa persona fingeva sempre di non saperne niente, dopotutto si trattava di un padre orgoglioso e protettivo, non poteva affidarsi a lui.
Alla fine non c'era altro modo se non tentare di venirne a capo con le sue sole forze, studiando il Primo tramite i suoi sogni. Era sempre così incredibile, con quella fiamma arancione e fiammeggiante che si ergeva con orgoglio sulla sua fronte. Così affascinante...

... Aaaah a che diavolo sto pensando???” era davvero confusa, si grattò la testa nervosamente “Ma per favore, è un mio antenato! … Beh, insomma, io sono la sua... uhm... quante generazioni ci sono...”

Iniziò a contare sulle dita: Ieyasu, Giotto era il primo, i suoi discendenti erano Yoshimune, Yoshinobu, Ietsuna, Iemitsu e Tsunayoshi, padre di Nozomi. Era la sesta discendente, entrambi non avevano poi chissà che legami di sangue, non avrebbero di certo potuto avere problemi genetici. Dopotutto, nel passato i cugini si potevano anche sposare tra loro.

Annuì, soddisfatta. Giusto, non c'era nulla di incestuoso.

Davvero?

Il suo sorriso si trasformò in uno sguardo terrorizzato.

"...STO DAVVERO PENSANDO ALL'INCESTO??"

Iniziò a sbattere rapidamente la fronte sul banco, sotto gli sguardi confusi dei suoi compagni di classe.

- ...Ehm, Sawada. Stai bene? - chiese l'insegnante, incredulo.
- ...Non penso di star bene. E' possibile che io sia davvero pazza!! - l'aveva realmente detto, con un'espressione di disgusto sul suo volto.
- Questo era già palese a tutti. - I suoi compagni di classe ricominciarono a ridere.
- Mah... visto che ci siamo, perchè non vieni a risolvere questo problema? - le indicò la lavagna, e la brunetta si avvicinò silenziosa e con uno sguardo cupo. Lesse le bianche scritte e, dopo aver preso il gessetto, risolse il problema dopo pochi secondi.

Non era nulla di nuovo, nonostante la sua stravaganza almeno aveva dei voti quantomeno ottimi.
Amava imparare nuove cose, sin da piccola aveva sempre divorato libri su libri, aveva inoltre imparato i programmi dei successivi anni scolastici.
Questo era il motivo principale per cui la sua vita sociale, da piccola, era pressoché inesistente.

Ritornò al suo banco con l'espressione depressa, sospirando.

Ahhh... Arashi s'incazzerà di nuovo...” farfugliò, in attesa della pausa pranzo. Ultimamente i suoi sentimenti “particolari” stavano arrecando abbastanza problemi ai suoi amici, e non se lo poteva perdonare. Tuttavia si sentiva impotente, dopotutto era ormai in “quell'età”.

Si stiracchiò, seccata, quando suonò la campanella e quasi non cadde dalla sedia per lo spavento.
Si alzò e si lanciò oltre la porta dell'aula, gioiosa di poter finalmente mettere qualcosa sotto i denti. Sfortunatamente, appena messo il piede oltre la porta si scontrò con una ragazza dai lunghi capelli rossi, per poi cadere all'indietro a causa dell'urto.

- MA CHE CAZZO SUCCED- l'espressione della rossa era contratta in una smorfia rabbiosa, ma svanì dal suo volto appena incrociò lo sguardo della bruna, lasciando posto ad un sorriso a trentadue denti. - UH, NOZOOOOOO~ - si lanciò addosso all'amica, abbracciandola, mentre la povera ragazzina rimase disorientata per qualche istante ancora.

- … Uh? Ah, Arashi! -

- Ehi, svegliati, stupida! Eri annoiata, eh? Non succede nulla di che, ultimamente. La scuola non fa per noi, dobbiamo conquistare il mondo. - alzò lo sguardo al soffitto con aria sognante.
- U-uhm... beh... in realtà oggi ho fatto una figura di merda... -
- ...Oh? E perchè? Hai detto qualche cazzata? -
- Ho detto di essere pazza! … voglio dire, davvero penso di essere pazza, insomma, stavo pensando di nuovo a Primo-sama e-
- DI NUOVO??? - il suo sguardo era la cosa più spaventosa del mondo, tanto che Nozomi si ritrovò a tremare. - PERCHE' I MIEI SFORZI SONO TOTALMENTE INUTILI CON UN'IDIOTA COME TE??? -
- M-mi dispiace... -
La rossa sospirò, alzandosi e aiutando la brunetta a fare altrettanto.
- Lasciamo perdere. Ho fame. -

- Oh, andiamo a chiamare Haname e Kaito! -

Le due amiche saltellarono canticchiando per i corridoi, attirando l'attenzione dei presenti e dei membri del comitato disciplinare, che le fulminarono con lo sguardo.

- Ehi, ma quelle non sono Sawada-san e Fukada-san? Si riconoscono ovunque, sono fuori di testa... - una voce scivolò per il corridoio, arrivando all'attenzione delle due.
Era una ragazza a parlare, una delle tante.
- Ma non è contro le regole? Saltellare così in giro, intendo... perchè il comitato non fa nulla? -
- Ho sentito che Sawada-san ha pestato Kazuno-senpai... - disse una voce maschile - Se la prendeva sempre con le ragazzine più piccole, che depravato... -
- Eh?! Ora che ci penso, quella lì ha anche picchiato altri ragazzi più grandi, tutti teppisti del quartiere est.- una terza voce maschile si unì al coro di pettegolezzi - Non a caso dicono che studia arti marziali da quando aveva cinque anni... -
- Cinque?? E' una professionista? -
- Boh, però è strana, non sembra affatto una ragazza! -

Le due ragazzine, che sapevano ben farsi notare, sapevano anche restare in ascolto delle voci poichè era così che spesso e volentieri scoprivano notizie e gossip interessanti, come persone problematiche o richieste di aiuto.
Non che si divertissero a fare le super eroine ma a loro non andavano a genio i torti subiti da innocenti, per cui avevano preso la decisione di aiutare chi ne aveva bisogno senza mettersi troppo in vista. Perciò Nozomi si ritrovava, spesso e volentieri, immischiata in combattimenti e simili. Quest'ultima non si reputava la più forte rispetto agli altri, molte volte rincasava con ferite di una certa gravità, ma molti soggetti non erano chissà quanto esperti e la ragazza poteva contare su anni di lezioni di difesa. La colpa era maggiormente del suo forte senso di giustizia, la ragazza lo attribuiva al fatto di essere una Vongola, come Primo e suo padre.

Il problema si poneva quando le loro gesta venivano scambiate per simboli di superiorità o per divertimento nell'azzuffarsi. Perciò molte persone ridevano al comportamento “poco femminile” di Nozomi, rispetto al fascino di Arashi e all'eleganza di Haname.

Anche se lei non gli dava peso, quelle voci erano comunque irritanti.

- Quella lì ha la grazia di un elefante! -
- Non ha proprio femminilità, anche quando si siede lo fa in modo così mascolino... -

A volte Arashi doveva trascinare via la “ragazza mascolina” prima che quest'ultima iniziasse ad aggredire ragazzi innocenti.
Anche se la rossa sarebbe stata la prima a voler picchiare tutti.

- Sedersi in modo mascolino, eh? So anche sedermi con tutta la grazia femminile di questo mondo, se proprio vogliono saperlo. Se non lo faccio è perchè altrimenti potrei sembrare una debole e frivola fanciulla. -

Nozomi e Arashi stavano addentando il cibo dal loro bento, accanto a loro una ragazzina più grande con due lunghe treccine nere scambiava alcuni alimenti del suo pranzo con un ragazzino biondo dagli intensi occhi azzurri.

- E tu non vuoi proprio essere catalogata come frivola fanciulla, no? - la ragazzina dai capelli corvini le sorrise proprio quando Arashi quasi si stava per strozzare.
Fortunatamente ingoiò con rapidità, sopravvivendo.
- Chi, Sawada Nozomi? Frivola fanciulla? Non è che hai sbagliato persona, Haname? - chiese, volgendosi all'amica.
- Ahahah, il nostro boss sembra più un camionista! - esclamò il biondo, ridacchiando, mentre si appoggiava con la schiena alla grata di ferro che circondava il terrazzo.
- Però le yandere vanno molto di moda, potresti far finta di essere una dolce e tenera ragazzina per poi spaventare tutti con la tua forza. - spiegò Haname, congiungendo le mani e ringraziando per il cibo.
- Di certo non sei moe. - affermò la rossa, osservandola.
- NON VOGLIO ESSERE MOE. - la bruna parve offendersi.
- Un punto a tuo favore, ODIO le moe. - spiegò Arashi, alzando le spalle.

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- Ma cos'è questo, un raduno per decidere il carattere del boss? - il biondo parve spaesato.
- Nozomi, cambiando argomento, come va con Kimitaka-san? -

Quando la mora pose la sua domanda i ragazzi si fecero più seri e attenti alla discussione. Incredibilmente erano anche in grado di fare discussioni impegnative.

- Quel tizio sembra affidabile, è sicuro di sé e ha un sogno da realizzare. - spiegò Arashi, richiudendo la scatola del suo bento.
- Un sogno, eh? - Haname sembrava persa nei suoi pensieri.
- Chiunque abbia un sogno può unirsi alla famiglia! Amo le persone che hanno sogni! - affermò Nozomi, sicura, addentando l'ultimo boccone del suo pranzo.
- Nozomi, ferma- non puoi tradirmi con chiunque abbia un sogno, è ingiusto! - disse la rossa, asciugandosi lacrime amare.
- Dopo il guardiano della nuvola e i suoi noiosi monologhi sulla musica classica, penso che Kimitaka Shinji sia più tranquillo, no? - il ragazzino si grattò il capo.
- Oh, Cloud- E' strano, ma sembra interessante! -
- Oddio Kaito non ricordatemi quel fanatico. Lo supporto solo perchè mi piace come suona e amo la musica. - la rossa scosse il capo, cercando di non pensarci.
- Qui tutti un po' amiamo la musica. - Haname sorrise dolcemente, aggiustandosi le treccine.
- Ehi ehi, non perdiamoci in queste discussioni alpacose! Stavamo parlando del guardiano della nebbia, giusto? Quello che sembra un prestigiatore fallito. - Kaito incrociò le braccia fissando i presenti.
- E ricomincia con questi alpaca... - Arashi si portò le mani sul viso.
- Ma non è un prestigiatore fallito! Se la cava, come illusionista ci sta. - la brunetta parve disorientata dall'affermazione del biondo e tentò di scusare il suo nuovo guardiano.
- Devi ancora raccontarci come l'hai beccato! - esclamò Haname, rivolgendosi alla brunetta.
- Ehm Ehm... -
- Guarda, scommetto quello che vuoi che la cosa ha a che fare con Primo. - la rossa l'osservò con sguardo severo.
- Ehm... -
- Toh, sono così brava ad indovinare che dovrei tentare alla lotteria. -
- Ad ogni modo, Kaito ricorda che stiamo mettendo in piedi questa famiglia con le nostre sole forze... suvvia, non essere severo con i membri! - disse Haname.
- Oh, era solo una battuta, non preoccuparti! - il biondo ridacchiò.
- Non è questo il punto. Dobbiamo essere forti, eppure abbiamo tra noi solo ragazzini... a parte Cloud, mi pare sia tipo un diciottenne. - spiegò Arashi, seria.
- Nei miei sogni, Giotto-sama diceva che la determinazione è importante. Anche io voglio riuscire presto a utilizzare il potere di un Vongola... - rivelò la brunetta, perdendosi nei meandri dei suoi pensieri.

Devo diventare forte.”

- Eccola che riparte con Primo. - la tempesta sospirò.
- Se tuo padre ti sentisse parlare così... - disse il biondo.
- Beh, dai, Decimo non sa nemmeno dei sogni di Nozomi, è plausibile che non sappia le conoscenze di sua figlia riguardo Vongola e guardiani. - come al solito, Haname illustrò bene la situazione in cui si trovavano.
- Ma non penso proprio, mio padre non è stupido. Non dimentichiamoci che ha il super intuito dei Vongola. - rispose Nozomi, decisa.
- E allora perchè non ti ha fermata? Sai quanto ci tiene a tenerti fuori dalla mafia e robe simili. - chiese Kaito, curioso.
- Mah, starà fingendo di non guardare. -

In realtà la brunetta era sicura che suo padre già sapeva tutto riguardo la sua strana e inspiegabile abilità di sognare solo la Prima Famiglia, dopotutto da piccola lei parlava spesso di faccende dei Vongola, anche se lui fingeva di non sapere di cosa la figlia stesse parlando.
Purtroppo però, una volta cresciuta, non si era mai confrontata direttamente con lui.
Solo i suoi amici sapevano perfettamente come stavano le cose, non ne aveva parlato con nessun altro.

- Ha sempre fatto finta di nulla. Tipico di lui, finchè è felice che stia lontana dalla mafia, ignorando i miei desideri... è questo che mi ha fatto più male. Ma sono sicura che appena vedrà gli sforzi che sto facendo, lo accetterà! -
- Anche secondo me andrà così. Anche Arina non sembrava molto felice del tuo comportamento, però ci ha comunque spiegato la faccenda dei guardiani. - spiegò Arashi.
- Arina ha il potere del fulmine ma non vuole unirsi alla mia “famiglia”. E pensare che ci manca proprio un guardiano del fulmine... - la bruna sospirò, depressa. - Sospetto che non voglia esserlo perchè papa le ha chiesto di farmi da “tutrice”, e sapete com'è... Leale e affidabile... - chinò il capo, afflitta.

- Non essere depressa! Arina fa solo quello che le è stato ordinato. - disse la rossa.
- Beh, non succederebbe nulla se, per una volta, non ascoltasse mio padre... -
- Riusciremo a convincerla, vedrai! - la tempesta tentò di darle un po' di ottimismo.

La campanella della scuola iniziò nuovamente a suonare, segnando la fine della pausa pranzo e l'inizio delle lezioni pomeridiane.

- Adesso, l'unica cosa che dobbiamo aspettare è di rivederci questo pomeriggio, fuori scuola. - affermò Haname, alzandosi e pulendosi la gonna della divisa.

- ...Posso saltare le lezioni del pomeriggio? - Nozomi guardò i presenti con sguardo languido e implorante. Nonostante Arashi volesse acconsentire fu costretta a chinare il capo e ad unirsi al coro di “NO!” dei tre guardiani presenti.

- … fanculo. -

Quel pomeriggio erano così stanchi che non avevano proprio voglia di aprir bocca e il ritorno fu silenzioso. Quando il quartetto mise piede nella villa Sawada si ritrovarono di fronte ad una splendida ventenne dai lunghi capelli color biondo cenere, che si trovava seduta in soggiorno.
Arina Luccini accolse i giovani con un sorriso che mise in risalto il neo sotto il labbro inferiore e suoi limpidi occhi verde scuro. Quella era la donna a cui Decimo chiese di tener d'occhi la figlia una volta trasferitesi in Giappone, facendole da “tutrice”. Era molto intelligente e acculturata, cresciuta alla Magione dei Vongola assieme a Nozomi, la quale conosce sin dalla nascita.
Seduto accanto a lei c'era un ragazzo più alto, che le somigliava in una maniera impressionante: occhi verdi e capelli biondo cenere, lunghi ma legati sul capo in una lunga coda da cavallo.
Il giovane indossava una maglia blu notte con una giacchetta verde militare, aveva un pantalone del medesimo colore decorato da tasche enormi e il braccio destro fasciato da bende. Stava bevendo una tazza di tè ma aveva alzato il capo non appena erano entrati i ragazzi.

- Ma... cosa succede qui? - chiese la bruna, perplessa, lasciando scorrere il suo sguardo dall'uno all'altra.

- Oh, bentornati ragazzi, Undicesima! - il sorriso di Arina era smagliante - Finalmente posso presentarti mio fratello gemello Luca. Uhm, sbaglio o ti serviva un guardiano del fulmine? -


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Capitolo 3
*** Target 2 - Eh?! Combattiamo per realizzare i nostri sogni! ***


Target 2 - Eh?! Combattiamo per realizzare i nostri sogni!

cover

La ragazzina squadrò perplessa dapprima Arina e poi il suo gemello, seduto dall'altra parte del tavolo.

- ... EH?! - solo in quel momento sembrò realizzare ciò Arina le aveva appena detto.
- Sì, Sì. Mio fratello Luca. Può essere anche il tuo Guardiano del Fulmine per il “gioco” della tua famiglia, se proprio vuoi. Comunque, finalmente è tornato dalla missione e sono riuscita a farlo arrivare. - spiegò la donna, continuando a sorriderle come se niente fosse.

Nozomi sembrò barcollare, aveva molta confusione nella sua testolina. Arashi e Haname la trascinarono al tavolo e si sedettero in attesa di spiegazioni, tutti rigorosamente in silenzio e interessati a come la faccenda si stava evolvendo.

- Ok, calma. Costui dovrebbe essere un mio guardiano... - ripeté la bruna, perplessa.

- Di tutto ciò che ti ho detto hai ascoltato solo quello? No, ho detto “se proprio vuoi”, e non ha nulla a che fare con il resto. Eri così disperatamente alla ricerca di un guardiano del fulmine che stavo diventando pazza.
- Ok, ok, ho capito. Ma già sapevo che avevi un gemello, per cui la novità è questa cosa del guardiano! E comunque, l'hai deciso tu dall'oggi al domani. -
- Esatto. -
- Senza consultarmi! -
- Non ha consultato manco me. - Luca sbadigliò rumorosamente, attirando l'attenzione dei presenti. Si era tolto la giacca e sulla parte alta del braccio destro si poteva notare un tatuaggio giallo a forma di fulmine.
- Non puoi dire di non esser fiero della nomina, Luca. - Arina ridacchiò, prendendolo in giro.
- Beh certo che no, però mi hai richiamato così all'improvviso, con tutto il duro lavoro...- appoggiò i gomiti sul tavolo e portò le mani sotto al mento, sospirante.
- ... Duro lavoro? - la bionda stava per scoppiare a ridere, ma optò per non perdere la sua compostezza. - Certo, duro lavoro. Sicuro. -

Lo sguardo di Luca parve fulminarla: dopotutto tra fulmini ci si capisce.

- Ma sei un militare o qualcosa di simile? Non hai dei doveri? Cioè, puoi lasciare l'esercito così come se niente fosse? - Arashi sembrava perplessa ma intervenne comunque nella conversazione.
- Beh, essere incaricato come guardiano dell'ipotetico futuro Vongola Boss va al di sopra di ogni cosa. - Arina continuò a parlare con ironia, quasi come se volesse prendere in giro la sua allieva, che la guardò con un'espressione offesa.
- Ipotetico? Sono figlia unica, sai. -
- Decimo non ha mai detto nulla a riguardo, sai. - Arina le lanciò uno sguardo di sfida.
- Perchè papa pensa che le ragazze siano deboli e stupide principesse. -
- Decimo tiene molto a te, sei la sua unica figlia, ovviamente vuole proteggerti dalla mafia e cose così. -
- Beh, io non voglio essere protetta, ok? Sono assolutamente in grado di proteggere me stessa e chiunque altro. -
- Ad ogni modo, I Vongola hanno qualche influenza anche sull'esercito? - chiese Haname, curiosa.
-… Voi non vi rendete ancora conto di quanto siano influenti i Vongola, giusto? - chiese Luca, osservandoli con aria annoiata.
- EHI STOP. - Nozomi urlò all'improvviso, facendo quasi sobbalzare i presenti. Sembrava alquanto seccata. - Vongola o Vongola boss, non hanno nulla a che fare con queste cose! Non potrebbero aver fatto nulla, papa non sa cosa sto facendo qui, giusto? -
- Ah, non è quello ciò che voleva dire. - Arina portò le mani avanti, cercando di calmare la sua allieva - Ci sono altri modi per ottenere delle autorizzazioni, non c'è bisogno di un mandato diretto da parte di Decimo. -
- Altri modi...? Capisco! Sei un genio, Arina! - lo sguardo di Nozomi si illuminò.
- Non sto facendo questo per te, Undicesima. Tu hai radunato delle persone e li hai nominati tuoi guardiani, ma io non posso essere d'accordo perchè non è ciò che Decimo voleva per te. - disse, severa - E' soltanto un gioco, una figlia che cerca goffamente di imitare il padre. Sapevo solo che mio fratello non si trovava bene lì e ho deciso di trascinarlo qui da noi. Se vuoi considerarlo un guardiano fallo pure e continuate lo sceneggiato, ma non ho alcuna intenzione di aiutarti con il tuo "piano". -

La brunetta mise il broncio, voltandosi dall'altra parte.
- Non è un gioco e non sto imitando mio padre! E comunque non voglio che mio padre sappia cosa sto facendo. Mi ha mandato qui in Giappone per vivere come una normale ragazzina... - il suo pensiero si perse e volò indietro, in quel maledetto giorno di sette anni prima. Scosse il capo rapidamente, spaventata. Non voleva ricordarlo.
- Per ora è ciò che stai facendo. - annuì convinta lei - E non ho intenzione di mentire o nascondere cose a Decimo. -

Arina si alzò e prese una tazza di tè dalla credenza, proprio mentre un'altra donna dal sorriso gentile varcava la soglia del soggiorno, giungendo dalla cucina con un vassoio di biscotti. Aveva capelli brizzolati corti e due occhi scuri e apprensivi.

- Oh, Nozo-chan ha portato tanti amici, oggi~ - la donna poggiò il vassoio sul tavolo, la nipotina si era alzata e l'aveva abbracciata con molta tenerezza.

La sua adorata nonna, Sawada Nana, si prendeva cura di lei da quando era andata a vivere lì dall'Italia. Lei e Arina abitavano in quella casa da sette anni, ormai, assieme alla gatta bianca e nera della bruna, Fortuna.

- Ora che ci penso... se questo qui, Luca, è il guardiano del fulmine... adesso siamo al completo. - affermò Kaito dopo un'accurata riflessione che, a quanto pare, nessuno aveva fatto, poichè Haname congiunse sonoramente le mani con fare sorpreso.
- E' vero! I guardiani dell'undicesima generazione sono finalmente riuniti! - esclamò.
- Uh? Allora sono stato accettato? - chiese Luca, scodinzolando come un cagnolino.

Nozomi, che si era staccata dalla nonna e l'aveva lasciata andare verso la cucina, stava tornando al suo posto mentre si sistemava i capelli con aria pensierosa.

- ...no. Prima ti devo testare. - storse la bocca in un sorriso poco rassicurante.
- Uh, uno scontro eh? - sospirò, sembrava quasi che fosse un argomento non gradito - Beh, io combatto con delle piccole falci, sono la mia arma e l'ho ultimata mentre ero nell'arma e non avevo nulla da fare. E' tipo una lunga catena di ferro con queste falcine alle estremità, pensavo di usarle con l'energia del fulmine. Penso di poter attaccare a distanza ma dipende dalle situazioni, soprattutto credo di poter immobilizzare i nemici con le mie scariche elettriche e-
- No, aspetta, non mi interessano queste cose. - lo interruppe la bruna, sbuffando - Non voglio combattere, devo sapere il motivo per il quale tu vuoi unirti a me! -

Luca rimase alquanto interdetto e si voltò verso la gemella, che sembrava spaesata quanto lui.
Arashi la osservò e ridacchiò: Arina non sapeva molto di come avevano “reclutato” gli altri membri della famiglia.
Anche se, per molti di loro, si era semplicemente trattata di una coincidenza.

-...Il motivo? Beh, perchè sei la figlia di- iniziò, ma venne nuovamente interrotto.
- Se è per questo puoi anche alzarti e andare via. - disse Nozomi, incrociando le braccia.

Il ragazzo si grattò il capo, pensieroso.

- Ma... Undicesima... cosa? - Arina non riusciva a capire cosa stava accadendo.
- Allora, le cose stanno così: chi mi segue deve avere un obiettivo, uno scopo da voler realizzare. - spiegò, portandosi l'indice sotto il mento - Io, anzi, noi lo chiamiamo “sogno”. Se tu non hai sogni, se tu non sogni, per me puoi anche tornartene da dove sei venuto. Non ho bisogno di un automa che mi segue perchè fa figo o perchè sono figlia di qualcuno. - concluse, annuendo sicura.

Luca restò in silenzio ad ascoltare, immerso nei suoi pensieri. Probabilmente era scosso da quelle parole, così come sembrava esserlo Arina, che in quel momento parve capire il ragionamento dell'allieva.

- Ognuno di noi guardiani ha un suo desiderio personale, ha un sogno. - rivelò Haname - Noi crediamo che i sogni siano molto importanti per un essere umano. -
- Non solo, un essere umano senza sogni è solo un robot che si muove meccanicamente ogni giorno, con sentimenti futili e senza aspirazioni. - aggiunse Arashi.
- Un branco di macchine senza cervello che hanno perso di vista il vero senso della vita. - sospirò, chinando lo sguardo.

- Uhm, allora quali sono i vostri sogni, ragazzi? - chiese Luca.
- Suppongo che prima Nozo voglia sentire qual'è il tuo sogno. - la rossa osservò sottecchi la Vongola che ricambiò la sua occhiata con un movimento del capo.

Kaito e Haname si voltarono verso Luca, il quale parve perplesso. Ci pensò su per alcuni istanti, forse stava cercando dentro di sé la risposta a quella strana domanda.

- Il mio sogno, eh? … In realtà io sono una persona che ama vivere molto alla giornata, adoro le avventure e buttarmi a capofitto nelle situazioni imprevedibili. Scommetto con me stesso e amo divertirmi. Ecco, credo che il mio sogno sia di continuare a vivere qualcosa di emozionante e penso che tu sia la persona giusta a cui mi debba unire. -

Calò il silenzio.
Nozomi strabuzzò gli occhi, perplessa, e i presenti non sembravano voler fiatare finchè non avrebbero sentito il suo verdetto.

"...ama vivere avventure ma sembra che odi combattere... non credo di aver capito."

- Ma... sbaglio o tu non sembri un tipo da campi di battaglia? - si decise a chiedere.
- ... ma se è un militare! - disse Kaito, osservando perplesso la brunetta.
- Sembrava annoiato quando stava parlando della sua arma.- continuò Nozomi, osservando il giovane negli occhi.

Arina si portò una mano sul viso, rassegnata, mentre il giovane si stiracchiò senza alcun ritegno.

- Uhm. No, non amo combattere. Amo più giocare, divertirmi, andare in moto... se proprio devo combattere lo faccio anche, ecco, ma non è che mi piaccia... -
- No, aspetta un attimo. Che diavolo facevi a fare il militare, allora?! - chiese Arashi, totalmente confusa.
- ... pronto soccorso... ma solo come aiuto... - rispose lui, arrossendo.

Nonostante sua sorella volesse sprofondare, il quartetto di ragazzi restò totalmente spiazzato dalla sua risposta.

- ... sai... curare le persone, quindi...? - chiese Haname, che forse rifletteva su un ipotetico lato positivo della situazione.
- ... no. Aiuto con bende, disinfettanti e cose che saprebbe fare chiunque... - disse lui, grattandosi il capo.
- ... cosa sai fare di preciso, allora? Sarai specializzato in qualcosa, no? - Arashi sembrava pregarlo di dare loro una risposta adeguata.
- ... ero solo un aiutante... so fare tante cose ma non sono specializzato... - per poco non si immergeva nel terreno dall'imbarazzo.
- Luca non voleva farlo. - Arina intervenne, decisa - è stato il suo padre adottivo a costringerlo a fare il militare ed era alla sua prima missione. -

Arashi, Haname e Kaito cercarono di evitare l'inizio di una nuova discussione dal tema "padre adottivo" per concentrarsi sulle informazioni che avevano appena ricevuto. Speravano in un militare esperto e si erano ritrovati un ragazzo che faceva quel che gli pareva e quando gli pareva.

- Vi prego, Juuichidaime! Non prendetela a male, posso aiutare come... come posso, ecco. - spiegò, cercando di farli sorvolare sul suo pessimo curriculum.
- Hai detto che ami fare cose emozionanti e per questo mi segui... ma se ti facessi annoiare? A quel punto potresti anche voltarmi le spalle. - spiegò la bruna, puntando l'indice verso di lui, che osservò il dito della bruna con sguardo confuso. La ragazzina sembrava alquanto seria.
- Nah, non che me ne freghi molto. Quello che si fa si fa e se mi annoio... dormo. - annuì soddisfatto.

"... non ci posso credere. Questo tizio è davvero il fratello di Arina?"

Continuò a scrutarlo da capo a piedi: era davvero strano. Non che gli altri -lei compresa- fossero tanto normali. Tuttavia, nonostante fosse il gemello di Arina, era davvero diverso da lei. Sembrava infantile, egoista e facilone.

- E poi, se mi annoiassi, potrei chiederti qualche giorno di permesso per svagarmi in cerca di ragazze~ - aggiunse, perdendosi in chissà quali deviati pensieri da ventunenne.
- Eh? Ragazze? - Arashi inarcò un sopracciglio.
- E' un donnaiolo. - specificò la sorella. - Beh, solo teoricamente però. Non è riuscito mai a conquistare una ragazza. -
- Perfetto, magari sei anche un sessista.
- Eh? No, no! Sono per i pari diritti, io! Credimi... è solo che sogno una donna... che mi ami... una dolce moglie apprensiva... -
- Oooh che carino! - Haname iniziò ad emanare cuoricini.
- Oh adesso capisco meglio. Beh, a questo punto questo è un buon sogno. - affermò Nozomi.
- Oh, amo anche cazzeggiare ai videogiochi. - disse il biondo, ammiccando, mentre estraeva una console portatile dal suo zaino.

Tuttavvia, i quattro ragazzi erano sobbalzati improvvisamente, facendo quasi spaventare i due gemelli che li osservarono esterrefatti.

- SEI ASSUNTO. - urlò Nozomi, indicandolo con fare sicuro.

Il ragazzo fissò la piccola Vongola con un'espressione perplessa. Poichè Haname parve accorgersi della sua confusione, accorse in suo aiuto per dissipare i suoi dubbi.

- Chi gioca ai videogiochi è ben accetto. Noi abbiamo il nostro leggendario Martedì Game dove passiamo tutto il giorno ai videogiochi. - sorrise calorosamente.
-...saltate la scuola? - chiese il fulmine, perplesso.
- Ahahah ma no! - Kaito scosse il capo - Lo si fa anche dopo tornati a casa, eh! -

Luca scoppiò a ridere per poi decidere di riprendere in mano il discorso di poco prima.

- Ma i vostri sogni, invece? Quali sono? -
- IO IO IO INIZIO IO! - urlò Kaito che si stava sbracciando e stava saltellando sul suo posto - Ovviamente voglio diventare fortissimo in qualsiasi tipo di arte marziale per poter creare il mio stile e aprire una palestra con tanti allievi! -
- Wow, una bella ambizione! - esclamò Luca.
- Il mio sogno è abbastanza stupido... - Haname arrossì, abbassando lo sguardo e portandolo sulle due amiche, le quali sembravano volessero picchiarla a sangue. Ridacchiò, prima di continuare - … I sogni variano da persona a persona, ognuno può realizzare ciò che si sente. E io, nel mio futuro, vorrei creare una mia collezione di vestiti e poterli indossare. -
- Anche io voglio indossarli! Adoro i tuoi design~ - esclamò Nozomi, euforica.
- Una stilista? Davvero? - Luca strabuzzò gli occhi.
- Qualcosa da ridire sul suo sogno? - Arashi sembrava volerlo uccidere e Luca si affrettò a scuotere la testa per tranquillizzarla.
- Ah, no... certo che no, ognuno ha i propri obiettivi. Quindi ami creare vestiti? - chiese.
- Hana è molto brava a disegnare, ma ama fare vestiti e sa anche cucire bene! Fa anche le bamboline! - Nozomi congiunse le mani, sognante.
- Uh, ne avevo viste alcune fatte da te... - disse Arina, ricordando la plush doll che Nozomi aveva in camera.
- Il mio sogno è lo stesso di Nozomi. Inoltre, voglio essere utile alla famiglia e proteggere le persone. - Arashi si voltò verso l'amica in questione, osservandola con dolcezza.
- Un sogno uguale? ...Quindi qual'è il tuo sogno, Juuichidaime? - chiese il ragazzo, curioso.
- Il mio? - la bruna si osservò intorno, pensierosa - Beh, ovviamente è quello di creare una società dove la gente possa continuare a sognare e realizzare i suoi sogni... Anzi, prima di tutto voglio realizzare i sogni della mia famiglia, e poi voglio che tutti capiscano l'importanza dei sogni! -

"Un luogo dove posso essere me stessa. Dove tutti possano vivere senza il timore del giudizio altrui..."


- Mh... non è un sogno troppo ambizioso? Anche per una Vongola credo che sia difficile, considerando poi quello che avrà in mano... la mafia e tutto ciò che comporta... - le riflessioni di Luca sembravano esatte eppure la ragazzina non sembrava demordere.
- Non mi interessa. Anche papà sta guidando i Vongola secondo la sua volontà. - spiegò lei.
- Sei molto determinata, eh? - chiese il giovane.
- Perchè la determinazione è importante, lo diceva anche Primo-sama. -
- Primo-sama? -
- Te l'avevo detto, Luca. - intervenne la sorella, con una voce dolce e matura - Riguardo i suoi sogni. -

- Oh... allora era tutto vero? -
- Pensavi stessi mentendo?? -
- Beh, è difficile da credere! Hai detto che sogna da sempre Primo e i suoi guardiani, o qualcosa di simile. -
- E' tutto vero. Sin da quando ho memoria ho sempre e solo sognato ricordi della Prima Famiglia, ho assistito alla creazione della famiglia e altri eventi simili. E' tipo come se guardassi un film, penso sia un dono meraviglioso... - la Vongola arrossì, chinando il capo.
- O forse è una maledizione. - sussurrò Arashi.

- Beh, comunque Luca alloggerà qui. Penso che si sia fatto abbastanza tardi, non sarebbe meglio che voi tre torniate a casa? - chiese poi ai giovani studenti.

Arashi, Haname e Kaito si alzarono, quest'ultimo si stiracchiò così rumorosamente che contagiò anche Luca, il quale lo imitò.

- Ci si vede domani, allora. - disse Arashi, prendendo la cartella e buttandosela sulle spalle. - Vi affido Nozo. -

Nozomi salutò pacatamente i tre amici che sparirono oltre la porta d'ingresso. Si voltò poi verso le scale che portavano al primo piano e sospirò.

- Luca si sistemerà nella camera degli ospiti, e... va tutto bene, Undicesima? - Arina si avvicinò alla sua amica e allieva, osservandola.
- … il mio cuore è un po' confuso. - rispose lei, abbattuta.
- Ti pare, lo so. Ti ho vista nascere e ormai so ogni tua preoccupazione. Dovresti cercare di guardare oltre il naso e non restare rinchiusa tra le catene di un sogno. I sogni saranno anche la vita, secondo il tuo modo di ragionare, ma sono soprattutto sogni.-
- Con questo cosa vorresti dire? Che i sogni non si possono realizzare? - chiese, alterata.
- No, Undicesima, non confondere i sogni realizzabili con quelli irrealizzabili.- La donna la osservò severa - Un sogno realizzabile è diventare un personaggio famoso o viaggiare sulla luna. Un sogno irrealizzabile è avere un uomo che è morto secoli fa. -
- Anche prima del secolo scorso era impossibile andare sulla luna.- rispose la ragazzina.
- Perchè l'uomo ha scoperto come farlo. Difatti se il tuo sogno fosse stato lo scoprire la cura per alcune malattie terminali avrei detto che sarebbe stato irrealizzabile fino a prova contraria, visto che ci sono molti fattori da valutare. - spiegò decisa - tuttavia non esiste una magia che riporti in vita i defunti e, se esistesse, sarei totalmente contro una pazzia simile.-

La piccola sbuffò, non sapendo come ribattere e cercando di evitare il suo sguardo.

- Undicesima... Devi cercare altrove. Prima o poi arriverà, devi solo cercare... forse questo non è il posto giusto. - affermò la donna che, dopo averle lanciato un dolce sorriso, si voltò e varcò nuovamente il soggiorno, lasciando Nozomi ai piedi delle scale, immersa nei suoi pensieri.
- Il posto giusto... qual'è? -

Tirò fuori dalla camicetta il medaglione che portava al collo con orgoglio: un bianco medaglione con inciso in oro il marchio dei Vongola e il numero romano “XI”, si trattava di un regalo che suo padre le diede al suo quinto compleanno. Era solo un giocattolo, eppure nonostante suo padre fosse contrario decise comunque di farlo costruire per lei.

-...Primo-sama, esiste un luogo dove io potrò mai incontrarti?-

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Capitolo 4
*** Target 3 - Eh?! Sono così arrabbiata che potrei uccidervi! ***


Target 3 - Eh?! Sono così arrabbiata che potrei uccidervi!

cover

Quel profumo, lo avrebbe riconosciuto ovunque.

Aprì gli occhi, tristemente. Non voleva trovarsi lì, in quel momento, voleva fuggire lontano.
Voleva tornare indietro e non essere costretta a soffrire.

Eppure non poté far nulla quando la sua coscienza prese il sopravvento e comprese di trovarsi in una stanza arredata in un elegante e antico stile occidentale. Il profumo del legno pulito continuava a punzecchiarle il naso, solo allora notò la figura maschile seduta pensierosa sul divano accanto alla vetrata.
L'uomo dalla bionda chioma discorreva con un altro uomo distinto sulla trentina. Per curiosità si avvicinò ai due e si sedette accanto al biondo in giacca e cravatta.

I suoi occhi erano fissi su di lui, e arrossì.

- Primo-sama... -

L'uomo non sembrava prestarle attenzione, non poteva vederla. Non sapeva nemmeno che lei esistesse.
Si trovava immersa nuovamente in un altro dei suoi soliti sogni su Primo-sama e sulla sua famiglia.
Era seduta su quel divano come se fosse un fantasma, un'ombra, non poteva far altro che ascoltare i due uomini discutere come se si trovasse catapultata in una realtà virtuale, dove il film si svolgeva tutto intorno a lei.
Purtroppo non era un film bensì un sogno, destinato a restare tale.
Irrealizzabile, come le aveva detto Arina la sera prima.
Come ci era arrivata a quel punto? Com'era possibile che quell'uomo, scomparso da cento e più anni, fosse riuscito a farle girare la testa? Aveva persino fatto una brutta figura qualche giorno prima.
I suoi occhi, magnetici. Il suo sorriso caldo. La sua voce profonda. E il suo potere, misterioso.
Era lui, il "Cielo". L'unico che poteva salvarla e redimerla dall'oscurità che si trascinava dietro da così tanti anni. L'unico che riusciva a farla star bene.
Ma non poteva averlo, perchè era già morto.

Sospirò.
Un modo c'era. Doveva solo mettere le mani su quell'anello, l'anello di suo padre, e scoprire se la leggenda fosse vera, se davvero la sua volontà si trovasse in quell'anello.

Scosse il capo all'improvviso, come se stesse immaginando cose oscene. Si guardò intorno, imbarazzata, sperando che nessuno l'avesse vista.
Ma, dopotutto era un maledetto sogno, chi poteva vederla?
Sospirò nuovamente, chinando lo sguardo afflitto.

- Non posso volerlo davvero... è sbagliato... e lo so. Non è da me, no... - si disse, cercando di togliersi quei pensieri dalla testa.

La ragazzina si alzò, furiosa con sé stessa per essersi permessa di pensare a piccolezze simili.
Doveva diventare forte per succedere al padre, doveva dimostrare a tutti che era in grado di proteggerli e di assicurare loro un futuro, doveva ereditare qualcosa di più grande che un anello per il mero scopo di fare uscire l'uomo che amava.
L'amore non era contemplato in quella visione.

"Che stupida."

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Quando aprì gli occhi, la mattina dopo, si lavò rapidamente e andò in cucina per fare colazione con un'espressione vacua. Non esprimeva la sua solita gioia né saltellava o esclamava "HAPPY!" a caso. La sua energia era inferiore alla metà.
Luca e Arina la videro lasciare l'abitazione con quell'aria depressa, e si preoccuparono per lei.

La brunetta sapeva che Arina avrebbe lasciato perdere, era da fin troppo tempo che la vedeva in quello stato, quanto ancora si sarebbe presa la briga di aiutarla in quella mission impossible?
Le dispiaceva così tanto dover condividere la sua tristezza con qualcuno, sin da quando era piccola non aveva mai davvero provato così tanta sofferenza. Era davvero così difficile essere un'adolescente innamorata? Doveva cercare di reprimersi e di non parlare del suo problema amoroso, tenerselo dentro e continuare a fingere di essere felice e forte.
Per il bene degli altri.
Sempre e solo per il bene degli altri.

Sperò vivamente che sua nonna non si preoccupasse più del dovuto, le mattinate "no" capitavano ogni tanto, anche se erano abbastanza rare. Solitamente recuperava il buon umore dopo essere rimasta per una decina di minuti nel suo caldo lettino a rimuginare.

Ma quel giorno si sentiva davvero giù e, proprio mentre sperava che il suo morale potesse risollevarsi, si ritrovò davanti due ragazzini poco più alti di lei che tentò di ignorare, cercando di oltrepassarli.
Purtroppo, però, le si pararono nuovamente davanti, raggiungendola e impedendole di proseguire.

"... come se non avessi abbastanza problemi, oggi."

- Ferma lì, Sawada! -
La ragazza sbuffò, seccata.
- Non bastavano i miei complessi, adesso ci si mettono anche due barboni a rompermi le palle. - disse tra sé e sé, alzando gli occhi al cielo.

I due "barboni" la guardarono molto male, avevano colto le sue parole alquanto offensive e non sembravano avere buone intenzioni.

- Ehi ehi, dice ancora cose assurde! - esclamò uno dei due, ridacchiando in modo improbabile. Il suo alito puzzava e la ragazzina fece un passo indietro, disgustata.
- Toh, ecco i maschi al giorno d'oggi. - disse lei, osservandoli con noia - Rozzi, sporchi, superficiali, attaccabrighe e pensano solo ad una cosa. E' impossibile trovare qualcuno come Primo-sama. - si voltò e cercò di prendere un'altra strada, non voleva nuovamente arrivare in ritardo per la scuola.

"Ma perchè diavolo devo cambiar strada a causa loro? Li prenderei a sberle, diamine!"

- Ehi, la troia ci sta ignorando! - indicò il ragazzaccio di poco prima, dando un colpetto al suo compare.
- Questa tipetta senza femminilità avrebbe picchiato Kirisaki-senpai? Ma davvero? - l'altro giovane, riconoscibile dalla chioma bionda mal tinta, incrociò le braccia con scetticismo.

Fermarsi o non fermarsi? Questo era il problema.
Stava scappando? No, era solo in ritardo, meglio avanzare senza porsi troppe domande.
Peccato che i due si scagliarono su di lei così, all'improvviso, solo pochi istanti dopo. Non colse a cosa miravano, si spostò così rapidamente che i due quasi non inciamparono l'uno addosso all'altro e si guardarono spaesati, notando solo dopo che la bruna si era spostata dietro di loro.

- Ehi, sgualdrina, lasciati pestare senza fare storie! - disse il tinto, prima di lanciare addosso alla ragazza la sua cartella, che lei schivò senza problemi.

Basta, era davvero seccata. Già stava malissimo di suo e doveva anche sorbirsi due idioti a caso che volevano rovinarle la giornata.
Osservò i due come se volesse ucciderli. Di mazzate.

- ...D'accordo, ora siete morti. - si limitò a dire, cercando di incutere terrore, ma il suo tentativo fu vano perchè i due si limitarono a ridere di gusto.
- Una donna che vuole picchiarci? Ma andiamo! - ridacchiò il ragazzo dall'alito puzzolente, allargandosi il colletto della camicia.

Il vaso era traboccato e la ragazzina non riuscì a controllare la sua ira.
Lasciò cadere a terra il suo zaino e si avventò contro uno dei due, colpendolo con un rapido pugno allo stomaco per poi abbassarsi velocemente e spostarsi verso il biondo, menandogli una ginocchiata nelle parti basse, con il serio intento di castrarlo.

"Voi maledetti uomini che ragionate solo con quello, siete il cancro."

I due ragazzi caddero a terra subito dopo i colpi subiti.
Il tinto era conciato male, si era raggomitolato e aveva iniziato a lamentarsi sonoramente ma il primo si rialzò quasi subito e tentò di contrattaccare la ragazzina con un coltello, che aveva estratto dalla tasca della giacca.
La bruna saltò all'indietro per evitare di essere sfiorata dall'arma, con un balzo finì sul muretto esterno di una villa e si guardò intorno in cerca di un bastone o qualcosa che potesse utilizzare come arma. Nozomi era brava con bastoni e aste o comunque mazze lunghe, ed era in grado di maneggiarle bene.
Corse verso nord, camminando sul muretto per avvicinarsi ad un albero del giardino di una villetta.
Saltò nuovamente e si aggrappò ad un ramo bello robusto, con il suo peso riuscì successivamente a staccarlo dal tronco e scese a terra, facendo piroettare il legno fino a colpire violentemente il ragazzo allo stomaco. Il tipo indietreggiò ma riuscì a restare in piedi, si raddrizzò e tentò di colpire Nozomi che venne sfiorata sul braccio dalla lama, la quale squarciò la manica della divisa scolastica e la ferì.
Anche la divisa? La giornata non poteva andare peggio di così.
Fece nuovamente roteare il ramo e saltò, aggrappandosi alla spalla del ragazzo che rimase confuso, volteggiando in aria, non atterrando alle sue spalle, si voltò rapidamente e lo colpì violentemente sul capo, facendolo svenire sul colpo.
Entrambi i ragazzi erano ormai a terra, con il tinto che aveva smesso di lamentarsi ed era silenzioso, forse svenuto.
La ragazzina gettò via il ramo e li fissò, furiosa.

- Non sono una donna, stronzi. -

"Le donne sono deboli."

Quanto la innervosiva sentirsi definire una donna, parecchi uomini pronunciavano quella parola con disgusto. Uomini come quelli che, insultando la nascitura, chiacchieravano animatamente nei corridoi, e che si stupirono quando Decimo affermò di non volere altri figli. Si aspettavano un uomo, un futuro boss in grado di continuare il suo operato, ed avevano ottenuto una donna.
Chissà che fine avevano fatto quegli uomini, se lavorassero ancora per suo padre.
Ad ogni modo non voleva interessarsene, non erano gli unici e soli, sapeva che avrebbe dovuto spesso scontrarsi con gente che la definiva donna in modo dispregiativo.
E, ogni volta, non mancava di rispondere a tono: “Non sono una donna, sono un vigilante.”
Doveva essere una persona forte e determinata, che fosse in grado di proteggerli e diventare il nuovo boss dei Vongola.

Vongola Undicesima.”

Anche se Undicesima era declinato al femminile, ed anche sbagliato nel contesto. Un errore voluto proprio da lei, quando da piccola ci teneva a sottolineare il suo essere donna.
Ma da piccola era troppo stupida, non poteva capire quanto fosse pericoloso mostrare i propri punti deboli al vento, nonostante volesse proprio sentirsi fiera di essere ciò che era.
Tuttavia, non poteva essere sé stessa, o sarebbe stata nuda al giudizio imparziale della gente. Doveva dare loro ciò che volevano, anche andando contro i suoi stessi desideri.
La sua esistenza era soggiogata dal profondo desiderio di essere ciò che tutti si aspettavano che lei fosse, un futuro grande boss.
Non una donna, non una ragazzina come altre, non una fanciulla innamorata.

Quanto era dura reprimersi così.
Aveva le lacrime agli occhi, si sentiva depressa e perciò si appoggiò al muretto a riprendere fiato.

- Hai fatto un bel casino, Nozomi. -

La ragazzina si voltò di scatto, notando un ragazzo dai capelli castani che indossava una lunga giacca scura.
I suoi tetri occhi rossi sembravano illuminarsi di una strana luce.

- Oh... Shinji. Come mai da queste parti? - tralasciò la sorpresa nell'averlo sentito parlare, solitamente quel ragazzo riusciva a stare in silenzio anche per un giorno intero.
- Passavo... Visto che sono il tuo guardiano della nebbia... pensavo... dovrei stare di più... con voi... - abbozzò un sorriso. Era tremendamente timido ma molto dolce. Nessuno avrebbe mai sospettato che quel giovincello educato e silenzioso potesse amare alla follia i film e i giochi più macabri e mostruosi che fossero mai esistiti. E li aveva sia visti che giocati tutti.
Tutti.

- Uh, bel pensiero da parte tua. In effetti è da un po' che hai deciso di venire con noi... abbiamo anche l'ultimo guardiano, ora. E' più grande di te e Cloud. - spiegò.
- Anche il fulmine...? Siamo a posto, allora... - sorrise, avvicinandosi a lei e osservando i due ragazzi stesi a terra, privi di sensi. - Sono vivi ma conciati male... potevi ucciderli. -
- L'avrei fatto se non avessi pensato che papà mi avrebbe odiata per questo. - si morse le labbra.
Era sincera o no? Nemmeno lei lo sapeva.
-… E' l'unico motivo? - chiese lui, osservandola.
- … Anche Primo-sama... - arrossì.
- E tu? Volevi ucciderli? - la sua domanda era lecita, ma la ragazzina era ancora confusa.
Uccidere o no? Non ne era realmente sicura.
- … A volte, se non lo fai, rischi di perdere persone a te care... - chinò lo sguardo e osservò un punto vuoto davanti a sé, immaginando la figura di un bambino dai capelli rossicci.
- Oh... ma è tardi... non devi andare a scuola...? - Shinji interruppe i suoi ricordi, osservandosi intorno proprio mentre la brunetta si stava rialzando. - Ci penso io a mettere a posto... -
- ...no, dai, faccio io... insomma, non voglio darti pesi... - gli sorrise, anche se il suo sorriso era spento.
Il ragazzo scrollò le spalle.
- E' ok, tu sei in ritardo. Lascia fare a me, tranquilla. -

Aveva vinto lui e Nozomi sospirò, ringraziandolo e iniziando a correre rapidamente verso l'edificio scolastico, lanciandosi verso i corridoi ed aprendo rumorosamente la porta dell'aula, pronta a subirsi le solite lamentele del professore.
Tuttavia, quest'ultimo, notò subito che la ragazzina era ferita e sporca e si alzò dalla sedia, sconvolto.

- Hai di nuovo fatto a botte con qualcuno, Sawada?! - tuonò lui, aggiustandosi gli occhiali per osservare bene quello scempio - Corri immediatamente in infermeria, hai il braccio insanguinato! -
- ...Ma se è solo un taglietto... - cercò di replicare, ma l'uomo non parve voler sentire ragioni, la trascinò in infermeria sotto gli sguardi e le voci poco carine dei suoi compagni di classe.

- Ma guardala, di nuovo conciata così... -
- Cosa c'è di tanto sbagliato in lei? E' una masochista?? -

Arashi, Haname e Kaito spalancarono la porta dell'infermeria proprio quando la giovane infermiera aveva finito di porre delle bende e dei cerotti sulle ferite di Nozomi.
La rossa sembrò furiosa, si avvicinò all'amica e la squadrò per bene prima di sedersi accanto a lei, mentre Haname chiedeva a Kaito di andare a prenderle da bere.
Ovviamente la cola, era l'unica cosa che riusciva a metterla di buon umore.
Nozomi non viveva senza cola.

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- Cos'è successo? Chi ti ha attaccato? - chiese Arashi, circondandola con le braccia. Era così calda, sentiva il suo respiro e non riuscì a non stringersi a lei, la sua migliore amica e complice.
- Due idioti, prima che arrivassi a scuola. - si limitò a rispondere.
- Non potevi ignorarli? - Haname si sedette alla sua destra, accarezzandole la chioma castana e arruffandola, proprio mentre Nozomi si stava staccando da Arashi.
Sospirò.
- No. Ci ho provato ma mi hanno attaccata. Stavolta è stata autodifesa. -
- Quindi li hai conciati per le feste? - chiese ancora la mora.
- Ovviamente. Avrei anche potuto ucciderli per via del mio pessimo umore, ma mi sono trattenuta. - incrociò le braccia e storse la bocca poichè le dolevano.
- ...Nozomi... Sai che non è giusto. - Haname sembrò seria e lanciò uno sguardo ad Arashi, che si limitò a scrollare le spalle.
- No, Hana. Le persone così dovrebbero solo sparire. - la bruna tremò.
Possibile che nessuno riuscisse a capirlo? Lasciarli in vita significava lasciare a piede libero dei potenziali assassini,
- Ma una possibilità la si deve dare a tutti, non giudicare subito. - le spiegò, accarezzandole il capo. Era così dolce che non riusciva ad essere ancora arrabbiata, perciò placò la sua ira.

Tuttavia, continuò ad essere amareggiata.
- Che possibilità vuoi dare a tizi così? - stavolta fu Arashi a parlare. Era seria e determinata, d'accordo con Nozomi.
- Significa avere pietà. - Haname non voleva obiezioni e continuò con la sua morale, osservandole entrambe dall'alto della sua saggezza. Era sempre la più matura, al pari di Arina.
- Però... loro non hanno avuto pietà quando hanno ucciso Claudio. - Nozomi chinò il capo e calò il silenzio, assieme a qualche lacrima.

“Ti vendicherò.”

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Capitolo 5
*** Target 4 - Eh?! Il migliore amico di Nozomi è stato ucciso?! ***


Target 4 - Eh?! Il migliore amico di Nozomi è stato ucciso?!

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Il campanello di casa Sawada suonò.
Shinji si trovava davanti al portone con un'espressione abbastanza perplessa e fu lieto di vedere Arina sulla soglia, dato che voleva parlare proprio con lei.
Forse.
In realtà non lo sapeva nemmeno lui, si limitò ad arrossire e ad abbozzare un cenno con il capo.
La donna strabuzzò gli occhi, probabilmente non si aspettava di vedere proprio lui, il quieto e silenzioso guardiano della nebbia, che quando si faceva in disparte era introvabile quasi quanto un ago in un pagliaio. Nonostante lo stupore iniziale lo invitò ad entrare e il ragazzo avanzò, salutando la nonna di Nozomi con un altro cenno del capo per poi affacciarsi sul salotto, dove rimase di sasso nel notare un uomo dai capelli biondi uguale ad Arina.
Non c'era dubbio che fossero fratelli gemelli.

- Lui è Luca, mio fratello. - disse la donna, accomodandosi in salotto subito dopo aver fatto sedere Shinji.
- Uh, si... il fulmine... me l'aveva detto. - rispose, osservando dapprima l'uomo e poi la donna: erano davvero simili, se Luca avesse sciolto i capelli avrebbero avuto anche quasi lo stesso taglio e la lunghezza era suppergiù quella. A differenziarli c'era solo il neo di Arina.
- Hai incontrato Undicesima? - chiese la donna, alzando un sopracciglio.
- Stamattina... ha picchiato due ragazzi che avevano attaccato briga con lei. - rispose lui, tirando fuori i suoi amati tarocchi dalla giacca e lucidandoli con il palmo della mano.

Luca, che non aveva parlato ancora ma sembrava incuriosito dal ragazzo, dopo una bella grattatina del capo decise di esporre le sue curiosità.

- Quindi tu saresti...? - chiese.
- Il Guardiano della Nebbia, Kimitaka Shinji. - rispose lui, alzando gli occhi per osservarlo.
- E' un piacere. Sembri una persona a posto. - si appoggiò sul tavolo, protraendosi in avanti per guardarlo meglio.
- Non dovrei esserlo? - la nebbia si allontanò un po' dal mobile, spaventato dallo sguardo del biondo.
- Considerando i precedenti guardiani della nebbia... - lo sguardo di Luca era ancora fisso sul povero Shinji, ma sembrava più pensieroso.

Il bruno sorrise lievemente, Nozomi gli aveva già raccontato del guardiano della nebbia di suo padre, Rokudo Mukuro e Chrome Dokuro, e che in realtà nemmeno lei aveva ancora capito chi dei due fosse ufficialmente il guardiano, poiché entrambi presiedevano le riunioni e lavorano con il Decimo. Tuttavia, Rokudo Mukuro si portava dietro un passato abbastanza inquietante e numerosi screzi avuti con i Vongola stessi. Erano inoltre da ricordare le gesta poco carine di Daemon Spade, guardiano di Vongola Primo.
In effetti non sembrava che i guardiani della nebbia avessero una buona reputazione.
Scrollò le spalle, abbastanza perplesso: lui era tutto fuorchè un traditore o un pazzo. Amava creare illusioni e stupire la gente, viaggiare, giocare ai videogiochi e vedere film horror. Voleva diventare il più forte illusionista, superare i maghi più conosciuti e Nozomi gli era capitata quasi come una manna dal cielo.
Essere suo guardiano significava andare alla ricerca di qualcosa che superasse le normali abilità umane, qualcosa che l'avrebbero portato a raggiungere la potenza di Rokudo Mukuro e Daemon Spade.
Avrebbe realizzato il suo sogno, che coltivava sin da bambino e che l'avevano portato a lasciare casa sua due anni prima: da Nagano aveva viaggiato verso Osaka, Kyoto, Komatsu, Tokyo, e, dopo altre peripezie, era giunto a Namimori.
La città dove aveva trovato la speranza di realizzare il suo sogno.

- Cambiando argomento... sembrava che volessi parlare con me. Cosa c'è che non va? - chiese Arina, interrompendo i pensieri dell'illusionista e riportandolo alla realtà.
- Tu sei la tutrice di Nozomi... sai molto di lei... - iniziò il giovane, cercando le parole giuste da dire. Si vergognava anche di iniziare un discorso, si sentiva un po' a disagio, preferiva ascoltare piuttosto che parlare.
- Piu' o meno. - rispose lei, pensierosa - Ma se hai bisogno di sapere qualcosa perchè lo chiedi direttamente a lei? -
- Non mi sembra carino, ecco... - arrossì, prendendo una ad una alcune carte del suo mazzo e poggiandole sul tavolo con noncuranza. - Volevo sapere di più... perchè è così aggressiva... con le persone...con i teppisti... -
- Aggressiva? Intendi... che ha comportamenti da "giustiziera" nei confronti di persone che hanno fatto qualcosa di male? - la donna fissò con curiosità il giovane mentre posizionava le carte.
- No, non era una paladina... era proprio aggressiva. - spiegò, girando alcune carte in senso orario e sostituendole con altre.
- Ti riferisci al comportamento che aveva con i tizi che ha picchiato? - chiese Luca, anche lui intento ad osservare ciò che stava facendo il ragazzo.
- Li odiava... ha detto che avrebbe potuto ucciderli... che certe persone potevano fare del male... - voltò le ultime due carte e l'ultima che estrasse dal mazzo venne posizionata al centro.
- Beh... diciamo che nutre un forte rancore dentro di sé. - rivelò Arina, sospirando.
- E' successo qualcosa di particolare, vero? - chiese il fratello, osservandola con preoccupazione - Fu Juudaime a mandarvi qui in Giappone, no? Non mi hai mai spiegato perchè vi siete trasferite da un giorno all'altro. -
- Quando Nozomi aveva 8 anni... - intervenne Shinji, osservando i tarocchi posizionati sul tavolo e leggendoli.
- E' successo subito dopo la questione di Claudio, sette anni fa... accadde un bel putiferio... - spiegò la donna.
- E' morto. - affermò Shinji.
- Ma cos- Luca si spaventò per l'affermazione del ragazzo, strabuzzando gli occhi - Mamma mia, come sei macabro! Non essere così pessimista. -
- No, no. E' proprio morto. - insistette la nebbia, indicando i tarocchi. - Vedi, lo dicono le carte... -
- ... Sai leggere le carte? - chiese il ragazzo.
- Legge il futuro, più o meno. - disse Arina, osservando gli occhi del bruno. Shinji sapeva di aver scoperto qualcosa di importante e Arina era ormai prossima nell'iniziare il racconto.
- Bene, dato che gli altri già ne sono a conoscenza, non vedo perchè non raccontare tutto anche a voi due, che siete gli ultimi arrivati. - disse lei, lisciandosi i capelli con la mano destra.
- Se serve a capire perchè è così frustrata... - Shinji iniziò a recuperare le carte per riporle nel mazzo.
- Ti sembra frustrata? - chiese Arina, curiosa.
- Sembra che ad un certo punto ce l'abbia col mondo... o con gli uomini... o solo con i cattivi. - spiegò lui, confuso.
La donna ridacchiò dolcemente.
- Sì, capisco. In effetti sembra proprio così. Non riesce nemmeno a capire cosa vuole davvero, è parecchio confusa. Odia il mondo perchè è pieno di sofferenze, odia gli uomini perchè sono superficiali e ritengono deboli le donne, odia i "cattivi" perchè se la prendono con gli innocenti... -
- Praticamente nemmeno lei sa chi deve odiare. - disse il fratello, pensieroso.
- Esatto, sì. Non sa più con chi deve prendersela. - rispose Arina.
- Prendersela... per cosa? - chiese Shinji, curioso.
- Per la faccenda di Claudio. - concluse la donna.
- Allora parla, voglio sapere tutto. - la incitò il gemello, con lo sguardo fisso su di lei.
Anche Shinji pendeva dalle sue labbra e attese trepidante che la donna non iniziasse a narrare ciò che fu.

In Italia, quando Undicesima aveva solo cinque anni, era sola e non riusciva a farsi degli amici.
Suo padre non aveva mai badato alla loro importanza e l'aveva mandata in un normale asilo per soddisfare il suo desiderio di vedere crescere la figlia come se fosse una bambina qualsiasi, assieme a tutti gli altri bambini della sua età. Nessuno sapeva chi o cosa era, per gli altri era solo una bambina di cinque anni di nome Sawada Nozomi.
L'unica cosa a renderla differente era la nazionalità: si trattava di una dei pochi stranieri della classe, anche se parlava perfettamente italiano, come tutti gli altri.

Suo padre era sicuro che la bambina pensasse di trovarsi semplicemente in un grande edificio con uffici e impiegati, come se si trattasse di una compagnia qualsiasi. Lui non le aveva detto nulla riguardo i Vongola o il suo lavoro, nonostante Nozomi sapesse già tutto e, a soli cinque anni, aveva un'intelligenza più sviluppata proprio a causa dei suoi sogni sulla Prima Famiglia e degli innumerevoli libri letti già a quella tenera età.
Alla fine tutti, Decimo compreso, venimmo a sapere dei sogni, e Decimo iniziò a cercare di capire da cosa erano scaturiti e se ci fosse una spiegazione dietro la strana abilità della bambina.

Da piccola spesso mi confidava i suoi pensieri: non si sentiva affatto una bambina normale, anzi, lei sapeva di essere diversa e questo, all'inizio, la spaventava.
Guardava i bambini giocare senza pensieri quando lei sapeva che un giorno avrebbe affrontato sconosciuti pericolosi per difendere le persone a lei care.
Osservava i bambini ridere mentre lei sapeva che non aveva tempo per divertirsi, ma doveva diventare forte come il suo papà.

Si era isolata dal mondo.

All'inizio era così, quando le maestre le chiedevano perchè non volesse giocare lei si rifiutava senza dare una risposta. Non aveva motivo di spiegare nulla dato che nessuno sapeva chi fosse e non voleva dare problemi a suo padre parlando del loro "segreto".
Fu alle elementari, quando conobbe un bambino della sua età, un certo Claudio, che le cose cambiarono. Sembrava un bambino normale, aveva dei bei capelli rossi lucenti, arruffati, e dei limpidi occhi azzurri.
Sembrava essersi intestardito per lei, voleva costringerla a giocare e continuava ogni giorno a chiederglielo, quasi ossessionatamente. Possibile che, trattandosi di un bambino molto attento a ciò che lo circondava, abbia notato l'isolamento di Nozomi e abbia spontaneamente deciso di voler fare per forza amicizia con lei.
Ad ogni modo risultò talmente insistente che la bambina dovette cedere alla sua bontà. Destino volle che il loro legame diventò talmente forte che per anni continuarono a vedersi quasi tutti i giorni.

Finchè un giorno qualcosa accadde, subito dopo l'ottavo compleanno di Nozomi.

- Alcune persone pericolose riconobbero in Nozomi la figlia di qualcuno di importante. - spiegò lei, pensierosa - usarono Claudio per rapirla, e poi... lo uccisero... -

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Il racconto fu molto intenso e Luca aveva tenuto il fiato sospeso per tutto il tempo.
Shinji, dal canto suo, stava fissando la donna con sguardo perplesso. La storia era affascinante, sì, molto triste. Ma qualcosa gli suonava strano.
Osservò i tarocchi, una carta in particolare: Il Bagatto.
Qualcosa non era al posto giusto, ma decise di non dire nulla. Se la donna aveva raccontato quelle cose aveva avuto sicuramente un suo motivo.

- Undicesima si diede la colpa dell'accaduto... per un po' di tempo sembrava essere senza vita, con lo sguardo vacuo e senza emozioni. - spiegò lei. - Decimo decise di farci venire in Giappone in modo che lei potesse ricominciare daccapo, farsi altri amici e nuovi ricordi. -
- Oh, per questo ha il pallino di voler creare un mondo senza persone meschine? - chiese Luca, comprendendo di più la situazione.
- Esatto, vuole semplicemente proteggere le persone. - rispose lei, scostando lo sguardo e posandolo su una cuccia accanto al balconcino - Oh, giusto. Vedete quella gattina laggiù? - indicò il gatto bianco e nero, che dormiva tranquillamente - Fortuna, è la gatta che Decimo ha regalato a Undicesima quando ci siamo trasferite qui. -
- Ah, quindi Fortuna è un regalo di Juudaime?? - chiese il biondo, curioso - Non lo sapevo! -
- Quando arrivammo a Namimori, impegnate con valige e altri problemucci, non c'eravamo accorte che era scappata via. Undicesima andò a cercarla e la trovò fuori la posta, tra le braccia di una bambina dai capelli rossi, che l'aveva trovata prima di lei. Era Arashi. -
- Il loro primo incontro! - esclamò lui, entusiasta - Arashi è anche il suo braccio destro, no? -
- Adesso capisco perchè sono così unite... - affermò Shinji.
- Beh, era destino. - Luca schioccò le dita, divertito, mentre la nebbia stava riponendo il suo mazzo nel taschino della giacca.
- Fra poco torneranno... Nozomi potrebbe essere ancora nervosa a causa di questa mattina... - disse il bruno.
- Deve aver sognato di nuovo l'uomo che ama... - si lasciò sfuggire la donna.
- Vongola Primo... allora lo ama sul serio?! - chiese Luca, stupefatto.
- Lascia stare, devo educarla meglio. - la sorella troncò la discussione, probabilmente voleva evitare discorsi su quell'argomento alquanto delicato.
- Non essere dura, ha solo 14 anni! - esclamò Luca.
- Affatto, io DEVO essere dura con una scapestrata come lei! - rispose lei, severa - Decimo mi ha chiesto di farla diventare una donna forte ed educata. -
- Mah, a me sembra più un guerriero senza macchia e senza paura! - disse il biondo.
- Eh, solo perchè vuole diventare boss. Suo padre non vuole vederla in una posizione così pericolosa, la sta solo proteggendo. -
- Ma lui non può decidere del suo destino... solo lei può scegliere il suo futuro. - intervenne Shinji.
- Hai ragione, Juuichidaime è troppo protettivo nei suoi confronti, non è buono per lei. - disse il biondo, osservando la sorella negli occhi, con uno sguardo stranamente più serio. - Arina, sei sicura di essere d'accordo con tutto questo? -
- Io... - la sorella ricambiò lo sguardo del fratello, ma non si lasciò intimidire - E' un ordine di Decimo. -
- Beh, il futuro è ancora da decidere... - sussurrò il bruno, chiudendo gli occhi. - Vedremo cosa accadrà... se sarà forte, potrà essere in grado di scrivere da sola il suo destino. -
- Vedremo. - disse lei, chiudendo il discorso.

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Capitolo 6
*** Target 5 - Eh?! Devo cantare al Festival Scolastico?! ***


Target 5 - Eh?! Devo cantare al Festival Scolastico?!

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Alla Namimori Middle School era un giorno speciale: si avvicinava il festival culturale e tutti si preparavano a decidere cosa avrebbero portato per quel giorno.
Quando Nozomi entrò in classe, con il suo solito sorriso dopo aver recuperato il buon umore, notò un mormorio poco rassicurante: i suoi compagni di classe erano indaffarati con lo scegliere cosa avrebbero portato per il Festival ed erano indecisi tra la creazione di un bar, uno stand di oggetti fatti a mano e una piccola rappresentazione. Il problema era che nessuno sapeva cosa fare per lo stand e pochi erano in grado di mettere su uno sceneggiato decente, per cui la scelta sembrava ricadere sul bar.

- Non è difficile gestire un bar, mia sorella del terzo anno mi raccontò di averlo fatto qualche anno fa e fu un successo! - spiegò Risako, osservando gli altri.
- Il problema è che non siamo capaci di gestire nemmeno quello. Io continuo a votare per lo stand. - alzò la mano Ryo, deciso.
- Una recita non sarebbe carina? Potremmo mettere in scena qualcosa di divertente! Oppure un classico, tipo Romeo e Giulietta. - Daisuke aveva uno sguardo sognante.
- Dici così perchè facevi parte del club di teatro, ma chi non sa recitare come fa? - Eiichi lo fissò con sguardo perplesso.
- Anche a me sarebbe piaciuta la rappresentazione, ma forse il bar è l'unica scelta intelligente. - Minako sembrava sicura della sua affermazione.
- Ok ragazzi, perchè non procediamo con le votazioni? - Taro si alzò, pronto per segnare i voti dei suoi compagni di classe.

Mentre i ragazzi continuavano a discutere sul da farsi, Nozomi prese posto quatta quatta e ascoltò la discussione con interesse. Dopotutto anche lei avrebbe dovuto partecipare al progetto e sarebbe stato meglio se si fosse trattato di qualcosa di divertente.

- Siamo così tanti per il bar? Allora è deciso? - domandò Hisato, curiosa.
- Aspetta, Miho-kun. Non penso che sia fattibile... - Ryo scosse il capo.
- E cosa vogliamo fare? - Hisato portò le mani ai fianchi - Dobbiamo deciderci, il Festival è alle porte. -

Minako si voltò dietro di lei, un ragazzo dai capelli argentati sedeva silenzioso e scrutava gli altri in modo timido.

- Ehi, Matsumoto-kun. Cosa ne pensi? -
- Uh...? Eh? … Ecco, io... - il giovane arrossì violentemente.
- Ehi Minako, che fai? Lo stai davvero chiedendo a Matsumoto?? Guarda che non parlerà nemmeno se gli punti una pistola contro! - Saiki scoppiò a ridere.
- Ma dai... è solo un po' timido... - ribattè Minako.

Matsumoto Jun si voltò, arrossendo e chinando lo sguardo.
In effetti non parlava molto, anzi, non parlava quasi mai. Era davvero timido e per questo non aveva fatto amicizia con nessuno.
Nozomi lo scrutò con interesse, quel viso non le era pareva nuovo, ma proprio non ricordava dove l'avesse già visto. Non aveva mai prestato attenzione ai suoi nuovi compagni di classe, aveva la testa altrove e solo in quel momento si rese conto che, in effetti, quel ragazzo aveva un'aria conosciuta.
Restò per qualche secondo immersa nei pensieri finchè qualcuno non la chiamò con insistenza.

- Ehi... Sawada? Posso sapere per cosa vuoi votare? - Yumeko sembrava infastidita.
- Ma lasciala stare, sicuramente ti risponderà con una battuta idiota. - Eiichi rise.

Sospirò, prese il foglio in mano e lesse le varie scelte disponibili.
Al primo posto c'era il bar di cui tutti parlano, ma lei lo reputava noioso.
Al secondo era proposto uno stand con oggetti fatti a mano.

“Dobbiamo metterci a fare braccialetti e gingilli? Ma nemmeno per idea!”

All'ultimo posto avevano pensato ad una rappresentazione, una recita. Magari un musical. Se ci fosse stata la musica avrebbe sicuramente votato per quello.
Musica.
Una lampadina le si accese in testa.

- Ma certo! Ecco dove ti ho già visto! - si alzò di scatto e si voltò verso il ragazzo silenzioso, puntandogli l'indice contro.
La voce della bruna rimbombò nell'aula, e il povero Matsumoto, sentendosi al centro dell'attenzione, sembrava proprio volesse sparire.

- Mi ricordo di te! - annuì, convinta - Una volta che ero salita sul terrazzo della vecchia scuola ti ho beccato a cantare “Beautiful Wish”. - rivelò - Ero stupita perchè era raro che qualcuno salisse, e quando mi sono avvicinata per parlarti hai balbettato qualcosa e sei scappato. -
- Uh? Matsumoto che canta? Davvero? - Ryo sembrava perplesso, mentre il giovane Jun voleva esplodere per la vergogna.
- Oh, che carino! Adoro “Beautiful Wish”! Ed era bravo? - Minako parve interessarsi alla questione e aveva gli occhi che le brillavano, tuttavia il resto della classe scoppiò in una sonora risata.

- Forse era per la sua waifu 2d! -
- Eh? 2D? Ma è un otaku?? -
- Io ero sicuro che fosse un nerd! Sta sempre su internet! -

Ma perchè diavolo stanno ridendo??”

Nozomi era abituata ad essere presa in giro, ma non le stava bene che ridessero di un ragazzo tranquillo e innocente. Come al solito non poteva starsene zitta ad ascoltare, si voltò verso i bulli e li osservò uno ad uno, preparando la rivalsa.

- Ma certo che era bravo, ero rimasta stupefatta dalla sua interpretazione! - si alzò, congiungendo le mani e parlando con aria da saccente - Non tutti sono bravi ad interpretare una canzone con tutta la propria passione, solitamente cercano solo di prendere bene le note e basta. - spiegò alla classe, i presenti sembravano tanto stupiti quanto perplessi, mentre l'albino sembrava stesse affondando nel pavimento.

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- No io... non... non sono così... così bravo come dici... - disse Jun, con voce flebile.
- Ma certo che lo sei, non essere timido. - alzò un sopracciglio, perplessa.

Perchè continua a comportarsi così? Non capisco, la gente ride di lui e non vuole nemmeno provare a difendersi...”

- ...Ti giuro, non sono così bravo... -
-
Posso dirti con certezza che se avessi un po' più di fiducia in te stesso potresti provare ad entrare in qualche agenzia... come un idol magari. -
- Ehi, ehi, fermi tutti. E tu che ne sai di queste cose, Sawada-san? - chiese Hikari, giocherellando con i suoi boccoli castani - D'accordo che sai canticchiare, ma non sei mica un'esperta. -
- Hikari ha ragione, parli tanto da sapientona ma non sai un cavolo di musica. - Meruto sembrava abbastanza sicuro delle sue parole e alcuni compagni sostennero la sua tesi.
La brunetta si voltò sorpresa verso di loro, il suo sguardo si rattristì all'improvviso. Sapeva che sarebbe andata fino in fondo, non voleva certo perdere la sfida che le avevano lanciato.

- Ma ma... anche io vorrei fare la idol... - mostrò uno sguardo deluso, osservò il pavimento e si morse le labbra.
I suoi compagni di classe rimasero a bocca aperta. Di certo non si aspettavano né quelle parole né quell'espressione da Sawada Nozomi.
O, invece, avrebbero proprio dovuto aspettarselo, da una ragazza fuori di testa.
La brunetta continuò, recitando.

- Sono così carini e dediti al loro lavoro, fanno tante cose insieme! -

In effetti, ripensandoci, la carriera da idol non sembrava poi così brutta, soprattutto per lei che amava la musica.

"AAAAAH che diavolo sto pensando? Io sono una vigilante!"

- Tu... cosa?! - Daisuke fu il primo a parlare - Come può una ragazzina rozza e poco elegante come te diventare una idol? -
- Ma figurati, scommetto che non sa manco cantare decentemente! -

Le risate che rimbombavano nell'aula furono rotte da una improvvisa melodia: la brunetta aveva iniziato a cantare “Beautiful Wish”, appoggiata al banco di Jun e sotto il suo sguardo incredulo. Eppure, incredibilmente, anche l'albino si era unito a lei, pochi istanti dopo, accompagnando la melodia con la sua voce bassa e creando un orecchiabile contrasto.

Quando entrambi smisero di cantare, il timido Jun scivolò sotto al banco per la vergogna, sembrava quasi si stesse sciogliendo.
I compagni, intanto, erano ancora sbalorditi.

- Oh, ho una grandiosa idea per il festival! Un evento idol! - propose la Vongola, dopotutto sarebbe stato divertente e Jun avrebbe potuto acquistare un po' di autostima e fiducia in sé stesso. Sperò vivamente che gli altri dessero la loro approvazione. - Jun potrebbe cantare qualche canzone, non pensate? - aggiunse. Dopotutto il ragazzo era abbastanza carino, avrebbe potuto attirare molte ragazzine.

Mentre l'albino si stava liquefacendo sotto il suo banco, iniziò un curioso mormorio che ben presto si espanse nell'aula.

- Perchè non entrambi? - chiese Ryo.
- Giusto, ho appena cambiato idea. Siete entrambi davvero molto bravi! -
- Secondo me riuscirete a fare una performance con i fiocchi! -
- Sono d'accordo, ma Sawada deve essere conciata a dovere! -

- ... Cosa? - domandò Nozomi, confusa e incredibilmente spaventata - No, aspettate- Non sto parlando di me, è Jun che-

- Hai ragione, lei deve avere un atteggiamento più da ragazzina dolce e carina, mentre Jun dev'essere più determinato. -
- Io posso occuparmi dei costumi di scena! -
- Ci penso io ad insegnare loro come recitare! -
- Bene, allora iniziamo subito! Dev'essere tutto perfetto! -

Nozomi restò lì impalata come una scema, fissando i compagni con un'espressione indecifrabile.

- ... MA COSA CAZZO??? -

Cercò di trattenersi, le cose non erano andate esattamente come aveva pianificato e voleva ancora urlarne di tutti i colori, eppure i compagni erano così euforici che nessuno le stava più prestando attenzione.
Si voltò verso l'albino con uno sguardo confuso, appoggiandosi al banco e cercando di prendere un bel respiro.
Il ragazzino era ancora là sotto e sembrava essersi chiuso in un mondo tutto suo, dondolandosi sul posto come un pazzo in un manicomio.
Lei era furiosa per essere stata invischiata in quella situazione, ma Jun era proprio uscito di testa. La sua timidezza doveva aver raggiunto livelli catastrofici.

- A te... ci vuole una bella dose di autostima, eh? -

E, forse, anche a lei.



Iniziarono finalmente le prove, Jun era ancora incredibilmente imbarazzato ma Nozomi, a suon di calci, riusciva sempre a trascinarlo in classe per farlo cantare.
Gli altri compagni di classe si divisero i compiti: chi lavorava alla copertina del CD, chi faceva le foto, chi avrebbe mixato la canzone e chi sponsorizzava l'evento.
Capitava spesso che i due uscissero da scuola assieme per ripassare la canzone: Jun era più sorridente e meno timido, anche se continuava ad arrossire per ogni piccolezza.
Era davvero un ragazzo dolcissimo e premuroso, aveva scoperto che proveniva da una famiglia di instancabili lavoratori: il padre era operaio in un'industria e la madre faceva la commessa in un konbini. Jun parlava spesso di quanto li aiutasse in casa ma, a quanto aveva capito, sembrava che uscisse davvero poco.
Non aveva amici.

- Ancora non riesco a credere che lo stiamo facendo sul serio... - sbottò la brunetta. Nonostante tutto, era ancora incredula.
- Uhm... però... devo ammettere che è divertente. - rispose l'albino.
- Ti piace cantare? - chiese lei, curiosa e abbastanza felice che il ragazzo si stesse lentamente abituando a quella situazione. Dopotutto l'aveva fatto proprio per aiutare lui.
- Sì, moltissimo! - rispose lui, sorridendo.

I due svoltarono l'angolo e si ritrovarono davanti a tre ragazzi del terzo anno, che li aspettavano minacciosi.

- Voi due siete quelli che si vogliono improvvisare idol della Namimori Middle, eh? - chiese il primo, osservandoli con disgusto.
- Chi vi credete di essere? - aggiunse il secondo.
- Eh? Chi sareste voi?? - Nozomi alzò un sopracciglio.
- Volete forse rovinare la reputazione di Noel-san? - il terzo era anche il più alto dei tre e incuteva più paura.
- ...Noel-san? Come sa di noi? - l'albino si era rifugiato dietro le spalle della brunetta, spaventato.
- Chi cazzo è questa Noel, adesso? - chiese lei, sbuffando.
- Noel-san è la idol della scuola, è entrata in un'agenzia lo scorso autunno e ha già rilasciato due singoli e fatto parecchie pubblicità. - spiegò il timido.
- E il problema quale sarebbe? Ha paura che le fottiamo il lavoro?? - chiese Nozomi, ancora più perplessa.
- Noi siamo il presidente, il vice-presidente e il vice-vice-presidente del primo Noel Fanclub di Namimori! -
- Non potete andare in giro giocando a fare gli idol. -
- Noel-san è l'unica che può cantare, qui alla Namimori Middle! -
- Sei fuori? Stai dicendo che solo una persona può cantare?? - la ragazzina era allibita.

- Ahhh, sono pericolosi!!! - l'albino iniziò a tremare, indietreggiando velocemente e cercando di scappare. Nozomi cercò di afferrarlo, ma era stata troppo lenta e uno dei tre ragazzi lo aveva già afferrato per il colletto della camicia e lo aveva spinto per terra, facendo cadere tutti i libri del suo zaino.
La ragazzina ebbe un momento di smarrimento: osservò Jun a terra, spaventato e tremante, infine si voltò verso il presidente del fanclub.
- Perchè lo state facendo?? Non abbiamo fatto nulla di male! - era davvero confusa, davvero non capiva il loro modo di agire.
- Ancora non lo capisci? Lei è l'unica ad avere il diritto di cantare! - rispose il più alto.
- Con la vostra sceneggiata state oscurando la sua magnificenza! -
- Beh, tanto sapevamo che non le buone non si otteneva nulla. - uno dei ragazzi iniziò a battere il pugno sul palmo della mano.


Era quasi pietrificata, osservò i tre con gli occhi sbarrati, cercando di rimettere a posto i tasselli della situazione.
All'improvviso, in mezzo a tutto quel caos insensato, una domanda divenne vivida nella sua testa.

- Quali sono i vostri sogni? -
La domanda improvvisa della ragazza spiazzò i tre tipi.

- ... Uh... Ovviamente vogliamo che Noel-san diventi una idol di fama internazionale! - disse il primo, puntando il dito verso il cielo.
- Io voglio sposare Noel-san! - esclamò il secondo, con occhi luccicanti.
- Io... in realtà voglio diventare un pilota di formula 1. - affermò il terzo.
I due amici lo scrutarono perplessi.

"Non sembrano brutti sogni... Ma allora perchè sono così crudeli?"
“Le persone con bei sogni non possono essere meschine...”

Qualcosa sembrava non funzionare nel ragionamento della ragazzina, le persone con bei sogni non sarebbero dovute essere buone e avere un animo buono?
Anche persone con sogni simili potevano avere quindi un comportamento aggressivo e malvagio nei confronti degli altri?
Quegli sciocchi le avevano completamente sconvolto tutti i pensieri.

“Maledizione.”

I tre, stanchi di parlare, si erano lanciati contro la ragazzina che li aveva evitati prontamente, venendo colpita di striscio dai loro pugni.
- Merda... se non riesco a sconfiggere degli stronzi come voi... non ho il diritto di diventare l'Undicesima... - Nozomi sembrava in difficoltà, i suoi pensieri erano scombussolati e ciò pesava parecchio sulla sua concentrazione.

Proprio a causa della sua distrazione venne raggiunta da alcuni pugni allo stomaco e venne strattonata con violenza da uno dei due.
Era immersa nei suoi pensieri e non riusciva ad uscirne.

Sono io che ho sbagliato tutto?

Era rimasta spiazzata e si sentiva alquanto stupida a non concentrarsi sullo scontro e a farsi colpire come una scema.
Finchè uno dei due non le mollò nuovamente un pugno sullo stomaco, ma lei riuscì ad afferrargli il braccio e a scaraventarlo a terra. Poi si voltò, l'altro correva verso di lei e la ragazza gli mollo un pugno sul naso.
Due erano a terra, ma dov'era il terzo?
Quando si guardò in giro lo trovò chino sul povero Jun, pieno di ferite e lividi, mentre rideva come un sadico calpestando il suo amico.

"FIGLIO DI...."

La ragazza si lanciò come una furia contro il colosso, con uno sgambetto riuscì a trascinarlo a terra e lo colpì diverse volte finchè non iniziò a tremare per i colpi subiti.
Si voltò verso Jun, spaventata e preoccupata. Lo aiutò ad alzarsi e decise di dirigersi velocemente verso la scuola per portarlo in infermeria.

Sono stata una scema. Mi sono distratta e Jun è stato ferito a causa mia.”

Fissò il ragazzo di sfuggita, era steso su un lettino ed era davvero ridotto male, per fortuna l'infermiera era riuscita a medicarlo e le aveva detto che necessitava di un po' di riposo.
Si tenne a distanza, ritenendosi colpevole dell'accaduto, quasi come se non avesse diritto a restargli vicino.
Alzò le sue mani e le osservò, tremando.

...I miei pugni sono così deboli... ho bisogno di un'arma. Un'arma che sfrutti appieno le mie capacità e che sia il mio simbolo, come i guanti di papà.

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Capitolo 7
*** Target 6 - Eh?! Arina e Masato mi costruiranno un'arma! ***


Target 6 - Eh?! Arina e Masato mi costruiranno un'arma!

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Quando Jun si riprese c'era Nozomi a osservarlo, persa nei suoi pensieri e con sguardo assente.
Il giovane la fissò con un'espressione perplessa per poi issarsi e grattarsi il capo, con il solito rossore che colorava il suo viso e l'imbarazzo tangibile.

- Scusami... mi hai aspettato fin'ora? - disse, riportando la brunetta con i piedi per terra.
- No, sono io che ti devo chiedere scusa... - rispose lei, mordendosi le labbra. - Aspettarti era il minimo che potessi fare... - si sentiva maledettamente colpevole.
- Ma che dici? Non devi scusarti di nulla... - il giovane scosse il capo - Anzi, per fortuna che siamo ancora tutti interi. - sorrise amaramente, mostrandole le braccia con fare goffo.
La ragazza scostò lo sguardo, tornando a fissare il pavimento, con un senso di colpa che le si era infilato su per la gola e non si decideva a sparire.
- Avrei potuto evitare tutto questo, ma mi sono lasciata trascinare dai miei pensieri. Mi dispiace. - l'ultima scusa le uscì incrinata, quasi un sussurro.

Avrebbe potuto evitare che l'amico venisse ferito in quel modo brutale, se solo non si fosse persa nei suoi assurdi pensieri su modi di ragionare e sogni confusi.
Non era così che doveva agire, non era quella la direzione da prendere.
Quando c'era qualcuno in pericolo andava salvato, a qualsiasi costo. Ancor di più se si trattava di una persona debole e indifesa come il povero Jun.
Si era presa il lusso di temporeggiare per sistemare la confusione che aveva in testa, nessuna scelta fu più che sbagliata.
Ma, d'altronde, non era il primo errore che faceva.

Ad ogni modo si era resa finalmente conto che il carattere o il cuore della persona non derivava dai sogni o dai propri obiettivi.
Ma allora da cosa? Cosa doveva tener conto? Da cosa derivava la bontà d'animo? Cos'è che doveva trovare nel cuore della gente?
Dopo alcuni minuti i due decisero di muoversi, ritrovandosi a lasciare assieme la scuola, con Jun che zoppicava e lei che, fortunatamente, riusciva facilmente ad aiutarlo.
Mentre camminavano lentamente, silenziosi, qualcosa di rapido si gettò su di loro, quasi scaraventandoli via.

- NOZOMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII - l'urlo proveniva da una tipetta dai lunghi capelli rossi, che la stava stringendo con uno sguardo preoccupatissimo.
Il povero Jun, intanto, si era ritrovato a terra, confuso.
- A...Arashi? - la bruna la fissò perplessa, pregando non notasse come i due fossero malconci.
- Dov'eri finita?! Avevi detto che le prove duravano due ore, ne sono passate almeno tre! - Arashi prese a smuoverla con disperazione, lamentandosi.
L'amica dai capelli corvini fece capolino da dietro alla tempesta, assieme al solare Kaito che saltellò verso di lei.
- Eravamo preoccupati. - disse Haname, fermando il suo respiro: solo in quel momento aveva notato che c'era qualcosa di strano. L'attenzione dei tre si posò dapprima su Nozomi e poi sul suo amico a terra, notando i numerosi tagli e lividi che avevano sul corpo.

- … - la tempesta sembrava disgustata.
- … - la pioggia sembrò studiarla con attenzione.
- … - il sole era perplesso.

- Ehm…? Ragazzi? - il cielo era spaventato da cosa sarebbe successo di lì a poco.

Arashi portò le mani ai fianchi ed estrasse dalle custodie le sue due pistole gemelle, Kaito prese delle bende e le avvolse alle mani con fare da supereroe, mentre Haname studiò con calma impressionante la situazione fisica di Nozomi.
- Qualche pugno allo stomaco, ferite varie da caduta, polvere. Suppongo sia stata una battaglia per strada con due o più ragazzi grandi. - disse, dopo un'accurata riflessione.
- Dove sono. Ditemi dove sono che li prendo a calci in culo. - Kaito stava ardendo.
- Li vado a cercare e li anniento seduta stante. - Arashi era furiosa.

Il povero Jun, già confuso di suo, rimase pietrificato ad osservare gli amici di Nozomi, i quali sembravano strani e alquanto nervosi. Nozomi, invece, sospirò, rassegnata.
- Saranno all'ospedale o al massimo a medicarsi a casa. - spiegò, comprendendo la furia e l'apprensione dei suoi amici e cercando di calmarli - Anche io ci vorrei tornare, ma prima vorrei accompagnare Jun per evitare che gli succeda qualcosa per strada. - indicò il giovane e Arashi, con un'espressione indescrivibile, inizio a fissare dapprima lui e poi Nozomi, ponendosi silenziose domande.
- E' un tuo compagno di classe? Era con te quando siete stati attaccati? - chiese Haname, chinandosi per aiutarlo.
- Esatto, ci volevano far fuori entrambi perchè pare cantiamo meglio dell'idol della scuola, di cui vanno fieri. - spiegò lei, con una smorfia.
- Ma chi? Noel-san? Non credo che una tipa come Noel manderebbe gente a picchiare altra gente. - affermò il sole.
- Ma Noel della seconda sezione... non sa nemmeno cantare così bene, è tutta questione di apparenza. - Haname sorrise mentre puliva il vestito del giovane dalla polvere e lo aiutava a camminare.
- Uhm... scusate, ma si sta facendo tardi... - si azzardò a dire Jun, imbarazzato.

Dopo che il ragazzo aveva raggiunto sano e salvo la sua abitazione, il quartetto si diresse verso casa di Nozomi, per lasciare che la ragazza si rilassasse con il té e i dolci che le aveva preparato la nonna, in apprensione dopo aver visto in che stato, nuovamente, era rincasata.

- Ah Tsu-kun, questa tua figlia... - disse lei, scherzosa. - Torna malandata più di un ragazzino.-
La bruna chinò lo sguardo, colpevole, mentre la nonna le accarezzava i capelli in modo tenero.
- Tranquilla. - disse, con un sorriso dolce - Anche Tsu-kun a volte tornava a casa malandato e spesso è finito all'ospedale. - raccontò, quasi nostalgica - Hai preso proprio da lui! -

Quando la donna aveva lasciato la stanza, la rossa si era avvicinata all'amica.
- Nozomi. - la chiamò, fissandola negli occhi.
- … si? - la bruna sembrava preoccupata, soprattutto quando vide che Arashi stava prendendo fiato.
- … Chi era quel Jun? Quanti anni ha? Lo trovi carino? Sicura canti solo con te? C'è altro tra voi due? Ti ha mai guardata in modo strano? Ha cercato di toccarti? Ti ha dato qualche appuntamento? Ti ha invitato a casa sua? Per caso tu ti senti attratta da lui? Possibile che lui -
- ARASHI, STOP. - Nozomi cercò di fermare quel vulcano in eruzione, sospirando.


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- … Dimmi solo che è un tizio qualunque di cui non ti importa nulla. - le chiese, infine.
- E' un compagno di classe e non me ne frega un cazzo di lui. - rispose Nozomi, in modo molto chiaro e crudo.
- Ok, adesso va bene. - tornò a bere il suo té come se niente fosse, mentre Haname e Kaito scoppiarono a ridere.
Al gruppo si unì anche Arina, che stava ascoltando la discussione dal giardino adiacente.
- Quindi canterai al Festival... mancano pochi giorni, no? - lo sguardo di Arina era ancora perplesso ma la poteva capire: sapere che avrebbe indossato un abito femminile e che avrebbe cantato davanti a tutti era qualcosa di sconvolgente ed era rimasta sbalordita, se non incredula, sin da quando glielo aveva detto, alcuni giorni prima.
- In questo momento ho altri pensieri per la testa, e sono ben più importanti. - disse la brunetta, ricordando lo scontro di poco prima. Le ferite le dolevano ancora molto, così come la sua colpevolezza e l'orgoglio.
- Altri pensieri? - Haname parve curiosa così come gli altri due guardiani, che si avvicinarono per ascoltare bene ciò che lei aveva da dire.
- Mi sono resa conto di non riuscire a essere totalmente me stessa quando combatto con qualcuno... è come se i miei pugni fossero così deboli che il mio corpo non riuscisse a reagire a piena potenza. - si osservò le mani, adirata: anche se la colpa era da attribuirsi alla sua mente contorta, non riusciva a fare a meno di pensare che se avesse avuto un'altra arma avrebbe potuto reagire in modo più appropriato e in minor tempo.
- Che vuoi dire? Cosa c'è che non va nei tuoi pugni? - Arashi alzò un sopracciglio.
- Sono deboli... perchè non riesco a combattere con tutta me stessa... -
- E quindi... cosa possiamo fare per aiutarti a lottare con tutta la tua forza? - chiese Haname, curiosa.
- Un'arma. E' questo che vuoi dirci? - intervenne Arina.
- Un'arma? - ripetè Arashi, perplessa.
- Sì, esatto. Non sono come mio padre, non ho le sue stesse capacità... insomma, ho sempre usato i pugni perchè affascinata da lui e da Primo-sama, ma in teoria ognuno ha le proprie abilità, quindi anche io... - iniziò lei, pensierosa - Perciò, di conseguenza, dovrei crearmi la mia arma ideale... qualcosa che mi si addica, che esprima la mia personalità. -
- Uh... una pistola? O una spada? Che tipo di arma vorresti? - chiese Kaito, dondolandosi.
- Suppongo un'arma con cui ho più affinità... e se si tratta di affinità c'è solo un tipo di arma che vada bene per me: un bastone o una mazza lunga. - arrossì.
- ... quella di Primo-sama va bene? - le bisbigliò Arashi.
- CHE COS- - per poco non si nascose sotto al tavolo dalla vergogna, fortunatamente gli altri non avevano sentito ma la rossa sembrava si divertisse a stuzzicarla.

- Comunque, te lo lascio fare solo perchè sono preoccupata per la tua sicurezza. - Arina si era nuovamente rivolta alla sua allieva, stavolta più seria - Tieni a mente che le armi sono pericolose. Ad ogni modo sono sicura che non le userai per fare del male a qualcuno, quindi... -
- Arina, non andrò in giro a picchiare la gente con la mia nuova arma. - rispose la brunetta, perplessa - Tra l'altro, se oggi non fossi stata abbastanza forte, sarei potuta morire! -
- Non penso proprio, sei sicuramente più forte di certi ragazzacci. Tuttavia, se i nemici dovessero essere molti sarebbe più difficile per te, perciò capisco che tu abbia bisogno di qualcosa che ti aiuti in queste situazioni critiche. -
- Le persone cercheranno sempre di farmi del male, ricordati che sono “la figlia di mio padre”. -
- Ho detto che ho capito, chiudiamo qui il discorso. - concluse, con sguardo severo - Ad ogni modo, abbiamo bisogno di aiuto se vogliamo costruire qualcosa del genere. -
- In questo caso, dobbiamo andare da mio fratello. - la voce di Arashi risuonò chiara nella stanza e attirò l'attenzione dei presenti. - E' lui il genio nel costruire roba. -
- Eh? Tuo fratello? - Kaito sembrava perplesso.
- Ah, già. Tu non hai ancora conosciuto il fratello maggiore di Arashi, giusto? - chiese Haname, sorridendo.
- E' tornato un paio di settimane fa, ha passato due anni in un centro ricerche meccaniche sotto il controllo dei Vongola, aspira a diventare un grande ingegnere del settore. - spiegò Arashi, sotto lo sguardo perplesso degli altri.

Masato era tornato da due settimane e non l'aveva notato?! Magari era chiuso come al solito nel seminterrato della villa Fukada, il suo laboratorio.

- Uh, se Masato è tornato... allora andiamolo a trovare! - esclamò Nozomi.

L'allegra combriccola di guardiani si ritrovò quasi al completo, mancava ovviamente la nuvola, a casa di Arashi.
Masato era proprio lì, davanti a loro, con la solita espressione curiosa da intellettuale che studiava ogni singola virgola delle situazioni in cui si veniva a trovare. Era un ventenne occhialuto dall'aria intelligente, aveva i capelli mossi color amaranto, che portava legati in una piccola codina dietro al capo, mentre i suoi occhi erano color nocciola, come quelli di Arashi.
Il giovane ascoltò con concentrazione la richiesta di Nozomi, perdendosi nei suoi pensieri e nei suoi assurdi e confusionari calcoli mentali.

- Asta... lunga quanto? Dobbiamo farla anche di un materiale resistente. - spiegò il giovane, scarabocchiando qualcosa su dei fogli.
- Puoi utilizzare qualcosa della roba che ti sei portato dietro dall'Italia. - gli consigliò la sorella.
- Sono materiali di scarto ma già pensavo di utilizzarli per situazioni come questa. Piuttosto dovete dirmi come farla. - disse lui, osservandoli.
- In che senso “come”? - chiese Nozomi, curiosa.
- Come deve essere questa asta, come deve apparire... - continuò a scarabocchiare su alcuni fogli.
- Qualcosa come il “design”? - intervenne Haname, pensierosa.
- Esatto. - rispose lui.
- Per quello ci pensiamo io e Haname! Per il resto non saprei... non me ne intendo. - disse la bruna.
- Aiuterò anche io, ho giusto appunto qualche idea. - intervenne Arina.
- Perfetto, sono tutto orecchie! - esclamò, mentre si aggiustava gli occhiali.

Intanto i maschietti, ovvero Luca, Kaito e Shini, si stavano sfidando ad una gara di moto sulla console di Arashi e sembravano abbastanza presi dalla situazione.
Shinji, solitamente silenzioso e in disparte, si divertiva davvero. Quando si trattava di giochi era sempre in prima linea.
Kaito, come al solito, saltellava e urlava ogni due per tre. Esprimeva un'allegria incredibile.
Luca, invece, era silenzioso, non perchè fosse timido ma a causa della concentrazione: era uno di quei giocatori che calcolavano ogni minima statistica.

- Ci vorrà un po' prima di arrivare a qualcosa di soddisfacente... - spiegò Nozomi, osservando i suoi schizzi.
- Tranquilla, alla fine uscirà qualcosa di favoloso. Lascia fare al mio senso di raffinatezza. - Haname sembrava molto sicura di sé, dopotutto di lei ci si poteva fidare: aveva buon gusto e un ottimo senso estetico.
- … ehi, non dimenticatevi di me! - Arashi raggiunse le due e si sedette accanto a loro, odiando l'essere messa in disparte. - Sono io il braccio destro, qui. -

Ormai il lavoro era tutto nelle mani di Arina e Masato mentre Haname e Nozomi gettavano basi assurde per il design dell'asta che l'avrebbe simbolizzata. Doveva essere l'arma che l'avrebbe differenziata come l'undicesimo boss dei Vongola, non poteva essere qualcosa di banale e stupido. Soltanto pensare ai guanti del padre, come erano conosciuti e temuti, la entusiasmava non poco. Fra poco anche lei avrebbe avuto qualcosa che le persone avrebbero ricordato nel tempo.
Ed era proprio il tempo la sua maggiore fonte di ispirazione, poiché quando rivelò ad Haname di volere qualcosa che durasse, lei suggerì di fare un design in stile orologio. Ciò che ne uscì fuori fu semplicemente fantastico.
- E' fattibile? - chiese lei, emozionata, al fratello di Arashi - Questi sono come gli ingranaggi di un orologio, però non si muovono... -
- Dunque... per questa creazione sul capo ci vorrà un po' di tempo. Se usiamo dei buoni materiali, può uscirne anche una cosa pericolosa. - disse lui, osservando le bozze con aria interessata.
- Un arma pericolosa per persone pericolose - affermò Arina.

Dimenticando per un po' l'entusiasmo generale dei suoi guardiani, che da quel giorno passavano svariate sere a casa Fukada per divertirsi e assistere al lavoro del fratello di Arashi, Nozomi si buttò a capofitto nelle prove per lo spettacolo che si sarebbe tenuto ormai a giorni.

La sera prima era talmente nervosa che quasi non riuscì a dormire, costringendola a prendere una camomilla per calmarsi. Il culmine del nervosismo, però, arrivò a pochi minuti dall'ingresso in scena.
Era chiusa nel camerino assieme a un Jun pietrificato, che tremava da capo a piedi.
- Dai, andrà tutto bene! Sai che hanno anche preparato di CD che distribuiranno gratis al termine dell'esibizione? - chiese lei, dondolandosi sulla sedia.
- Non so se ce la posso fare... - il ragazzo fissava insistentemente il pavimento, perciò la bruna si alzò e prese le sue mani.
- Andrà tutto bene, te lo prometto. - annuì, decisa - Ci sono io con te e realizzerò il tuo sogno... Oh, a proposito, qual'è? -
- Uh... io vorrei... aprire una casa discografica... - rispose lui, imbarazzato. Nozomi rimase incredula, era convinta che volesse diventare un cantante.
- Oh beh, comunque ti aiuterò. - scrollò le spalle, dopotutto era comunque il suo sogno.
- … perchè? - chiese, stupefatto.
- Non so... perchè mi piace aiutare le persone! - rispose lei, abbozzando un sorriso.

Osservò il ragazzo con sguardo dolce: realizzare il suo sogno sarebbe stata un'altra delle sue promesse. Aveva giurato a tutti di aiutarli ad ottenere ciò che volevano, ma per quale motivo?
Era semplice, alla fine: solo per vedere felici le persone che amava.

La porta del camerino venne rapidamente aperta da una giovane dai capelli neri che sembrava visibilmente emozionata. Era giunta l'ora di salire sul palcoscenico.

- Mettiamocela tutta! - esclamò lei.

Quando salirono sul palco e partì la musica, entrambi si persero tra le note della canzone, esprimendo sé stessi e dimenticandosi del palcoscenico e delle persone.
Nozomi, che aveva all'inizio cercato di mantenere il suo contegno, non riuscì a trattenersi: la musica fu più forte di lei. Si lasciò andare, mentre la sua vera sé stessa veniva liberata dalle catene e usciva a galla per mostrarsi a tutti.
Una splendida ragazza che ballava e cantava accanto ad un affascinante ragazzo, che esprimeva tutto il suo talento.

I CD andarono a ruba e la gente continuò a chiedere il bis.

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Capitolo 8
*** Target 7 - Eh?! La nuova vita scolastica è così radiosa~ O forse no?! ***


Target 7 - Eh?! La nuova vita scolastica è così radiosa~ O forse no?!

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La primavera era quasi finita e Namimori si apprestava a preparasi per l'estate.

Era passato già un mese dal Festival Culturale e la vita di Nozomi e Jun sembrava essere cambiata radicalmente: i loro compagni di classe li salutavano con affetto, scherzavano, parlavano con loro ad ogni occasione e spesso li invitavano per passare dei pomeriggi insieme.
Anche quando uscivano dalla classe la situazione era diversa: gli altri ragazzi li guardavano sorridenti, alcuni con ammirazione.
Purtroppo però, nonostante la situazione incredibilmente rosea, tra i ragazzi c'erano sempre alcuni bulli ben nascosti, che non vedevano l'ora di torturare Jun o di vendicarsi picchiando Nozomi.
Le forme di bullismo erano abbastanza frequenti e ad occuparsi di quel problema c'era il "quartetto" della scuola: Kaito, del terzo anno, Haname, del secondo e Nozomi con Arashi, del primo.
Inutile dire che il più temuto era Kaito, per via della sua bravura nelle arti marziali, che attirava l'ammirazione dei ragazzi.
E poi, dopotutto, la pasticceria Yamasaki era la più rinomata.
Ma, nonostante fosse una ragazzina del primo anno, Nozomi sembrava avere delle qualità molto simili: sapeva prendere a pugni, era veloce e precisa, il suo corpo riusciva a resistere abbastanza bene ai colpi. Purtroppo non era questo il motivo per cui era sempre lei l'obiettivo di quegli stolti.
Probabilmente volevano solo capire come mai non riuscivano a picchiare una femmina per appagare il loro ego. Era raro, dopotutto, vedere una ragazza così forte fisicamente e sicura di sé.

Per fortuna non era successo nulla di pericoloso e Jun, che aveva stabilito con la ragazza un rapporto più sereno, si sentiva al sicuro e a suo agio accanto a lei.
Si parlavano spesso, ma non c'era altro all'infuori dell'amicizia.

Intanto, Masato e Arina erano ancora impegnati nella creazione dell'arma di Nozo. Il ragazzo aveva a disposizione dei macchinari all'avanguardia assieme a meccanici ed ingegneri, che facevano parte della sua squadra da un bel pezzo. Era incredibile pensare che stessero costruendo qualcosa proprio a casa Fukada, nel seminterrato dov'era collocato l'enorme laboratorio di Masato, adiacente al piccolo campo di poligono dove Arashi solitamente si esercitava nello sparo.

Ed era proprio a casa Fukada dove Nozomi aveva passato tantissimo tempo, a volte giornate intere.

- Fra' è ancora nel laboratorio, c'è anche Arina con lui. - rivelò Arashi, scarabocchiando sul quaderno davanti a lei.
- Ah, sono così eccitata! Quando sarà pronta?? - chiese la brunetta, incapace di concentrarsi sulle equazioni che doveva svolgere.
- Boh, ma sicuramente presto! - rispose l'amica. - Ah proposito, com'è andata oggi in classe tua? -
- Oh, tutto bene! C'è Jun che è preoccupato perchè adesso siamo o amati o odiati- spiegò lei, pensierosa.
- Beh è ovvio. Comunque, dopo che l'entusiasmo finisce nessuno si ricorderà più. -
- Speriamo, pare che non riesca a sopportare questa situazione... -
- Senti, ma ultimamente parli solo di Jun, e sono IO che non sopporto questa situazione. - Arashi divenne seria all'improvviso. - Sicura non ci sia nulla tra di voi?? -
- Ara ma perchè sei così gelosa?? Sai che amo aiutare la gente, Jun è solo uno di quelli che ho aiutato. E' il compito di un boss. -
- Non sono gelosa! - disse la rossa, guardandola torva. Tuttavia, lo sguardo accusatorio di Nozomi la costrinse ad ammettere la verità, preceduta da un lungo sospiro - ... e va bene, magari un pochino. E comunque non voglio che qualcuno ti faccia del male. - spiegò lei - E non voglio più vederti piangere. -
- ... A CAUSA DI JUN? -
- A causa di chiunque. -

Dopotutto Arashi era colei che la conosceva più di chiunque altro. Era lei a doverla rassicurare quelle notti in cui la brunetta non faceva altro che piangere, quando arrivava ad esplodere dopo essersi tenuta tutto dentro per molto tempo.
Capitava spesso per via di Primo e dei suoi sogni, ma ad Arashi non importava, voleva essere sempre lì per lei.

Quanti sfoghi avrà sopportato, la povera Arashi?
Nozomi si sentiva spesso vuota, e quando si sentiva così si ritrovava stesa sul letto della sua Guardiana della Tempesta, accanto a lei che la stringeva e sussurrava dolci parole per calmarla e rasserenare il suo animo, finchè non si addormentavano.

- Non sei sola, io non ti abbandonerò mai. - la rossa le accarezzò dolcemente i ricciolini castani.
- … Scusami. Sono di nuovo corsa a piangere da te senza pensare... - Nozomi si morse un labbro, imbarazzata. Stava nuovamente agendo da egoista, buttando tutti i suoi problemi addosso alla rossa.
- Non ho il diritto di farti pesare i miei problemi... -
- I tuoi problemi sono i nostri problemi. Siamo una famiglia, ricordi? - spiegò, abbozzando un sorriso.
Da anni il suo rapporto con Arashi era sempre stato particolare, un turbinio di emozioni e sentimenti che le avevano accompagnate durante il passaggio all'adolescenza.
Arashi era conscia che non era ciò che Nozomi desiderava, non andava bene per lei. Perciò, alla fine, fu lei a decidere di allontanarsi.

Nozomi era solo il futuro boss dei Vongola, il suo boss.
Nient'altro.


- Sawada-san, non usare quella penna che mi si sporca la divisa! - piagnucolò l'albino.
- Sto solo cercando di appuntirti. - spiegò lei, divertita.
- Si, ma... eh? Cosa? - il ragazzo sembrava non aver capito bene.
- Appuntirti. - ripeté, decisa.
- ...Sawada-san, no. -

- Ahahahah Matsumoto-kun è stato sconfitto dalla freddura di Sawada! -
- Sto morendo ahahahah -
- Ma Jun, ancora dai peso alle battute di Sawada-san? Dai, si vede che ti sta sfottendo! -

- Ehi, non rivelare i miei oscuri segreti! - esclamò la bruna.

Jun Rideva.
Rideva come non aveva mai riso prima.
E anche Nozomi.

Lei era spesso felice con i suoi guardiani, ma mai aveva riso a scuola assieme ai suoi compagni. Iniziava a sentirsi stranamente a suo agio.
I compagni la stimavano e ridevano alle sue battute, Jun stava agli scherzi e ci cascava sempre, la gente in giro la additava con ammirazione.
Era un mondo splendido che aveva sempre sognato: il mondo dove tutti erano sorridenti e allegri, con molti sogni nel cuore.
E, riflettendo proprio sui sogni, ricordò lo scontro con i tre ragazzacci del fanclub di Noel. Anche loro avevano dei sogni eppure il loro cuore era sporco.

Sono sempre strada totalmente fuori strada... ma allora cosa dovrei proteggere?”

L'albino la stava osservando con curiosità, lo sguardo di Nozomi era serio e pensieroso, abbastanza afflitto.
- Sawada-san... tutto a posto? -
- Beh... non ne sono sicura. Senti un po', se la bontà di una persona non dipende da che tipo di sogni abbia, allora cos'è? -
- Eh? ... Beh... i loro obiettivi? - azzardò lui - Se si tratta di brave persone, sicuramente avranno degli obiettivi di tutto rispetto. -
- Beh, non sembra essere così e l'ho notato guardando quei ragazzi dell'altra volta. Insomma, puoi anche voler diventare un dottore, ma se sei disposto a tutto per farlo... beh, questo non ti rende una buona persona, no? - chiese lei, ripensando anche alla sua giustizia unilaterale - Oppure il fine giustifica i mezzi? -
- Ma non capisco, stai cercando di capire come riconoscere una persona buona da una cattiva?? -
- Non proprio, si tratta più del mio di scopo... Voglio rendere le persone felici e sono sempre stata sicura che per farlo dovessi realizzare i loro sogni, ma... -
- Beh, allora limitati a realizzare i sogni delle persone per bene! - esclamò lui, sicuro. - E poi, se vuoi davvero renderli felici, perchè non li aiuti e basta? Voglio dire, le persone sono diverse, magari ad alcuni basta solo farsi una risata! -
- ... Una risata?? -
- Ad alcuni basta poco e nemmeno lo sanno! Chissà che la loro vita non possa cambiare con un po' di positività ed un sorriso! -
- Ah, quindi... devo proteggere il sorriso delle persone? -
- Guarda, ti basta far sorridere la gente. E sai, sei anche molto brava a farlo! -

La ragazza sgranò gli occhi, stupita da quelle affermazioni. Dopotutto Jun non aveva tutti i torti, anzi, sembrava aver trovato facilmente una soluzione a cui lei non aveva minimamente pensato.

- ... Nee, Jun. Che ne dici di andare a farci una camminata assieme dopo scuola? - chiese lei, sorridendo -Voglio mostrarti un nuovo negozio di musica che hanno aperto vicino alla biblioteca! -
- Oh... okay... - il ragazzo arrossì, ma sembrava felice.

Nozomi era elettrizzata dal fatto che anche Jun amasse tanto la musica, dopotutto anche lei e i suoi guardiani erano attratti da quel fantastico mondo.
Ma, dopotutto, le persone che non apprezzavano la musica erano relativamente poche al mondo.

- Quindi abiti nella zona a sud, giusto? Sei nato lì? - chiese la ragazzina, rompendo il ghiaccio e dando sfogo alla sua curiosità.
- Sì, è la zona originaria di mio padre, mentre mia madre è del distretto nord. E tu? -
- Anche io sono nata qui, ma è stato un caso... - spiegò lei - Cioè, mia madre si trovava qui con i miei nonni per passare in tranquillità gli ultimi mesi di gravidanza. Dopo la mia nascita poi siamo tornati a casa, e mi sono trasferita a Namimori solo al compiere degli otto anni. -
- E dove hai vissuto? -
- In Italia! -
- Oh, sei metà italiana? -
- Non del tutto, i miei genitori sono di Namimori, ma ho antenati italiani! -
- E parli italiano, per caso? -
- Parlo entrambe le lingue! Parlavo in giapponese con i miei genitori e i loro amici, mentre in italiano con tutti gli altri e alle elementari. - spiegò lei.
- Wow, sei molto intelligente! -
- No, basta con questa storia. Non sono un genio o qualcosa di simile, amo semplicemente imparare nuove cose! Molte persone dicevano che ero intelligentissima, altri dicevano che ero strana. Com'è possibile non sapere che i bambini apprendono più velocemente degli adulti?? -
- Oh, capisco... erano increduli nel sapere che parlavi due lingue? -
- No, perchè avevo imparato a leggere e a scrivere molto presto, e poi perchè comunque parlavo tre lingue a sette anni. In Italia, alle elementari si insegna anche l'inglese. - rivelò lei, camminando accanto a lui - Comunque amo molto imparare nuove cose, e nuove lingue. Con Arashi stavamo anche studiando un po' di tedesco! -
- COSA? Ma non sono troppe lingue?? Come fai a non confonderti?? -
- Come ti ho già detto prima, amo imparare. E poi, da piccola, avevo molto tempo libero e la biblioteca di casa mia era enorme e piena di tanti libri diversi! -
- Wow... sapevo anche io che i bambini apprendessero molto più in fretta, ma tu sei grandiosa! -
- Non sono grandiosa, leggo molto e uso il cervello. - rispose lei, fermandosi all'improvviso davanti una vetrina - Oh, eccoci qui! -

I due ragazzi erano arrivati all'ingresso del negozio, pieno di strumenti quali pianoforti, trombe, sassofoni, flauti, violini, tastiere elettriche e attrezzature come microfoni e mixer.

- Vieni, entriamo! - la ragazzina tirò l'albino per il colletto e insieme si intrufolarono nel locale.

Il ragazzino iniziò a fissare gli articoli a bocca aperta, mentre la ragazzina ammirava alcuni violini all'apparenza pregiati.
- Guarda che bel pianoforte... - sussurrò lui, osservando lo strumento.
- La prossima volta ti porterò al negozio di musica della mia nuvola! E' dall'altra parte della città. -
- La tua nuvola...? -
- Il mio guardiano della nuvola, il negozio è dei suoi genitori. - disse lei - Voglio farti sentire quando suona il piano, adoro quando compone le sue melodie! -

All'improvviso una suoneria interruppe i due, l'albino tirò fuori il cellulare e osservò il nome impresso sullo schermo.
- Oh mia madre... esco un secondo a rispondere. - disse, allontanandosi, lasciando la brunetta ad osservare gli strumenti.

Ogni volta che vedeva un pianoforte pensava a Cloud, era davvero molto bravo a suonarlo. Sapeva anche suonare il violino e altri strumenti, era davvero un amante della musica.
Osservando una chitarra, ricordò che Arina le aveva detto quanto Luca amasse le chitarre elettriche. Anche Kaito le aveva confessato di essere interessato a quello strumento e voleva prendersene una, ma costavano davvero troppo.
Alcuni flauti attirarono la sua attenzione, ne vide uno in camera di Haname ma non sapeva se fosse o meno in grado di suonarlo, non glielo aveva chiesto.
Lanciò un'occhiata all'orario sul cellulare e si avvicinò all'entrata del negozio, cercando l'amico con lo sguardo. Stranamente non era ancora rientrato e si stava preoccupando.

Si guardò attorno, cercandolo nelle immediate vicinanze, tuttavia non sembrava essere da nessuna parte.

-Ma dov'è? Non penso che se ne sia andato senz-

Solo un passo e quasi non inciampò.
C'era un coltello da cucina conficcato nel terreno, sembrava servisse a tenere fermo un pezzo di carta.

“Al deposito abbandonato, ti conviene venire da sola.”

- … No. -

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Capitolo 9
*** Target 8 - Eh?! Questa è il leggendario Hyper Dying Will mode?! ***


Target 8 - Eh?! Questa è il leggendario Hyper Dying Will mode?!

cover


Nozomi si chinò, sfiorando il foglio con rabbia.

- Lo sapevo... non avrei dovuto avvicinarmi così a lui... - fissò il biglietto con un'espressione a metà tra rabbia e senso di colpevolezza - Jun non è abbastanza forte, non come Arashi e gli altri... l'hanno preso di mira per colpa mia... -

Non poteva esitare, doveva agire prima che qualcosa di brutto potesse succedere a Jun, altrimenti non se lo sarebbe mai perdonato.
Era la seconda volta che finiva nei guai in così pochi giorni anche se, la prima volta, era accaduto a causa di imbecilli che miravano a entrambi.

- ... E se invece si trattasse dello stesso motivo? - chiese, a sé stessa.
L'unico modo per scoprirlo era correre lì a controllare di persona, prima che la situazione peggiorasse.
Staccò il coltello conficcato nel terreno, stracciò il foglio e iniziò a correre verso il luogo indicato.

Mentre percorreva la strada affollata, alcune immagini di quegli ultimi giorni le si materializzavano davanti agli occhi: il taciturno Jun, che pian piano si stava aprendo, i suoi compagni di classe che ridevano con loro, tanti ragazzi della scuola che li salutavano ed erano meno timorosi del suo temperamento.
Non poteva rischiare che qualcosa distruggesse quella pace che avevano creato, era stato Jun il centro di quel cambiamento e doveva proteggerlo ad ogni costo.

Varcò il cancello di ferro cigolante e zigzagò tra i capannoni verso il deposito della fabbrica abbandonata.

Chi potevano mai essere i rapitori? Mafiosi rivali che volevano rapirla o ucciderla per fare un dispetto a Decimo? Sicari? Teppisti che volevano approfittarsi di lei usando Jun come ostaggio? Oppure gli stessi ragazzini di alcuni giorni prima?

Li sentiva.
Sentiva i loro passi e le loro risate provenire da dentro il capannone.
Rallentò, avvicinandosi al portone scorrevole e riprendendo fiato per calmarsi, contando le persone all'interno.

Erano in cinque, dalle voci sembravano studenti ed era probabile che volessero vendicarsi per qualche torto subito a causa loro.
Poteva anche cancellare il pensiero riguardo mafiosi e sicari, fortunatamente erano ragazzini meno pericolosi.

Nozomi tirò con violenza il portellone, che lasciò entrare uno spiraglio di luce nel deposito.
Il sole pomeridiano illuminò due ragazzi all'apparenza ventenni, mentre tre di loro li riconobbe all'istante: facevano parte del Fanclub di Noel.
Era tra le tante ipotesi, se lo aspettava. Erano lì per vendicarsi nuovamente del loro show, e Jun rientrava totalmente nella loro vendetta, non era stato rapito a causa della ragazzina.
O forse sì? Dopotutto l'idea di farlo cantare era stata sua. Tuttavia era un'idea così innocente che si rifiutava di accollarsi la colpa per una frivolezza simile.
I colpevoli erano proprio quegli imbecilli davanti a lei.

I cinque si voltarono a fissarla, interrompendo le risate. In quell'attimo di tempo, Nozomi cercava rapidamente con lo sguardo il giovane Jun, non riuscendo a scorgerlo da nessuna parte.
Dov'era finito? Doveva trovarlo subito.

- Eccola lì la nostra preda! - disse uno dei tre "Noellisti".
- E' quella maledetta che ci ha preso a pugni la volta scorsa! - la indicò un altro, i due energumeni fissarono la ragazzina con sguardo perplesso.
- Quindi davvero vi siete fatti picchiare da una femmina? - chiese uno dei due ventenni, incredulo.
- Patetici, potrei strapparle i vestiti ad occhi chiusi. - affermò l'altro.

La ragazzina ignorò il loro dialogo sessista e saltò alla domanda principale.
- Dov'è Jun? - aveva lo sguardo fermo ed era seria, eppure si sentiva preoccupata per ciò che poteva essere accaduto al suo amico.
- Se ci batterai te lo diremo. -

I tre del fanclub sembravano molto sicuri di sé, ma si tennero in disparte mentre i due ragazzi più grandi si stavano avvicinando alla brunetta scrocchiandosi le dita.
- Allora, dopo averla pestata possiamo divertirci un po' con lei. Che ne dite? - propose uno dei due.
- Sempre che sopravviva allora, non sono un necrofilo. - rispose l'amico, sghignazzando.

Nozomi ebbe quasi un conato di vomito. Il solo pensiero che quegli orribili ragazzacci le mettessero le mani addosso la faceva quasi star male.

- Suvvia non siate sciocchi, solo Primo-sama può toccarmi. - disse lei, ironizzando. I ragazzi parvero perplessi dalla sua ultima affermazione, magari pensavano si trattasse di un suo fantomatico fidanzato.
- Pestiamo questo microbo e insegniamole qual'è il suo posto. - uno dei ragazzi sembrava abbastanza spazientito e gli altri appoggiavano la sua proposta.
- Torna in cucina, donna! - uno dei tre del fanclub rise di gusto.
- Ma no, resta con noi e renditi utile come solo le femmine sanno fare! - sghignazzò uno degli energumeni.

Le risa generali scatenarono la rabbia della ragazzina: continuavano a considerarla debole e inutile solo perchè femmina, d'improvviso tornarono a galla le voci di corridoio che sentiva quando era piccola. A causa di quei pettegolezzi sessisti aveva iniziato ad odiare sé stessa, comportandosi come un ragazzo per dimostrare loro di aver sbagliato.

Il suo cuore sussultò, le veniva difficile respirare, non riuscì a restare tranquilla e perse totalmente la testa, lanciandosi contro il ragazzo più basso dei tre imbecilli del Fanclub, con gli occhi intrisi di rabbia e odio, colpendolo in faccia con sorpresa di quest'ultimo e di tutti i suoi compari.
Il giovane si piegò col naso sanguinante, non si aspettava la velocità della ragazzina per cui venne preso alla sprovvista.
Tuttavia i due energumeni erano anche loro abbastanza veloci e, senza indugio, si scagliarono sulla ragazzina, che avvertì le loro intenzioni e schivò quasi miracolosamente il calcio del primo e il pugno del secondo.
Voleva concentrarsi sugli altri due ragazzini deboli per poterseli togliere di mezzo, eppure non sembrava essere così facile: i due ragazzini diedero man forte agli amici ventenni chiamati per aiutarli, e la povera Nozo si ritrovò a dover schivare contemporaneamente i colpi di quattro ragazzi, tentò di rimanere concentrata e di basarsi sul suo forte istinto, cercando di mantenere il ritmo. Se avesse commesso solo un solo errore sarebbe stata la fine per lei.
Non riusciva a farsi spazio, era dura anche solo parare i colpi dei due giganti poichè quasi non le paralizzavano il corpo a causa dell'enorme forza e violenza. Non poteva paragonare il suo gracile corpo, anche se duramente allenato sin da quando aveva cinque anni, a quello di due ventenni.
Dopotutto non erano due uomini qualunque, erano molto forti e muscolosi, probabilmente praticavano sport o frequentavano regolarmente qualche palestra. Era probabile che quei tre volessero assicurarsi la vittoria chiamando persone esperte, e anche la piccola si rese conto che la sua forza era insignificante in confronto a loro.
Se ne avesse dovuto affrontarne soltanto uno sarebbe stato decisamente più facile, avrebbe usato tutte le sue abilità per atterrarlo.
Ma erano due ed attaccavano assieme, affiancati da altri due idioti che sferravano colpi a caso.
Nemmeno lei poteva resistere a lungo contro quattro nemici.

E il non atteso colpo arrivò dopo pochi istanti: la colpirono alla schiena, spingendola in avanti. Si era distratta nel cercare di schivare i due e non aveva notato il capo del Fanclub scivolare alle sue spalle e colpirla con violenza.
Non poteva cedere, cercò di non barcollare e di subire il colpo senza fiatare, riprese controllo quasi subito per schivare un calcio, ma un pugno al ventre riuscì a farla barcollare e venne strattonata dall'altro ragazzino.
Era la peggiore delle ipotesi: si era ritrovata a terra, costretta a subire la furia dei quattro. Tentò di rotolare via per potersi rimettere in piedi, ma era già stata calpestata abbastanza e le gambe le dolevano quasi quanto le braccia.
E poi un altro pugno, e un altro ancora, li schivò quasi per miracolo, ma il calcio alle gambe la costrinse a piegarsi e una ginocchiata sul volto la sollevò da terra per poi cadere all'indietro.
Un dolore lancinante al viso, per fortuna il naso non si era rotto, anche se sentiva il caldo liquido scenderle sulle labbra.

Sentì vibrare la tasca della sua giacchetta.
Era Arashi? Oppure Haname? Avrebbe voluto infilare velocemente la mano in tasca per attivare la chiamata e permettere all'interlocutore di ascoltare cosa stava accadendo, eppure non riuscì a muoversi, tenendosi strette la mani al viso sanguinante.

No, non posso contare su di loro, devo uscirne da sola.

I due ragazzini aiutarono il loro amico ad alzarsi, poiché era ancora a terra col naso rotto, mentre lasciarono la ragazzina ai due giganti i quasi ripresero ad attaccarla. Nozomi si fece coraggio, strofinò leggermente la manica per pulirsi dal sangue e tornò a concentrarsi sui due, che la stavano nuovamente colpendo senza sosta.

- Sawada-san! - un urlo proveniente da dietro delle casse attirò la sua attenzione e anche i cinque si voltarono. Jun aveva ripreso coscienza e si era trascinato oltre le casse in legno sul lato est del deposito.

La scena era raccapricciante: era completamente pieno di ferite, tagli, lividi sul volto, qualche dente mancante e sembrava non riuscire a muovere il braccio sinistro.
A colpo d'occhio aveva parecchie ossa fratturate.

Approfittò della distrazione dei due uomini e si gettò contro di loro con tutta la forza che le restava in corpo, anche se non era tanta.

Non è giusto, non posso far nulla per proteggerlo? Ho davvero del sangue Vongola nelle mie vene? Dov'è la mia fiamma del cielo? Dov'è la forza che dovrei avere per proteggere chi amo?

Sono un fallimento.

Era la fine.
Il turbinio di pensieri negativi iniziarono a pesare su di lei, già malridotta e sanguinante, per cui perse nuovamente il ritmo dei colpi, avvicinandosi lentamente alla sua rovina. I due la bloccarono ed iniziarono a colpirla innumerevoli volte allo stomaco, facendola sputare sangue.

Il dolore era lancinante.

- SAWADA-SAN! - urlò nuovamente Jun.

Sentì un colpo, forte, che risuonò nel grande magazzino.

Aprì lentamente l'occhio sinistro per guardare cosa era successo: Jun era stato violentemente colpito sul viso e aveva perso i sensi.
Quella posizione, quel sangue, quel corpo quasi senza vita.

Claudio... no...

Urlò, nuovamente, disperata.
Non poteva fare niente? Si era lanciata rabbiosa sui nemici solo poco prima ma non aveva risolto nulla se non peggiorare la situazione.
Sentiva ogni ossa vibrare, il sangue ribollirle nelle vene e la rabbia scivolare via come fumo.
Le sue gambe tremavano, volevano muoversi ma al contempo volevano lasciarla scivolare a terra. Cercò di resistere, mentre le lacrime scivolavano sul suo viso.
Era inutile tentare di contrattaccare, non era al livello dei due insieme. Eppure non voleva gettare la spugna, nonostante la tristezza incalzante e la rabbia dentro di lei, la paura di lasciarci le penne o che fosse stato Jun a morire.
Jun era un innocente, non poteva lasciarlo morire così.

Non poteva.
Doveva resistere, doveva vincere, doveva salvarlo ad ogni costo, ed avrebbe fatto di tutto per riuscirci.
Qualsiasi cosa.

Cercò di sistemare i suoi pensieri approfittando che i due si erano fermati nuovamente per schernirla. Di certo il suo aspetto doveva essere mostruoso per attirare certi insulti disgustosi.

Doveva studiare un piano nel minor tempo possibile, riflettendo su ciò che stava accadendo attorno a lei, senza lasciarsi dominare dalla furia e dagli istinti.

E poi, d'un tratto, abbozzò un sorriso, ricordando quel rossiccio a cui tanto voleva bene. Se si fosse arrabbiata, se si fosse lasciata prendere dalla situazione, sarebbe successo ciò che accade quel giorno.

No.

Non lo avrebbe permesso, né ora né mai.

Chiuse gli occhi, inspirò ed espirò per qualche secondo, lentamente, sotto lo sguardo incredulo dei due omoni.

- Che c'è? Ti prepari a morire?? -

Era stranamente calma, a ragionare sul da farsi. Il dolore sembrava più flebile di poco prima, fortunatamente riusciva ad ignorarlo abbastanza per sfruttare la sua mente.
Il suo animo si era placato e si sentiva già molto meglio. Era come se il tempo scivolasse più lentamente, come se tutto attorno a lei si fosse fermato.
Aprì gli occhi, individuando le posizioni di tutti i presenti.
E sorrise.

"Ti salverò, Jun. Sicuramente.
Ti salverò con tutta me stessa, anche a costo di morire! "

Si sentiva strana.
Si sentiva tranquilla, felice.
In quel momento era sicura che sarebbe andato tutto bene e che Jun si sarebbe salvato.

I due ragazzacci si erano chinati a fissarla, confusi, squadrandola da capo a piedi con perplessità. Non ridevano più, erano silenziosi.

Erano molto vicini a lei, ma la ragazzina sapeva esattamente cosa doveva fare, non si sarebbe fatta più colpire né sarebbe più caduta sotto i loro colpi.

Io... riuscirò a salvare Jun, e vendicherò Claudio.”

Non avrebbe avuto problemi a sconfiggerli, si sentiva diversa e più forte.
Si sentiva rinata.

Non si accorse nemmeno di cosa era accaduto, si era semplicemente mossa velocemente. Il suo obiettivo erano i due energumeni dinanzi a lei, i quali erano volati in aria ed atterrarono con un forte tonfo, scaraventati via da dei pugni della ragazzina, che trasudavano una forza che Nozomi non si aspettava di avere.
Non ebbe nemmeno il tempo di respirare che si voltò per colpire violentemente anche gli altri due ragazzini rimasti che, spaventati, stavano cercando di allontanarsi.
Non glielo permise, li prese rapidamente e lì scagliò contro le casse del deposito, facendoli ruzzolare via assieme al legno e agli oggetti delle casse.

Non si fermò a ragionare, nonostante tutti fossero già a terra e la situazione si fosse completamente ribaltata. Portò la mano nella tasca ed estrasse il cellulare, compose il numero di Arashi e, senza pensarci, lo portò all'orecchio.

-Vieni alla fabbrica abbandonata, nel deposito. Fai presto, è grave. - le disse senza darle il tempo di rispondere.

Le finestre del locale riflettevano una luce insolita, Nozomi alzò lo sguardo e fissò il vetro del finestrone più vicino, per qualche istante.
Era immersa nei suoi pensieri e non lo stava realmente vedendo, ma quando riprese coscienza di sé notò la luce arancione che si muoveva sulla superficie del vetro.
Era una fiamma, sulla sua fronte.

Cos'era?
Lo sapeva già, ma non riusciva a credere che la stava realmente vedendo: la fiamma dell'ultima volontà, bruciava con passione sulla sua fronte e i suoi occhi risplendevano di uno strano arancione. Il suo viso, che fino a pochi secondi fa era inspiegabilmente felice e sorridente, adesso era perplesso.

Non è possibile...

Scosse il capo, incredula. Eppure non poteva non credere a ciò che stava vedendo con i suoi occhi.

Hyper mode... la fiamma che ho sempre visto sulla fronte di mio padre e di Primo... così all'improvviso?

Posò lo sguardo sul povero Jun e si chinò accanto a lui, poggiò le mani sul giovane e sentì tremante il battito del suo cuore.
Era flebile, ma lo sentiva.

Lo prese tra le braccia, rendendosi conto che non pesava poi così tanto.
Era a causa della sua fiamma?

Lasciò il deposito con Jun tra le braccia e zoppicò lentamente verso il cancello, quando apparvero Arashi e gli altri cinque guardiani, che stavano correndo con sguardi preoccupati e si bloccarono davanti alla scena.
In quel momento notarono la ragazzina, con la sua fiammeggiante fiamma del cielo, in condizioni pietose e con in braccio il suo compagno di classe, svenuto e conciato peggio di lei.
Non resse, la fiamma si spense e Nozomi scivolò sulle sue gambe, felice che i suoi amici fossero finalmente arrivati.
Luca e Shinji le si avvicinarono per sorreggerla, Kaito e Haname afferrarono il ferito al volo.

Arashi, bruciando di rabbia, urlò.



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Capitolo 10
*** Target 9 - Eh?! Voglio diventare più forte per proteggere Nozomi! ***


Target 9 - Eh?! Voglio diventare più forte per proteggere Nozomi!

cover


Arina rimase sul ciglio della porta, osservando la sua allieva stesa sul lettino, con il respiratore attaccato al viso. Dormiva ancora, ed era probabilmente normale dopo ciò che era accaduto.
Un uomo era in piedi accanto al lettino, il suo sguardo apprensivo rivolto alla ragazzina, la mano destra stringeva quella di lei.
Lentamente si avvicinò, cercando di non disturbare, ma lui già sapeva che lei si trovasse lì.

- Uhm... cosa dicono i dottori...? - chiese la donna, preoccupata.
- Ha bisogno di molto riposo. - rispose lui, alzando lo sguardo verso di lei - Le condizioni iniziali non erano delle migliori, ma fortunatamente non c'era nulla di grave. Anche il suo amico si sta riprendendo. -
- Sì, sono passata dalla stanza di Jun poco fa. - ammise lei, preoccupata anche per il compagno di classe. - ... è la prima volta che viene ridotta così. - aggiunse poi, sospirando - Aveva ragione a dire di volere un'arma... sarebbe potuta morire... - si morse le labbra, colpevole.
- Ha cercato di proteggere il suo amico. Avrei fatto la stessa cosa. - ammise lui, lasciandosi sfuggire un sorriso. - Perchè ce l'avevano con loro? -
- Pare che siano stati gli invidiosi della volta scorsa, ma stavolta hanno chiamato i rinforzi. -
Il boss non parlò, si limitò a sospirare.
- ... Decimo, devo dirvi una cosa. E' molto importante... - iniziò lei, lanciando uno sguardo fugace alla ragazzina. L'uomo si voltò verso di lei, interessato a ciò che la donna stava per rivelare. - ... Arashi mi ha detto... che quando sono arrivati lì, e l'hanno vista in quello stato, assieme a Jun... hanno tutti notato una cosa che non avevano mai visto prima... - non sapeva nemmeno perchè stava esitando a dirlo.
Si fece coraggio, e parlò.

- ... Aveva una fiamma arancione sulla sua fronte. - disse, riportando lo sguardo sull'uomo, che invece si voltò verso la figlia assopita.
- ... Lo avevo immaginato. - affermò, severo - Solo questo poteva stremarla a tal punto, è ciò che accadde anche a me. -
La donna non sapeva cosa dire. Osservò ancora una volta la sua allieva, fortunatamente in buone mani, prima di voltarsi e di lasciare lentamente la stanza.
Prima di uscire, però, sentì un sussurro, che catturò la sua attenzione e la costrinse a voltarsi.

- E così è arrivato già il tuo momento... così presto... così presto... -

Si sentiva afflitta, riusciva a comprendere la tristezza di Decimo. Sembrava ieri il giorno in cui Nozomi era appena nata, quel quindici settembre di quindici anni prima, e adesso era già quasi un'adulta.
Si scostò dalla porta, lasciando entrare una donna dai lunghi capelli biondi, che le sorrise premurosamente per poi raggiungere il marito e la figlia nella stanza.


***

La tempesta sbatté violentemente la porta, bruciando di rabbia, si guardò attorno per cercare cosa fare e optò per buttarsi a peso morto sul letto, rimanendo ferma a fissare il soffitto.

- Lo sapevo che l'avrebbe messa nei guai! Lo sapevo!! - urlò, a sé stessa.

Sono davvero così inutile?” si chiese mentalmente, adirata per non essere riuscita a salvare la persona a cui più teneva. “Se fossi stata lì avrei evitato tutto questo...

Si rigirò su un fianco, immersa nei suoi pensieri.

... Sono tre giorni che non si riprende, cosa devo fare se va avanti così” si morse le labbra, cercando di trattenere le lacrime. “Che razza di braccio destro sono?”

Si issò rapidamente, spalancò nuovamente la porta e si diresse senza indugi verso il poligono nel seminterrato, accanto al laboratorio del fratello.
La famiglia Fukada era una famiglia abbastanza in rilievo, da generazioni prestavano servigi ad alcuni clan mafiosi, anche se diversi tra loro. Solitamente, però, si trattavano sempre di alleati o subordinati dei Vongola. Suo nonno, Ryonosuke Fukada, era molto vicino al boss della famiglia Elektrica, con cui attualmente lavoravano. Anche Masato aveva iniziato a lavorare per loro, poco dopo la scomparsa nel nulla dei loro genitori, alcuni anni prima.

La rossa entrò nella sala attraverso la porta automatica, si diresse senza indugi verso il bancone di fronte a lei, fermandosi davanti al computer per accenderlo e digitare un codice. Alcune sagome iniziarono a muoversi, raggiungendo il centro della sala, mentre la ragazzina si infilava delle cuffie ed estraeva le sue pistole gemelle, Scarlet e Raven.
Prese la mira, attendendo che si fermassero tutte al centro, quando il computer non fece partire il timer e le sagome iniziarono a muoversi rapidamente in modo casuale. La tempesta iniziò a sparare loro senza indugi, passando da una sagoma all'altra dopo un massimo di due colpi a sagoma, cercando di centrare la testa.
Nonostante si muovessero velocemente era in grado di calcolare esattamente il tempo, la velocità e lo spostamento d'aria per colpire precisamente quelli che dovevano essere i punti vitali.
Tuttavia in quel momento, forse a causa della sua ira, non riusciva a contrarsi a dovere e aveva dovuto sprecare più di un paio di colpi a sagoma, prima di centrare bene il cervello.

Dopo aver scaricato la sua ira su una cinquantina di bersagli, il timer finì e il computer spostò via le sagome colpite, facendole sparire dietro a dei pannelli in acciaio posti ai lati della sala.
La ragazzina si sedette sul bancone, riponendo le gemelle nelle sue custodie: la prima dietro la coscia destra e la seconda al polpaccio sinistro.

- Non va, è totalmente inutile. - ringhiò lei - Non sono per nulla in forma. -

Uscì dalla villa con il sole calato da poco, ancora confusa e arrabbiata, dirigendosi verso una meta non stabilita con lo sguardo perso nel vuoto.

Il cielo era ormai scuro e la luna era nascosta dalle nuvole. Le luci dei quartieri erano fioche, non c'era quasi nessuno per strada, nonostante fossero solo le dieci di sera. Al contrario, verso il centro i locali e i ristoranti erano chiassosi e per strada si potevano udire musiche e starnazzi.
Alcuni uomini e donne parlavano fuori da un locale concitatamente. Un paio di maid invitavano ad entrare per bere qualcosa, altre ragazze carine spargevano volantini del loro locale.
In un grande schermo passavano i video dei cantanti più in voga del momento, accanto una sala giochi era piena di ragazzi che ridevano a crepapelle, alcune ragazze si facevano delle foto nelle apposite macchinette, mentre un uomo cercava di prendere un peluche con l'apposita macchinetta di pesca.

La ragazzina dai capelli color fuoco percorse la strada principale controvoglia e si imbucò in un vicolo nascosto dalle luci per cercare di riflettere su sé stessa e sul suo futuro. Si era stancata di passeggiare in mezzo a tutto quel caos, con ragazzi che si divertivano spensieratamente. Non riusciva a levarsi da testa l'immagina di Nozomi ferita gravemente, che crollava per terra davanti a loro. In quel momento era in una clinica privata, sotto severa osservazione. Suo padre l'aveva affidata ad alcuni medici fidati, che si stavano attualmente occupando di lei.

Non sarebbe stata in quelle condizioni se l'avesse protetta adeguatamente.
Se voleva diventare forte doveva trovare un modo per creare delle armi più potenti e per sfruttare la sua fiamma della tempesta.
Così come gli altri, sapeva di averla ma non l'aveva mai vista né aveva idea di come utilizzarla. A volte ipotizzava che Nozomi si fosse sbagliata, che in realtà non avesse alcuna fiamma. Eppure, in cuor suo, era sicura che non fosse così. La brunetta disse che riusciva chiaramente a distinguere le fiamme in loro, era qualcosa di percettivo che neanche lei comprendeva a pieno, probabilmente affinato grazie ai sogni sulla prima famiglia, o semplicemente il suo hyper intuito decisamente più sviluppato.
Ci credeva, era sicura che la sua fiamma era dentro di lei, in attesa di uscire allo scoperto. Doveva solo trovare il modo, così come gli altri membri della famiglia eccetto Shinji.
La nebbia sapeva e usava già la sua fiamma e fu proprio così che Nozomi l'aveva trovato, il mese prima. Forse lui poteva essere la soluzione al loro problema.

Diede un calcio ad un bidone e si appoggiò al muro, cercando di far sbollire la sua rabbia e di sfogare le sue frustrazioni, proprio quando un orrendo fetore di alcol passò rapidamente sotto il suo naso: due uomini barcollanti si erano avvicinati alle sue spalle, ridacchiando.

- Oh, è una ragazzina! - disse il primo, strabuzzando gli occhi - Ehi, signorina. Che ne dici di darci qualche spicciolo per prendere qualcosa da bere? -
- E dato che ci siamo, vieni anche tu con noi. Ti offriamo qualcosa. - continuò il secondo, ammiccando.

I due uomini parvero scrutare il suo corpo come se volessero strapparle i vestiti di dosso e Arashi provò un senso di disgusto totale, ampliato a causa della forte puzza.

Si voltò rapidamente senza batter ciglio, estraendo le gemelle e puntandole alla tempia dei due uomini.

- Un'altra parola e vi faccio saltare il cervello. -

I due ubriachi, sbiancati alla vista delle pistole, fuggirono urlando verso la strada principale, mentre la ragazza riponeva le armi nelle custodie e si apprestava a raggiungere il vialetto sul retro.

- Puoi evitare di fare questo trambusto? - le chiese una voce maschile, nel buio della notte.

Alzò gli occhi al cielo, maledicendosi per non aver avvertito che c'era qualcun altro oltre a lei.
Si guardò intorno, confusa, finchè non riuscì ad individuare un giovane con gli occhiali, steso sul muretto che incorniciava la strada dietro il pub.

- … Cloud. -

Il giovane sbadigliò rumorosamente per poi issarsi a sedere e osservare annoiato la ragazzina.

- Stavo cercando di comporre, ti pregherei di non fare rumore e di cercare un altro luogo dove sfogare la tua frustrazione. - affermò lui, con tono arrogante. Detto ciò si ristese, non curante che la rabbia della ragazzina fosse aumentata ulteriormente a causa delle sue parole.
- ...Maledetto... che razza di guardiano sei? Lo sai che il tuo boss è stato ferito gravemente? - la rossa si avvicinò al muretto e l'osservò con sguardo furioso.
- Chi, la mocciosa? Non me ne può fregar de meno. - rispose secco.
- Come sarebbe? Sei un guardiano o no? Non puoi permetterti di dire certe cose! - stava perdendo la pazienza, ma il ragazzo non sembrava calcolarla minimamente.
- Ahahah... guardiano? Non me ne frega assolutamente nulla né dei guardiani né delle conchiglie. -
- … Vongola... - precisò lei.
- Vongole, conchiglie, quel che sono. -
- Senti, che tu lo voglia o no sei un guardiano e quindi devi assumerti le tue responsabilità. - la ragazzina tentò di placare la sua ira, sapeva che Nozomi odiava che vi fossero litigi in famiglia perciò tentò il più possibile di contenersi, anche se in realtà voleva rompergli l'osso del collo.
- A me interessa solo la musica, non mi interessa la mafia e quant'altro. - spiegò lui, accendendosi una sigaretta. - Se la signorina Sawada mi pagherà come lei sa, potrei anche sdebitarmi con i miei servigi, altrimenti per me potete anche sparire. - espirò, del fumo uscì dalle sue labbra.

La rossa ebbe un brivido.
- ...”come lei sa”, cosa? - chiese, dubbiosa - Cosa diavolo stai dicendo? -

Mille pensieri vorticarono nella sua testolina, il più dei quali vedevano la bruna essere costretta a sorbirsi le richieste del ragazzo.
Non voleva nemmeno immaginare l'idea che Cloud potesse farle qualcosa di poco pudico.
Lo avrebbe smembrato in minuscoli pezzetti di carne e organi da dare in pasto ai gatti di strada.

Il giovane osservò sottecchi lo sguardo omicida della ragazzina e si issò, divertito, mentre continuava a fumare con non chalance.

- Che c'è, sei gelosa o cosa? - chiese lui, sghignazzando - Non mi interessano certe cose, io amo solo la musica e sono alla ricerca di alcune opere perse nel tempo, che la signorina Conchiglia è in grado di procurarmi. - i loro sguardi si incontrarono per alcuni intensi istanti, Cloud era divertito ma Arashi bramava di decapitarlo. - E, ad ogni modo, non c'è nulla di sessualmente attraente in quella ragazzina dal sesso incerto. -

Era ovvio che si trattasse di una provocazione, Nozomi ci avrebbe riso sarcasticamente su, conoscendolo, ma la tempesta non riuscì a ingoiare quelle offese spudorate.
Ormai in preda alla rabbia tirò fuori Scarlet e Raven e iniziò a sparare all'impazzata contro il giovane, che prontamente lanciò via la sigaretta e saltellò sul muretto, scansando i proiettili e atterrando su un cassonetto dell'immondizia lì vicino.
Sapeva che fosse molto forte e non avrebbe avuto problemi a scansare i suoi colpi, ma nonostante tutto voleva realmente ferirlo.

- Ti farò rimangiare le offese fatte a Nozomi, brutto stronzo che non sei altro! - ruggì, non levandogli gli occhi di dosso.
La nuvola sospirò, nonostante tutto non sembrava volesse realmente combattere e sicuramente desiderava solo esser lasciato in pace a comporre le sue sinfonie.
Ma non aveva altra scelta, dato che la signorina tempesta continuava a trivellarlo di colpi, fermandosi ogni tanto a ricaricare le sue gemelle.

- Che armi complicate, non puoi fare pause insensate durante un combattimento. - le rimproverò lui, approfittando della pausa della ragazza per avvicinarsi a lei.

Arashi scattò all'indietro e si riparò oltre un muro, aveva individuato un pericolo e quasi non venne sfiorata da qualcosa di piccolo e veloce, che si incastrò nel muro. Fece capolino silenziosamente, osservando l'oggetto poco sopra di lei: si trattava di un Compact Disk.
Alzò un sopracciglio, perplessa.
Sapeva già che Cloud era ossessionato dalla musica e un aspirante maestro d'orchestra, ma combattere con dei CD sembrava davvero ridicolo.

- I proiettili sono insulsi, da teppistelli di poco conto. Con questo livello di forza vorresti proteggere la donna che ami? Sul serio? - la nuvola era più che mai seria e sembrava volesse bacchettarla sul suo stile di combattimento.
La rossa si gettò verso Cloud, cercando di colpirlo con una scarica veloce di proiettili, ma il giovane li evitò facilmente e balzò in aria, lanciandole addosso altri cd roteanti a mo di shuriken, che all'improvviso iniziarono a moltiplicarsi tra di loro, avvolti un una luce violacea.

...Ma che cazzo???”

Arashi non riuscì ad evitarli tutti e venne colpita da alcuni di loro, che strapparono pezzi del suo vestito, ferendola lievemente.

In quel momento non erano le ferite il suo problema principale. Era stupefatta, ferma davanti a lui, incapace di muoversi di un millimetro.
Le ci vollero alcuni secondi prima di riuscire a trasformare il suo stupore in parole.

- Non è possibile... l'attributo della nuvola?! - si guardò intorno, spaesata - Ma non ha nemmeno l'anello, come diavolo ci sei riuscito? - tremò. Anche Cloud era in grado di usare la sua fiamma, oltre Shinji?

Perchè... perchè c'è riuscito prima di me???”

- Volevi diventare il braccio destro della Conchiglietta, ma non sai nemmeno le cose basilari? - Cloud parve basito dall'ignoranza della tempesta.
- Piantala di fare l'enigmatico e parla. - ringhiò lei, adesso invidiosa più che mai.
- Shinuki. Il tuo boss ce ne parlò, non ricordi? - chiese lui, quasi con sarcasmo - Ma a quanto pare, l'unico che si è effettivamente interessato a comprendere queste curiose “capacità latenti” sono io. - si sistemò gli occhiali con fare saccente - Pare ch'io sia più qualificato come braccio destro, rispetto ad una rammollita come te. -

Aprì la bocca con l'intento di offenderlo pesantemente, ma nessuna voce uscì da quelle labbra. Non aveva idea di cosa dirgli, dopo l'ultimo insulto verso di lei.
La sua confusione venne interrotta da una risata.
- Ovviamente era una presa in giro, non mi interessano i vostri giochetti. - affermò, mettendo in chiaro le sue intenzioni.

Tuttavia, la rossa era stata umiliata e bruciava d'invidia più che di rabbia. Era probabilmente vero che, in quel momento, Cloud sarebbe potuto essere un miglior braccio destro di lei, ma solo perchè aveva avuto la prontezza di informarsi e di studiare la fiamma di cui Nozomi aveva parlato loro. E lei stessa, che conosceva quella storia sin da quando erano più piccole, non se n'era mai interessata attivamente.

Voleva ancora colpirlo, stavolta con pugno in faccia, rompergli quegli occhiali da professorino e umiliarlo come aveva appena fatto con lei.
Tuttavia, non ebbe il tempo di muovere un passo che alcuni cd, lanciati a tutta velocità, la costrinsero ad indietreggiare.
Estrasse nuovamente le pistole e tornò a puntarle davanti a sé, nel punto in cui poco prima c'era il guardiano della nuvola, in quel momento sparito nel nulla.

- Dove cazzo...? -

Passarono alcuni secondi, Arashi era ancora confusa e, nella notte, risuonavano solo le note di una melodia proveniente dal pub.

Cloud se l'era svignata sotto il suo naso, non c'era più alcuna traccia di lui e la rossa era da sola in mezzo al vicolo, sotto la flebile luce del lampione poco più in là.
Ripose le armi nelle fodere, tremando.
Era furiosa, e distrutta. Le parole che il ragazzo le aveva detto echeggiavano nella sua testa, ancora esterrefatta per la sua abilità nel combattimento e la fiamma che aveva già imparato ad usare, senza aver bisogno di anelli.
Non poteva crederci.

Urlò, scivolando a terra e iniziando a battere ripetutamente i pugni sul terreno.

Maledetto stronzo!

Eppure, in cuor suo, sapeva che quel ragazzo aveva ragione. Le sue Beretta M9, con 15 proiettili ciascuna, erano sono pistole forti contro teppisti o nemici comuni, ma deboli contro persone in grado di sfruttare le loro fiamme.
Shinuki no honoo, erano le fiamme dell'ultima volontà che ciascun umano racchiudeva dentro di sé, ma solo in pochi imparavano ad usarle. Ognuna rappresentava un elemento diverso: lei aveva la fiamma della tempesta, Haname aveva la pioggia, Kaito aveva il sole, Luca aveva il fulmine, Shinji aveva la nebbia, Cloud aveva la nuvola e Nozomi aveva il cielo.
Non sapeva come sfruttare quelle fiamme, aveva sentito dire che per usarle servivano gli anelli o dei proiettili speciali creati appositamente. Tuttavia, Nozomi era entrata in modalità Shinuki Hyper mode solo con la sua forza di volontà, Shinji usava la sua fiamma della nebbia quando si divertiva a stupire le persone o a predire il futuro, mentre Cloud aveva utilizzato l'attributo nuvola che permetteva la moltiplicazione di cose e persone. Dopo Nozomi, adesso erano in tre a saperla usare, e due dei guardiani ci erano riusciti con facilità e prima di lei, la tempesta, il braccio destro del boss, colei che dovrebbe essere la più affidabile e potente dopo Nozomi.

Non poteva perdere, doveva studiare un modo per imparare ad usare la sua fiamma.
Come c'era riuscito Cloud? Come poteva riuscirci anche lei?
Doveva diventare più forte per proteggere il suo boss, doveva ideare qualcosa che aiutasse lei gli altri guardiani a utilizzare i loro effettivi poteri.
Non avrebbe perso, mai più, non se lo sarebbe potuto permettere.

*Shinuki: E' la parola giapponese che indica la Dying Will (Fiamma dell'ultima Volontà). Ho deciso che userò questa parola perchè è proprio il nome apposito con cui la chiamano e mi sembra il nome più semplice per indicare la fiamma.

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Capitolo 11
*** Target 10 - Eh?! L'idea di Arashi e il suo obiettivo! ***


Target 10 - Eh?! L'idea di Arashi e il suo obiettivo!

cover


La rossa si trovava nella stanza di Nozomi, pensierosa, mentre osservava la sua migliore amica assopita. Era da giorni in quelle condizioni ma i medici avevano detto che si sarebbe svegliata a breve.
Nonostante i graffi e le ferite il suo cuore era l'organo più malandato e distrutto: lo scontro con Cloud l'aveva ferita nell'orgoglio e voleva solo vendicarsi il più presto possibile, tuttavia sapeva che quel desiderio era sbagliato, e la sua “vendetta” sarebbe solo stata diventare più forte.

- Nozo... ti giuro che diventerò un braccio destro degno di questo nome. Ti proteggerò da qualsiasi cosa. -

Si chinò sulla bella addormentata, stampandole un dolce bacio sulla fronte e accarezzandole i capelli castani.
Aveva già deciso la sua meta e le sue intenzioni, perciò si alzò e si diresse a passo svelto verso l'uscita, lasciando la clinica.
In quel momento sapeva che andare da Arina era la soluzione migliore per poter iniziare a creare ciò che aveva per la testa: qualcosa che aiutasse i guardiani ad usare le loro capacità.

Quando si affacciò all'abitazione dei Sawada, Arina l'accolse calorosamente, invitandola ad entrare.
La nonna di Nozomi era appena uscita per andare a far compagnia alla nipotina al posto suo, mentre in casa erano rimasti solo i gemelli.
La guardiana della tempesta si sedette in cucina assieme ai due, sorseggiando il tè che le aveva preparato la bionda.
I suoi occhi verdi la stavano scrutando con attenzione, doveva essersi accorta dei graffi che la rossa si era procurata la sera prima, perciò tornò dal bagno con dei cerotti e, senza dire nulla, glieli applicò sulle ferite, con estremo imbarazzo di Arashi, che rimase in silenzio e chinò il capo per ringraziarla.

- Allora, cos'è che volevi dirmi? - la donna la osservò, preoccupata - Per caso ha a che fare con queste ferite? -
- ...Cloud. - rispose lei, semplicemente.
- Non dirmi che vi siete picchiati. - sospirò, portando una mano sulla fronte con fare afflitto - ...non ho ancora avuto modo di conoscerlo bene, l'ho adocchiato al negozio di musica della sua famiglia, ma mi sembra abbastanza tranquillo. -
- Senti, lasciamo stare. - rispose la rossa, seccata - Mi ha fatto incazzare che sapesse usare perfettamente l'attributo della nuvola. Come può farlo? Chi diavolo glielo ha insegnato?? -
Arina portò un dito sotto alle labbra, pensandoci su con sguardo assorto.
- Ma non dovrebbe esistere un modo per poter usare le fiamme senza problema? - Luca giochicchiava ad una console portatile mentre ascoltava la discussione, ma ogni tanto alzava gli occhi dallo schermo per intervenire nel discorso - Pensavo fosse questione di allenamento. -
- Io pensavo servivano solo i Vongola ring o i proiettili speciali. - disse Arashi, confusa.
- Non necessariamente, quelli sono solo un aiuto. - spiegò Arina - Evidentemente la determinazione di Cloud è veramente grande e c'è riuscito da solo, in qualche modo. -
- Anche Nozo c'è riuscita da sola. - aggiunse la rossa.
- Ma sarà capace di rifarlo? Sicuramente cercherà di allenarsi al massimo... ma posso capirla, l'aiuterò come posso. - annuì la bionda, sembrava ancora molto in pensiero per la sua allieva.
- E noi? - chiese la rossa, convinta - Cosa ne sarà di noi? Dobbiamo attendere che il dono scenda dal cielo o possiamo trovare un modo concreto per usare le nostre capacità? -
- … Stiamo agendo alle spalle di Decimo, quindi non possiamo chiedergli dei proiettili... ma so che esistono delle pillole in grado di fare lo stesso. - rivelò la tutrice.
- Me ne frego delle pillole, voglio qualcosa che sia più immediato. - Arashi era visibilmente spazientita.
- ...Più facile di ingerire una pillola? - chiese Luca, perplesso.
- Io pensavo a qualcosa simile ai Vongola rings. -
- Non hai tutti i torti, se aveste gli anelli sarebbe più facile per voi concentrare il vostro hado per utilizzare le fiamme. - spiegò la donna - Ciò che mi preme è sapere come Cloud possa riuscirci facilmente... -
- ...nuvole, sono sempre così assurde, no? - il gemello ridacchiò. - Però... cos'è un hado?? -
- ... E' una sorta di energia che scorre nel nostro corpo. Direi più che altro una “predisposizione”. - disse lei, quasi bacchettandolo per la sua ignoranza. - Per esempio, tu hai l'hado del fulmine, ovvero hai l'energia predisposta ad utilizzare questo tipo di fiamma, ma potresti anche non usarla mai, ciò non cambia che l'hado lo possiedi, è la fiamma che esce o meno. Per questo molti hanno gli hado, ma non tutti hanno le fiamme. -
- Ah, quindi una persona normale che non ha fiamme ha comunque un hado?? -
- Potrebbe essere, per esempio si pensa che Kyoko-san abbia l'hado del sole come il fratello, ma non ha la fiamma. Certo, non è sicuro, sono supposizioni! - esclamò lei, cercando di mettere in chiaro il suo ragionamento - La fiamma non esiste senza l'hado, ma l'hado può esistere senza che nessuno usi mai la fiamma. Tra l'altro si possono anche avere più tipi di fiamma, in caso nel nostro corpo ci siano hado differenti, come Undicesima che ha anche la predisposizione alla fiamma del sole, probabilmente proprio a causa di sua madre e di suo zio, il guardiano del sole di Decimo. -
- Eh? Juuichidaime ha anche la fiamma del sole?? - chiese Luca, incredulo.
- Non che la sappia usare a comando, anzi, è totalmente scollegata dalla sua volontà. - rivelò lei - Solo un paio di volte, quando era piccola, la fiamma l'aveva guarita all'improvviso, ma è tutto totalmente casuale e non è mai più capitato. -
- Ad ogni modo, tornando al discorso di prima, ho in mente la creazione di un accessorio e vorrei però la tua collaborazione. - disse Arashi, rivolgendosi ad Arina.

La tempesta fissò Arina negli occhi con decisione, sembrava voler raggiungere l'obiettivo a qualsiasi costo, come al solito. Nei suoi occhi risplendevano le stesse ardenti fiamme che animavano Nozomi e Luca sembrava capire sempre di più quanto era forte il legame che le univa: entrambe possedevano una fiammeggiante e brillante passione che le portava a dare il meglio di loro stesse per realizzare i loro scopi.

- Cosa hai in mente, Arashi? Non è possibile creare così dal nulla qualcosa così. - disse Arina, sconcertata.
- Dimentichi di chi sono sorella. - lo disse a denti stretti, come se stesse bestemmiando - Avrò pur ereditato un po' della genialità di quel cretino di Masato, no? -
- Cos'è che vuoi fare? - chiese la donna.
- ...pensavo a dei braccialetti che fungessero da catalizzatori, un po' come i Vongola Ring. -
- La vedo dura. Vuoi imitare gli anelli? Sono ad un livello irraggiungibile per essere clonati. -
- Non voglio clonarli, voglio ideare qualcosa di nostro. -

La donna si alzò e pregò i due di attenderla in cucina mentre saliva le scale dell'abitazione.
La tempesta e il fulmine udirono i suoi passi fermarsi da qualche parte al primo piano, mentre si guardavano con perplessità. Il ragazzo ripose la console sul tavolino di legno, lentamente, come se avesse fatto qualcosa che non doveva fare.

- … Sarebbe bello poter scoprire come usare le proprie fiamme. - disse lui, sognante.
- Tra l'altro, come ha detto Arina prima, potresti anche averne più di una. - spiegò lei, osservando il gioco in pausa sullo schermo della console: aveva totalizzato più di cinque milioni di punti, un nuovo record. Quel ragazzetto era decisamente più bravo di lei.
- Il guardiano della tempesta di Decimo... mi pare ne abbia addirittura cinque. - rivelò il giovane.
- Sul serio? Questa non la sapevo. - la rossa fu stupita dal ricevere certe informazioni da qualcuno che non amava nemmeno combattere, ma il fulmine si limitò a scrollare le spalle con tranquillità - Dev'essere geniale quell'uomo... Gokudera Hayato. -
- Da quel che ho sentito in giro è serio, sembra sempre arrabbiato ma dicono sia molto potente, un ottimo braccio destro per Decimo. -
- … Un ottimo braccio destro, uh? Anche io dovrò diventare un ottimo braccio destro per Nozomi. - posò il suo sguardo su un punto indefinito del tavolo e restò a fissarlo per alcuni secondi.
- Sicura di volere una cosa simile? - chiese Luca, avvicinandosi a lei - Essere il braccio destro di un Vongola Boss non è qualcosa su cui scherzare... -
- Ti pare stia scherzando?- si offese e guardò male il fulmine.
- Uhm... devi essere la sua ombra, devi proteggerla in qualsiasi occasione e devi essere al centro delle battaglie. -
- Io e Nozomi siamo una coppia imbattibile. - arrossì, ricordando avvenimenti passati. I suoi sentimenti non erano cambiati, e la sua ardente voglia di diventare un buon braccio destro ne era la dimostrazione lampante.
- Lo immagino, siete insieme da molto tempo e sembrate completarvi a vicenda. - rise lui.

La tempesta ridacchiò quasi per rassegnazione, si passò le mani tra i capelli e li arruffò lievemente.

- ...se ci completassimo a vicenda, a quest'ora nessuna delle due avrebbe bisogno di nessun altro. - il biondino la osservò sottecchi, sicuramente poteva comprendere lo stato emotivo della ragazza: era abbastanza sensibile ai sentimenti, anche se era un disastro nell'esternarli e non era affatto delicato.
- Tu hai bisogno di qualcun altro? - chiese lui.
- Io? no. A me basta lei. -
- ...ma a lei basterebbe Vongola Primo, no? - il ragazzo era visibilmente ironico, tuttavia la rossa si appoggiò allo schienale della sedia, sospirando e maledicendo la totale mancanza di tatto di quell'imbecille.
- Luca... non so cosa tu stia pensando, ma il problema di Nozomi è grave, e stiamo tutti lavorando sodo per aiutarla. - disse, severa.
- ...Ma tu... non... - si passò una mano tra i capelli, nervoso. Cercava di dire qualcosa, ma non ci riusciva per via del troppo imbarazzo - Insomma, lei per te... -
- … Non voglio prediche. - affermò lei, severa.
- Ma no, niente prediche. - portò le mani avanti, evitando malintesi.
- Bene, perchè i miei sentimenti, se permetti, rimangono miei. Non è di me che stiamo parlando, ma di lei, dei SUOI sentimenti. E ho tutta l'intenzione di staccarla dalle sue turbe adolescenziali e di buttarla a calci in culo addosso all'uomo che saprà amarla come lei desidera. -
- Ma così non soffrirai tu? - chiese lui, sconcertato.
- Tutti al mondo soffrono, non va sempre come speri, soprattutto quando ci sono in gioco due persone differenti e con differenti volontà. - spiegò lei, come se poi dovesse spiegare una cosa tanto logica ed elementare - Si va avanti. Ma ciò non cambia che, per me, la felicità di Nozomi e della mia famiglia viene prima di tutto. -

- Capisco... mi dispiace... -
- … Dispiacerti? Ma per piacere, sono sciocchezze. - rise, giocherellando con una ciocca dei suoi capelli - Abbiamo problemi più grandi di questi. -
- Uhm... le fiamme? - chiese lui, cercando di indovinare.
- A parte, anche Nozomi stessa è un problema. - disse lei, sghignazzando - E' un problema per sé stessa, non pensi? -
- ...eh? - il ragazzo alzò un sopracciglio, non comprendendo quelle parole e a cosa si stesse riferendo, ma proprio in quel momento rientrò in cucina Arina, portando alcuni libri impolverati e poggiandoli sul tavolo.

- Basta con questi discorsi, dobbiamo iniziare a studiare. - disse, sedendosi e rompendo la pila di tomi per ordinarli sul tavolo. I due guardiani si avvicinarono alla montagna di carta e osservarono i volumi, alcuni sembravano anche alquanto antichi.
- Che roba è? - chiese il fratello.
- Informazioni sulle fiamme dell'ultima volontà, sui Vongola Ring e alcuni appunti e leggende sul Trinisette. - rispose lei.
- Trinisette? - la rossa sembrava perplessa.
- Esatto. Mi sa che dovrò spiegarvi molte cose... -



Arashi tornò spesso a casa Sawada negli ultimi tre giorni, nonostante Masato iniziasse a sospettare che la sorella gli teneva nascosto qualcosa.
Osservava la rossa uscire di casa la mattina e tornare prima della mezzanotte, ma non tentò di porre domande poiché sapeva che avrebbe finito col litigare con lei.
L'uomo osservò l'asta quasi ultimata poggiata in un contenitore di vetro, collegato ad alcuni tubi che rilasciavano un particolare gas all'interno dell'incubatrice.
Il computer segnalava il normale flusso di energia e di stabilità tra i materiali che componevano l'arma: se ci fosse stato anche solo un minuscolo disequilibrio l'asta sarebbe collassata e si sarebbe incrinata per via della pressione.
E mentre scivolava col dito sopra una lista di valori appena sfornata, il rosso sentì sbattere la porta di casa.
Osservò l'orologio: era l'una di notte.

- Eh no, adesso basta. -

Adirato per l'ora tarda e deciso a svelare il mistero, Masato salì velocemente i gradini verso il pian terreno e si parò di fronte alla sorellina, con i fogli ancora in mano e i capelli spettinati.

- Dove diavolo sei stata? -
Arashi, d'altro canto, sembrava distrutta e aveva evidenti occhiaie che mettevano in risalto la sua stanchezza.
- Ero da Arina e fra pochi istanti sarò nella mia stanza, nel mio letto, a dormire. - rispose lei. Il fratello la bloccò, impedendole di imbucarsi nel corridoio per il secondo piano.
- Cosa ci facevi da Arina? Perchè stai facendo le ore piccole? Ti rendi conto di che ore sono? - continuò a tartassarla con le domande, e lei sbuffò.
- Mi lasci in pace? Ho sonno e sono stanca. -
- Sawada si è svegliata? - si accigliò, tentando di tirarle fuori qualcosa.
- ...non ancora. -
- Allora spiegami cosa ci facevi da Arina fino all'una di notte. -

- Sono cazzi miei, spostati che voglio andare a dormire. - la rossa cercò di avanzare ma il fratello la spinse al muro con violenza, cercando di farla ragionare.
Purtroppo in risposta ottenne solo che il nervosismo della sorella raggiunse livelli critici, trasformandosi poi in un pugno in faccia, che lo scaraventò a terra.

- NON E' FOTTUTAMENTE GIORNATA, LEVATI DAI COGLIONI E PIANTALA DI ROMPERMI LE SCATOLE. -

Masato, che si stava lentamente rialzando, osservò la sorella furiosa sparire oltre il corridoio.
Si issò, massaggiandosi lo guancia dolorante, e si diresse lentamente verso il soggiorno, dove prese il telefono e compose il numero di casa Sawada.
Dall'altro capo udì la voce di Arina, assonnata.

- Voglio sapere tutto. - disse lui, serio - Tutto quello che sta combinando mia sorella. -

La bionda sospirò sonoramente, sapendo che avrebbe tradito la fiducia della ragazza, per il loro bene e per quello di Nozomi.



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Capitolo 12
*** Target 11 - Eh?! Nozomi si è finalmente svegliata! ***


Target 11 - Eh?! Nozomi si è finalmente svegliata!

cover

Aprì lentamente gli occhi, sentiva il “beep” della macchina che teneva stabili le sue funzioni vitali e il leggero venticello provenire dalla finestra semi aperta.
Il suo corpo era intorpidito, riusciva a malapena a muovere le gambe e lentamente portò le mani al viso, sfilandosi la mascherina per l'ossigeno e cercando di mettersi a sedere.
Si sentiva pesante e stanca, non aveva idea di quanto fosse stata su quel letto. Non ricordava quasi più nemmeno cosa fosse accaduto, cercò di sforzarsi e sistemare i tasselli del puzzle, finchè alcune scene non si ripeterono nella sua mente.
Ricordò di Jun, dei cinque ragazzacci e dello scontro al deposito, della finestra arancione e la fiamma sulla sua fronte.
Non aveva nemmeno capito come fosse successo, eppure aveva sconfitto facilmente i cinque e aveva salvato Jun, per poi ritrovarsi i suoi guardiani davanti alla cancellata.
Dopo di che non ricordava altro, probabilmente era svenuta proprio in quel momento.

Riuscì a muovere le gambe e si issò lentamente, toccandosi la fronte e tastando le bende che la circondavano, così come quelle avvolte sul braccio destro e sulla gamba sinistra, ma la maggior parte dei graffi e delle ferite si erano ormai rimarginate.

La porta della stanza si aprì con delicatezza, la pioggia alzò il capo e si ritrovò ad osservare la brunetta seduta sul lettino, il suo sguardo tranquillo divenne incredulo, la bocca aperta non lasciava uscire alcun suono. Haname aveva i suoi soliti lunghi capelli corvini legati in due treccine decorate da dei fiocchi azzurri, indossava una maglietta a maniche corte, bianca con un fiocco giallo sotto la spalla destra, e aveva un'ampia gonna blu in stile lolita con merletti bianchi ai bordi.

La ragazzina si lanciò letteralmente addosso a Nozomi, stringendola a sé con un sorriso raggiante.
Sentiva il suo profumo e il suo calore, era quasi nostalgico.

- Finalmente! Non sai quanto ti abbiamo aspettata! - disse lei, staccandosi dall'amica per osservarla negli occhi.
- Quanto... quanto sono stata lì? - la bruna si voltò ad osservare il letto, spaventata dalla risposta che le poteva giungere.
- Una settimana. -
- CHE COSA? - sgranò gli occhi, incredula.

Passare una settimana in un letto non era ciò che aveva sempre sognato, anzi, si sentiva come se avesse perso sette giorni di vita.
Sospirò, un po' per rassegnazione e un po' per il sollievo che fosse passata, fortunatamente, solo una settimana: cosa avesse fatto se si fosse risvegliata dopo uno o più anni?

- E Jun? Come sta? - il suo pensiero si diresse rapidamente verso il povero ragazzino malmenato, anche lui era messo decisamente male e sperò vivamente che fossero riusciti a curarlo in tempo.
La guardiana ridacchiò, osservandola sottecchi.
- ...se Arashi sapesse che hai domandato prima di lui... -
- Ehi, era ridotto malissimo per colpa mia! - arrossì, imbarazzata.

Si mostrò un po' offesa per la considerazione dell'amica, dopotutto Jun non le interessava granché ma il problema si era posto nel momento in cui il suo compagno di classe aveva rischiato grosso a causa della sua debolezza. Non voleva avere altri pesi sulla coscienza, non dopo la morte di Claudio.

- A causa tua? Da quel che ricordo, quei tizi ce l'avevano con entrambi per via del Festival, o sbaglio? - chiese lei, severa - Non mi sembra proprio fosse stato solo a causa tua! -

La brunetta ridacchiò, sentendosi un po' a disagio, sapeva benissimo che Haname aveva ragione e lei stessa ci aveva pensato su durante quello scontro, ma non poteva far altro che sentirsi in colpa per non essere stata abbastanza forte.

"Non impari proprio mai. Vero, Nozo?"

- Ad ogni modo sta bene, i medici dicono che prima di un'altra settimana non si rialzerà, è stata una fortuna che l'abbiano preso in tempo. - spiegò la pioggia, rassicurandola.
- Meno male. - sospirò, più tranquilla - Se fosse morto... non ci voglio nemmeno pensare. -
Haname cambiò espressione, nuovamente severa e con aria da rimprovero.
- Nozomi, la smetti ti prenderti le colpe? Perchè non c'è assolutamente alcun motivo valido per farlo. -
- ... Lo so, però... se fossi stata più forte, come mio padre... - si voltò, nervosa.
- Sei stupida. - fu la risposta di Haname.

"Ci risiamo." pensò, mentre sistemava le lenzuola del letto con nervosismo.
Perchè lo stava facendo? Per evitare il suo sguardo accusatorio?

- Non mi ignorare, Nozo! - la pioggia incrociò le braccia e il cielo si voltò. - Perchè devi sempre pensarla in questo modo? Pensi davvero di poter diventare superwoman da un giorno all'altro? -
- Non ci posso far niente! Mi stanno a cuore le persone. - affermò lei, esasperata.
- Non sei la supereroina che deve salvare il mondo e non sei l'obiettivo di tutti i malvagi! - spiegò Haname, avvicinandosi a lei per guardarla negli occhi. Ogni volta che la guardava così Nozomi si sentiva sempre piccola, non perchè la ragazza fosse più alta di lei di qualche centimetro, ma perchè Haname era sempre così matura e saggia per la sua età, e aveva solo un anno in più di lei. - Non puoi darti sempre la colpa di tutto, Nozomi. Non ti sei mai perdonata la morte di Claudio e questo è il risultato, non puoi fare un passo senza che per te sia colpa tua, ma non è così. Stai sbagliando di grosso, stai diventando un'autolesionista. -
- Ma... dopotutto non sono stata io a suggerirgli di cantare al Festival...? Se mi stavo zitta... -
- A questo punto vietati di respirare. -

Colpita e affondata.
Era troppo intelligente, troppo matura o aveva soltanto una più chiara visione del mondo?
Ad ogni modo era Inoya Haname, la sua Guardiana della Pioggia. E, come al solito, aveva vinto lei.

- ... Hai ragione, scusami. - chinò il capo, accettando suo malgrado di aver sbagliato.
- Tra l'altro, puoi semplicemente evitare di affibbiarti colpe che non ti appartengono e impegnarti a cercare le soluzioni ai problemi. - spiegò, adesso il suo sguardo era rilassato e sorridente.

Il suo suggerimento era interessante, dopotutto bastava sfruttare il tempo a riflettere sulle situazioni, piuttosto che colpevolizzarsi.

- Il fatto è che ci avevo anche pensato... ma poi vedendolo così mi sono sentita così stupida, e impotente... e colpevole, anche... - disse lei, sedendosi nuovamente sul lettino, con lo sguardo perso nel vuoto, scuotendo leggermente il capo - Vorrei solo diventare più forte, non riesco a guardare le persone innocenti in quelle condizioni. -
- Il tuo altruismo è lodevole, ma non è con questa aura di depressione che raggiungerai il tuo scopo. - disse la mora, avvicinandosi e stringendola nuovamente, cogliendola di sorpresa. - E poi, non dovremmo forse festeggiare? - si staccò, guardandola negli occhi ambra. - Insomma, ci sei riuscita! -
- Riuscita? - ripeté la Vongola, perplessa. - A fare cosa? -
- Come sarebbe a fare cosa?? - chiese lei, incredula - Ad usare la tua fiamma del cielo! Sei andata in Hyper mode, come tuo padre e il primo Vongola! Ce l'hai fatta, e senza l'aiuto di nessuno! - esclamò lei, entusiasta.

Non ci aveva minimamente fatto caso, come se si fosse dimenticata di quel particolare o non si trattasse di qualcosa di rilevante.
Eppure era proprio il momento che attendeva da una vita, ed era accaduto solo una settimana prima. Grazie a quella capacità aveva salvato Jun, lo stesso ragazzo per cui si stava colpevolizzando fino a quell'istante.
Il desiderio di proteggerlo aveva scatenato la sua shinuki, e la sua forza latente. Era riuscita a realizzare parte del suo sogno, e un sorriso si fece largo sul suo volto.

- ... Grazie! - si limitò a dire, stavolta abbracciandola lei - Sono così felice, non so come sia accaduto ma è successo!! - esclamò euforica, alzandosi dal lettino e saltellando per la stanza, ma un dolore all'anca la costrinse ad evitare quella follia, dopotutto era ancora convalescente. - Non vedo l'ora di dirlo a mio padre! Spero che sia fiero di me... - affermò poi, calmandosi e riflettendo.

... Sarà fiero di me, giusto...?”

- Decimo probabilmente lo sa già, era qui qualche giorno fa ed è stato lui ad affidarti alle cure di medici di un certo livello. - spiegò Haname, raggiungendo l'amica. - Non so quanto ne fosse felice, più che altro, vedendoti in quelle condizioni... -
- Oh... - il suo entusiasmo si placò, stava cercando di scacciare dalla mente l'idea che suo padre potesse essere furioso con lei, dopotutto la fiamma aveva salvato entrambi i ragazzi da morte certa. - ... Forse è meglio evitare il discorso, allora... almeno per un po'. - disse, ridacchiando nervosamente.

In effetti avrebbe rovinato il momento più bello della sua vita se non fosse andata da suo padre a dargli la buona novella. Nel suo sogno il boss le sorrideva orgoglioso e poi l'abbracciava, felice che la figlia fosse diventata forte, che fosse cresciuta. “Sono fiero di te, piccola mia.” si ripeteva in testa, con la voce profonda di suo padre.
Poteva però questo sogno diventare realtà così come lo aveva immaginato?
Stava iniziando a dubitare, non più sicura che suo padre potesse essere effettivamente felice di quella sua “crescita”. Magari avrebbe evitato il discorso, fiondandosi sul perchè si trovava in quel deposito anzichè chiamare la polizia e lasciare che loro aiutassero l'amico.
Dopotutto, sarebbe stato proprio da lui lamentarsi che Nozomi si stesse ficcando nei guai.

- Ehi, Nozomi, va bene così. - Haname si avvicinò a lei, accarezzandole i ricciolini castani - Festeggeremo tra noi! Non sai quanto siamo tutti elettrizzati per l'accaduto, quando ti abbiamo visto con quella fiamma eravamo increduli! - raccontò lei.

Le rispose con un sorriso demoralizzato.
Festeggiare con loro non sarebbe stato uguale a festeggiare con suo padre e tutti gli altri in Italia, ma poteva comprendere che, probabilmente, sarebbe stato meglio restare con le persone che, in quel momento, la comprendevano di più.
E, suo malgrado, suo padre non faceva parte di loro.

Lanciò uno sguardo verso la porta della sua stanza, aprendola e osservando il corridoio.
Espresse il desiderio di fare una passeggiata in giro per la clinica, così Haname le diede la mano e la aiutò a camminare, poteva riuscirci da sola ma faceva ancora fatica.

Molti pazienti si trovavano chiusi nelle loro camere mentre altri erano seduti su alcune panche in grandi sale, guardando la televisione e chiacchierando tra loro. Alcune infermiere spingevano delle sedie a rotelle e portavano i malati a fare piacevoli passeggiate nel giardino privato della clinica.
Era tutto pulito e ordinato, ad ogni angolo c'erano dei bidoni per i rifiuti e non si sentivano urla o schiamazzi di alcun tipo. I corridoi profumavano di disinfettante.

- Che posto grande e ben curato... è una clinica privata, no? - chiese curiosa - Quanto avranno speso per tenermi qui? -
- Non ne ho idea, so che la Oozora è la clinica più importante e all'avanguardia di Namimori. - spiegò Haname - Venne costruita all'incirca dieci anni fa grazie ai soldi di una donazione. -
- ...Oozora? - qualcosa sembrò stuzzicare la sua testolina. - Ah, a proposito, come stanno gli altri? -
- Stanno tutti bene, so che Arashi ha avuto un piccolo incidente con Cloud alcuni giorni fa ma è da un po' che non la sento, non so cosa stia architettando... - la pioggia era seria e sembrava preoccupata, Nozomi non poté fare a meno di provare ansia per le sue parole.
- Cosa significa “incidente”? Che diavolo è successo? - chiese, preoccupata.
- Uno scontro... era ovvio, no? - si voltò verso di lei, tranquillizzandola con il suo sorriso - Dopotutto quei due sono così, non possono certo andare d'accordo. -
- Stanno bene? Cioè, Cloud sicuramente, ma Arashi è ok? - non era del tutto tranquilla, ma Haname la rassicurò.
- Ha qualche graffio ma sta bene, tranquilla. -

La Vongola sospirò, non voleva succedessero litigi in famiglia, ma sapeva che Cloud non era una persona con cui si poteva andare d'accordo, persino lei a volte non lo sopportava ma doveva dire che apprezzava la sua schiettezza e il suo modo di ragionare. Ogni tanto le chiedeva di procurargli del materiale particolare, sempre inerente alla musica, antichi dischi o spartiti, cose per le quali bastava chiedere ad Arina, la quale si informava tramite i suoi contatti alla Magione dei Vongola. Di certo non poteva chiedere a suo padre, si sarebbe insospettito sul perchè la figlia, all'improvviso, si fosse interessata a simili reperti costosi. Non sapeva se fosse quello l'unico motivo per cui la “seguiva”.
In realtà non sapeva ancora molto di lui, ma sentiva che ci si poteva fidare.

Mentre passeggiavano per i corridoi notarono un gruppo di bambini seduti a terra, in una saletta, alcuni giocavano con delle biglie mentre altri si sfidavano in giochi di carte. Sembravano annoiati, probabilmente si trovavano in clinica da parecchi giorni e si erano stancati. Così come lei, anche i bambini odiavano star fermi in un posto per molto tempo.
La brunetta si imbucò nella sala e si sedette su una panca, osservandoli: alcuni di loro avevano gli occhi puntati su console portatili, giocando animatamente e videogiochi che anche lei conosceva, altri leggevano alcuni manga con attenzione.
Provò compassione per loro, chissà da quando stavano chiusi là dentro quando invece avrebbero voluto essere in un parco a giocare con gli amici.
Una bambina aveva preso posto accanto alla bruna, anche lei si era immersa nella lettura di un fumetto, abbastanza famoso tra i bambini, che narrava le storie di un orsetto peluche e le sue peripezie in compagnia dei suoi amici.
Sorrise, ricordando che anche lei, alcuni anni prima, vedeva l'anime in televisione e aveva anche vinto il peluche del protagonista, nonostante desiderasse la plush doll della coniglietta.

Non si era nemmeno accorta di aver iniziato a canticchiare la sigla di apertura dell'anime, accorgendosi poi che i bambini si erano voltati verso di lei, con sguardi curiosi. Vedendo gli sguardi dei piccoli posati su di lei le venne spontaneo sorridere, anche perchè alcuni iniziarono a seguire il tempo battendo le mani, altri canticchiavano il ritornello assieme a lei.
Avevano iniziato a sorridere anche loro.

- Ehi, che sta facendo! Signorina! - un'infermiera si avvicinò rapidamente, ma Haname le si era parata davanti e la stava osservando con serietà.
- Qual'è il problema? - chiese la pioggia.
- Non è consentito fare confusione, si sposti! - la donna bruna, che poteva avere all'incirca sessant'anni, sembrava abbastanza seccata, ma Haname non era proprio il tipo da lasciarsi intimorire così e non si mosse di un millimetro.
- Non credo proprio. - portò le mani ai fianchi. - Sta solo cantando con i bambini, che si distraggono un po'. Non è contro la legge. -
L'infermiera era rimasta senza parole, lanciò uno sguardo oltre la ragazzina e poteva benissimo notare che nessuno stava urlando o correndo in giro, i bambini erano comunque seduti ed educati, seguendo la melodia diretta da Nozomi e battendo le mani a tempo.
Probabilmente doveva aver capito che effettivamente la pioggia aveva ragione, poichè annuì silenziosa e si allontanò di pochi passi, senza smettere di controllare la situazione.

Intanto, alcuni pazienti che passavano per la sala si erano fermati ad ascoltare la canzone e ad ammirare la quattordicenne che diffondeva il suo entusiasmo nel reparto in modo abbastanza inusuale.

- Ma che carina! E' un'animatrice? - chiese una donna dai folti capelli rossicci.
- Non sapevo che anche gli idol venissero ricoverati qui! - l'uomo strabuzzò gli occhi per cercare di vederla bene.

Dopo qualche minuto la canzone era giunta al termine e la ragazzina, dopo aver arruffato dolcemente i capelli della bambina accanto a lei, salutò tutti i piccoli che la pregavano di cantare ancora o di tornare più tardi, mentre raggiungeva Haname con fare imbarazzato.
La mora quasi non scoppiò a ridere vedendo l'espressione dell'amica, che camminava quatta come se avesse combinato un pasticcio, insieme si tuffarono nel corridoio adiacente e ripercorsero la strada verso la camera di Nozomi.

- Davvero, scusami... non so cosa mi sia preso! - disse la bruna, aveva uno strano sguardo dispiaciuto.
- Ma scusarti di cosa? E' stato simpatico, e i bambini si sono divertiti! - disse Haname, ridacchiando.
- Non è da me mettermi a fare una cosa simile all'improvviso! Ho solo visto quegli sguardi annoiati e mi è venuto in mente di farli ridere un po'... forse dovevo fare qualche freddura delle mie? - chiese, pensierosa.
- Non penso le avrebbero capite. - rispose la mora, seria - E cosa c'era di male nel farli sorridere cantando? Tu lo fai spesso, guarda che performance avete fatto al Festival scolastico! -
- Non è una cosa che dovrei fare, ma è istintivo... con voi non ci sono problemi, ma con gli altri? Mi prenderebbero per stupida, dai! - la bruna scosse il capo, imbarazzata.
- Non capisco perchè. Con noi o con gli altri non cambia nulla, ognuno di noi ha le proprie passioni, un po' quando io disegno qualche personaggio immaginario, o quando Kaito comprò il costume da pirata e iniziò a interpretare la parte di un film. - disse, incrociando le braccia - Cosa c'è di sbagliato se a te piace fare battute divertenti o cantare canzoni ogni tanto? Tra l'altro a me piace ascoltarti, hai una voce molto calda e rassicurante. - spiegò lei, sorridendo.
- Ma voi mi conoscete... certo, ognuno può fare quel che vuole, ma io sono tipo quella che sembra un maschio e picchia la gente, cosa pensi potrebbero pensare se mi sentissero cantare?? -
- Sei tu che hai deciso di vestirti così e di picchiare la gente. - rispose lei, secca. - Anni fa ti vedevo ad osservare le vetrine di un negozio di cose carine, oppure un vestitino rosa e bianco su un manichino. La verità è che tu ti stai forzando ad essere qualcuno che non sei, solo per paura del giudizio altrui. -
- Sì, è vero. Non voglio che la gente pensi che io sia debole, voglio diventare un boss mafioso non una ballerina! - spiegò la Vongola.
- E per questo non dovresti essere te stessa? - chiese Haname, adesso adirata, e prima che Nozomi potesse aprir bocca continuò - La verità è che puoi essere un boss mafioso ed una donna, che si veste in modo carino e balla o canta o gioca, a chi vuoi che importi dei tuoi hobby. Le cose possono coesistere, gli unici che potrebbero avere da ridire saranno sicuramente degli schifosi maschilisti, la cui opinione non conta nulla. -
- Ma la gente... se non crede in me, non ha senso... cos'è un boss senza la sua famiglia? -
- Se fosse davvero così, cambia famiglia, non ti meritano. - concluse la pioggia, secca. - Anzi. A dir la verità, se la tua famiglia sapesse che non sei te stessa ma fingi per dar loro il contentino, penso che ti abbandonerebbero seduta stante. Come potrebbero fidarsi di una persona falsa? -

Pose le mani sulla maniglia della porta, poggiando la fronte sul legno.
L'ultima affermazione della ragazza l'aveva lasciata senza parole perchè, come al solito, aveva ragione. Era davvero una falsa? Pensava di dover essere ciò che la gente voleva da un boss: un potente guerriero in grado di difenderli, e un intelligente e acculturato stratega che mandasse avanti la famiglia.
Le piaceva allenarsi per diventare forte, e amava leggere libri e acculturarsi, tuttavia non era un guerriero, era una ragazzina, che avrebbe voluto indossare ogni tanto anche qualche minigonna sbarazzina.
Era vero, ma non lo avrebbe ammesso mai.

Si limitò a sorriderle, cercando di placare l'ira della sua guardiana, mentre varcava la soglia della sua stanza e si bloccò subito, ritrovandosi di fronte ad uno spettacolo inquietante: le coperte e le lenzuola erano state stropicciate e gettate via senza ritegno, i fiori erano a terra, schiacciati, i macchinari erano stati rotti, la mascherina gettata dall'altra parte della stanza.
Le due rimasero sul ciglio della porta, immobili, osservando la scena del crimine.
Possibile che qualcuno avesse voluto fare loro un dispetto?
O forse no.

Sul materasso giaceva un foglio bianco scarabocchiato.
Entrambe si avvicinarono perplesse e la mora prese subito il foglio in mano, ma scosse il capo.

- … Non capisco, cosa c'è scritto? - disse, confusa.
- E' italiano. - spiegò la bruna, sospirando. Quando c'era di mezzo qualcosa di italiano, i suoi sospetti non potevano che ricadere su problematiche riguardanti la mafia.

Sapete cosa sta per succedere?
Vi conviene mandar via un po' di gente prima che facciate tutti quanti un bel botto.

- ...Eh? Cosa vuol dire? -
- Praticamente vogliono far esplodere la clinica...? - ipotizzò Nozomi, tremando. - Una bomba... c'è una bomba!! -
Si guardò intorno, perplessa, scostando le coperte e controllando sotto al letto, spostando i macchinari distrutti e gettandosi nel corridoio, in evidente stato di ansia.
Che cosa avrebbe dovuto fare? Doveva avvisare il personale o cercare di trovare la bomba?
E se non l'avessero creduta? Se avesse tempo perso prezioso nel tentare di dimostrare loro che c'era davvero un pericolo?
Sapeva quanto la gente tendeva ad essere scettica, soprattutto riguardo ciò che diceva lei. Magari non incuteva abbastanza fiducia, forse proprio perchè appariva “falsa” agli occhi degli altri, come Haname aveva sostenuto poco prima.

Optò allora per la seconda opzione, pregando il cielo che il suo istinto la guidasse verso la risoluzione del problema.

- E' inutile perdere tempo, nessuno ci crederebbe e la bomba potrebbe esplodere da un momento all'altro. Dobbiamo trovarla noi, ADESSO! - le disse Nozomi.
La mora annuì, sembrò essere d'accordo con lei, ma le propose comunque di parlare con la sicurezza, anzi, l'avrebbe fatto lei stessa.
Lasciò la pioggia dirigersi verso la reception mentre la Vongola iniziò a correre lungo il corridoio, chiedendo ai pazienti e alle infermiere se avessero visto qualcuno di sospetto lì intorno.

- Persone sospette? - una donna ingessata sembrò pensarci su - Ho visto un uomo in completo con occhiali da sole, usciva da uno stanzino... Non so se sia abbastanza sospetto... -
- Un uomo con gli occhiali da sole?? - chiese lei, incredula, per quale motivo qualcuno avrebbe dovuto indossare degli occhiali da sole dentro in una clinica? Se fosse stato un paziente con problemi agli occhi non avrebbe dovuto indossare un completo simile - Sì, lo è! Dov'era questo stanzino? -

Era nervosa per ciò che sarebbe successo di lì a breve, ma tentò di restare calma e si fece portare al piano dove la donna aveva visto l'uomo. L'undicesima aprì violentemente lo sgabuzzino, cercando rapidamente tra i ripiani dello scaffale in ferro e osservando negli scatoli di cartone.
Uno strano macchinario ticchettava in uno di questi, sembrava una sveglia con tanti fili attorcigliati, ognuno di diverso colore, con dei candelotti legati dietro. Le sembrò di trovarsi all'improvviso in un film, era esattamente come quelle bombe viste e riviste in televisione.
E tra tre minuti avrebbe fatto esplodere l'intera clinica.

La ragazza prese in braccio lo scatolo e uscì velocemente dallo sgabuzzino, guardandosi attorno spaesata e pensando a come avrebbe potuto fare per disinnescarla. Forse doveva tornare indietro, andare dal personale e avvisarli, ma il tempo passava e forse poteva non farcela in tempo.
Sudava freddo, era disorientata, aveva una bomba tra le mani e non aveva la minima idea di cosa fare. Aveva paura.

- Devo tagliare un filo? No, no, devo chiamare la polizia... ma non c'è tempo! E il personale... ma non sono certo artificieri!! - si guardò attorno, confusa, posando lo scatolone su una panca del corridoio al terzo piano, pensando di dover far evacuare l'edificio, ma in due minuti era impossibile, mancava troppo poco e si inginocchiò per terra, con le mani sulle tempie, tremando.

- Cosa posso fare, cosa posso fare??? Nozomi pensa!!! -

Era di vitale importanza che mantenesse la calma e pensasse ad una soluzione subito, si rialzò e cercò di respirare normalmente, osservando la finestra dinanzi a sé, e il giardino.

- ... Sì, è l'unico modo. -

Lanciò uno sguardo al tempo, mancavano 1 minuto e 24 secondi, non poteva più tirarsi indietro.
Non poteva farlo adesso, doveva aspettare: quanti secondi ci sarebbero voluti per lanciare la scatola, aspettare che sia abbastanza lontana dalla clinica e poi esplodere?

Haname la individuò nel corridoio e le si avvicinò, correndo a perdifiato, quando mancavano poco più di 30 secondi.

- Nozomi!! Mancano pochi secondi!! - era pallida, ma mai quanto l'amica, la quale sembrava stesse per svenire da un momento all'altro e aveva le mani tremanti.
Non si era mai trovata in una situazione simile né aveva mai visto una bomba con i suoi stessi occhi.
Tuttavia doveva muoversi rapidamente, il suo solito istinto altruista la stava spingendo a fare di tutto pur di salvare le persone presenti in quell'edificio.
Deglutì, si voltò verso l'amica e annuì col capo, cercando di infonderle coraggio, ma Haname, seppur terrorizzata, sembrava decisamente più calma di lei.
Ah, beata pioggia!

- A 6 secondi la buttiamo... m-mi aiuti tu, vero? - spalancò la finestra e poggiò le mani tremanti sui lati del cartone, quelle dell'amica sfiorarono le sue. Il calore che percepì la rassicurò non poco e ringraziò il cielo che ci fosse Haname con lei, in quel momento.
Sollevarono lo scatolo e salirono sulla panca, tenendosi vicine alla vetrata già aperta.
A quasi sei secondi, entrambe lanciarono la bomba con tutta la loro forza, lo scatolo restò sospeso per qualche secondo, raggiungendo una mediocre altezza ed esplodendo in aria.

L'onda d'urto fece tremare l'edificio, le vetrate andarono in frantumi e fortunatamente le due ragazzine si erano prontamente riparate sotto la panca, anche se l'onda d'urto le sbalzò contro il muro interno. Si udirono molte urla di pazienti e medici spaventati.
Dopo pochi secondi, quando il panico si era già diffuso per tutta la clinica, Haname e Nozomi si erano rialzate barcollanti e avevano deciso di dirigersi velocemente verso la stanza di quest'ultima per raccogliere i suoi effetti personali, e lasciare rapidamente l'edificio prima di affrontare la peggiore delle situazioni.
Quando svoltarono l'angolo, si accorsero che stavano correndo così veloci che per poco non andarono a sbattere contro una donna dai folti capelli biondi, che indossava degli occhiali da sole.
La porta della camera di Nozomi era aperta e la brunetta si fermò scivolando sul pavimento, voltandosi dietro di lei e cercando di individuare la donna di poco prima, la quale era sparita.

- ...Occhiali da sole... - ripetè, ricordando cosa aveva detto la donna ingessata.

- Ehi Nozo... qui serve di nuovo un traduttore... - Haname la chiamò dall'interno della stanza, preoccupata.

La brunetta scosse il capo ed entrò, notando che l'amica aveva in mano un altro foglio.
Sospirò, sapendo di non andare incontro a buone notizie, prese in mano in foglio e lesse.

Ma che ospite importante che abbiamo qui, Vongola Undicesima. Quanto siete in gamba, tu e la tua famiglia?
Chissà come reagirebbe il tuo caro papà se gli spedissimo parti a caso del tuo corpo chiusi in un pacco.
Vogliamo provare?

- Cosa significa? - chiese la pioggia, preoccupata.
- … Che vogliono farci fuori. -

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Capitolo 13
*** Target 12 - Eh?! L'Undicesima famiglia è stata presa di mira! ***


Target 12 - Eh?! L'Undicesima famiglia è stata presa di mira!

cover

Luca scese le scale, sbadigliando. Aveva dormito un po' troppo nonostante si era ripromesso di non addormentarsi più mentre giocava a Legend of Flaming Heroes, un gioco per console dove muoveva un potente guerriero greco alla ricerca di una forza perduta: era un gioco che lo aveva appassionato non poco e spesso restava alzato fino alle 2 di notte pur di continuare la storia.
A causa di ciò gli capitava di addormentarsi di pomeriggio, senza rendersene conto, per poi risvegliarsi intorno alle quattro.
Ma, dopotutto, l'importante era andare avanti nel gioco il più presto possibile per poter vincere i trofei nazionali che tanto lo ossessionavano.

Quando entrò in cucina, grattandosi lo stomaco con aria sciatta e stanca, si stupì alla vista del fratello di Arashi, che stava parlando animatamente con sua sorella.
Masato lo notò e lo salutò con educazione, prima di tornare a discutere indicando alcuni fogli sparsi sul tavolo.
Il biondino si affacciò curioso, notando i fogli scarabocchiati da formule e calcoli con disegni a caso.
Ne fissò uno con orrore: si trattava di uno dei bozzetti fatti da Arashi per il design dei braccialetti dei guardiani.

"Ma cosa diavolo..."

- Ma questo è lo schizzo di Arashi! - lo indicò, spaventato. La gemella alzò lo sguardo, osservando dapprima Masato e poi il fratello.
- Stiamo lavorando al prototipo di Arashi. Masato ha in mente delle ottime idee da abbinarci. - rispose lei.
- Stai scherzando?! - il biondino si avvicinò alla sorella, furibondo. - Ti rendi conto di cosa succederà se lo scopre? - in realtà non voleva proprio pensarci.
- So che si arrabbierà non poco ma io vi sto solo aiutando. - spiegò Masato - Inoltre sono stanco di vederla tornare tardi mentre cerca rimedi assurdi su problemi elementari. -
- Per te potranno essere elementari ma non per lei. Ricordati che ha solo quattordici anni. - incrociò le braccia, confuso e nervoso.
- E' proprio perchè è ancora una ragazzina inesperta che ho deciso di aiutarvi. - aggiunse l'uomo - Mi sento in dovere di aiutare i Vongola in qualsiasi modo. -

Luca scosse il capo, arrabbiato. Non che gliene fregasse molto di chi avesse creato i braccialetti, ma aveva imparato a conoscere il carattere di Arashi ed era una persona estremamente orgogliosa, inoltre sembrava proprio non sopportare suo fratello. Quando avrebbe scoperto che lui aveva preso in mano l'idea, che tanto aveva faticato nell'organizzare, sarebbe successa l'apocalisse.
E lui non voleva esserci in mezzo.

- Non è solo questo, con l'aiuto di Masato abbiamo perfezionato l'idea di Arashi, che altrimenti avrebbe portato gli oggetti ad una vita breve. - spiegò la donna, osservando seria il gemello - Col perfezionamento di Masato adesso possiamo permetterci dei braccialetti resistenti e funzionanti al 90%. - affermò.
- … e il restante 10%? - il giovane inarcò un sopracciglio.
- Sono le probabilità che possano essere distrutti da fiamme superiori. - spiegò l'occhialuto - Ma non dovete interessarvene per adesso. -

Il fulmine si gettò su una sedia, imbronciato, osservando i due lavorare instancabilmente con un portatile, mentre Masato scriveva dati a caso su un foglio di carta con tanto di schema e calcoli assurdi di cui a lui non gliene fregava nulla.
Era sempre così, perso nei suoi progetti.
Lo conosceva da quanto? All'incirca una quindicina di giorni, più o meno, e ogni volta che lo incontrava era sempre immerso nei suoi studi.
Il bello era che Arina sembrava stargli dietro, curiosa e interessata da tutti quegli strani simboli, e sospettò anche attratta da altro. La fissò sottecchi con uno sguardo severo, sperando che la sorella non si lasciasse trasportare.

Sbadigliò, aprì il frigo e si versò un po' di succo in un bicchiere per poi sedersi su una sedia ad osservarli.
La bionda alzò il capo, guardando male il fratello. Sembrava volesse mandarlo via.

"No che non me ne vado, nee. Non ti lascio sola con questo qui."

Probabilmente si stava sbagliando o era semplicemente geloso, eppure non voleva che la sorella si invaghisse del fratello di Arashi.
Dopotutto era la sua adorata gemella, una parte di lui, una parte che non vedeva da così tanti anni, poichè furono stati separati dalla nascita a causa di problemi più grandi di loro.
I suoi ricordi tornarono al loro primo incontro dopo mille lettere, quella volta in Italia, alla stazione ferroviaria, quando si erano salutati per l'ultima volta.
Erano solo ragazzini, allora.
Eppure lui teneva molto ad Arina e non voleva che soffrisse, sarebbe stato come se fosse lui a soffrire.
Ma lui aveva sofferto spesso, prima a causa dei genitori adottivi, poi per il cambiamento radicale del padre, e infine perchè non ci sapeva proprio fare con le ragazze, non riuscendo mai a trovare qualcuna che ricambiasse i suoi sentimenti.
Ma cosa poteva farci? Amava le donne, se ne vedeva una carina le andava dietro senza esitare.
Erano la tattica e l'approccio a mancargli, dopotutto era stato educato severamente e da piccolo passava i pomeriggi nascosto nell'armadio della sua cameretta a giocare ad un giochino tascabile di trent'anni prima. Noioso, sì, ma serviva ad evitare che quel bambino ascoltasse i litigi dei suoi.
Non che le cose fossero cambiate da quando la madre era andata via.

Scosse il capo, perchè stava pensando al passato? Doveva rimboccarsi le maniche e lavorare per il futuro.
Lavorare.
Che parola noiosa, lui preferiva dormire, era così pigro.
Sbadigliò nuovamente, pensando di gettarsi su Legend of Flaming Heroes ma il suo cellulare squillò, facendolo quasi sobbalzare dalla sedia.
Si alzò controvoglia, lasciando la gemella e il rosso a lavorare in cucina e si imbucò nell'ingresso dove rispose finalmente alla chiamata.
All'altro capo del telefono c'era una nervosa Haname che gli chiedeva di dirigersi a casa sua, indicando la via e il numero della sua abitazione.

Luca chiuse il collegamento telefonico e uscì di casa, dirigendosi a passo svelto verso l'edificio indicatogli, con molta confusione e tanta preoccupazione.
Perchè la solitamente tranquilla guardiana della pioggia era così agitata? Cosa stava succedendo?
Di sicuro centrava l'undicesima, poiché l'aveva nominata durante la chiamata ma non aveva spiegato nulla di ciò che era successo.
Era anche la prima volta che andava a casa della pioggia e quando si fermò davanti all'abitazione indicatagli notò che si trattava di un palazzo con numerosi appartamenti.
Vi entrò con noncuranza, osservandosi intorno e notando alcune ragazze parlottare animatamente accanto all'ingresso.
Una di queste era davvero carina, aveva lunghi capelli color smeraldo e occhi rossastri. Il suo sorriso costrinse il giovane a fermarsi, il suo radar cerca-gnocca aveva raggiunto il livello massimo. Avrebbe potuto infilarsi nel gruppetto e cercare di conquistare quel bel bocconcino con le sue intelligentissime e divertentissime battute, purtroppo si ricordò che quella tattica aveva già fallito una volta, ma questo non fu l'unico motivo che gli impedì di fare conquiste: la chiamata di poco prima gli aveva lasciato ancora molti interrogativi nella testa per cui si lasciò alle spalle le belle ragazze e avanzò, sbuffando.
Salì al terzo piano, dove abitava la famiglia Inoya, suonò il campanello della casa e attese, aggiustandosi il colletto della camicia e torturandosi le tasche del pantalone, come faceva solitamente quando si annoiava.

Ad aprirgli la porta arrivò una donna sulla trentina, alta e snella, aveva dei capelli corvini mossi e ben curati, e indossava un abito tipico da donna in carriera: camicia con cravatta e minigonna stretta.
Luca restò per qualche istante perplesso ad osservare la donna, squadrandola dall'alto in basso.

"Wow, che figa."

Senza perder tempo e senza pensarci su, il giovane partì alla conquista della donna.
-
Ehilà, salve. Mi chiamo Luca e tu? - il fulmine si mise in posa, inchinandosi lievemente alla vista della signora, la quale lo stava studiando con un'espressione disgustata.
Sorrise in modo smagliante e si passò una mano tra i capelli cercando di attirare l'attenzione di quella splendida creatura che aveva adocchiato.

- … E' inutile che ci provi, ragazzino. - disse secca la donna - I donnaioli come te sono tutti uguali, inutili alla società. - si voltò con noncuranza e scostò il suo sguardo dal giovane, che intanto era rimasto interdetto: essere rifiutato ormai non era più una novità, ma faceva sempre male. Si rese conto di dover passare più di tempo a studiare la psicologia delle donne, anziché giudicarle dall'aspetto fisico. Quella donna sembrava una snob a cui poco interessava l'amore e andava solo dietro ai soldi.
Ma, dopotutto, anche studiare era noioso, e lui era pigro.

La donna lo fece entrare trascinandolo per il colletto e lo lanciò sul divano della saletta, da dove si accorse che proprio lì accanto c'erano anche Haname, Nozomi e Kaito, i quali stavano discutendo animatamente.

- Hana vedi di non portarmi a casa reietti simili, non ne abbiamo bisogno. - disse con voce fredda, svanendo oltre l'uscio della cucina.
Il povero Luca tirò su il naso, abbattuto come un cagnolino abbandonato per strada, si infilò in un angolino a fare i cerchi per terra mentre Kaito gli dava qualche pacca sulla spalla, cercando di fargli coraggio.
- Luca... scusala, mia madre è così. - spiegò Haname, trascinandolo con forza sul divano - Dato che siamo solo io e lei si comporta in modo molto rude e guarda tutti dall'alto in basso... -
Il fulmine si riprese e osservò l'amica.
- Quindi... siete solo voi due? E tuo padre? - chiese, con il solito tatto da ippopotamo su un monopattino. La pioggia chinò il capo, sospirando.
- ...E' morto quando avevo tre anni. -
- Oh... mi dispiace... - disse lui, arrossendo. - Se ti consola i miei genitori adottivi sono separati da tempi immemori... - Si grattò il capo, cercando qualcos'altro da dire ma Haname sorrise e riprese fiato.
- Ad ogni modo... non siamo riusciti a contattare né Arashi né Shinji... il che ci preoccupa non poco... -
- Non capisco... perchè non risponde al telefono? - undicesima stringeva il cellulare tra le mani con aria abbattuta e solo in quel momento Luca parve accorgersi di lei.
- Juuichidaime! State bene? Vi siete ripresa! - i tre lo guardarono perplessi mentre lui osservava la ragazzina da capo a piedi, controllando se stesse bene. - Oh, per fortuna state molto meglio! -
- Allora, vogliamo discutere di questo problema importante o no? - chiese Kaito dondolandosi sul divano.

Come se si fossero appena riprese da un sogno, Haname e Nozomi si guardarono per un istante e iniziarono a spiegare cosa era accaduto alla clinica e il messaggio in italiano che avevano trovato.
Quando Kaito e Luca fissarono quel pezzo di carta, nonostante solo Luca riuscisse a leggere quello che ci fosse scritto, entrambi si allarmarono.

- … Ci siamo fatti dei nemici... e fanno proprio sul serio. - disse lui, sudando freddo.
- Cosa facciamo adesso? Potrebbero essere ovunque... potrebbero essere chiunque. - Kaito si guardò attorno, con aria sospetta. - Potrebbe essere quella donna lì in cucina! -
- ... Kaito, quella è mia madre... - rispose Haname, perplessa.
- Allora potresti essere tu! - affermò ancora, indicando Nozomi.
- ... E secondo te vorrei auto ammazzarmi? - la Vongola inarcò un sopracciglio.
- Potresti essere un nemico che si finge te con il tuo aspetto! - spiegò, spaventato, mentre si allontanava dal divano e si nascondeva dietro le tende del balcone.
- Kaito... sei uscito di senno? Gli alpaca ti hanno fatto una maledizione? - chiese Luca, preoccupato per la sanità mentale del ragazzo.
- No. No. Loro no. Gli alpaca sanno tutto, sono brave persone. - uscì dal suo nascondiglio e tornò al suo posto. - No, ok. Mi hanno detto che voi siete voi, perciò sono tranquillo. -

Luca sospirò, ormai era abituato a quelle scenette comiche che si svolgevano solitamente nel gruppo. In realtà non gli dispiacevano, anzi, era felice di farsi quattro risate in compagnia e quando si trattava di ridere Kaito e Nozomi erano i più indicati.
Iniziava a sentire finalmente l'affetto di una famiglia, sembrava fosse con loro da anni, nonostante fosse passato appena un mesetto.
Era felice, per la prima volta nella sua vita.
No, forse si trattava della seconda, la prima volta fu quando incontrò sua sorella.

- Dobbiamo iniziare le ricerche. - affermò Nozomi, spezzando il silenzio ambiguo che si era creato - Proprio perchè possono essere chiunque... -
- Forse però sarebbe meglio trovare prima Arashi e Shinji... - propose Haname, pensierosa.
- No, no, assolutamente! Se hanno messo una bomba nella clinica significa che non si fermeranno davanti a nulla, a costo di ferire o uccidere gente innocente! - esclamò la ragazzina, probabilmente spaventata da cosa potesse accadere.
- Ma questi qui dicono che vogliono ucciderti per far disperare Decimo... non capisco se il loro obiettivo sia togliere di mezzo te o fare un dispetto a tuo padre. - disse Luca, grattandosi il capo.
- Non ne ho idea, ma ad ogni modo siamo noi i loro obiettivi. - affermò il cielo - Dobbiamo scoprire chi sono e chi li comanda. -
- Dite che sti tipi si vestono tutti con un completo scuro e occhiali da sole? Significa che ogni tizio vestito così dobbiamo pedinarlo? - la domanda di Kaito si lasciò dietro qualche istante di silenzio, era inutile rispondergli.
- Per ora io propongo di andare a casa della Juuichidaime a parlarne con mia sorella... - disse Luca, alzandosi - Ah proposito, avete avvisato Nana-san? - chiese.
Undicesima annuì, osservando Haname accanto a lei.
- Le ho detto che a causa di un contrattempo alla clinica l'ho portata a casa mia per riprendersi. - spiegò Haname - Quindi hai ragione, è meglio che adesso torni a casa a tranquillizzare sua nonna che sarà preoccupata. -

Anche gli altri tre ragazzi si alzarono e, assieme a Luca, attraversarono la saletta, diretti alla porta d'ingresso.
All'improvviso, la signora Inoya tirò la manica di Haname e la costrinse a fermarsi. Luca si bloccò dopo di lei, e anche gli altri si voltarono perplessi.

- Tu resti qui, noi due dobbiamo parlare. - la voce severa della donna risuonò nella stanza. Haname la fissò confusa, il suo sguardo pallido ma la donna sembrava seria e abbastanza innervosita.
- Ma... mamma, io ho un problema e... -
- Qualsiasi problema può aspettare, ho cose importanti di cui discutere con te. -
- Aspetti, Mizuko-san, anche noi dobbiamo parlare con Haname e... - Nozomi aveva subito preso parola, cercando di tirare fuori l'amica da quel guaio, ma la donna non sembrava voler sentire ragioni.
- Mi dispiace Nozomi ma non mi interessa. Hana non uscirà da questa casa, oggi. -
La pioggia si voltò verso i suoi amici, tristemente, spingendoli e guardando Nozomi negli occhi: sembrava spaventata, ma riusciva a trattenere bene le sue emozioni, cercando di non far preoccupare i suoi amici.
- ...Va tutto bene, dev'essere qualcosa di serio. Ultimamente la mamma ha parecchi problemi anche a lavoro... ti chiamerò appena finiamo. - annuì, decisa.
A malincuore, la ragazza chiuse la porta della casa lasciando i tre fuori.



Quando il terzetto raggiunse casa Sawada, notarono che Masato stava andando via oltrepassando il cancelletto della villa e Nozomi lo fermò subito per chiedergli notizie su Arashi, che purtroppo nemmeno lui aveva. La Vongola osservò con tristezza il ragazzo svanire oltre il viottolo mentre Kaito la spingeva dentro.
Luca, intanto, aveva deciso di andare ad informare Arina riguardo la “banda degli uomini con gli occhiali da sole” di cui avevano discusso poco prima. Il sorriso della donna sembrò incrinarsi e si limitò ad osservarlo con preoccupazione. A quanto pareva nemmeno lei aveva idea di chi fossero e il primo pensiero che doveva esserle balenato in mente era quello di proteggere la sua allieva.

Quando Nozomi entrò in casa, Sawada Nana la strinse a sé con foga: era molto preoccupata ma felice di vederla finalmente sveglia e in salute.
Arina si alzò e Luca la seguì sull'uscio del salotto.

- Oh, Nozo-chan! Volevo venire stamattina come al solito per dare il cambio ad Haname-chan, ma non ho capito cos'è successo e perchè ha detto che appena sveglia sei dovuta andare da lei! - Nana si staccò da lei, osservandola con dolcezza.
- Mi spiace, nonna... non riuscivo a stare in quel posto, Hana ha detto che ho dormito per una settimana... e ci sono state delle complicazioni, ecco... - disse lei, cercando poi di spostare l'attenzione su un altro argomento, era chiaro che non voleva rivelare alla nonna cosa fosse successo - Ah, ma... nonna... hai speso molto per tenermi lì? ...insomma, è una clinica molto all'avanguardia... -
- Ah, no no, ci ha pensato Tsu-kun! Non devi preoccuparti di questo! - la nonna abbracciò nuovamente la nipotina, prima di svanire oltre l'uscio, decisa a preparare una buona cenetta.

Intanto Kaito si era avvicinato ai tre e aveva uno sguardo preoccupato.
Luca non ebbe bisogno di tirare ad indovinare, c'erano solo due cose che preoccupavano il gruppetto in quel momento: i misteriosi bombaroli della clinica e la scomparsa dei due guardiani.

- Boss... come facciamo per Arashi? - chiese Kaito, preoccupato - Non risponde a telefono da stamattina ed è quasi ora di cena. -
Nozomi sembrava sudare freddo, si era appena ripresa dopo una settimana in coma, era scampata ad una bomba e aveva ricevuto minacce di morte da persone potenzialmente pericolose, infine non sapeva che fine avessero fatto due membri della famiglia. Il suo malessere era palpabile, di sicuro voleva correre a cercarli.
- … e se li avessero presi? - chiese, più che altro a sé stessa.
I quattro si fissarono per alcuni secondi, in silenzio.
- Andiamo, vengo io con te. - esclamò il sole, ardendo di coraggio e prendendo la bruna per le mani.
- Aspetta, Undicesima è ancora convalescente! - Arina non sembrava d'accordo con quella scelta così come Luca, tuttavia capiva i sentimenti di Nozomi e anche lui aveva paura per la giovane Arashi e per lo strano Strinji.
- Non posso star qui mentre i miei amici sono spariti nel nulla, con una banda di pazzi assassini che ci vuole fare fuori! - fissò Arina con sguardo implorante, aveva quasi le lacrime agli occhi.
Non poteva trattenerla, doveva lasciare che andasse.
Tanto non sarebbe andata da sola, c'era Kaito con lei.
Ecco, questo forse non era poi tanto rassicurante.

- … Io e Arina allora cerchiamo informazioni su questi tizi, voi tenete il cellulare acceso e qualsiasi problema chiamateci. - disse Luca, sotto lo sguardo confuso e contrariato della sorella, che però decise di non obiettare. - Non intervenite in prima persona. -
Lo sguardo di Luca era serio e Nozomi annuì sicura, avvicinandosi alla porta d'ingresso.
Il fulmine, però, si avvicinò rapidamente e la bloccò, afferrandola per il polso.

- ...Giuramelo. - disse.
- ...Uh? -
- Giura che non agirai d'istinto. - la guardò negli occhi con decisione.
- … faccio quel che posso, adesso voglio solo trovarli. - rispose Nozomi.
- Allora andate, sbrigatevi. Trovateli e portateli a casa sani e salvi. - Luca lasciò andare il polso della bruna e osservò i due mentre sparivano oltre l'uscio.

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Capitolo 14
*** Target 13 - Eh?! Haname deve scegliere il suo futuro! ***


Target 13 - Eh?! Haname deve scegliere il suo futuro!

cover

La ragazzina sentì i passi dei suoi amici allontanarsi e si staccò dalla porta, sospirando.
Quando sua madre l'aveva chiamata, poco prima, aveva un'espressione seria e spaventosa che solo poche volte nella sua vita aveva visto.

Da quando suo padre era morto, quando lei era ancora una bambina, la madre era cambiata radicalmente: da dolce e serena era diventata seria e calcolatrice.
Amava suo marito, era l'unica persona che sembrava rendere felice Mizuko. Tuttavia, una malattia grave lo aveva portato via così giovane e aveva lasciato da sola quella donna che non aveva nessun parente e nessun aiuto. Nemmeno i genitori del suo defunto marito la aiutarono, anzi, l'abbandonarono definitivamente assieme alla piccola Haname, di soli tre anni.
La bambina ricordava poco e nulla: vivevano insieme in una bella villa guadagnata con tanta fatica.
Inoya Daisuke era un manager ma era partito dal basso, come tutti. Aveva lasciato la sua città natia per trasferirsi con Mizuko a Namimori e continuare il suo lavoro, andando contro i suoi stessi genitori che non volevano si trasferisse senza solide basi lavorative.
Fu in quel periodo che Mizuko completò gli studi da Graphic Designer, amava abbozzare pubblicità e siti web e l'era della tecnologia giocava a suo favore ma quando restò incinta, pochi mesi dopo, dovette abbandonare momentaneamente la carriera.

Dopo la morte di Daisuke, tre anni dopo, restò sola con una villa che non poteva mantenere e una bambina da crescere.
Haname ha sempre cercato di non far pesare nulla a sua madre poiché capiva e apprezzava gli sforzi che quella donna aveva dovuto compiere per darle una vita che fosse stata quantomeno decente.
Soffriva immensamente quando la donna rincasava molto tardi, sapendo inoltre che il suo stipendio non sarebbe salito. Ma quella donna non demordeva, affrontava la vita di tutti i giorni con fermezza e serietà, a costo di sacrificare sé stessa.

Proprio per quel motivo si avvicinò sconfortata all'uscio della cucina, osservando la donna mentre riordinava dei fogli e prendeva appunti con concentrazione.

-… Mamma... -
- Ah, eccoti. - Mizuko alzò il capo e osservò la figlia con fermezza - Siediti qui che dobbiamo parlare. -
La pioggia tremò, sapeva che stava andando incontro a qualcosa di spiacevole. Nei rari momenti in cui la madre decideva di parlare a tu per tu con la figlia ne susseguivano sempre radicali cambiamenti.
Si avvicinò al tavolo in legno e si sedette, appoggiando le braccia e osservando sottecchi i fogli sparpagliati, pieni di bozzetti e disegni.
- ...questi...? -
- Sono per un dépliant che devo realizzare per domani, fra poco devo uscire. - rispose.
- Ma perchè... oggi non è mercoledi... -
- Ho preso alcune ore libere ma devo finire il lavoro entro domani perciò vado in ufficio. - la donna sembrava molto decisa e il suo lavoro contava più di ogni altra cosa.
Forse anche più della figlia.
- Quindi non ceni a casa? - chiese lei, demoralizzata. Sperava di poter mangiare assieme alla madre che vedeva già poco, ma a quanto pare anche quella sera sarebbero state divise.
- Ti lascio qualche spicciolo così puoi ordinare qualcosa dalla paninoteca qui di fronte. - spiegò lei, ignorando la poca genuinità dei prodotti venduti in quel locale.
- Ma no, dai... non è proprio il caso... cucino io qualcosa anche per te... - Haname era preoccupata per la sua salute e per quella della madre.
- Non serve, mi prenderò un panino in ufficio. - chiuse il discorso senza voler sentire ragioni - Comunque non è di questo che volevo parlarti. - La donna infilò rapidamente gli schizzi in una cartellina rossa e la richiuse, portando la sua attenzione alla figlia. - Hana... ti renderai conto che hai già sedici anni e il prossimo inverno sarai diciassettenne... -
- ...C'è ancora tempo, mamma... -
- No, il tempo bisogna coglierlo al volo. Hai già pensato al tuo futuro? -
- Il mio... futuro? -

La ragazzina rimase interdetta: il suo più grande sogno era diventare una stilista, tuttavia non aveva ancora pensato a dove studiare e a come intraprendere quella strada. In quel momento, l'unica cosa che le importava realmente era perfezionare la sua abilità con le lame per proteggere i suoi amici e Nozomi, con la quale aveva un profondo legame. Le aveva promesso che avrebbe realizzato il suo sogno e Hana sapeva che quando Nozomi si metteva in testa qualcosa non c'era nessuno che potesse farle cambiare idea. Si fidava di lei e del suo sogno ed era sicura che, una volta diventata il nuovo Vongola Boss, tutto sarebbe filato liscio.
Ma nel frattempo? Cosa sarebbe stato di lei e degli altri guardiani? Dovevano trovare un lavoro? Dovevano studiare? Qual era esattamente il loro futuro?

- Allora? Sei abbastanza grande da dover decidere cosa fare nella tua vita. - la madre sembrava spazientita.
- … Perchè proprio adesso? - chiese la ragazzina, preoccupata - Sono nel pieno nella mia giovinezza... in questo momento vorrei solo studiare e stare con le persone a me care. - il suo pensiero volò al gruppetto che era rientrato alla villa Sawada.
Dov'erano Arashi e Shinji? Era forse successo qualcosa? Doveva sbrigarsi e andare da Nozomi, aveva timore che, con i "nemici" in giro per Namimori, potesse succedere qualcosa di brutto da un momento all'altro.
- Sciocchezze, non puoi essere davvero così spensierata. - la donna si scostò i boccoli corvini dal viso con fare snob - Se non pensi a te stessa farai una brutta fine, il mondo non è un posto semplice. -
- Lo so benissimo! - portò le mani sulle ginocchia, nervosa - E' solo che... è troppo presto, nessuno dei miei amici pensa ancora a questo... -

"Più o meno... i nostri pensieri vanno a cose più pericolose, adesso."

Tremò, era abbastanza spaventata nel pensare a cosa poteva riservarle il futuro. Non aveva idea di cosa la spaventava di più tra il suo futuro e dei pazzi in giro per la città.
Voleva vivere la sua vita pian piano con semplicità, come aveva sempre fatto fino ad allora.
Ma sua madre non sospettava minimamente dei loro piani e in che cosa si stavano andando ad immischiare. Non voleva certo che sapesse.
Con tutto quello a cui doveva pensare, poi. Era già tanto se si ricordava del suo compleanno.
Ma non gliene faceva una colpa. Amava sua madre, dopotutto.

- I tuoi amici sono stolti o pieni di soldi. - affermò, secca - In questo caso... come dar loro torto? Avendo un padre o una madre importante basterà che finiscano la scuola e vadano a lavorare con loro, tanto un giorno erediteranno la loro fortuna. -

Dopotutto era così che girava il mondo, no? Era il motivo per cui tutti si erano rifiutati di aiutarli: suo padre aveva deciso di costruirsi una vita da zero andando contro i suoi stessi genitori, che per lui volevano qualcosa che rendesse di più.
Per questo avevano rinnegato la moglie e la figlia.
Dopo la sua morte non avevano più un centesimo, avevano perso la villa e molti dei loro averi.
Soldi, soldi.
Sempre tutto a causa dei soldi.

- Mamma... -
- Noi sappiamo benissimo cosa vuol dire costruirsi un futuro da zero. - sembrò squadrarla con freddezza - Tu non erediterai un bel nulla da me e non voglio certo vederti elemosinare soldi in giro per Tokyo. -
- Ma... mamma... - alzò un sopracciglio.
Perchè parlava in quel modo? Non era malata né stava per morire, eppure voleva gettarla subito in un mondo che ancora distava parecchio da lei.
- Se per una spiacevole casualità io dovessi finire sotto una macchina e dovessi quindi morire... tu cosa farai? - chiese, portandosi le mani sotto al mento - Sei sola, non hai parenti di alcun tipo e non sai cosa fare nella tua vita. Non voglio che mia figlia muoia di fame o diventi una vagabonda. -
- Sei troppo drastica! Non sono sola, ho tanti amici con me che mi aiuterebbero! - immaginò di dover realmente rimanere sola: c'erano tutti gli altri con lei. Nozomi non l'avrebbe abbandonata, Arashi neppure e Kaito, Arina, Luca... erano tutti con lei.
Osservò sua madre negli occhi e un pensiero le balenò nella mente: se avesse chiesto aiuto a Nozomi? Nei Vongola c'era un posto dove sua madre avrebbe potuto lavorare dignitosamente e ricevere una normale paga?
Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di vedere sua madre vivere una vita più tranquilla e sicuramente migliore di quella.
- Mai fidarsi degli amici, sono una buona compagnia ma sanno voltarti le spalle nel momento del bisogno. -
- Solo perchè ti hanno tradita non è detto succeda anche con me! - non poteva immaginare i suoi amici che la lasciavano da sola.
La donna sembrò fulminare sua figlia con lo sguardo: i suoi occhi riflettevano rabbia ma non perse la sua compostezza e riprese la discussione con un tono fermo e deciso.
- Ad ogni modo, non ti ho tirata su per vederti bighellonare in giro con quei ragazzacci. - disse, prendendo una pausa - Non ho nulla contro di loro ma preferisco non ti mettano in testa strane idee. -
- Non mi hanno messo in testa nessuna idea, cosa pensi? - Haname parve confusa.
- Sono anni che la tua passione per il fioretto si è ampliata, adesso ti porti dietro quei katar come se stessi per andare ad un torneo di spada. Non so cosa tu abbia in mente, ma non è una cosa che va bene. -
- Anche papà amava la spada, così come te. Dimentichi come vi siete conosciuti? -
La donna sospirò, chiuse gli occhi per qualche istante e poi li riaprì.
- … Non sto rinnegando la passione per la spada. - disse, con tono calmo - So benissimo che se la ami è perchè hai preso da noi, ma non voglio diventi ossessione. Il tuo futuro... il tuo lavoro deve venire prima dei tuoi hobby. -
- Ma sarà così, solo che... non ora... -
- Io invece penso che sia ora. -

La donna prese la sua ventiquattrore marrone e la aprì, estraendo dei volantini e dei fogli stampati con varie informazioni e pubblicità.
Haname rabbrividì: erano pubblicità su scuole specialistiche e vi erano indicati i corsi e i costi.
- Sei molto brava in matematica, che ne dici di una scuola per ragionieri? Ce n'è una molto conveniente proprio qui a Namimori. -
La pioggia restò in silenzio, pensierosa. Era confusa e nella sua testa vorticavano moltissimi pensieri che si attorcigliavano fra di loro.
- Oppure potresti scegliere di diventare un avvocato, avresti un ottimo stipendio e un futuro assicurato. -
Sfogliò qualche altro volantino, presa dalle spiegazioni mentre Haname si limitava a fissarla senza realmente vederla. Si era intristita e sentiva come se il pavimento stesse crollando sotto i suoi piedi.
Sua madre, dopo qualche istante, tirò via quei volantini colorati e promettenti, infilandoli nuovamente nella sua borsa e lasciandone solo uno dinanzi a sé.
- ...Ovviamente scherzo, so che non vorresti fare certe cose. Ho qui la soluzione che fa per te. -
Lo girò e glielo porse, lasciando che la ragazzina osservasse quel foglio quasi con palpitazione.
Portò rapidamente una mano alla bocca, coprendosela, mentre la donna si alzava e si infilava rapidamente la giacca.
- Ne ho sentito parlare molto bene. Dovresti trasferirti ma non c'è problema, ho già cercato un appartamento economico lì in giro e ce ne sono un paio niente male. - abbozzò un sorriso - Dovremo solo accontentarci di non avere l'ascensore e niente posto auto, inoltre potrei richiedere un trasferimento, c'è una sede della mia compagnia anche in quella città. - la donna prese la sua ventiquattrore e poggiò la mano sulla spalla della figlia ancora sotto shock.
- Vuoi diventare una stilista, no? Quella è la migliore scuola per te. Basterà prendere un treno, quattro ore di viaggio e siamo là. -
Mizuko infilò una mano in tasca e prese il portafogli, lasciò cadere degli spiccioli sul tavolo e si avviò rapidamente verso la porta.
- Se hai tempo da perdere inizia a preparare qualche bozza dei tuoi abiti, ci sarà un esame di ingresso. E mangia qualcosa. -

Si udì il suono della porta rimbombare nel salotto silenzioso, mentre la ragazza era ancora in cucina, seduta davanti al volantino con le lacrime agli occhi.

Il suo sogno e il suo futuro erano tutti in quel foglio.

Poteva fare i bagagli, prendere la sua roba e trasferirsi nella nuova casa assieme alla madre. Poteva finalmente frequentare la scuola che aveva sempre sognato nonostante costasse troppo per lei.
Perchè adesso poteva? Sua madre aveva forse ottenuto un aumento?
Eppure si sentiva vuota, il cuore le batteva velocemente: cosa ne sarebbe stato di Nozomi e degli altri? Doveva davvero seguire il suo sogno e lasciare il ruolo da guardiana della pioggia?
Si accasciò sul tavolo, con una confusione assurda nel cervello e una tempesta che infuriava nel cuore.
E lacrime, tante lacrime.
Fissò mentalmente la porta d'ingresso, con una grande voglia di varcarla e di sparire.

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Capitolo 15
*** Target 14 - Eh?! Inseguiamo i nemici con la nostra determinazione! ***


Target 14 - Eh?! Inseguiamo i nemici con la nostra determinazione!

cover

Il biondino stava correndo ormai da mezz'ora ed era quasi senza fiato.
Lui e il suo boss erano stati al centro commerciale di Namimori, dal quale poi erano passati alla scuola, per poi finire alle poste. Stavano in realtà girando totalmente a casaccio, Kaito sperava di affidarsi al sesto senso della ragazzina ma anche lei sembrava non avere le idee chiare.
Si erano fermati più di una volta per lanciarsi sguardi perplessi, prima di tornare a correre in giro per la città.

Namimori era davvero una grande città piena di quartieri, era difficile poter rintracciare in quel modo una o due persone scomparse, inoltre non avevano né indizi né aiuti per scoprire dove si trovasse Arashi o, peggio, se fosse ancora in città.
Se fossero stati fortunati l'avrebbero potuta trovare al bar dove solitamente si sedeva ad addentare una fetta di torta oppure alla bancarella dei takoyaki. Ma, dopo aver oltrepassato l'ospedale di Namimori e aver raggiunto la banca, si erano resi conto di non aver ancora trovato nessuna traccia.

Si fermarono per riprendere fiato, Nozomi era stremata ma non sembrava aver intenzione di fermarsi, anzi. Il suo sguardo era determinato e aveva voglia di lottare con tutta sé stessa, come al solito.
Il biondino sorrise, la determinazione del boss faceva infuocare anche la sua passione già fiammeggiante di suo e il sole tornava a brillare più splendente di prima.
Anche se fra qualche ora sarebbe giunto il tramonto.

- Li troveremo, forza! Saranno da qualche parte a giocare a nascondino... - disse il giovane, sghignazzando.
- … uh? Nascondino? Perchè dovrebbero mettersi a giocare a nascondino in un momento simile? - la ragazza sembrò perplessa.
- Ma che ne so, era un esempio. Saranno qui intorno nei prati albini. - disse, osservandosi intorno e aguzzando la vista.
- Dici che stanno cavalcando i tuoi alpaca? Avverti la presenza dei tuoi amici alpacosi da queste parti? - ridacchiò. Fortunatamente era riuscito a ridarle un po' il sorriso.
- Uuuh... no. Niente alpaca, ma staranno sicuramente ruzzolareggiando qui in giro, me lo sento nelle ossa. -
- … Ruzzolareggiando? Bel termine, me lo segno. -
Il sole annuì convinto con il capo e si guardò attorno con circospezione, tentando di captare ogni segno nefasto.
- Non c'è tempo da perdere! Andiamo alla loro ricerca! - affermò, individuando la loro prossima destinazione.
- Banzai. - esclamò Nozomi, poco convinta.
- … no, no, si dice POWAAAAA! - l'urlo di Kaito quasi non assordò la povera Vongola che si scostò lentamente da lui e lo fissò con perplessità.
- No, senti. Si dice HAPPYYY! - rispose lei, seria e sicura di sé.

Appena si voltarono, si resero conto di essere giunti all'ingresso della metropolitana di Namimori.
Kaito era più che mai sicuro che sarebbe stata la loro prossima meta perciò trascinò la bruna verso le scale quando degli spari improvvisi non li allarmarono all'istante, costringendoli a gettarsi dentro in un nano secondo.

- PISTOLE! - urlò lui, agitandosi.
- Chi, quanti? - chiese la ragazza, confusa.
- Boh, forse due o tre. - scrollò le spalle mentre continuava a scendere rapidamente le scale.
- Che cazzo stiamo correndo a fare, fermiamoci a controllare no? - la domanda di Nozomi era abbastanza stupida e Kaito la fissò perplesso. Voleva davvero rischiare?
- E farci impallottolare? Sei pazza boss? -
- Ma siamo dei Vongola, porca miseria! Non siamo mica scemi a caso! - spiegò lei, ma non sembrava esserne sicura.
- IO SONO UN'ALPACA. - gridò lui, cercando di farsi coraggio e voltandosi convinto verso l'ingresso della metro.
Si ritrovò davanti tre uomini, vestiti con giacche e cravatte nere e con gli occhiali da sole, che stavano puntando loro delle pistole.

La Vongola, che si trovava più lontana, affiancò rapidamente il suo guardiano del sole, osservando i tre uomini armati.
- Ma... sono dei tizi! - disse la ragazzina, perplessa. Kaito si voltò verso di lei con un'espressione improbabile.

Gli aveva rubato la battuta, solitamente era lui a dire cose scontate. Maledetto boss ladro di umorismi altrui.

- Hanno gli occhiali da sole... è la banda degli occhiali da sole. - specificò, con una frase più scontata di quella di Nozomi.

I tre sembravano essere spaesati, magari si stavano chiedendo perchè i loro due obbiettivi stessero blaterando cose insensate mentre erano sotto tiro di alcuni uomini pericolosi, inoltre sembrava li fissassero curiosi come se fossero animali da circo.

Tecnicamente avrebbero dovuto osservarli da capo a piedi per studiarli, ma Kaito non era il tipo da acquisire informazioni, lui voleva combattere e dimostrare quanto fosse figo nel farlo.
Dopotutto il suo sogno era di migliorare il suo stile di combattimento e di aprire una palestra dove avrebbe insegnato il suo.
Al diavolo la pasticceria dei suoi genitori, figuriamoci se si sarebbe messo a sfornare dolci dalla mattina alla sera. Di per sé non era certo una cattiva idea, considerando quanto amasse mangiarli, ma tra ingurgitare dolci e prepararli c'era una bella differenza.

- Ehi, hai visto quello con i capelli rossicci! - la domanda del boss arrivò inaspettata, ma il giovane subito intuì che cosa stava cercando di fare la ragazzina. Dopotutto era il metodo segreto con cui la famiglia si divertiva a superare determinate situazioni.
- Uh, trasmette allegria, ma il più simpatico penso sia quello dai capelli neri... -

I tre, più confusi di prima, si guardarono tra di loro con sguardi confusi, anche leggermente imbarazzati per i complimenti ricevuti.

Quanto poteva essere divertente spiazzare le persone?
Restavano sempre così, imbambolati a fissarli in modo particolare, dando così la possibilità di contrattaccarli in quell'attimo di smarrimento.
Era la loro tecnica segreta, era stato proprio lui ad idearla. Adorava farlo, e la sua idea piacque anche ai suoi amici. Loro sì che lo capivano, non come i suoi genitori che parlavano solo di dolci, dolci, bignè, torte, crostate, dolci, biscotti e dolci. D'accordo, certo, erano buonissimi, ma non aveva mica voglia di passare la sua vita in una pasticceria. Come era possibile che un guerriero come lui dovesse marcire rinchiuso in una cucina?
No, mai!
Preferiva mille volte stare con il boss e con gli altri. Dopotutto si sentiva come se fosse a casa, in una vera famiglia. Era così felice, con loro.

Ed era fiero dei suoi amici, di sé stesso e della sua tecnica fighissima che lasciò senza parole i tre uomini e diede loro l'occasione per colpirli: Kaito si avventò sul tizio dai capelli neri e lo stese con un pugno mentre un calcio di Nozomi fece ruzzolare il rosso dalle scale, lasciando solo il terzo uomo dai capelli brizzolati.
Quest'ultimo, con una mossa veloce, balzò in avanti e superò i due raggiungendo, assieme al rosso che si era ripreso seppur zoppicante, il piano interrato della metro.
Lasciando marcire lì il terzo uomo colpito all'inizio da Kaito, i due ragazzi si gettarono all'inseguimento dei due fuggitivi della banda, che si divisero imboccando due diversi corridoi.
Kaito, che aveva preso di mira il velocissimo uomo dai capelli brizzolati, lo seguì a perdifiato verso il corridoio che portava ad una delle discese della metro. L'uomo si gettò verso le scale che portavano ai binari e Kaito tentò di stargli col fiato sul collo finchè non arrivò ad un altro bivio e lo perse di vista. Disorientato, decise di scendere verso i binari più vicini.
Giunto alla fermata si guardò intorno, cercando di individuare l'uomo che stava seguendo.
Diede un'occhiata verso i binari che conducevano a sud, decise di scendere e di percorrere un breve tratto fino ad una porta serrata che raggiunse rapidamente, pensando si fosse infilato là dentro.
Tentò di aprirla con tutta la sua forza ma era sigillata: non era assolutamente possibile aprirla senza togliere i bulloni che la tenevano ferma, perciò sarebbe stato impossibile anche per l'uomo che stava inseguendo.

- Coff, Coff. - alzò lo sguardo, dall'altoparlante della stazione arrivò una voce maschile e bassa che sembrava imbarazzata. -Vi do il benvenuto alla stazione metro di Namimori, Vongola Undicesima e guardiano di non so che. -
- Sole, dannato! Solo il fottutissimo sole! - si offese, incrociando le braccia. Com'era possibile che non avesse riconosciuto il fighissimo e raggiante guardiano del sereno? Maledetto tizio con gli occhiali da sole, glie l'avrebbe fatta pagare.
- Volevamo informarla che noi, la famiglia Anemone, ci prenderemo cura di voi e della vostra patetica famigliola numero undici. - dall'altoparlante arrivò una preoccupante minaccia.
- Ehi, ci stai sfidando? No, dico, CI STAI SFIDANDO? - Kaito iniziò ad agitare il pugno verso qualcosa di invisibile.
- Divertitevi... finchè potete. - dopo un click la voce sparì e il giovane portò le mani ai fianchi, adirato.
- … Non sei affatto divertente, tizio della famiglia A-name. … ma questo nome mi ricorda troppo... Haname? … credo di aver capito male. … era la famiglia A-nimale? … no, forse era la famiglia A-marante... - si voltò perplesso e incapace di ricordare lo strano cognome che aveva citato l'uomo dall'altoparlante. - Ohi, Boss! Che famiglia era quel- … ? -
Solo in quell'istante il sole realizzò che Nozomi non si trovava lì.
- … Bene, analizziamo la situazione e attiviamo le funzionalità di memoria del mio cervello. - il ragazzo si appoggiò alla porta di ferro con sguardo pensieroso, ricordando cosa aveva fatto fino a quell'istante: erano scesi assieme e stavano inseguendo i due uomini della famiglia “A-qualcosa” quando lui aveva percorso altre due scalinate e aveva attraversato un tratto di binari fino alla porta dove si trovava in quel momento.
Ciò significava che si era perso la ragazza al primo bivio e probabilmente lei stava rincorrendo rincorrendo l'uomo zoppicante.
- Ok, analisi della situazione completata, risultato: mi sono perso il boss per strada. - si grattò il capo.
Camminò lentamente verso la piattaforma con uno sguardo perplesso.
- … COME CAZZO HO FATTO A PERDERMI IL BOSS PER STRADA. - si fermò e iniziò a sbattere la testa contro il muro cercando di distruggerlo per la rabbia ma non ci riuscì: la sua testolina non era abbastanza dura.

Salì rapidamente le scale che lo avevano portato ai binari, dirigendosi verso l'altra scalinata che aveva bellamente ignorato poco prima, quando davanti a lui apparve nuovamente l'uomo brizzolato che gli puntò la pistola contro, colpendolo di striscio.
Per fortuna si era spostato velocemente e con altrettanta rapidità arrivò davanti all'uomo, afferrandolo per il colletto e scaraventandolo giù dalla scalinata senza pietà.
- Ok, dunque... - si fermò a riflettere, guardando l'uomo svenuto ai piedi delle scale - Priorità numero uno: riacchiappare quella sclerotica della boss. Dopo posso pestare chi voglio... -
Ricordandosi di avere un accessorio molto utile chiamato cellulare, lo estrasse rapidamente dalla tasca e cercò di chiamare Nozomi. Tuttavia, non riusciva a comprendere perché quella maledettissima chiamata non voleva partire.
- Ma... non c'è linea... - si rispose, osservando lo schermo dell'aggeggio elettronico.
Doveva cercare di farla tornare e il metodo più veloce era quello di spostarsi in giro per i corridoi.
Ondeggiando a destra e a sinistra come un ubriaco, il giovane sole continuò a premere il tasto per far partire la chiamata e per entrare in contatto con la ragazza.
Finalmente, dopo essersi messo in bilico sui gradini verso il piano superiore e col corpo leggermente chinato in avanti, Kaito riuscì a far squillare il cellulare della boss, che rispose dopo poco con una voce rotta dalla fatica.
- BOSS!!!!! Dove sei? - urlò nell'apparecchio.
- Sono dalla parte est, sono andata a destra verso i treni diretti a nord! - disse la voce - Sto inseguendo il tizio rosso, mi è sparito da sotto al naso e cerco di riprenderlo! -
- … Ma non era anche zoppicante? - Kaito sembrava porsi qualche domanda.
- Appunto! E' questo che mi fa salire una rabbia... dove cazzo può andare un tizio che zoppica? -
- Non è che stai zoppicando anche tu? Così si spiega perchè ti sei rallentata... dopotutto chi va con lo zoppo impara a zoppicare. - la battuta gli uscì dal cuore, non poteva proprio evitarla.
- Kaito... non rubarmi le battute tristi, non in un momento disastragico come questo. - disse la ragazzina, abbastanza delusa.
- Disastragico... me la segno questa. -
- Ad ogni modo hai sentito l'altoparlante? Era di sicuro il terzo uomo! - spiegò lei.
- Ohi, ci penso io! Ho già sistemato il vecchietto che dubito si rialzerà per un po'! - si sentì orgoglioso del suo operato.
- Benissimo, fammi questo piacere mentre io cerco quest'altro stronzo. -
- Ok, tanto sta famiglia A-nidride non sembra molto intelligente. - ridacchiò.
- … Ani-che? - ripeté lei.
- A-narchica... - Kaito era perplesso.
- … Ma non era Anemone? - rivelò il boss.
- Ah, ecco! A-ntane! - stava ovviamente scherzando, ma si divertiva così. Anche in un momento 'disastragico' come quello.
- Senti, vai e basta! -

Nozomi chiuse la chiamata in faccia al ragazzo e il giovane assunse nuovamente una posizione decente, determinato a trovare l'uomo dai capelli corvini e a pestare anche lui, già che c'era.

Era da un bel po' che non combatteva e, dato che lui amava prendere a pugni e calci gente a caso, ultimamente si sentiva un po' frustrato.
Salì rapidamente i gradini verso il piano principale dove si trovavano le varie entrate della metro, il bar e la biglietteria, tutti stranamente chiusi.
Riattivò il cervello per chiedersi come mai era tutto serrato, nonostante la metro dovesse essere in funzione normalmente.
Si grattò il capo, pensieroso.
Probabilmente era colpa della famiglia A-metista.
Quanto volevano rompere le scatole ai poveri abitanti di Namimori?

-
Maledetti! Come faranno quelle persone che adesso stanno aspettando la metro?! Non sanno che è snervante stare ad aspettare un treno in ritardo? - il biondo bruciò di passione, proprio come il sole che lui rappresentava benissimo. - Per le povere persone che aspettano inutilmente la metro... ve la farò pagare con il mio powaaaah! -
La serietà del momento venne spezzata dal suo scappar via saltellando alla ricerca del terzo uomo.

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Capitolo 16
*** Target 15 - Eh?! Svelato il piano di Arashi e Shinji! ***


Target 15 - Eh?! Svelato il piano di Arashi e Shinji!

cover

Il biondino, dopo l'ardore iniziale, decise di mettersi alla ricerca del terzo uomo e, dopo essersi guardato attorno pensieroso, si lanciò lungo la discesa che portava ai binari verso nord.
I passi rimbombavano silenziosi nella quiete della stazione, Kaito si rese conto che non c'era assolutamente nessuno nemmeno scendendo verso il punto indicatogli da Nozomi.
Si fermò a metà della scalinata che dava sui binari e decise di tornare indietro, chiedendosi dove potesse essere finita la ragazza, quando un'esplosione non gli fece quasi prendere un colpo e la stazione tremò per l'urto.
Il sole, che era caduto a terra, si rialzò velocemente, cercando di capire la provenienza del colpo quando notò il fumo venire proprio dai binari che stava abbandonando.

- Tsk... ho un sesto senso di merda. - si grattò il capo, sospirando, si lanciò nuovamente verso la fermata e scese sui binari, dirigendosi a nord e seguendo il fumo che quasi non lo intossicava. - coff, coff... a quanto pare ci vogliono arrosto! Maledetti A-froditi, sono anche cannibali. -
Corse più veloce che poteva, saltellando e zigzagando tra le macerie del muro andato distrutto a causa della carica esplosiva. Saltò i massi sparsi per il suolo e ogni tanto alzava il capo, controllando che non ne cadessero altri che potevano schiacciarlo.
- Anche come frittatina mi vogliono! Ma chi diavolo sono questi infingardi? -

L'eco presente nel tunnel si fece più vivo, tanto che Kaito sentiva perfettamente i suoi passi veloci mischiarsi ad altri passi che non tenevano il suo ritmo.
Mentre correva, notò il corpo esausto dell'uomo dai capelli rossi che giaceva per terra, distrutto dai colpi e con qualche bernoccolo in più.
Ridacchiò, sapeva che si trattava del lavoro della boss perciò doveva essere lei la persona che stava correndo poco più avanti: dove stava andando? Aveva forse individuato il terzo uomo?
Diede un calcio al rosso, ridacchiando, per essere sicuro che avesse davvero perso i sensi, decise poi di ricominciare a correre e riprese quasi subito il ritmo, arrivando ad un punto in cui poté perfettamente udire i passi delle persone che stavano scappando poco più avanti.
Dopo qualche istante, il sole notò la ragazzina in lontananza che stava inseguendo a perdifiato l'uomo dai capelli corvini che si trovava poco più in là. Kaito notò che Nozomi cercava di sparargli con una pistola probabilmente rubata all'uomo che aveva colpito poco prima.
L'uomo dai capelli neri però schivava con abilità, come se sapesse dove avrebbe sparato la ragazza. Nozomi non era esperta di pistole, i suoi spari erano prevedibili e la sua mira pessima.
Non che lui se ne intendesse, ricordava solo le parole di Arashi quando faceva provare loro a sparare al poligono.

La luce del tramonto entrò con presunzione nel tunnel e Kaito poté notare l'uscita che dava su un ponte sopra la strada principale. Correndo in bilico sui binari i due continuarono l'inseguimento del terzo, che essendo più grosso e pesante sembrava avere problemi nel correre su sottili strisce di ferro che davano sul nulla, per cui sembrava incagliarsi ogni due per tre e rallentò di molto la sua corsa e il distacco dai due.
Kaito e Nozomi erano affaticati, anche per via della corsa in giro per Namimori di poco prima, perciò anche loro avevano rallentato il passo ma l'uomo sembrava più stanco ed impacciato, anche per via dell'età, poiché sembrava essere sulla cinquantina.

- Ma dove diavolo finiremo, sono stremato... - il biondino si passò una mano sulla fronte asciugandosi il sudore mentre correvano sopra un bivio, dopo aver appena superato il maxi cinema.
Non ce la faceva quasi più, si stupì della poca stamina che possedeva e notò che anche il boss sembrava essere esausto.
L'uomo, che era già abbastanza provato da tutto il caos di poco prima, si fermò e guardò indietro fissando i due inseguitori, che si misero sull'attenti per evitare di essere sparati o di finire in qualche trappola.
Sputò verso il basso, quasi con rabbia, Kaito fece in tempo ad urlare a Nozomi di spostarsi, affidandosi nuovamente al suo sesto senso che gli diceva che stava per accadere qualcosa di spiacevole. In effetti, l'uomo avanzò leggermente verso i due, fermandosi sulla striscia esterna e alzando il braccio al cielo con convinzione.

- Abbasso i Vongola, lunga vita alla famiglia Anemone! - saltò con decisione dal ponte, dritto sulla strada che dava alla parte nord di Namimori.

I due ebbero il tempo di affacciarsi tremolanti per guardare l'uomo che tentava di fuggire, il quale era ruzzolato per terra e si stava rialzando per poi scappare.
Nell'immaginazione di Kaito poteva distintamente vedere l'uomo rialzarsi e fuggire, eppure non andò così in realtà: appena stava per rialzarsi venne colpito violentemente da un bus che lo scaraventò via per diversi metri di distanza.
Kaito si avvicinò barcollante alla ragazza, anche lei stupita e con sguardo scioccato, guardando verso il corpo dell'uomo scomposto e disteso in una pozza di sangue.
Il bus si era fermato e il conducente era sceso velocemente per soccorrere l'investito mentre molti passanti si erano precipitati a vedere la scena, spaventati.

- Non... non va bene... andiamo via prima che arrivi la polizia... - suggerì la bruna.
- Eh... c'hai ragione... - Kaito sembrava abbastanza scioccato dalla scena e iniziò a sudare freddo.

Dopo aver dato un ultimo sguardo al cadavere, i due ripercorsero la scia di binari per poi saltare giù qualche chilometro più in là, atterrando su una strada secondaria poco trafficata per evitare di venire investiti anche loro.
Si rialzarono con un po' di fatica, Nozomi gettò via la pistola: fortunatamente aveva usato un fazzoletto per non lasciarvi impronte, l'aveva sicuramente visto fare nei film.
Ripresero a correre, notando che la voce del morto viaggiava più veloce di loro e altre persone in quella zona guardavano curiose verso nord o si dirigevano in quella direzione.
Spaventati che qualcuno potesse averli visti, i due accelerarono e svoltando l'angolo si bloccarono davanti alla figura perplessa di Shinji che sembrava li stesse cercando, aveva i tarocchi in mano e non sembrava essere stupito alla loro vista.
I tre si fissarono per qualche istante e Nozomi, alquanto stanca e distrutta, si gettò su di lui con enfasi.

- TU! COSA... DOVE... ARASHI... QUANDO... PERCHE'! - il povero guardiano della nebbia, che venne assordato dalle urla della Vongola, si staccò e si allontanò di qualche metro prima di capire cosa stesse dicendo la ragazza.
- … Per favore... non urlare... non capisco cosa dici....-
Il sole non badò al boss in evidente stato confusionale e decise di rispondere lui in sua vece.
- DOVE SEI STATO? DOV'E' ARASHI? CHE CAZZO STA SUCCEDENDO??? -
Per fortuna la nebbia aveva nuovamente fatto qualche passo indietro poiché era preparato agli scleri del sole.
Lo osservò perplesso ma stavolta, per fortuna, aveva capito qualcosa di quello che stavano dicendo.
- Io e Arashi... abbiamo avuto un'idea geniale riguardo i bracciali... - disse, arrossendo.
- Bracciali? Che bracciali? - Nozomi fissò dapprima Shinji e poi Kaito.
- Non sapevo fossi interessato a queste cose. La prossima tappa sono gli orecchini? - il biondo ridacchiò.
La nebbia si grattò il capo, sbuffando.
- ...Arashi sta creando dei bracciali per noi guardiani e voleva il mio aiuto per un'idea. - spiegò, pronunciando più parole insieme di quanto non abbia mai fatto in vita sua.
-… Arashi ...bracciali ... guardiani... - Nozomi sembrava confusa.
- No, aspetta, la cosa più assurda è... voleva il TUO aiuto? Arashi? - Kaito si avvicinò al ragazzo e lo osservò negli occhi, quasi spaventandolo - Ma stiamo parlando della stessa persona? No, dico, quell'isterica e perversa ragazzina dai capelli rossi che si attacca sempre alla boss come un cane? -
- … Se ti sentisse ti spaccherebbe la faccia. - la bruna sorrise.
- … Ah, giusto, è anche molto brutale, rissosa e attaccabrighe. - il biondo voleva portare le braccia dietro al capo ma decise di desistere, era troppo stanco e sentiva il corpo chiedere pietà.
- … Sì, lei. Credo gli servisse il mio aiuto... per le illusioni. - Shinji sembrò perplesso.
- E lo va a chiedere ad un prestigiatore fallito come te! - ridacchiò, sedendosi a terra per recuperare energie. In realtà non ce l'aveva con lui né gli stava antipatico. Come al solito si divertiva così perchè voleva portare il sorriso sui volti delle persone che più amava.
Anche quello di Shinji, sì, che nonostante fosse un 'nebbioso' era pur sempre un membro della famiglia, tra l'altro anche fin troppo timido per i suoi gusti.

- … Ad ogni modo lei è già tornata, dovrebbe aver raggiunto casa Sawada. - disse il bruno, pensieroso.

Al sentire quella frase, Nozomi sussultò e acchiappò Kaito per il colletto, costringendolo ad alzarsi e a seguirla velocemente.
Shinji, seppur rassegnato dallo strano modo di essere dei due, si unì a loro e dopo una ventina di minuti i ragazzi raggiunsero finalmente l'abitazione della piccola Vongola che si precipitò dentro casa alla ricerca della sua tempesta.
Quando il sole e la nebbia entrarono, subito dopo il capo, vennero investiti dalle urla isteriche di una voce femminile che provenivano dal soggiorno.

-… L'ho detto che è isterica. - Kaito sospirò, rassegnato. Peccato, perchè quando non era arrabbiata quella ragazza scherzava e si divertiva con loro come nessun altro. Amava quando Arashi era felice e raggiante e non sapeva mai cosa fare quando si arrabbiava e iniziava ad urlare in quel modo, perciò decise di restare in disparte accanto a Shinji mentre Nozomi, che era ferma sull'uscio, osservava la rossa inveire in modo volgare contro Arina, che aveva uno sguardo abbastanza serio e adirato.
- Non avevi detto che avresti fatto di tutto? Ho solo pensato fosse giusto per te. - spiegò Arina.
- Non ho bisogno della tata, grazie, ho il maggiordomo per quello. Alle cose mie ci penso IO. - la rossa incrociò le braccia.
- Ma come ragioni?! Non pensi al bene dei tuoi amici? - Arina alzò un sopracciglio.
- E' proprio perchè penso al loro bene che avrei potuto fare una cosa perfetta senza l'aiuto di quel coglione di mio fratello! - Arashi parve fulminarla con gli occhi.
- Tu? Con le tue conoscenze? Andiamo Arashi, cosa potevi fare? Sii seria. - la bionda non batté ciglio.
- Intanto tu non sai dov'ero, non sai perchè non ero qui, non sai a cosa cazzo ho lavorato per giorni sulle montagne a sud, fino ad ora! E col cazzo che lo sapevi! - la rossa sbuffò.
- Calmati, basta! Ti sta sentendo tutto il vicinato! - Arina scosse il capo, cercando di calmarla.
- … voi due... - Luca se ne stava nascosto quatto quatto dietro la sorella, sospettava che Arashi avrebbe agito così e non voleva essere preso di mira dalla sua furia.
- Col cazzo che la smetto! Hai idea di cosa significa per me questo progetto? - adesso la sua voce sembrava quasi rotta, come se fosse rimasta delusa - Hai idea di quanto sudore e sangue ci stia mettendo per i guardiani e per Nozo? -
- Lo so Arashi, lo so! E proprio perchè lo so che volevamo aiutarti! -
- NON HO BISOGNO DEL VOSTRO FOTTUTISSIMO AIUTO. - sbatté i piedi a terra come una bambina che faceva i dispetti, ma era molto più spaventosa di una bambina.
Sembrava voler sfogare lo stress accumulato.
- Si che ne hai, ma sei troppo orgogliosa e piena di te per chiedercelo! - Arina scosse il capo e tornò a sedersi, ignorandola.
- Il progetto era mio, l'idea era mia, i bracciali sono un mio colpo di genio, come vi siete permessi di ficcare il naso? - continuò ad insistere ad una fredda Arina che non la stava più calcolando. - Io mi sono fidata di te e me lo hai messo a quel posto! Sei una fottutissima stronza che non si fa gli affari suoi. -
- Arashi, per favore. - disse, con un tono calmo e distaccato - I bracciali saranno pronti a breve, te lo prometto! -
- Vaffanculo. -
- Arashi. - la chiamò in modo freddo - Nemmeno tu sai cosa sta succedendo qui. Undicesima era preoccupatissima per te. -

Come se si fosse appena svegliata, Arashi lanciò un'occhiata sconvolta e incredula ad Arina, come se le stesse chiedendo conferma sull'avvenuto risveglio di Nozomi.
La Vongola, infatti, dopo aver ascoltato in silenzio la discussione, decise di entrare rapidamente nella stanza e di abbracciare l'amica che, stupita di vederla, si zittì e la strinse a sé, quasi con le lacrime agli occhi.
- Basta, ti prego! Ho avuto paura ti avessero presa... - disse la bruna, con la voce rotta dalle lacrime.
- Nozo... presa? Di chi parli? Che succede? - la rossa era perplessa e, all'improvviso, si spaventò.
Mentre Arina riprendeva fiato e i due giovani affiancavano Luca attorno al tavolo, la Vongola spiegò ad Arashi della famiglia Anemone, della bomba nella clinica e dell'inseguimento nella stazione della metro.

- ... Sono mancata per qualche giorno e qui è successo un pandemonio! - esclamò la rossa, incredula.
- Juuichidame... - lo sguardo accusatorio di Luca si alternava tra Nozomi e Kaito, sicuramente arrabbiato che i due non avevano mantenuto la promessa.
Arina era rimasta in silenzio, la sua espressione severa ma calma era già abbastanza terrificante di per sé, per fortuna che aveva lasciato parlare gli altri e stava semplicemente ascoltando.
- Non abbiamo potuto far nulla, è successo un macello... - spiegò Kaito, grattandosi il capo - i cellulari non prendevano quasi, e comunque alla fine abbiamo scoperto qualcosa di più sulla banda degli occhiali da sole! -
- E uno di loro non ha fatto una bella fine... - la brunetta sembrò avere i brividi, vedere una persona morire davanti ai loro occhi era comunque scioccante.
- Ma sentite, cambiando un attimo discorso... dov'eravate tu e Shinji? - chiese Kaito, curioso di sapere cosa avessero in mente quei due.

Osservò la rossa per qualche istante: sembrava essersi calmata dalla sfuriata di poco prima ma adesso era più preoccupata per via della famiglia nemica.
- Uh... abbiamo fatto degli studi sulle fiamme. - disse lei. La tempesta raccontò, sedendosi accanto a Luca e Nozomi.
- Comunque abbiamo avuto un'idea... - Shinji parlò, era piuttosto imbarazzato - Noi abbiamo i braccialetti ma... Nozomi non ha nulla... quindi ci vuole qualcosa per lei... Arashi ha pensato... possiamo modificare il Vongola Locket di Nozomi... -
- Eh? Il mio Vongola Locket?! - la bruna si alzò di scatto, stupita. Portò le mani dentro il collo della maglietta, estraendone il ciondolo biancastro e fissando perplessa lo stemma dei Vongola impresso sulla sommità. - Il regalo che mi ha fatto papà... -
- Precisamente. - disse la tempesta - Se modifichiamo il Vongola Locket per quel che basta, possiamo collegarlo ai bracciali. -
- Proprio come un circuito... - intervenne Shinji, che quel giorno stava parlando fin troppo - Così saremmo costantemente in contatto l'uno con l'altro... -
- E uniti a lei. - Arashi ammiccò.

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Capitolo 17
*** Target 16 - Eh?! Haname andrà via?! ***


Target 16 - Eh?! Haname andrà via?!

cover

Era già domenica quando quella mattina Nozomi si svegliò, finalmente nel suo caldo lettino dopo giorni chiusa in ospedale.
La prima cosa che i suoi occhi notarono furono i disegni di Vongola Primo realizzati da Haname, appesi qua e là per le pareti della cameretta.
In seguito posò gli occhi sull'orologio da parete, notando che erano ormai le undici passate.
Si issò, ricordandosi in quel momento che la sera prima avevano lasciato Haname con la madre e che lei non aveva ancora richiamato.
Alcuni pensieri negativi le passarono per la testa ma cercò di scacciarli: forse si era semplicemente dimenticata oppure la madre l'aveva trattenuta fino a tardi.
Doveva essere così.

Si avvicinò alla scrivania e prese il suo cellulare: era rosa e decorato con adesivi in rilievo, brillantini e phonestraps colorati. Non era di certo nel suo genere e per quel motivo lo teneva sempre nascosto senza che nessuno potesse vederlo.
Era davvero bello, però.
Gliel'avevano regalato Arashi, Haname e Kaito per il suo compleanno dell'anno precedente. Era uguale al cellulare delle due ragazze anche se quello di Arashi era nero mentre quello di Haname era celeste.
No, non era decisamente il suo genere e se qualcuno l'avesse visto avrebbe pensato che Nozomi fosse una ragazzina di quelle alla moda che davano importanza solo ai vestiti carini.
Anche se non si vestiva carina e non era alla moda.

Ma quel cellulare era dannatamente bello.

"... perchè... non riesco a essere come vorrei?"

Ricordò le parole di Haname all'ospedale, sia lei che i suoi guardiani non sopportano quanto fingesse di essere diversa da ciò che era realmente. Non poteva amare le cose colorate e luccicanti, non poteva vestire in modo carino come le idol che vedeva in televisione, non poteva mettersi lo smalto né poteva usare il lucidalabbra.
Non poteva, altrimenti avrebbero pensato che Sawada Nozomi fosse una debole e indifesa fanciulla come tante altre.
Restò ad osservare il cellulare rosa con rabbia. Avrebbe tanto voluto fare ciò che facevano le altre ragazze della sua età e nello stesso tempo continuare a combattere per proteggere chi amava.

Sospirò.
Aprì l'apparecchio notando che non c'erano nuovi messaggi.

- … Dov'è finita Hana? -

Si sentiva a disagio, come se stesse per accadere qualcosa. Non riusciva a concentrarsi e la sua tristezza traspariva dallo sguardo preoccupato.

Dopo essersi preparata, scese rapidamente in cucina dove vi trovò Arina e Luca che stavano aiutando nonna Nana a fare dei dolci.

- Buon giorno Undicesima! Dormito bene? - Arina sorrise dolcemente, sembrava che la tensione del giorno precedente fosse scomparsa.
- Oh Nozo-chan, ti ho lasciato qualcosa per colazione! - la donna lanciò uno sguardo materno alla nipotina che osservò il tavolo.
Nel piatto c'erano i pancake che tanto amava, eppure il suo stomaco era chiuso e non avrebbe voluto fare colazione poiché si sarebbe voluta precipitare da Haname per assicurarsi che stesse bene. Tuttavia come poteva abbandonare al loro destino quei buonissimi e invitanti pancake?
Scosse il capo e si sedette rapidamente, in pochi minuti li divorò con grossi bocconi, masticando poco e ingoiando quasi subito.
Luca la fissò perplesso, probabilmente chiedendosi come una ragazza potesse riuscire a mangiare in modo così rozzo. A dar voce alle sue domande interiori ci pensò la nonna che fulminò con lo sguardo la ragazza, la quale rimase a bocca aperta a fissarla.

- Sawada Nozomi, è questo il modo di comportarsi per una signorina? - la rimproverò, incrociando le braccia - Nemmeno Tsu-kun era un campione di buone maniere ma non arrivava a questi livelli. -
La piccola Vongola storse il naso, fissando la nonna con un'espressione dubbiosa.
- … Vuoi dire che sono più grezza di papa? - alzò un sopracciglio - Figo! - tornò a mangiare come se niente fosse.
Sua nonna sospirò, Arina sarebbe voluta intervenire nella discussione ma la bloccò prima che potesse parlare. Chiese ai gemelli di pensare al dolce mentre la donna si avvicinava alla nipotina che aveva ormai finito di fare colazione e si stava pulendo con il fazzoletto.
- Nozo-chan... capisco che tu abbia tante cose per la testa, ma una fanciulla che si comporta così non può riuscire a conquistare l'uomo che ama. - ammiccò e Nozomi quasi non si stava per strozzare.

"Come diavolo fa a sapere di Primo-sama?!"

La ragazzina la fissò con un'espressione incerta, fingendo di non capire.
- ...Eh? L'uomo che amo? -
- La nonna sa che Nozo-chan è innamorata, dopotutto sono una donna anche io. - le strinse la mano, sorridendole. - E visto che non ho avuto figlie femmine... almeno ho una nipotina a cui insegnare queste cose. -
- Nonna... - i pensieri di Nozomi erano confusi ma cercò comunque di riordinarli: non sembrava che sua nonna sapesse con certezza di chi fosse innamorata né che l'uomo che amava era praticamente inesistente.
Meglio così, sua nonna era l'ultima persona che avrebbe dovuto sapere una cosa del genere.
Guardò il suo piatto, ormai vuoto, per poi portare l'attenzione sull'orologio, notando che erano ormai le undici e trenta.
- Devo correre a vedere come sta Haname! - urlò, alzandosi di scatto sentendo che la preoccupazione tornava di nuovo al suo posto.
- Uh? E' successo qualcosa ad Hana-chan? - chiese la donna, cascando dalle nuvole.
- Ieri... credo sia successo qualcosa tra lei e la madre ma non lo so... devo andare! - prese rapidamente il piatto sporco e si avvicinò al lavandino, passandoci sopra la spugnetta per lavarlo.
- Oh, ma è vero! - esclamò Luca che si era voltato e stava osservando la ragazzina mentre metteva a posto il piatto pulito. - La madre c'aveva una faccia così seria... spero non sia successo nulla di grave... -
La giovane lasciò la cucina e si infilò rapidamente le scarpe, aprì la porta d'ingresso e si fiondò per strada bloccandosi alla vista di Arashi che, assieme a Kaito, avevano svoltato l'angolo.
Non fece nemmeno in tempo ad aprire bocca che notò Haname accanto a loro.


Si erano riuniti tutti nel salotto di casa Sawada, anche Shinji li aveva raggiunti.
Dopo essere mancato alcuni giorni per via della richiesta di Arashi aveva deciso di essere più unito alla famiglia e agli altri guardiani, nonostante la sua presenza continuava ad essere poco visibile.
Arina stava aiutando Nana a stendere i panni, aveva deciso di restarne fuori: anche se era la tutrice di Nozomi in quel momento voleva che i guardiani discutessero tra di loro dei loro problemi. Se tanto volevano prendere il posto della decima famiglia avrebbero dovuto iniziare a cavarsela da soli, dopotutto.

La pioggia fissò i presenti e sospirò.
- … Mia madre mi ha iscritta ad una scuola per stilisti... una delle più prestigiose del Giappone. -
I ragazzi sussultarono per la notizia inaspettata, Arashi sorrise emozionata ma la preoccupazione di Nozomi cresceva sempre di più. Sapeva che il suo sesto senso non si sbagliava quasi mai.
Pregò che stavolta si stesse sbagliando.
- … La scuola si trova in un'altra città, a circa quattro ore di treno da Namimori. - spiegò la ragazza.
- Quattro ore? … non mi intendo di distanze... è tanto? - Kaito si dondolò, pensieroso.
- Sì, è tanto... Si trova all'incirca a 530 km da qui. Come farai? - chiese Shinji, perplesso.
- Uh... se lo dici tu che sei un vagabondo...- Kaito ridacchiò.
- … Ma io non sono un vagabondo, viaggio soltanto... - rispose la nebbia.
- Che differenza c'è? - il sole scrollò le spalle.
- La piantate, voi due? Stiamo parlando di una cosa seria! - il rimprovero di Arashi zittì i due. - Hana, vai avanti. -

La pioggia sorrise leggermente, osservando con dolcezza i suoi amici. Chinò poi lo sguardo, quel sorriso era intriso di amarezza e la brunetta non riusciva a non avere un brutto presentimento.

“... Ho capito... ho capito tutto...”

- Beh, pare che mia madre abbia avuto un aumento e si è accordata con il capo del suo ufficio per farsi trasferire nella sede in quella città. - continuò. Fissò i suoi amici uno ad uno, prese fiato e decise di concludere la sua storia nel modo più rapido possibile. - … Quindi... abbiamo preso casa lì. -

“Lo sapevo, LO SAPEVO.”

Calò il silenzio.
La mano di Arashi strinse quella del cielo, tremante. Non osò alzare lo sguardo ma immaginò che la tempesta fosse distrutta quanto lei.
Haname era la loro seconda amica, l'avevano conosciuta quando avevano all'incirca dieci anni.
E stava per lasciarle.

- … Questo è un male... - Luca fu il primo a parlare, e si morse le labbra.
- … Tu vuoi andare? - la domanda di undicesima rimbombò nel silenzio del salotto.
- … Sarebbe il mio sogno, però... -
- E' la tua unica occasione di realizzarlo. -
- … Lo so... -
- E' la migliore scuola per stilisti del Giappone. -
- Già... -
- … Allora dovresti andare. - l'affermazione di Shinji sembrò spezzare quell'atmosfera di tensione che si era creata. Lentamente l'aria divenne meno tesa, come se si fossero tolti un peso: le aveva apertamente detto ciò che tutti stavano pensando.

Haname chinò il capo, aveva uno sguardo triste e gli occhi lucidi ma non lasciò andar via alcuna lacrima, al contrario della Vongola che si alzò rapidamente e corse ad abbracciarla, piangendole con il viso premuto sul suo petto.
- … Nozo... -
- Vai. Vai e raggiungi il tuo sogno. Te lo meriti. -

Nessuno osò obiettare l'affermazione del boss, persino Kaito non disse nulla senza sapere come rallegrare quel momento. Arashi era pietrificata, cosa inusuale per lei. Luca aveva lo sguardo chino e Shinji rimase semplicemente in silenzio.
Restarono così, chiusi nella loro tristezza, mentre Haname stringeva la ragazza tra le sue braccia e le sussurrava dolci parole per calmarla.
- Tornerò, un giorno. Perchè siete tutti parte importante della mia vita. -

Era pomeriggio inoltrato quando i ragazzi si trovavano nell'appartamento Inoya per aiutare l'amica a fare le valige, poiché il giorno dopo sarebbe partita.

Ogni qual volta iniziavano a parlare, cercavano di mantenere un'atmosfera allegra e gioiosa per evitare tristezze e lacrime. Tra un pacco e un altro ricordavano assieme frammenti del passato e dei giorni trascorsi insieme.
La Vongola ricordò quando si erano incontrate per la prima volta, fuori ad un supermercato. La brunetta e la rossa l'avevano urtata per sbaglio, e si erano proposte di ricomprare i prodotti danneggiati.
Al ritorno l'accompagnarono a casa e da quell'istante divennero subito amiche, chiacchierando come se si conoscessero da una vita.
Quando seppero che abitava vicino a loro iniziarono a vedersi quasi tutti i giorni e così, come se fosse destino, lei divenne la loro pioggia.

Eppure adesso erano lì, a preparare le sue valige, mentre Haname osservava nostalgica quel piccolo appartamento in cui era cresciuta e che non avrebbe rivisto mai più.

Calò il sole e lei abbracciò i ragazzi, uno ad uno.
La bruna restò in disparte, osservando l'amica mentre sussurrava dolci parole ad ognuno di loro. Nozomi singhiozzava, non riusciva a trattenersi e non si capacitò del perchè le aveva detto di andare quando l'unica cosa che voleva era che restasse al suo fianco.
Ma non poteva legarla e tenerla in una gabbia d'oro, era un comportamento egoista, e sarebbe stato lo stesso errore che suo padre stava commettendo con lei. Era giusto che andasse a realizzare il suo sogno, seguendo la sua strada.
La pioggia abbozzò un sorriso quando si avvicinò, stringendola. Sentì il suo profumo, accarezzò i morbidi capelli corvini e cercò di imprimersi quel calore nella sua mente, poichè quella sarebbe stata l'ultima volta stretta da lei.

"Addio, Haname."

Non resisteva più, le lacrime volevano scorrere. Si voltò e fuggì via, fregandosene del giudizio degli altri.
In quel momento voleva solo piangere.

- Nee Hana... prima che tu vada voglio dirti delle cose che è giusto che tu sappia. - disse Arashi, seria. Haname si voltò ad osservarla con sguardo interrogativo. - … eri con Nozomi quando siete state prese di mira da una famiglia sconosciuta, vero? -
- Ah... alla clinica... -
- … Devi saperlo, allora. -


Non era riuscita a dormire e continuava a sentire il fastidioso rumore dell'orologio che avanzava senza pietà.
Erano ormai le sette.
Non riuscì ad alzarsi dal letto, continuò a piangere incessantemente sapendo che in quel momento Haname si trovava con gli altri alla stazione.
Luca e Arina sapevano che non li avrebbe raggiunti: non era abbastanza forte per essere lì presente a salutarla.
Nonostante tutto era debole, anche se affermava e tentava di dimostrare il contrario.

Il filo che legava lei, Haname e Arashi si era appena spezzato e adesso non era rimasta che un'ombra. Non le importava nemmeno che la sera prima Masato aveva chiamato, così energico e allegro, rivelandole che la sua asta era ormai pronta.
Che gliene importava di una stupida asta quando Haname, una tra le persone più importanti per lei, era salita sul treno che l'avrebbe allontanata da loro?
Si sarebbero riviste, sì, ma sia lei che Haname sapevano benissimo che non sarebbero state più amiche come un tempo, il loro rapporto si sarebbe sfaldato man mano che il tempo passava senza che le due si vedessero.

E se non sarebbero riuscite a rivedersi mai più? Al termine degli anni scolastici, dopotutto, Nozomi sarebbe dovuta tornare in Italia.
Si rintanò sotto il lenzuolo, singhiozzando e maledicendo il suo sentimentalismo e chiedendosi perchè fosse così debole da non riuscirsi nemmeno ad alzare dal letto per salutare una delle persone a lei più care.
Strinse il cuscino, sentì il rumore della porta che sbatteva e udì alcuni passi al pian terreno.

“Sono già tornati?”

Fissò il vuoto, immaginando il treno che andava rapido verso la sua meta e Haname che osservava il finestrino, sul quale scorreva veloce il paesaggio.

La porta della camera si aprì e Nozomi lasciò scivolare leggermente il lenzuolo per controllare chi fosse appena entrato.
Arashi era sull'uscio che la fissava con le lacrime agli occhi.
- ...Non dire nulla, ti prego. - tremò.
- Non ti dirò nulla. -

Si spostò dall'uscio, e la figura di una ragazza dai lunghi capelli corvini sbucò da dietro la tempesta e si fermò davanti al letto, osservando dolcemente la ragazzina avvolta dal candido lenzuolo, che venne quasi strappato via con forza da lei stessa.
- HANAME! - si gettò giù dal letto e la abbracciò, piangendo. - Ma cosa... perchè... il treno...? -
La pioggia ridacchiò, spensieratamente, come aveva sempre fatto.
- … E pensavi che ti avrei lasciata da sola in balia di quegli Anemone? - disse.
Nozomi fissò dapprima Haname e poi Arashi, sicuramente era stata lei a parlarle dei nemici. Ma per quale motivo? Per non farla partire e costringerla a rinunciare al suo sogno?
Scosse il capo, quasi per obiettare, ma la pioggia si era chinata su di lei e le aveva portato la mano sulla bocca per farla tacere.
- E' stata una mia decisione e ora ne sono più che mai convinta. -
- Ma... tua madre? -

Il suo sguardo divenne cupo, chiuse gli occhi e sospirò.

- … E' meglio così. Le ho detto che non sarei andata con lei, che avrei alloggiato a casa di Arashi e avrei concluso gli studi con tutti voi. - spiegò lei, seria - ... Mi dispiace ma... è molto meglio per entrambe. Lei si potrà dedicare pienamente al lavoro e alla sua vita, e non dovrà più preoccuparsi di me. Io baderò alla mia. -
La Vongola tremò e si strofinò gli occhi con la manica per asciugarsi le lacrime che ancora scorrevano copiose.
- Haname, io... -
La pioggia l'abbracciò.
- Non potevo andare via così, gettando al vento i nostri sogni. - disse, guardandola negli occhi e rassicurandola - Io ho un sogno, ma chi di noi non ne ha? - ridacchiò - Il mio sogno... lo realizzerò, ne sono certa, sarai tu ad aiutarmi a farlo. Ma prima... devo assicurarmi che tu succeda a tuo padre e diventi l'undicesimo boss. Dopo potrò diventare una stilista, la migliore stilista. - ammiccò.
Tutte e tre, quasi come se fossero legate da un filo invisibile, sospirano e sorrisero all'unisono.

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Capitolo 18
*** Target 17 - Eh?! La famiglia si allarga! ***


Target 17 - Eh?! La famiglia si allarga!

cover

La fiammeggiante scia arancione rimase nell'aria ancora qualche istante prima di svanire: colei che l'aveva disegnata stava volteggiando in preda ad una felicità assurda mentre teneva stretta tra le mani l'asta gialla e arancione dal design improbabile, che Masato e il suo team avevano costruito per lei.
La ragazzina piroettava nel cielo, a circa 200 metri di distanza dalla terra, tenendosi stretta sull'asta alla quale infondeva la fiamma del cielo che stava deliberatamente emettendo senza problemi.
"Happy!!" continuava a ripetere, mentre svolazzava in giro. Era da un po' che non esprimeva quell'esclamazione con così tanta gioia: ultimamente era sempre nervosa e giù di morale, continuava a fingere di star bene nonostante non fosse per niente felice di quella situazione.
Da quando Haname era tornata si sentiva così felice e rincuorata da essere costantemente euforica ed energica. Aveva anche indossato un vestito più femminile e riusciva ad esprimersi con più facilità.
Non sapeva ancora se quella fosse la strada giusta da prendere, ma poichè si sentiva così bene trovò difficile ritornare sui suoi passi, nei panni di un rozzo ragazzino pronto a fare a pugni con tutti.
"Noun", quello era il nome che aveva dato alla sua controparte maschile, aveva preso il sopravvento da circa sei anni e forse era giunto il tempo di metterlo da parte e di diventare Nozomi.
Sarebbe andato tutto bene anche se fosse diventata davvero una donna? Eppure voleva fidarsi dei suoi guardiani, i quali tra l'altro sembravano anche loro più tranquilli.
Forse era vero che l'infelicità del boss ricadeva su chi gli stava attorno.

Passò ancora una volta sopra il gruppetto accampato vicino alla foresta di Namimori, cavalcando l'asta come se fosse una strega sulla scopa e volando a tutta velocità.

- … Non ha seguito alcun allenamento particolare, mi chiedo come faccia. - Arina la osservò sfrecciare sopra di lei.
- Come fa il guardiano della nuvola: con la sua determinazione e la sua inventiva. - Masato ridacchiò. Una pallottola quasi non gli sfiorò il cranio, ma per fortuna l'aveva previsto e si era spostato, voltandosi poi con la rabbia impressa sul viso.
- ARASHI.-
La sorella, massaggiandosi la tempia con una delle gemelle, osservò il fratello con sguardo annoiato.
- Peccato, speravo morissi. - disse lei.

Haname, intanto, si trovava poco più in là, in ginocchio sull'erba fresca ad occhi chiusi, come se stesse riposando il suo corpo. Respirava lentamente e i riccioli corvini erano mossi dal venticello.
La sua concentrazione era così profonda che ignorò totalmente il fracasso dell'albero che venne colpito violentemente dal pugno di Kaito.
Il biondo si avvicinò a Masato e Arina con lo sguardo perplesso mentre si massaggiava i pugni dal quale riusciva a malapena a far trapelare la fiamma del sole.

- Ehi, vuoi annientare tutta la flora circostante? - il rosso osservò perplesso il Sole - Gli ambientalisti si potrebbero arrabbiare. -
- … Sto solo cercando di usare la mia fiamma! - incrociò le braccia, storcendo la bocca - Ad ogni modo... avete visto quella sclerata che vola a destra e a sinistra? - osservò il cielo alla sua ricerca.
- Dopo che ha scoperto come levitare... - Arina, gettò anche lei uno sguardo verso il cielo - Ha inserito le fiamme nella sua nuova asta, creando una sorta di ali infuocate da usare come propulsori per poi cavalcarla come una scopa. Geniale. - spiegò la donna, lisciando i capelli color cenere - Deve aver preso spunto dalle storie occidentali sulle streghe. -
- Eh già, perchè più che levitare sta sfrecciando come non so che. - Kaito riportò l'attenzione ai ragazzi, dato che non riusciva ad individuare la figura volteggiante del boss.
- E' davvero motivata, non me l'aspettavo. - Masato sorrise.
- Fratello inutile.- Arashi lo fissò male - TUTTI sanno che Nozo è motivata... sarà per questo che emette le fiamme meglio di noi. - si morse le labbra, nascondendo la sua ansia.
- Oltre ad averlo visto nei sogni... - Arina sembrò pensierosa.
- Ma ancora sogna? - chiese Kaito con curiosità, prima di volgere lo sguardo verso la pioggia, ancora concentrata e rilassata nel suo allenamento silenzioso. - … Ma che diavolo sta facendo, Hana? - chiese, alzando un sopracciglio.
- Rilassamento e concentrazione. - disse Arina - La pioggia è l'elemento della tranquillità. Anziché agitare senza senso i suoi katar deve ritrovare la pace interiore e l'armonia con sé stessa, arrivando a capire come utilizzare al meglio la sua fiamma... - spiegò.
- Già, è incredibile che abbia pensato da sola a questo allenamento. - Arashi annuì, soddisfatta per la trovata dell'amica.
- … in realtà gliel'ha suggerito Arina. - Masato arrossì.
- … ma che … ! - Arashi restò a bocca aperta, delusa - Avevo quasi creduto fosse diventata più intelligente! -

Luca, che si trovava seduto a terra vicino ad alcuni alberi che lo riparavano dal sole, sbadigliò per la noia e tornò chino a giocare sulla sua mini console con totale noncuranza. Shinji, che era accanto a lui a posizionare i tarocchi sul terreno per una improbabile lettura del futuro, gli lanciò uno sguardo perplesso.
- … D'accordo saltare l'allenamento... ma così dai nell'occhio... -
- Chi se ne frega, non c'ho mica voglia di mettermi a combattere adesso. - rispose lui, annoiato.
- … Ma non eri un militare? Non ti piace combattere? - chiese la nebbia, curioso.
- Ho già risposto a questa domanda. Comunque no, odio combattere. -
- Seriamente? Non lo sapevo. -
- Ora lo sai. -
La nebbia posizionò una carta al centro delle altre e guardò il risultato, storcendo il naso.
- Beh... ti toccherà allenarti se non vuoi morire. - disse.
- C'è un tempo e un luogo per ogni cosa, ma non ora. - rispose sicuro.
- … A cosa stai giocando? - chiese la nebbia, osservando la console mentre Luca ridacchiava.
- Non ci sono mostriciattoli, tranquillo -
- Uh, peccato. -
Il fulmine tornò a concentrarsi sul gioco, premendo incessantemente alcuni tasti.
- Comunque... perchè avevi detto che potrei morire? - chiese, nervoso.
La nebbia fissò le carte, grattandosi la tempia con nervosismo.
- Si prospettano incontri interessanti, in questa settimana. -
Luca mise in pausa il gioco e alzò lo sguardo, incrociando gli occhi del bruno.
- Per incontri intendi... nemici? -
- Non ne ho idea. - si limitò a rispondergli.

Mentre i due discutevano con aria preoccupata un forte boato scosse l'area circostante, sembrava provenire da alcuni chilometri di distanza dalla radura dove si trovavano.
Arashi partì spedita verso il luogo dell'impatto e Arina si voltò sospirando, prendendo bende e disinfettanti dalla borsa per poi avviarsi verso la tempesta.
Il fulmine e la nebbia si avvicinarono a Masato che, assieme a Kaito, stavano fissando la nuvoletta di fumo che si ergeva sottile dal punto in cui la Vongola si era praticamente sfracellata.

- … Tutto a posto, avrà al massimo qualche livido e qualche graffio. - disse Masato, tranquillizzandoli.
- … non è tipo la quinta volta che si splatta contro un muro? - chiese Kaito, perplesso.
- … ma stavolta è caduta, non si è splattata. - affermò Shinji.

Il giorno dopo Nozomi si ritrovò con alcuni cerotti in viso e uno sguardo imbronciato, avrebbe voluto continuare ad allenarsi, o meglio, a "volteggiare in modo euforico" sopra le montagne che circondavano Namimori, ma purtroppo la scuola era ancora un obbligo per loro.
Il quartetto di studenti della Namimori Middle si stava dirigendo all'ingresso dell'istituto, parlottando in modo vivace, quando la Vongola individuò il timido Jun che camminava nascosto dietro la sua cartella per evitare gli sguardi degli altri studenti, che avrebbero potuto riconoscerlo per via dello spettacolo al Festival scolastico.
- OHI! JUN! - quando la Vongola urlò, il giovane si paralizzò, abbozzando un sorriso nervoso e mal riuscito, mentre la tempesta guardò verso di lui con sguardo omicida.

- Ehi, sono felice che tu stia bene e... mi dispiace. - la ragazzina si inchinò davanti al suo compagno di classe e quasi non sbatteva la testa sullo spigolo del suo banco.
- … No, dai, davvero... non c'è bisogno che ti scusi... - disse lui, con un timoroso sorriso.
- E invece devo. Non sono stata abbastanza cauta... - la ragazzina si sentiva ancora abbastanza in colpa, nonostante Haname le avesse detto che non era affatto così.
- Anche tu sei stata picchiata, no? E poi erano i tizi dell'altra volta... perchè abbiamo cantato... - si portò le mani dietro la schiena, nervoso.
- Sì ma sono stata io ad insistere di voler cantare con te! E' colpa mia! - all'improvviso le parole della pioggia tornarono a rimbombarle nella testa. "Smetti anche di respirare!" le aveva detto. Ma non ci riusciva, si sentiva in colpa. Cosa poteva fare? "Cerca una soluzione ai problemi" significava forse che doveva evitare di scusarsi concentrandosi sulla ricerca dei rimedi?
Che rimedio poteva trovare per aiutare quel ragazzo?

L'albino scosse il capo, un po' imbarazzato, tentando di sorriderle in modo naturale ma continuava a fallire miseramente.
- Beh... sì ma... io non ti do alcuna colpa, Sawada-san è stata così gentile con me... nessuno lo era mai stato e io... beh, ti ringrazio. -
La ragazzina arrossì. La stava ringraziando nonostante tutto ciò che era successo?
In quel momento sembrò iniziare a capire e gli sorrise dolcemente.
Dopo qualche secondo, però il suo sguardo divenne più serio.

- Io... spero che Jun realizzi il suo sogno... mi dispiace ma sarebbe meglio che dopo quello che è successo tu stia alla larga da me. -
L'unico rimedio possibile per Jun era quello di tenerlo alla larga dai problemi che il suo status poteva causargli.
L'albino scostò il suo sguardo dalla bruna e osservò l'aula quasi piena, i compagni di classe parlavano tra di loro e stavano prendendo posto.
Soltanto dopo pochi istanti tornò ad osservarla con uno sguardo più deciso.
- No, non voglio. - disse - Sawada-san... è la mia prima amica. Non voglio perdere un'amica a causa di qualche idiota. -
- ...No, ecco... vedi... se tu resti mio amico... ti succederanno brutte cose... - non sapeva come spiegare la sua situazione.
- Fa nulla, tra amici ci si deve aiutare, no? Se ti abbandonassi adesso che amico sarei? -

Strabuzzò gli occhi: il timido e impacciato Jun aveva davvero detto una cosa simile con tanta sicurezza? Stava forse cambiando oppure quello era il vero Jun?
Una strana idea le balenò nella testolina ma tentò di scacciarla. Doveva trovare un rimedio, non peggiorare le cose.

- Non ho intenzione di tirarmi indietro... anche se sono così debole e inutile... voglio fare del mio meglio per le persone che mi hanno saputo apprezzare. -
- … Jun... io sono costantemente presa di mira da persone pericolose... anche assassini... - decise di rivelare, tentando di spaventare il ragazzo per tenerlo alla larga da lei.
Il giovane sembrò confuso e la osservò pensieroso, restando a bocca aperta.
- Sei... figlia di qualcuno di importante? Qualche imprenditore...? Qualche politico? - la ragazza annuì.
- Qualcosa di simile, sì. Quindi, fammi un favore. Stammi lontano. -
Jun non sembrava voler demordere.
- Chi se ne importa di chi sei figlia. Sawada-san è importante per me, dopo che hai rischiato grosso anche tu per salvarmi... no. - spiegò - Non ti abbandono. Non è importante chi siano i tuoi genitori, a me importa solo avere un'amica preziosa come Sawada-san. -
- Lo dici solo perchè non hai mai avuto degli amici! Puoi averne tanti se vuoi, non importa che sia io... -
- Nessun amico verrebbe a farsi picchiare da cinque ragazzi per salvarmi! - esclamò, arrabbiato - ...forse qualcuno sì, ma dev'essere un amico che ci tiene davvero. E un amico così io lo stimo e lo apprezzo perchè io avrei troppa paura per comportarmi così! -
- Jun... ti prego di ascoltarmi. Non voglio che tu corra il rischio di-
- No, Sawada-san, ascoltami tu. Qualsiasi rischio lo voglio correre. - l'espressione dell'albino era così seria che spaventò persino Nozomi.
- ... Sai che io sono praticamente immischiata nella mafia? - disse lei, osservando l'espressione perplessa del ragazzo - mio padre è tipo il boss dell'organizzazione mafiosa più importante del mondo. - spiegò, senza batter ciglio.

L'albino trattenne una risata, portandosi la mano davanti alla bocca.

- Sawada-san, sei sempre così assurda! -
La ragazzina scosse il capo, con un'espressione così seria che subito preoccupò anche il giovane.
Le parti si erano invertite.
- … non stai scherzando? -
- No, non scherzo. -
- Beh... però Sawada-san è una bella persona... io non voglio che qualcuno se la prenda con te, che tu sia o meno una mafiosa... - spiegò lui.
- … Allora vuoi entrare nella mia famiglia? -
Sia l'albino che la brunetta rimasero sconcertati: Jun non si aspettava una richiesta simile e restò a bocca aperta, pensieroso, mentre Nozomi non capì come mai quella domanda le fosse uscita in modo spontaneo, senza che l'avesse nemmeno pensata.

"Che diavolo ho fatto?! Dovevo cercare un rimedio per allontanarlo e non metterlo nei casini!!"

- ...se posso essere d'aiuto... -

Quando Nozomi si sedette, pochi istanti dopo, sentì solo che il professore parlava dell'arrivo di un nuovo alunno ma non ascoltò né le sue affermazioni né la lezione in sé per sé: restò mentalmente a chiedersi per quale motivo aveva fatto al ragazzo una richiesta del genere, come se qualcosa dentro di lei le avesse detto che doveva farlo.


E non fu l'unica stupita, assieme a Jun, quando entrarono in casa Sawada.
Arina, Luca e Shinji si guardarono perplessi mentre Kaito saltellava attorno al nuovo arrivato e Haname fissava preoccupata Arashi che borbottava frasi volgari e impronunciabili con istinto omicida.
- ... Ti ha dato di volta il cervello?? Ma ti rendi conto del pericolo a cui lo stai esponendo? - affermò Arina, incredula.
- ... Scusami, lui insisteva e non sapevo cosa fare... la richiesta mi è scappata senza che potessi frenarla... - rispose lei, osservando sottecchi il nuovo arrivato, imbarazzato.
- Sawada-san mi ha avvisato su... insomma, quello che lei è... - balbettò lui, agitato - Però... a me non interessa. Sawada-san è stata gentile con me, anzi, si è quasi fatta ammazzare per me, non ho alcuna intenzione di voltarle le spalle! -

Arina portò le mani sul viso, sospirando. Sembrava ormai rassegnata, nonostante guardasse ancora torva la sua allieva, mortificata.
- D'accordo. Vedrò cosa posso fare per aiutarlo, magari può darci una mano con qualcosa. -

Il problema era che Nozomi non aveva idea di come potesse aiutarli, e non perchè non sapesse far nulla, anzi, la bruna era sicura che con un po' di volontà avrebbe trovato la sua strada. Piuttosto stavano parlando di un ragazzo qualunque che aveva avuto la sfortuna di essere picchiato per una scemenza e stando con loro avrebbe rischiato il doppio.
Aveva combinato un pasticcio e non sapeva se ci fosse o meno un modo per “buttarlo fuori”.
Cosa poteva fare, adesso? Dirgli che si era sbagliata e che era meglio se fosse tornato a casa?
Il ragazzo sembrava anche incuriosito e stranamente più felice di trovarsi in quel gruppo, dopotutto era sempre stato solo perciò poteva capire il suo entusiasmo.
Ma trascinarlo in una famiglia mafiosa era la cosa peggiore che Nozomi avesse potuto fare.
Potendo, si sarebbe presa a schiaffi.

"Cerchiamo di dare un senso a questa cosa."

L'albino restò con Arina, aveva espresso il desiderio di saperne di più su Nozomi e sui suoi genitori e Arina aveva deciso di raccontargli un po' la storia dei Vongola.
Il resto del gruppo, invece, si diresse al centro commerciale per fare razzia di videogiochi da usare quella sera, dato che era Martedì ed era quindi il loro sacro giorno dei giochi.

- Figuriamoci se quello là possa essere utile alla famiglia. Ma che cazzate! - esclamò Arashi, adirata. L'antipatia che provava per quel ragazzino era alquanto percettibile.
- Beh... magari ha qualche dote nascosta... - Haname tentò di placare l'ira dell'amica ma ottenne solo un'occhiataccia.
- Ma dai, bisogna dare una possibilità a tutti! - Kaito si guardava intorno con curiosità e a stento stava ascoltando il discorso.
- Per me è indifferente, se alla Juuichidaime sta bene non vedo il problema. - disse Luca, tranquillo.
- Lo stesso per me... ma abbiamo deciso cosa comprare? - chiese Shinji che, per la prima volta, non stava osservando i suoi tarocchi ma dei foglietti con alcuni buoni titoli da acquistare - Il budget che abbiamo per questo mese è bassino... -
La Vongola, che si era nuovamente persa nei meandri dei suoi pensieri negativi, annuì all'affermazione della nebbia e fissò i presenti con aria severa.
- Ecco, Shinji ha capito tutto. - disse - Per ora lasciamo perdere la questione Jun e pensiamo a cosa comprare. -
Stava cercando di scrollarsi le colpe di dosso o voleva semplicemente rimandare il problema? Non lo sapeva nemmeno lei.
Aveva commesso un errore, agendo d'istinto e ascoltando qualcosa che dentro di lei che l'aveva trascinata. Ma aveva comunque sbagliato, non c'erano scappatoie.
Prese in considerazione l'idea di chiedere a Jun se volesse lasciar perdere, ma come avrebbe potuto fare dato che Arina stava rivelando al ragazzo, proprio in quel momento, tutta la storia della loro famiglia?

I suoi pensieri vennero interrotti a causa dell'impatto contro una persona. Era così immersa nelle sue riflessioni che non stava quasi ponendo attenzione a ciò che le capitava attorno, era andata a sbattere contro qualcuno e per per poco non cadeva a terra a causa dell'urto.
Si portò una mano sul viso, dolorante, scusandosi immediatamente per l'incidente.
Quando alzò il capo, però, si accorse che la persona in questione era un giovane occhialuto dai capelli neri.
Ed era uno dei suoi guardiani.

- Toh, una Conchiglia che non presta attenzione a dove va. - Cloud si aggiustò le lenti, osservando la ragazzina con sguardo divertito.
I cinque guardiani guardarono la nuvola con interesse: Arashi voleva picchiarlo per ovvie ragioni e per vendicarsi del torto subito, ma Haname la prese per le spalle e riuscì a trattenerla senza sforzo; Kaito lo salutò con enfasi agitando la mano; Luca lo fissò dall'alto in basso poiché era la prima volta che lo vedeva, mentre Shinji restò totalmente indifferente alla scena e, come al solito, si limitò ad ascoltare.

- … Cloud, che diavolo ci fai qui? - chiese perplessa Nozomi. La ragazzina era un po' nervosa ma non aveva problemi a parlare con lui.
- Oh, cos'è questo linguaggio così volgare? Non eri una principessa o qualcosa di simile? - ridacchiò. Doveva proprio divertirsi nel prenderli in giro, ma dopotutto si trattava di Cloud Velvet, il guardiano della nuvola.
La ragazzina voleva rispondergli per le rime, ma si bloccò. Qualcosa le impediva di precisare che lei non fosse una ragazza, forse Noun ormai stanco che osservava la parte femminile con perplessità, domandandosi quando avrebbe avuto il coraggio di uscire allo scoperto.

- Mai stata una principessa, io. Al massimo faccio il cavaliere nel tempo libero. - alzò il pugno quasi d'istinto e lo osservò con uno sguardo serio, ma il ragazzo storse la bocca.
- Dovresti finirla di fare il ragazzaccio, non ci sai proprio fare. - affermò, con un tono annoiato - E poi ti manca l'attributo fondamentale. -
La Vongola ebbe un'immensa voglia di pestarlo ma si trattenne: era un suo guardiano, dopotutto.
- Scusami se sono una femmina. - si limitò a dire.

Non lo stava realmente ammettendo, e dentro di lei Noun si grattava il capo con rassegnazione.

- Non è un problema che tu sia una femmina, è un problema se tu fai finta di non esserlo per paura degli altri. - spiegò ancora, incrociando le braccia. - Non ci riesci, è inutile. Si vede lontano un miglio che fingi in maniera pietosa. -
Stranamente la nuvola aveva colto il problema e la ragazzina rimase interdetta.
Haname le aveva detto che avrebbe rischiato di sembrare falsa, ma non immaginava che fosse così evidente. Che senso aveva continuare a fingere, allora?
La confusione iniziò a infastidirla non poco, non riuscendo ad esprimere parole sensate e rimanendo in silenzio difronte al più schietto e inquietante della sua famiglia. Avrebbe voluto fuggire a nascondersi in un armadio, come aveva sempre fatto in momenti così imbarazzanti per lei, ma non poteva rischiare di deludere i suoi amici e non poteva essere egoista.

"Sorridi, sorridi. Il resto non conta, l'importante è che gli altri siano felici."

La nuvola lanciò una veloce occhiata al gruppetto e si soffermò sul fulmine, il nuovo giunto.
- Vedo che hai completato il tuo harem. E adesso che fai? Una botta a tutti? -
Arashi si stava trascinando furiosa verso il poco divertente ragazzo e anche Kaito dovette gettarsi su di lei, aiutando la povera Haname nel tenerla ferma prima che gli fosse saltata addosso per prenderlo a morsi.

Durante la gioiosa conversazione, tuttavia, una forte esplosione fece sussultare i sette: un denso e nero fumo si alzò dal lato destro dell'edificio e il tutto tremò, tra vetri infranti e scaffali che si sfracellavano al suolo.
La tempesta, la pioggia e il sole cascarono a terra, il fulmine si parò sul boss, proteggendola da eventuali frammenti e scaglie, mentre la nebbia e la nuvola si guardarono attorno con concentrazione, cercando di mettere a fuoco la situazione.
Nozomi e Luca si alzarono, seguiti dal trio che si girò furtivo alla ricerca di indizi.
Ognuno si diede da solo un obiettivo: Haname e Kaito aiutarono la gente spaventata a fuggire; Shinji percorse il corridoio di negozi per controllare se ci fosse qualcosa di sospetto; Cloud, dopo aver osservato la totale disorganizzazione e non sincronizzazione del gruppo sospirò rassegnato e quasi irritato, per poi cercare anche lui di individuare le persone sospette che gli avevano rovinato la serata; Arashi seguì Luca e Nozomi mentre cercavano indizi tra i negozi lì attorno.
- Presto, presto! Devono essere qui intorno! - urlò Arashi, abbastanza spaesata.

Nozomi uscì da uno dei negozi e notò Cloud che stava fissando un uomo alquanto basso alla sua destra, il quale indossava gli occhiali da sole.
- Gli Anemone! Sono qui! - sentì un brivido percorrerle il corpo e ricordò il cadavere dell'uomo investito.
La tempesta estrasse le pistole e iniziò a sparare verso l'uomo che stava scappando, i proiettili delle gemelle erano infusi con la fiamma della tempesta e disintegravano qualsiasi cosa toccassero, ma non erano abbastanza veloci e non centrarono in tempo l'obiettivo.
Luca, seppur riluttante, utilizzò le sue catene per tentare di bloccare l'uomo che, con lo stupore di tutti, utilizzò la fiamma della pioggia per rallentarne il lancio e saltò abilmente. Si aggrappò ad una insegna verticale, raggiungendo un finestrone che però non riuscì a varcare, poiché alcuni CD lanciati da Cloud lo centrarono in pieno e lo fecero precipitare.
La Vongola, per evitare che l'uomo si sfracellasse al suolo come aveva fatto lei il giorno prima, prese dalla sua cartella la valigetta nera che conteneva la Sky Rod: afferrò la base e la tirò, causando l'estrazione e il conseguente assemblaggio automatico di tutti gli altri pezzi che, uno dopo l'altro, si unirono a scatto.
Salì in groppa alla staffa nell'istante in cui era riuscita ad andare in Hyper Mode, la sua asta venne avvolta dalle fiamme del cielo e si librò in aria.
Partì come un razzo verso di lui, con le fiamme che facevano da propulsori, afferrando l'uomo per evitare che precipitasse e portandolo a terra prima che cascasse anche lei per il troppo peso, visto che non era ancora in grado di volare stabilmente.

Il mafioso si trovò sul pavimento della galleria, tremante e spaventato alla vista dei quattro ragazzi. Alcuni agenti della polizia arrivarono di corsa e due coniugi, proprietari del bar del centro, li indirizzarono verso l'uomo con il completo nero.
Nozomi si guardò intorno: se fossero scappati adesso, la polizia avrebbe sospettato di loro e li avrebbero potuti considerare come dei complici.
Se fossero rimasti lì, cosa potevano spiegare riguardo le loro abilità?

Nella confusione generale, Shinji intervenne rapidamente alzando attorno a loro un'intensa nebbia biancastra.
- Che è sta roba?! - Luca si spaventò, guardandosi attorno: i loro corpi sembravano fluorescenti, emanavano un'intensa luce bluastra, tuttavia non sembrava fastidiosa alla vista.
- Tranquilli, sono illusioni. - disse lui, concentrandosi.
- E cosa succede? Non ci riescono a vedere? - chiese Arashi, perplessa.
- Vedranno un intenso fumo e delle figure scure, nulla di più. - spiegò.

Le tre guardie arrivarono di corsa, afferrarono l'uomo con gli occhiali da sole, che stava tentando di dimenarsi ma gli agenti lo ammanettarono rapidamente. Uno di loro parlava ad una ricetrasmittente e la Vongola udì anche frammentarie discussioni con alcuni artificieri.
Il secondo agente osservò verso di loro e strabuzzò gli occhi, come se cercasse di metterli a fuoco.
- Chi siete voi? - chiese, perplesso. Agitò la mano, come se volesse scacciar via la nebbia, probabilmente l'aveva scambiata per fumo.
Anche Haname e Kaito si erano riuniti al gruppo e si stavano osservando avvolti nella luce 'nebbiosa', Kaito era divertito poichè gli esterni non riuscivano a capire bene cosa fossero e potevano distinguere vagamente le fattezze di sette ragazzi, senza riuscire però a vederli chiaramente.
Nozomi si guardò attorno, scrutando i suoi amici mentre, dall'altro capo della cortina di fumo, i due coniugi si univano alla polizia.

- Questi ragazzi hanno aiutato la gente a fuggire e hanno inseguito quest'uomo! - disse la donna, che cercava di sistemarsi gli occhiali per vederli meglio. - Sono brave persone! -
- Certo, ma vorrei una loro dichiarazione. - disse l'agente, alzandosi - Vi prego di farvi avanti, non riusciamo a vedervi bene. -
- … Scusate ma non possiamo, non vogliamo essere riconosciuti. - la voce della ragazzina risuonò nella nebbia e la guardia la fissò perplesso. - Noi... proteggiamo... Namimori sin... da... tempi antichi... sì... - disse le prime parole che le erano venute in mente, senza rendersi conto delle sciocchezze che aveva affermato. Di tutta risposta gli altri guardiani si voltarono ad osservarla confusi e perplessi.
- … Che cazzo sta dicendo? - Arashi le si era avvicinata, incredula.
- Sta inventando di nuovo qualcosa di assurdo? - Kaito ridacchiò, non se ne importava poi molto.
- Ascoltiamola, shhh! - Haname prese l'amica per un braccio, trascinandola verso di lei e allontanandola dalla Vongola.
- Ma, Hana! - la rossa voleva obiettare ma la pioggia la costrinse a tacere. Era da un bel po' che tentava di tenerla a bada e la tempesta iniziò a seccarsi di quella situazione.

- Oh santo cielo, sono degli eroi come quelli degli anime! - esclamò la donna, scioccata - Hanno anche degli strani poteri! -
- Strani poteri? Ma che cosa... - la guardia osservò la donna con perplessità, non sembrava volerle credere.
- Noi... siamo... noi, ecco. Siamo proprio noi. - disse, nervosa. Stava cercando qualcosa di intelligente da dire ma così, su due piedi, non aveva molte idee. - Se avete bisogno di aiuto, noi ci sare- … tenteremo di esserci. Sì. -
- Ma cosa stai dicendo? Ti rendi conto delle sciocchezze che dici? - L'agente scosse il capo, contrariato - Non siete eroi né avete dei poteri, e non siamo nemmeno sicuri della vostra sincerità. -
- Allora chiedete alle persone che abbiamo aiutato e valutate da soli. - la Vongola sorrise, conscia che comunque nessuno avrebbe potuto notare la sua espressione. Sembrava quasi che stesse raccontando una storia assurda che stava prendendo vita davanti a loro: si sentiva emozionata quanto nervosa e voleva continuare quella farsa fino in fondo.
Chissà che non sarebbero potuti realmente diventare dei vigilanti come la Prima Famiglia.

- Possiamo almeno sapere chi siete? - chiese lui, arrendendosi alla stramba situazione.
- Certo... noi siamo... -.
La domanda del secolo. Chi diavolo erano loro?
Lasciò passare qualche secondo, riflettendo tra sé e sé, cercando di arrivare alla risposta attraverso i mille aspetti della loro vita: loro erano una famiglia mafiosa, l'undicesima famiglia dei Vongola, rappresentavano gli elementi del firmamento, amavano divertirsi a giocare, amavano stare insieme e ascoltare la musica. Il loro scopo era quello di combattere per essere sé stessi, per arrivare al loro obiettivo e realizzare i loro sogni.
I sogni, giusto.
Senza pensarci troppo aveva trovato la chiave di congiunzione.
Il resto venne da sé.
- Noi siamo i Knight of Dreams. -

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Capitolo 19
*** Target 18 - Eh?! Knight of Dreams in azione! ***


Target 18 - Eh?! Knight of Dreams in azione!

cover

L'albino si stiracchiò, assonnato, appoggiando il capo sul banco.
I suoi pensieri erano confusi e non riusciva a rendersi conto se si trovasse o meno nel posto giusto.

Nemmeno il tempo di essersi ristabilito, dopo che era stato preso a pugni da cinque energumeni fuori di testa che la sua compagna di classe, Sawada Nozomi, gli aveva rivelato qualcosa di assurdo riguardo la sua vita e lo aveva trascinato nel bel mezzo dei suoi problemi.
All'inizio era sicuro che stesse scherzando ma si è dovuto ricredere e ha accettato la realtà a capo chino, non volendo comunque indietreggiare. Aveva molta paura ma non voleva scappare di fronte all'unica persona che si era non solo dimostrata amica ma gli aveva anche offerto di far parte della sua famiglia.
Per quale assurdo motivo gliel'aveva proposto? Lui era così stupido ed inutile sin da quando era piccolo.
"Un perdente", così lo chiamavano i compagni della scuola elementare. Restava sempre in disparte, troppo timido per far amicizia con qualcuno.
Come ogni giorno tornava a rintanarsi a casa, nella sua cameretta, a leggere manga o a navigare sul web. A volte aiutava i genitori passando l'aspirapolvere oppure si dilettava nel cucinare la cena. Era bravo ai fornelli e si poteva almeno vantare di saper preparare deliziosi manicaretti.
Eppure non aveva nessun altro aspetto interessante, né aveva chissà quali fantastiche doti.
Non voleva deluderla e inoltre, quando si era trovato la sera prima a casa della ragazza, aveva assaporato un'atmosfera calda e accogliente che non aveva mai percepito prima d'ora.

Arina-san era una ragazza dolce e disponibile nonostante sembrasse severa e abbastanza rigorosa. Gli aveva raccontato diverse cose riguardo i Vongola e i loro poteri, ma poco ne aveva capito e poco, per ora, ne voleva sapere.
A complicare la già assurda serata fu il ritorno del gruppetto dal centro commerciale: raccontarono di essere stati attaccati da una certa famiglia Anemone e Sawada-san aveva presentato il suo gruppo come “Knight of Dreams”, quasi come se fossero dei super eroi.
Probabilmente l'intenzione della ragazza era proprio quella di usare un nome fittizio per farsi conoscere mentre continuavano nella loro 'missione' di protezione della città.
Ma da chi avrebbero dovuto proteggere Namimori?
Per quale motivo, poi? Esisteva la polizia per questo lavoro, non vivevano certo nel medioevo.

E quanta voglia aveva lui di immischiarsi in queste faccende?
Non lo dava a vedere però, nonostante la perplessità iniziale, era abbastanza euforico. Finalmente, nella sua vita gli si prospettava qualcosa di diverso e fuori dal comune.
Stava finalmente vivendo, poteva essere fiero di far parte di qualcosa più grande di lui.
Sorrise come quasi mai aveva fatto.

Alzò il capo e si voltò, osservando il nuovo compagno di classe seduto in un banco dell'ultima fila.
Il giovane aveva azzurri capelli corti che portava legati in una piccola coda sul capo, e gli occhi luccicavano di un curioso color oro.
Da quando era entrato nell'aula non aveva mai sorriso, la sua espressione era fredda e distaccata come se si sentisse in dovere di porre un muro tra lui e il resto della classe.
Nessuno aveva osato avvicinarsi. Non ancora, almeno.
Le ragazze sembravano trovarlo abbastanza attraente, le sentiva bisbigliare tra di loro con entusiasmo mentre gli lanciavano occhiate sognanti.
Il ragazzo, invece, continuava a guardare dinanzi a sé e ogni tanto si voltava intorno con fare annoiato.
Eppure erano passati alcuni minuti e, stranamente, aveva notato che il ragazzo poneva continuamente la sua attenzione su Sawada-san, che fissava con un'espressione altezzosa.

La ragazzina, invece, non sembrava dargli molto peso, sembrava immersa nei suoi pensieri e continuava a osservare un punto indefinito dell'aula con la stessa espressione perplessa.
Chissà se si fosse resa conto di essere osservata.
Gli occhi color ambra si mossero, incrociando i suoi. Si stupì, colto alla sprovvista, notando che la brunetta gli aveva abbozzato un sorriso.
Sembrava quasi come se avesse capito le preoccupazioni del ragazzo e stava cercando di rassicurarlo.
La campanella suonò insistentemente e in classe si alzò un mormorio eccitato. Miku e Hikari, che fino a poco prima si stavano consultando con entusiasmo, si erano avvicinate al giovane dai capelli azzurrini con fare timido ma interessato.
Nonostante la distanza, Jun riuscì a sentire perfettamente la loro conversazione.

- Bliz-san, possiamo chiamarti così? - chiese la giovane dai capelli scuri, tirando con insistenza e nervosismo il fiocco che adornava i suoi capelli.
- Che lavoro fanno i tuoi genitori? Ti sei trasferito a causa loro, giusto? - Hikari si era appoggiata al banco con fare sensuale, lisciandosi i ciuffi biondi con delicatezza.
Il ragazzo osservò le due con i suoi occhi felini, i quali sembrarono causare loro molto imbarazzo ma non passarono nemmeno cinque secondi che li indirizzò altrove.
Non sembrava affatto interessato a parlare con qualcuno e lo si leggeva benissimo dalla sua espressione.
Sembrava quasi che vivesse in un mondo tutto suo, la sua arroganza gli dava alquanto fastidio.




- Ma chi diavolo è quel tipo? - la giovane Vongola sembrò spazientita - Mi sono sentita il fiato sul collo per tutto il giorno! - si guardò intorno ma, per fortuna, il nuovo arrivato era uscito dalla classe un paio di minuti prima.
Era davvero convinto che non se ne fosse accorta o non gliene importasse ma dovette ricredersi. A quanto pare la ragazzina stava solo cercando di non pensarci.
Come poteva comportarsi con tanta tranquillità nonostante avesse due occhi piantati su di lei?

L'ora di pranzo era suonata da cinque minuti e gli studenti si trovavano in giro a pranzare. Le aule erano completamente vuote tranne che per qualche sporadico alunno, che divorava il proprio bento in solitudine.
Come d'altronde aveva sempre fatto anche lui.

- Oh, lo immaginavo... Non ha mai smesso di fissarti. - l'albino portò l'attenzione al banco del nuovo arrivato e l'immagine del suo sguardo arrogante gli si piantò in testa.
- Lo so e mi da un fastidio assurdo. - affermò lei, grattandosi le braccia quasi come se avesse le pulci - Che diavolo vuole da me? -
- Ma dai, sarà che... beh... non so, magari gli interessi... - arrossì, non era sicuro delle sue parole ma non trovava una spiegazione sensata a quel comportamento inusuale.
Non era poi così strano, nonostante la ragazzina portasse una cravatta al posto del fiocco e non indossava anelli o trucco di alcun genere, non era poi così inguardabile.
- E'.. possibile che ti abbia notata... e... vuole farsi avanti... o cose così... - disse, guardando altrove.
- Jun, stai scherzando spero. Anche dopo tutto quello che ti abbiamo detto ieri... - la ragazzina sospirò.
- Ma cosa centra, stiamo parlando del nostro nuovo compagno di classe, mica di una famiglia mafiosa a caso. -
- Ehi, forse non hai capito che il nemico può essere ovunque. - la ragazza lo stava fissando con uno sguardo serio e l'albino si inquietò.
- Vuoi dire che anche lui potrebbe essere... -
- Jun, devi imparare che non puoi fidarti di nessuno, fino a prova contraria. -
Quella affermazione lo lasciò interdetto, non immaginava che il mondo in cui vivesse Sawada-san fosse talmente insidioso che bisognasse continuamente guardarsi le spalle.


I due uscirono dalla classe e si fermarono nel corridoio dove li stavano aspettando Arashi, Haname e Kaito.
La tempesta tornò a fissare male il povero Jun, che si nascose rapidamente dietro Nozomi. Temeva fin troppo quella ragazzina dai capelli rossi, era inquietante e sembrava molto pericolosa.
Nozomi sospirò, rassegnata.
- … perchè lui è qui? - chiese la tempesta, seccata.
- Come perchè... facciamo pausa pranzo assieme. - rispose la bruna, lanciando uno sguardo al ragazzo, che era rimasto in ascolto dietro di lei.
- No, ma scherzi? Perchè un “coso” simile deve pranzare con noi? - chiese lei, avvicinandosi all'amica e guardandola negli occhi come se la stesse pregando di mandarlo via.
Jun osservò le due che si stavano fissando e Sawada-san non sembrava arrabbiata, ma pareva chiederle silenziosamente di lasciar perdere. Le due sembravano molto legate e si vedeva da lontano un miglio che Arashi era gelosa di lui.
Ma il ragazzo non aveva alcuna intenzione di portargliela via, poteva stare tranquilla.
Se solo fosse riuscito a farsi prendere sul serio.


- Ma dai Shi, più siamo meglio è! - Kaito ridacchiò mettendole una mano sulla spalla.
- Non chiamarmi Shi. - disse lei, guardandolo torvo.
- Io non vedo quale sia il problema, ormai è entrato in famiglia, no? - Haname parve perplessa.
- NO. La pausa pranzo è riservata alla boss e a noi. Non ci voglio terzi incomodi. - la rossa incrociò le braccia, offesa.
Il povero Jun voleva costruirsi una fossa bella profonda e seppellirsi vivo, tanta era la vergogna e l'imbarazzo che provava. Continuò a restare dietro la ragazzina senza proferir parola, sicuro che la rossa non avrebbe potuto afferrarlo per ucciderlo.
Sapeva che doveva restare ad una distanza adeguata da lei e, nonostante Nozomi l'avesse rincuorato, continuava ad aver paura di Arashi.
Peccato, voleva davvero andare d'accordo con lei.

- Uh, sapete che in classe mia ci sono due nuovi ragazzi? - la ragazzina dai capelli corvini cambiò argomento.
- Anche da te? - chiese Nozomi, incuriosita - Da me c'è un tipo inquietante. -
- Ehi, anche da me c'è un nuovo compagno! E' assurdamente alto, c'ha i capelli al centro, e sono tipo viola! - il biondino sembrava euforico.
- Come sarebbe che ha i capelli al centro? - Arashi alzò un sopraccigliò.
- Te lo giuro, sono al centro! Ha la testa rasata e i capelli alzati al centro, come un gallo. - spiegò lui.
- Oh, è tipo un punk? - Haname parve pensierosa.
- Ma che ne so, è stranissimo. - Kaito scrollò le spalle - Tra l'altro è molto alto, nella sua presentazione ha detto che lo chiamano Fudou ma in realtà si chiama Jonathan. -
- Jonathan? E' inglese o qualcosa di simile?- chiese la bruna.
- Si ma ha i parenti giapponesi. - rispose lui.
- I gemelli in classe mia hanno nomi stranissimi, non li ricordo nemmeno... la cosa che mi ha più colpito è il loro aspetto. - spiegò Haname.
- Anche loro con i capelli al centro? - chiese la tempesta, ridacchiando.
- Ah no, quelli sono normali, ma vestono Ouji! - esclamò la pioggia.
- Eh?! Vestono come? - chiese Kaito, perplesso.
- E' la versione maschile della moda lolita! Sono carinissimi! - Haname sembrava entusiasta.
- Cioè vestono con pizzi e merletti? - la tempesta parve voler vomitare e Jun la squadrò preoccupato per la sua reazione. Poteva immaginare quanto fosse strano vedere un ragazzo vestito come una bambola.
- Uh, vorrei vederli! Saranno sicuramente interessanti... di sicuro più di Blizzard. - disse Nozomi.
Arashi rivolse l'attenzione alla ragazza, guardandola con sguardo interrogativo.
- Comunque che cosa strana, tutti questi trasferiti... cos'è, un esodo di massa? - chiese Haname.
- Mah, ad ogni modo dobbiamo andare a prendere la roba. - Kaito si stiracchiò - Ci vediamo sulla terrazza come al solito? -
- Ma certo, tra cinque minuti. - rispose Haname, ammiccando e dirigendosi verso la sua classe.
Nozomi sorrise e si voltò così rapidamente che quasi non si scontrò contro uno studente che stava passando.
- Oh, scusami! - si affrettò a dire.

Lo sguardo di Jun si posò sulla ragazzina poichè sembrava stranamente a disagio: i suoi occhi ambra erano fissi sugli intensi e penetranti occhi rossi del ragazzo. Era alto all'incirca una ventina di centimetri più di lei e aveva i capelli castani, scalati fino alle spalle.
Il ragazzo ricambiò l'occhiata della ragazzina per poi spostarsi quasi subito e proseguire senza indugio, svanendo oltre la folla di studenti.

L'albino si avvicinò titubante alla ragazza e così fece Arashi, che era accanto all'aula e aveva assistito alla scena.
I loro sguardi erano perplessi.
- Che succede? Lo conosci? - chiese l'albino, preoccupato. Non aveva mai visto Nozomi con uno sguardo così assorto.
- No ma... è strano... - disse lei, con una voce sottile che sembrava quasi un sussurro - Cioè... non l'ho mai visto prima d'ora... eppure... ho sentito qualcosa di strano... -
- Che diavolo... è un colpo di fulmine o come lo chiamano? - Arashi sembrò preoccuparsi e si pose davanti a lei, osservandola negli occhi.
- No, ma quale colpo di fulmine! - Nozomi notò l'ansia dell'amica e parve tornare in sé - E' solo che... era strano... i suoi occhi... -
- Anche lui è rimasto fermo a fissarti... ma perchè oggi tutti ti fissano? - l'albino iniziò davvero a preoccuparsi: potevano essere degli assassini o forse dei mafiosi.
- Come sarebbe “tutti”? Chi è che si permette di fissare Nozo? - la rossa si voltò verso Jun con uno sguardo omicida.
Il poverino tremò ma per fortuna quella furia non era rivolta a lui. Sperò vivamente di riuscire a farsi accettare da lei, non voleva proprio avere una nemica simile.
- Il nuovo compagno di classe, Blizzard. - spiegò - Non ha fatto altro che fissarla per tutto il giorno con il suo sguardo altezzoso. -
- Ma come osa, ma chi diavolo è questo stronzo? - la tempesta si voltò rapidamente verso la classe dei ragazzi e spalancò la porta con violenza, cercando il novellino con lo sguardo.
- Non c'è, è uscito prima... Sarà andato anche lui a mangiare. - spiegò la bruna.
- Appena gli metto le mani addosso... - Arashi bruciò di rabbia.
Come al solito.



La campanella suonò nuovamente subito dopo le lezioni e il ragazzino si alzò rapidamente, afferrando lo zaino e uscendo dall'aula.
Doveva passare in segreteria per consegnare dei moduli e voleva farlo il più presto possibile, così che potesse tornarsene a casa a controllare se aveva ricevuto qualche e-mail dai suoi 'amici' del web.
Si bloccò all'ingresso dell'istituto, ricordandosi che avrebbe dovuto passare quel pomeriggio con Sawada-san e gli altri per studiare insieme.
Arrossì, imbarazzato.
Passare un pomeriggio di studio con degli amici reali era una cosa normale, ma per lui sarebbe stata la prima volta.

Quando varcò il cancello della scuola venne bloccato dalla bruna che l'aveva tirato per la camicia.
- Ehi, dove vai? Ti sei già dimenticato che ora sei in famiglia? - disse.
Jun ridacchiò nervosamente, un po' per l'imbarazzo e un po' per la solita reazione scocciata della tempesta.

Sarebbe stato il suo primo pomeriggio di studio con gli amici, qualcosa che non aveva mai fatto prima d'ora.
Ma, ovviamente, non poteva di certo filare tutto liscio.

Si ritrovò scaraventato a terra da Arashi e, nella confusione, si rintanò spaventato dietro un bidone.
Ciò che percepiva, in quel momento, era solo un caotico susseguirsi di spari, frasi incomprensibili e il suo mal di testa che cresceva sempre di più.
Si affacciò oltre il bidone e riuscì a trovare qualcosa di estraneo alla scena: un uomo alto e vestito di nero che indossava degli occhiali da sole, stava sparando incessantemente verso i ragazzi, mirando rapidamente da una parte all'altra.
Arashi e Kaito si erano spostatati rapidamente verso gli alberi alla sua destra e l'albino li seguì con lo sguardo notando che, tra il fogliame, vi era nascosto un altro uomo.
Proprio in quel momento, dal viale accanto a Jun, svoltarono l'angolo una donna che teneva per mano una bambina. Notando la confusione e gli spari, la donna urlò spaventata e si chinò ad abbracciare la bambina, che era scoppiata a piangere.
Un terzo uomo si palesò, fiondandosi sulle due e afferrando la bambina. A nulla servirono le urla spaventate del povero albino che, ancora nascosto dietro il bidone, non aveva idea di come poterle aiutare.
- Oh, cazzo, Hana! - la voce di Nozomi costrinse l'albino a voltarsi verso di lei: aveva in mano un'asta gialla con una forma circolare sulla cima, sembrava composto da ingranaggi.
La Vongola stava, a quanto pare, combattendo contro il primo uomo e Haname, che era vicina a Nozomi, estrasse dallo zaino due oggetti affilati che sembravano guanti con strane lame incorporate.
Ne aveva sentito parlare, quelle strane armi si chiamavano "katar" e la pioggia era molto abile nell'utilizzarli.
Si avventò sull'uomo che Nozomi stava cercando di bloccare e quest'ultima, che era la più veloce tra tutti, portò l'asta tra le gambe e vi saltò in groppa nell'istante in cui la fiamma arancione bruciò sulla sua fronte, arretrando rapidamente e raggiungendo gli ostaggi con uno scatto fulmineo che alzò una folata di vento per via della velocità.
Approfittando della confusione dell'uomo, la bruna gli strappò la piccola dalle mani e la portò a Jun, venendo infine raggiunto anche dalla donna.
L'uomo tornò rapidamente in sé e aveva già tentato di colpire la giovane Vongola con diversi colpi ma quest'ultima aveva schivato i colpi con rapidità, quasi non cascando dall'asta a causa delle manovre troppo brusche.
La bruna si catapultò sull'uomo e lo colpì violentemente allo stomaco con la base dell'asta. Bestemmiò, indietreggiando e voltandosi verso la strada percorsa precedentemente dalla donna.
L'uomo che stava intrattenendo Haname, notando il compagno che si era dato alla fuga, gettò la pistola e iniziò a correre verso il lato sud del parco.
L'ultimo uomo, che era già stato catturato da Kaito, approfittò della distrazione del sole e della tempesta per sfuggire loro e per infilarsi tra i cespugli del boschetto adiacente.

- Porca puttana! - urlò Arashi, iniziando a correre verso il fuggitivo che si erano lasciati scappare da sotto al naso.
- Ferma! - le urlò Nozomi, scendendo dall'asta e raggiungendo Jun che, assieme alla donna, teneva ancora stretta la bambina.
- Non li fermiamo? - chiese la tempesta, ansimando.
- … potremmo portarli alla polizia, ma dovremmo spiegare troppe cose. - spiegò.
- Meglio lasciar così. - Haname si sfilò i katar e li gettò nello zaino, passandosi una mano tra i capelli corvini e riprendendosi dall'inaspettata fatica.
- Maledetti, prendersela così con una bambina! - Kaito era davvero furioso, si avvicinò alle donne e si chinò ad osservare la bambina, ancora spaventata. - Ehi, piccola! Tranquilla, gli alpaca ti proteggeranno! - un'espressione buffissima sembrò uscirgli dal cuore, il sorriso di Kaito era davvero raggiante e la piccola lo osservò con curiosità. Sua madre la prese in braccio, stringendo la piccola spaventata e in lacrime.
- Per fortuna state bene! - Nozomi sorrise alle due - Tornate subito a casa, quei tizi potrebbero ritornare. -
- Grazie, grazie... - la donna era ancora sotto shock e non riuscì a dire altro.
La bambina guardò la ragazzina con sguardo sognante.
- Chi sei tu? - chiese, con una voce acuta e dolce. Poteva avere all'incirca sei anni.
La bruna sorrise, arruffando con la mano i capelli della bambina.
- Io sono una dei sette Knight of Dreams che proteggono Namimori. - spiegò, come se stesse imitando l'eroina di un anime.
La donna chinò il capo in segno di gratitudine e scivolò via verso la strada principale, tenendo la bambina stretta tra le braccia.

Mentre i ragazzi si ricomponevano, Jun scostò lo sguardo verso ovest. C'era qualcosa che lo rendeva nervoso, infatti notò un'ombra immobile oltre il vicolo che conduceva al parco.
Alzò il capo e cercò il proprietario di quell'ombra, notando che, accanto al muro, si trovava il giovane dai capelli castani con cui Nozomi si era scontrata quella mattina.
Il giovane, che aveva un'espressione seria, si voltò e sparì oltre il vicolo.

Quando il gruppetto rincasò, poco dopo, venne quasi assalito da Luca che era in preda ad una grande euforia.
- Sono pronti, sono pronti! - disse, raggiante.
I ragazzi lo fissarono con un'espressione perplessa.
- Oddio... cosa sono pronti? - chiese Nozomi, confusa.
- I braccialetti per noi guardiani! - esclamò il biondo - E' passato Masato che ci ha detto di andare a prenderli da lui! - spiegò.
Arashi fece una smorfia, l'albino sapeva delle divergenze tra i due e probabilmente la ragazza non l'aveva ancora perdonato per averle rubato il progetto.
- Sul serio?! Voglio vederli! Andiamo subito! - Kaito iniziò a saltellare come un alpaca impazzito.
La gemella di Luca si affacciò dalla cucina con un sorriso smagliante.
- E' vero, finalmente sono ultimati! - esclamò - I Vongola W.S. -

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Capitolo 20
*** Target 19 - Eh?! La vera identità dei nuovi arrivati! ***


Target 19 - Eh?! La vera identità dei nuovi arrivati!

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Il quartetto di studenti della Namimori School, compreso il nuovo membro della famiglia Jun, era come al solito diretto verso l'istituto.
Kaito e Haname stavano ammirando i loro braccialetti con sguardo sognante per studiarne ogni piccola particolarità: sembravano degli orologi da polso digitali con il cinturino nero e un display particolare, dal colore diverso per ogni guardiano. Quando erano in modalità standby, il display mostrava il simbolo del proprio elemento. Se venivano attivate altre funzioni, invece, sul display passavano rapide informazioni selezionabili tramite dei bottoncini laterali.

- Cioè, dai. Guarda che figo, se premo questo bottoncino qui, di lato... - Kaito cliccò un pulsante al lato del dispositivo e, ad un tratto il braccialetto di Arashi iniziò a suonare come un cellulare, scatenando la sua ira.
- La pianti? E' da ieri che stiamo facendo questa cavolata! - la rossa premette un altro pulsante per interrompere quella fastidiosa musichetta.
- Però è un'ottima funzione! - incalzò il biondo - Pigi questo bottone e scegli l'elemento con la freccetta, sembra tipo un cellulare da polso... -
- Ma infatti è utile se abbiamo bisogno degli altri... - affermò Haname - Solo che non è selezionabile la nuvola e non capisco perchè... -
- Mi sembra ovvio. - Nozomi ridacchiò - Non credo sia saggio che disturbiate quell'asociale... al massimo dovrei poterlo fare io con il Locket modificato... -
Jun scrutò i ragazzi e ascoltò la discussione con curiosità, osservando i braccialetti con ammirazione.


- … Te è inutile che li guardi, questi sono per i guardiani dell'undicesima famiglia. - l'espressione severa di Arashi costrinse il giovane albino a distogliere lo sguardo, arrossendo.
- Però non ho ancora capito perchè si chiamano Vongola W.S. - Kaito si grattò il capo, perplesso.
- Wrist System, è Masato-san che li ha chiamati in questo modo? - chiese la pioggia, curiosa.
- Tsk, io volevo chiamarli Vongola Super-Detectors. - la tempesta incrociò le braccia.
- … Arashi... è meglio W.S. a questo punto... - il cielo ridacchiò e Arashi scrollò le spalle, sospirando.
- … Già, hai ragione. - disse.
- Ma poi Detectors di che? - chiese il sole.
- Suppongo sia un nome sparato a caso. - gli rispose Haname.

La rossa si grattò il capo, si voltò per controllare che quel perdente di Jun non fosse troppo vicino alla boss e il ragazzo, notando lo sguardo della tempesta, si spostò più a sinistra, tenendosi ad una distanza di sicurezza da lei.
Arashi proprio non capiva perchè l'amica lo aveva trascinato in famiglia. Che cosa le passava per la testa? Aveva deciso che le avrebbe chiesto delucidazioni in merito.
Ultimamente, comunque, qualcosa rendeva la rossa davvero felice: il cambiamento di Nozomi.
Quel giorno aveva indossato un braccialetto semplice, che avevano comprato sulle bancarelle la scorsa estate. Era strano, ma sembrava molto più femminile del solito.
Non che odiasse il suo comportarsi da maschiaccio, dopotutto alla tempesta andava bene qualsiasi cosa volesse essere purchè fosse pienamente felice della sua scelta.
Il problema risiedeva nel fatto che Nozomi non desiderava esserlo, ma lo faceva solo per gli altri.
Ormai mancava poco affinchè il cielo sarebbe riuscito ad essere pienamente sé stesso, giusto il tempo di abbattere quel muro che si era costruito per evitare i giudizi della gente.

Quel muro che, pian piano, sia lei che i suoi amici stavano abbattendo.

Avevano appena superato la cancellata della Namimori School quando la rossa incrociò lo sguardo di un giovane dai capelli azzurri, che si fece largo tra la folla.
Il ragazzo sembrò notare il quintetto e lanciò un'occhiataccia a Nozomi, prima di sparire oltre l'ingresso dell'istituto.

Arashi si fermò, perplessa, osservando il punto dove era sparito.
- … Chi diavolo era quello? - chiese, alzando un sopracciglio.
- Bliz... è il nostro nuovo compagno di classe. - Nozomi si avvicinò alla rossa, preoccupata.
- E' quello di cui parlavamo ieri, quello che guarda male Sawada-san. - spiegò Jun.
Gettò a terra lo zaino e si allentò la cravatta.
- Lo pesto. Non provate a fermarmi perchè lo pesto. -
La tempesta era già visibilmente infuriata e sfuggì alla presa di Nozomi e di Haname, avanzando rapidamente verso la classe del suo boss e spalancando la porta con violenza.
Lo cercò con gli occhi e lo vide mentre si sedeva in modo rozzo tra le ultime file di banchi. Aveva uno sguardo abbastanza annoiato e sbadigliò, aggiustandosi la chioma azzurrina.

Gli si avvicinò di lato e batté violentemente le mani sul suo banco.

- Che problemi hai con Nozomi? -
Il ragazzo, che non si era minimamente scomposto al colpo della rossa, si voltò lentamente e la fissò.
- Problemi? Nessuno, ecco. - disse, con totale indifferenza.
- Si può sapere perchè la fissi male? Cosa vuoi da lei? - quel comportamento le dava quasi più fastidio del problema stesso.
- La fisso male? Mah, a me non sembra di guardarla in modo minaccioso. E' solo la mia espressione che è così, ecco. -
- … senti, sei passato poco fa e tipo volevi ammazzarla con gli occhi. -
- … ti ripeto che sarà la mia espressione, non ho intenzione di uccidere nessuno, se ti può consolare, ecco. -

All'improvviso la rossa iniziò a tremare, non perchè il ragazzo facesse paura, ma perchè qualcosa la stava facendo vibrare con forza.
Tirò su il braccio destro e osservò sconcertata il suo W.S: sul display vi era indicato il numero XI che lampeggiava con insistenza, probabilmente significava che Nozomi la stava chiamando.
La vibrazione si fermò pochi secondi dopo, lasciando la tempesta senza parole quando Nozomi, seguita da Jun, aveva varcato rapidamente l'uscio della classe.

- Ara! Avevo paura che vi stesse azzuffando! - disse, avvicinandosi all'amica con sguardo apprensivo.
- … - la rossa non aveva ancora recuperato l'uso della parola: il suo corpo era ancora scosso a causa della forte vibrazione di poco prima.
- … tutto bene? - chiese l'albino, spaventato.

Il nuovo compagno di classe si alzò e si diresse verso l'altra entrata della classe quando Arashi, che aveva recuperato l'uso della parola, non lo fermò prima che potesse svignarsela.
- A... alla pausa pranzo giù in cortile. ...Vedi di non scappare con la coda tra le gambe. -
Il ragazzo dai capelli azzurri si voltò, osservando perplesso la rossa, prima di uscire dalla classe.

- Ma no, ed io che volevo impedirti di fare cavolate! - Nozomi sospirò, rassegnata.
- … sei tu che mi hai fatto vibrare il W.S.? -
- … oh, ha vibrato? Non ha fatto una suoneria come quando vi chiamate tra di voi? -
- No, no. Ha vibrato. Per tre secondi buoni. -
- Oh. Che cosa carina. -
- … No, non è carina per nulla. - il suo sguardo divenne più serio - C'è una qualche manopola per abbassare la vibrazione? Ci ho messo un po' per riprendermi. -
- Non ne ho idea... - si morse il labbro e aprì il suo Vongola Locket, osservando le sfere circolari colorate che rappresentavano gli elementi. - Secondo ciò che mi ha detto Arina, se premo una delle sfere... che sono a quanto pare bottoni, chiamo il guardiano corrispondente. Se premo invece la vongola al centro... vi chiamo tutti assieme. Ma non ho idea di come abbassare l'intensità della “suoneria”... -



***



Durante la noiosa lezione di fisica, mentre tutti erano intenti a capire in quale arcana lingua stesse parlando il professore, Nozomi era alquanto nervosa e si sentiva a disagio per tutt'altro. Lanciò un'occhiata a Jun, anche lui abbastanza preoccupato e sembrava stesse sudando freddo.
Per tutto il giorno non aveva fatto altro che voltarsi verso Bliz che, per fortuna, era sempre chino sul quaderno impegnato nel prendere appunti. Sembrava tranquillo, non c'era alcuna traccia di preoccupazione.

Quando la campanella suonò nuovamente era ormai l'ora di pranzo e, mentre l'ansiosa Vongola riponeva i libri nello zaino, il nuovo compagno di classe le si era avvicinato senza dare nell'occhio. La ragazzina alzò lo sguardo rapidamente e notò che non la stava nemmeno guardando.
- La tua guardiana della tempesta è davvero una problematica attaccabrighe, ecco. - disse gelido, svanendo oltre l'uscio.

“... Guardiana...? Come diavolo fa a saperlo?”

Una preoccupante idea le balenò nella testa, si alzò rapidamente e, dopo aver fatto cenno a Jun si seguirla, si gettò fuori dalla classe premendo la sfera azzurra e gialla dal suo Locket, sperando in una rapida risposta del sole e della pioggia.
- Cosa succede? Che ti ha detto? - chiese l'albino, mentre seguiva la ragazzina sfrecciando nel corridoio.
- Sa tutto, dev'essere degli Anemone! - rispose lei.
- Eh? I tizi che vogliono uccidervi?! Ma non aveva occhiali da sole! -
- Non possiamo mica basarci sul loro vestiario! Può essere una spia, Arashi è in pericolo! -
I due scansarono gli studenti perplessi e giunsero infine nel cortile. La Vongola cercò con lo sguardo la sua amica, guardandosi attorno confusa e disorientata.
Bloccò la sua attenzione sul campetto, dove notò la rossa che stava cercando di colpire Blizzard con dei pugni ma il ragazzo schivava abilmente tutti gli attacchi della tempesta.

- Arashi, aspetta! -
Si era lanciata giù dalle scale verso l'amica, ma la sua strada venne bloccata da due ragazzi uguali nell'aspetto, alti all'incirca qualche centimetro più di lei, che al posto delle divise indossavano delle camicette con pizzi e merletti. I due dovevano essere i gemelli di cui aveva parlato Haname il giorno prima.

A quel punto si chiese se tutti i trasferiti non fossero collegati tra di loro e quindi erano giunti lì per combattere contro di lei e la sua famiglia.
Ad affiancare i gemelli arrivò un altro ragazzo, che si posizionò alla loro destra: era altissimo e indossava la divisa con molta sciattezza. Aveva i capelli rasati ai lati con al centro un lungo ciuffo scuro unto di gel, con le punte fucsia.
Di sicuro era il famosissimo energumeno di cui parlava Kaito.

- Maledetti! Si può sapere cosa volete da noi? - Nozomi ormai era in preda all'agitazione: erano stati circondati dai nemici e Arashi stava combattendo da sola contro Blizzard.
La tempesta, dopo aver constatato che il giovane non era un ragazzo normale, aveva estratto le sue pistole e stava sparando all'impazzata nel tentativo di colpire il velocissimo Bliz.
Si era fermata, ad un tratto, voltandosi verso la scuola e notando che i suoi amici erano arrivati.

- Nozo! Corri da Hana e Kaito, presto! Questi non sono normali liceali! - si scansò d'istinto, qualcosa aveva sfiorato la sua spalla.
Non aveva l'iper-intuito dei Vongola ma il suo sesto senso era abbastanza funzionante. Voltò lo sguardo e notò una lunga e appuntita lastra di ghiaccio, che ormai si stava sciogliendo, conficcata nel terreno accanto a lei.
Il suo corpo tremò.

- Ma da dove diavolo... chi cazzo sei?! - gli urlò.

La Vongola, che aveva assistito alla scena ed era più che mai preoccupata, scivolò tra le gambe del ragazzo più alto e riuscì a superare i tre che le stavano bloccando la strada senza difficoltà.
La cosa strana era che nessuno dei tre si mosse per cercare di prenderla, rimanendo fermi a sbarrare la strada a Jun.

Il cielo si lanciò verso i gradini che la separavano dal campetto quando non venne bloccata da una quarta persona che le si era parata davanti.
Non ebbe tempo di alzare lo sguardo che riconobbe quella strana sensazione: si trattava del giovane dagli occhi rossi con cui si era scontrata il giorno prima.

- Tu... so che siete degli Anemone, non ve la farò passare liscia! - la Vongola era arrabbiata e tentò di andare in Hyper Mode, ma stranamente la fiamma non uscì.

Cercò di calmarsi.
Non poteva indugiare né poteva fallire, doveva allontanare Bliz da Arashi al più presto possibile per evitare che potesse succedere il peggio. Quel ragazzo aveva delle strane capacità mentre Arashi non era ancora abbastanza brava nell'usare la sua fiamma, era uno scontro impari e la tempesta avrebbe rischiato grosso se non si fosse data una mossa.

Rilassò il suo corpo e tentò di affievolire la rabbia, raggiungendo una situazione di apparente tranquillità spirituale, e la fiamma finalmente iniziò a bruciare sul suo capo.
Mirò al giovane che le sbarrava la strada, tentando di colpirlo con un pugno quando il grido di Arashi non la costrinse a fermarsi e a voltarsi: la tempesta era stata colpita di striscio da un colpo del ragazzo ma le sue gambe e i suoi fianchi erano ricoperti di ghiaccio.

L'espressione di Arashi era indescrivibile, ma anche Nozomi era esterrefatta. Cosa diavolo era successo?
Quale potere o abilità permetteva a Blizzard di poter congelare una persona?
L'idea che si trattasse di un illusionista le sfiorò per qualche istante, eppure non percepiva alcuna fiamma della nebbia.
Anzi, percepiva una fiamma ben diversa che non sembrava appartenere alle sette fiamme del firmamento. Chi diavolo era quel ragazzo e qual'era la sua abilità?
Se davvero facevano parte degli Anemone stavolta avevano fatto centro, avevano assoldato dei ragazzi con capacità fuori dal comune e sia Nozomi che i suoi guardiani erano nei guai fino al collo.
Tremò, stavolta realmente spaventata.

- Cosa sei?! COSA SEI?! - urlò la tempesta, sconvolta e adirata. Il ragazzo dai capelli azzurri incrociò le braccia, osservandola con leggero divertimento.
- Tutto qui? Sei deludente, Fukada Arashi. Mi aspettavo più emozioni da questo scontro, ecco. -

- Nozomi! - la voce di Haname risuonò dietro di lei, e la brunetta si voltò verso l'edificio: il sole e la pioggia avevano raggiunto Jun e Haname le aveva lanciato la valigetta scura che conteneva la sua Sky Rod, che Nozomi aveva prontamente afferrato.

“Grazie al cielo, che idiota a non averla presa subito.”

Haname e Kaito erano stati bloccati dai tre ragazzi di prima, che stavano impedendo loro di proseguire. Non sembrava che quei tre volessero far loro del male, perciò un suo sguardo bastò a far capire ai suoi amici di stare fermi a studiare la situazione, e fortunatamente anche Kaito parve comprendere i suoi sentimenti.
Se attualmente il pericolo era rappresentato solo dal ragazzo di ghiaccio e dal tipo con gli occhi rossi, sarebbe stato meglio tenere a bada quei due ed evitare di far intervenire gli altri tre, o si sarebbero trovati in totale svantaggio numerico.

Montò rapidamente l'asta e si voltò verso il nemico di Arashi, ancora immobile ad osservare la rossa, con l'intenzione di raggiungerlo e di separarli per permettere all'amica di ritrovare le forze.
Tuttavia il ragazzo bruno approfittò della distrazione della brunetta e scattò in avanti alla sua sinistra, colpendola rapidamente allo stomaco con un calcio e facendola cadere all'indietro.
Rotolò per terra, cercò di rialzarsi il più velocemente possibile e di ritrovare l'equilibrio.
Strinse l'asta e la puntò verso il suo avversario, facendola roteare sopra il capo per impedirgli di prevedere dove avrebbe attaccato, dopodiché cercò di colpire anche lui allo stomaco con la punta, ma il giovane si scansò un secondo prima e venne preso di striscio. Nozomi dovette voltarsi per colpirlo con il corpo dell'asta in viso, la sincronizzazione era perfetta ma lui riuscì ad impedire il colpo: aveva portato le sue spalle dal lato opposto a quelle della ragazza, afferrando l'asta con la mano sinistra e fermandosi col volto girato verso destra, vicino l'orecchio destro della ragazza.

- Mica male. - ridacchiò - Ma non sai ancora usare bene la tua forza, che spreco. -

La ragazzina iniziò a bruciare di rabbia: aveva facilmente evitato i suoi colpi, l'aveva colpita sin da subito e la stava anche prendendo in giro, con quel sorrisino arrogante da chi si sente superiore.
Chi diavolo era quel ragazzo?
Non doveva farsi travolgere dalle sue emozioni, quei nemici erano particolarmente potenti e un solo passo falso l'avrebbe condotta alla sua disfatta.

Riuscì a sfuggire alla sua presa e si voltò rapidamente verso di lui, notando che sulla sua fronte bruciava una fiamma rossiccia.

- Hyper Mode ... non è possibile... - restò interdetta, osservando quella fiamma sconosciuta, ma che vagamente le ricordava qualcosa.
- Continuiamo? - il giovane si scagliò contro la ragazza e tentò di colpirla al viso, ma lei riuscì a prevedere la sua mossa e si abbassò, colpendolo al petto e lanciandolo per terra.
Il ragazzo si rialzò subito, balzò in aria e rapidamente arrivò dietro la Vongola che colpì con violenza alla schiena facendola precipitare a terra.
Nozomi si mosse con grande sforzo, il suo corpo le doleva e non riusciva quasi a muoversi. La forza del ragazzo era disumana, con soli pochi colpi era stato capace di ridurla in quello stato.
Ma, dopotutto, cosa ci si poteva aspettare da qualcuno in grado di usare una fiamma dell'ultima volontà e di andare addirittura in Hyper Mode?
Era distrutta, sia nel corpo che nello spirito, e la sua shinu ki scemò rapidamente, nonostante il suo disperato tentativo di rialzarsi con molta fatica.

- EHI! SEI SLEALE! - urlò Jun, disperato, attirando l'attenzione di Nozomi, che si voltò verso i suoi amici.
Accanto a lui Haname e Kaito stavano tremando, pronti ad intervenire ma incerti su cosa avrebbero dovuto realmente fare. I tre potevano essere pericolosi quanto o più di quei due poco più in là, come li avrebbero tenuti a bada?
Kaito non resisteva più, era sempre stato il più impulsivo e dovette cedere al suo istinto. Si lanciò contro il più alto e tentò di prenderlo a pugni, ma Jonathan Fudou tirò fuori una chiave inglese dalla sua tasca, bloccando i pugni di Kaito con quell'arnese che risplendeva di una fiamma marroncina.
Haname sembrava avesse voluto tirarlo per i capelli, era finito nella trappola e non aveva concluso nulla, siccome non sarebbe comunque potuto andare a salvare Nozomi o Arashi.

I due gemelli intanto ridacchiavano, continuando a tenere lo sguardo fisso sulla pioggia, che ricambiava con serietà.
Non sembrava aver intenzione di combattere, continuava a studiarli così come l'amica sperava avessero fatto.

- Sleale, eh? - dal campetto Bliz rispose all'affermazione di Jun - Nella mafia tutto è lecito... o combatti con tutto te stesso o muori ucciso da qualcun altro, ecco. -
- … E' vero... sono stata stupida, li avevo sottovalutati. - Nozomi strinse i pugni, arrabbiata con sé stessa.

Il giovane dai capelli castani le si avvicinò con passo spedito, osservandola mentre cercava di rimettersi in piedi, con molta fatica.
- La determinazione però non ti manca, eh? - disse, sghignazzando - Mi fa piacere. -

- Stalle lontano, pezzo di merda! - la tempesta, disperata per ciò che poteva succedere al suo cielo, tentò di rompere il ghiaccio con la mano, arrivando persino a ferirsi le dita pur di incrinarlo, ma questi non sembrava volesse cedere. Urlò, bestemmiò e maledisse tutti per la rabbia di non poter aiutare Nozomi.
- Ah... tutta questa energia... non sai proprio usarla, ecco. - le disse Bliz, scrollando le spalle. - Se avessi usato la tua fiamma, avresti già disintegrato quel ghiaccio da un pezzo. - aggiunse, ottenendo un'occhiataccia della ragazza come risposta.

- Comunque non sei così male, Sawada Nozomi. - il giovane sorrise, tenendo le mani sui fianchi - Tuttavia... tu e i tuoi guardiani siete ancora fin troppo deboli e inesperti. -

La Vongola l'osservò sconcertata: in quel momento non aveva più la certezza che appartenessero alla famiglia che li stava perseguitando, non sentiva provenire alcuna minaccia da loro.
Ma allora chi erano quegli strani ragazzi e da dove provenivano i loro poteri?

- … Si può sapere chi diavolo sei? Non sei della famiglia Anemone, vero? - chiese lei, incerta.
Il brunetto alzò un sopracciglio, perplesso, si chinò su Nozomi e la aiutò a sedersi per terra, visto che la ragazza non riusciva proprio a stare in piedi, dopodiché si sedette accanto a lei, osservandola incuriosito.
- Mh, famiglia Anemone, dici? Non so chi siano. - disse lui.
Nozomi lo guardò confusa e disorientata, e il suo cuore tornò a battere velocemente.
Percepì nuovamente qualcosa provenire da lui, qualcosa di nostalgico.
- Comunque sia, io sono Caesar, Kozato Caesar. Sono il futuro undicesimo boss della famiglia Simon. -

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Capitolo 21
*** Target 20 parte 1 - I sentimenti di Nozomi ***


Target 20 part I - I sentimenti di Nozomi

cover

- Se tu non ti fossi fermato all'improvviso non sarebbe di certo successo! - sbottò Nozomi.
- Se tu avessi guardato avanti non saresti venuta a sbattermi contro. - Caesar incrociò le braccia e fissò la piccoletta.
- Non rigirare la frittata! La colpa è ovviamente tua! -
- Stai scherzando? Tu vai addosso alle persone e dai la colpa agli altri? -
- Non do la colpa agli altri, do la colpa a chi ha la colpa! -
- Allora fatti un'esame di coscienza: stavi CORRENDO. -
- Fuori scuola si può correre, qual'è il tuo problema? -
- Certo che si può, ma almeno guarda avanti! -
- Ma col cazzo! Avevo calcolato la distanza da te e tu lì non dovevi esserci.-
- Ah, adesso è vietato fermarsi a sistemarsi le cuffie dell'mp3? Seriamente? -
- Almeno, se avessi alzato lo sguardo, avresti notato che ti stavo venendo addosso. -
- Cosa, cosa, cosa? - il ragazzo non sembrava voler credere alle sue orecchie - Io sono fermo sul marciapiede e devo stare attento a non essere investito da pazze schizzate che corrono senza guardare? Ma sei malata? - alzò un sopracciglio.
- Potevi anche venir investito da un alpaca infuriato, nella vita bisogna sempre guardarsi intorno! -
- Ma tu non mi sembra che stessi guardando, no? Potrei dirti la stessa cosa. -

La discussione sembrava dover andare avanti ancora per molto, e sia i quattro guardiani di Kozato Caesar che i quattro di Sawada Nozomi, con l'aggiunta di Jun, erano intenti a fissare i due litiganti con sguardi confusi.
Arashi, a distanza di sicurezza dall'antipatico Bliz, osservava la sua Nozomi che inveiva con rabbia contro l'undicesimo Simon, senza sapere se intervenire o meno.
Haname e Kaito, intanto, discutevano animatamente con i due gemelli dai bizzarri vestiti e con l'altissimo Jonathan Fudou, che avevano iniziato a chiamare affettuosamente “Fudou-san”: era il guardiano della montagna dei Simon ed era dolce e premuroso ma anche molto timido, al contrario di Bliz, il guardiano del ghiacciaio, che era alquanto freddo e arrogante.
I gemelli Ylius e Yren, invece, erano rispettivamente i guardiani del deserto e della palude ed erano perfettamente uguali: era impossibile distinguerli l'uno dall'altro, erano totalmente identici e parlavano anche all'unisono.

Dopo qualche istante, Jun, che era in disparte ad osservare la scena, sospirò.
- Ma... stanno andando avanti così da dieci minuti... -
- … L'undicesima Vongola è molto isterica, ecco. - Bliz storse il naso.
- Non è isterica, vuole solo giustizia. - la rossa incrociò le braccia.
- Ma veramente... la colpa sarebbe sua, il boss non ha fatto nulla di male. - nonostante la sua timidezza, Fudou riuscì comunque ad esprimere il suo parere.
- Dettagli. Sono solo fottutissimi dettagli. - Arashi non diede peso alle sue parole.
- Dettagli un cazzo, quella gli è corsa addosso, ecco. - spiegò Bliz - Anziché andare a sbattere contro gente casuale dovrebbe guardarsi in giro quando corre così, ecco. -
- Dici di nuovo “ecco” e ti sparo in bocca. -
- … E' una abitudine... ecco... -
- Ad ogni modo vanno molto d'accordo, eh? - Haname sorrise, osservando i due.
- Caesar si sta divertendo, si si! - dissero i gemelli, all'unisono.
- Divertendo? - Kaito parve perplesso: cosa c'era di divertente in quella discussione?
- Il boss, si sta proprio divertendo! - i due risero, guardandosi con sguardo complice. - Non lo vedevamo divertirsi così... - iniziò Ylius
- ...da un bel po' di tempo, ormai! - concluse Yren.
- Ah, dite? - la pioggia parve confusa e incredula - Mah, a me sembra stiano litigando parecchio... si stanno affibbiando le colpe. -
- Uh... no. - intervenne Fudou - Il boss sta giocando con la Vongola, deve averci preso gusto... -
- Ohi, Caesar! Non è forse ora di tornare a casa? - gli chiese Bliz, ad alta voce - Mi sto annoiando, ecco. -

Il Simon si voltò verso i suoi guardiani, dimenticandosi quasi subito della discussione con Nozomi e lasciando che la ragazzina continuasse a parlare da sola.
- Giusto. Andiamo, ho una fame da lupi~ - sorrise sornione mentre si avvicinava al gruppetto.

Nozomi rimase a bocca aperta, senza aver concluso nemmeno la frase, osservandolo incredula.

- … mi stai ignorando? -
Il ragazzo si mise lo zaino a tracolla, raggiunse il suo braccio destro Bliz e gli altri tre guardiani che si erano avvicinati a lui.
- Allora, avete fatto amicizia con i guardiani di Nozomi-chan? - chiese.
- Sono simpatici, si si! - risposero i gemelli.
- Delle persone interessanti, mi piacciono. - Fudou arrossì.
- Per me sono indifferenti, specie quella testa calda della tempesta. - Blizzard le lanciò un'occhiata, sembrava volerla provocare. La rossa lo fissò molto male e il ghiaccio voltò lo sguardo, fingendo di non vederla.

- NOZOMI-CHAN?! Chi ti ha dato il permesso di chiamarmi con tanta confidenza, eh?! - la bruna si avvicinò al Simon, adirata all'inverosimile.
- Uh? Perchè, ti dà fastidio Nozomi-chan? - rise, provocando la furia della ragazzina.
- Oh... no... - tentò di controllarsi, calmando i suoi nervi e abbozzando un sorriso di sfida - niente affatto, Caesar-kun. - ammiccò, sperando di colpirlo.
- Aw, già mi chiami in modo così intimo~ Sei così tenera~ - le sorrise, divertito, tirandole dolcemente la guancia.

La ragazza si staccò rapidamente, portandosi la mano sulla guancia rossa e osservandolo come se fosse il boss finale di un videogioco: non solo la sua provocazione non era andata a buon fine, ma l'aveva nuovamente colpita e anche affondata.
Quel ragazzo era tremendamente bastardo.

- C-che?! Che cazzo stai dicendo?? - si lamentò, infuriata ma quasi in procinto di scoppiare in lacrime.
- Ops, rimangio quello che ho detto! Sei proprio rozza e volgare. - ridacchiò, mentre si allontanava con i suoi quattro guardiani senza voltarsi indietro, svanendo nella strada affollata della cittadina.

Nozomi sentiva il suo orgoglio andare a pezzi, con la risata del ragazzo come canzone di sottofondo.

- Io... io lo... io... -
- … calmati Nozo, non dargli corda. Lo fa per farti arrabbiare! - la tempesta, anche lei arrabbiata, tentò invano di calmare l'amica.
- M-ma... lui... lui... - singhiozzò, offesa nell'animo.
- Su, su. Torniamo a casa a mangiare qualcosa di buono e vedrai come ti torna il buon umore! - consigliò Haname, prendendo la brunetta sottobraccio e tirandola via da lì.

 


- Anche oggi hanno litigato? -
Arina osservò Nozomi e Arashi sedute in un angolino del salotto, mentre si ingozzavano di biscotti e meditavano una tremenda vendetta verso i Simon.

- Mh... a quanto pare a Kozato-kun non gliene importa molto, insomma, lo fa apposta. - spiegò Haname, che era seduta attorno al tavolo con gli altri guardiani.
- Suppongo che si diverta in modi assurdi. - Luca si grattò il capo.
- Mah, io non ci trovo nulla di strano... sono persone simpatiche. - Kaito ridacchiò.
- Quindi li inseriamo nel programma? - chiese Shinji, perplesso.
- Che programma? - Kaito lo guardò, confuso.
- … il programma di protezione di Namimori. - specificò le nebbia.
- … oh, il Night of Dreams? -
- Err, così sembra il nome di un locale a luci rosse. - Luca quasi non si soffocò dalle risate - Si chiama “Knight of Dreams”. -
- NO. Siamo NOI che proteggiamo Namimori, perchè dovremmo inserire loro?! - Nozomi si voltò verso il gruppetto, offesa dalla loro proposta.
- Appunto! Che cazzo vuole? Chi cazzo lo conosce? - Arashi si trascinò verso il tavolo assieme all'amica.
- Ha chiesto di prendere parte ai vostri stupidi pattugliamenti notturni. - Arina alzò gli occhi al cielo, sospirando - Che ci sia una persona in più o in meno non fa differenza per me, l'idea resta stupida. - spiegò poi - Anzi, con la famiglia Anemone in giro sarebbe meglio avere ulteriori aiuti. -
- Ce la possiamo cavare da soli, con il nostro powah. - Kaito annuì a sé stesso, sicuro.
- Dobbiamo anche dire che i Knight of Dreams sono sette... e preferisco che restassimo noi sette. - disse Haname, pensierosa.
- Abbiamo iniziato da tipo due settimane e già siamo affezionati a questo ruolo da vigilanti. - Luca si appoggiò al tavolo, sbadigliando.
- … un po' come era la famiglia Vongola agli albori della sua storia. - affermò Shinji.
- Appunto. Stiamo vivendo la storia come Primo-sama l'ha voluta! Awww Primo-sama... - Nozomi arrossì, dondolandosi.
- Nozo, non sbavare troppo. - Arashi le accarezzò i capelli.
- Ad ogni modo vi chiedo di rifletterci su. - Arina tornò ad interrompere i ragazzi - I Simon sono alleati preziosissimi per i Vongola, mi sembrava di avervelo raccontato la volta scorsa: c'è un patto importante che non va in alcun modo infranto. -
- … Non penso che dei battibecchi di due adolescenti possano rompere questo fantomatico patto. - spiegò Nozomi, chinando il capo - Non voglio mettermi contro la famiglia Simon, dopotutto ho sempre ammirato Cozart-san da quando l'ho incontrato nei miei sogni... semplicemente non voglio che ci rubino il lavoro. -
- Ehi, ma Juuichidaime... e se li rifiutassimo e ci rubassero davvero il lavoro facendo a modo loro? - chiese Luca, che parve svegliarsi.
- Luca ha ragione, se collaborassero dovrebbero agire con noi e non al posto nostro. - spiegò Shinji, interessato alla discussione.
- … Non ci avevo pensato. - Nozomi osservò Arashi, la quale ricambiò il suo sguardo preoccupato.
- Eeeeh? No! Non voglio che si prendano tutto il divertimento! - Kaito parve offendersi.
- Dobbiamo decidere in fretta, avevo detto che gli avrei fatto sapere entro oggi. - Arina si alzò, aprendo la balconata e lasciando entrare un po' di aria pomeridiana.
- Uh?! Significa che verranno qui?! - la Vongola staccò lo sguardo dalla sua tempesta e osservò Arina.
- Precisamente. -

- Propongo una votazione. - Haname si alzò e osservò i presenti - Sapendo che, se scegliamo di non farli collaborare, rischiamo che ci rubino il nostro ruolo da sorveglianti... chi è a favore di una collaborazione tra Vongola Undici e Simon Undici alzi la mano. -
Kaito, Luca, Shinji e Haname alzarono la mano rapidamente.
- … Undicesima... Arashi. Cosa volete fare? - la donna dai capelli biondi osservò le due con sguardo serio.
- Non mi va, uffa. - tornò a fissare Arashi che scosse il capo, confusa.
- Ehi, ma siamo quattro contro due, abbiamo vinto noi, no? - chiese Luca, perplesso.
- Non se volete fare le cose in stile “famiglia mafiosa”. - rispose Arina, guardandoli sottecchi - Sapete, la decisione finale spetta sempre al boss. - tornò a voltarsi verso la ragazzina - ... che dovrebbe decidere in base alla famiglia e non per capriccio personale. -


Il rimprovero della tutrice fece breccia nel cuore della Vongola che sussultò, stringendo più forte la camicetta di Arashi.
- Comunque anche io sono contro. Non c'è nulla di guadagnato con quei tizi lì. - disse la tempesta, abbozzando un sorriso verso l'amica e la brunetta si rincuorò. Sapeva che Arashi sarebbe sempre stata dalla sua parte.
- Soprattutto con Blizzard-coso, no? - chiese Kaito, ridacchiando.
- Quel ghiacciolo ambulante deve sparire dalla faccia dell'universo. -


Arina si alzò e si mise a sedere accanto a Nozomi, osservandola con apprensione.
- … Undicesima... siamo seri, visto che ci tieni a questo “gioco”. - disse lei, avvicinando il suo volto a quello dell'allieva - Se vuoi davvero simulare una situazione simile in un'ipotetica realtà mafiosa, dovrai essere molto convincente. - spiegò. - So che sei particolarmente confusa da questa situazione e posso capire le tue ragioni nel non voler collaborare con un simile elemento, ma solitamente un boss dovrebbe cercare di capire che vantaggi un'alleanza può fruttare. -
- Problemi. Problemi, guai, altri guai e ancora problemi. - incrociò le braccia, offesa. - Caesar è solo un ragazzaccio viziato, solo perchè sono più piccola di due anni mi tratta come una mocciosa. -
- Ben detto Nozo, è solo un impertinente a cui va insegnata l'educazione. - la tempesta annuì.
- … Viziato... ragazzaccio. Mh... tratta le persone come gli va, è impertinente e a volte anche molto maleducato... - disse Arina, pensierosa.
- Esatto! - gli occhi di Nozomi si illuminarono: la sua tutrice aveva finalmente capito?
- ... Da qualsiasi parte la si veda, la descrizione sembra corrispondere a qualcuno che conosco. - concluse.
- … - la Vongola capì cosa voleva dire e si mostrò nuovamente offesa.
La tutrice sospirò.
- Undicesima... siete molto più simili di quanto tu non creda. Credo sia per questo che non riuscite ad andare d'accordo. -
- Ma quindi... cosa facciamo? - chiese la pioggia, perplessa.
- Io ho un'idea, se Nozomi mi permette. - si voltarono tutti a guardare Shinji con sguardi perplessi e increduli.
Non era inusuale che il ragazzo rispondesse o desse la sua opinione ma era davvero incredibile che proponesse qualcosa così spontaneamente.

- … Capisco la rivalità tra Nozomi e il boss dei Simon, per cui perchè non fare una prova? -
- Una prova? Che genere di prova? - Luca alzò un sopracciglio.
- Mah, una missione di prova per vedere se è possibile collaborare o se il ragazzo ignora totalmente il gruppo e gli ordini. -
Troppe parole e tutte assieme, quel ragazzo non era Shinji, era un clone molto loquace.
- Non è male come idea... - Arina osservò l'espressione dell'allieva, che continuava ad essere titubante.
- Uff, già. Però continuo a non capire, cioè, perchè dovremmo dargli corda? Perchè non facciamo come se non lo avessimo mai incontrato? -
- Perchè nelle ultime settimane ci incontriamo sempre... in un modo o nell'altro. - rispose Kaito.
- Io lo so che quello stronzo ci pedina. - Arashi accavallò le gambe e volse altrove il suo sguardo - Ma se lo becco, guarda, altro che denunce per stalking, lo impallino io come si deve. -
- Arashi, basta. Ricorda che non possiamo alzare un dito su di loro. - Arina sembrò arrabbiarsi.
- Oh no, sarà legittima difesa. Col cazzo che lo lascio andare! -
- Arashi! - urlò la donna, arrabbiata - Ma vi sentite? Per dei battibecchi stupidi e insensati siete qui a lamentarvi come bambine! Crescete un po'. -
Le due guardarono dapprima Arina, offese, e poi si guardarono tra di loro con sguardi complici.

- Fermi tutti. Kaito ha ragione, Kozato-kun sembra essere attratto da Nozomi e da noi... - spiegò Haname - Visto che non possiamo ignorarlo o evitarlo e visto che litiga solo con Nozo... perchè non farlo collaborare con qualcun altro di noi? - propose - Così Nozomi non dovrà sopportarlo e non litigheranno durante le missioni. -
- Bah, fate come volete, basta che me lo levate dai coglioni. -
- Undicesima! Basta con questo linguaggio così rozzo e volgare! - Arina sembrò fulminarla con lo sguardo.
- Toh, sei la seconda, oggi, a dirmi che sono rozza e volgare. - si alzò di scatto, arrabbiata - Se vi faccio così tanto schifo allora cercatevi un altro boss e non scassatemi le palle! -
Si voltò e si avviò verso la porta d'ingresso, inseguita da una Arashi preoccupata e dallo sguardo stupefatto dei guardiani e della tutrice.

Restò a fissare la maniglia per qualche istante, la sua tempesta era dietro di lei in attesa di vedere cosa avrebbe fatto.

-… Scusami.-
- Nozo, non è stato da te. Perchè te la sei presa con Haname e gli altri? Non c'entravano nulla. - disse lei, con tono abbastanza severo.
- Mi dispiace, mi è uscito... non volevo... -
- Perchè hai reagito in quel modo? Solo perchè ha detto che sembri rozza e volgare? -
- E' la prima volta che mi fa così male, nonostante da sempre mi dicono queste cose. -
- E' perchè stai iniziando ad accettare la tua vera te stessa. - Arashi abbozzò un sorriso. - Continui a volerti tenere su quella maschera, ma sai che ormai la tua vita sta cambiando. Alla fine è inutile nasconderti, Nozomi sarà amata solo quando sarà davvero Nozomi. -
- Non è questo. - si voltò verso l'amica, aveva le lacrime agli occhi. - ... Odio essere inferiore a lui... -
- A chi...? Caesar? - la rossa alzò un sopracciglio, perplessa - Non sei inferiore a lui, che dici?? -
- Lo odio! - insistette lei - Lui è tutto ciò che vorrei essere io! - guardò in basso, mordendosi le labbra - ... Ultimamente ho cali di autostima molto gravi... i miei complessi sono aumentati. - rivelò - ... non riesco a guardarlo e a essergli amica, io... -
- ...Sei invidiosa di lui? - azzardò Arashi.
La brunetta la guardò negli occhi e cercò di spiegarle cosa la tormentasse.
- Lui è... il futuro boss dei Simon, no? E' stato cresciuto come tale, rispettato da tutti, riconosciuto da suo padre e da lui istruito, ha imparato a combattere grazie a persone competenti e anche lo stesso Enma-san... lui è l'apoteosi dell'erede perfetto. - spiegò lei, appoggiandosi con la schiena alla porta d'ingresso - ... Lui è tutto ciò che non sono io, ha avuto tutto ciò che mi è stato negato. Lo odio. -
- Nozomi... tu hai avuto molto altro -
- Cosa ho avuto? Mio padre non mi ha riconosciuta come erede e non mi ha insegnato niente. Nessuno mi ha insegnato a combattere, nessuno ha gioito quando sono riuscita ad usare la shinuki per la prima volta, nessuno mi riconosce come futuro undicesimo boss. Sono solo una ragazzina, femmina, debole, e probabilmente stupida, abbandonata da mio padre dall'altra parte del mondo. - urlò lei, in lacrime.
- No, Nozomi, no! - esclamò lei, arrabbiata - Sai perchè tuo padre ti ha mandato qui. I tuoi sono venuti a trovarti giusto tre mesi fa, e prima ancora hai festeggiato con loro Natale e Capodanno. - disse, cercando di farle ricordare importanti particolari - Non puoi dire che ti abbia completamente abbandonata, l'hai detto anche tu che lui è molto indaffarato, e solitamente tua madre viene più spesso di lui. -
- Sì, sì, lo so... - il cielo si asciugò le lacrime con la mano - Però... è vero che non mi ha riconosciuta. L'ultima volta che sono andata in Italia c'erano dei ragazzini che ridevano di me, dicevano che io ero “la Vongola che non è una Vongola”. Mi prendevano in giro, capisci?? - disse lei, tornando ad osservarla - Perchè non sono l'erede! Ho il sangue di Primo-sama, sono l'unica figlia del boss, ma non sono l'erede! Mio padre potrebbe benissimo decidere di sfasciare la famiglia pur di non farmi diventare boss! -
- ... Non lo farebbe mai, lo sai. Non è meschino. -
- Ma è apprensivo, fin troppo protettivo, e anche sessista. Per lui sono solo la figlioletta da tenere al sicuro, non sono la sua erede. -
- Lo sarai, non smettere di credere in ciò che vuoi! Non sei una bambola e lo sa, non appartieni a lui! Non può proteggerti per sempre, probabilmente starà solo aspettando che tu sia maggiorenne. -
- Maggiorenne o meno... non importa, fin'ora sono solo il signor nessuno, non valgo niente in quella magione, non sono quasi riconosciuta nemmeno come sua figlia... nessuno conosce il mio nome, o la mia faccia. -
- E stai invidiando Caesar perchè invece la gente lo riconosce? Ma chi se ne frega della gente? Di nuovo dai credito a ciò che dicono gli altri, stai sbagliando! Io ti riconosco come futuro boss dei Vongola, e così anche gli altri di là in salotto. Smettila di dar peso a chi dice che non sei una Vongola, sono solo degli idioti che hanno bisogno della dichiarazione scritta di Decimo per capire chi sei. Imbecilli. - incrociò le braccia, adirata.
- ... Nei Vongola così funziona, Arashi... è mio padre che decide l'erede... chi dovrà indossare l'anello... -
- Beh, tu l'hai detto, sei l'unica con sangue Vongola, quindi volente o nolente quell'anello sarà tuo. - rispose, severa.
- ...Ma la gente deve accettarmi... e non penso lo farà mai, perchè sono così debole e penosa... Per questo non volevo mostrarmi così fragile... A differenza di Caesar, che è fortissimo, ammirato da tutti, e anche intelligente... il contrario di me... -
- Nozo, se ti nascondi dietro una maschera di falsità la gente comunque non potrebbe amarti. Eppure, in realtà, Sawada Nozomi è una persona magnifica, con i suoi sogni e i suoi sentimenti, i suoi pregi e difetti. Non c'è bisogno che si finga qualcun altro, o che invidi Caesar Kozato. Te lo posso assicurare. -
- … Mi consoli sempre in questo modo, mentre io non faccio altro che accollarti ulteriori problemi... perdonami... - gli occhi di Nozomi erano lucidi, sembrava volesse piangere.
- E' dura essere il braccio destro di una scema come te... devo essere la tua ombra e devo prendermi i tuoi problemi, aiutandoti a tornare in forze. Ma se lo faccio è proprio perchè so cosa comporta e so che voglio farlo. Per te, Nozomi. -
Il cielo affondò tra le braccia della sua tempesta, sentendosi protetta e al sicuro. Vi restò per alcuni secondi, annusando il profumo delicato che avvolgeva la rossa.

... non è giusto... non faccio altro che darle problemi mentre lei... che razza di persona sono?
Perchè sto facendo del male alle persone che mi amano??”

- Nozo... tu sei un essere umano. E' questo che non riesci a comprendere. -
- ... eh? - alzò il capo, tuffandosi negli intensi occhi nocciola della tempesta.
- Un essere umano. Una donna, con le sue preoccupazioni, le sue debolezze e le sue esperienze. - spiegò - Gli esseri umani sbagliano, maturano, comprendono. Non sono perfetti e indistruttibili, sai? - ridacchiò - anche Primo e Decimo sono esseri umani, come te. -
- Ma... papa e Primo-sama sono forti, sono saggi, conoscono tante cose, non hanno debolezze... -
- Questo è quello che pensi tu, ma tutti nasciamo uguali. - gli occhi di Arashi sembravano quasi magnetici. - Anche loro sono cresciuti, hanno appreso, hanno sbagliato, sono cambiati e sono diventati forti. Anche tu diventerai forte, perchè anche tu sei un essere umano che cresce e che impara... tu, noi, tutta la famiglia insieme. Come esseri umani dobbiamo migliorarci e dobbiamo crescere insieme. -
- Ciò non toglie che non potrò arrivare al livello di mio padre. -
- Perchè? -


Quella domanda spiazzò la giovane Vongola.


Perchè?
Forse perchè era una donna? Perchè nonostante avesse una cultura molto ampia non capiva come doveva comportarsi nella società? Perchè il suo modo di pensare era fuori dal comune?
Dopotutto essere in grado di apprendere rapidamente o aver letto qualche migliaio di libri non significavano essere super intelligenti, anzi. La genialità e l'intelligenza erano due cose distinte e separate.

- Nozomi. Nulla può impedirti di arrivare al livello di tuo padre o anche di superarlo. Ma devi crederci tu, devi avere la determinazione di sbagliare e di migliorarti. Devi crescere. Non puoi dirlo ora, che hai solo quattordici anni. -

La bruna restò spiazzata, non immaginava che Arashi potesse essere così matura.
Era davvero molto più matura di lei. Cosa ne stava facendo della sua vita? Si era fossilizzata su un gioco e su un amore impossibile, lamentandosi e piangendo per la sua inutilità, senza rimboccarsi le maniche per cambiare ciò che non le stava bene.

Arrossì, chinando il capo.

- E poi. Perchè hai portato Jun in famiglia? - chiese, tutto ad un tratto. La Vongola sentì il cuore palpitare rapidamente. - So benissimo che c'è qualcosa sotto, da quando è dentro sembri più preoccupata. -
- Sì... sono preoccupata per lui. Potrebbe essere in pericolo... - disse la bruna.
- E allora che ce l'hai trascinato a fare? - Arashi sembrava confusa, oltre che arrabbiata.
- ... non lo so. Mi è venuto qualcosa... da dentro... e l'ho detto senza che riuscissi a contenermi... -
Dagli occhi di Nozomi trasparì tristezza e demoralizzazione, la rossa non poté far altro che tacere e stringerla più forte così che si potesse calmare.
Entrambe riuscivano a comprendersi, per questo Nozomi era così in armonia con lei e si sentiva a suo agio.
- ... Se vuoi tenerlo dentro perchè hai paura di ferirlo va bene... ma devi prenderti le tue responsabilità. - disse lei.
- ... Ci provo... so di aver fatto una cazzata e ne sto subendo le conseguenze... -
- Magari questa esperienza potrebbe insegnarci qualcosa... -

La brunetta si staccò dall'abbraccio quando sentì alcuni passi provenire dall'ingresso: la porta si era spalancata ed era apparsa sua nonna, tornata dalla spesa e con alcune buste in mano.
- Oh, Nozo-chan! Cosa succede? - chiese lei, entrando.
- Nonna... ti aiuto, aspetta. - prese le buste dalle mani della donna e l'aiutò a portarle in cucina, facendo cenno all'amica di tornare in salotto dagli altri.
La tempesta annuì, seguendo con lo sguardo il suo cielo mentre chiudeva la porta della cucina dietro di sé.


- Oggi ho trovato molte cose in offerta! - la donna sorrise in modo dolce, mentre metteva a posto gli acquisti aiutata dalla nipote. Era una donna gentile e altruista, sempre pronta a dare consigli e ad accogliere povere anime in casa. La sua bontà le ricordava molto sua madre.
- Nonna... secondo te io diventerò mai una bella ragazza? - chiese, esternando all'improvviso i suoi sentimenti.
Lo sguardo della signora Sawada divenne pensieroso per qualche istante, si voltò e prese delle pentole dal mobile per poi avvicinarsi ai fornelli.
- Nozo-chan, dovresti avere più fiducia in te stessa, sai? -

Fiducia in me stessa... o fiducia negli altri? Cosa c'è che non va in me?”

- Sei una bellissima ragazza, ma hai paura di mostrarti per quello che sei e ti nascondi. - spiegò la donna, che aveva capito praticamente tutto della nipote - Ma la domanda è... cosa vuoi essere tu? - la brunetta non rispose, restò immobile a fissare la nonna. - Pensi di essere troppo fragile. Pensi che l'unico modo per mostrarti forte sia quello di agire come una piccola teppista. Nozo-chan ha paura del mondo che la circonda e del giudizio degli altri, per questo si nasconde come una bambina sotto al letto. -

Al cielo scappò un sorrisetto, quella metafora era praticamente perfetta per lei. Ricordò quando solitamente si nascondeva negli armadi.

La donna si staccò dai fornelli e si avvicinò alla nipote, guardandola negli occhi.
- … Nozo-chan assomiglia proprio a sua madre, anche se la forma dei tuoi occhi sono quelli di Tsu-kun. Così limpidi e lucenti... sono così sinceri che nemmeno una maschera può nasconderli. Chi ti conosce potrebbe capire tutto soltanto guardandoti negli occhi, senza che tu dica nulla. - disse lei, sorridendo dolcemente - Tral'altro, ti basta cercare di ottenere qualcosa e lo otterrai, perchè sei forte e ti serve solo una piccola spinta. Hai così tanti amici, dopotutto! -
La brunetta ridacchiò, imbarazzata. Era incredibile quanto sua nonna poteva conoscerla bene mentre lei, invece, pensava che non comprendesse per nulla i suoi sentimenti.
Si sentì ad un tratto una grande stupida.

Suonò il campanello e, pochi istanti dopo, sentì il rumore della porta d'ingresso che veniva chiusa. Il cielo si affacciò lentamente dalla cucina, notando il giovane Simon che era appena entrato in casa.

... oh no, è vero che doveva venire...”

Caesar era voltato verso il salotto e osservava la combriccola dei Vongola, sospirando.
- Ma la mocciosetta non c'è? - chiese, all'apparenza deluso.
- Uh? Undicesima verrà subito, è di là. - Arina lo scortò nel salotto e il ragazzo la seguì, sorridendo.

In quel momento Nozomi sentì una strana fitta al petto. Cos'era quel sorriso sincero sul viso di quel maniaco bastardo di Caesar?
Dopotutto, non lo conosceva che da qualche settimana, era probabile che ci fossero molti aspetti del suo carattere che ancora non conosceva.

Quando varcò l'uscio del salotto, la brunetta lanciò uno sguardo ai ragazzi presenti tentando di non incrociare quello del Simon, ma non ebbe successo poiché il giovane attirò subito la sua attenzione.
- Oh, eccola qui! -

Sospirò, non si sentiva in vena di parlare con lui davanti a tutti. Il suo corpo fremeva come scosso da piccole scariche elettriche e stava sudando freddo.
Ringraziò il cielo che sua nonna apparve sull'uscio, chiedendole il favore di comprare una confezione di uova poichè, a quanto pare, se ne era dimenticata.
Ignorò i suoi guardiani che volevano offrirsi volontari, prese il suo zainetto e uscì rapidamente all'aperto per respirare la frizzante aria pomeridiana che la tranquillizzò non poco.

continua...

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Capitolo 22
*** Target 20 parte 2 - I due Undicesimi ***


Target 20 part II - I due Undicesimi

cover

Si fermò a pochi passi dalla strada principale, sospirando e alzando gli occhi al cielo rossastro.
Si voltò, irritata.
- Ma allora Arashi aveva ragione, è vero che sei uno stalker! -

L'undicesimo Simon sbucò da un vicolo, ridacchiando come al solito mentre si avvicinava alla ragazzina.

- Volevo solo farti compagnia. - disse, scrollando le spalle.
- … davvero? - la ragazzina alzò un sopracciglio, perplessa.
- No, mentivo. Non mi fido a lasciare da sola una stupida come te, soprattutto a quest'ora. - rise.
- … Sei gentile come un ananas nel culo. - affermò la bruna, alzando gli occhi al cielo.
- Oh, che complimento carino! Si adatta al tuo modo di fare così sciatto. -
Il cielo tremò per la rabbia.

Si sentiva stranamente a disagio, e quando sentì un rumore dietro di lei le bastò semplicemente guardare l'espressione seria di Caesar per capire cosa stava accadendo.
Sfilò dallo zainetto la valigetta contenente l'asta che montò in un batter d'occhio, giusto in tempo per schivare un colpo che proveniva dalle sue spalle.
Si voltò rapidamente, salendo in groppa allo Sky Rod e già in Hyper mode, trovandosi di fronte un uomo con gli occhiali da sole che le stava puntando una sorta di fucile grigiastro.
Iniziò a sparare contro di lei, ma quelli che uscivano dal quel fucile non erano proiettili, bensì laser verdastri, che causavano piccole esplosioni.
Se fossero stati colpiti sarebbe stato un grosso problema.

- … sarebbero quelli della famosissima famiglia Anemone? A me non sembrano tanto forti. -

Il giovane, anche lui già in hyper mode e con la fiamma della terra che si ergeva sulla fronte, si lanciò contro l'uomo, tentando di colpirlo con i suoi pugni che emanavano una strana aura con scritte runiche.

- Ma quello che roba è? - la bruna fissò incredula l'aura, mentre il nemico veniva sbalzato all'indietro da un colpo messo a segno dal ragazzo. Quella strana energia sembrava fuoriuscire dall'anello che portava il moro.
- Simon ring della terra. -
- EH? Hai già il Simon ring? Ma... ma... -
Il giovane si voltò verso la ragazzina, sorridendo.
- Me l'ha dato mio padre, affinchè possa sviluppare una sintonia, e anche perchè sono il suo erede. Tu non hai ancora ricevuto il Vongola ring del cielo, giusto? Forse tuo padre pensa che non sia ancora tempo per te. - ammiccò.

La stava nuovamente prendendo in giro?

- Ma quindi sei o non sei già il boss dei Simon? - chiese, perplessa.
- Non lo sono. L'anello viene portato anche l'erede. - si voltò verso la ragazza, alzando un sopracciglio - Tuo padre ha avuto l'anello per tipo cinque anni prima che diventasse boss. Non lo sapevi? -
- No... questa mi è nuova. -
- Dovresti studiare di più. -

Il Simon saltò giusto in tempo per evitare un colpo di laser mentre Nozomi si era lanciata contro l'uomo, colpendolo rapidamente con la sua asta e scaraventandolo verso un muro. Puntò la Rod verso di lui, decisa a dargli il corpo di grazia, tuttavia non riuscì a mantenere il controllo dell'asta e si sfracellò contro lo stesso muro, poco più in alto dell'obbiettivo.

Il Simon fissò i due contro il muro e rimase alquanto perplesso.

- Uhm... capisco perchè non ti ha ancora dato l'anello. -

Il moro tirò giù i due svenuti e legò con cura l'uomo degli Anemone, perquisendolo e controllando che non avesse altre armi a disposizione. Intanto la ragazzina si stava riprendendo, anche se era ancora abbastanza scombussolata per via dell'impatto.
- Oh, ti sei ripresa subito. Sei abbastanza resistente, altro punto a tuo favore. - affermò, divertito.
- … non prendermi per il culo. - la ragazzina si portò una mano sulla fronte poichè le doleva.
- Oh oh, guarda un po' qui. -
Il moro estrasse dalla tasca dell'uomo un pezzo di carta strappato, l'inchiostro riportava un indirizzo ben preciso.
- E' vicino al centro commerciale, dove sta la palestra. - disse Nozomi, massaggiandosi il capo.
- Curioso... che ne dici di farci un giro? - propose lui.
- … per fare cosa? - chiese.
- Come sarebbe “per fare cosa”? Per indagare, no? - Caesar sembrò perplesso e scrutò lo sguardo del cielo con interesse - Potrebbe essere il prossimo obiettivo degli Anemone... oppure la casa di questo qui... Non dirmi che non avete mai pensato di scoprire di più su questi individui. -
Nozomi si morse un labbro e tanto servì al giovane per capire che la risposta era positiva.
- ... Davvero, sono d'accordo con tuo padre. E' impossibile darti quell'anello in queste condizioni. -
Si voltò, ridacchiando, mentre la ragazzina metteva il broncio, offesa.

I due si intrufolarono nel condominio indicato e arrivarono di soppiatto davanti all'appartamento, da cui non proveniva alcun rumore. Non potevano di certo bussare, eppure non potevano neanche entrare dalla porta d'ingresso.
La Vongola si guardò attorno, riflettendo sul da farsi, mentre attendeva il Simon che era andato a controllare dall'altra parte dell'edificio.

- Nozomi, vieni. La finestra è aperta. -
- uh? Ci introduciamo dalla finestra? Ma... passeremmo per ladri... -
- … stiamo indagando, che pretendi? - chiese lui, scuotendo il capo - Che fai, rimani qui o vieni? -
- Certo che vengo, per chi mi hai presa? - portò le mani ai fianchi, arrabbiata perchè stava praticamente facendo tutto lui. Ma come poteva dargli torto? Non le era mai passata per la testa l'idea di indagare sugli Anemone e di perquisire gli uomini che avevano sconfitto. Sicuramente non avrebbero potuto farlo al morto né al sicario del centro commerciale, però avevano sconfitto ben due uomini nella metropolitana, potevano almeno vedere se c'erano dei biglietti nelle loro tasche o indizi di vario genere.
Si sentì immensamente idiota per non averci pensato, eppure aveva letto molti libri gialli e aveva giocato a giochi investigativi.
Ma quando si trattava della realtà era tutta un'altra cosa. Il mondo reale non ti dava certo il tempo di riflettere, bisognava agire subito e sapere già dove si voleva arrivare.
Si doveva essere pronti a tutto.

- Allora vieni, basta che non finisci di nuovo contro il muro. -
- … -

I due ragazzini si arrampicarono su un cornicione e, quatti quatti, si infiltrarono furtivamente nell'appartamento, scendendo dalla finestrella e ritrovandosi in un'enorme sala piena di scartoffie, fogli, fotografie e scrivanie.
- Un ufficio? - chiese lei, perplessa.
Il moro osservò una grande lavagna con appesi numerosi ritagli di giornali con articoli riguardanti le vicende accadute nelle ultime settimane: tutto ciò che riguardava gli Anemone.
La Vongola notò fotografie appese un po' ovunque e un fascicolo con dati sugli Anemone: dove erano stati avvistati l'ultima volta, quali erano i luoghi dove erano soliti colpire e come si presentavano fisicamente.


- Chi siete voi?
-

I due sussultarono, voltandosi rapidamente verso la porta: un uomo sulla trentina, dai capelli biondi con gli occhi castani, teneva in mano un coltello da cucina.
La prima cosa che colpì la ragazzina fu la macchina fotografica all'apparenza costosa che portava appesa al collo. Era chiaro quale fosse il suo mestiere.
- Ehm... so che non è educazione entrare dalla finestra, ma abbiamo trovato l'indirizzo di questo appartamento nella tasca di una persona losca...
- gli disse Caesar con tutta la normalità di questo mondo.
- … Persona losca? Che significa? E perchè due ragazzini dovrebbero entrare in casa mia e mettere naso tra le mie cose? - l'uomo puntò il coltello contro i due, sospettoso.
Aveva tutte le ragioni di questo mondo per non fidarsi di due ragazzi entrati dalla finestra.
- Ve l'ho detto, ci dispiace, ma... -
- Non me ne faccio nulla delle vostre scuse. Cosa volete da me? Chi vi manda? -
La diplomazia e gentilezza del Simon non potevano servire a nulla perciò la Vongola decise di andare al sodo, ponendosi tra lui e l'uomo col coltello.
- Questo muro è pieno di articoli sugli Anemone, stai indagando su di loro, no? - si voltò e indicò la lavagna piena di ritagli di giornali. - Vogliamo sapere dove si nascondono e farli fuori prima che facciano fuori me. -

L'uomo esitò, perplesso.
- … Sapete degli Anemone? Vorreste farli fuori? Ma siete pazzi, siete due ragazzini! - esclamò, osservando sia la lavagna che i due.
- Senta, me ne frega un cazzo della tua opinione. Il tuo indirizzo era nella tasca di un sicario, speravamo di trovare la loro base ma abbiamo fatto buca. - gli lanciò addosso il pezzetto di carta, che l'uomo afferrò al volo e lesse rapidamente, preoccupato - Forse eri il loro prossimo obiettivo, che diavolo hai combinato per farti prendere di mira, Signor... ? -
- Kanon Ryou. - rispose lui, ancora incerto ma sembrava stesse iniziando a fidarsi - E comunque dovrei essere io a farvi le domande, visto che siete in casa mia. Siete due adolescenti e parlate come se foste uomini vissuti. Che problema avete con gli Anemone? -
- Non abbiamo tempo di perderci in chiacchiere, voglio sapere dove sono gli Anemone e so che tu lo sai, ci stai indagando da chissà quanto. - spiegò lei.
- Non mi faccio dare ordini da una teppistella che si è intrufolata in casa mia, hai idea di quanto siano pericolosi quegli uomini?? -
- Sì, ne ho idea visto che sono io quella che vogliono uccidere. - rivelò, furiosa.
Alla furia si aggiunse il dolore, siccome il Simon le aveva appena pestato il piede sinistro, e la sua espressione severa era alquanto inquietante, pareva volesse prenderla per i capelli.
Forse aveva idea del perchè, probabilmente non avrebbe dovuto dare così tante informazioni.
Ops.


- … te? Vorresti farmi credere che sei tu il loro obiettivo? - il fotografo sembrava perplesso. - E perchè mai dovrebbero voler morta una ragazzina? Ma per piacere, tornare a casa a giocare ai videgiochi. -
- Senti, o parli o parli, non possiamo stare qui fino a sera! - Caesar afferrò la ragazzina prima che potesse prendere a pugni l'uomo, allontanandola con un sorriso falsissimo e portandosi alle sue orecchie.
- Che diavolo stai facendo, cogliona. - bisbigliò, riprendendo le redini del discorso e avvicinandosi all'uomo con le mani alzate, in segno di non violenza - Perdoni la mia stupida amica, è abbastanza nervosa oggi. Capisco che per lei siamo solo dei ragazzini, ma per noi è importante fermare quei pazzi prima che facciano altri danni. A lei cosa interessa? Cosa la collega a loro? - chiese poi, curioso ma incerto sulla collaborazione dell'uomo.

L'uomo, che teneva ancora stretto il coltello probabilmente per non abbassare la guardia, non rispose subito e si prese alcuni istanti per decidere se parlare o meno.
Il suo volto era pensieroso e continuava a deglutire.

- La faccenda mi riguarda personalmente. Circa quindici giorni fa ci fu un'esplosione al centro commerciale. - spiegò. La bruna ascoltò in silenzio, ricordava bene quel giorno e ciò che successe. - Mia madre... si trovava lì. - deglutì nuovamente - E' anziana e ha problemi al cuore... venne ricoverata, tutt'oggi è in all'ospedale sotto osservazione. - raccontò.
- … Quindi ha indagato su di loro per vendicare sua madre? - chiese lui, preoccupato.
- Io ero al centro commerciale, volevano colpire me... mi dispiace. - disse la ragazzina, avendo capito il problema dell'uomo - Abbiamo preso il terrorista, e lo abbiamo consegnato alla polizia... non sapevo ci fossero stati dei feriti... -
- ... tu eri lì? - chiese lui, ancora sospettoso.
- La clinica dove è scoppiata la prima bomba è quella dov'ero ricoverata io, poi ci hanno inseguiti alla metro dov'è morto uno di loro, e la seconda bomba è esplosa al centro commerciale... tutti luoghi dov'ero io. - spiegò lei, ignorando il Simon che si era rassegnato a quella situazione.
- ... Quindi vogliono davvero te...? - azzardò Kanon, incredulo.
- Sì, esatto. E ho intenzione di andare a far il culo a tutti, prima che facciano altro male. Non è quello che vuoi anche tu? - chiese.

Il fotografo abbassò il coltello, stupito dalle parole della giovane. Non era molto sicuro, ma a quanto pare decise di darle una possibilità.
Si avvicinò lentamente alla scrivania, senza distogliere lo sguardo dai ragazzi e con ancora molti dubbi e domande che trasparivano dai suoi occhi incerti.
Prese un fascicolo da una pila di fogli e lo porse alla ragazza, esitante. Nozomi lo afferrò e indietreggiò cautamente, seguita da Caesar che la imitò.
Osservò il foglio che aveva tra le mani e annuì.
- Grazie... è ora di mettere fine a questa storia. - disse lei inchinandosi lievemente in avanti - Scusaci ancora per l'entrata maleducata... e attendi buone notizie alla tv. -
La Vongola salì sul davanzale della finestra, seguita dal moro, entrambi si sporsero raggiungendo il cornicione sulla destra e lo percorsero lentamente fino ad una trave che permise loro di scendere a terra.
Alzarono lo sguardo e notarono l'uomo affacciato, che li stava ancora osservando. I due si lanciarono un fugace sguardo e osservarono il fascicolo con l'indirizzo che portava al covo degli Anemone.



Increduli nel constatare che non c'era praticamente nessuno, i due undicesimi varcarono l'uscio dell'ufficio preso in affitto in un decadente condominio della periferia di Namimori: la stanza puzzava di muffa, le mura erano piene di scritte e ritagli incollati come quelli dell'ufficio di Kanon Ryou, nonostante il fotografo fosse nettamente più ordinato nel disporli sulla lavagna.
Due uomini sulla cinquantina, rigorosamente in completo e con occhiali da sole, si stupirono nel vedere i due ragazzi nell'appartamento adibito ad ufficio e, ovviamente, tentarono di bloccarli.
Nozomi avrebbe tanto voluto prenderli a bastonate in testa ma Caesar fu nettamente più rapido di lei e aveva già atterrato entrambi con un paio di pugni, mentre un terzo era appena accorso in loro aiuto ed era rimasto pietrificato alla scena, restando immobile davanti alla porta della stanza da dove era uscito.
- … sei fottutamente forte. E' ingiusto... è l'anello, sì. Io non ce l'ho ancora. - la ragazzina, invidiosa della potenza del Simon, tentò di trovare delle scuse.
Sapeva benissimo che in realtà era lei ad essere talmente debole da non saper utilizzare bene le sue fiamme.
Il ragazzo, di tutta risposta, le lanciò uno sguardo perplesso.
- Non dare colpa all'anello, anche se fa la sua parte. Sei tu che non sai sfruttare a pieno le tue capacità. -
I due osservarono il terzo uomo davanti a loro: era alto all'incirca dieci centimetri più di Caesar e aveva i capelli tenuti all'indietro con il gel.
Tremava, nervoso, guardandosi attorno e non sapendo cosa fare.
- Ma tu... perchè siete così in pochi a proteggere questo posto? Dove sono gli altri? - chiese Caesar, curioso. Nozomi quasi si stupì della tranquillità con la quale il giovane gli aveva rivolto la parola.
- Ecco... gli altri... alcuni sono stati presi dalla polizia, altri sono morti... - spiegò.
- … e quindi siete rimasti così pochi? -
- … Non siamo una famiglia numerosa. -
- … lo vedo... che tristezza. - la sua ironia era davvero inopportuna.
- … Dov'è il vostro boss? - chiese la bruna, all'improvviso.

La porta della stanza da cui era uscito il terzo uomo venne spalancata rapidamente e quest'ultimo si spostò spaventato, rannicchiandosi nell'angolino.
Ne uscì un uomo molto basso, doveva essere all'incirca un metro e quaranta, con baffi a punta e occhi piccoli.
- Oh, qui siete. Entrate, venite, così chiacchieriamo un po'. - il piccoletto si voltò, sicuro di sé, lanciando un'occhiata all'uomo spaventato che osservò con sguardo deluso. - Tsk. E' per questo che mai in missione ti mando. Una ciofeca, sei! -

I due ragazzi seguirono il capo degli Anemone nel suo ufficio, trovandosi in una stanza alquanto buffa: le pareti erano piene di stemmi dei Vongola distrutti, cancellati, ritagliati male, infilzati da coltelli.
- … Deve odiarci parecchio. - constatò la ragazzina.
- Voi bravi siete stati e a casa mia arrivaste. Mi congratulo con voi, un uomo che sa riconoscere i meriti io sono. - si aggiustò la giacca nera con sguardo d'approvazione - Piacere comunque, Raimondo sono e gli Anemone sono il mio vanto. -
- E che vanto... siete in crisi? - chiese Caesar, alzando un sopracciglio.
- La crisi tutti colpisce, che ci possiamo fare? - l'uomo rise, sedendosi su una sedia traballante davanti alla sua scrivania. - Quelli con le fiamme tanto ci costano, solo uno ne abbiamo assunto, e in prigione ora sta. - spiegò poi, scuotendo il capo.
- ... Ah, quello del centro commerciale?? - chiese Nozomi, ricordandosi che il tipo era in grado di usare la fiamma della pioggia - ... Non ci sono altri uomini esperti di fiamme? -
- Quelli tanto si fan pagare, e io soldi non ne ho. - affermò l'uomo, adirato - Una nuova moda queste fiamme sono! -
La brunetta non riusciva a trattenere le risate, sia per il modo buffo in cui l'uomo parlava che per la spiegazione sugli uomini che usano le fiamme.
- … Potevate aspettare di rimettervi in sesto, prima di attaccare i Vongola! - esclamò Caesar, ridacchiando. - Attaccare qualcuno con un paio di uomini è stata davvero una mossa imbecille. -
- Ehi, non dargli idee! - Nozomi parve preoccupata.
- Oh oh oh. Idea intelligente, ma aspettare non posso. I Vongola eclissati, annientati, disintegrati vanno! -
- Si può sapere che ti abbiamo fatto? - Nozomi incrociò le braccia, offesa.
- … Tempo addietro io ammiravo voi, e per caso un guardiano Vongola incontrai. Chiesi lui di poter incontrare Decimo, tanta gioia avrei avuto! Ma lui in modo strano mi fissò e con tutta la sua voce gridò … “MA SEI ESTREMAMENTE BASSO!”. -

Il Simon quasi non scoppiò a ridere, e Nozomi rimase a bocca aperta.

... zio Ryohei. Solo lui può essere stato.”

- Al che io male lo fissai. I Vongola mi offendono! I Vongola periscono! - strinse il pugno con sguardo arrabbiato e offeso.
- … tutto qui? - Nozomi alzò un sopracciglio.
- … Come sarebbe “tutto qui”? L'offesa questa è! - replicò l'uomo.
- … Ma dai, seriamente? - Il ragazzo quasi non sembrava volesse crederci - Quel guardiano avrà solo fatto una constatazione e tu hai deciso di ammazzare i Vongola per questo? -
- No, calma. - Nozomi guardò dapprima Raimondo e poi Caesar - Cioè, lui vuole uccidermi perchè zio Ryohei gli ha detto che è basso? … - la bruna portò una mano sul volto, incredula.
- Maleducata, sei! Io basso non sono, diversamente alto sono! - sbatté il pugno sulla scrivania che tremò in modo preoccupante.
- … Diversamente scemo sei. - Nozomi scosse il capo.
- I Vongola ancora offendono, io i Vongola ammazzo! -
- Ehi, io sono un Simon, non c'entro niente! - Caesar alzò le mani come per tirarsene fuori. Dal suo volto traspariva divertimento, come al solito si stava divertendo.

L'uomo non era solo basso ma anche molto impacciato: il tempo di tirare fuori una pistola che gli scivolò di mano e Nozomi non ebbe nemmeno motivo di tirare fuori la sua asta, poiché gli mollò un pugno sul naso e lo fece cadere a terra, lasciando che si rotolasse sul pavimento come un gatto, con le mani sul viso per via del dolore.
La Vongola lo fissò con pietà.

- Cioè, dai. Non possiamo finire questa storia in modo così penoso... almeno uno scontro epico, noi contro un milione di uomini... - disse lei, guardandosi intorno e osservando la stanza vuota e il ragazzo che la fissava divertito - ...No, eh? -
- … C'è crisi. - rispose lui.
Lo voleva davvero mandare a quel paese ma si trattenne.

Il suono di una sirena sembrò riportare i due alla realtà, si resero conto che la polizia stava arrivando.
- La polizia?! Ma chi l'ha chiamata? - il ragazzo si avvicinò alla finestra e osservò tra gli spiragli della veneziana.
- Oddio... se fosse stato il signor Kanon? - Nozomi gli si avvicinò.
- Andiamo, presto, prima che becchino anche noi! -
- Aspetta! - la Vongola si avvicinò alle pareti e iniziò a staccare tutti gli stemmi di famiglia appesi per l'ufficio, infilandoseli nello zaino, uno ad uno. - … non voglio che la polizia risalga a noi! -
- Giusto. - il ragazzo aiutò l'amica a staccare i fogli e, infine, uscirono rapidamente dall'appartamento.
Dato che la polizia era già entrata nell'edificio decisero di fuggire dal terrazzo, in modo che non sarebbero stati costretti ad incrociarli per strada.

Salirono nuovamente su un cornicione e camminarono spalle al muro verso un balconcino, dove entrambi scesero, attenti a non farsi vedere dai proprietari di quella abitazione, ma fortunatamente sembrava che nessuno fosse in casa.
La brunetta si aggrappò ai tubi esterni del gas, risalendo verso il terrazzo puntando i piedi sulla parete irregolare, seguita da un titubante Caesar.
- Ehi... sei sicura di voler... -
Era inutile cercare di richiamarla, la Vongola era già a due passi dalla cima e si issò sul terrazzo, guardandosi attorno in attesa di essere raggiunta dall'amico, per poi fargli cenno di raggiungerla dalla parte opposta: un edificio era estremamente vicino e anche le altezze erano abbastanza simili, con una piccola rincorsa avrebbero potuto saltare sull'altro palazzo senza farsi molto male.
- Nozomi. Sei seria? - chiese Caesar, incredulo.
- ... non dirmi che hai paura. - disse lei, indietreggiando per la rincorsa - Non hai mai saltato sui tetti? -
- Ma sei stupida?? Perchè avrei dovuto fare una cosa simile? - chiese lui, incredulo.

Oh... finalmente qualcosa che non sa fare!” rise tra sé e sé, scuotendo il capo e mettendogli una mano sulla spalla, con fare amichevole.

- Non è difficile, e non ti farai male. Guarda e impara. -

Prima che potesse aprir bocca, la brunetta si lanciò oltre il cornicione del terrazzo, saltando sul palazzo adiacente e rotolando sul tetto per un secondo, prima di fermarsi e rimettersi in piedi.
Guardò verso di lui e gli fece cenno di raggiungerla.
Il ragazzo prese un respiro e la imitò, riuscendo a non farsi male più del dovuto, ed entrambi continuarono la loro corsa sotto il cielo ormai nero, guidati dalla luce della luna, saltando sui tetti adiacenti finchè non poterono più raggiungere il prossimo, troppo distante da loro, e furono costretti a scendere.

La Vongola saltava da un balcone all'altro, passando per cornicioni e condotti esposti, scivolando fino al terreno. Il ragazzo non aveva la sua velocità ma non trovò difficile imitarla, sembrava incerto semplicemente perchè non aveva mai provato a farlo prima d'ora.
Difatti, la sua perplessità si tramutò in parole solo qualche istante dopo.

- Ma questo non si chiamava parkour? L'ho visto fare in quale video sul web. - disse lui, incredulo - Lo fai sempre? Sembri una scimmia. - disse poi, correndo al suo fianco.
- Con i Knight of Dreams andiamo un po' ovunque, ma hai ragione. - affermò lei, voltandosi a guardare il ragazzo - Quando ero appena arrivata a Namimori, io e Arashi ci divertivamo a salire sugli alberi e in giro... Mi piace farlo ancora, soprattutto se devo salire verso l'alto... sembra di salire verso il cielo. Quando arrivi in cima c'è una tale armonia e... - si bloccò, osservandosi attorno e poi guardando il ragazzo. - ...Senti, mi stai sui coglioni ed è un dato di fatto, ma... voglio farti vedere una cosa. Vieni. -
- Ma... le uova per tua nonn- Nozomi? - il ragazzo dovette riprendere a correre, poichè la Vongola l'aveva già seminato e stava raggiungendo la parte opposta della strada - Ehi! - continuava a chiamarla, ma lei non si voleva di certo fermare. Aveva ancora molte energie, le gambe si muovevano da sole, e l'avevano condotta all'ingresso di un cantiere, dove finalmente si era fermata e si era voltata ad attendere il giovane.
Quando il Simon si era avvicinato a lei, sospettoso, la brunetta l'aveva guidato verso un edificio in costruzione: alcune travi erano arrugginite, sembrava che il cantiere fosse fermo da qualche anno.

- Cosa vuoi mostrarmi? - chiese lui, curioso.
- Riesci ad arrivare su? - si voltò verso di lui, ottenendo uno sguardo incredulo come risposta. Stava quasi per rispondere con qualcosa di offensivo, ma la ragazzina lo anticipò - Dimmi solo se sì o se no. Io l'ho fatto tante volte, tu ne sei in grado? -
- ... Posso provarci. Se ce la fai tu, ce la farò anche io. - affermò lui, sospirando.
- Allora stammi dietro. - rise, saltando e aggrappandosi alla prima trave.

Caesar l'aveva poco prima paragonata ad una scimmia ed era proprio così, si appendeva alle travi e risaliva con la sola spinta del corpo. Era palese che fosse un'abitudine, conosceva ogni appiglio, e dopo pochi minuti era già a tre quarti dell'edificio.
Il ragazzo era più indietro, ma riusciva a issarsi senza troppe difficoltà e a non toglierle gli occhi di dosso.
In quel momento la brunetta era appesa all'ultima trave di ferro e si era tirata su, sulla vetta di quell'altissimo edificio, vicina alla luna d'argento.
Per una volta si sentiva soddisfatta di qualcosa che era in grado di fare a differenza del Simon, il quale era arrivato in cima con più difficoltà e dovette riprendere più fiato di quanto non ne abbia avuto bisogno lei.
Forse non avrebbe dovuto invidiarlo così tanto, era sì istruito ma la brunetta era un'autodidatta, e aveva anche alcune abilità superiori a quelle dell'amico.

- ... Sei davvero veloce, non me l'aspettavo. - disse lui, dopo aver ripreso fiato - Le tue braccia sono piccole, eppure hai molta forza. Ti tiravi su senza problemi. -
- Perchè sono piccola e peso pochissimo. - spiegò lei, ridacchiando.
- Non avrei mai immaginato. Complimenti, sei molto agile. Se sfrutti questa tua abilità in combattimento, potrai dare molto filo da torcere ai nemici! - rivelò lui, ridendo e fermandosi ad osservare le luci della città. Il suo sguardo si trasformò in stupore, i suoi occhi sembravano brillare.

Namimori, vista dall'alto di notte, era semplicemente meravigliosa, ed entrambi erano a due passi dalle nuvole, col vento che spirava tra i loro capelli.

- Bella, eh? - disse lei, guardandolo. Anche lui si voltò verso di lei, osservandola negli occhi.
- Sì. E' magnifica. - disse.
La ragazzina alzò il capo verso il cielo e osservò la luna, cercando di afferrarla con la mano, sorridendo.
- ... E' questa la sensazione che amo. Salire qui, in cima al mondo, essere a due passi dal cielo, guardare tutto dall'alto... - spiegò lei, quasi incantata - ... E' il mio regno... mi sento a casa mia. -

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Capitolo 23
*** Summer Special I – Raggiungerò il mare con il mio POWAAAH! ***


Summer Special I – Raggiungerò il mare con il mio POWAAAH!

cover

La famiglia vongolosa numero undici, assieme ai Simon, avevano deciso di andare al mare tutti insieme per potersi svagare, visto che ormai erano finalmente arrivate le tanto attese vacanze estive.
Dovevano assolutamente divertirsi e avere un po' di pace, visto che ormai la famiglia Anemone era fuori gioco e il boss era in prigione a scontare una decina di anni per associazione a delinquere.

Si trovavano tutti assieme davanti al cancello della villa Fukada, in attesa che arrivasse il bus prenotato da Arina che li portasse sulla spiaggia.
Haname stava riponendo le bevande nel suo zaino aiutata da Arashi, mentre Shinji stava effettuando una rapida previsione delle prossime giornate, ponendo i tarocchi in senso orario sotto gli occhi scettici di Luca.
Intanto, Nozomi aspettava ansiosa accanto a Kaito, voltandosi ogni due per tre a guardare Caesar per prevenire eventuali litigi. Ma il Simon si trovava poco più in là e pensava ai fatti suoi, parlando con il suo guardiano del ghiacciaio Bliz.
Mentre i gemelli Ylius e Yren saltellavano in maniera molto poco virile, il guardiano della montagna cercava di stargli dietro finchè, rassegnato, non voltò il suo sguardo su Luca, che iniziò a fissare con insistenza.
Il fulmine si voltò perplesso, incontrando lo sguardo della montagna, mentre Shinji scuoteva il capo con disapprovazione.

All'improvviso un pullman giallognolo frenò davanti l'allegra combriccola, al posto del conducente vi era seduto Masato.
- CHE CAZZO CI FAI QUI? - gli chiese Arashi, furiosa.
- Sarò il vostro autista, per oggi. -
Il gruppetto si sistemò nel bus ma il sole restò fuori, osservando minacciosamente il mostro giallo che doveva portarli al mare.
- Kaito, che fai? Perchè non sali? - chiese Nozomi, osservandolo con curiosità.
- Non mi fido di questo aggeggio giallo. IO sono giallo, perchè io sono il sole. - affermò.
- … non avevamo sparato abbastanza cazzate da stamattina. - la rossa alzò gli occhi al cielo.
- Ma che ti prende? Sei diventato scemo all'improvviso? - Luca salì subito dopo Haname.
- Ma lui è sempre stato scemo! - esclamò Arashi.
- E cosa vorresti fare, allora? - domandò il cielo.
- Sentite, io raggiungerò il mare a modo mio. - incrociò le braccia, impuntandosi.
- … eh? - Shinji gli lanciò uno sguardo prima di salire sul pulman.
- Cioè... ma sei serio? - il fulmine era ancora incredulo, si era affacciato da un finestrino per osservare la discussione.

L'undicesimo Simon si avvicinò alla Vongola con sguardo perplesso.
- … Ma che razza di guardiani hai? -
- Ehi, i miei guardiani sono fighi, hai qualcosa da ridire? -
Il brunetto scosse il capo per poi scrollare le spalle.
- Tale boss, tali guardiani... -

Il biondino si voltò, osservando il cielo limpido e sospirando.
- Vediamo chi è che la spunterà: se io o questo orribile mostro giallo. -
- Ok, l'abbiamo definitivamente perso. - Arashi scrollò le spalle, rassegnata.
- Va beh, noi andiamo. Salutami i tuoi alpaca. - Luca chiuse il finestrino.
- … e magari fatti dare un passaggio da loro... - la voce tenue di Shinji si udì appena.

Masato, seppur disorientato ma deciso a restarne fuori, mise in moto il mezzo e il bus partì verso la meta, che avrebbe raggiunto entro ora di pranzo.

Il sole osservò il bus sparire oltre l'orizzonte.
- Voi pensate che io sia piccolo, pensate che io sia stupido, ma VOI vi sbagliate! - il biondino annuì a sé stesso. - Vi dimostrerò che io, lo splendente sole Yamasaki Kaito sono in grado di compiere un miracolo! - alzò il braccio destro verso il cielo, indicandolo. - Altro che bus, è troppo mainstream! Raggiungerò il mare CON IL MIO POWAAAA! -
Si mise lo zaino in spalla e iniziò a camminare verso il punto in cui era sparito il bus.

Dopo circa mezz'ora di cammino, tra una pausa e l'altra per riprendere fiato e per bere qualcosa, il giovane capì di essere ancora a Namimori.
Non che ci volesse molto a capirlo.

Prese la cartina dalla sua tasca e la fissò perplesso, rendendosi conto che non aveva idea di come si leggesse.
- … Forse andare a piedi è ancora troppo difficile per me. Prenderò la mia bicicletta. -

Il giovane tornò nella sua abitazione situata sopra la pasticceria di famiglia, prese la sua fidata bicicletta e, con la melodie ad 8bit che venivano suonate dal suo Game Boy rosso, il quale aveva affettuosamente chiamato Gabo-chan, il sole si avviò verso la sua meta.

Finalmente, dopo aver girato per mezz'ora senza trovare la strada, un anziano e simpatico vecchietto a cui aveva chiesto indicazioni lesse la sua cartina e gli spiegò come uscire da Namimori.

Dopo un'altra oretta il giovane biondino, spinto dalla sua forza interiore, raggiunse le colline che circondavano la cittadina, pedalando senza sosta e sotto il sole cocente.


Quando fu ora di pranzo, il sole si fermò lungo un fiume per riposarsi e per ingurgitare il panino che si era preparato quella mattina.

Dopo aver divorato il suo pasto, così velocemente che quasi non si strozzava, Kaito salì nuovamente in sella alla sua bici e riprese a pedalare, stavolta con un'andatura nettamente più tranquilla onde evitare di rigurgitare il cibo appena ingerito.
Sbadigliò che erano quasi le tre di pomeriggio, si era stancato abbastanza ma non era ancora tempo di fermarsi e lui, di certo, non si sarebbe fermato.
Tuttavia aveva raggiunto un piccolo paesino oltre le colline e un bar, lungo la strada, lo stava invitando a fermarsi per concedersi un gelato.
Fissò quella soffice panna e la dolcissima cioccolata con la bava alla bocca.
Decise che lo doveva avere a tutti i costi.

Dopo aver trangugiato quella bontà, il giovane sole si rimise nuovamente in cammino verso la meta ancora molto lontana.
Mentre pedalava con ardore, la melodia che lo stava accompagnando durante il viaggio scemò e il giovane decise di fermarsi per controllare cosa fosse successo al suo adorato Game Boy.

- Oh cavolo! Le pile sono scariche! C'ha sempre lo stesso problema, questa console... -
Il biondino decise di fermarsi in un negozio di elettronica della città in cui si trovava in quel momento, solo per comprare un paio di pile nuove per il suo Game Boy.
Dopo aver inserito il suo acquisto nella sua adorata Gabo-chan, Kaito riprese nuovamente il viaggio al suono delle melodie che provenivano dall'apparecchio.

Mentre pedalava con la solita enfasi, un piccolo cagnolino biancastro iniziò ad abbaiare contro le ruote della bicicletta ed era così insistente che lui dovette fermarsi.
- Ehi, guarda che non ti mangiano mica, eh! Sono solo ruote! -
Il cagnolino abbaiò, saltellando insistentemente, così Kaito dovette nuovamente fermarsi per dargli qualcosa da mangiare.
- Ok, ho deciso: ti porto con me. Ti chiamerò Sbiccolo Bobbu, abbreviato in Bobbu. -
Il cane abbaiò, sembrava alquanto perplesso ma il biondino non ci fece caso.

Riprese a pedalare, infiammato dalla determinazione, ma erano ormai le sei e mezza e aveva appena superato un'altra cittadina.
Il suo viaggio continuava a tempo di Game Boy e con Bobbu che abbaiava divertito nel cestello della bicicletta.

Quando il cucciolo si addormentò, Kaito controllò l'orario sul suo cellulare ed erano ormai le otto passate.
Il cielo continuava ad inscurirsi ed era ormai prossimo alla pensione dove i ragazzi avrebbero alloggiato in quei giorni di vacanza.

Finalmente si fermò davanti alla tipica struttura giapponese e smontò dalla sella, posando la bicicletta. Dopo aver preso lo zaino e Bobbu, il giovane si diresse verso l'ingresso dove venne quasi assaltato dal resto del gruppo.
- MA TI RENDI CONTO DI CHE ORE SONO? - gli gridò Arashi che quasi non lo voleva ammazzare.
- Ero preoccupatissima! - Nozomi era quasi in lacrime.
- Dove eri finito? Noi siamo arrivati da sei ore, tipo! - Luca si portò le mani ai fianchi.
- Per fortuna stai bene! - Haname aveva uno sguardo apprensivo e inizio ad osservarlo dalla testa ai piedi per assicurarsi che stesse bene.
- … è un cane, quello? - Shinji cambiò argomento, indicando l'esserino sbavante che il sole aveva in braccio.

- No, non è un cane. Non vedi che è un procione? - Caesar, che si era avvicinato al gruppetto per vedere cosa stava accadendo, aveva deciso di rispondere alla stupida domanda posta dal guardiano della nebbia.

Il giovane sole, dopo aver sistemato le sue cose e dopo aver cenato, iniziò a raccontare il suo interessantissimo viaggio ed era così entusiasta che i ragazzi non osarono dirgli che della sua storia non importava niente a nessuno.

Tuttavia, Bobbu diventò la mascotte della serata.

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Capitolo 24
*** Summer Special II – Una “normale” giornata di vacanza ***


Summer Special II – Una “normale” giornata di vacanza

cover

L'aria frizzante aveva probabilmente contribuito a far diventare la spiaggia molto affollata: i bambini giocavano con la sabbia e con palloni, i ragazzi ridevano e passeggiavano sul lungo mare, gli adulti chiacchieravano stesi al sole.
L'atmosfera estiva era davvero tangibile.

La Vongola esibì il suo nuovissimo due pezzi rosa che, secondo Arashi, le stava d'incanto.
Ma tutto, secondo Arashi, le stava d'incanto: poteva anche essere nuda, sarebbe stata bellissima lo stesso.
Era praticamente la prima volta in vita sua che si infilava un bikini, aveva inoltre un colore molto femminile, perciò era molto imbarazzata.
La tempesta indossava un due pezzi arancione con i bordi gialli, il quale metteva in risalto le sue forme, rendendola più sexy di quanto non fosse già. Erano molti i ragazzi che si voltavano a guardarla, ma poco mancava che non spaccasse loro il muso chiedendo cosa avessero da guardare.
Haname, invece, indossava un costume azzurro acquistato qualche giorno prima in un negozio alla moda. Si sapeva che la pioggia amava vestirsi con eleganza e gusto.

Mentre Kaito e Shinji giocavano con il pallone da mare assieme ai gemelli e a Fudou, Luca osservava le tre con sguardo interessato.
Non poteva evitarlo, anche se facevano parte della sua famiglia erano comunque delle ragazze.
- Uhm~ è vero, mare significa anche belle pupe. - disse, leccandosi le labbra - Il mio radar cerca-gnocca si è attivato all'istante. -
Il futuro boss dei Simon era seduto sotto l'ombrellone accanto a Bliz, che si rifiutava categoricamente di andare sotto il sole cocente. Si era voltato verso il fulmine, incuriosito dalla sua affermazione, per poi portare la sua attenzione sulle tre ragazze.
- E' vero, dovremmo andare a caccia di ragazze. Non ce ne sono qui. - disse, sistemandosi i capelli con noncuranza.
Le tre erano abbastanza vicine e avevano chiaramente ascoltato le parole del ragazzo, ma fu la tempesta a voltarsi rapidamente verso di lui, con sguardo arrabbiato.
- E questo cosa vorrebbe significare? - dai suoi occhi nocciola traspariva il suo odio.
Il Simon tornò nuovamente a fissare le ragazze, che si erano avvicinate ai tre giovani seduti sotto l'ombrellone.
- Uh... oh vero, scusate! Mi ero dimenticato di voi due, Arashi e Haname~ Perdonatemi. - annuì con convinzione, con un sorriso sornione stampato sul volto. - Abbiamo due belle ragazze qui. -

La Vongola tentò di resistere alla tentazione di prendergli la testa per infilarla sotto la sabbia, cercando di calmare la sua furia omicida e ridacchiando nervosamente.
- E Nozo dove la lasci? Guarda che bel pezzo di gnoc- -
La brunetta portò una mano davanti alla bocca della sua tempesta per evitare che finisse la frase: non voleva creare altre confusioni, e se il signorino della terra aveva tutte le intenzioni di ignorarla sarebbe stato molto meglio così.

- Uh? Perchè, quella la chiami donna? Ma se a stento ha le tette! - ridacchiò lui. La ragazzina si avvicinò al Simon, mettendo le mani sui fianchi e guardandolo come se lo volesse uccidere. - Mh, però dai, se ti curassi di più sembreresti carina... peccato che invece ti vesti come il mio meccanico. -

Due frasi, aveva detto solo due fottutissime frasi e il cielo si era sentito colpito nell'animo.
Come diavolo ci riusciva?

Serviva un po' di sana recitazione, cosa in cui la Vongola riusciva benissimo.

- Io mi vesto come mi pare e non faccio finta di essere maschio, semmai sei tu che fai finta di essere simpatico. -
- E allora perchè ti comporti come un maschio? -
- Io... non mi comporto come un maschio, mi viene spontaneo. -
- Ti piace essere rozza come un ubriacone il sabato sera? Che strani gusti hai. -
- Guarda che esistono i maschiacci. - specificò lei.
- Sono anche stato con tipe così, ma non sono il tuo caso. - disse lui, indossando gli occhiali da sole - Tu lo fai perchè credi di sembrare più forte, in realtà sembri un moccioso che tenta di farsi grande imitando uno zotico. -

Non riuscì a rispondere a quell'affermazione, più che altro perchè in parte ci aveva proprio preso. Tecnicamente le divertiva comportarsi in modo grezzo e da teppistella perchè sì, si sentiva più forte.
Eppure, riflettendoci, era davvero tutto connesso ad una psicologia radicata nella società: la donna fanciulla e dolce, creatura debole e indifesa, mentre un omone alto e primitivo era il simbolo di forza.

Noun, dentro di lei, rideva. Sapeva benissimo il perchè era nato, non era più che altro il suo lato maschile, bensì la rappresentazione del suo lato “forte”. Ma anche Nozomi poteva essere forte, dopotutto. Non aveva certo bisogno di un organo maschile tra le gambe, allora perchè vestirsi con pantaloni sciatti e senza personalità parlare in dialetto volgare e comportarsi in modo molto rozzo e mascolino?
A qualcuno poteva piacere, ma lei lo faceva solo per fingersi forte.
E le avevano già detto che non avrebbe dovuto fingere o nascondersi dietro quelle apparenze.

Abbassò lo sguardo, dopotutto indossava un bikini rosa che metteva in risalto le sue forme femminili. Si sentiva più carina, e non le dispiaceva.
Non le dispiaceva essere femminile, anzi, desiderava esserlo.
L'avrebbe mai ammesso?

- Ma... non penso di assomigliare a un moccioso, senti. - incrociò le braccia, tornando a guardarlo - Piuttosto sembro uno di quei teppisti di strada nei film americani! -
- Tsk, ti piacerebbe! A me sembri piuttosto un... mh... muratore? - disse Caesar, incerto.
- … Muratore? - Arashi alzò un sopracciglio.
- E' il primo mestiere di prevalenza maschile che mi è venuto in mente. -
Il sole si avvicinò al gruppetto dopo aver ascoltato la discussione, con sguardo offeso.
- Ehi, non offendere la boss! Lei non è un muratore! -
- Oh, una volta tanto che dici cose sensate. - la rossa si complimentò con il biondino.
- Lei e Arashi, se mai, sono degli scaricatori di porto rumeni. - affermò Kaito.
Il Simon rimase senza parole.
- … Sai che è una frase alquanto razzista, vero? - Luca lo osservò incredulo.
- Ma poi perchè rumeni? Che ti hanno fatto? - Haname si era unita alla strana conversazione.
- Ma non lo so, potevano essere rumeni come turchi, oppure spagnoli o canadesi... ho detto una nazione a caso. -
- Guarda che sembra comunque razzista nei confronti dei rumeni. - insisté il fulmine.
- Allora sembrano... dei camionisti albanesi! -
- … E ora che hai contro gli albanesi?? - Luca scosse il capo, rassegnato.
- Ma... cosa... - Caesar sembrava non capirci più nulla.
- … Senti. - Arashi portò le mani ai fianchi, stanca, rivolgendosi al biondino - VaffanKaito. -

Sia il sole che il cielo si osservarono per qualche istante, senza parole.

La notte era calata e il gruppo di folli era chiuso in una stanza buia con una candela come unica fonte di illuminazione.
Erano solo le dieci ma i ragazzi si erano appollaiati nei futon e si stavano raccontando storie dell'orrore.

I gemelli si tenevano stretti l'un l'altro, osservando il resto della combriccola con sospetto.
Fudou e Bliz stavano quasi scomparendo oltre le lenzuola, cercando di mantenere un po' di dignità e nascondendo la loro ben visibile fifa.
Arashi e Haname avevano afferrato Nozomi e la stavano quasi soffocando per la paura.
Luca fingeva di dormire per evitare di sentire le storiella, stringendo l'ormai già assopito Bobbu.
Shinji, Kaito e Caesar, invece, erano abbastanza lucidi e raccontavano con sadicità alcune storie di squartamenti, di omicidi, di mistero e di tenebre.

Shinji era perversamente eccitato all'idea di quella serata, poiché era un illusionista e amava usare trucchi ed effetti speciali non solo per stupire ma anche per spaventare le persone. Aveva preso lui il comando del “gioco” e stava raccontando una storia che di spaventoso aveva poco e nulla, sembrava inventata da qualche bambino delle elementari.
Ma gli altri sapevano che della nebbia non ci si poteva mai fidare: voleva forse rassicurare i ragazzi per poi spaventarli in qualche altro modo? Era ovvio che qualcosa puzzava di bruciato.

Kaito gli teneva il gioco e Caesar faceva altrettanto, emettendo sottovoce dei versetti inquietanti che facevano sussultare il resto della combriccola spaventata.
All'improvviso, i gemelli alzarono la mano, abbastanza nervosi.
- Noi... conosciamo una storia... -
- Uh? Bene, raccontateci la vostra! - la nebbia ridacchiò, cosa assai inusuale per colui che non solo raramente parlava, ma trovava assai difficile anche solo il sorridere. Eppure, in quel momento, Shinji era immerso nel mondo di tenebre che tanto amava e si comportava in modo molto naturale sia nei gesti che nelle parole. Sembrava inoltre che avesse compreso il carattere dei due guardiani della terra, aveva intuito che stavano per uscirsene con qualcosa di interessante.

- … E' una cosa davvero incredibile... - dissero i gemelli.
Tutto il gruppo deglutì, in attesa.
- … vi dobbiamo raccontare... qualcosa che ci tocca da molto vicino. - si fissarono per qualche istante, i loro visi erano preoccupati - Di cosa ha fatto.... nostra madre... a nostro padre. -
- Eh? Riguarda voi? - Haname si preoccupò.
- … Riguarda i loro genitori, no? Ecco. - Bliz stava ascoltando i due da dietro un cuscino.

- … Era molto affamata, nostra madre. Quel giorno lo era molto di più del solito... e lei non ama essere molto affamata, sapete? Perciò decise di preparare qualcosa di buono... qualcosa di gustoso... -
Si fermarono ad osservare la combriccola con sguardo preoccupato.
- … un piatto speciale per lei e il suo amato marito. -
- … che piatto speciale? - Nozomi si era stretta ad Arashi e stava tremando.

I due gemelli si guardarono come se stessero parlando telepaticamente tra di loro, i loro occhi erano spalancati in uno sguardo di puro terrore.
Una folata di vento entrò presuntuosa nella stanza e la fiamma della candela si spense.
- La mamma andò dal papà... quatta quatta, come faceva sempre... ma stavolta... - la loro voce era sottile e poco udibile ma in quel silenzio non era difficile capire cosa stessero dicendo - stavolta impugnava qualcosa... -
- Ricordi? - chiese uno dei due.
- Certo. Come se fosse ieri. - rispose l'altro.
- Era un machete... freddo... vecchio... grande... molto grande.... - raccontarono. La loro voce si udiva appena, avevano ulteriormente abbassato il tono - e poi ... lo fece a pezzi. Tanti pezzi. -
Le ragazze sussultarono.
- Il sangue schizzò in giro per la camera e lei lo aprì come un maiale, estraendone il cuore e affettandolo per bene a cubetti. Dopodiché lo utilizzò per farcire una deliziosa torta al cioccolato e fragole... -
- Che schifo! Ma che roba è! - Arashi portò il viso sul cuscino, visibilmente disgustata.

Ma i due continuarono il macabro racconto senza esitazioni.
- ...poi... gli strappò i polmoni e li gettò nel miele, gustandoli dicendo che erano deliziosi perchè ricolmi di amore. -
Una strana aria tesa sembrò soffocare il gruppo ancora al buio.
- ...perciò, adesso... non abbiamo più un padre... né una madre. -
- … ma... che è successo a vostra madre? - la pioggia non riusciva a frenare la sua curiosità.
I gemelli si guardarono nuovamente ma i ragazzi non riuscirono a capire che espressione avessero, poichè era ormai troppo buio.
- Beh, lei... lei un giorno... -
La Vongola si voltò, spaventata, scuotendo la sua tempesta per avere la sua attenzione ma Arashi, che era tornata ad osservare i due, era troppo impegnata ad ascoltare il racconto.
- … Un giorno che non si trovava in cucina... successe qualcosa di assurdo... dietro di lei c'era un uomo... sentivamo il rumore di passi. - raccontarono. - Tap... tap... tap... tap...-

Tap...

- Tap... Tap... -

Tap... Tap ...

- CHI CAZZO E'?
Arashi e Haname gettarono all'aria il lenzuolo, Luca si alzò subito e corse via urlando, mentre Bliz e Fudou iniziarono ad urlare come impazziti.
- ACCENDI QUELLA FOTTUTA LUCE, ECCO!!! - urlò il ghiaccio.
- DOV'E' L'INTERRUTTORE?!!! - Fudou sembrò spaesato.

Caesar accese la luce dopo pochi istanti, il suo sguardo era visibilmente divertito. I gemelli stavano rotolando per terra dalle risate e Kaito e Shinji, in piedi dietro le ragazze, stavano morendo dal ridere.
- … VOI. - il cielo li osservò come se volesse prenderli a calci.
- ANDATE AL DIAVOLO, FIGLI DI DAEMON. - la tempesta sbuffò.
- Oddio, ho perso dieci anni di vita! - la pioggia si portò il volto tra la mani, imbarazzata.
- Il mio cuore... sto per morire, ecco. - anche il ghiaccio era assai provato dalla vicenda e si guardava intorno con ansia.
Intanto Luca era sparito ed era inutile andarlo a cercare: era impossibile trovarlo quando si nascondeva.

 

Verso la mezzanotte, quando i ragazzi si erano finalmente addormentati, Nozomi decise che aveva bisogno di rinfrescarsi un po', anche perchè non riusciva ad addormentarsi.
Prese il costume e l'asciugamano, li infilò nella borsa per poi uscire dalla stanza, quatta quatta, per non svegliare le ragazze.
Il ryokan aveva una piccola piscina interna, ovviamente deserta perchè i pochi ospiti che vi alloggiavano erano assopiti nelle loro camere.

La ragazzina nuotò un po' per rilassarsi, scivolando sullo specchio d'acqua e cercando di scacciare via i pensieri.

Era davvero felice.

Non era raro che il suo "io" interiore iniziasse discussioni particolarmente articolate e lei restò in ascolto, interessata.
Noun si stava complimentando con Nozomi, fiero che lei si stesse comportando bene.
Anche lei era felice, si sentiva libera di fare ciò che volesse, ma poi, pensierosa, chiese a Noun se fosse davvero giusto comportarsi in quel modo.
Lui non sembrò per nulla preoccupato, anzi, incitò la giovane e la pregò di ignorare i giudizi altrui, ascoltando invece i consigli dei suoi amici e della sua famiglia.
Erano i loro giudizi a valere di più, dopotutto.
Nozomi annuì e ringraziò la sua controparte maschile, che le arruffò i capelli, sorridendo. Sembrava che fosse molto stanco, come un anziano prossimo alla sua fine.
La piccola pianse, chiedendogli se stesse bene, mentre lui si sedeva su un'immaginaria sedia a dondolo, che scricchiolava.
Le sorrise.
Adesso sembrava un nonnino, ma fino a pochi mesi fa era un affascinante giovane pronto a combattere per tutti. Assomigliava anche vagamente a suo padre.

"Il mio tempo è venuto e se n'è andato, in un batter d'occhio." disse lui "Adesso tocca a te dimostrare di essere forte quanto me."
"Sono piccola e sono una donna, non penso di essere forte quanto te!" replicò lei.
"Ma cosa dici? Certo che lo sei! Perchè tu sei me."

Quelle parole costrinsero la Vongola ad aprire gli occhi.
Stava nuotando da quasi venti minuti e sarebbe stato meglio uscire dall'acqua, perciò si diresse rapidamente verso il bordo.

Tuttavia, il suo filmino mentale continuava ad andare avanti.
Quelle parole continuavano ad inseguirla.

"Hai ragione, in fondo sono sempre io che mi faccio mille complessi."

- Come una discussione mentale insensata con un tipo che rappresenta me. - disse ad alta voce, quasi scoppiando a ridere.

Uscì dalla piccola vasca, con ancora il sorriso sulle labbra, slacciandosi il costume per potersi mettere lo yukata.

Restò nuda per qualche secondo e si osservò: i seni stavano iniziando a crescere, quello era il corpo di un'adolescente in via di sviluppo. Un corpo interessante, non molto sexy, ma di sicuro si sarebbe potuto sviluppare in qualcosa di affascinante per qualcuno.
Scacciò l'immagine di Giotto dalla sua testa, arrossendo visibilmente, tornando a concentrarsi sulla sua controparte maschile, che ormai vedeva invecchiarsi sempre più, addormentandosi sulla sedia a dondolo come nella scena finale di un film triste, con tanto di melodia nostalgica.

Sospirò, pronta ad accettare una nuova sé stessa, ormai prossima ai suoi quindici anni.
Alzò lo sguardo dinanzi a sé e notò che qualcuno era fermo ad osservarla.

L'undicesimo Simon aveva un'espressione tra l'interessato e l'imbarazzato, il suo sguardo era fermo sul sorriso della ragazza, che in quel momento mutò in terrore.

- … Wow, sei davvero una donna, allora. - disse a bassa voce, abbozzando un sorriso.

Nozomi si ricordò all'istante di essere nuda e si infilò rapidamente lo yukata, avvampando ma tentando di restare seria e di non perdere il controllo.

- Co-co-co-co-co-cosa c-ci fai qui tu??? -
- Dato che eri sparita, ho pensato di venirti a cercare! Non l'ho mica fatto apposta! -
- N-non hai visto nulla, giuralo! -
- N-no che non ho visto nulla! Ho solo visto... una bella... ragazza... con … tutte le cose che le ragazze hanno... -
- GHYAAAAA! -

La Vongola fuggì rapidamente, lanciando la borsa con l'asciugamano in testa al Simon, il quale restò ad osservarla mentre spariva oltre il corridoio.
- CAESAR NO BAKA! -

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Capitolo 25
*** Summer Special III – Il Festival Estivo ***


Summer Special III – Il Festival Estivo

cover

- Il festival di stasera sarà supermegafantasticherrimissimoyeah! - esclamò Kaito, affondando il suo viso in un cono gelato medio doppio gusto.

Erano gli ultimi giorni delle vacanze, nonostante tutte le peripezie i ragazzi si erano davvero divertiti ma sembravano tristi poiché ormai la loro permanenza era giunta al termine.
- Mh questi cocktail sono squisiti. E ci sono anche tante belle ragazze qui~ - Luca non riusciva a non osservare le cameriere.
- Hai sempre un solo pensiero, Luca?- chiese Caesar, che per chissà quale motivo era spesso seduto accanto a lui.
- Beh... ho anche ventun anni, non posso andare a caccia? -
Una bella donna con un due pezzi molto sexy e un pareo acquamarina gli passò davanti, mentre portava il vassoio con i cocktail e i gelati ad uno dei tavoli in legno del bar sulla spiaggia.
- Mi chiedo, comunque, perchè siamo seduti in questo bar dall'apparenza hawaiana, ecco. - Bliz sembrava curioso, continuava a guardarsi in giro con un cucchiaino di plastica tra le labbra.
- … Hawaiana? - Fudou, intanto, era ancora intento ad assaporare il suo gelato alla vaniglia.
- Non puoi dire che non lo sia, ecco. -
La montagna osservò la struttura molto esotica del bar e sospirò.
- Suppongo tu abbia ragione. -

Intanto le tre ragazzine stavano bevendo dei succhi di frutta decorati in stile cocktail, parlando e ridendo tra di loro senza pensieri.

- Guarda quelle, si divertono. - Luca abbozzò un sorriso.
- Sembrano delle ragazze frivole, ecco. -
- uh? Frivole? - Haname si voltò, perplessa. L'affermazione del ghiaccio era arrivata a loro senza problemi e le tre si erano voltate verso i maschietti.
- … frivole, noi? - il cielo li fulminò con lo sguardo.
- Noi non possiamo essere frivole perchè non siamo delle donne. - la rossa lanciò un'occhiata ad Haname, ridacchiando.
- No, non siamo donne e non siamo uomini. - specificò la pioggia, cercando di trattenere le risate.
- Noi siamo transessuali. - affermò Nozomi, annuendo a sé stessa e spiazzando le due amiche, che si aspettavano un “siamo vigilanti” come risposta. - No, aspetta. Se non siamo né uomini né donne... siamo asessuati. -
- ...Siamo piante! - la pioggia si riprese e la buttò lì, scoppiando a ridere e coprendo le labbra con un tovagliolo.
- Siamo farfalle. - esclamò Arashi.
- ...Che cazzo centrano le farfalle con le piante? - la brunetta fissò sconcertata la sua tempesta.- Ehi, le farfalle sono piante! Lo sapete che le farfalle sono piante?? -
- NOOO aspetta, non volevo dire questo!!! - la rossa iniziò a scuotere la sua boss cercando di farla rinsavire.
- Da oggi in poi le farfalle saranno piante. - concluse il cielo.

- Ma il cervello ve lo siete spremuto nel cocktail che state bevendo? - la domanda di Caesar sembrava più che lecita.
- No, questo è succo di frutta cento per cento genuino. - la pioggia ammiccò.
- Ho paura di questa sua affermazione, ecco. - Bliz sembrava perplesso.
- Abbine. - Haname divenne più seria.
- … Cos'è questa atmosfera gelida? Non ero io il guardiano del ghiacciaio, ecco? -
- Ecco, ecco... ecco. - Arashi gli fece il verso.
- Piantala di prendermi per il culo, ecco. -
- Ah proposito... vi siete iscritte al famoso contest del volantino? - chiese il Simon.
- Uh? Il contest di canto? Sì sì! - annuì la Vongola.
- Vinceremo sicuramente, Nozo! - la tempesta prese le mani del suo cielo e iniziò a saltellare con lei allegramente, facendo il girotondo sul posto.
- … ma voi siete malate di mente. - Caesar sospirò, rassegnato.
- E' quel che ho sempre pensato, ecco. -
- … noi non possiamo farlo, eh? - chiese Fudou all'amico.
- Cosa? - chiese la terra.
- ...saltellare così. -
- … Fudou ma sei uscito scemo anche tu? - il bruno scosse il capo, deluso.
- … ma sembrano così felici... -
- Beh... in effetti come dar loro torto? Sono ancora delle bambine. - disse poi Caesar.
- Ma tu non avevi solo due anni in più del boss? - chiese Kaito.
- … Questi sono solo dettagli. Stupidi, fottutissimi e insulsi dettagli. -
- ...E questa battuta mi sembra rubata alla tempesta... - bisbigliò Bliz, alzando un sopracciglio.



Quel pomeriggio Haname si era serrata in camera a cucire degli splendidi yukata colorati, che avrebbero indossato quella sera al contest di canto, tenuto durante il festival estivo.
Mentre era alle prese con dei nastri e dei cartamodelli, i due guardiani gemelli sgattaiolarono nella stanza attirati dal suo lavoro.

- Uhh sai cucire? - chiesero, incantanti.
- Sì, lo adoro! Più che altro amo fare i design degli abiti. -
- Che cariniii! Possiamo aiutarti? -
I due gemelli ammirarono il design e il cartamodello preparato dalla piccola stilista, i loro occhi sembravano luccicare.
- Uh? Come vorreste aiutarmi? -
- Noi amiamo fare queste cose! -
I tre si rimboccarono le maniche e si misero all'opera per riuscire a portare in vita gli splendidi design creati dalla guardiana della pioggia.

Mentre erano alle prese con metro e forbici notarono che mancava della stoffa arancione per creare lo strato superiore dell'abito.
- Uh... non l'hai presa? - chiesero, perplessi.
- … No, certo che l'ho comprata... le avevo prese tutte... è la stoffa per l'abito di Nozomi... - Haname si guardò intorno, spaesata.
- Oh! Cerchiamola! -
- Ma... l'abbiamo cercata ovunque, non c'è qui... - la pioggia si alzò, iniziando a cercare nei cassetti e nelle valige.

Nulla.

- … E' stata rubata! - esclamarono i due dopo una decina di minuti di ricerche.
La ragazza sembrò infiammarsi per la rabbia.
- NNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNO. -
La pioggia ribaltò il tavolino dove stavano cucendo e si alzò in piedi, con il fuoco che ardeva negli occhi e lo sguardo da folle omicida.
La ragazzina si lanciò oltre la porta della stanza, quasi disintegrandola, seguita dai due gemelli che avevano uno sguardo preoccupato.
- … ma cosa...? -

La pensione venne quasi messa a soqquadro, tutto il gruppo si era già riunito fuori la camera dove c'erano i due gemelli ancora sconvolti, anche se pieni di una inquietante ammirazione verso la stilista. Haname era sparita da qualche parte, ancora alla ricerca della stoffa scomparsa.
Gli altri Simon si avvicinarono ai gemelli, preoccupati, cercando di capire cosa stesse accadendo.

- … Ha... Haname... è impazzita... - i loro volti sconvolti lasciavano trasparire una macabra eccitazione.
- Uh? La guardiana della pioggia dei Vongola? - chiese Caesar, confuso.
- Cosa significa impazzita? L'avete vista arrabbiata? - Arashi si voltò verso Nozomi ed entrambe si osservarono per qualche istante.
- PEGGIO! Sembrava volesse distruggere il mondo! - spiegarono i due.
- … Cosa è successo di tanto grave da tirare fuori la sua seconda personalità? - chiese il cielo.
- … seconda personalità? - Bliz alzò un sopracciglio.
- … Non hai detto ecco. - puntualizzò Arashi.
- Ma ti pare il momento, ecco? -
- SILENZIO VOI DUE. - urlarono Caesar e Nozomi.
La tempesta e il ghiacciaio si zittirono, spaventati.
- Non sapevo che la tua pioggia fosse una psicopatica. - disse la terra.
- Caesar... nell'undicesima famiglia dei Vongola siamo TUTTI fuori di testa. - spiegò Nozomi.
- … Chissà perchè lo avevo capito. -

Il gruppo si voltò verso il corridoio dove era appena apparsa una Haname dallo sguardo più tranquillo e sorridente, che portava sotto al braccio una stoffa arancione.
- Oh, l'hai ritrovata! - i gemelli sembrarono più rilassati.
- … Aveva perso una stoffa? - chiese Nozomi.
- Uh? Ah, no. - la pioggia si fermò davanti al gruppetto, raggiante - Ho dovuto prenderne altra perchè non trovavo la mia e non c'era tempo per cercarla! -
- E dove l'hai presa? - chiese la tempesta.
- Ovviamente ho costretto il negoziante a darmene un altro po'. -

La pioggia entrò nella stanza e tirò dentro i due gemelli, serrando nuovamente la porta per evitare che i curiosi vedessero gli abiti prima del festival.
- … significa che ha minacciato di morte quel povero tizio e si è presa la stoffa. - spiegò la bruna.
- … non l'ha pagata, ecco? - la domanda di Bliz era abbastanza stupida.
- Figuriamoci, incazzata in quel modo era già tanto che non abbia ucciso il povero malcapitato. - la rossa scrollò le spalle.
- … ma che cazzo di famiglia siete? Mi spaventate. - Caesar li osservò perplesso.
- Meglio, no? E' questo il nostro scopo. - disse Nozomi, ammiccando.
- … spaventare la gente? -
- E spiazzarla, anche. - aggiunse Kaito.
- … -
- Visto? Ci siamo riusciti. - il biondino rise.

I tre Simon si allontanarono, ancora alquanto perplessi. Il sole si era avvicinato a Nozomi e Arashi e aveva assunto un'espressione piuttosto preoccupata.
- … ecco... io.... -
La Vongola e la tempesta gli misero le mani sulle spalle, con affetto.
- Falla sparire. - gli disse Nozomi.
- Nessuno saprà mai chi era il colpevole. - bisbigliò Arashi.
Il sole annuì, fuggendo verso la sua stanza e liberandosi della stoffa rubata per scherzo.


Quella sera al festival, le tre ragazze dell'undicesima famiglia dei Vongola si presentarono con degli yukata modificati in stile sweet lolita, molto carini. Ogni yukata rappresentava il colore del proprio elemento, ma erano decorati con pizzi e avevano una sotto gonna bianca.
Nozomi portava due codine con dei fermaglini a forma di fiori rossi, Arashi aveva i capelli raccolti in una lunga coda fermata da dei petali violacei e Haname aveva uno chignon sul capo, decorato da petali azzurri.

Il contest non era altri che una gara di karaoke, le tre avevano già passato le selezioni poco prima e si erano qualificate per la finale, cantando una canzone che conoscevano e che amavano canticchiare a casa. Le tre voci erano armoniose tra di loro, anche se si vedeva che non erano poi così esperte. Tuttavia si trattava di una gara semplice e con pochi partecipanti per cui la vinsero senza problemi, e probabilmente non per la voce: i giudici, dopotutto, erano tutti uomini.
Haname poteva almeno sentirsi soddisfatta, dopotutto gli abiti avevano giocato un ruolo fondamentale nella loro vincita.

L'undicesimo Simon sembrava ammirare con stupore la giovane Vongola, probabilmente non pensava fosse possibile che la ragazza potesse essere così femminile, o magari non immaginava che lei sapesse cantare.

- Primo posto. - disse Caesar alla fine, ridacchiando.
- Era ovvio, c'erano solo stonati e aspiranti idol che non hanno mai preso lezioni di canto. - Luca scrollò le spalle.
- Non che alla giuria importi. - il Simon lo guardò sottecchi e Luca capì l'antifona - E poi nemmeno loro hanno mai preso lezioni di canto, no? -
- Oh no, loro... so che hanno fatto qualcosa con un tizio fissato con la sincronia, che se sbagli una nota ti infila la testa nel gabinetto. -
- Cosa?! Chi è sto tipo? - il Simon sembrò allarmarsi.
- … il nostro guardiano della nuvola. -
- oh. -

La serata terminò nell'euforia generale, con i fuochi d'artificio e lo zucchero filato.

Con Bobbu che abbaiava festoso in giro con i ragazzi.
Con Arashi che fissava male Caesar, poichè osservava con stupore la trasformazione di Nozomi da ragazzaccio a donna.
Con gli “ecco” di Bliz che erano una tortura per le orecchie.
Con Luca che tentava di abbordare le ragazze.
Con Fudou che stava in silenzio ad osservarsi intorno.
Con gli scherzi infantili di Kaito, che chiamava le persone alle spalle con il dito per poi far finta di nulla.
Con Shinji che se c'era o non c'era, era praticamente la stessa cosa.
Con i gemelli e Haname che avevano stretto un buon rapporto di amicizia e adesso parlavano di moda.
Con Nozomi che, stringendo la targa del primo premio, si sentiva stranamente euforica.
E, osservando il suo Vongola Locket, immaginò un uomo dai capelli biondi e coperto da un mantello nero che le faceva i complimenti.

Ma non solo, nei suoi pensieri c'erano anche un uomo dai capelli castani e una donna bionda, che applaudivano e le sorridevano con dolcezza.
Due persone che le mancavano da morire.

Il mattino dopo il gruppetto dovette prepararsi per far ritorno a Namimori.

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Capitolo 26
*** Target 21 - Eh?! Festa di compleanno in stile Vongola XI Famiglia! ***


Target 21 - Eh?! Festa di compleanno in stile Vongola XI Famiglia!

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L'impianto stereo con surround iniziò a pulsare talmente forte che sembrava di essere finiti in discoteca. L'intera villa Fukada era divorata dai bassi delle canzoni che uscivano dalle casse, e che avrebbero potuto creare disappunto ai vicini di casa, ma ai ragazzi di certo non interessava.
La bionda Luccini correva avanti e indietro per la cucina, osservando l'operato della cuoca personale dei Fukada, mentre il maggiordomo baffuto, Nanjo-san, la aiutava portando il buffet ai tavoli.
All'apparenza sembrava un ricevimento per chissà quali illustri ospiti ma in realtà si trattava semplicemente di una banalissima festicciola realizzata dai guardiani dell'undicesima famiglia dei Vongola.

Anche la nuvola era presente, quel giorno: il giovane aspirante maestro era seduto alla tastiera elettrica di Arashi intento nel provare le varie modalità e opzioni, sembrava che si stesse divertendo da solo.
Un enorme striscione appeso nel salotto della villa citava gli auguri di buon compleanno a Nozomi e ad Arashi, per le quali avevano realizzato una festa in quell'euforico 15 settembre. La festa comprendeva anche il compleanno della tempesta del 24 agosto: Arashi aveva sempre insistito per voler celebrare il suo compleanno assieme a Nozomi, dopotutto erano dello stesso segno e anche di date molto vicine, “è destino!” aveva sempre ripetuto ogni anno, quando spiegava ai nuovi arrivati del perchè festeggiassero il loro compleanno in quel giorno.

Tutti gli altri guardiani e la boss si erano seduti a terra in cerchio, erano in ascolto delle previsioni di Shinji per quella settimana: Luca era ancora scettico ma gli altri sembravano crederci abbastanza.
Il giovane della nebbia stava posizionando i tarocchi secondo un suo schema mentale mentre Kaito passava un vassoietto con degli stuzzichini verso gli altri ragazzi.
Cloud, che era ancora alle prese con la tastiera professionale che sembrava piacergli molto, osservava i ragazzi da lontano, con sguardo perplesso e anche un po' divertito, come se volesse prenderli in giro per quello strano e inutile rituale.
Non erano i soli a quella festa, anche l'undicesima famiglia dei Simon era presente, e si trovavano tutti in giro per la grande sala: Bliz stava osservando l'operato di Shinji con perplessità; i gemelli ballavano da soli a tempo di musica; Caesar canticchiava la canzone che stava suonando Cloud al pianoforte e Fudou era seduto sul divano a mangiucchiare mentre osservava i ragazzi da lontano.

Quando la brunetta, ormai quindicenne, sentì il canto del Simon, si voltò verso di lui e tese le orecchie in ascolto, notando che il ragazzo sapeva a memoria quella canzone: era abbastanza intonato e interpretava in modo discreto.
Si alzò, avvicinandosi alla nuvola e al Simon. Il suo vestitino rosa aveva una gonna ampia a palloncino che sobbalzava, in testa portava un cappellino decorato con un fiocco ed era piena di nastri e merletti. Anche quell'abito era una creazione della geniale immaginazione di Haname, ed era stato fatto su misura per la sua festa di compleanno.
Non che fosse totalmente felice di essere vestita da bambolina, ma più o meno avevano tutti indosso abiti particolarmente esagerati, perciò tentò di contenere l'imbarazzo.
La tempesta seguì con lo sguardo il suo cielo, lei invece indossava un abito scuro stile gothic lolita, con un'ampia gonna nera ricamata con merletti ai bordi e aveva i capelli raccolti da un lato fermati da un fiocco nero con brillantini e qualche piuma.
Si era alzata e aveva raggiunto la Vongola, notando anche lei che il boss dei Simon era in grado di cantare discretamente, quasi infuriandosi per quella scoperta.

Caesar, che era preso dalla canzone, sembrò tornare in sé e si voltò verso la brunetta e la rossa, che lo stavano fissando con attenzione.

- Cosa c'è? Ho stonato? - chiese.
- … Non mi hai mai detto che sapevi cantare... - Nozomi aveva portato le mani dietro la schiena e si stava dondolando.
- … Al festival estivo ci hai anche fatto dei complimenti ma non hai mai accennato a questo. - la rossa incrociò le braccia.
- Beh, non mi avete mai chiesto nulla. Non vedo perchè avrei dovuto dire cose a caso. -
- Cose a caso? Quali? - la bruna lo osservò con perplessità.
- … Non è che sappia cantare... semplicemente so ascoltare le note e riprodurle. -
- … chiamasi cantare. - precisò Arashi.

La nuvola, con noncuranza, si voltò verso il ragazzo dagli occhi rossi.
- Non far caso a loro, pensano che chiunque sia intonato sappia cantare. -
- Beh, chi è stonato non sa cantare, no? - l'attenzione del cielo si poggiò sull'occhialuto.
- Ma nemmeno chi è intonato. Bisogna che prenda lezioni, come avete fatto voi. -
- Interessante, avevo intenzione di prenderle. - il Simon ascoltò con attenzione le parole del ragazzo.
- Cosa?! E' da quando ti interessi alla musica? - Arashi parve arrabbiarsi.
- Beh... voi fate dell' “armonia” una filosofia di vita, dopo il festival estivo ho pensato che sarebbe stato carino prendere delle lezioni di canto. -
- Ci stai fottutamente copiando. - incalzò, furiosa.
- No, semplicemente mi è piaciuto e voglio farlo. -

Si voltò, lasciando il Simon e Cloud, tornando a sedersi nel cerchio dei suoi guardiani mentre anche Bliz si era unito a loro, e li stava osservando mentre giocavano.
- Allora... cosa si dice qui? -
- Giochiamo a Verità. - spiegò Luca, sorridendo.
- E la previsione di Shinji, qual'è stata? - anche la tempesta aveva seguito il cielo ed era tornata a sedersi accanto ad Haname.
- Uh, il guardiano della nebbia ha detto varie cose che non ho capito, ecco. -
Shinji sospirò all'affermazione di Blizzard, riprese le sue carte e le riposizionò per terra.
- uh?! Ancora?! - Luca lo guardò perplesso.
- … Nozomi e Arashi non hanno ascoltato. - spiegò.
Il fulmine sbuffò.
- … Dunque. Per prima è uscita questa qui, vuol dire che c'è qualcosa di misterioso con cui avremo a che fare, per esempio un incontro o la scoperta di qualcosa... non si sa, le carte non sono precise. -
- … quando mai lo sono state? -
- Luca! Per favore! - la pioggia lo fulminò con gli occhi.
La nebbia posizionò altre carte in cerchio.
- Dopodichè è uscita quest'altra, ecco qui. Questa ha un significato particolare: significa che qualcosa cambierà completamente... -
- Cambierà completamente? - Nozomi fissò Arashi, che sembrava spaesata quanto lei.
- Qualcosa tipo “verremo a contatto con qualcosa di misterioso che cambierà completamente la nostra vita?” - chiese la rossa.
- Può anche essere, ma a preoccuparmi è l'ultima carta. -
- E' alquanto inquietante. - disse Kaito, pensieroso. Non sembrava nel pieno delle sue energie.
- Questa qui rappresenta la fiducia tradita... - spiegò la nebbia.

La Vongola si spaventò.
Alzò lo sguardo e osservò i presenti, incontrando gli sguardi dei suoi guardiani.
- Ehi boss, non preoccuparti! - esclamò il sole.
- Nozo... io non ti tradirò mai! - Arashi le portò un braccio al collo e la strinse.
- Nemmeno io! - anche Haname l'aveva abbracciata.
- Ma dai, ma davvero credete a ste scemenze? - il fulmine ridacchiò.
Il guardiano della nebbia ritrasse le sue carte e si alzò, sospirando, avvicinandosi ai gemelli poichè uno dei due, Ylius, era il guardiano del deserto e operava anche lui con le illusioni.

Intanto, i ragazzi rimasti stavano giocando a Verità, il cui gioco consisteva nel rivelare qualcosa di vero riguardo sé stessi: durante il gioco, infatti, Arashi dovette confessare che le piaceva il guardiano della nuvola di Vongola Decimo, Hibari Kyoya.
- … Ancora non me ne capacito. Come diavolo ti fa a piacere Hibari-san?! E' … è... spaventevole! - la Vongola rabbrividì al solo ricordo di quell'uomo.
- Ma è così carino~ -
- Ma quello ti morde a morte!! -
- Beh... anche questo è così carino~ -
- … Oh mio dio. - Kaito alzò un sopracciglio.
- Io lo temo! Ho una paura matta di lui! - Nozomi si guardò attorno con fare nervoso.
- Ma che ti ha fatto? - Haname cercò di rassicurarla, stringendo la mano sulla sua spalla.
- Non è che mi abbia fatto qualcosa, è che sin da piccola... quando lo vedevo scappavo perchè aveva un'aria così spaventosa che non riuscivo nemmeno a guardarlo per pochi secondi! - raccontò - E finivo col piangere come una scema. -
- Ma dai... venivi da me, ti proteggevo io... e mi prendevo Hibari-san~ - la rossa aveva uno sguardo sognante, mai visto prima.
- E poi la paura maggiore me l'ha fatta venire zio Hayato. -
- Uh, il guardiano della tempesta di Juudaime. - spiegò Luca.
- Quando ero piccola mi diceva che se non facevo la brava bambina usciva Hibari-san da sotto il letto e mi mordeva a morte! -
- … Seriamente? - il sole era incredulo.
- SONO SERISSIMA! Mi ha rovinato l'infanzia, non potevo quasi più dormire dalla paura che uscisse Hibari-san da sotto il mio letto! -
- Aww... se usciva da sotto il mio...~ - la tempesta continuava a sognare ad occhi aperti, imbarazzata.
- Arashi, cavolo, è un discorso serio! Sono rimasta traumatizzata! -
- Tranquilla, dai. - Haname le sorrise - Tanto ormai non lo vedi più da molto, no? E comunque abbiamo un'altra nuvola a cui pensare. -
Il gruppo si voltò verso Cloud, sospirando con rassegnazione.

La porta del salotto si aprì violentemente ed entrò un Masato che aveva un sorriso smagliante.
- Arashi! C'e' una notizia stupenda! -
La tempesta si alzò, perplessa, cercando di capire perchè quel suo maledetto fratello doveva sempre romperle le scatole.
Il giovane si avvicinò alla sorellina, affannato a causa di una probabile corsa.
- E' tornato il nonno! -
La ragazza lo osservò stupita, quasi incredula. Strabuzzò gli occhi e osservò il fratello, come se stesse cercando di capire se la stesse prendendo in giro.
- Nonno... è qui? -
- Sì, è giù! Sta salendo! -

Il nonno di Arashi e Masato, Fukada Ryosuke, era un uomo sulla sessantina dal portamento militare.
Poteva competere con Luca in quanto ad altezza, aveva lunghi capelli brizzolati e i baffi, sul suo viso traspariva un'espressione seria ma saggia, con inquietanti occhi rossi che sembravano dargli un'aria ancora più austera.
Era l'unico parente con cui erano in contatto i due giovani, dopo la misteriosa scomparsa dei loro genitori.

Arashi e Masato lo scortarono nel salotto e l'uomo si accomodò lentamente su un divano, squadrò i ragazzi presenti e parve comprendere la situazione.
Nozomi si avvicinò con un sorriso stampato sul volto, stava per tendergli la mano come se l'uomo dovesse stringerla ma si bloccò, ricordando che quell'uomo era attaccato a tradizioni ben più antiche.
Sospirò, tendendogli la mano e mostrandogli il dorso con eleganza, restando in attesa.
L'uomo, che dopo qualche istante abbandonò la sua aria severa per sorriderle dolcemente, prese la mano della giovane e la portò alle labbra, baciandola.
- E' passato molto tempo dal nostro ultimo incontro, giovane Sawada. -
- Sono lieta di vedere che stiate bene. Non siete ritornato per ben sei anni. -
- I miei impegni mi hanno tenuto occupato per molto, chiedo venia. - disse, prendendosi qualche istante di pausa - Dovrei occuparmi di più dei miei nipoti, dopotutto hanno solo me. -
Lo striscione in salotto venne tirato giù rapidamente e Haname, con l'aiuto di Luca, aggiunse in un angolo alcuni auguri per il ritorno del signor Fukada.
I giovani guardiani e l'undicesima Vongola si mobilitarono per rendere la festa piacevole al nonno della tempesta: gli porsero dolci e ascoltarono i racconti dei suoi viaggi in giro per il mondo, dialogando con lui e raccontando delle proprie esperienze come undicesima famiglia.
Anche i Simon si erano avvicinati all'uomo con curiosità, Fukada-san sembrò lieto di conoscere l'undicesimo boss di quella così antica famiglia.
All'inizio sembrava abbastanza spaventoso e severo ma l'uomo aveva esibito un sorriso dolce e tenero da nonno premuroso, che aveva rincuorato tutti i presenti.

- Ma in cosa consiste il suo lavoro? - chiese all'improvviso il fulmine, curioso di capire cosa lo spingeva a viaggiare così tanto. - E' qualcosa che ha a che fare con i Vongola? -
L'uomo sembrò incrinare il suo sorriso, si massaggiò il mento con la mano destra.
- No, non si tratta esattamente dei Vongola, anche se ho avuto il piacere di collaborare con Decimo. Si tratta del mio lavoro di ricercatore... cose riguardanti la famiglia Elektrica, di cui i Fukada fanno parte. -
Il biondo rimase alquanto perplesso da quell'affermazione ma se la fece bastare, nel mentre si aprì nuovamente la porta del salotto e vi entrò una raggiante Arina.
- Undicesima! Vieni, presto! -
- uh? -
La Vongola si issò e si avvicinò alla tutrice, sconcertata. Cos'era successo ancora?
- C'è una chiamata per te! -

La brunetta fissò perplessa la donna, che le tese il telefono cordless. Uscì dalla stanza e raggiunse il corridoio, appoggiandosi al muro dove, titubante, decise di rispondere.
- Pronto...? -
- Nozo-chan. - una voce profonda e calda la chiamò dall'altra parte della cornetta.
Il suo cuore sussultò, sentì un calore immenso invaderla e si rese conto che quella giornata non poteva andare meglio di così. Nonostante tutto un sorriso le scappò, divenne raggiante ed emozionata. Non poteva nascondere la sua gioia, nonostante i sentimenti contrastanti che provava per l'uomo.
- PAPA! -
Sentì una piccola risatina, forse in risposta all'euforia della giovane.
- Buon compleanno. -
- … Te ne sei ricordato! - arrossì.
- Uh? Ti fidi così poco di me? Come potevo dimenticarmi del giorno in cui la mia bambina compie quindici anni? -
- … Scusami... ma non sono più una bambina! -
- Per il tuo papà sarai sempre una bambina. -
Non riusciva a contraddirlo, la sua sola voce le riempiva il cuore di gioia e la nostalgia la pervase.
Aveva così tanta voglia di riabbracciarlo.
- Papa... come va il lavoro? -
- Tutto bene, tranquilla. - la sua voce era molto dolce e non lasciava trasparire alcuna preoccupazione - Mi dispiace non essere potuti venire oggi, ma tra due giorni nessuno ci vieterà di venirti a trovare. - disse lui.
- Se avete da fare non preoccupatevi per me... - rispose lei, u po' delusa.
- Non dirlo nemmeno per scherzo. - affermò lui, serio. Ad ogni modo come va, piccola mia? Tutto bene lì in Giappone? -
- Sì, tutto bene! Stavo festeggiando con i miei amici! -
- Sono felice per te, fa tesoro delle persone che ti sono accanto e dei loro consigli. - disse - E la scuola? Sempre tutto a posto? -
- Ovvio, ma sono avanti con il programma e le lezioni mi sembrano lente e noiose... -
- Sei molto intelligente, ma non devi lasciarti trasportare. Continua a studiare come hai sempre fatto e non far arrabbiare la nonna e Arina. -
- Sì, sì, va bene! - arrossì, annoiata dal solito discorso.
- Oh, anche gli altri ti fanno gli auguri. -
La brunetta sentì alcuni auguri in sottofondo: riconobbe subito zio Ryohei, non solo per la voce ma soprattutto per via degli auguri augurati all'estremo; una voce dolce le fece intuire la presenza di zio Takeshi, il quale concluse i suoi auguri con una risatina come suo solito; una voce bassa e sensuale fece intuire alla ragazzina che c'era anche Lambo nii-san, il quale le augurò di trovare un buon fidanzato e Nozomi giurò di aver sentito suo padre tossire; una squillante voce femminile la rasserenò: si trattava di I-pin nee-san, che salutò raggiante; infine, leggermente meno energico ma con una velata dolcezza che Nozomi non accettava e a cui non credeva, anche zio Hayato aveva espresso i suoi auguri.

- Papà... mi manchi. - gli occhi della ragazzina divennero lucidi.
- Anche a noi manchi molto, e a tutti quanti. Ci rivedremo presto, te lo prometto.-
Nozomi cercò di trattenere le lacrime e annuì, anche se suo padre dal telefono non poteva notarlo.

- Nozomi~ - una dolce voce si sostituì a quella del padre, la voce femminile le fece gli auguri in modo energico e dolce.
- Mama!! - esclamò lei, iniziando a saltellare sul posto - Mama mi manchi!! Vero che venite, vero?? - disse lei, sentendosi all'improvviso una bambina di otto anni.
- Ma certo, papà te l'ha detto, no? Anche tu ci manchi tanto, piccola mia. Non vedo l'ora di prepararti i pancake! -
- PANCAKE! - urlò lei, quasi facendosi sentire da tutta la villa. I famosi pancake di sua madre erano molti apprezzati in tutta la magione dei Vongola. Erano leggendari. - Mama però voglio anche la pizza di Napoli! Ho voglia di pizza! -
- Uhm, tuo padre saprà come fartela arrivare, tranquilla! Ti porto anche la torta gelato che ti piace tanto e... uhm... cos'altro vuoi che porti dall'Italia? -
- Te e papa andate benissimo... - concluse lei, ridacchiando. Si era divertita a fare richieste infantili e a parlare come se fosse una bambina, ma in quel momento era davvero felice. Voleva rivedere solo loro due.


Dopo la festa per i compleanni e per il ritorno di Fukada-san, Nozomi si distese sul divano della saletta d'attesa per riposare un po'.
Le era salito un po' di mal di testa e preferiva chiudere un po' gli occhi senza interrompere l'atmosfera di gioco che c'era ancora nel salotto, nonostante i Simon fossero rincasati e l'orologio segnava le undici passate.
Era ancora emozionata per la telefonata del padre e della madre, le mancavano molto, così come l'Italia e la sua casa in Sicilia. Aveva pianto un po' per la nostalgia ed era per questo che le era salito il mal di testa.

Chiuse lentamente gli occhi, domandandosi se un giorno avrebbe mai potuto udire la voce di Primo-sama che le faceva gli auguri.

Dinanzi a sé, però, non vide l'uomo biondo che tanto amava e tanto bramava.

Un ragazzo dai capelli verdastri, che indossava solo una camicia strappata in più punti e sporca di terriccio, era seduto a terra in una stanza buia, le gambe incatenate e le lacrime sul viso.
Piangeva, continuava a lamentarsi e, ad un certo punto, urlò.

- Vi prego! Qualcuno... non voglio! Non voglio! Lasciatemi! -

Lo stava osservando, quasi terrorizzata, sentendo dentro di sé la paura e la disperazione che si accumulavano sempre di più nel ragazzo ferito.

- Aiuto... Aiuto! -

- Chi sei, che ti succede? - chiese lei.
L'aria si faceva via via più gelida e la Vongola stava tremando, mentre scrutava il volto del giovane, contorto dal dolore.
- Vi odio, vi odio tutti! -

- Mi vedi? Mi senti? - tentò di chiamarlo, ma lui non la udiva.

Il giovane inizio a tremare, come se attraversato da scariche elettriche.
Urlava, gli occhi fuori dalle orbite e il sangue che scendeva giù rigandogli il viso.
Nozomi indietreggiò, terrorizzata, portandosi le mani al volto per non assistere alla mostruosa scena a cui stava assistendo.

Lui urlava.
E anche lei urlò.

Urlò così forte che per svegliarla Arashi dovette schiaffeggiarla.
- NOZO! CHE HAI? -

La Vongola aprì gli occhi di scatto e incominciò a piangere.
Venne tirata su e messa a sedere da Arashi e Kaito, mentre i ragazzi si riunivano attorno a lei, sconvolti.
- Undicesima, riprenditi! … ancora Primo? Cosa è successo? - Arina non sembrava capire, tentava di calmarla.
- No... no... - disse, lacrimando e singhiozzando. - Non ho sognato la prima famiglia, no... -
I ragazzi si guardarono tra di loro, sconcertati: la tempesta si era voltata verso Arina, la quale non seppe rispondere al suo sguardo interrogativo.
- … Non hai sognato la prima famiglia...? Non è possibile... è da quando sei nata che non sogni altro... - la sua tutrice sembrava disorientata e sconvolta.
L'aria divenne più tesa e i ragazzi si inquietarono.

La nebbia afferrò una carta dal suo mazzo e la osservò, alzando un sopracciglio.
- … qualcosa di misterioso con cui avremo a che fare...? -



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Capitolo 27
*** Target 22 - Eh?! Debuttano i Number XI! ***


Target 22 - Eh?! Debuttano i Number XI!

cover

La vita di Nozomi era cambiata radicalmente da quando non riusciva più a sognare regolarmente la prima famiglia.
Era da alcune settimane ormai che i suoi sogni si alternavano a frequenti incubi riguardo quel ragazzino dai capelli verdi, che urlava disperato in una stanza buia.
Nozomi percepiva chiaramente ogni sua emozione e tutto il dolore e la sofferenza che provava.
Era distrutta, consapevole che non poteva far nulla per salvarlo né aveva idea di chi fosse quel ragazzino rinchiuso.
Eppure lo compativa.

Nelle ronde mattutine e serali restava sempre indietro rispetto al gruppo, soltanto due sere prima Arashi l'aveva sorpresa a fissare il vuoto nonostante fossero nel pieno di un'azione. Anche Caesar si era preoccupato, dopo aver saputo degli strani sogni di Nozomi aveva contattato suo padre, Kozato Enma, per chiedergli informazioni su un giovane dai capelli verdastri o se sapesse qualcosa riguardo l'abilità di fare sogni assurdi.
Anche Masato non volle essere da meno e si chiuse nel suo laboratorio per così tanto tempo che Nanjo dovette disubbidire all'ordini di non disturbarlo, pur di portargli del cibo.
Quando il giovane Fukada si metteva in testa una cosa era impossibile fermarlo. Ma, d'altronde, era testardo come la sorella minore.
Arina, invece, decise di agire in un modo diverso e alquanto curioso: anziché perder tempo a cercare informazioni utili sul ragazzo che tormentava la sua protetta, decise di fare qualcosa che risollevasse il suo morale.
Dopotutto, quando sognava Primo la ragazzina diveniva ugualmente triste e depressa, perciò aveva imparato che combattere i suoi sogni era impossibile, la cosa migliore da fare era rendere più serena la vita di Undicesima quando era sveglia.

Ed era proprio per questo che, in quel momento, la brunetta si trovava, assieme agli altri cinque guardiani, nel camerino di uno studio televisivo, con il copione sotto gli occhi e il nervosismo tangibile.
Arina aveva avuto la bella idea di iscriverli ad un Talent Show e tutti e sei si erano ritrovati a dover occupare in quel modo la loro mattinata domenicale.
In realtà avrebbe dovuto partecipare anche Cloud, ma di lui non vi era traccia da nessuna parte, dopotutto i ragazzi lo sapevano: era impossibile che la nuvola asociale si rendesse partecipe agli impegni di gruppo.
Il camerino era una stanzetta bianca non molto grande e senza finestre, con specchi e sedie posizionate di fronte a dei ripiani in legno. I sei si trovavano seduti a riflettere con gli occhi fissi sul copione, interpretando mentalmente la canzone che avrebbero dovuto cantare.
Non si erano certo presentati a mani vuote, Luca aveva composto qualcosa con l'aiuto di Shinji e Arashi, mentre gli altri tre avevano abbozzato il testo.
Stavano ancora provando e nel frattempo Haname ricontrollava gli abiti che avrebbero dovuto indossare, era nuovamente lei ad occuparsi dei design.
Erano tutti assorti e l'atmosfera era abbastanza tesa, perciò la brunetta decise di alzarsi dallo sgabello e andare a fare due passi per sgranchirsi un po' e per riordinare le idee.

L'edificio era composto da intricate stanze e corridoi, affollati con persone che andavano avanti e indietro in un viavai infinito.
Le pareti dei corridoi erano pieni di locandine e pubblicità che rappresentavano show, riprese ed eventi vari tenuti in quegli studi.
La ragazzina si fermò davanti una di queste, osservando la idol fotografata che sorrideva e ammiccava al pubblico: indossava un abito azzurro grazioso con la gonna in tulle e un fiocco gigante tra i capelli scuri. La pubblicità la sponsorizzava come attrice principale di un drama sulla vita di una ballerina.
Sospirò.

Dopo il festival scolastico aveva qualche volta pensato a come sarebbe potuta essere la vita di una idol, ma non aveva il desiderio di diventarlo. Ci aveva pensato su, certo, ma era impossibile, con tutti gli impegni e il suo status da figlia del decimo boss dei Vongola. Tuttavia, in quel momento ci stava pensando nuovamente, forse anche solo per divertimento: come sarebbe stato il mondo se lei fosse divenuta famosa? Poteva la sua voce giungere nei cuori delle persone e risvegliare in loro la gioia e i sogni di cui tanto predicava? Poteva sfruttare la sua notorietà per ottenere ciò che desiderava? O, ancora, come poteva quella situazione essere utile alla sua famiglia e ai Vongola in generale?

Chinò lo sguardo, pensierosa.
Non sapeva cosa poteva riservarle il futuro, eppure si vergognava ma quell'idea le piaceva alquanto.
In quell'istante, dopo aver passato giorni e giorni a riflettere sui sogni assurdi e a demoralizzarsi, voleva solo liberarsi di quel gran peso facendo qualcosa di divertente.

Mentre camminava non si era nemmeno accorta di aver raggiunto la reception dell'edificio. Osservò le persone in attesa: c'erano ragazzi e ragazze di tutte le età, signori e anziani. Alcuni avevano voltato lo sguardo verso di lei per qualche istante e poi erano tornati a concentrarsi su altro. Probabilmente speravano di vedere qualche star.
Cosa sarebbe successo se lei fosse stata famosa? Si sarebbero avvicinati a lei tutti insieme per chiederle un autografo o farle delle foto?
Ricordò quando aveva cantato nella clinica: era riuscita a coinvolgere non solo i bambini ma anche gli adulti.
Forse era quella la strada che doveva percorrere? Dopotutto era una ragazzina, tecnicamente non era nemmeno l'erede di suo padre, insistevano tutti affinché si divertisse come una normale adolescente, forse non sarebbe stato male staccare un po' la spina e comportarsi da quindicenne.
Magari avrebbe imparato qualcosa di nuovo, d'altronde la sua famiglia era con lei: tutti e sei stavano partecipando al programma e quell'esperienza avrebbe potuto unirli ulteriormente.

Si avvicinò al bancone, tra i tanti dépliant vi era uno che sponsorizzava una compagnia aerea low-cost ma che sembrava abbastanza conveniente, ne aveva già sentito parlare in televisione e non sembrava affatto una truffa. Prese il volantino e lo sfogliò, incuriosita, pensando che non sarebbe stato male viaggiare un po' per il mondo per conoscerlo di più.
Si intascò il dépliant e fece dietro front, ripercorrendo i corridoi e scansando la gente quasi ad istinto, era pensierosa e quasi non stava guardando dove andava.

Tuttavia non fece in tempo ad evitare un ragazzo e gli andò a sbattere contro. Sembrava fosse ormai un'abitudine scontrarsi con quella persona, che riconobbe subito dalla voce familiare.

- Ma è un vizio? Scommetto che sbatteresti contro qualcosa anche da seduta. - il guardiano della nuvola si voltò, innervosito.
- … Fai poco lo spiritoso... Che diavolo ci fai qui? - Nozomi si accorse di avere un deja vu.
- Curiosavo. Che cos'è questo tono irritato? - chiese, portando una mano sul fianco.
- Non penso siano affari tuoi, ora spostati che devo passare. - non riusciva a capire come mai, ma il nervosismo era nuovamente salito a livelli stratosferici.
- Cosa c'è, sei diventata la gemella della tempesta? Quella tipa ha una cattiva influenza su di te. -
- Mah. - scrollò le spalle, l'antipatica voce di Cloud iniziava a snervarla.

La brunetta scansò la nuvola e si avviò per il corridoio, quando il giovane la prese per il braccio e la sbatté violentemente contro il muro.
Restò per un attimo disorientata, voleva liberarsi ma non aveva molta forza, e la confusione la portò a guardarsi attorno alla ricerca di qualcuno.
Sfortunatamente non era un corridoio principale e non c'era anima viva.

- Piantala di fare la mocciosa. - il suo sguardo era serio e preoccupante.
- Co... cosa?! Mocciosa?! - la brunetta si irritò ancora di più, iniziando a dimenarsi.
- Ma guardati, sei patetica. - ridacchiò. - Non riesci nemmeno a liberarti. Se ora ti stuprassi non potresti fare nulla per impedirlo. -

La ragazzina sbiancò.
No, era ovvio che la stava prendendo in giro, non era certo il tipo da fare certe cose.

- Lasciami, come osi toccarmi! -
- Come oso? - lo sguardo divertito abbandonò il volto della nuvola per dar posto a una espressione disgustata - Per me tu non sei nulla se non una risorsa per avere ciò che voglio. Per il resto potrei toccarti e fare di te ciò che più mi pare e tu, sicuramente, non riusciresti a fermarmi. -
La ragazzina era infuriata e spaventata, tentò di usare la sua fiamma del cielo per liberarsi ma restò sconcertata quando si accorse di non riuscire ad usarla in nessun modo.
Perchè la sua fiamma, il suo potere, che era sempre stata in grado di usare fino ad allora, non usciva fuori quando la richiamava?
Il ragazzo sembrò notare il suo disagio, la stava fissando molto intensamente.
- … Mh. C'è qualcosa che non va, Conchiglietta? -
- ...No. -
- Invece io penso di sì. C'è qualcosa che sfugge al tuo controllo... te lo si legge in faccia. -
- Piantala di dire stronzate e lasciami. - tentò di mantenere la sua compostezza, non voleva dare a vedere il suo problema.
- Quando calmerai i tuoi bollenti spiriti. E' da settimane che fai la cogliona, mi dà sui nervi vederti sbraitare addosso a chicchessia. - le spiegò, con una calma glaciale - Chi ti credi di essere, eh? Credi di poterti permettere di trattare tutti come pezze ai piedi solo perchè sei la figlia di qualche pezzo grosso? -
La nuvola pronunciò ogni parola con decisione e in modo altezzoso, ma sembrava celare anche odio. Almeno così credeva la ragazzina che, ascoltandolo, rimase scioccata dalle sue parole.
- Abbassa la cresta, signorina. Io ho sempre detto di non far parte del tuo gruppo di idioti né mi interessa di loro, ma mi fa veramente irritare il fatto che prima tratti i tuoi “adorati guardiani” con oro e diamanti, e poi li getti a terra come se nulla fosse solo perchè sei incazzata... per cosa, poi? Dei sogni che ti traumatizzano? Ma piantala di piangerti addosso e cresci. - il giovane lasciò il suo braccio, la ragazza non stava opponendo più resistenza.

Restò in silenzio, osservando la brunetta fissare il pavimento con imbarazzo e tanti pensieri che le frullavano nel cervello.

Piangersi addosso e trattare i suoi guardiani come pezze.
Erano cose che lei aveva realmente fatto e solo in quel momento se ne stava rendendo conto.
A causa dei suoi sogni aveva iniziato ad essere sempre più irritata, fu proprio quello il motivo per cui Arina l'aveva iscritta al Talent Show: sapeva che cantare in compagnia e fare una nuova esperienza le avrebbe fatto ritrovare il sorriso.
Ma nessuno si era mai lamentato, le erano tutti accanto da sempre.
Nessuno le aveva detto in che modo orribile li stava trattando, nessuno le aveva urlato di smettere di fare la vittima, nessuno le aveva fatto notare come stesse usando i suoi cari amici.
Nessuno di loro aveva mai detto nulla ed ora era apparsa lei, la nuvola che nessuno ascoltava e che faceva sempre di testa sua. La sua nuvola l'aveva trattata con violenza e le aveva gridato contro, le aveva fatto comprendere che stava facendo un enorme sbaglio: futuro boss o meno non avrebbe dovuto trattare così i suoi amici e coloro che le erano attorno, nemmeno se fosse stata un'imperatrice.
Che sciocca, lei, non aveva notato quanto fossero preoccupate le persone a lei care. Così come lei si preoccupava di loro in quel momento erano tutti attorno a lei sopportando i suoi piagnistei e i suoi capricci pur di farla star bene.
E lei non aveva capito un bel niente, viziata ed egocentrica com'era.

Entrò nel camerino che quasi non venne assalita da un'Arashi impaziente ed euforica, ma la sua emozione scemò nel notare che Cloud era con lei.
- ...Tu. -
- Sono venuto a vedere come ve la cavate. Fatemi un po' sentire cosa volete portare sul palco. -
- Oh, vuoi aiutarci, tu? - chiese Luca, sconcertato.
- Mh... essendo un aspirante maestro d'orchestra forse ci sarebbe utile. - affermò Shinji, pensieroso.

La Vongola cercò di ritrovare il suo sorriso per i tre minuti di canzone che seguirono, seguendo gli amici e mostrando alla nuvola asociale la sua determinazione.

Ma, ovviamente, qualcosa non doveva andare bene.

- … Siete totalmente fuori sincronia. - incrociò le braccia, ponendo la sua attenzione su Nozomi - la Conchiglietta poi... con quel sorriso finto che non ingannerebbe nemmeno un lattante. -
La rossa si voltò verso il cielo che scostò lo sguardo, imbarazzata.
- Ehi... Nozo... vuoi qualcosa da bere? - le chiese, con dolcezza.
- … No... non essere gentile con me, non lo merito. - rispose.
- Ma che dici? -
I ragazzi osservarono sconcertati la ragazzina mentre lei, invece, alzò il suo sguardo verso Cloud.
- E' la verità. Vi ho trattati malissimo in questi giorni, non ho notato quanto fossi egoista nel chiudermi in questa tristezza sfogando su di voi la mia rabbia... voi, invece, mi siete stati vicini e mi avete sopportato... mi dispiace. - la bruna si inchinò davanti agli amici.
Arashi e Haname stavano per parlare, ma Cloud batté due volte le mani, portando l'attenzione di tutti su di lui.
- Adesso statemi a sentire: non me ne frega nulla di voi e di questo inutile Talent Show, ma non ho alcuna intenzione di assistere ad una disgrazia simile. Entro un'ora voi uscirete di qui che sarete perfettamente in sincronia. -

Dopo aver preso parte alle lezioni severe ma passionali di Cloud, la Vongola si era diretta nel camerino privato per vestirsi.
Non avrebbe mai immaginato che la nuvola potesse ricoprire un ruolo così importante all'interno della sua famiglia, fino ad allora l'aveva solo considerata come una palla al piede, dato che non collaborava con il gruppo e faceva di testa sua.
In quel momento, però, aveva iniziato a comprendere quanto fosse basilare la sua esistenza nella famiglia stessa: la nuvola doveva necessariamente agire di testa sua e l'aveva capito quando, contrariamente a tutti i suoi guardiani, l'aveva violentemente riportata alla realtà sbattendole in faccia i suoi errori.
Sorrise, mentre si allacciava il bustino.

“Lui... anche lui è parte di noi...”

Si aggiustò i capelli, spazzolandoseli più volte.

“Anche la nuvola è importante per la famiglia. Adesso capisco tutto...”

Si osservò allo specchio, sospirando.
Quel vestito, quel trucco, quel gruppo che da lì a mezz'ora sarebbe apparso in televisione. Migliaia di persone avrebbero ascoltato la loro canzone, stavano forse per diventare degli idol? Sarebbero stati notati?
Oppure sarebbero caduti nel dimenticatoio nel giro di un mese, come accadeva spesso? Dopotutto c'erano fin troppe giovani stelle che nascevano ogni giorno e ricordarle tutte era impossibile.

Cosa avrebbe pensato Primo-sama nel vederla così? Sarebbe stato fiero di lei?
E suo padre? Cosa sarebbe successo se lei fosse diventata famosa e lui l'avesse scoperto? Si sarebbe arrabbiato o sarebbe stato felice per lei?

Per giorni e mesi avevano solo combattuto contro i criminali proprio come i super eroi dei fumetti americani. Avevano raggiunto una mediocre notorietà tra gli abitanti di Namimori e la polizia stessa. Nessuno conosceva il loro aspetto e li chiamavano come Nozomi li aveva presentati la prima volta: “Knight of Dreams”.
Ma se fossero diventati anche degli idol avrebbero avuto “una tripla vita”?

Sospirò, pensando che sarebbe stato meglio discuterne con tutti prima di autodistruggersi il cervello.
Quando entrò nel camerino i ragazzi sembravano in ansia, ma erano anche alquanto sereni.
Kaito si era avvicinato saltellante alla ragazza e le fece il segno della vittoria.
- Cloud ha trovato un nome per il gruppo! -
- ...Uh? Il nome con cui ci dobbiamo presentare? - portò l'attenzione sulla nuvola: non indossava più la camicetta bianca di poco prima ma aveva indossato un completo coordinato agli altri. - … Ehi, ma... perchè ti sei vestito così? -
- … Non ci tengo a mandare al diavolo i miei sforzi, parteciperò anche io con voi. - disse, secco.
- ...EH?! -
- Esatto! E poi come nome ha scelto Number XI! Non è figo? -
La brunetta fissò dapprima il sole e poi la nuvola.

Number XI era ispirato sfacciatamente alla loro famiglia. Cosa significava?

“Stai... cercando di dirmi che accetti di essere parte dell'undicesima famiglia?”

Non espresse i suoi pensieri, il ragazzo la stava guardando con un'espressione annoiata.
Ma lei comprese e sorrise.
I Number XI, seppur un momentaneo gruppo di sette idol arronzati, sarebbero stati i più armonizzati e pieni di passione tra tutti i partecipanti.
Erano uniti ed era quella la carta vincente che li avrebbe portati alla vittoria.

“Noi... noi siamo una famiglia.
Anzi... no.
Noi siamo l'undicesima Famiglia dei Vongola.”

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Capitolo 28
*** Target 23 - Eh?! La notte degli orrori ~ Namimori Halloween Nightmare! ***


Target 23 - Eh?! La notte degli orrori ~ Namimori Halloween Nightmare!

cover

- Non sto scherzando, l'hanno visto tutti! - Haname osservò Kaito con sguardo serio.
- M-ma realmente? -

I due ragazzi si trovavano assieme a Nozomi e Arashi nell'aula semi vuota di pittura. La pioggia stava raccontando al gruppetto le dicerie che si erano sparse negli ultimi giorni nella scuola ed erano alquanto inquietanti: pare che una bambina con un grembiule sporco di sangue vagasse per i corridoi della scuola verso la mezzanotte, e dato che a quell'ora la scuola era chiusa non poteva che trattarsi di un fantasma.
- Ne sono sicura. Ho saputo che la bambina morì venendo gettata sui binari della metro... -
- eeeh? E allora cosa ci fa qui a scuola? - Arashi si grattò il capo.
L'albino Jun fece capolino dall'uscio e restò in disparte, ascoltando i discorsi ma non volendo intromettersi, poiché il solo pensiero che ci fosse un fantasma lo spaventava a morte.
- Forse chi l'ha spinta era uno studente di questa scuola. - ipotizzò Nozomi.
- Qualche idiota, ma dico io, come si fa ad essere così crudeli? -
- Kaito, c'è molta crudeltà al mondo. -
- Noi dobbiamo estirpare l'erbaccia anche nella più piccola e insignificante aiuola, altrimenti rischiano di diffondersi come se virus e, erba dopo erba, contamineranno tutte le aiuole creando una distesa giallastra e morta di disperazione e corruzione. - al termine della spiegazione apocalittica, Nozomi osservava verso l'alto con l'espressione di un eroe che stava per andare in guerra.
- … e questa perla da dove te la sei tirata fuori? - Arashi la fissò perplessa e quasi non rise.
- boh, m'è venuta così... - mentì. In realtà l'aveva letta in qualche libro fantasy, anche se non ricordava quale.

Al termine delle lezioni Arashi e Haname salutarono la ragazzina, lasciandola con Kaito.
Jun era già rincasato poiché non si sentiva molto bene.

- Mh... oggi è il 31, ci saranno parecchi mocciosi che chiedono dolci. - il biondo portò le mani dietro al capo, divertito.
- Già, anche festicciole in giro... spero che stavolta le cose vadano meglio. -
- La settimana scorsa è andata così e così... Ma oggi è Halloween, cioè, è il primo Halloween che lo facciamo!-
- Beh, l'anno scorso Shinji non era ancora con noi! - ridacchiò.
- Ad ogni modo andrà tutto bene, siamo positivi! - Kaito fece il segno della vittoria.
- Io sono positiva! Non vedi? - la giovane piroettò su sé stessa e tornò a fissare il sole con un sorriso a millemila denti. - HAPPII! -
Entrambi risero, accorgendosi poi di aver raggiunto casa Sawada.
- Ad ogni modo... in bocca all'alpaca! Io non penso ci sarò, domani mi raccontate! -
- Ok~ -

Il sole salutò la brunetta e si avviò per la sua strada.

- Sono a casa! -
- Oh! Eccoti qui Nozo-chan! Sei da sola? - la nonna l'accolse con il suo solito sorriso caloroso.
- Sì, oggi sono tutti impegnati~-
La ragazzina salì le scale ed entrò nella sua cameretta, osservandosi intorno con aria pensierosa.
Tempo fa quella stanza apparteneva a suo padre eppure lei non riusciva ad immaginare come potesse essere arredata.

Gettò la cartella per terra e si buttò a peso morto sul letto, sospirando.
Non aveva voglia di mangiare e aveva paura di andare a dormire. Cosa avrebbe sognato? Primo-sama o il giovane dai capelli verdi?
Il suo cuore iniziò a battere molto forte, era da un po' che non faceva altro che sognare il giovane e Primo-sama gli sembrava sempre più lontano, come se la stesse abbandonando.
Una lacrima rigò il suo viso caldo e scivolò sul letto.

Primo-sama... non lasciatemi... non abbandonatemi al mio destino... io ho un disperato bisogno di voi...

Voleva rivederlo, voleva immergersi nei suoi occhi arancioni e, anche se era impossibile, voleva abbracciarlo per accoccolarsi al suo manto scuro e tuffare il viso sul suo petto.

io... vi amo.

Parole insensate se rivolte ad un uomo ormai defunto, ma che per lei significavano tutto: la disperazione che viveva da quando era nata, da quando era conscia del suo futuro di Vongola Boss, nel non poter parlare o sfiorare l'uomo che ad ogni modo amava, anche se era un sentimento così assurdo e insensato.
Rotolò sul letto voltandosi alla sua destra, fissando i disegni di Primo-sama che Haname le aveva fatto.
Quel viso, quegli occhi, quelle labbra che tanto avrebbe voluto baciare. Non vi era nessuno, in quel mondo, che poteva strapparglielo dal cuore.
L'immagine di un ragazzo dai capelli scuri balenò nella sua testolina ma lei cercò di scacciarlo. Perchè aveva pensato a quello scemo?
Scosse il capo, nervosa, concentrandosi nuovamente su quei disegni, mentre la lancetta dell'orologio scorreva, lentamente.

Lentamente.

Lo osservò, stava prendendo del tè con uno sguardo serio. Intorno a lui c'era molto movimento, poggiò la tazza sul piattino e osservò il suo guardiano della tempesta, che era rapidamente entrato nella stanza.
- E' tutto a posto, l'ho portato al sicuro. - disse, aggiustandosi la camicia.
- Bene. Gli altri come stanno? - chiese lui, osservando dinanzi a sé.
- Come vuoi che stiano? Hanno risolto tutto nel migliore dei modi, si tratta pur sempre di loro. -
L'uomo sorrise, quasi come se fosse sollevato.

- D'accordo, lo incontrerò non appena gli scontri saranno cessati. -
- Dobbiamo stare attenti a quello là. Non vorrai che scopra che il suo piano sia andato in fumo, no? - il rosso incrociò le braccia.
- Daemon non sospetta nulla, va tutto bene. Non appena ci arriverà l'avviso, organizzami un incontro con lui in modo che possa parlargli. -
- Se Daemon chiede dove sono stato cosa gli devo rispondere? -
- Ti lascio carta bianca. -
- Perfetto. -
Il rosso si allontanò dalla stanza e chiuse la porta dietro di sé, lasciando da solo il boss, che tornò a sorseggiare il suo tè.

La brunetta sapeva di essere solo un'ombra che lui non poteva vedere. Si trovava davanti al biondo e lo fissava, sconcertata.
- … Ma perchè l'hai perdonato? - gli chiese, nonostante lui non potesse ascoltare la sua domanda - Ti ha tradito, ha quasi messo in pericolo il tuo amico e tu lo perdoni così, come se niente fosse? -
Non sapeva più cosa pensare, sapeva solo di odiare con tutta sé stessa il guardiano della nebbia della prima famiglia, eppure non voleva andare contro le decisioni del suo amato Primo, anche se non le comprendeva.
- Daemon Spade... che tu sia maledetto, se fossi stato qui ti avrei ucciso con le mie mani. -
Si issò, lasciando l'uomo seduto in silenzio mentre in lontananza sentiva un allarme che suonava.
- ...far del male a Primo-sama... non te lo perdonerò mai. -



Aprì gli occhi, la sveglia suonava ormai da un minuto buono e la ragazzina si voltò assonnata per spegnerla in modo brusco. Segnava la mezzanotte meno un quarto.
Era l'ora di andare.
Nozomi spalancò la porta della villa e venne assalita da un intenso odore di sangue che si diffondeva nell'aria a macchia d'olio.
Percorse rapidamente i vicoli bui che portavano alla scuola, di notte ancora più tetra, vi si infiltrò ridacchiando e squarciando la nebbia che l'avvolgeva. La scuola sembrava cadere quasi in rovina, crepe spuntavano dal nulla e l'orologio segnava la mezzanotte e due minuti.
Il gioco era iniziato.

L'eco del portone che si apriva rimbombò nell'androne fatiscente, lo richiuse rapidamente dietro di sé, avanzando con cautela e stando attenta ad ogni piccolo particolare.
Avanzò lentamente lungo il corridoio circondato da una fila di armadietti, quando ne notò uno semi aperto. Gli si avvicinò, aprendolo lentamente e lasciandolo cigolare finchè non si aprì del tutto, mostrando il suo interno corroso e arrugginito con un foglio di carta ingiallito e stracciato.
Lo prese, attenta a non sporcarsi: vi era scritto un “La pioggia è proprio qui” con un inchiostro giallastro.
- La pioggia è proprio qui. Uhm... si riferisce ad Haname, suppongo. Ma cosa vuol dire che è proprio qui? Qui dove? -

Si guardò intorno, osservando il corridoio oscuro e la nebbia che si era appropriata del luogo circostante, inghiottendo ogni cosa.
Sussultò quando sentì dei bisbigli, si voltò di scatto per poi notare che non vi era nessuno accanto a lei, ma il suo intuito la metteva in guardia poiché c'era sicuramente qualcosa che si aggirava lì intorno.

Cosa ti sei inventato, stavolta?

Rilesse il foglio ancora un volta, prima di decidere che la cosa migliore da fare fosse controllare la classe della sua guardiana.
Avanzò lungo il corridoio, perdendosi nella nebbia e osservando le strisce rossicce che squarciavano le mura dell'edificio.
Era una scena alquanto macabra, quasi da film horror: le finestre erano sigillate da travi di legno martellate alla buona e fissate per impedire che il vetro si rompesse, tuttavia alcune vetrate erano incrinate e del vento spirava nei corridoi.
La giovane aprì la porta dell'aula, entrando lentamente, quando un frastuono non la fece sussultare: alcuni libri e pastelli si erano rovesciati sul pavimento, erano appoggiati su un banco lì vicino ma lei non li aveva mossi.
Si guardò furtiva attorno, controllando che tra i banchi non ci fosse qualcosa, quando la porta di scatto si chiuse dietro di lei e la brunetta si voltò.
- Mh... ti diverti... -
Solo allora la ragazzina notò la lavagna a muro e la grande scritta che la occupava: “Esse son quanti gli anelli, salgono e scendono continuamente, sopra un pavimento bianco e nero.
Istintivamente alzò la mano e la osservò, ricordandosi però che lei non indossava anelli. Almeno, non quello che avrebbe voluto indossare e che l'avrebbe proclamava ufficialmente erede di suo padre.
Chiuse la mano e la abbassò, tornando a rivolgere l'attenzione alla lavagna.
- Gli anelli... sono sette. Salgono e scendono...? Su un pavimento? -
Si osservò intorno, pensierosa: cosa potevano essere quelle sette cose che salivano e scendevano su un pavimento bianco e nero?
Doveva risolvere l'indovinello poiché non poteva permettersi di girare a caso nella scuola che, in quel momento, era assai pericolosa.
Sentì ancora delle voci lontane, flebili come sussurri ma inquietanti e macabre al contempo, sembravano cantici oscuri che risuonavano nelle profondità della nebbia.
“Cantici”.

Trovato.

La sua acutezza doveva essere poco sviluppata se c'era arrivata dopo cinque e più minuti, doveva allenare ulteriormente il suo intuito.
La brunetta diede un forte calcio alla porta e si gettò nel corridoio rapidamente, guardando in entrambe le direzioni in attesa della comparsa dell'entità che si aggirava furtiva nella scuola.
L'orizzonte era solo un miscuglio di nebbia e buio che innervosì di più la Vongola, la quale decise di darsi una mossa e corse rapidamente verso un'altra aula, stavolta senza intoppi, chiudendosi la porta alle spalle.

L'aula di musica era esattamente come se la ricordava: il pianoforte al centro, flauti posizionati nelle vetrine assieme ad un sassofono e a due violini.
Si avvicinò con cautela allo strumento nero e notò subito lo spartito appoggiato sull'apposito scomparto.
Si sedette sullo sgabello e lo osservò: vi era disegnata alla buona una fiammella, assomigliava molto alla sua shinu ki. Sotto vi era una frase scritta con un pastello arancione “A quanto brucia la tua fiamma?”.
- Uhm... mi sembra una domanda che abbia a che fare con la chimica. -

La brunetta si alzò ed uscì dall'aula di musica, dirigendosi nella vicina aula di chimica e chiudendosi nuovamente la porta alle spalle.
Fece qualche passo prima di sentire un fastidioso rumore, come se qualcosa aveva appena squarciato una porta, proveniente dal corridoio dietro di lei.
Sussultò portandosi una mano al petto per lo spavento, ma non aprì la porta per scoprire cos'era successo: non ne aveva la benchè minima intenzione.
Piuttosto tornò a controllare l'aula, notando una piccola cassaforte posizionata sulla cattedra. Vi si avvicinò e provò ad aprirla ma, ovviamente, necessitava di una combinazione.
Doveva trovare la soluzione e decise di perlustrare l'aula, osservando i banchi con le provette e gli scaffali con i liquidi e i libri.
- … le fiamme... -
La ragazzina rovistò tra i libri poggiati sugli scaffali, tra gli appunti di chimica inorganica, la teoria atomica e le leggi quantitative.
- Costruzione dei composti e nomenclatura chimica... Stechiometria... Soluzioni.... Equilibri di dissociazione... Elettrochimica... -
In uno dei libri, che stava sfogliando rapidamente alla ricerca di soluzioni, trovò un capitolo sulle fiamme e ricordò all'improvviso della domanda sullo spartito.

A quanto brucia la mia fiamma?

Una pagina di quel libro le capitò a pennello: c'era una lista dei colori che compongono le fiamme e a quanti gradi centigradi assumevano quel colore.
- Amarando pallido... 480 °C... Amaranto, Rosso sangue... -
Continuò a leggere i colori, scendendo nella lista.
- Rosso, Rosa, Arancione... Arancione! La mia fiamma è arancione... penso... sono 940 °C. -
La brunetta si avvicinò alla cassaforte e girò la manopola fino a comporre il numero.
La cassaforte si aprì con uno scatto e dentro c'era un pallone bianco di cuoio di quelli che usavano per giocare a pallavolo.
La prese in mano e la osservò, non aveva nulla di strano e non poteva nemmeno romperla perchè era troppo dura.
L'indizio allora era chiaro.
Aprì lentamente la porta dell'aula, guardandosi attorno e notando che era tutto a posto. Il rumore di prima poteva essere stato semplicemente un effetto scenico, di quelli che a lui tanto piaceva fare.

Maledetto, mi vuole far morire d'infarto. Ma dopotutto lo scopo è questo.

Mentre scendeva le scale diretta alla palestra, tutto attorno a lei iniziò a diventare rosso, come se stesse per varcare le soglie degli inferi.
Tremò, guardandosi intorno con un sorrisetto inquietante: si stava eccitando, stava raggiungendo il culmine del suo gioco.
Uscì allo scoperto, nella nebbia rossiccia e camminò sul terreno scomposto e pieno di detriti. Arrivò accanto alla recinzione che divideva il campo maschile da quello femminile, iniziò a correre per raggiungere la palestra quando notò qualcosa legato con del filo di ferro alla recinzione.
Si fermò tenendosi alla larga da quel corpo strano e contorto e fissandolo con la paura che potesse svegliarsi da un momento all'altro: era marrone e si poteva solo distinguere una testa pelata e degli occhi socchiusi.
Si voltò velocemente, raggiungendo l'edificio ed entrandovi, chiudendo la porta dietro di sé e ritrovandosi davanti alla parete imbrattata da una gigantesca scritta in rosso colante.

Sei sempre la solita, nascondi tutto dietro la tua maschera.
Toglitela.


- … Arashi. -
Si portò una mano al viso, come se avesse avuto davvero una maschera che le copriva il volto. Sentiva gli arti tremare, le pupille dilatarsi, l'eccitazione si mischiava al terrore e il suo cuore batteva velocemente.
- Maschera... teatro... -
Si voltò verso il palchetto ma non c'era nulla.
Salì e vi si avvicinò, notando che per terra vi erano gocce e macchie rossicce che conducevano probabilmente agli spogliatoi.
Avanzò lentamente, superando il palco, il suo cuore batteva sempre di più e le sua mani tremavano nonostante si premesse il petto, stringendosi la maglietta.
Un passo dietro l'altro, finchè non arrivò alla porta in legno, premette la mano sulla maniglia e spalancò rapidamente la porta.

La figura di una donna biancastra scese dal soffitto e le arrivò urlando davanti al viso, la brunetta fece un salto all'indietro e cadde a terra, lanciando un urlo. La figura mostruosa si dissolse davanti ai suoi occhi ma era troppo tardi: Nozomi aveva urlato ed era anche caduta a terra.

Impiegò un minuto buono per riprendersi, davanti a lei poteva notare un tavolo in legno al centro della stanza, e sopra di questo vi era una lettera.
Si alzò rapidamente e la prese, ancora ansimante e spaventata.
- Presa! ... Cazzo... mi hai fatto venire un infarto! -

Il sangue, le crepe e la nebbia abbandonarono l'edificio che tornò ad assumere il solito regolare aspetto di una scuola pulita e ordinata.
La luce della stanzetta si accese e da dietro la porta apparvero Shinji e Arashi.

- Ci hai messo un'ora e tredici minuti... di meno rispetto alla scorsa sessione di gioco. - disse la nebbia, abbozzando un sorriso soddisfatto.
- Sapevo che avresti capito il mio indovinello! - la rossa ridacchiò, mentre la brunetta porgeva la lettera alla Shinji.
- Sapevo c'era il tuo zampino. - si limitò a dirle.
- Ad ogni modo... non solo sono riuscito a farti urlare ma anche a farti cadere... Quindi due punti a me. - il suo sorriso si allargò.
- Bastardo, me l'hai buttata in faccia, quella cosa! -
- Non ti è piaciuta? Ho preso ispirazione da un gioco fatto ieri. -
- Conoscendoti sarà stato abbastanza spaventevole. Poi me lo devi passare. -
- Comunque... che il campo da gioco fosse la scuola l'avevi capito subito, no? - chiese Arashi.
- La storia di Haname era abbastanza chiara, ma voi volevate che lo capissi subito, eh? -
- Beh, si, a differenza della volta scorsa abbiamo preparato tutto qui. - spiegò Shinji.
- La prossima volta partecipano anche gli altri, chiaro? - disse la brunetta, offesa - Non è giusto che sia solo io a prendermi gli infarti! Voglio vedere anche loro che si spaventano! - scoppiò a ridere.
- D'accordo, ma parteciperà anche Jun. - affermò la tempesta.
- Eh, no, eh! Solo i guardiani! - precisò Nozomi.
- Eh dai~ -
- … ma potrebbe morire di paura... - la nebbia sembrò preoccuparsi.
- Appunto! -
La Vongola scosse il capo, ridacchiando, prima di lasciare l'edificio assieme ai due, per andare finalmente a dormire.

Era dura, però.
Come si poteva dormire nella mostruosa notte di Halloween, quando hai un Guardiano della Nebbia pronto a farti spaventare?

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Capitolo 29
*** Target 24 - Eh?! C'è una nuova famiglia rivale?! ***


Target 24 - Eh?! C'è una nuova famiglia rivale?!

cover

- Dov'è andato? Quel maledetto! - urlò Arashi, innervosita.
- Di qua, di qua! - Kaito indicò una stradina.
- L'ho perso di vista, è sceso nelle fogne?! - Nozomi sembrava disorientata.
- Ma che schifo, nelle fogne! - Luca mostrò il suo palese disgusto storcendo la bocca.
- Dai, Luca, non fare lo schifettoso! Inseguiamolo! - disse Haname.
- … perchè siamo finiti ad inseguire un rapinatore? - Shinji si osservò attorno, confuso.
- Perchè ha tipo distrutto la vetrata della gioielleria fuori casa mia e s'è preso tutto...? - disse Kaito, ironizzando.
- Sì ma... non dovremmo lasciare che se ne occupi la polizia? - Shinji sembrava ancora più confuso.
- Siamo noi che proteggiamo Namimori, quindi siamo noi che lo dobbiamo prendere. - disse Arashi.
- Shinji sta dicendo che potremmo occuparci di cose più “grandi”. - spiegò Luca.
- Se non ci sono potenti nemici almeno ci teniamo in allenamento così. - la pioggia ridacchiò, vedendo che la Vongola, assieme ad Arashi, trascinavano il ladro fuori dal tombino.
- Pietà, pietà! Avevo solo bisogno di mangiare! - implorò l'uomo. Non sembrava avere più di una trentina d'anni.
- Mangiare un corno, si vede da lontano un miglio che volevi rivendere a caro prezzo questi gioielli. - Kaito lo indicò.
- No... vi prego... credetemi! - supplicò il ladruncolo - Voi combattete per proteggere la gente, no? Io... io ho solo bisogno di soldi... non ho un lavoro... -
- E perchè non te ne trovi uno? - Kaito alzò un sopracciglio.
- Ehi, non è mica facile! - disse lui - Che ne sapete voi Knight of Dreams? Sembrate tutti bambini! -

La nebbia si avvicinò al gruppetto, grattandosi il capo.
- Ho chiamato la polizia, sta arrivando. -
- Ben fatto Mist! - esclamò la spadaccina.
- Propongo di legarlo come un alpaca imbavagliato e poi ce la diamo a gambe. - Kaito annuì con sicurezza.
- Ci penso io, ho delle corde. Sun, dammi una mano a tenerlo fermo. - disse la pistolera, iniziando a legare il ladruncolo come un salame mentre il sole lo teneva fermo.
- Ok, è quasi la mezza. - affermò il boss - Ci facciamo un altro giro di pattuglia e poi tutti a nanna che domani c'è scuola. -
- Concordo con Sky, sono alquanto stanco. - Luca sbadigliò.
- D'accordo. Light, Mist, venite con me a fare un giro di ricognizione qui intorno. - li chiamò la pioggia.
- Ricevuto. - risposero Luca e Shinji all'unisono.
- Perfetto Rain, se avete problemi contattateci. Appena filiamo da qui ci facciamo anche noi un giro verso nord. - disse Nozomi.
- Ok, a quando l'adunata? - chiese il fulmine.
- Penso che... tra 15 minuti fuori la scuola possa andar bene, no? - rispose Arashi.
- Va benissimo, Storm. A fra poco fuori la scuola, salvo imprevisti! - concluse il cielo.

La pioggia, assieme al fulmine e alla nebbia, lasciò il luogo della cattura per continuare il suo giro mentre il cielo, la tempesta e il sole restarono per altri cinque minuti, finchè la polizia non arrivò sul posto.
Abbandonarono poi il ladruncolo al suo destino e lasciarono rapidamente quel quartiere, saltellando sui tetti delle case come felini.

- Questa notte ci è andata di lusso, solitamente ci sono parecchi malintenzionati a quest'ora. - Arashi sembrava molto tranquilla.
- Sono più calmi da un bel po', l'hanno notato anche i miei alpaca che c'è qualcosa di strano. - Kaito parve perplesso.
I due si bloccarono rapidamente non appena si accorsero che Nozomi si era fermata e stava fissando un punto indefinito alla sua destra.
- ...Sky? Cosa succede? - chiese la rossa.
- Oh, credo che la boss abbia sentito puzza di avversari. -
La tempesta fissò attentamente nella direzione in cui stava guardando il cielo e con uno scatto la raggiunse, affiancandola, assieme al sole che la seguì.
- Chi sono...? - chiese la pistolera, confusa.
- Non ne ho idea... sono tre. -
- Sento... sento delle fiamme. - il sole si grattò il capo.
- Che genio, le sentiamo anche noi. - disse Arashi - I nostri sensi sono molto più sviluppati dall'ultima volta... riusciamo anche a percepire le fiamme degli altri. -
- Beh, di sicuro non sono quelle della terra. - Nozomi iniziò a sudare freddo, si stava realmente preoccupando.
- Sono fiamme del firmamento... c'è un sole! - esclamò Kaito.
- Un fottutissimo sole, una schifosissima nebbia e una maledetta pioggia. - Arashi si voltò, disgustata.

Il cielo si avventurò nella direzione di quelle fiamme, quasi cercandole, nonostante Arashi pareva contrariata perchè preoccupata di cosa potesse trovarsi davanti a loro.

Una folata di vento, proveniente dalla direzione opposta, si scontrò con la loro velocità e li scaraventò all'indietro.
- Uhm Uhm, che carini. -
Una voce femminile, proveniente da sotto un mantello color notte, risuonò infantile e molto acuta.

Nozomi si rialzò all'istante e così fecero anche i suoi due guardiani, mentre tentavano di distinguere le tre figure che, in quella notte scura e senza luna, non erano per nulla riconoscibili.

"Chi... diavolo ...?"

- Pensi che si siano presi paura? Guarda come sono caduti. - una voce maschile proveniva dalla figura più alta.
- Credo che sia stato l'impatto. Non sembrano molto resistenti. - la figura di media altezza aveva una voce femminile leggermente alta, si potevano però distinguere nel buio i suoi limpidi occhi azzurri.
- Chi siete, cosa volete? - chiese Nozomi, preoccupata.
- Uhnahaha, prima o poi lo saprete. - disse la donna dagli occhi color cielo.
- Ehi, non sarebbe meglio adesso? - Kaito sembrava confuso - Che cosa volete da noi, siete nemici? -
- Ohi ohi ohi, andiamo? Qui per ora non c'è nulla da fare. - la vocina squillante risuonò dalla figura bassina, le altre due oscure presenze sembrarono annuire e svanirono nell'oscurità, lasciando molte domande e tantissima confusione ai tre presenti.



Quel pomeriggio villa Fukada era alquanto affollata, soprattutto nel poligono di Arashi.
Mentre la rossa si allenava col tiro a segno, constatando che la sua velocità di reazione era aumentata un bel po' rispetto alla settimana prima, la Vongola combatteva con Kaito a mani nude, cercando di mantenersi allenata anche riguardo le tecniche corpo a corpo, che aveva appreso da piccola.
- Guardatela, è una gioia vivente. - Haname osservò il combattimento con un sorriso.
- Emette solarità dappertutto... non è che Kaito l'ha contagiata? - Luca era seduto accanto ad Haname e Shinji, in un angolo della palestra.
- Nah, è sempre così. Dopotutto è anche un po' sole. -
- Sole e Cielo... un tripudio di positività e vivacità... - disse Shinji, pensieroso.
- Non sempre, o almeno è quello che vuol mostrare. - specificò la pioggia.
- Parli dei suoi complessi? - chiese il fulmine.
- … Parlo dei sogni strani. -
- … non possiamo fare nulla, per quello. - Shinji sospirò. - Ad ogni modo... le carte sono preoccupate, oggi. -
L'uomo dai capelli biondo cenere si voltò verso il brunetto e osservò i tarocchi, posizionati a terra in modi strani e per lui incomprensibili.
- … Te l'hanno detto loro? -
- Certo, non lo vedi? -
- Io vedo solo delle carte messe a casaccio per terra. -
- … Tu non puoi sentire né vedere. Sei insulso. - la nebbia spostò la sua attenzione dal biondo, che restò senza parole.
- … ma cosa?! -
- Anche io penso che ci sia qualcosa di strano. - la pioggia, che stava osservando Arashi sparare, portò il suo sguardo su Nozomi. Si voltò nuovamente per osservare in fondo alla palestra, Arina era seduta accanto a Masato, mentre quest'ultimo scriveva sul suo portatile. - … Arina troverà informazioni attendibili? -
- … riguardo quei tizi misteriosi che hanno incontrato ieri? - anche Luca osservò la sorella.
- Mi fanno preoccupare.- Shinji stava riponendo i suoi tarocchi con cura.
- Anche a me. Ho un brutto presentimento. -
- … Evvai. Dopo i tizi con gli occhiali da sole ora ci sono anche i tizi con il mantello. - il fulmine sbuffò.
- Ma gli Anemone non erano così pericolosi, questi qui sembrano forti. - precisò il bruno.
- Beh, penso che se unissimo le forze riusciremmo a sconfiggerli, sono solo tre, no? -
- Chi ti dice che non ci siano altri dei restanti elementi? - la ragazzina sembrava abbastanza inquieta.
- … Ecco, questo sarebbe preoccupante. - anche Luca si inquietò.

La pioggia si alzò, pulendosi la gonna e portando le mani ai fianchi.
- Dovrei andare a fare un po' di spese, chi mi fa compagnia? -
- Mah, vengo io che qui mi sto annoiando. - anche Luca si alzò.
- … ma non dovresti allenarti anche tu? - chiese Shinji, perplesso.
- Minuzie. -
Il fulmine e la nebbia seguirono la pioggia fuori dall'abitazione.



***



Alcuni minuti dopo il cielo e il sole avevano deciso di smettere con l'allenamento, erano passate quasi tre ore ed erano già abbastanza stanchi.
La brunetta si avvicinò di soppiatto alla rossa e la trascinò via dal poligono per portarla con lei nella saletta adiacente.
C'erano dei comodi divani e una buona merenda preparata dai cuochi e portata da Nanjo, il maggiordomo baffuto, che ammiccò alla padroncina e alla Vongola, per poi svanire oltre l'uscio.
Arina e Masato si posizionarono sul tavolo della saletta e Arashi quasi non fulminò con il fratello con lo sguardo, per aver osato entrare nella stessa stanza dove si trovava assieme a Nozomi.
Subito dopo anche Kaito li raggiunse e si scaraventò sul divano.

- Uff... i dati non sono rincuoranti. - Arina parve molto preoccupata.
- Mh? Cosa vuoi dire? - il cielo aveva agguantato un biscotto e lo stava divorando con appetito mentre la rossa si versava del tè e il sole si infilava in bocca due biscotti alla volta.
- Abbiamo cercato informazioni in giro per i database delle famiglie per trovare riscontro con gli individui della vostra descrizione. - spiegò Masato.
- Database delle famiglie? Quello dei Vongola? - chiese Nozomi, perplessa.
- No, purtroppo non ho i dati di accesso e non voglio osare hackerarlo... anche perchè da quel che so è quasi impossibile farlo, considerando che coloro che tengono i server sono tra i più geniali uomini dei Vongola.-
- Tsk, scommetto che parli dei tuoi idoli. - la tempesta sembrava volesse prenderlo in giro.
- E certo che sono i miei idoli! Stiamo parlando dei genialissimi Irie-san e Spanner-san! -
- Smettila di sparare stronzate e dicci quello che avete scoperto. - la rossa iniziò ad innervosirsi e si voltò per abbracciare Nozomi. Le accarezzò i capelli con nonchalance e quest'ultima si lasciava toccare senza esitazione, come se fosse la cosa più normale del mondo e nessuno le diede peso se non Masato stesso, che osservò le due con sguardo preoccupato.
- Dunque. Siamo entrati nel database degli Elektrica e abbiamo trovato alcune informazioni. - disse Arina, ignorando bellamente i gesti della tempesta.
- Elektrica? La famiglia alleata ai Vongola di cui anche voi Fukada fate parte, giusto? - disse Nozomi, perplessa.
- Eh? Io non sapevo questa cosa! - esclamò Kaito, strabuzzando gli occhi.
- Ma te lo avremo detto una cinquantina di volte... - Arashi scosse il capo, rassegnata.
- Non lo ricordo... - Kaito sembrava disorientato.
- E' una famiglia come tante altre. Ce ne sono di famiglie, che siano alleate con i Vongola o meno. - spiegò Masato.
- Ad ogni modo... - Arina riprese il discorso - abbiamo scoperto che ci sono la bellezza di settecentotrentatré famiglie che utilizzano mantelli dalle più svariate forme... perciò ci conviene continuare la ricerca. -
- Assurdo, così tanti? Ma... -

Arashi non riuscì a dir nulla poichè una forte melodia risuonò nella stanzetta, sembrava la suoneria di un cellulare. Kaito e Arashi, che già sapevano da dove arrivava quel suono, osservarono il cielo tirare fuori dalla maglietta il suo Vongola Locket.
La brunetta aprì il coperchio e notò che la perla azzurra si stava illuminando ad intermittenza.
- ... E' Hana... - disse lei, alzandosi dopo un secondo di confusione.
- Aspetta, come la troviamo?? - chiese Kaito, che assieme alla rossa la stavano seguendo.
- Il Locket come i bracciali hanno un sensore di vicinanza! - disse lei, lanciandosi fuori dalla stanza.

La Vongola, prima di chiudere il Locket, decise a malincuore di spingere la perla-pulsante violacea per poi riportare il medaglione dentro la maglia e seguire Kaito e Arashi nella corsa verso i restanti tre guardiani.
- … l'hai fatto? - chiese Arashi.
- Dovevo, non sono sicura che le cose andranno per il meglio. -


Arrivarono sul posto pochi minuti dopo, trovandosi faccia a faccia con sei ragazzi che si ergevano imponenti sopra Haname, Shinji e Luca, questi ultimi a terra e in pessime condizioni.
I sei sconosciuti indossavano dei mantelli scuri: ogni mantello aveva una mantellina con un colletto, fermato da una spilla bianca e gialla con in alto una mezza luna rovesciata e sotto una stella con una N incisa al suo interno. Portavano tutti un orecchino a forma di stella all'orecchio sinistro, ognuno aveva al centro con una pietra di colore diverso.

- Ragazzi!! Cosa...? -
- Juuichidaimeeee, sei arrivata!! - Luca piagnucolò, lamentandosi e zoppicando verso la Vongola, nascondendosi dietro di lei.
- Luca, ma che.... -
- Attenti, hanno tutte le fiamme! - la pioggia era stesa a terra e si stava rialzando, tenendosi con la mano la gamba sinistra ridotta in pessime condizioni, mentre la nebbia si manteneva la spalla e fissava i soccorsi con sguardo preoccupato.

Arashi era già partita all'attacco, aveva lanciato un rapido sguardo ai sei, riconoscendo colui che aveva la fiamma della tempesta: si trattava di un ragazzo dai folti capelli castano chiaro e dagli intensi occhi nocciola, aveva una cicatrice sull'occhio sinistro.
Estrasse le sue pistole gemelle, puntandole verso di lui e sparando rapidamente. Il giovane sparì all'improvviso per poi riapparire accanto a lei e la colpì rapidamente, atterrandola.
- Ma che- -
- E' illusione, la nebbia, la bambina! - gridò Shinji, indicando la più piccola del gruppo: poteva avere sì e no una decina di anni, aveva i capelli corti e mossi di un rosa acceso e gli occhi violacei, portava ai lati del capo dei fermagli a forma di ali bianche.
- Hihihi... -
- Uff, sono sprovveduti. - a parlare fu un ragazzo dai capelli a caschetto verdastri, aveva un neo sotto l'occhio destro e un'espressione annoiata.

Anche Kaito si gettò all'attacco, individuando il sole della sera prima in una ragazza dai capelli corti rossi e occhi azzurri.
- Combatti con me, tizia del sole! -
- Uhnahaha, sei maleducato. Il mio nome è Orione. -
Il giovane tentò di colpirla con un pugno ma lei lo parò facilmente, la sua forza era di gran lunga superiore a quella di una normale ragazza e con semplicità lo scaraventò a terra.
- Mi chiedo che siamo venuti a fare qui... - disse una giovane dai capelli albini: aveva una lunga coda legata alla parte destra del capo e i suoi occhi erano dorati.
- Non lamentarti sempre, siamo qui per conto del boss. - l'affiancò una biondina dagli occhi verde acqua, aveva una stella marchiata sotto l'occhio destro.

Nozomi osservò i sei nemici e poi portò il suo sguardo sui suoi guardiani, che erano stati tutti sconfitti. Che cosa stava succedendo?

- Chi diavolo siete, voi? -
Qualcosa di incredibilmente veloce si avvicinò a lei, la ragazzina se ne accorse subito e tentò di andare in Hyper mode.

Non accadde nulla, esattamente come quella volta agli studi televisivi.

Rimase pietrificata dall'impossibilità di usare il suo potere, mentre la presenza si avvicinava sempre di più.
Fortunatamente, il misterioso attentatore venne bloccato da un altro guerriero quasi più veloce di lui.
Il cielo si voltò e notò la sua nuvola, Cloud, che evidentemente aveva deciso di rispondere alla sua chiamata, il quale stava contrastando un ragazzo dai lunghi capelli blu notte, aveva gli occhi arancioni e portava una benda sull'occhio destro.

- Tsk. Ora, questa musica, la dirigo io. - il maestro lanciò dei CD, che si moltiplicarono a vista d'occhio, contro l'uomo che, ricorrendo alle sue fiamme del cielo, riuscì a rallentarli e a confondere le loro direzioni.
- Cosa... ma come cavolo ci è riuscito?- Nozomi era sempre più spaventata.
- La tranquillità non era un attributo della pioggia? - Haname osservò lo scontro con molto sforzo.
- No, guardate meglio... i CD si sono pietrificati! - indicò Shinji.
Tutti i CD della nuvola si erano conficcati nel terreno, pietrificati, e anche Cloud era rimasto di stucco.

L'uomo dai lunghi capelli scuri raggiunse il suo gruppo e si voltò verso i Vongola, che avevano appena sconfitto.
Il giovane indossava un lungo mantello con uno spacco centrale che aveva i bordi giallastri, il colletto era arancione e la spilla con la luna e la stella era più grande ed evidente di quella degli altri.

- Il mio nome è Sirius e sono il settimo boss della famiglia Notturno. -

I suoi guardiani lo affiancarono, tutti con un'espressione seria.
- Leone, Eridano, Orione, Cassiopea, Lira e Colomba sono i miei guardiani, da oggi proteggeremo noi Namimori. Non c'è bisogno che vi disturbiate oltre, Vongola Undicesima. - sfoggiò un sorrisetto prima di svanire assieme ai sei.

Il gruppetto dei perdenti rimase in silenzio, incredulo e confuso finchè Cloud non sbroccò, pestando violentemente i CD pietrificati e distruggendoli.
- Che diavolo era quella performance disgustosa? - disse, voltandosi verso i compagni - Ognuno agiva per sé e senza un minimo criterio! -
- ...ma... cosa... - Kaito non sapeva cosa dire.
- E vi credete dei combattenti? Dei protettori di Namimori? Sembravate degli sprovveduti a caso! -
- no... loro erano più forti e...- anche Haname non riuscì a dire nulla contro la furia della nuvola.
- Non erano forti, siete voi che non avete saputo combattere in modo dignitoso. La vostra melodia è grezza e scialba, siete totalmente fuori sincronia. Non mi meraviglio che siate stati battuti. -
- Basta Cloud, anche tu sei stato battuto! - Nozomi gli si avvicinò, ma lui si scansò rapidamente.
- Pensate che io, da solo, avessi potuto fare qualcosa contro tutti e sei? -
- … non ti facevo tanto realista. - Arashi lo osservò, confusa.
- Sono uno che valuta bene la situazione, prima di agire. Ad ogni modo... dovreste andare immediatamente all'ospedale, ci sono dei feriti seri, qui. -

Indicò la gamba quasi fratturata di Haname e il sangue che usciva da alcune ferite di Shinji, per non parlare del piede messo male di Luca.
Kaito e Arashi erano stati colpiti su schiena e braccia, non era nulla di grave ma i forti colpi avevano paralizzato i loro arti per un po'.
Nozomi osservò i ragazzi con uno sguardo depresso e quasi furioso.

Di chi era la colpa, adesso? Non aveva idea di chi fossero quei Notturno né cosa volessero realmente.
Proteggere Namimori? Per quale motivo?
Erano davvero nemici oppure strambi alleati? Che diavolo era successo?

"Non darti colpe, trova una soluzione." continuò a ripetersi, esattamente come le disse Haname in clinica.

- Dobbiamo... dobbiamo diventare più forti per sconfiggere questi Notturno. - affermò. L'unica soluzione a cui poteva pensare era, per il momento, quello di diventare più forti e di migliorarsi nell'uso delle fiamme.
Ancora una volta non era riuscita ad entrare in Hyper mode e non ne aveva compreso il motivo, perciò si sentì più inutile che mai. Era rimasta pietrificata ad osservare la scena senza alcuna possibilità di reagire, e tutti i suoi amici ne avevano risentito pesantemente. Si vergognava di sé stessa e della sua tremenda debolezza.

Che cosa riservava il loro futuro?
Ormai erano le sette e la sera abbracciò la cittadina di Namimori.

Qualcosa di nuovo stava per iniziare, qualcosa di nuovo avrebbe cambiato il corso delle loro vite.

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Capitolo 30
*** Target 25 - Eh?! Tutti in viaggio per l'Italia! ***


Target 25 – Eh?! Tutti in viaggio per l'Italia!

cover

La brunetta stava osservando una fotografia che custodiva gelosamente tra le pagine di un vecchio diario scolorito, pieno di disegni e scarabocchi.
I suoi occhi sembravano non volersi distaccare dalla figura maestosa di suo padre, un uomo dalla chioma castana, e dall'elegante immagine della madre, la donna bionda che affiancava l'uomo nella fotografia. Tra i due c'era anche una piccola Nozomi in miniatura, di appena cinque anni, che troneggiava tra le braccia di suo padre con uno sguardo sorridente e pieno di vitalità.

Hai gli occhi di tuo padre e il sorriso di tua madre” le avevano sempre detto quando era bambina. All'inizio non capiva, poichè lei aveva gli occhi color miele mentre quelli di suo padre erano nocciola. Solo in seguito comprese che le persone usavano quella frase per indicare una sorta di somiglianza negli sguardi e nelle espressioni, un bagliore che, a quanto pare, fiammeggiava nei loro occhi, illuminandoli di una luce particolare.

Sorrideva, immersa nei suoi pensieri, non prestando attenzione ai rumori al di fuori dell'auto che veloce sfrecciava sulla strada verso casa.
Accanto a lei Haname era assopita, forse stanca per il viaggio, mentre dall'altro lato vi era una Arashi, che guardava fuori dal finestrino il paesaggio italiano.
Kaito, nonostante fosse il sole, si stringeva nel cappotto scosso dai brividi per il gelo invernale.
Le luci illuminavano i loro visi, le decorazioni per l'arrivo del Natale erano sparse ovunque.

La Vongola poggiò la foto sul suo vecchio diario e osservò anche lei il finestrino, notando l'altra auto sulla quale viaggiavano gli altri quattro suoi guardiani, ancora incredula ma felice che Cloud si fosse unito a loro: non avrebbe di certo rifiutato un viaggio gratis nella terra dell'arte e della musica per l'eccellenza.

Poggiò la testa sul sedile, con occhi luccicanti e oltremodo felici. Sapeva che intraprendere una discussione simile col padre non sarebbe stato facile, era quasi pronta ad un mezzo fallimento. Amava l'uomo, ma al contempo lo odiava, sia per non averla riconosciuta come erede, ma soprattutto per non averle insegnato nulla di ciò che lui sapeva. Le fiamme, il ruolo di boss, tante cose che lui aveva appreso ma non le aveva passato, come solitamente i padri facevano con i figli.
Ma, sopratutto, lo odiava perchè non riusciva a staccarsi dall'idea che il problema fosse il suo sesso. Se fosse stata un maschio, probabilmente suo padre si sarebbe comportato diversamente.

Non vi preoccupate, mio padre ci aiuterà.” aveva detto. Sapeva che la probabilità di essere mandata a quel paese fosse decisamente alta, ma voleva credere che avrebbe fatto di tutto per proteggere Namimori, sua città natia.
“Gli dovrò dire di noi... ma sospetto che lo sappia già.” disse poi, spaventata “Quel che dovrebbe assicurarci il suo aiuto, però, è l'idea che Namimori sia in pericolo. Non l'abbandonerebbe mai!” li aveva rassicurati, con un sorriso che mascherava la sua preoccupazione.

In realtà non voleva chiedere aiuto a suo padre, ma si rendeva conto di quanto lei fosse debole e non poteva permettere che i Notturno facessero i loro comodi. Voleva diventare forte, e l'unico modo era chiedere a suo padre e ai suoi guardiani di addestrarli.

I ragazzi erano silenziosi e così restarono finchè dall'auto non scorsero l'enorme magione che si ergeva nella natura: la costruzione era alta diversi metri e si estendeva per chilometri, era divisa in vari settori e sembravano più palazzi costruiti uno accanto all'altro, in mezzo ad un enorme bosco.

Scesero dalla macchina davanti all'entrata principale, ammirando quanto fossero piccini in confronto a quella maestosità.
- Oh, per Cloud, Shinji e Luca è la prima volta. - disse Haname, osservando i tre con sguardo incuriosito: l'espressione di Luca era tra l'incredulo e lo sconvolto, aveva il naso all'insù e scrutava le cime delle torri; Shinji strabuzzava gli occhi osservando la grandezza della magione; Cloud sembrava abbastanza indifferente, nonostante avesse lanciato un curioso sguardo alle colonne d'ingresso, probabilmente ammirava lo stile utilizzato per la creazione di quella sorta di museo a cielo aperto.
- Aspetta, volete dire che voi già siete venuti? - chiese Luca, tornando ad osservare i presenti.
- Sì, l'ultima volta l'anno scorso, per il compleanno di Decimo! - esclamò Kaito, ridacchiando.

Il gruppetto fu scortato lungo l'ingresso verso una stanza in disparte, una saletta di media grandezza in cui regnava il profumo del legno che componeva l'arredamento classico. I ragazzi si accomodarono, lentamente e con delicatezza, sui divani rossicci al centro della stanza, quasi spaventati di poterli rovinare. Alcuni lunghi e stretti scaffali antichi erano pieni di libri ingialliti e alcuni soprammobili dall'aria costosa.
Il boss era attualmente impegnato, per cui dovevano aspettare che concludesse la riunione per poi riceverli tutti insieme, anche se Nozomi avrebbe potuto andarsene in giro o in camera sua, ma decise di restare con i suoi amici ad attendere.

La porta della saletta si spalancò un minuto dopo, una bella donna bionda apparve sull'uscio, con un sorriso ampio stampato sul volto. I suoi occhi chiari incrociarono quelli di Nozomi, la quale si alzò rapidamente e si lanciò tra le sue braccia.
- ...MAMA! -

La donna la strinse teneramente a sé, baciandole il capo e poggiando la guancia sui capelli della figlia.
- Non mi aspettavo di vederti qui! Sono così contenta che tu sia venuta, Nozo-chan~ - la sua voce materna era così soave che sembrò cullarla e la brunetta si staccò da lei, raggiante.
- E' stata una decisione improvvisa... ma sono felicissima di essere tornata a casa! - disse lei, prendendo un bel respiro - Qui sembra tutto come al solito. -
- Beh, a parte il lavoro di tuo padre... non succede nulla di nuovo, o comunque che sia degno di nota! - rispose Kyoko, ridacchiando.
- Appena papa è libero dobbiamo andare da lui. - la ragazzina assunse un'aria più seria, chinando lo sguardo - ... E' una cosa importante, stavolta dovrà ascoltarmi. -
Anche l'espressione della donna s'increspò.
- Nozo-chan... Posso capire cosa provi, ma ricordati che tuo padre ti ama. - disse, quasi severa. - Entrambi ti amiamo, e qualsiasi cosa o decisione prendiamo nei tuoi confronti è per il tuo bene, null'altro. -
La ragazza riportò l'attenzione sulla madre, guardandola negli occhi.
- ... Se mi amasse davvero... mi aiuterebbe. -
- Dipende da cosa intendi tu per “aiuto”. Ci sono tanti modi per aiutare, e molti possono non essere evidenti. - spiegò lei, tornando a sorridere - Ma tu sei forte, come Tsu-kun. Qualsiasi pensiero tu abbia, ricorda solo che lui non vuole farti del male, e che sa. -
- ...Sa? - ripeté la Vongola, ma la madre concluse la discussione abbracciandola nuovamente, per poi salutare Arashi, Haname e Kaito, e poi i due da poco conosciuti, Luca e Shinji.
L'unico che ancora non conosceva, poichè non si trovava a casa Sawada nella loro ultima visita di Settembre, era Cloud. La donna sembrò scrutarlo con interesse, salutandolo e ponendogli qualche domanda, incredibilmente il ragazzo rispose con educazione a tutte le domande.
Sembrava proprio che Cloud sapesse quando era il momento di dimostrarsi garbato, tutto il contrario di come solitamente trattava gli altri sei.

Dopo aver passato una decina di minuti in loro compagnia, la donna dovette allontanarsi. Salutò nuovamente la figlia, non staccandole gli occhi di dosso, quello sguardo sembrava volerla mettere in guardia, o comunque comunicarle qualcosa.
Quando uscì, richiudendo la porta dietro di sé, la Vongola sentì un fremito per tutto il suo corpo: una sensazione di disagio, un peso che premeva nel suo petto, il suo intuito le stava punzecchiando il cervello con insistenza, come a volerla avvisare. C'era qualcosa che sua madre sapeva e non le aveva detto, probabilmente riguardava suo padre e la discussione che ci sarebbe stata di lì a poco.

- Nozomi... che succede? - chiese la tempesta, avvicinandosi a lei. - Sembri nervosa... hai paura di tuo padre? -
- ... Non so cosa possa succedere, ma farò del mio meglio per dirgli quello che provo. - rispose lei, con un amaro sorriso.
- Non fasciarti la testa prima del tempo, mettiamocela tutta e vediamo cosa succede. - le consigliò la rossa, scrutando la preoccupazione dell'amica - Non ci piace vederti con quel musetto triste, noi vogliamo il tuo sorriso. -
L'ultima affermazione dell'amica le lasciò sfuggire una piccola risatina, e si voltò ad osservare i suoi amici. Ognuno di loro, tranne ovviamente Cloud, la stavano guardando con dolcezza.
- ... Spero di poter conquistare qualcosa per tutti, non solo per me. - disse poi, sospirando - Mi seguite a destra e a sinistra senza battere ciglio, ve lo devo. -
- Tu non ci devi proprio niente. - disse Kaito, perplesso - Se non ci va di fare una cosa lo diciamo, siamo amici. - spiegò, ammiccando - E poi a noi fa piacere seguirti, tu sei la nostra casa. -
- Casa? - chiese la bruna, perplessa.
- Penso che Kaito si riferisca alle situazioni difficili che tutti stavamo passando. - rispose Haname, lanciando uno sguardo all'amico - Arashi e Luca non hanno i genitori, Shinji è stato cacciato via da loro, mia madre pensava solo al lavoro, Kaito non andava d'accordo con le scelte dei suoi, e poi i genitori di Cloud sono scappati e tornati anni dopo, trascinandolo via dalla casa dei nonni come se fosse una valigia. - elencò lei, passando lo sguardo su ciascuno dei presenti. - Andiamo, siamo sinceri. Forse per te non è ovvio, ma per noi è così. Da quando ti abbiamo conosciuta, abbiamo trovato una casa e una famiglia, un luogo accogliente dove possiamo vivere in tranquillità ed esprimere noi stessi. -
- Esatto! - esclamò nuovamente Kaito, sprizzando energia da tutti i pori. - E' per questo che abbiamo bisogno del nostro cielo! Senza di te non c'è armonia! -

Stranamente un sorriso le uscì dal profondo del suo cuore, e il suo viso avvampò divenendo di un rosso acceso.
- ... Happy... - sussurrò. Non aveva mai compreso quanto loro tenessero a lei.

Poco dopo la porta nuovamente si aprì, un maggiordomo aveva invitato i sette a seguirlo fino all'ufficio del decimo, adesso libero e pronto a incontrarsi con loro.
Il gruppetto, visibilmente agitato, si ritrovò davanti ad una porta in legno, oltre vi era lo studio del boss, quella stessa stanza in cui a Nozomi era sempre stato proibito andare, ma dove puntualmente si faceva beccare.
Quasi non le scappò un sorrisetto, ricordando il passato.

Ho deciso... " aveva detto, davanti al gruppo riunito "L'unico modo per sconfiggere i Notturno è diventare più forti. L'unico modo per migliorare è chiedere aiuto a chi è già in grado di usare le fiamme... mio padre e i suoi guardiani." aveva spiegato con sicurezza, ignorando gli sguardi stupiti dei suoi amici "Perciò, appena saremo tutti in forze, andremo in Italia e li incontreremo.”

Si ritrovò a guardare negli occhi suo padre, quegli occhi che erano così simili ai suoi.
L'uomo stava riponendo via alcune scartoffie, era abituata a vederlo pieno di fogli e fascicoli vari di cui ignorava il significato. Un giorno avrebbe voluto che lui le insegnasse il suo lavoro, avrebbe fatto del suo meglio e anche di più per essere un buon boss come lui.
- Nozomi, non ti aspettavo. - disse, sorridendole - Cos'è successo così all'improvviso? Sei arrivata qui con tutti i tuoi amici. -
Sembra tranquillo, forse felice di vederla, e ciò sembrò rassicurare tutti, ma Nozomi sapeva che stava mentendo. Il suo intuito continuava a dirle di non fidarsi di quel sorriso poichè, come sua madre le aveva detto, era sicuro che lui sapesse già.

Sapeva già tutto.

I guardiani di Decimo erano ancora presenti, nonostante la riunione fosse finita da poco: Gokudera Hayato stava aiutando il boss a sistemare i documenti; Yamamoto Takeshi stava appuntando qualcosa sul tuo tablet; Sasagawa Ryohei stava mostrando un foglio ad un confuso Lambo; Rokudo Mukuro e Chrome Dokuro erano in silenzio seduti su un sofà. Anche Hibari era rimasto in piedi appoggiato vicino all'uscio, la sua sola presenza era già un avvenimento.

- Papa... sono felice di essere tornata qui. - disse, abbozzando un sorriso sincero - Però... ciò che mi... che CI spinge a venire qui è ben altro. - aggiunse, tornando seria e notando che anche lo sguardo di suo padre era cambiato, adesso molto più attento alle sue parole - ... C'è una situazione poco piacevole... a Namimori. E noi tutti siamo qui per chiedervi umilmente di aiutarci. -
L'uomo alzò un sopracciglio, scrutando gli occhi della figlia.
- Aiutarvi? - disse - In cosa? Di quale situazione stai esattamente parlando? -
- Persone. - iniziò lei, cercando di trovare le giuste parole - Persone pericolose... vanno in giro dicendo che Namimori gli appartiene. -
Tsunayoshi chinò il capo, pensieroso, osservando la scrivania sul quale si era poggiato con le braccia, stando ancora in piedi davanti a loro.
- Mh. Capisco la tua preoccupazione per Namimori, ma non c'era bisogno di fare un viaggio fin qui, con quelle espressioni così serie, solo per chiedermi “umilmente” un aiuto. - spiegò lui, alzando lo sguardo e osservando i vari presenti - Sarebbe bastata una telefonata. Perchè mai disturbarti nel venire qui con tutte queste persone? -
La ragazzina si voltò verso di loro e poi nuovamente verso suo padre, passando per gli uomini presenti, che in quel momento sembravano interessati alla discussione.
- ... Già, queste persone... - ripeté lei, sospirando - ...Non c'è bisogno di nasconderci nulla, sai già chi sono. - affermò lei, guardandolo negli occhi - Sono i miei guardiani, mi sembra ovvio. -
L'uomo scosse il capo, quasi divertito, come se avesse appena detto una freddura abbastanza imbarazzante.
- Guardiani, mh? Non mi sembra di aver mai approvato nulla di simile. - specificò.
- Non devi approvare nulla, ho fatto tutto da sola. - disse lei, scrollando le spalle - Le senti tutte le fiamme, no? Li ho conosciuti a caso, e ognuno di loro ne ha una diversa. Che strana coincidenza, eh? - disse ancora, avvicinandosi alla scrivania - Come quando hai conosciuto tutti gli zii, anche tu non ti aspettavi che lo fossero, ma lo erano e basta. -
- Sono tuoi amici e basta. - precisò suo padre, senza interrompere il contatto visivo con la figlia - Amici sinceri e anche simpatici, da quanto ho visto, e mi fa piacere che vi vogliate bene. L'importante è che tu, voi, viviate l'adolescenza insieme, divertendovi e facendo nuove esperienze. - disse, severo.
Qualcosa le diceva che suo padre si stava riferendo alla loro neo carriera da idol, scacciò l'idea che Arina gli avesse detto tutto e tornò a focalizzarsi sul punto più importante della questione.

- D'accordo, ognuno ha i propri pareri, va bene. - disse lei, sospirando - Puoi anche ritenermi debole e stupida perchè sono una femmina, non c'è problema. - precisò, quasi con le lacrime agli occhi - Ma... non puoi venir meno ai doveri di padre. Ho bisogno che tu mi insegni ad essere forte, a me e a loro. Non c'è bisogno che vada tu, vogliamo pensarci noi a proteggere Namimori, perchè è anche casa nostra. - spiegò.
Tsuna nuovamente chinò il capo, scuotendolo, prima di voltarsi a guardare oltre la vetrata dietro di lui.
- Quando mai ti ho definita debole e stupida? - chiese, quasi ignorando tutto il resto del discorso - Non so che pensieri tu abbia fatto per arrivare a questa conclusione, ma la tua femminilità non mi crea alcun problema né mi spinge ad insultare mia figlia in alcun modo. - disse poi, voltandosi verso di lei con sguardo gelido.
- E allora perchè ti stai rifiutando di insegnarmi ad usare la mia fiamma? Ti ricordi che anche io ne ho una?? - chiese lei, alterandosi.
- Lo ricordo perfettamente. Ero accanto a te in ospedale. -
- Già, vero. Non mi aspettavo un biglietto di congratulazioni per la mia prima volta in Hyper Mode, tranquillo. Continuo a fingere che i complimenti tu me li abbia fatti, stranamente nella mia testa sei un padre migliore di quanto tu sia nella realtà. -
Gokudera sembrò quasi voler dire qualcosa, ma i suoi occhi incrociarono quelli del boss e si fece indietro, restando in silenzio, come ognuno in quell'ufficio eccetto padre e figlia.
Il bruno si avvicinò nuovamente alla scrivania, poggiandosi con le braccia e osservando sua figlia, a pochi centimetri da lui.
- Non ti chiedo di comprendere le mie scelte, Nozomi, sei ancora piccola e ci sono troppe cose che ancora non sai e non puoi capire. - iniziò lui, senza smettere di guardarla. Il suo sguardo gelido all'improvviso divenne apprensivo, nonostante la sua apparente severità - Tuttavia, non posso accettare che tu vada in giro ad immischiarti in cose pericolose e più grandi di te. -
- Quindi i Notturno sono più pericolosi e grandi di me?? - chiese lei, di getto.
- Cos... - suo padre, incredibilmente, era rimasto senza parole, così come i guardiani presenti nella stanza, alcuni di loro si guardarono straniti - ... I Notturno? -
- ... Papa, se non vuoi farlo per me, fallo per Namimori! - disse lei, implorandolo - Ti prego! -
- Tu... hai riflettuto bene, prima di buttarti in questa impresa, Nozomi? - chiese lui, all'improvviso, strappando uno sguardo perplesso alla ragazza - Hai speso cinque minuti nel guardarti attorno, a comprendere la situazione, a vagliare ogni ipotesi? - continuò, adesso quasi arrabbiato.
- Certo! - rispose lei, ma il “No” di suo padre risuonò forte nella stanza, quasi spaventandola.
- No che non lo hai fatto. Hai agito d'istinto, perchè trascinata da chissà quali pensieri, senza riflettere, senza nemmeno provare a capire. - disse lui scuotendo il capo - Le tue emozioni sono ancora in grado di farti commettere gravi errori, Nozomi, e non è da te, da colei che per anni ha letto e riletto libri difficili, che ha dimostrato una grande intelligenza ed ha un'ampia cultura. No, non è affatto da te, e non perchè sei stupida, debole o donna. - precisò lui, scandendo ogni sillaba - Ma perchè sei ancora immatura. -

Nozomi dovette cercare di non piangere, perchè le lacrime volevano scorrere veloci sul suo viso. Si morse le labbra, osservandolo con tutto l'odio che aveva dentro di lei.
- ... Questo lo pensi tu... non hai nemmeno idea di cosa ho fatto, o di come sto conducendo la mia vita, o della nostre missioni, o-
- Nozomi. Basta. - la sua voce sembrava tagliente come mille coltelli che laceravano la sua pelle - So cosa fai e so com'è la tua vita. La mia assenza a Namimori non mi rende ignorante riguardo mia figlia. - spiegò - Sin da piccola hai sempre continuato a commettere lo stesso errore di vedere la tua vita come quella di Primo o quella di un boss, con tutto ciò che ne deriva, senza cercare di staccarti da quell'idea. -
- Anche Caesar è stato cresciuto come un boss, non mi sembra che sia un idiota o un immaturo però! - disse lei, incrociando le braccia.
- ... Caesar non ha il tuo problema. - spiegò lui sospirando.
- Che problema c'è nell'immaginare di essere un futuro boss? Voglio esserlo, è mio diritto! Ci sono ragazzi che si immaginano astronauti, ballerini, cuochi... e io non posso immaginarmi come boss?? -
- Ancora non capisci, Nozomi. - scuote il capo - E' questo il tuo problema. - alzò gli occhi verso gli amici dietro di lei e il suo sguardo si posò su Arashi, che a sua volta portò l'attenzione su Shinji e Haname, sembrava che i tre si stessero scambiando silenziose opinioni, mentre Cloud pareva ridere sotto i baffi.
La brunetta aveva notato qualcosa che non andava e probabilmente ne avrebbe in seguito parlato con loro, in quel momento era troppo ferita per farci caso.
Suo padre aveva ragione, lei non capiva affatto ciò che stava tentando di dirle.
Dove stava sbagliando? Cosa non stava comprendendo?

- ... Senti, papa, vuoi aiutarci o no? - chiese poi, quasi demoralizzata ma cercando di non lasciarsi abbattere - A che pro continuare a fare così? Le fiamme le abbiamo, a questo punto non è meglio imparare ad usarle al meglio? E' come se io avessi un fucile ma non sapessi usarlo, potrei sparare a qualcuno di innocente per sbaglio! -
- Non c'è esattamente un modo sbagliato di usare la shinu ki. - rivelò lui, aggirando la scrivania e avvicinandosi a lei - E preferirei che voi pensiate piuttosto alla scuola e alla vostra giovinezza, anziché disperarvi perchè Namimori è in pericolo. Me ne occuperò io, se ce ne fosse bisogno. -
- Non voglio. - disse lei, voltandosi verso l'uomo, adesso di fronte a lei - Non voglio! Sono io che abito a Namimori, io ho il diritto di proteggerla! -
- Tu non hai alcun diritto, Nozomi. Altrimenti lo avrebbe ogni cittadino di Namimori. -
- Loro non possono, non sono forti come noi. Per questo noi sette facciamo del nostro meglio, anche per loro. -
- Per Namimori, o per te stessa? -
- Eh? -
- Ancora non capisci. Non sei tu che parli, è il tuo orgoglio. - disse, voltandosi e raggiungendo la porta.
- PAPA TI SCONGIURO! - urlò lei, per poi inginocchiarsi per terra e posare la fronte sul gelido pavimento, mentre Arashi e Kaito cercavano di farla alzare, chiamandola - Sono disposta a fare qualsiasi cosa!!! Qualsiasi!! Ma non ignorarmi!!! - continuò ad urlare.
Tsunayoshi si era voltato e stava osservando quella scena abbastanza indecorosa, ma un po' tutti gli uomini presenti sembravano stessero provando pietà per lei.
- ... Vediamo. - disse lui, stavolta il suo sguardo era impassibile. - Proverò ad “addestrarti”, se è ciò che davvero vuoi. Ma lo farò a modo mio. -
La ragazza alzò il capo, i due amici l'aiutarono a rimettersi in piedi rapidamente.
- Da...davvero? - sentiva quasi un'immensa gioia dentro di sé, ma l'espressione glaciale del padre continuava a rafforzare il suo disagio.

L'uomo, scortato dai suoi guardiani, si diresse verso il cortile del palazzo. Dopo aver attraversato i quasi infiniti corridoi, giunsero all'ingresso posteriore dove uscirono all'aperto, venendo investiti dalla gelida aria invernale.
Il decimo boss continuò ad avanzare e Nozomi teneva il passo dietro di lui, le ci vollero alcuni istanti per accorgersi che i guardiani di suo padre si erano fermati qualche metro dietro di loro e avevano impedito ai suoi amici di proseguire.
La brunetta si voltò, preoccupata, notando che anche suo padre si era fermato e la sta stava fissando.
- ...Che devo fare? -
- Devi colpirmi. - rispose lui. - Va bene anche solo sfiorarmi, l'importante è che tu ci riesca entro dieci minuti. - spiegò - E se ci riuscirai, allora allenerò te e i tuoi amici. -
La ragazza tentò di allontanare quella brutta sensazione, cercando di essere positiva: dopotutto poteva finalmente misurarsi con suo padre e scoprire fin dove si spingeva la potenza dell'uomo.
Dallo zaino estrasse la valigetta scura con il marchio dei Vongola, la aprì e montò rapidamente l'asta, sotto gli occhi di suo padre che non sembrò batter ciglio.
- ...E' la mia arma, la Sky Rod... - disse lei, imbarazzata.
L'uomo si lasciò scappare un lieve sorriso.
- Curiosa. - disse, tornando ad essere impassibile.
Fu sfiorata dalla paura che la sua shinu ki non sarebbe apparsa come le ultime volte, ma tentò di non pensarci, rilassandosi. In quel momento era stranamente molto felice di combattere con suo padre e di potergli mostrare quanto fosse cresciuta, ignorò il problema della fiamma e cercò subito di andare in Hyper mode.
Con suo stupore non solo la fiamma apparve subito, ma sembrava anche più grande del solito.
Si sentì piena di energia, la stessa rifluiva nella staffa, che iniziò a prender fuoco e divenne fiammeggiante e ardente della sua passione.

Forse dovevo solo essere tranquilla?

Era confusa ma cercò di non pensarci, in quel momento aveva altro a cui dedicarsi. Portò l'asta dinanzi a sé e si dimenticò dei ragionamenti per dedicarsi allo scontro con suo padre.
- Quando vuoi. - disse l'uomo.
Non se lo fece ripetere due volte, si lanciò verso di lui tentando di colpirlo con la sua staffa in un attacco frontale, ma Tsuna si spostò rapidamente di lato evitando il colpo. Ruotò l'asta e tentò di colpirlo ad un fianco ma l'uomo si mosse nuovamente, in modo fin troppo rapido.
Ripeté nuovamente la mossa dall'altro lato, fallendo miseramente, perciò provò un fendente rapido e, ancora, tentò di arrivargli alle spalle. L'uomo non si voltò nemmeno, schivò facilmente e con precisione, come se avesse gli occhi sulla nuca. Capì che per colpirlo avrebbe dovuto muoversi ancora più rapidamente e iniziò a falsare delle mosse per poterlo poi colpire da un'altra angolazione, ma anche recitando lui riusciva a prevederla comunque. Era ovvio che si trattasse dell'intuito dei Vongola, anche lei lo possedeva ma l'uomo, ovviamente, era molto più allenato.
Erano passati solo due minuti e la shinu ki di Nozomi ancora bruciava in tutta la sua maestosità.
Avrebbe voluto essere in grado di attingere più energia da quest'ultima, per quel motivo aveva bisogno di aiuto dagli esperti.

Saltò e tentò di colpirlo dall'alto, l'uomo si spostò con noncuranza, senza perdere il suo sguardo serio.

Non è possibile... non ho idee e non so come colpirlo... che diavolo mi invento adesso??

Altri due minuti dopo, Nozomi iniziava già a perdere colpi: si sentiva tremendamente lenta rispetto ai veloci spostamenti del padre, il quale non era nemmeno in Hyper Dying Will Mode.
Continuava imperterrita nel tentativo di colpirlo con mosse variegate, ma lui riusciva a schivarle tutte e senza sforzo, perciò la bruna iniziò a perdere la pazienza e un'ombra di rabbia aveva attraversato il suo animo. Aveva anche paura che non sarebbe riuscita a sfiorarlo in nessun modo, e non poteva perdere quell'occasione così preziosa per lei e per i suoi guardiani.
Erano passati ormai otto minuti e la ragazzina era ormai stanca, ansimava per gli sforzi e la sua fiamma si faceva sempre più piccola, ormai debole e pronta a spegnersi.

- Papa. Ti prego... - sussurrò lei, ormai esausta e con la speranza che l'aveva del tutto abbandonata.
Gli occhi dell'uomo si chiusero e sospirò, prima di riaprirli e di tornare freddo come prima.
Stava cercando di non provare emozioni?
- Devi colpirmi, Nozomi. Ho posto questa condizione e l'hai accettata, prenditi le tue responsabilità. - rispose.
Strinse l'asta, arrabbiata, sia con sé stessa che con suo padre.

- Sei troppo forte, maledizione! E' per questo che ti ho chiesto di aiutarmi! - stavolta la voce uscì forte e decisa, si era nuovamente gettata su di lui con tutte le forze che le restavano. - E' impossibile, mi stai prendendo in giro??? - urlò ancora, dopo che l'uomo aveva nuovamente schivato il suo colpo - Voglio diventare forte! Voglio proteggere le persone che amo! - si voltò, cercando nuovamente di colpirlo - Perchè mi hai detto di colpirti se sapevi che non potevo riuscirci??? - si fermò, puntò l'asta per terra e vi si appoggiò, cercando di riprendere fiato, stavolta lacrimando sul serio. - ... Perchè mi fai questo... Perchè mi odi... -
Per un istante ricordò le parole di sua madre, la quale si era assicurata di farle sapere che entrambi l'amavano e non l'avrebbero mai ferita. Ma allora perchè quell'uomo continuava a trattarla in quel modo? Cosa c'era sotto?
Alzò lo sguardo e notò gli occhi tristi di suo padre, il quale non disse nulla, si limitò ad ascoltarla.

- Juudaime, sono passati dieci minuti. - la voce del guardiano della tempesta sembrò concludere quei minuti di vergogna, la brunetta non sapeva se esserne sollevata o meno.
Una folata di vento, un attimo, e Nozomi si ritrovò di fronte agli occhi arancioni accesi del padre, la shinu ki fiammeggiava sulla fronte e sui guanti rossi.
Aveva davvero perso? Era davvero tutto perduto? Era stata umiliata davanti i suoi guardiani, si vergognava e si sentiva imbarazzata, distrutta e disgustata di sé stessa.

- NON POSSO! NON POSSO PERDERE! - urlò all'improvviso, piangendo - COME FARO'? COME FAREMO? -
La sua shinu ki era svanita da un bel pezzo, così come la sua autostima, la sua compostezza e ogni sua speranza.
Chiuse gli occhi in lacrime, e un forte dolore pervase il suo corpo: il pugno di suo padre era fermo nel suo stomaco, l'aveva colpita con molta forza e senza batter ciglio, continuando a fissarla.
Nozomi lasciò cadere l'asta a terra e si aggrappò al braccio dell'uomo, mentre udiva la voce urlante di Arashi in lontananza. Alzò lo sguardo verso il padre, i suoi occhi sembravano pieni di pietà e colpevolezza, avvicinò il capo vicino al suo e si portò di lato, in modo che solo lei potesse sentirlo.
- …Basta. Smettila di preoccuparti di queste cose. - sussurrò - Sei ancora una bambina, smettila di giocare a fare l'adulta. -
Sentì un dolore più forte, ma questa volta era al cuore. Era così forte che, pian piano, tutto iniziò a confondersi attorno a lei, fino a scivolare nel buio.

- ... E quando sarai adulta abbastanza... Non avrai più bisogno del mio aiuto. -

 

L'unica cosa che vide, appena sveglia, fu il viso preoccupato del dottor Shamal accanto alla madre che, con sguardo apprensivo e triste, tentava di dirle qualcosa.
Aveva passato un paio di giorni assopita in quel letto e non era la prima volta che le capitava una cosa simile, sapeva quanto fosse debole e iniziò a pensare di essere davvero un caso senza speranza.
Al suo risveglio aveva appreso che i suoi amici erano ritornati a casa qualche ora prima e si rattristò, pensando che sarebbero stati molto preoccupati per lei. Doveva tornare da loro e subito, si sentiva tremendamente in imbarazzo per l'accaduto.
Aveva anche perso tutta la fiducia che aveva in sé stessa e in suo padre, nonostante continuasse ancora a chiedersi perchè: quello sguardo freddo e distaccato, quella severità e quelle parole che l'avevano colpita dritta al cuore. Non riusciva a capire, esattamente come lui stesso aveva affermato. Ma, se davvero lei era dura di comprendonio, perchè non glielo spiegava apertamente lui stesso?

Appena riuscì ad alzarsi in piedi, ignorando il dolore allo stomaco ancora presente, chiese alla madre di farla tornare a casa dalla nonna. Sua madre era l'unica a non essersi mai mossa da quella stanza, assieme al dottor Shamal che entrava ed usciva ogni ora.
Non le aveva chiesto niente riguardo suo padre né la donna le aveva detto nulla. Era come se quell'argomento fosse diventato un tabù. Si chiese se sua madre non sapesse già tutto, ricordò il suo comportamento preoccupato poco prima di incontrare suo padre.

- Nozo-chan... cerca di capire. - fu l'unica cosa che sua madre le disse, prima che la ragazzina entrasse nell'auto che l'avrebbe accompagnata all'aeroporto.
Ancora una volta c'erano cose che lei non capiva. Sospirò, confusa, e si limitò a sorriderle.
- Per favore... lascia che ti accompagni. - aggiunse, con sguardo preoccupato - Non voglio che tu vada da sola... -
- No, mamma... Grazie ma... voglio stare da sola... Ce la devo fare da sola. -
Lo sguardo di Kyoko, seppur preoccupato, continuava ad essere amorevole e apprensivo.
Annuì, non insistette ulteriormente e si limitò a seguire con lo sguardo l'auto che abbandonava la magione.

Per qualche istante le sembrò di aver visto la figura di suo padre davanti alla vetrata del suo ufficio.
Tuttavia lo ignorò, guardando dritto davanti a sé con sguardo deciso.



***



- Juudaime. - l'uomo albino si avvicinò al boss, fermo davanti al balcone ad osservare l'auto che sfrecciava via.
- Alla fine... non è ancora in grado di comprendere il mio gesto. - osservò la vetrata con un'espressione triste.
- Credo che per un po' vi odierà, ma è normale. - scrollò le spalle - I ragazzi a quell'età non riescono mai a comprendere le scelte dei genitori. -
- Lo so... ma non sarei comunque voluto arrivare a questo. - la sua voce uscì abbastanza incrinata. - anche Kyoko era contraria... -
Sospirò.
- La sua sicurezza viene prima di tutto, no? - disse l'albino, abbozzando un sorriso. - E la sua crescita, soprattutto. -
- Sì, la sua crescita. - rispose, sicuro. - Farei qualsiasi cosa per la mia Nozomi. Qualsiasi. - disse. - Anche a costo di farmi odiare. -

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Capitolo 31
*** Target 26 - Eh?! La decisione di Nozomi sconvolge tutta la famiglia! ***


Target 26 - Eh?! La decisione di Nozomi sconvolge tutta la famiglia!

cover

Il giardino di casa Sawada era completamente bianco e ricoperto da una coltre di neve che aveva ormai nascosto i fiori e la vegetazione.
Il venticello gelido smuoveva i rami degli alberi dormienti, battendo sui vetri delle finestre come se volesse infrangerli.

La donna dai lunghi capelli biondi cenere sedeva accanto alla balconata del salotto, sorseggiando del tè mentre osservava sottecchi suo fratello, appollaiato al tavolo in legno, che giochicchiava con la console portatile a qualche gioco di azione.
Il ragazzo aveva uno sguardo triste e non riusciva nemmeno a battere i nemici più facili, per cui spense la console e la gettò in mal modo sul tavolo, nascondendo il volto tra le braccia.
Non era il solo ad essere depresso e Arina lo sapeva bene: tutti i guardiani, probabilmente eccetto Cloud, condividevano quello stesso stato d'animo.
Dopo la spiacevole figura fatta in Italia erano tutti così depressi che non avevano nemmeno voglia di parlare o di discutere in alcun modo.
Nonostante il boss fosse stato gentile con loro e avesse mostrato il luogo ai nuovi arrivati, non erano riusciti a tirarsi su di morale.
Arina, tra l'altro, si sentiva abbastanza in colpa per aver lasciato che la sua allieva si immischiasse in cose così pericolose, pensando di aver disobbedito agli ordini di Decimo.

"Dovevo fermarla..."

Si sentiva confusa e disorientata, nonostante sapesse come dovesse agire con la sua protetta era comunque impotente davanti alla grande determinazione di Nozomi.
Doveva lasciare che crescesse, che imparasse, anche andando contro le decisioni di Decimo stesso?
Oppure in realtà era proprio ciò che l'uomo voleva?
Se non fosse stato così, si sarebbe sentita in colpa ad aver deluso l'uomo che l'aveva presa con sé e che tanto le aveva dato. Lui le aveva chiesto di istruire la figlia per cui non poteva tirarsi indietro, doveva parlare con Nozomi non appena fosse tornata in Giappone.

Nonna Nana era convinta che fosse rimasta con Tsuna perchè era da tanto che non si vedevano.
Ma era davvero giusto mentirle così? Dopotutto lei non era a conoscenza del ruolo del figlio.
O forse lo era, ma non lo dava a vedere.

Soltanto il giorno dopo Arina si ritrovò alla porta la figura scura e depressa di Nozomi.
I suoi occhi erano privi della sua solita luce ed esprimevano un'immensa tristezza. La donna non poté resistere a quello sguardo e la abbracciò, stringendola a sé.

- Undicesima... -

Avrebbe tanto voluto chiamarla per nome, ma non ci riuscì. Dopo quel giorno di sette anni prima, non era più riuscita a pronunciare il suo nome completo e sapeva che, probabilmente, non l'avrebbe fatto mai più.

 

Il giorno successivo al suo arrivo casa Sawada si riempì di guardiani, Cloud compreso, che si erano tutti precipitati appena appresa la notizia del ritorno del boss.
La donna si sedette accanto agli altri, senza distogliere lo sguardo dalla depressa Vongola, stretta tra le braccia di Arashi e Haname.

- Lo sapevi che sarebbe finita così... - la bionda fu la prima a parlare - lui non voleva che tu facessi tutto questo... guardiani, boss, mafia, non sono cose a cui dovreste pensare, non ora almeno. -
- Ma è vero che noi siamo i suoi guardiani! - la rossa aveva un'espressione tra la rabbia e la tristezza.
- … E' solo una vostra decisione... poi sarà anche vero che un giorno potrete esserlo ufficialmente, ma... adesso siete solo un gruppo di amici e nient'altro. -
- In poche parole vuole che conduciamo una vita tranquilla come normali ragazzini. - Haname strinse di più la brunetta.
- Decimo vuole che viviate appieno la vostra adolescenza, perchè è un momento importante e unico della vostra vita... E io avrei dovuto fermarvi e fare di più, ma non l'ho fatto. - sospirò.

Era la verità, dopotutto. Aveva scelto di seguire la determinazione e i sogni di Nozomi anzichè fare ciò che Decimo le aveva chiesto e nonostante tutto era davvero combattuta sul da farsi.
Cosa doveva fare, allora? Seguire gli ordini di Decimo, la passione di Undicesima o il suo istinto?

- Sorella... non è colpa tua. - intervenne Luca - E' impossibile fermare un incendio! -
Alcuni dei presenti quasi risero a quella metafora, cercando però di trattenersi.
- Però... sono andata contro la volontà di Decimo... lui vuole che Undicesima sia felice... almeno durante l'adolescenza... -
- Ma perchè? Non capisco il motivo... - chiese Haname, perplessa.
- … Decimo ha dovuto combattere molto alla vostra età, all'età di Undicesima... ha saltato molti giorni di scuola, ha rischiato la vita, ha affrontato molti nemici e molte avversità. Tutto questo perchè Nono era già anziano e l'aveva designato come suo successore, nonostante Decimo avesse solo quattordici anni. -
- … Quindi è diventato boss in giovane età? - Arashi sembrava interessata alla conversazione.
- Non ricordo l'anno preciso, in realtà. Tuttavia erano passati alcuni anni da quando ricevette i Vongola Ring. -

L'aria, già gelida per via dell'inverno, vibrò quando una flebile voce femminile iniziò a parlare.

- Penso stia cercando di darmi ciò che non ha avuto lui... - sussurrò la giovane Vongola.

Arina osservò il volto provato della ragazzina, sospirando.

- Però... io non voglio questo. Io voglio vivere esattamente ciò che lui ha vissuto. - continuò - ... Fu grazie a quelle esperienze che mio padre è diventato quel che è. -
- … E' così che si nota quanto siano diversi Undicesima e Decimo... lui voleva una vita tranquilla con gli amici, una vita normale... lei vuole invece una vita di avventura, di scontri, di sopravvivenza... ma perchè, Undicesima...? Per quale motivo non preferisci una vita tranquilla, quella che tuo padre vuole darti? -
- … Te l'ho detto. Quelle avventure hanno contribuito a creare la forza di mio padre. - spiegò - E poi non mi sento pienamente viva ad avere una “vita tranquilla” da normale adolescente. Non fa per me... -
- … Quindi preferisci gettarti nel mondo degli adulti e combattere per gli altri, senza guadagnare preziosi ricordi vivendo come una ragazzina normale? - le chiese la sua tutrice.
- Io non sono una ragazzina normale. Non lo sono e non lo sarò mai, sin da quando ho iniziato a sognare Primo-sama so cosa mi riserva il mondo e non posso chiudere gli occhi e fingere di non vedere. Non ho intenzione di fuggire, anche se temporaneamente, al mio destino. -

La Vongola si raddrizzò, staccandosi da Arashi e mettendosi a sedere correttamente, osservando gli occhi della donna.

- Ho creduto che papà capisse, che riuscisse a vedere quello che vedo io... non so cosa gli stia passando per la testa e perchè non mi spiega quali siano i problemi... ma se davvero sta cercando di rivivere la sua adolescenza perduta usando me, beh, ha sbagliato di grosso. Io non la voglio la sua vita, voglio la MIA. -
- … Nozo... - Arashi la osservò intensamente.
- La mia vita è questa, sono io che scelgo come viverla. - si voltò attorno a sé, scrutando i presenti e stringendo i pugni. - Tra di noi c'è chi ha rinunciato a tutto per questa causa. - portò la sua attenzione su Haname, che osservò con sguardo deciso mentre lei la ricambiò con un sorriso. Si voltò poi verso Arina. - Perciò non voglio deludere le aspettative di nessuno. -
- … Quindi vuoi davvero procedere per questa strada anche andando contro i desideri di tuo padre? -
- Ma nemmeno li sappiamo i desideri di mio padre! Non parla, si esprime per metafore, lasci frasi in sospeso, mi dice che sbaglio e non capisco senza darmi manco un indizio! - si lamentò lei, scuotendo il capo.
- ... Hai mai pensato che forse lui si aspetta che tu capisca da sola? Dopotutto vorrebbe che tu affinassi il tuo modo di ragionare... - azzardò la bionda, incerta.
- Tutte queste cose sono solo ipotesi... -
- Devi capirlo tu. Se lui dice che tu non capisci... allora rifletti e cerca di capirlo. Prendila come una sfida, se serve per motivarti. -
- Una sfida, già... capire mio padre, questa è una grande sfida. Lui è il grande boss dei Vongola, dopotutto... è forte, intelligentissimo e amato da tutti. Ha poi un sacco di abilità leggendarie come l'X-Burner o lo Zero Chiten Toppa... Vogliamo poi parlare dei suoi fighissimi guanti? Proviamo a paragonare gli X-Gloves con la mia Sky Rod, dai. Avrà pure un bel design, ma mi sembra lo scettro di una ragazza magica... -
- No, ma dai! E' figa! - esclamò Arashi, tirandole la guancia come per rimproverarla.
- E' così, siamo realisti! - le rispose la brunetta - E poi mio padre ha passato l'adolescenza a combattere e migliorarsi, con un grandissimo tutore che, maledizione, venderei un rene per avere Reborn-san come tutore, porca puttana tutte le fortune le ha sempre lui, oh. - scosse il capo, arrabbiata - ... Se non faccio anche io come lui, se non mi alleno e non miglioro... non riuscirò mai a guadagnare l'esperienza e a... salire di livello, ecco. -

Luca si lasciò scappare una risatina per via del palese riferimento ai videogiochi, Arina invece si portò le mani tra i capelli, lisciandoseli.

- Undicesima, credo che tu faccia troppi paragoni inutili. - le rimproverò - Siete due persone diverse, non è detto che tu debba acquisire l'esperienza nel suo stesso modo. -
- Lo so... ma non posso farci nulla. Mi sono sempre detta che dovevo seguire le orme degli altri prima di me. - spiegò - Però... penso che forse hai ragione. E' inutile continuare a riflettere su papà o sugli altri boss... per esempio, non sarò come Ottavo, l'unico boss donna prima di me, ma non... non voglio avere nulla da invidiarle... - osservò le sue dita, mentre ci giocherellava con nervosismo - ...E' come se mi stessi buttando in un dirupo senza alcuna protezione... ma se non mi butto non saprò mai... se la gente potrebbe accettare una come me, diversa da papa e dagli altri... -
- Perchè mai dovresti dar corda alla gente, ancora?? - chiese la sua tutrice, alzando gli occhi al cielo.
- Non do loro corda, ma almeno cerco di dare una buona impressione! Insomma... io ho i miei sogni e la mia determinazione. So come voglio vivere e so cosa voglio fare da oggi in poi! -

La ragazzina si issò in piedi, con le gambe così tremolanti che per poco non cadeva, ma Arashi e Haname si alzarono con lei, sorreggendola.

- ... Non voglio continuare ad invidiare mio padre, Caesar o chicchessia, chiedendomi come fare per essere come loro... io voglio lottare per essere me. Soltanto me. - si indicò, portando la mano sul petto - Non voglio più scappare, non voglio più nascondermi... voglio mostrarmi al mondo intero per ciò che sono, una ragazzina che ha abbastanza forza per proteggere tutti. Vongola Undicesima. -

- Ohhhhh finalmente! - esclamò Arashi.
- Sono così felice di queste tue parole! - Haname la strinse a sé con gioia.
- Juuichidaime, non potevo aspettarmi parole più emozionanti da te! - Luca aveva gli occhi che gli brillavano mentre Kaito si avvicinò alla brunetta e si unì all'abbraccio.
- Che discorso figo e pieno di Powah!!! Sono commosso boss!!! -
- Io vi seguirò ovunque... siamo amici. - Shinji restò in disparte, abbozzando un sorriso timido.
- Tsk, che discorso patetico. Non hai mica dieci anni. - Cloud si sistemò gli occhiali, scuotendo il capo con disapprovazione.
La donna bionda si issò, sospirando.

- Va bene, almeno è già un passo in avanti. - disse. - ...Cosa vuoi fare, adesso? -

La Vongola chiuse gli occhi e chinò il capo.

- Non siamo in grado di affrontare i Notturno, potrebbe essere pericoloso. - sembrò pensarci su - ...Se non sarà papa ad insegnarci, saremo noi ad apprendere il modo per usare al meglio la nostra shinu ki e il nostro potenziale. -
- E quindi...? Come farai? -
- Andiamo a chiedere aiuto a qualcuno che ci può insegnare. - annuisce, sicura. - Preparate i vostri bagagli, se volete seguirmi. Ci aspetta un lungo viaggio. -
- … Dove dovremmo andare? - Arina alzò un sopracciglio, perplessa.
- Mh... da qualcuno che potrebbe darci una mano... altrimenti facciamo i turisti, chi se ne frega. -
- Ma... Undicesima, io penso che non... -

La brunetta aveva ignorato la tutrice e si era voltata verso la porta del salotto, trovandosi davanti al volto di sua nonna, Sawada Nana, con un'espressione seria che non aveva mai avuto prima d'ora.
- … Nonna. -
- No. -
- … Nonna... per favore.... -
- No, Nozo-chan. Non posso lasciarti andare in giro per il mondo a fare chissà cosa. - lo sguardo eternamente dolce e premuroso della nonna era, in quel momento, severo e deciso.
- Ne abbiamo bisogno. -
- Potrei non riuscire a fermarti, ma non ti coprirò. Tsu-kun lo saprà subito, prima ancora che ci provi. -
- … Stiamo proprio andando a cercare l'aiuto che papa mi ha negato. - disse, senza rimorsi.
- Tsu-kun vuole solo il tuo bene... sei ancora piccola per capirlo, ma tu sei la sua unica figlia e lui vuole proteggerti. -
- No, non così. -
- Non sta a te decidere come. - disse - Io non ti coprirò, mi dispiace... Sei la mia unica e splendida nipote, non voglio che ti succeda qualcosa. - spiegò - Se ti dovesse capitare qualcosa di brutto io, tuo nonno, tua padre, tua madre e tutti gli altri saremo tristi per te e io non me ne capaciterei, sapendo di non averti fermata. -
- … Capisco quello vuoi dire ma ci sono cose più grandi di me... -
- Nozo-chan, anche Tsu-kun ha fatto cose assurde alla tua età ma non è mai scappato di casa in questo modo. E poi, anche se fosse, tu sei una ragazza... sei più soggetta ai pericoli. -
- … pensi che sia debole solo perchè sono una donna? - ruggì lei, adirata.
- Non ho detto che sei debole, ho detto che sei più soggetta ai pericoli. - ribadì sua nonna, senza scomporsi.
- Lasciami andare, nonna. Se mi vuoi davvero bene... -
- NO. -

La sua negazione echeggiò decisa nella stanza, lo sguardo di Nana era serio e quasi triste: un velo di oscurità traspariva dai suoi occhi, non aveva intenzione di smuoversi e non l'avrebbe fatto mai.
Arina sapeva che quella donna era molto forte e in quel momento si stava dimostrando per ciò che era realmente, ovvero una donna che aveva vissuto e sopportato molto e voleva proteggere i suoi cari dal fare scelte sbagliate.

- Lasciamola andare, ne ha il diritto. - una voce maschile risuonò nel salotto: la vetrata era stata aperta con prepotenza dall'esterno, un uomo dai capelli brizzolati e occhi color nocciola era penetrato nell'abitazione, aveva un fisico abbastanza scolpito e indossava un completo scuro.
Nana si stupì nel vederlo, si allontanò dalla nipote per avvicinarsi all'uomo, il quale stava scrutando i presenti con curiosità.
- … Iemitsu... -

L'uomo si avvicinò a Nana e le poggiò una mano sulla spalla opposta, portandola a sé e stringendola con affetto.

- E' cresciuta, la nostra adorata nipotina. - disse, sorridendo.
- Ma... ciò non toglie che... -
- Per quanto adori questa energica ragazzina e preferirei saperla al sicuro, devo ammettere che Tsuna a volte è davvero troppo severo e protettivo nei suoi confronti. -
- Ma... Tsu-kun ha il diritto di decidere su di lei. -
- Certamente, ciò non toglie che possa essere un po' contrariato rispetto alle sue decisioni, non credi? -

La brunetta si avvicinò ai nonni, guardandoli entrambi con un'espressione decisa.

- Nonno... io... -

L'uomo sorrise per poi portarsi una mano sotto al mento, accarezzandosi la barbetta.

- Di certo non possiamo mentire a Tsuna ma... nulla mi obbliga ad avvisarlo su eventuali tuoi spostamenti... finchè non mi contatterà lui, ovviamente. -

La Vongola sorrise.

- … grazie. -

Lo sguardo dell'uomo divenne più serio, la donna che stringeva si staccò dolcemente da lui e lo fissò sottecchi.

- Non sono d'accordo... per l'incolumità di Nozo-chan... non posso credere che tu voglia davvero metterla in pericolo... -
- Nana... Nozomi ormai è grande, ma deve crescere ancora molto e per farlo deve sperimentare sulla sua pelle cosa vuol dire vivere nel mondo. E poi non è sola, con così tanti amici e la sua tutrice non pensi che sia abbastanza al sicuro? - ammiccò alla moglie che arrossì. La donna si voltò ad osservare dapprima i guardiani per poi portare lo sguardo su Arina, sospirando.

-...D'accordo, la coprirò, ma solo finchè Tsu-kun non chiamerà. -
- Beh, in quel momento è ovvio che la verità salterà fuori, ma fino ad allora... vi consiglio di fare i bagagli e partire il più presto possibile. -

La brunetta abbozzò un sorriso e chinò leggermente il capo per ringraziarlo, Iemitsu ne approfittò per arruffarle i capelli con dolcezza.

Dopo che quasi tutti i membri della famiglia si erano già allontanati dalla villa, Nozomi si ritrovò davanti la nuvola seria, fermo ad osservarla.

- Dammi un motivo per seguirti. -
- Posti artistici da visitare e una vacanza gratis. - rispose lei, che conosceva l'indole opportunista del maestro.
- Uhm. Ci sta. - la nuvola ridacchiò e sparì oltre l'uscio.

Prima che Nozomi potesse arrivare alle scale verso il primo piano, però, suo nonno la bloccò, prendendole un braccio. La ragazza si voltò, confusa e stupita.

- Nozo-chan. In te arde una fiamma più intensa di quella che aveva tuo padre alla tua età. - le disse. - Sei più determinata e hai una chiara visione di ciò che vuoi nella tua vita. - abbozzò un sorriso - Vedo in te molte cose di me. -

La ragazzina sorrise lievemente, nonostante fosse ancora abbastanza perplessa.

- Tuttavia sei ancora inesperta e questa tua determinazione potrebbe anche diventare pericolosa per te, perciò fa attenzione. Guarda sempre attorno a te e non prendere decisioni avventate. -

Nozomi annuì col capo.

- ... Io voglio mettercela tutta per diventare più forte... ma non capisco perchè mio padre si comporti così, tu sai dove sto sbagliando...? - chiese, a bassa voce.
- Penso che solo tu possa capire quali siano i tuoi errori. - disse lui, incrociando le braccia con fare pensieroso - Mh... Tsuna vuole che tu cresca sopratutto psicologicamente... prima che fisicamente. E per fisicamente parlo della tua forza e delle tue capacità, ovviamente. -
- ... Cosa vuol dire? Devo diventare più intelligente? Anzi, no... lui mi ha dato dell'immatura, quindi suppongo che... -
- Come ho detto, la determinazione potrebbe diventare un'arma a doppio taglio, perchè agisci d'istinto senza guardanti attorno. Devi aguzzare la vista, ascoltare, comprendere. - lui indicò dapprima gli occhi, poi le orecchi e infine la fronte - Quando saprai farlo... penso che inizierà a fidarsi di te. -
- Quindi il problema è che lui non si fida di me...? - chiese lei, sentendosi afflitta.
- Non può, fai mosse troppo azzardate. Ma io sono per un altro tipo di addestramento. - ammiccò, portandole una mano sulla spalla - Io penso che tu debba uscire di qui e guardare il mondo con i tuoi occhi. -
-… Grazie, nonno... sono anche felice di essere simile a te. E' assurdo che tu riesca a comprendermi meglio di mio padre! -

Lui scoppiò a ridere, grattandosi il capo.

- Sei così energica e vivace, Tsuna non era affatto così. Quanto avrei voluto che si assumesse subito le sue responsabilità senza scappare qua e là come un moccioso! -
- Papa... scappava? -
- Uhm, beh... quando era un ragazzo. All'inizio non voleva assumersi le sue responsabilità ma alla fine... beh, non importa il passato. Ora tocca a te. - ammiccò.

La ragazzina quasi non scoppiò a ridere e, dopo un rapido abbraccio, salì le scale velocemente diretta alla sua stanza.

Quando Iemitsu si voltò notò che Arina stava assistendo alla scena.

- Ha un grosso potenziale, ma deve imparare ad usarlo. - le disse.
- … Lo so. - rispose lei, imbarazzata.
- Te l'affido. -
- Farò del mio meglio. -
- E smettila di incolparti. Non le hai fatto nulla. -

La donna non parlò, si limitò a mordersi le labbra.
Seguì con lo sguardo l'uomo, che svaniva oltre l'uscio del soggiorno, diretto dalla moglie ancora preoccupata e titubante.
Sospirò, chiedendosi cosa stesse per accadere e se la decisione di Undicesima fosse realmente la giusta cosa da fare.



***



I bagagli erano tutti raggruppati accanto alle sedie della sala d'attesa e i ragazzi attendevano l'arrivo del loro aereo, seduti o gettati a peso morto per terra, pieni di ansia e pensieri.
Era il ventisei Dicembre e stavano per lasciare il Giappone: sarebbero stati lontani chissà per quanto tempo e chissà dove il loro viaggio li avrebbe portati.
Nozomi stringeva a sé il suo amato Locket e sospirava, osservando il panorama dell'aeroporto dalle enormi vetrate della sala.

- … Primo-sama... siamo stati fermi così tanto tempo aspettando il futuro... però, adesso... Siamo noi che stiamo andando incontro al nostro destino...
Realizzeremo i sogni con la nostra ultima volontà. -



Dreams' Arc – END –
(Saga dei Sogni – Fine – )

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