Chi tu scegli di essere

di Smeralda Elesar
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La sua vita nelle tue mani ***
Capitolo 2: *** Prigioniero di se stesso ***
Capitolo 3: *** Nero e bianco ***
Capitolo 4: *** La voce dell'orgoglio ***
Capitolo 5: *** Cosa fanno le cicatrici ***
Capitolo 6: *** Eccellenza di se ***
Capitolo 7: *** Restless night ***
Capitolo 8: *** Fiori di pesco ***
Capitolo 9: *** Schegge ***
Capitolo 10: *** Calligrafia ***
Capitolo 11: *** Fuochi d'artificio ***
Capitolo 12: *** Petali di luce ***
Capitolo 13: *** Passato, presente e futuro ***
Capitolo 14: *** Il filo del destino ***
Capitolo 15: *** Non è il tuo posto qui ***
Capitolo 16: *** Da che parte stare ***
Capitolo 17: *** L'arte della guerra e della strategia ***
Capitolo 18: *** Ombra, fuoco e metallo ***
Capitolo 19: *** Carta che scricchiola ***
Capitolo 20: *** Scintille ***
Capitolo 21: *** Rumore di pioggia ***
Capitolo 22: *** Guarire le ferite ***
Capitolo 23: *** Lame ***
Capitolo 24: *** Pace interiore ***



Capitolo 1
*** La sua vita nelle tue mani ***


La sua vita nelle tue mani

 

 

KABOOM!

Po fu scaraventato via dall’esplosione ed al momento dell’impatto con l’acqua credette di essere finito su una distesa di schegge.

Riemerse sputacchiando e subito sopra di lui vide la zampa tesa di Tigress pronta ad aiutarlo.

La afferrò e si lasciò tirare fuori da tutto quell’umido che cominciava anche ad appesantirgli la pelliccia.

 

:-Questo è stato da tosto tosto!-:

 

Gli disse Tigress quando furono di fronte, e Po non seppe fare altro che abbracciarla forte.

Avrebbe anche lasciato andare qualche lacrima di sollievo sulla sua spalla se non ci fossero stati tutti i maestri di kung fu a guardarli… per non parlare dell’intera popolazione di Gong Men!

No, al momento non poteva proprio fare una cosa del genere.

Si voltò a guardare la distesa di relitti di legno, tutto quello che restava dell’imponente flotta da guerra di Lord Shen.

Già, Shen… nonostante tutto a Po dispiaceva che il pavone fosse finito in quel modo, certo, il fatto che la sua stessa arma lo avesse travolto e probabilmente trascinato verso il fondale aveva un che di punizione divina, ma pensando a Shen tutto quello che Po provava era una gran pena.

Si sentì punzecchiare il fianco destro, ed abbassando lo sguardo incontrò il muso placido della Divinatrice.

 

:-Non hai l’aria di un guerriero vittorioso. Vuoi dirmi cosa ti turba?-:

 

:-Lui, Shen. Insomma, lo so che era un essere malvagio, però mi dispiace per lui. Finire così… hei! Un momento! Divinatrice, Shen è morto davvero?-:

 

La capra lo guardò da sopra gli occhiali.

 

:-Se è morto davvero? Farebbe qualche differenza?-:

 

:-Certo che sì! Insomma, se Shen è ancora vivo dobbiamo andare a salvarlo!-:

 

Master Croc e Master Storming Ox si avvicinarono attirati dal nome del pavone.

 

:-Cos’è che vorresti fare tu, panda?-:

 

Ma Po li ignorò e guardò la Divinatrice dritto negli occhi.

 

:-Divinatrice, tu sei l’unica che può saperlo! Shen è ancora vivo o no?-:

 

Lei chiuse gli occhi e si inginocchiò sul molo di pietra fino ad immergere una zampa nell’acqua.

Quando si rialzò guardò Po con un’intensità tale da intimidirlo.

 

:-Lord Shen è ancora vivo, ma non per molto. Ora tu tieni la sua vita nelle tue mani e devi decidere cosa farne. Fai la tua scelta, panda-:

 

:-È ovvio: vado a ripescarlo!-:

 

Rispose lui deciso, e si tuffò in acqua sollevando un’ondata enorme che bagnò tutti i presenti.

Riemerse esattamente nello stesso punto.

 

“Andiamo, non è così difficile! Prima ho nuotato!”

 

Fece un paio di vigorose bracciate e si spostò di… qualche centimetro.

 

:-Hem… ragazzi… non  che mi dareste una mano?-:

 

Chiese infine imbarazzato.

Sul molo parecchi spettatori si diedero manate sulla fronte o spostarono lo sguardo altrove.

 

:-Croc, tu sei quello che in acqua si muove meglio. Vai a trovare Shen-:

 

Ordinò la Divinatrice.

 

:-Non intendo muovere una scaglia per quel maledetto… au!-:

 

La vecchia capra gli aveva fatto lo sgambetto con il suo bastone e lo aveva gettato in acqua.

 

:-Muoviti, non c’è più molto tempo! E non approfittarne per affogarlo, intesi?-:

 

Master Croc soffiò irritato ma si immerse subito senza sollevare il minimo spruzzo.

 

:-E voi altri, aiutate il panda!-:

 

Infatti Po cercava penosamente di issarsi sul molo e stava facendo una fatica immensa nonostante il dislivello fosse solo di pochi centimetri.

 

:-Sai, Shifu, il tuo allievo è proprio strano!-:

 

Commentò Master Ox nell’osservare la scena.

Shifu rispose con un borbottio imbarazzato.

Con l’aiuto di Viper e Crane, Po riuscì a risalire sul molo e subito trovò Mantis appollaiato sul suo muso.

 

:-Ma che ti è saltato in testa?! Perché dovremmo salvarlo dopo che ha cercato di ucciderci?-:

 

Gli chiese l’insetto.

 

:-Senti, nessuno merita di morire in questo modo-:

 

:-Shen sì! Forse noi meritavamo di essere fatti a pezzettini dai suoi cannoni? No! Però lui ci ha sparato addosso! Ed ha fatto fuori metà delle sue truppe pur di eliminarci, quindi hai presente che tipo è!-:

 

Po sospirò.

In effetti Mantis aveva ragione e sapeva benissimo che convincere lui o chiunque altro che aiutare Shen era la cosa giusta da fare era un’impresa impossibile.

Uno sciabordio attirò la loro attenzione e si voltarono appena in tempo per vedere emergere Master Croc che trascinava fuori dall’acqua qualcosa di bianco e malconcio.

La Divinatrice si avvicinò a Shen e lo tastò leggermente in vari punti.

 

:-Va bene, da qua in poi me ne occupo io-:

 

Dichiarò alla fine dell’esame.

Sollevò Shen con una facilità che la sua costituzione non avrebbe mai fatto sospettare e si incamminò verso la città.

La folla si aprì al suo passaggio e nessuno ebbe il coraggio di seguirli.

 

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Cantuccio dell’autore:

                                                                                                                                

Salve a tutti, alzi la mano chi ci è rimasto male per la morte di Shen alla fine di Kung Fu panda 2 *me alza la manina*

Io sono una di quelli, e dopo aver rivisto il film ho deciso che Shen meritava una seconda occasione.

Poi c’è la questione dei nomi: io preferisco quelli originali inglesi perché rendono meglio il carattere dei personaggi, soprattutto nel caso di Tigress, ed anche “Master” al posto di “Maestro” è più kungfuico.

Quindi Crane è Gru, Mantis è Mantide, Viper è Vipera, Monkey è Scimmia, e Master Storming Ox è Maestro Bue Infuriato.

Bene, per ora non ho altro da dire, a parte un grazie ad eventuali lettori e recensori ^^

 

                Mako-chan

 

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Capitolo 2
*** Prigioniero di se stesso ***


Prigioniero di se stesso

 

C’erano i fuochi d’artificio.

Luci rosse ed arancioni danzavano davanti ai suoi occhi, ed in sottofondo c’era il leggero crepitio delle detonazioni.

 

“Dicono che quando muori tutta la tua vita ti passa davanti. Qui deve essere la prima volta che i miei genitori mi hanno portato a vedere i fuochi dal Ponte Grande”

 

Pensò.

C’erano anche delle voci.

 

:-Divinatrice Yang? Siete sicura che Shen sia…?-:

 

:-Ancora vivo? Certo che lo è-:

 

La Divinatrice? Allora non stava morendo?

No, se lei diceva che era ancora vivo doveva essere per forza così perché quella non sbagliava mai. Maledetta.

Non riusciva ad identificare la seconda voce, ma scoprì che tutto sommato neanche gli interessava farlo.

Aveva l’assurda sensazione di galleggiare, come se il suo corpo fosse dolcemente sostenuto da qualcosa e presto si lasciò sprofondare di nuovo nell’oblio.

            *

Anche il tempo era sospeso e non sapeva dire dopo quanto tempo aveva ripreso conoscenza, ma c’erano ancora i fuochi d’artificio.

Forse non erano fuochi d’artificio.

Nell’aria c’era odore di resina, come quando nella Sala del Trono venivano accesi i bracieri con legna di pino delle Montagne Nebbiose.

Shen si sforzò di aprire gli occhi e poco a poco cominciò a mettere a fuoco l’ambiente: era in una stanza arredata semplicemente, con le pareti ed il pavimento in terra battuta.

Lui era sdraiato su un futon addossato al muro e di fronte aveva il fuoco acceso in una buca nel pavimento.

Il riverbero della brace e lo scoppiettio dei tizzoni erano quello che lui aveva scambiato per fuochi d’artificio, e si sentì terribilmente stupido ad essersi sbagliato in quel modo.

 

:-Ah! Finalmente ti sei svegliato! Cominciavo a credere che saresti diventato parte dell’arredamento-:

 

Shen si guardò intorno per capire chi sarebbe stato il bersaglio della sua ira.

 

:-Ancora tu, dannata capra?! Quand’è che ti deciderai a schiattare?!-:

 

La sua voce avrebbe voluto essere tagliente, invece era uscita solo una pallida imitazione del suo miglior tono autoritario.

 

:-Bene, se queste sono le tue reazioni vuol dire che non hai riportato danni seri. Comunque, per rispondere alla tua domanda, per ora non ho nessuna intenzione di “schiattare” perché ho parecchie cose da fare nel mondo dei vivi. Tra cui finire questo lavoro a maglia ed evitare a te il patibolo o una cella a vita… e no, è inutile che fai quella faccia disgustata-:

 

:-Oh, certo, scusami… in fondo è successo solo che il sogno di una vita è andato in pezzi sotto i miei occhi e per di più mi trovo immobilizzato qui a sorbirmi le tue prediche. Tutto questo dovrebbe riempirmi di gioia suppongo-:

 

:-Sì, dovresti essere felice di essere sfuggito al destino che ti eri scelto-:

 

Gli rispose lei senza alzare gli occhi dal suo lavoro a maglia.

Se Shen avesse avuto più forza le avrebbe risposto malissimo, ma improvvisamente una vertigine lo costrinse a serrare gli occhi.

 

:-Non posso muovermi-:

 

Disse più che altro a se stesso.

 

:-No, non puoi. Devi stare ingessato e immobile almeno altre tre settimane perché hai parecchie ossa rotte-:

 

Shen boccheggiò.

Tre settimane? Tre settimane?! In compagnia di quella capra iettatrice e completamente immobilizzato?!

 

:-No… per favore, ammazzami!-:

 

:-Se ti dibatti sotto il giogo lo sentirai solo più pesante. Prova a trovare dentro di te la forza per sopportare e magari ricaverai qualcosa di buono da quello che ti sta succedendo-:

 

Gli disse la Divinatrice. Continuava a sferruzzare sulla sua sedia a dondolo.

Ecco un’altra lezione di filosofia caprina non richiesta e soprattutto mal tollerata.

 

:-Ricavare qualcosa di buono?! Ma dico, ti senti quando parli? Come posso ricavare qualcosa di buono quando il mio esercito è stato annientato da una palla di lardo e ora sono vostro prigioniero?!-:

 

Questo scoppio d’ira gli era riuscito bene, ma il prezzo da pagare fu un violento capogiro che lo appiccicò al materasso.

 

:-Non fare sforzi inutili, sei ancora debole. E comunque sappi che qui nessuno ti tiene in prigione tranne te stesso-:

 

:-Che novità è questa?-:

 

Chiese a voce bassa. Se solo provava ad aprire gli occhi le vertigini gli davano il mal di mare.

 

:-Mi dispiace tanto vederti così, Shen, ma è la verità. Tu ti sei costruito da solo la tua prigione di solitudine, e fino a che tu stesso non deciderai di cambiare le cose non potrai uscirne. Per favore, ti prego, fai un tentativo. Non è troppo tardi per uscire dal tuo incubo-:

 

Sembrava esserci vera preoccupazione nella voce della Divinatrice, ma davvero era preoccupata per lui?

 

:-Mi sento così debole-:

 

Confessò in un sospiro.

 

:-È comprensibile, ma non temere, ti rimetterai. Ora cerca di dormire un po’-:

 

Sì, forse dormire era la cosa migliore da fare, ed anche l’unica che gli sarebbe potuta riuscire.

Shen sospirò e chiuse di nuovo gli occhi concentrandosi solo sui giochi di luce creati dal fuoco attraverso le palpebre.

Era stranamente rilassante, e lo era anche il ticchettio ritmato dei ferri da maglia, così Shen si riaddormentò quasi subito.

 

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Cantuccio dell’autore:

 

Una cosa importante da dire è che ogni battuta di Shen che ho scritto è stata pensata per la fantastica voce di Massimo Lodolo, il doppiatore italiano del folle gallinaceo.

E ringrazio anche chi ha messo la storia tra le preferite/ricordate e a chi fa girare il contatore delle visite XD

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Capitolo 3
*** Nero e bianco ***


Nero e bianco

 

Doveva essere mattina perché i raggi del sole filtravano obliqui dalla finestra di fronte e la luce andava sempre più aumentando.

Era da almeno mezz’ora che Shen osservava i disegni geometrici proiettati dalla luce che passava attraverso l’intelaiatura della finestra.

 

:-Puoi parlare, sai? O forse non hai niente da dire?-:

 

:-No, non ho proprio niente da dire-:

 

Rispose lui laconico.

 

:-Forse invece c’è qualcosa che vuoi chiedermi-:

 

:-Perché dovrebbe esserci qualcosa che voglio chiederti?-:

 

:-Ecco, vedi? Mi hai appena chiesto una cosa-:

 

Certo, figurarsi se quella sbagliava mai!

 

:-Perché sono ancora vivo?-:

 

Chiese alla fine.

 

:-Domanda interessante. Forse faresti meglio a chiederlo a lui-:

 

:-Lui chi?-:

 

Nello stesso momento fuori dalla casa si sentì una voce che chiamava la Divinatrice, e Shen credette di riconoscerla.

 

:-No… “lui”… lui?-:

 

:-Sì, “lui” lui-:

 

Il limite di sopportazione di Lord Shen cedette di schianto.

 

:-NOOO!!!-:

 

L’ultima cosa che voleva al mondo era che quello stupido panda lo vedesse in quelle patetiche condizioni, solo non si fermò a considerare che divincolarsi starnazzando tra bende ed ingessature era solo un modo per peggiorare ancora la sua situazione.

 

:-Divinatrice Yang, sono io, Po. Ecco, vi ho portato i manju* che vi piacciono tanto-:

 

:-Benvenuto, Po, aspettavo giusto il tuo arrivo. Oh, e grazie per i dolci… tu vizi questa vecchia capra!-:

 

La mastodontica silhouette del panda fece un po’ di fatica a strizzarsi abbastanza da entrare dalla porta, ma alla fine riuscì a passare.

Shen rimase a scrutarlo con gli occhi ridotti a due fessure scarlatte.

 

“Appena mi arriva a tiro devo fargli più male possibile!”

 

Pensò.

Cosa non facile visto che l’ala e la zampa destra erano immobilizzate perché rotte e le sinistre erano impicciate da strati di bende.

Avrebbe dovuto metterci tutta la sua astuzia per dare una lezione a quel buffone nero e bianco.

 

:-Divinatrice, ma Shen non si era svegliato? Da come lo vedo ora sembra più che altro… addormentato, ecco-:

 

:-Il fatto che tu lo veda addormentato non vuol dire che lui dorma davvero-:

 

Intanto Shen aspettava immobile ed apparentemente inerte con gli occhi chiusi.

 

:- Che cosa strana! E va bene: c’è solo un modo per controllare se dorme o no!-:

 

Il panda fece qualche passo verso di lui.

 

“Ecco, così… un po’ più vicino…ORA!”

 

Shen scattò all’improvviso ed infilzò una paffuta zampa del panda con il suo becco affilato.

 

:-AHIO!-:

 

, visto che quello stupido non aveva pensato ad allontanarsi Shen si sentì quasi in dovere di rifilargli una seconda beccata ancora più cattiva sul gomito, anche se era difficile capire se era veramente il gomito sotto tutto quel lardo.

Stavolta il panda fu lesto ad indietreggiare e Shen dovette accontentarsi di sputare con rabbia qualche pelo che gli era rimasto nel becco.

 

:-Hei, che modi sono?!-:

 

:-Questo è un avvertimento, panda: prova ad avvicinarti a me ed io ti giuro che farò in modo di fartene pentire amaramente-:

 

Gli sibilò contro.

A quel punto Shen si sarebbe aspettato che il panda ricambiasse i colpi (lui lo avrebbe fatto, altroché se lo avrebbe fatto!) o che almeno si offendesse, invece quello fece un’alzata di spalle e indietreggiò di un paio di passi.

 

:-Ecco, vedi? Mi sono allontanato, va bene? Fuori portata. Off limits. Ora possiamo parlare?-:

 

Istintivamente il suo becco si piegò in una strana smorfia di sconcerto.

 

:-Allora sei veramente scemo! Quando dico di non avvicinarti intendo che devi stare fuori dalla portata di tutti i miei sensi, è chiaro?!-:

 

Esplose stizzito.

La Divinatrice raggiunse Po e gli mise una zampa sulla spalla.

 

:-Te l’ho detto, non è ancora il momento per questo. Forse non lo sarà mai, lo sai, vero?-:

 

Il panda si prese la testa tra le zampe con un sospiro sconsolato.

 

:-Sì, sì, lo so… ma tra due settimane ci sarà il Consiglio dei Maestri!-:

 

Il Consiglio dei Maestri?

Shen avrebbe voluto chiedere di più, ma si rifiutava categoricamente di rivolgere la parola a quel panda.

E poi non ci voleva una particolare intelligenza per capire che probabilmente il Consiglio dei Maestri si sarebbe riunito apposta per lui.

Un brivido di pura indignazione gli salì dalle viscere arruffandogli le piume.

 

:-A quanto pare, Shen, hai capito da solo cosa succederà-:

 

Gli disse la Divinatrice.

Si avvicinò a lui e lo guardò negli occhi.

 

:-Il Consiglio dei Maestri si riunirà per giudicare te, per questo, se io fossi nelle tue penne cercherei di non farmi nemica l’unica persona che ha intenzione di difendermi. Inoltre Po è quello che ha insistito per salvarti, quindi adesso che lo sai trattalo con più rispetto-:

 

Il panda aveva insistito per salvarlo?! Quindi lui doveva la sua vita a quella cosa flaccida?! Bene, questo sì che lo entusiasmava!

 

:-Sparite tutti e due-:

 

Sibilò tra i denti.

Loro si scambiarono un’occhiata rassegnata come a dire “In fondo era quello che ci aspettavamo”, poi finalmente si panda si decise a togliere l’incomodo e l’atmosfera per Shen si fece meno tesa.

 

“Perché quell’imbecille ha deciso di salvarmi la vita?”

 

:-Non avresti dovuto fare una domanda a Po prima che se ne andasse?-:

 

Gli chiese la Divinatrice.

 

:-Io non ho proprio niente da chiedere a quel… quel… coso!-:

 

:-Oh, sì invece. Non è ancora il momento, ma un giorno tu cercherai Po e vorrai da lui delle risposte come lui le voleva da te­-:

 

Shen rispose con la sua migliore espressione disgustata.

 

:-Sì, sì, lo so che non ti piace, ma non puoi farci niente. E lo sai che io non sbaglio! Ora però occupiamoci di cose più importanti: ecco qui-:

 

Gli mise sotto il becco qualcosa di rotondo dal lieve colore ambrato.

 

:-Che roba è?-:

 

:-Cibo. Devi riabituarti a mangiare normalmente, sai? Questi sono i manju che ha portato Po-:

 

:-Assolutamente no!-:

 

La capra ignorò le sue proteste e staccò un pezzetto di dolce.

Shen avrebbe voluto rifiutare, magari con qualche frase tagliente che facesse capire chiaramente quanto disprezzasse il loro aiuto non richiesto, però… c’era un però: l’odore del cibo così vicino e così invitante lo aveva immobilizzato.

 

“E se fosse avvelenato? No, non avrebbero sprecato energie a prendersi cura di me se mi avessero voluto morto”

 

Alla fine chiuse gli occhi per risparmiarsi di assistere alla sua stessa umiliazione ed aprì il becco.

 

:-Mi raccomando, ora mastica bene-:

 

Non che ce ne fosse bisogno, perché il manju si era sfaldato all’istante contro il suo palato riempiendogli la bocca di un sapore dolce e farinoso che ricordava vagamente le castagne.

Era buono, anche se detestava ammetterlo, e dopo averne assaporato ogni singolo granello Shen si sorprese a desiderarne ancora.

Aprì un occhio e la Divinatrice era ancora là davanti a lui che gli porgeva un altro pezzo di manju.

 

:-Questo è l’ultimo, non vorrei che ti facesse male-:

 

Shen prese anche quello stavolta meno a malincuore.

All’improvviso gli venne in mente che la sua tata lo stava imboccando come quando era piccolo e quasi si strozzò.

Si rivide pulcino in giro per la città di Gong Men, attaccato alle gonne della Divinatrice, ed una volta lei gli aveva comprato quella stessa cosa ad una bancarella, i manju.

Strano, quel ricordo gli procurava una violenta emozione, ma non riusciva a capire se positiva o negativa.

 

“Non importa, adesso non ho tempo per occuparmi delle emozioni. Devo trovare cosa dire a tutti quei cosiddetti maestri, ed anche al panda”

 

Essendo immobilizzato in quel modo non aveva molti modi di passare il tempo, così, dopo vari ripensamenti, correzioni e ritocchi, Shen aveva chiaro in mente cosa avrebbe detto.

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Cantuccio dell’autore

 

*i manju sono dolcetti di farina di riso ripieni di anko, la marmellata di azuki dolci, e di solito si servono durante la cerimonia del tè.

 

Come le battute di Shen sono scritte per la voce di Massimo Lodolo quelle di Po sono scritte per la voce di Fabio Volo.

 

 

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Capitolo 4
*** La voce dell'orgoglio ***


La voce dell’orgoglio

 

Le due settimane passarono tra alti e bassi e l’umore di Shen oscillava tra una cupa rassegnazione e scatti di ferocia.

Master Croc e Master Storming Ox erano andati a casa della Divinatrice per proporgli un patteggiamento, ma quando Shen aveva quasi accecato Master Croc a beccate aveva perso ogni speranza di ottenere clemenza dal Consiglio, inoltre con quell’alzata di testa aveva ottenuto che gli venissero imposti la catena e la palla al piede, altro duro colpo per il suo orgoglio.

Le fratture si erano saldate e lui aveva riacquistato la possibilità di muoversi, e parecchie volte aveva anche provato a fuggire ma era sempre stato intercettato dalla Divinatrice, così alla fine si era rassegnato.

La mattina del processo attraversò la sala dell’udienza a testa alta ricambiando con il più assoluto disprezzo gli sguardi che lo seguivano.

Aveva preferito indossare il suo kimono di seta bianca per quanto fosse strappato e bruciacchiato piuttosto che abbassarsi a prenderne uno di modesta tela marrone come tutte le persone comuni: lui non era comune, e lo avrebbe fatto capire presto a quei quattro zotici.

Gli lessero le accuse e lui si mantenne immobile come una statua.

Tradimento, cospirazione, assassinio, ed anche qualcos’altro; Shen mantenne un gelido distacco nell’ascoltarle, anche quando Master Storming Ox, succeduto a Master Thundering Rhino, si rivolse direttamente a lui.

 

:-Adesso, Shen, ascolta: questo Consiglio deciderà la tua sorte tra meno di un’ora. Hai qualcosa da dire che potrebbe indurci ad essere clementi con te?-:

 

Clemenza? Lui non aveva nessun bisogno della loro clemenza.

Guardò Master Ox dall’alto in basso, poi fece scorrere lo sguardo sul resto dell’assemblea: c’era la Divinatrice, c’era il panda, c’erano anche i suoi amici, quei Cinque Cosi come si facevano chiamare loro, e poi ovviamente c’erano gli altri maestri del Consiglio, tutti che aspettavano da lui anche una sola parola.

Probabilmente era l’ultima volta in vita sua che avrebbe avuto l’occasione di essere al centro di tanta attenzione e Shen volle godersela fino in fondo, poi, quando decise che era il momento, diede la sua risposta.

 

:-Andate all’inferno tutti quanti-:

 

                       *

Forse non era stata una grande idea dopo tutto.

Ok, aveva avuto un ultimo, esaltante momento di gloria, ma ora tutto  quello che gli restava erano le mura di una cella che gli si stringevano intorno.

Sospirò ad occhi chiusi.

Probabilmente non li avrebbe riaperti mai più per non dover fronteggiare lo squallore in cui si trovava ed in cui sarebbe rimasto a vita.

Sentì dei rumori fuori, sempre se “fuori” era dove lui credeva che fosse; non era facile orientarsi nel buio.

 

:-Ti avverto: dopo solo due giorni è diventato assolutamente intrattabile ed è pericoloso anche se disarmato. Francamente non credo che riuscirai a gestirlo-:

 

:-Non preoccupatevi, Master Ox! Io sono perfettamente in grado di… bè… di evitare che mi becchi a morte… o almeno lo spero-:

 

Di nuovo il panda?! No, basta!

Sentì la porta della cella stridere ma la prospettiva di trovarsi faccia a faccia con quella montagna di flaccidume lo dissuase dall’aprire gli occhi.

Ma forse… magari solo un attimo, tempo di beccare furiosamente il panda per farlo pentire di tutti i disastri di cui era stato causa.

Socchiuse appena le palpebre e percepì la sagoma massiccia di fronte a lui.

 

Bene… ora!”

 

Scattò in avanti e… thumpf!

Affondò in qualcosa di morbido.

E no, non poteva essere il panda perché non aveva pelliccia.

Aprì un occhio e mise a fuoco una trama di tessuto di tela. Sostenuto da zampe paffute.

Alzò appena lo sguardo e vide anche un faccione nero e bianco.

 

:-Tu! Tu hai osato placcarmi con un cuscino!-:

 

Sbraitò furioso.

Attaccò ancora e venne intercettato di nuovo. E di nuovo. Finché la catena che lo tratteneva al muro si tese con un colpo secco facendogli quasi perdere l’equilibrio.

Il panda si affacciò cauto da dietro il cuscino e… sorrise!

 

:-Non osare prenderti gioco di me, hai capito?!-:

 

:-Non sono venuto per prenderti in giro. Voglio solo parlare-:

 

:-Sparisci!-:

 

Il panda sospirò.

 

:-E se parlo io e tu mi stai solo a sentire?-:

 

:-NO! Non voglio avere niente a che fare con te!-:

 

:-E se io ti facessi togliere la catena? Mi ascolteresti?-:

 

Shen rimase spiazzato.

Togliergli la catena? E che aveva di tanto importante da dirgli per  rischiare di farlo fuggire? I casi erano due: o quel plantigrade era completamente fuori di testa o era più scaltro di quanto lui avesse mai sospettato.

Forse valeva la pena di assecondarlo per un po’.

 

:-Va bene. Ma non abusare della mia pazienza-:

 

:-Certo, certo… Master Ox, per favore, aprite la serratura, e poi lasciateci-:

 

Il bue si avvicinò a Shen fissandolo odio e lui non abbassò lo sguardo.

Rimasero a fissarsi in una muta battaglia in cui nessuno dei due voleva cedere, Shen per pura sfida ed Ox per il suo profondo senso dell’onore che non gli permetteva di abbandonare nessun tipo di duello.

 

:-Hem… Master Ox…?-:

 

Senza distogliere gli occhi da quelli di Shen, Master Ox aprì la serratura intorno alla sua caviglia.

Shen sorrise beffardo.

 

:-Sai, potrei quasi pensare che tu ti stia prostrando ai miei piedi-:

 

Gli disse.

Master Ox si alzò di scatto e per un attimo sembrò voler colpire Shen, invece si voltò verso il panda e disse

 

:-Lo vedi? È una causa persa. Spero solo che tu sappia quello che fai-:

 

Dedicò a Shen un’ultima occhiata feroce ed uscì dalla cella chiudendo la porta a chiave.

 

:-Allora, che cosa vuoi da me, panda?-:

 

:-Ecco, so che ti sembrerà strano, ma voglio tirarti fuori da qui-:

 

Shen gli rise in faccia.

 

:-Tu?! Ma davvero? E perché mai? Forse una palla di cannone ti ha fatto saltare qualche rotella?-:

 

:-Non sto scherzando, Shen. Andiamo, vuoi davvero passare il resto della tua vita qui dentro?-:

 

No, questo non andava bene.

Il panda era entrato in un terreno pericolosissimo per se stesso ma soprattutto per Shen.

 

:-Non ho più niente da fare fuori-:

 

Gli rispose gelido.

 

:-Vuoi dire non c’è altro che sai fare se non costruire armi devastanti per distruggere il mondo intero? No, qualcosa ci deve essere!-:

 

Shen provò a gettare un’esca.

 

:-Oh, sì, certo che c’è!-:

 

:-Ecco, lo sapevo! E cos’è?-:

 

Ed il panda aveva abboccato.

Fece un sogghigno perfido mentre gli rispondeva.

 

:-Potrei organizzare nei minimi dettagli la mia vendetta contro tutti quegli insulsi invertebrati che hanno contribuito a sbattermi qua dentro. In particolare mi occuperei personalmente di te, e di trasformarti in una pelliccia di panda!-:

 

:-Ah ah ah… sì, è molto divertente… aspetta, dicevi sul serio?-:

 

:-Certo che sì, stupido!-:

 

Il panda lo guardò in un modo strano, come se lo compatisse profondamente.

Scosse la testa come per scrollarsi di dosso quello sguardo fastidioso.

 

:-Perché mai proprio tu dovresti aiutarmi?-:

 

Gli chiese tanto per cambiare argomento.

 

:-Perché hai chiuso gli occhi-:

 

Che cosa?

 

:-Ma di che diamine stai parlando?

 

:-Come, non ti ricordi? Sulla nave, mentre il cannone ti stava cadendo addosso hai chiuso gli occhi-:

 

Forse quel panda stava seguendo un corso accelerato di divinazione dalla capra.

Cosa ne poteva sapere di cosa aveva provato nel vedersi sconfitto dalla sua stessa arma e di perché aveva chiuso gli occhi?

 

:-Cosa te ne importa?-:

 

:-Bè, diciamo che ho una mia teoria da verificare, e per farlo mi serve che tu sia libero. Che ne dici?-:

 

:-Quindi si tratterebbe di farti da cavia? No grazie-:

 

Gli rispose acido.

 

:-Prima di rispondere così sappi che ho parlato con la divinatrice Yang, e lei mi ha detto che… hem… che… che se accetterai di seguirmi riavrai la tua vita e… e raggiungerai la pace interiore, ecco-:

 

Shen gli rivolse un lungo sguardo calcolatore.

Della pace interiore, anzi, della pace in generale non gliene importava niente, ma “riavere la sua vita”, qualunque cosa significasse, era una prospettiva interessante.

 

:-Cosa intende esattamente con “seguirti”?-:

 

Chiese.

 

:-Ah, ecco, questo non lo so… suppongo che intenda non cercare di scappare mentre sei sotto la mia responsabilità, né organizzare vendette… o trasformarmi in una pelliccia di panda-:

 

:-Peccato, a quello ci tenevo particolarmente-:

 

Commentò.

 

:-Shen, seriamente adesso. Io voglio convincere il Consiglio dei Maestri a farti venire con me nella Valle della Pace. Sarai sotto la mia responsabilità, il che vuol dire che per qualunque tuo sgarro sarò io ad essere punito. Se decido di correre questo rischio è perché voglio darti un po’ di fiducia, quindi tu… cerca di non sgarrare, d’accordo?-:

 

Shen si prese un paio di secondi per pensarci.

Ovviamente detestava il panda, ma se fosse servito a farlo uscire di prigione era pronto a sopportarlo. Quanto alla profezia della divinatrice avrebbe trovato il modo di aggirarla, doveva solo stare attento a fare le cose complete, non come l’ultima volta.

 

“Bene, tanto non ho nulla da perdere”

 

Si dipinse in faccia il suo miglior sorriso falso.

 

:-Va bene. Mi hai convinto. Verrò con te-:

 

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Cantuccio dell’autore

 

Che bello, sono di nuovo qua!

Volevo ringraziare HunterMars per la recensione e per aver aggiunto la storia tra le seguite.

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Capitolo 5
*** Cosa fanno le cicatrici ***


Cosa fanno le cicatrici

 

 

Shen non era più tanto sicuro di aver fatto la scelta giusta.

Nei suoi piani c’era liberarsi del panda, raggiungere la fabbrica di cannoni sulle montagne e marciare di nuovo su Gong Men, stavolta curandosi di eliminare tutti quelli che anche solo pensavano la parola Kung Fu.

Invece la Divinatrice gli aveva detto chiaramente che lei poteva vedere non solo il futuro ma anche il presente, ed alla prima mossa sbagliata sarebbe stato prontamente riacciuffato e rimesso in cella, questa volta senza possibilità di contrattazione.

In pratica la sua unica possibilità era seguire il plantigrade bianco e nero, così all’alba si trovò sul molo ad aspettare il sanpan per risalire il fiume.

Insieme a lui c’erano le sue nemesi, cioè i cinque ed il panda, e si chiese se avrebbe potuto scappare e giustificarsi dicendo che li stava seguendo da lontano. No, la capra lo avrebbe capito subito.

Salì a bordo con un’aria a metà tra il disgusto e la rassegnazione.

Attese di vedere dove gli altri sistemavano le loro cose all’interno della barca e lasciò cadere il suo fagotto poco lontano dai loro.

 

:-Ehilà! Tutto bene?-:

 

Il panda lo aveva fatto saltare in aria con quella sua maledetta abitudine di parlare più che forte.

 

“Dannato idiota! Va tutto malissimo!”

 

Pensò, ma siccome doveva tenerselo amico cercò di fare il diplomatico.

 

:-Sì, bene-:

 

Il grazie gli rimase incastrato in gola.

 

:-Bene, allora… allora a più tardi-:

 

Il panda fece per andarsene, ma improvvisamente Shen si ricordò una cosa.

 

:-Aspetta!-:

 

Lo richiamò.

 

:-Come come? Mi hai chiesto di aspettare o sbaglio?-:

 

Oh, cielo, quell’idiota era convinto che volesse fare amicizia!

Fece un sospiro per recuperare la pazienza.

 

:-Sì, ecco, ti volevo chiedere una cosa-:

 

:-Certo, dimmi pure! Sai, sono felice che adesso ci parliamo normalmente, anche perché sarebbe stato imbarazzante per tutti e due visto che dovrai vivere con noi! Ok, adesso che l’ho detto rischia di essere ancora più imbarazzante, perciò non farci troppo caso, anzi dimentica proprio quello che ti ho detto… bè, in ogni caso dimmi, cos’è che volevi?-:

 

Shen si era trovato stordito da quel fiume in piena di parole inutili e fissava il panda a becco aperto con le sopracciglia inarcate.

 

:-Allora?-:

 

Lo incoraggiò l’orso.

 

:-Ah, sì! I miei speroni. Li rivoglio-:

 

:-I tuoi… cosa? Ah, certo, quelle cose che portavi alle zampe! Bè, mi dispiace ma non so dove sono-:

 

:-Non sai dove sono, eh? Sono sicuro che c’entri la divinatrice! E va bene, pazienza-:

 

Aveva detto “pazienza” con il tono da “ti ucciderò dolorosamente”.

 

:-E dai, non è così grave! In fondo a che ti servono?-:

 

Fece il panda con un’alzata di spalle.

 

:-Come a che servono? Servono in combattimento! E… anche per altro-:

 

Immediatamente si morse la lingua perché il panda aveva preso uno sguardo che Shen aveva imparato a temere.

 

:-Ti servono per nascondere le cicatrici. Proprio come hai fatto con la tua anima, non è vero?-:

 

Shen accusò il colpo assumendo un’aria di gelida indifferenza.

 

:-E tu che ne sai della mia anima?-:

 

Era convinto di averlo zittito, e invece…

 

:-Come quelle ferite sulle zampe: l’hai coperta con qualcosa di freddo e feroce per nascondere quanto fosse ferita-:

 

Shen boccheggiò.

 

:-Hei, Shen? Tutto bene?-:

 

No, per niente! Doveva uscire.

Scansò il panda con una spallata e si precipitò fuori sul ponte.

L’aria fresca del fiume lo investì in pieno e Shen, aggrappato al bordo di legno, riprese pian piano il controllo del respiro.

Con la coda dell’occhio vide dietro di se la tigre che bloccava il panda impedendogli di andarlo a raggiungere e per un momento provò qualcosa di molto simile alla gratitudine perché gli risparmiava un altro faccia a faccia con quel plantigrade deleterio, poi però la vide avvicinarsi.

 

“Oh, no! Ci mancava anche lei!”

 

Ma Tigre era molto più discreta del panda, e si fermò accanto a lui senza guardarlo direttamente.

 

:-Sicuramente Po ti ha messo a disagio. Devi scusarlo, sai, lui non è delicato ma a modo suo è un ottimo amico, quindi non preoccuparti perché se anche ha scoperto una tua debolezza non la userà mai contro di te-:

 

Shen si girò appena sospettoso, ma lei era già andata via.

In fondo era meglio così e di sicuro lui apprezzava molto di più il modo di fare secco della tigre che quello invadente del panda.

 

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Cantuccio dell’autore

 

Dopo una bella pausa ecco qua un nuovo capitolo!

Secondo me Tigre e Shen sono abbastanza simili, per questo saranno i primi ad andare d’accordo.

Vorrei ringraziare  fracchan92  HunterMars  e JhonSavor

per aver messo la storia tra le seguite, Angie 97 per averla messa nelle preferite e HunterMars per le recensioni.

 

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Capitolo 6
*** Eccellenza di se ***


Eccellenza di se

 

Per tutto il resto del tragitto sul sanpan Shen rimase in disparte ad osservare i suoi compagni di viaggio per imparare cosa aspettarsi da ognuno di loro.

Aveva già deciso che il panda era pericoloso, ed in quanto tale andava tenuto a debita distanza per evitare che gli procurasse altri danni, invece gli altri non li conosceva per niente e dovette metterci un po’ d’impegno per classificarli.

C’era Tigress, apparentemente fredda e distaccata ma capace di una profonda comprensione, c’era Monkey, assolutamente irrequieto, chiassoso e sempre pronto allo scherzo, e non sempre rispettoso della tranquillità altrui. Tutte cose che a Shen davano terribilmente sui nervi, quindi stava attentissimo ad evitare Monkey il più possibile.

Poi Viper era sempre gentile ed accomodante, ma anche questo a Shen dava fastidio perché aveva molto il sapore stucchevole della compassione, così cercava di evitare anche lei.

Mantis e Crane erano i più seri del gruppo e per questo Shen li tollerava meglio, anche se da parte di Mantis percepiva una buona carica di ostilità nei suoi confronti.

Non riusciva ancora a capire cosa pensava Crane perché la gru era non solo riservata e di poche parole, ma anche assolutamente impassibile. Era sempre immerso nei suoi pensieri e non lasciava minimamente trasparire quali fossero.

In effetti, pensò Shen, quello era un tratto che li accomunava.

In ogni caso la parte del viaggio sul fiume fu l’unica riposante, perché poi cominciò la marcia: prima il deserto Tai Quin, arido, caldissimo e spazzato dal vento, poi la pianura rocciosa di Tian Long in cui a ogni passo c’era pericolo di cadere in un crepaccio, ed infine le Montagne Nebbiose, attraversate in una giornata di neve e gelo che Shen maledisse più di tutti.

Per sua fortuna il panda era il meno resistente della compagnia e tutti gli altri spesso rallentavano il passo o si fermavano ad aspettarlo, così in quei momenti anche Shen poteva riprendere fiato senza dare loro la soddisfazione di vederlo sfinito.

Arrivarono nella Valle della Pace a metà pomeriggio, dopo tre giorni di cammino.

 

:-Ah, che bello! Finalmente a casa!-:

 

Esclamò Po appena entrarono in città.

 

:-Finalmente un po’ di sana, tranquilla pace domestica, non è vero, Po?-:

 

Tigre non aveva neanche finito di parlare che un’orda di cuccioli urlanti si lanciò sul panda.

 

:-È il Guerriero Dragone! È tornato!-:

 

:-Hem, sì, certo… ciao piccoli…-:

 

:-Po, ci racconti la tua ultima avventura? Daiii… per favore!-:

 

:-E va bene, sapete che facciamo? Andiamo al ristorante di mio papà-:

 

Non appena Po ebbe detto “papà” ci fu una frazione di secondo in cui Shen si sentì guardato male dai cinque.

 

:-Ragazzi, voi volete venire al ristorante? No, perché se volete andare avanti per me non c’è nessun problema, anzi forse è meglio così, perché non vorrei che Maestro Shifu si preoccupasse, e poi…-:

 

:-Non è che non vuoi fare la scalinata con noi perché poi ti fermi a riposare ogni tre gradini?-:

 

Gli chiese Monkey con un mezzo sogghigno.

Po fece una faccia imbarazzatissima.

 

:-Nooo… ma che vai a pensare? Io dicevo così per dire… e va bene, lo ammetto: ho una fame che non ci vedo e se non prima mangio qualcosa non riuscirò a fare quelle scale-:

 

I cinque ridacchiarono, ma nessuno sembrava seriamente infastidito, Shen invece lo trovava più irritante del solito.

 

:-Allora ci vediamo più tardi, Po. Vorrà dire che sarai tu a portare le provviste per la cena di stasera-:

 

Disse Tigress con una gran manata sulla spalla.

Il panda rimase con il suo branco di cuccioli e gli altri puntarono decisi verso il Palazzo di Giada. Shen rimase un attimo indeciso perché avrebbe voluto accertarsi personalmente che il panda non dicesse cavolate sul suo conto, ma la prospettiva di affrontare poi un tratto di strada da solo con quel disastro bianco e nero lo atterriva troppo, così decise di seguire gli altri.

Mancava ancora l’ultimo tratto del loro cammino: la scalinata per arrivare al Palazzo di Giada.

Quando Shen si trovò di fronte tutti quei gradini desiderò ardentemente che fosse il palazzo a staccarsi dalla cima della montagna e a scendere fino a lui.

Cominciò la salita sforzandosi al massimo di tenere il passo dei cinque perché mai, mai avrebbe permesso loro di pensare che era debole, e quando arrivò in cima era solo distrutto dalla fatica ma non un passo indietro rispetto agli ultimi del gruppo che erano Crane e Viper.

Alle porte del palazzo li aspettava quello che Shen considerava una  specie di grosso ratto, e che era solo Maestro Shifu con la sua veste marrone e verde ed il bastone di Maestro Oogway.

 

“Un altro dei malefici che mi hanno rovinato!”

 

Shen se lo ricordava bene quel piccoletto, quando da solo aveva messo KO metà dei suoi lupi e come se non bastasse si era trascinato dietro il bue ed il coccodrillo, mandando a monte tutta la grandiosa opera di devastazione psicologica che Shen aveva fatto su di loro.

 

:-Bentornati, allievi-:

 

Disse semplicemente.

I cinque lo salutarono con un rispettoso “Maestro” ed un mezzo inchino, Shen invece rimase orgogliosamente immobile e con il becco cucito a doppia mandata, e non abbassò lo sguardo neanche quando Shifu si rivolse direttamente a lui.

Tuttavia il maestro non sembrava ostile.

 

:-Ah, ecco il nostro ospite! Bene, ragazzi, considerando che il viaggio è stato lungo e che ormai è troppo tardi per allenarsi potete prendervi il resto del pomeriggio libero-:

 

Così dopo un altro saluto i cicloni si ritirarono.

Shen rimase a guardarli valutando la situazione.

 

:-Quanto a te, Shen, se vuoi seguirmi…-:

 

Il ratto gigante si voltò ed entrò nella palestra.

Quando lo vide voltargli le spalle Shen ebbe l’impulso di attaccarlo.

 

“No, non posso ridurlo in brandelli… non ancora”

 

Lo seguì all’interno del cortile del Palazzo, dove intorno all’arena centrale di sabbia c’erano vari attrezzi per gli allenamenti.

 

:-Tu sai perché sei al Palazzo di Giada Shen?-:

 

Gli chiese Shifu.

Lui fece un’alzata di spalle come se non gliene importasse nulla.

 

:-Hum… come pensavo tu non sai niente. Probabilmente non hai neanche chiesto a Po come mai voleva portarti qui, ho ragione?-:

 

Shen rimase in silenzio.

 

:-Molto bene, vorrà dire che te lo spiegherò io. Tu sei qui per imparare il Kung Fu-:

 

:-Io…? Io che cosa?-:

 

Fece Shen completamente spiazzato.

Poi, dopo un doveroso attimo di smarrimento, la situazione ebbe la meglio sul rigido autocontrollo che si era imposto e Shen scoppiò in una delle sue migliori risate sarcastiche.

 

:-Scusa tanto, ma mi sfugge cosa esattamente ci sia di divertente in quello che ti ho appena detto-:

 

Ovviamente il topo non era contento della sua reazione, ma Shen non poteva proprio farci niente.

 

:-Oh, andiamo, mi prendi in giro? Insomma, mi avete battuto, potrei essere vostro prigioniero e voi… voi mi volete insegnare a combattere? Ma siete fuori di testa? E poi io so già combattere!-:

 

:-Io ho detto che tu imparerai il kung fu, non ho parlato di combattere. C’è una bella differenza tra le due cose e tu dovrai imparare a capire questa differenza-:

 

:-Per me sono la stessa cosa. E non ho bisogno delle vostre lezioni ne per uno ne per l’altro-:

 

Shifu lo guardò severo e per un attimo Shen ebbe il sospetto di aver fatto la cosa sbagliata.

 

:-Molto bene, vorrà dire che ti darò la dimostrazione pratica che ti sbagli-:

 

Shen lo guardò senza capire mentre Shifu posava il bastone in un angolo e si piazzava all’interno dell’arena.

 

:-Ti sto aspettando Shen. Vediamo che sai fare-:

 

Non aveva altra scelta che scendere in campo anche se si sentiva a disagio senza le sue armi.

Si lanciò all’attacco più che altro per non lasciare il tempo al suo avversario di capire che non era per niente sicuro di se, ma Shifu schivò tutte le sue mosse.

Non solo era veloce, era anche perfettamente calmo e padrone della situazione.

Questo poteva voler dire solo una cosa: il ratto era sicuro di vincere ed a Shen non piaceva per niente l’idea di essere battuto di nuovo.

Attaccò ancora, questa volta decisamente alla disperata ed ancora Shifu si limitò a schivare, solo alla fine gli fece uno sgambetto e Shen rotolò vergognosamente fino al bordo dell’arena.

 

“Ahi!”

 

Pensò.

La sua soglia del dolore era sempre stata decisamente bassa.

Fece per alzarsi ma stavolta Shifu bloccò i suoi movimenti con la pressione dei nervi centrali.

Ora che era costretto a terra il maestro gli sembrava decisamente più imponente e la paura cominciò a serpeggiargli sotto le piume.

 

:-Vuoi sapere cosa vedo adesso? Io vedo in te tanta paura, e la tua paura è la prova che non conosci per niente il Kung Fu.

Se tu lo conoscessi sapresti perfettamente che lo scopo del kung fu non è annientare l’avversario, e che fare più male del necessario al nemico sconfitto è un disonore.

Tu sei convinto che vincere voglia dire distruggere l’avversario e adesso hai paura che io faccia la stessa cosa con te, non è vero, Shen? … Shen?!-:

 

Shen non poteva proprio rispondere perché Shifu gli aveva bloccato anche le corde vocali e lui era letteralmente terrorizzato.

 

:-Ah, perdonami… sai, ho l’abitudine di usare questa tecnica per bloccare tutto il corpo… capacità di parola compresa-:

 

Shifu si chinò su di lui e Shen sentì la paura soffocarlo.

 

:-Non temere. Ti sto liberando-:

 

Finalmente riuscì ad alzarsi.

 

:-Perché lo hai fatto?-:

 

Gli chiese confuso.

 

:-Considerala come la tua prima lezione: per quanto tu possa essere debole, qua dentro nessuno userà la tua debolezza per farti del male-:

 

Shifu si voltò e lo lasciò solo nell’arena a pensare.

 

“Curioso. È quasi la stessa cosa che mi ha detto la tigre”

 

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Cantuccio dell’autore

 

Con questo sono ben sei capitoli… sono commossa *-*

Sto ancora cercando di decidere se Shifu e Shen potrebbero andare d’accordo, in fondo sono accomunati dall’avversione per Po XD

Shifu l’ha superata, ma nel primo film neanche lui poteva tollerare il panda, ricordate?

 

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Capitolo 7
*** Restless night ***


Restless night

 

Gli avevano messo a disposizione una stanza e Shen si era appollaiato sulla sua stuoia.

La luna aveva fatto il suo corso nel cielo, però il pavone non era riuscito a prendere sonno per le troppe domande che gli rimbalzavano da un lato all’altro del cranio.

Dunque quel branco di svitati voleva che lui imparasse il Kung Fu.

Shen proprio non capiva.

Lui era un loro nemico ed era stato sconfitto, e adesso gli volevano mettere nelle mani una potenziale arma per vendicarsi?

E se lui avesse usato il kung fu per combatterli?

Per un attimo accarezzò l’idea di batterli tutti, uno per uno, con le loro stesse tecniche ed un brivido di piacere gli solleticò le piume sul petto, poi però gli tornò in mente lo sguardo del panda sulla barca quando avevano parlato degli speroni. E della sua anima.

C’era qualcosa che Shen aveva già visto da un’altra parte e lo aveva parimenti messo a disagio.

La Divinatrice! Alla fabbrica di fuochi d’artificio, poco prima che lui la lasciasse libera, lo aveva guardato in quello stesso modo.

Quei due sembravano… dispiaciuti per lui?

Questo pensiero gli guastò la soddisfazione dell’ordire propositi di vendetta.

Respirò a fondo ed alzò gli occhi alla finestra, dove un quarto di luna crescente splendeva di luce perlacea, e rimase guardarla finché non sentì gli occhi chiudersi da soli.

Poco alla volta la stanchezza del viaggio ebbe la meglio e Shen si  rannicchiò ancora di più mettendo la testa sotto l’ala.

 

                *

“No! No no no… NO!”

 

Il tempo si era bloccato a quell’attimo: l’arma era sospesa sopra di lui e stava per schiacciarlo.

Non era questo che voleva!

Dovevano essere i suoi nemici a sentirsi terrorizzati, piccoli e senza scampo davanti al cannone, non lui! Non era giusto!

Si sentiva… tradito, ecco!

Se la sua creazione si ritorceva contro di lui non aveva più alcun senso combattere.

Sentiva amaro il sapore del fallimento e chiuse gli occhi aspettando l’impatto.

 

SBAM!

 

:-Svegliati!-:

 

Strano, se era appena stato spiaccicato avrebbe dovuto avvertire qualcosa di più di un formicolio.

 

:-Shen!-:

 

Aveva le palpebre sigillate e spiccicarle gli costò una fatica enorme.

 

:-Cosa…? Che…?-:

 

Farfugliò.

 

:-Sono Tigress. Scusa se sono entrata, ma hai gridato-:

 

Gli occhi ambrati della tigre brillavano nella penombra ed erano anche vagamente inquietanti.

 

:-Sicuro di stare bene?-:

 

Insistette lei.

 

:-Sì, sì, sto bene-:

 

Mentì.

 

:-Va bene-:

 

Tigress uscì dalla stanza e Shen rimase di nuovo solo.

L’incubo gli aveva lasciato una brutta impressione ma non si sentiva certo di raccontarlo a nessuno di loro.

Non provò neanche a rimettersi a dormire perché la paura di rifare quel sogno era troppa, così decise di affacciarsi alla finestra.

Chissà perché aveva fatto quell’incubo?

Forse era la vicinanza del panda.

Shen fece scorrere lo sguardo in giro e trovò un’altra risposta: una trave portante.

Era sospesa proprio sopra la sua stuoia e nella penombra gli ricordava in modo inquietante l’arma pronta a cadere su di lui.

Considerò l’ipotesi di trascinare la stuoia dall’altro lato della stanza, ma chinarsi a prendela avrebbe significato rimettersi volontariamente sotto quella cosa e questo Shen non poteva sopportarlo neanche per pochi secondi, così alla fine decise di stringersi nell’angolo più lontano ed aspettare il giorno.

 

               *

Il suono di un gong lo scosse all’alba, e dal trambusto che seguì nel corridoio Shen intuì che quello doveva essere il segnale della sveglia.

Si alzò di pessimo umore ed appena mise fuori la testa gli si presentò uno spettacolo agghiacciante: i cinque cosi più il panda sull’attenti davanti al topo.

Sbuffò contrariato all’idea che quegli idioti, forti com’erano si facessero comandare da un tappetto.

Però a pensarci bene quel tappetto era più forte di loro, quindi la cosa poteva anche avere un suo senso, e poi lui stesso pur essendo fisicamente inferiore ai lupi ne aveva comandato un esercito.

 

:-Buon giorno allievi-:

 

:-Buon giorno maestro-:

 

Master Shifu passò tra di loro e quando si trovò davanti a Shen gli rivolse un cenno soddisfatto.

 

:-Bene, allievi, l’allenamento di oggi è combattimento in coppia. Tigress, tu vai con Crane. Monkey, con Viper. Po, con Mantis. Shen, con me-:

 

Bene, allora era ufficiale: quelli erano completamente fuori di testa!

Le coppie decretate da Shifu uscirono una ad una lanciando a Shen occhiate perplesse, che lui si premurò di ricambiare con gli avanzi della sua migliore espressione altezzosa.

 

:-Allora? Andiamo?-:

 

Shen abbassò lo sguardo sul “maestro” che gli arrivava a malapena alla spalla.

 

:-E sia. Andiamo-:

 

Sospirò.

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Cantuccio dell’autore

 

Sapete, ho pensato che un bell’incubo per Lord Shen ci voleva!

Po sognava ravanelli kung fu assatanati e Shen sogna armi di distruzione che ce l’hanno con lui anche se sono oggetti inanimati XD

Invece per il titolo del capitolo ho usato l’inglese primo perché io sono u’inguaribile anglofila, e secondo perché rendeva molto meglio.

 

Grazie come sempre a chi segue la storia

 

                                                                  Makoto

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Capitolo 8
*** Fiori di pesco ***


Fiori di pesco

 

Camminarono per pochi minuti fuori dal palazzo.

Shen seguì in silenzio la creaturina chiedendosi che specie di animale fosse, perché anche se nella sua mente continuava a chiamarlo “il topo gigante” o “il ratto” sapeva bene che Shifu non era nessuno dei due.

Si concentrò per riportare alla mente se aveva già visto qualcosa del genere nella sua vita.

Una lontra? No, non aveva il corpo affusolato di quegli animali.

Un topo davvero? No, era decisamente troppo grosso, e poi nessun topo ha la cosa folta, cespugliosa e ad anelli.

Gli veniva in mente solo una cosa: un altro panda!

Sì, decisamente Shifu, con quelle grandi orecchie e quel colore di pelliccia rossiccio doveva essere un panda minore!

 

“Dannati panda! Sono la mia rovina!”

 

Eppure quel coso piccolo poteva essere molto pericoloso, il che spingeva Shen ad una certa soggezione.

 

:-Eccoci arrivati. L’ombra del sacro pesco della celestiale saggezza è il  posto migliore per cominciare ad imparare il Kung Fu-:

 

Shen si guardò intorno: erano su una piccola piattaforma di terreno circondata su tre lati da uno strapiombo, e proprio sul ciglio cresceva rigoglioso un albero di pesco come a sfidare il vuoto.

C’erano ancora dei fiori sull’albero, sebbene la maggior parte avesse lasciato cadere i petali per far posto a piccoli frutti di un verde acerbo, e Shen si chiese se mangiando quelle pesche avrebbe acquisito la “celestiale saggezza” e gli sarebbe venuto in mente un modo per eludere la Divinatrice e le sue profezie di sciagura.

Decise che avrebbe provato a rubarne qualcuna non appena fossero state mature.

 

:-Cos’è che devo fare esattamente?-:

 

:-Tanto per cominciare osserva quest’albero e cerca di imparare qualcosa-:

 

Shen alzò lo sguardo ed ispezionò prima il tronco, poi i rami più alti, senza però trovare nulla di particolarmente interessante.

Il legno spesso del tronco al limite gli sarebbe potuto servire per costruire una delle sue barche, mentre i rami più sottili potevano essere usati come combustibile, quanto ai frutti sarebbero stati utili solo per la “saggezza” perché a Shen non piacevano le pesche.

I fiori poi neanche li considerava.

Guardò Shifu che si era seduto ai piedi dell’albero ad occhi chiusi e sembrava immerso in qualche arcano mistero, però la sua espressione era assolutamente pacifica.

Shen provò una punta di invidia perché lui non ci sarebbe mai riuscito a starsene così immobile a fare niente, non con quella calma almeno.

Per lui immobilità voleva dire perdita di tempo ed era una cosa che lo faceva imbestialire.

Sbuffò sonoramente tanto per manifestare in qualche modo il suo disappunto.

Se i tempi di apprendimento erano quelli adesso capiva perché i maestri di Kung Fu erano tanti vecchietti!

 

:-Allora, hai imparato tutto quello che potevi?-:

 

Chiese Shifu.

Shen ripassò mentalmente.

 

“Tronco uguale scafo. Rami uguale combustibile. Pesche uguale idea per la sconfitta del panda”

 

Stop, fine, non c’era altro.

 

:-Sì, sì, ho imparato tutto-:

 

Disse con impazienza.

Shifu lo guardò con uno strano sorriso.

 

:-Ma davvero? I miei complimenti allora: tu devi avere raggiunto l’illuminazione! Pensa che io medito sotto questo albero da più di trent’anni eppure ancora oggi ha qualcosa da insegnarmi-:

 

Shen arrossì come un pulcino sorpreso a rubare la marmellata.

 

:-Allora adesso possiamo cominciare. In guardia!-:

 

Non fece neanche in tempo a mettersi in posizione di difesa che si trovò a terra con il panda rosso che lo sovrastava.

 

:-Andiamo, pensavo che fossi in grado di fare di meglio! Sai con il tuo grado di illuminazione… hop-:

 

Il piccoletto aveva saltato giusto in tempo per non essere colpito da un calcio.

 

:-Eh eh… meglio! Ma non abbastanza rapido!-:

 

Gli passò tra le zampe e Shen finì di nuovo a terra, stavolta inchiodato da Shifu con l’impugnatura del bastone premuta sulla gola.

Immediatamente Shen si immobilizzò terrorizzato.

 

:-Sai qual’ è il tuo problema? Credo che tu sia fondamentalmente un vigliacco-:

 

:-Non… non è vero-:

 

Gracchiò Shen.

 

:-Dici di no? Però ti comporti come tale! Perché non reagisci?-:

 

Shen diede due scalciate poco convinte.

 

:-Hai visto? La prima cosa che devi imparare è non avere paura. È vero che potrei ucciderti qui e adesso, ma a parte che ti ho già detto che non ho intenzione di farlo, devi imparare che accettare interamente le conseguenze delle tue azioni è l’unico modo per vivere con dignità. Ora alzati -:

 

Shifu lo liberò e lui si rimise in piedi un po’ dolorante.

Proprio come il giorno prima era bastato poco per ammaccarlo come una mela caduta dal ramo più alto.

 

:-Che vergogna-:

 

Mormorò impercettibilmente.

 

:-Ti ho sentito, sai? Ed hai ragione a vergognarti di essere così scarso, ma c’è una cosa che non hai considerato-:

 

Shifu gli si avvicinò fino a guardarlo negli occhi.

 

:-Il fatto che tu sia scarso non vuol dire che devi trovare mezzi sleali per eliminare chi è più bravo di te, perché questo è molto più vergognoso-:

 

Shen sostenne lo sguardo del piccolo panda senza farsi intimidire e rimasero a fissarsi così per un paio di minuti.

Di solito gli bastava poco per piegare chiunque alla sua volontà: un’occhiata feroce e poi il colore spettrale delle sue iridi rosso sangue costringevano anche il capo dei lupi ad obbedirgli.

Invece con Shifu era diverso.

Lui ricambiava il suo sguardo senza ostilità ma con fermezza, e soprattutto senza paura, cosa che non piaceva per niente a Shen.

Si rendeva conto solo in quel momento che incutere timore con il suo aspetto da fantasma gli era stato possibile solo perché aveva sempre avuto a che fare con gente mediocre, e questo era un altro duro colpo per il suo orgoglio.

 

:-Tu hai sempre cercato il potere, non è vero? Peccato che tu non abbia la minima idea di cosa sia. Vorrà dire che te lo insegnerò io-:

 

Gli disse Shifu.

Shen si mise di nuovo in guardia aspettandosi come minimo una scarica di colpi micidiali, invece Shifu si voltò per avvicinarsi all’albero.

Lo osservò piantare il bastona a terra e salirci su con un salto.

 

:-Vedi questi fiori? Ognuno di loro ha la sua vita-:

 

Il panda chiuse due dita su un bocciolo.

 

:-Lo vedi? Questo fiore può sbocciare, può spandere il suo profumo, ed infine può trasformarsi in frutto. Ma se io lo stacco adesso non potrà fare niente di tutto questo-:

 

“Che me ne importa? Avanti, staccalo!”

 

Pensò Shen seccato.

Era sicuro che il panda lo avrebbe staccato, invece Shifu, dopo un altro attimo di silenzio, ritrasse la mano lasciando il bocciolo intatto.

 

:-Adesso comprendi? Pensaci un po’ su e vedrai che ci arriverai-:

 

Shifu scese con un altro salto e staccato il bastone da terra diede una scossa al ramo.

Una pioggia di petali cadde su Shen.

 

“Sono bianchi… proprio come me”

 

Pensò guardando i petali posati sulle piume delle ali.

E all’’improvviso capì.

Anche lui era stato un fragile fiore di pesco!

La prima volta, quando la sua flotta era stata distrutta, il panda avrebbe potuto finirlo e non lo aveva fatto, e lo stesso dopo.

La Divinatrice aveva detto che era stato il panda a salvarlo.

Confuso, alzò lo sguardo per cercare Shifu, ma il maestro era sparito.

 

“Pazienza. Vorrà dire che me lo farò spiegare dall’altro panda. Accidenti a loro e ad i loro fiori di pesco!”

 

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Cantuccio dell’autore

 

Il sacro pesco della celestiale saggezza è una delle tante cose che ho ammirato in Kung Fu Panda.

Nel primo film c’è una leggera incongruenza perché la prima sera che Po arriva al Palazzo di Giada il pesco ha i frutti, invece poco dopo, quando Oogway lascia il mondo mortale, è in piena fioritura.

Un po’ strano, ma visto che tutto il film è uno spettacolo perdoneremo volentieri questa svista a quelli della Dreamworks XD

 

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Capitolo 9
*** Schegge ***


Schegge

 

Non aveva idea di dove fosse andato a finire Shifu, e neanche aveva idea di dove trovare l’altro panda, così Shen decise di tornare al palazzo.

Era solo metà mattina e tutti dovevano essere ancora impegnati con il loro allenamento perché l’arena era deserta, e così anche la palestra.

Shen entrò circospetto.

Ebbe un attimo di panico quando scorse una sagoma tozza con minuscole orecchie arrotondare, ma poi si accorse che era solo un punching ball.

Ovviamente a forma di panda.

 

“Dannati panda!”

 

In un angolo c’era una rastrelliera con bastoni ed altre imitazioni di armi in legno.

C’erano spade, shuriken e lance.

Shen le osservò tutte attentamente prima di scegliere quella che più somigliava al suo guan dao.

Le lame da lancio non gli interessavano perché riteneva che qualunque idiota avrebbe potuto colpire un bersaglio con una shuriken affilata su tutti i lati, e lui che aveva sempre lanciato lame a forma di coltello per cui serviva molta più abilità si rifiutava di usare quelle armi da incapaci.

Staccò la lancia dalla rastrelliera e provò qualche mossa.

 

“Salute, panda! Ci incontriamo alla fine”

 

Pensò con amarezza.

Era passata una vita intera da quando aveva fatto le prove per “accogliere” il panda al palazzo imperiale della città di Gong Men.

Il palazzo che poi lui stesso aveva distrutto.

 

“Hai appena distrutto la tua casa avita, Shen!”

 

“Un sacrificio futile, quando l’intera Cina è la mia ricompensa”

 

Si sentiva così sicuro di se quando aveva pronunciato quelle parole, invece quello che gli era rimasto era assolutamente nulla.

Sferzò il vuoto con rabbia e se avesse avuto davanti il panda e se la lancia avesse avuto una punta di vero metallo il plantigrade non avrebbe avuto scampo.

 

:-Il cai li fo è un’arte complessa-:

 

Lo sorprese una voce femminile alle sue spalle.

Shen scattò in guardia e si trovò davanti Tigress.

 

:-Che cosa vuoi?-:

 

Le chiese sgarbato.

In quanto uccello aveva una istintivo timore dei felidi e non gli piaceva che la tigre comparisse all’improvviso, specie alle sue spalle!

 

:-Sei molto abile, ma se vuoi migliorare ancora ti serve un compagno per allenarti. Se vuoi ho cinque minuti liberi-:

 

Gli rispose lei.

 

Tsk! Questa non sa che ho messo K.O. Master Croc e Master Ox quando loro erano due contro uno!”

 

Shen la guardò con sufficienza.

 

:-Per me va bene-:

 

Tigress annuì e staccò a sua volta una lancia dalla rastrelliera.

 

:-Io sono pronta-:

 

Scattarono all’attacco nello stesso momento, scambiandosi una serie di colpi velocissimi.

Presto Shen si accorse che la tigre non era molto a suo agio con un’arma, forse perché più era abituata al combattimento corpo a corpo, invece lui maneggiava il guan dao come se fosse un parte di se, e questo gli diede una certa sicurezza.

Furono interrotti dalla voce di Crane fuori dalla palestra.

 

:-Tigress! Hei, Tigress, mi stai facendo fare tutto il lavoro da solo!-:

 

Shen abbassò la lancia.

 

:-Sembra che il tuo tempo si scaduto-:

 

Le disse apparentemente indifferente.

 

:-Sì, il dovere chiama-:

 

Gli voltò le spalle e rimise la lancia al suo posto.

Shen strinse la sua appena un po’ di più.

Se non ci fosse stata la costante minaccia di essere sbattuto di nuovo in cella e se fosse stato armato come si deve non avrebbe esitato ad attaccare la tigre alle spalle.

Sospirò amareggiato pensando a quanti “se” c’erano in troppo poco tempo.

 

:-Comunque è stato un bell’incontro-:

 

Gli disse Tigress, poi lo salutò come i maestri kung fu, con il pugno destro contro il palmo sinistro e Shen rimase un attimo interdetto perché proprio non se lo aspettava, però rispose.

Rispose con un riflesso che gli era rimasto scolpito nella memoria, quello di piegare la testa in un mezzo inchino.

 

:-A dopo, Shen!-:

 

Appena Tigress sparì oltre la porta Shen si diede cento e mille volte dell’idiota.

Che gli era saltato in testa di inchinarsi per rispondere alla tigre?!

Lui era un principe, dannazione, e qualunque gesto di rispetto o ancora meglio di sottomissione gli era semplicemente dovuto!

La verità era che combattere con qualcuno in una palestra lo aveva riportato a quando Master Grey Badger insegnava le basi del Kung Fu.

 

“Perché non vuoi fare il saluto, Shen?”

 

“Io sono il principe e non mi inchino davanti a nessuno!”

 

“Salutare l’avversario è un gesto di rispetto, non di sottomissione. Se vuoi essere trattato con rispetto devi essere pronto a rispettare a tua volta”

 

Riprese ad esercitarsi con la lancia per farsi passare un po’ di stizza.

Gli esercizi lo calmavano perché gli facevano distogliere l’attenzione da quello che lo turbava, e siccome con il suo carattere Shen dava spesso in escandescenze anche esercitarsi con il guan dao era una cosa che faceva spesso.

Lanciò in aria l’arma ed al momento di riprenderla al volo, un’ombra alle sue spalle lo fece saltare terrorizzato.

Un’ombra grande, ingombrante e con piccole orecchie rotonde.

 

:-Ma dannazione, panda, in questo posto non usate bussare?!-:

 

Stridette furioso.

 

:-Veramente l’ho fatto, ma tu eri troppo concentrato-:

 

:-Sì, sì, certo, come dici tu. Adesso ascoltami!-:

 

Ci pensò dopo che se voleva ottenere delle risposte forse il modo migliore non era sputare ordini, ma d’altra parte il panda non pareva essersi offeso e stava aspettando.

Shen lasciò un minuscolo sospiro, ripensando ai petali bianchi che gli erano caduti addosso.

 

:-Voglio sapere perché-:

 

Gli chiese.

 

:-Perché… cosa?-:

 

Per Shen era assolutamente ovvio, per il panda evidentemente no.

 

:-Perché tutto questo!-:

 

Chiarì Shen.

 

:-Bè, allora, quelli sono gli anelli che usa Monkey, la foresta dei Draghi è usata un po’ da tutti… ma sta attento che è pericolosa! Per i tenerini intendo… e poi la Tartaruga serve a…-:

 

Decisamente il panda era lento di comprendonio!

 

:-Non quello! Intendevo dire me! Che te ne importa se vivo o se muoio?! Perché continui ad aiutarmi?!-:

 

:-Perché credo che tu abbia bisogno di aiuto. Ti ricordi quella cosa sui genitori? Quando mi hai detto che non mi amavano? Io credo di sapere perché lo hai fatto-:

 

No! Di nuovo no!

Bastava già la capra che cercava di strapazzargli la coscienza!

 

:-Perché approfittavo della tua debolezza, ovvio! Ci hai messo così tanto a capire che sono un bastardo sadico e senza cuore?-:

 

Glielo disse con una sorta di feroce compiacimento, tanto per ricordargli con chi aveva a che fare.

 

:-No, non è questo. Ok, sì, magari anche, ma secondo me lo hai fatto perché ti sentivi solo. Tu eri convinto che i tuoi genitori ti odiassero, non è così? Volevi che qualcuno provasse il tuo stesso dolore per poterti capire-:

 

Un altro spigolo del suo orgoglio andò irrimediabilmente in pezzi come un ciottolo di ossidiana scagliato contro il muro.

 

:-Io non provo dolore! Io provo solo… odio!-:

 

Gli sibilò contro.

 

:-E pensi che continuare ad odiare ti guarirà? Riempirà quel cratere che hai nell’anima?-:

 

:-Non rubarmi le battute, panda!-:

 

:-Però questa ci stava bene, ammettilo!-:

 

Gli replicò quello con un sorriso.

Shen scosse la testa rassegnato: la vicinanza del panda si stava rivelando più deleteria del solito, così decise di andarsene.

 

:-E dai, Shen, non ti offendere per così poco!-:

 

Gli gridò dietro il panda.

Lui rimise a posto la lancia di legno prima di girarsi a rispondergli.

 

:-Non mi sono offeso. Solo che non capisco-:

 

Era la verità: più che offeso si sentiva terribilmente confuso.

 

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Cantuccio dell’autore

 

Salve a tutti!

Tanto per cominciare vorrei ringraziare Naty McQueen per aver messo la storia nei preferiti, Julia Snape per averla messa tra le ricordate, WareWolf91 e ancora Naty McQueen per averla messa tra le seguite.

Ora passiamo alle chiacchiere.

Nel testo ci sono citazioni di parole ma anche di situazioni di Kung Fu Panda uno e due e mi piace inserirle perché creano continuità con la storia originale.

Poi lo sapevate che il titolo originale di Kung Fu Panda 2 è “Kaboom of doom”?

Tradotto verrebbe più o meno “il Boom (nel senso di esplosione) del destino” che è un titolo fighissimo che rende perfettamente tutto il senso del film.

Mi chiedo perché in Italia, che lasciano tutto in inglese, giusto questo lo hanno tagliato!

 

                                               Makoto

 

 

 

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Capitolo 10
*** Calligrafia ***


Calligrafia

 

Passarono un paio di giorni.

Shen aveva fatto in modo di cambiare stanza e per sua fortuna Shifu non aveva chiesto spiegazioni, quanto all’altro panda aveva ripreso ad evitarlo, almeno finché non fosse riuscito a capire esattamente cosa passava per quella pelosa testa bianca e nera.

Cioè, rabbia e sete di vendetta li avrebbe capiti, gentilezza e comprensione invece non riusciva a spiegarseli.

Pochi giorni prima avrebbe liquidato la cosa dicendogli che era uno stupido, ora però, dopo che avevano parlato in palestra non era più così semplice.

Continuava ad allenarsi e combattendo contro Shifu aveva imparato a non lasciarsi immobilizzare dal terrore.

Il maestro riusciva sempre a batterlo e spesso in quei momenti si sorprendeva a pensare ai fiori di pesco, allora si chiedeva se Shifu intendeva quello per “imparare qualcosa dall’albero”.

Non che Shen avesse abbandonato i suoi propositi di conquista e meno che mai aveva rinunciato a presentare un conto salatissimo al panda per l’inferno che gli stava facendo passare, ma al momento quello che poteva fare era assolutamente nulla, se non lasciare passare tempo ed aspettare che tutti loro, compresa la vecchia capra malefica, abbassassero la guardia.

La sua condizione gli era sempre rivoltante, per questo quando si sentiva particolarmente nauseato cercava la solitudine sotto il solito albero di pesco, specie al tramonto, quando la luce rosa ed indaco creava un’atmosfera rarefatta in cui Shen aveva come l’impressione di annullarsi, ed in quei momenti quasi quasi gli procurava un certo disagio ricordare che pochi giorni prima avrebbe voluto trasformare il pesco in tavolame e legna da fuoco.

Una sera, mentre stava ancora pensando ai fiori, gli cadde lo sguardo su un rametto a terra.

Lo prese distrattamente e cominciò a tracciare scarabocchi sulla terra.

Quel che ne uscì dopo un paio di minuti era ovviamente la forma stilizzata di un fiore di pesco.

Shen fece una smorfia ricordando cosa aveva detto di lui e dei suoi disegni il suo maestro di calligrafia tanti anni prima.

 

“Sono desolato, vostre Maestà, ma il giovane principe non possiede il benché minimo senso artistico”

 

Osservando il fiore di pesco Shen si trovò pienamente d’accordo.

Il suo disegno era fatto di linee decise come tagli di coltello, ed invece di accentuare la grazia delle linee morbide dei petali ne aveva esasperato al massimo gli spigoli.

Rimase a fissarlo finché non fece buio, poi si alzò seccato e prima di andarsene spazzò il terreno con la coda per cancellarlo.

Stava salendo le scale per tornare alla sua stanza quando dopo una curva vide davanti a lui Crane e Viper.

I due non si erano neanche accorti della sua presenza e continuavano a camminare scherzando.

Stavano combattendo per gioco, altra cosa che Shen non capiva.

Ad un certo punto a Crane sfuggì un piccolo involto da sotto l’ala e né lui né Viper riuscirono ad acchiapparlo in tempo.

Rotolò giù dai gradini e quando arrivò abbastanza vicino per Shen fu una questione di istinto allungare una zampa a fermarlo.

 

:-Hei, grazie! Se non li avessi presi tu i miei inchiostri si sarebbero sbriciolati in fondo alla valle-:

 

Gli disse Crane un paio di gradini più sopra.

 

“Oh, cielo! Sta pensando che a me ne importa qualcosa dei suoi stupidi inchiostri o di qualsiasi cosa ci sia qua dentro!”

 

Un brivido di puro disgusto lo scosse leggermente.

Assolutamente no!

Lui era Lord Shen, il principe che aveva quasi conquistato la Cina, non certo uno stupido sentimentale come loro!

E di sicuro quel minuscolo sobbalzo dietro lo sterno quando Crane gli aveva detto “grazie” non gli apparteneva.

Guardò la gru indeciso su cosa fare.

Poteva lasciare andare il pacchetto e ferire quell’ingenuo di Crane che per un solo attimo aveva avuto fiducia in lui, oppure poteva fare una cosa civile e restituirgli gli inchiostri.

Era una sua scelta, come scegliere se staccare o no un bocciolo di pesco.

Decise che valeva la pena di provare a fare qualcosa di diverso dal solito e raccolse il piccolo involto per porgerlo a Crane.

Lui scese i pochi gradini che li separavano e prese gli inchiostri.

 

:-Grazie ancora-:

 

Gli disse.

Shen rimase interdetto.

Forse Crane si aspettava qualche risposta, magari persino di iniziare una conversazione, in questo caso fu deluso perché Shen rimase muto come una lastra di pietra.

Il silenzio era più che imbarazzante, e quando fu chiaro che Shen non aveva intenzione di aprire bocca Crane si voltò e riprese a salire, lasciandolo sulle scale più confuso di prima.

L’ultima volta che si era sentito così era stato quando aveva bevuto troppo sakè: gli dava le vertigini.

Scosse la testa per scacciare quella strana sensazione e lasciò che i due si allontanassero abbastanza prima di ricominciare a salire.

 

                      *

La sera dopo si trovò di nuovo sotto il pesco e la prima cosa che notò fu che il suo disegno non era stato affatto cancellato.

Era sbiadito, certo, ma forse a causa della terra dura aveva resistito al tentativo di Shen di spazzarlo via, o magari era lui che non ci aveva messo troppo impegno.

Poi come seconda cosa notò che vicino al suo c’erano altri due fiori disegnati.

Uno era fatto con tratti morbidi ed arrotondati, decisamente femminili, invece l’altro era una un lavoro di calligrafia davvero invidiabile che univa grazia e precisione.

Shen li osservò leggermente infastidito, poi passò a chiedersi chi era l’impiccione che aveva avuto quell’alzata d’ingegno di trasformare un francobollo di terra in una galleria d’arte.

Immediatamente la mente gli andò al panda, ma per quanto lo conoscesse poco non gli pareva che uno di quei due stili potesse essere suo, invece la gru era quella che si dedicava alla calligrafia, quindi il disegno venuto bene poteva essere suo, e siccome la sera prima aveva visto Crane insieme a Viper pensò che l’altro potesse essere della vipera.

Certamente rispetto al disegno a destra il suo era riuscito malissimo, ma se lo comparava con quello lezioso e femminile a sinistra gli sembrava che non fosse poi così male.

Si chiese se anche loro due si fossero chiesti chi aveva fatto il primo disegno prima di aggiungere i loro, e se per caso lo avessero fatto per far vedere che loro erano più bravi.

No, i maestri di kung fu non fanno queste cose infantili.

Eppure il suo disegno era li, affiancato dai loro, e per di più la sera prima aveva fatto un favore a Crane.

Shen ebbe la netta percezione che dopo questo il muro di volontario isolamento che lui aveva mantenuto stesse cominciando a sgretolarsi.

 

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Cantuccio dell’autore

 

Pochi giorni fa ho rivisto “Hero” ed in quel film si parlava di quanto la calligrafia e le arti marziali siano simili, allora mi è venuto in mente Crane che nel primo film faceva esercizi di calligrafia e veniva disturbato dagli strilli di Po sottoposto all’agopuntura, così ho pensato “Bene, visto che è una cosa cinese ci starebbe bene qualcosa che ha a che fare con la calligrafia! Vediamo che posso fare”.

Bene, il risultato è questo capitolo.

Poi vorrei ringraziare Tecla_Laben per aver messo la storia tra i preferiti.

 

                                                                       Makoto

 

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Capitolo 11
*** Fuochi d'artificio ***


Fuochi d’artificio

 

Una mattina, entrando in cucina per la colazione, trovò gli altri guerrieri intenti a parlottare fitto, e appena si accorsero di lui si zittirono con qualche gomitata di ammiccamento.

Quello era un atteggiamento che lo infastidiva oltre ogni limite.

 

:-C’è qualcosa che dovrei sapere?-:

 

Indagò sospettoso.

 

:-Andiamo, diglielo!-:

 

Disse il panda a Monkey.

 

:-Io?! E perché io? Diglielo tu!-:

 

:-Ho il sospetto che stiate parlando di me. Ditemi immediatamente che succede-:

 

Alla fine si decise a parlare Shifu.

 

:-Ecco, volevamo chiederti un favore-:

 

“Sì, chiedere un favore a me!”

 

Pensò sarcastico.

 

:-Tra poco sarà la festa di mezza estate e noi avremmo bisogno del tuo aiuto per i fuochi d’artificio-:

 

Shen strabuzzò gli occhi.

Fuochi d’artificio?! Lui?!

Ma quelli dovevano avere il cranio pieno di spaghetti, e neanche di buona qualità!

 

:-Ah. Perché, voi non avete mai fatto i fuochi d’artificio?-:

 

Chiese cauto.

Cosa volevano veramente da lui?

 

:-Sì, certo che li abbiamo fatti, ma vorremmo realizzare qualcosa di speciale. Puoi aiutarci?-:

 

No, non gli andava proprio di maneggiare polvere da sparo se non era per i suoi cannoni, e tanto meno avrebbe organizzato il divertimento per loro!

Stava per rispondere che no, assolutamente no, che si arrangiassero da soli quando intercettò lo sguardo di Shifu.

E non gli piacque per niente.

Era la stessa espressione della divinatrice subito prima di dirgli “Ecco, vedi, te lo avevo detto. Tanto per cambiare io avevo ragione e tu torto”.

Immediatamente Shen percepì la sfida.

Shifu gli aveva chiesto quella cosa dei fuochi d’artificio per umiliarlo, infatti accettare di fare i fuochi voleva dire mettersi al servizio di quella banda di sbarellati, mentre rifiutare voleva dire che usare la polvere da sparo lo metteva a disagio e quindi che provava vergogna per quello che aveva fatto.

A quel punto poteva solo scegliere il male minore, cioè secondo lui accettare per dimostrare che lui la polvere da sparo la sapeva usare sempre e comunque.

E molto meglio di loro, quindi che non scherzassero troppo.

 

:-Per me va bene, però non posso fare tutto da solo e voi dovrete lavorare con me-:

 

Così, avendoli praticamente ai suoi ordini, magari si sarebbe potuto prendere qualche piccola rivincita.

 

“O magari il panda farà qualcosa di particolarmente maldestro e si  farà saltare in aria insieme ai suoi amici”

 

Pensò Shen, e solo un intenso sforzo di volontà gli impedì di fare un ghigno di malvagia soddisfazione.

 

                     *

 

Si misero al lavoro il giorno stesso.

Shen decise che avrebbe fatto tutto al meglio non solo per dimostrare che la polvere da sparo non gli creava alcun disagio, ma anche per umiliarli perché sicuramente quei provinciali non avevano mai visto i grandi fuochi della città dei Gong.

Però subito si trovò di fronte un paio di problemi di ordine pratico, tanto per cominciare proprio la polvere nera.

Quella che si trovava nella Valle della Pace era decisamente scadente perché la percentuale di carbone era troppo elevata, e già questo fece andare Shen su tutte le furie appena se ne accorse, ma quando la vide bruciare a stento e capì che era anche tenuta male ed era lasciata ad assorbire umidità provò l’impulso di mollare tutto.

Non lo fece perché vedeva già il sorrisetto di trionfo di Shifu, e con questo pungolo si mise sul serio al lavoro.

Fece asciugare la polvere e si occupò personalmente di comprare del salnitro puro per bilanciarne la composizione, poi si occupò delle varie prove per vedere se scoppiava bene.

Era anche una questione di sicurezza perché se la polvere non bruciava bene non avrebbe portato il fuoco d’artificio abbastanza in alto, con il rischio che esplodesse dove ancora poteva fare parecchi danni, e questo Shen non poteva permetterselo.

Quanto ai cinque e al panda li aveva messi al lavoro a costruire i contenitori dove sistemare la polvere da sparo, quelli che costituivano il corpo dei fuochi d’artificio.

Erano sezioni di canne di bamboo di almeno dieci centimetri di diametro ulteriormente scavate per renderne le pareti ancora più sottili, adatte a bruciare completamente durante l’esplosione senza creare pericolosi detriti incendiari.

Il panda e Monkey erano i più maldestri e Shen si prese la soddisfazione di strapazzarli a dovere appena sbagliavano la minima cosa, solo che loro stranamente non solo non si offendevano, anzi gli dicevano che aveva ragione e cercavano di non rifare gli stessi errori, con grande disappunto di Shen che avrebbe voluto l’occasione di maltrattarli più a lungo.

In definitiva il lavoro stava riuscendo davvero perfetto e Shen avrebbe anche potuto essere fiero di se, non fosse stato per il fatto che ancora ce l’aveva a morte con tutti loro.

Ogni tanto ripensava a Crane, a quando gli aveva salvato gli inchiostri e ad i disegni, ma non ne parlò mai a nessuno limitandosi a dirigere i lavori con gelida efficienza.

 

                      *

 

Arrivò la sera della festa e Shen era di umore più nero che una nuvola del monsone.

Aveva voluto rimanere sulla collina dove erano allineati i fuochi con la scusa di controllarli, in realtà era perché quello era rimasto l’unico posto tranquillo e lui non aveva nessuna voglia di mescolarsi alla folla chiassosa.

E poi lì, nascosto dalla notte e con solo la luce della luna quasi piena gli sembrava di trovare un po’ di pace.

 

:-Allora, è tutto pronto?-:

 

Oh, il panda minore.

Forse il destino non aveva dato a Shen l’intera Cina in ginocchio di fronte a lui, però gli aveva dato un sacco di panda da odiare ferocemente.

 

:-Sì, è tutto pronto-:

 

Replicò freddo.

 

:-Anche tu?-:

 

Gli chiese ancora Shifu, stavolta con una nota indagatrice nella voce.

 

:-Sì, anche io-:

 

Non voleva assolutamente dare al maestro la soddisfazione di vederlo turbato da tutto quel maneggiare polvere da sparo.

Il silenzio li avvolse denso come gelatina.

 

:-Sai, credo che tu abbia fatto un ottimo lavoro-:

 

Gli disse Shifu, e nella sua voce non c’era dispetto o scherno, semmai una punta di sincera ammirazione.

Shen si trovò un po’ in imbarazzo e cercò di deviare diplomaticamente.

 

:-Forse dovresti aspettare di vedere come sono venuti prima di dire una cosa del genere, non credi?-:

 

:-No, non serve. Vedi, qualunque sia il risultato finale non cambierà il fatto che ci hai messo tantissimo impegno, ed è questo che apprezzo-:

 

Questa uscita lo mise ancora più in imbarazzo.

Si guardò intorno alla ricerca disperata di qualcosa che distogliesse l’attenzione di Shifu da lui.

 

:-Hei, che stanno facendo quelli?!-:

 

Shen aveva appena visto quattro piccoli, amorfi, pestiferi cuccioli aggirarsi intorno ai fuochi.

Shifu li osservò leggermente preoccupato.

 

:-Non mi sento sicuro. Andiamo a vedere che vogliono-:

 

Shen lo seguì solo perché dopo che lui aveva fatto un sacco di lavoro voleva assicurarsi personalmente che quegli sgorbietti non glielo rovinassero.

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Cantuccio dell’autore

 

Prima i ringraziamenti:

 

A Wi_steria che ha messo la storia tra le Preferite, a Chihiro e BON che l’hanno messa tra le Ricordate e ad Angel of hope per le Seguite e a Nightrun per la recensione.

 

Ora passiamo al blateramento!

Scusate se il capitolo è un po’ piatto, ma mi serviva per preparare il terreno per il prossimo, inoltre questo capitolo, interamente dedicato ai fuochi d’artificio ed alla polvere da sparo, ha due padrini d’eccezione: Neri Marcorè e Marco Marzocca!

Sono loro che, con le loro pubblicità di Marco Polo in Cina, mi hanno fatto pensare che ci voleva un capitolo come questo.

Per scriverlo mi sono documentata sulla polvere da sparo sul sito “Ulisse” e questo è il pezzo che mi è servito di più.

 

carbone (15 per cento), nitrato di potassio o salnitro (75 per cento) e zolfo (10 per cento). Così per ottener le colorazioni rosse si utilizzano composti dello stronzio che produce radiazioni di lunghezza d’onda compresa tra 605 e 682 nanometri. Il giallo si ottiene utilizzando composti del sodio che emette la caratteristica radiazione a 589 nanometri. Le colorazioni verdi si ottengono utilizzando composti del bario che emette radiazioni con lunghezza d’onda compresa tra 507 e 532 nanometri. Un problema difficile da risolvere per i pirotecnici fu l’ottenimento della colorazione blu. Infatti nessun elemento emette una radiazione di questa lunghezza d’onda. Il problema fu risolto utilizzando la molecola CuCl (cloruro rameoso).

 

Bene, anche per questa volta ho finito.

 

                                                      Makoto

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Capitolo 12
*** Petali di luce ***


Petali di luce

 

I cuccioli erano un porcellino, una volpe, un anatroccolo ed un coniglietto.

 

“Come sono piccoli… e disgustosi!”

 

Pensò Shen con un brivido.

I piccoli salutarono Shifu con un sacco di inchini e rispettosi “Master”.

 

:-Cosa ci fate qui, piccoli?-:

 

Chiese Shifu.

 

:-Volevamo solo vedere i fuochi quando vengono accesi-:

 

Rispose la volpe.

 

:-Ah, certo. E magari ne vorreste accendere uno voi di persona, dico bene?-:

 

No, un momento… che voleva dire quello?

 

:-Woa… davvero Master Shifu?-:

 

:-Bè, credo che si possa fare, non è vero, Shen?-:

 

Shen inghiottì un paio di volte a vuoto.

No, non poteva essere vero! Shifu non poteva chiedergli quello!

A meno che il piccolo malefico panda non si stesse vendicando perché lui non aveva ancora fatto niente di male.

 

:-Bè, io non lo so…-:

 

Improvvisamente Shen si trovò oggetto di quattro sguardi sgranati di cuccioli.

Il primo a farlo arrabbiare fu il porcellino.

 

:-E tu che cosa saresti? Un qualche tipo di piccione molto grande?-:

 

Un qualche tipo di piccione molto grande?!

Shen scoppiò come un petardo.

 

:-Io non sono un piccione! Io sono un pavone! Mai sentito parlare di pavoni?-:

 

:-Sembri una gallina, sai?-:

 

Questo lo fece uscire definitivamente di testa.

Colpì il piccolo insolente con la coda e poi lo appiccicò a terra con la zampa come faceva spesso con il capo lupo quando non eseguiva alla lettera ai suoi ordini, e per l’ennesima volta si trovò a rimpiangere i suoi speroni perché premergli quattro lame d’acciaio sul collo gli avrebbe dato molta più soddisfazione.

 

:-Adesso ascoltami bene, inutile sacchetto di lardo! Io sono un pavone. Pavone, capisci? Non un piccione e nemmeno una gallina.

E adesso cerca di ficcartelo in mente, oppure sarò io ad aprire personalmente quella tua piccola insulsa scatola cranica per ficcarci dentro il concetto-:

 

Finalmente lo lasciò andare e quello si alzò tutto tremante e terrorizzato.

Shen si girò a guardare gli altri che sembravano parimenti spaventati.

 

“Bene, magari adesso mi lasceranno in pace”

 

Pensò ancora furente.

In quel momento si accorse che il coniglietto guardava ancora i fuochi d’artificio invece che lui, e che li guardava con desiderio.

 

“Fantastico, c’è ancora un insetto che non ha imparato la lezione. Rimedierò subito”

 

Ignorò lo sguardo di disapprovazione di Shifu e si rivolse al cucciolo.

 

:-Hei tu, roditore. Vuoi essere tu il primo ad accendere un fuoco d’artificio?-:

 

Lui trasalì ed abbassò immediatamente gli occhi a terra.

 

:-No, signore. Ho paura-:

 

:-Ma davvero? E di che hai paura? Di me forse?-:

 

Shen era praticamente certo che fosse così e che il cucciolo sarebbe rimasto in silenzio imbarazzato, invece quello rispose

 

:-Oh, no, signore. Ho paura dei fuochi… fanno il botto!-:

 

:-Certo che fanno il botto! Sono fatti per questo, no? Adesso vieni con me-:

 

Shen si incamminò verso i fuochi allineati voltandosi ogni tanto per controllare che il coniglietto lo seguisse.

Intanto accese una miccia imbevuta di olio con le pietre focaie.

 

:-Come ti chiami?-:

 

Gli chiese.

 

:-Xao, signore-:

 

:-Bene, Xao, adesso prendi questo-:

 

Gli mise in mano la miccia.

 

:-E ora tocca le miccia del fuoco d’artificio con questa-:

 

:-M… ma signore… scoppierà, non è vero?-:

 

:-Sì, scoppierà. È fatto apposta-:

 

Il coniglietto era terrorizzato.

 

:-No… non posso!-:

 

Stava per voltarsi e scappare ma Shen lo afferrò.

 

:-Oh, no, tesoro, tu non andrai da nessuna parte!-:

 

Lo tratteneva per le spalle e sentiva il piccolo corpo scosso da brividi di paura.

 

:-Hai ragione ad avere paura. La polvere da sparo è pericolosa e può ridurti a brandelli. Sai, una parte qui, una parte lì… una parte ancora tanto lontano… una macchia sul muro!

Ma il suo potere adesso è bloccato ed è nelle tue mani, quindi ora che lo sai accendilo-:

 

Xao rifiutò ancora.

 

:-Accendilo ho detto!-:

 

Esclamò Shen con lo stesso tono che usava quando comandava la sua armata di lupi.

Il coniglietto chiuse gli occhi e avvicinò la miccia a tentoni.

 

:-Non così! Devi guardarlo!-:

 

:-Ho troppa paura!-:

 

Piagnucolò il cucciolo ancora bloccato dalla sua stretta.

 

:-Non essere patetico! Questa è la cosa più terribile e potente che c’è al mondo, ed è completamente sotto il tuo controllo. Non è pauroso, è eccitante!-:

 

Sentì che qualcosa gli tirava una manica e si accorse che era Xao  aggrappato alla stoffa del suo vestito.

In altre circostanze si sarebbe arrabbiato perché i suoi abiti erano della miglior seta della provincia e non avrebbe tollerato che un monello glieli sgualcisse, ma in quel momento la sua veste era di un banalissimo cotone e Shen non ci fece neanche troppo caso.

Xao aprì prima un occhio, poi l’altro.

 

:-Bravo, così. Guardalo. Affrontalo-:

 

Xao accese la micia e Shen lo tirò via prima che la scia di scintille lo arrostisse.

Il fuoco balzò verso il cielo ed esplose in una magnifica corolla fatta di petali di luce di un bianco accecante.

Shen si sorprese ad osservarlo con autentica meraviglia per la prima volta dopo tanti anni.

 

:-Bravo. Adesso torniamo-:

 

Riportò il coniglietto dai suoi amici e da Shifu.

Come prevedibile il maialino si rifiutò categoricamente di seguire Shen, e lui smise di insistere solo quando il porchetto scappò a rifugiarsi dietro Shifu, la volpe invece avanzò baldanzosa ed accese la miccia, salvo poi scappare via terrorizzata al momento dello scoppio, cosa che fece sogghignare Shen con maligna soddisfazione.

L’anatroccolo aveva paura dei botti e Shen desistette immediatamente quando vide gli occhioni neri pieni di lacrime.

 

“Per carità, no! I cuccioli che piangono sono così snervanti!”

 

Intanto erano arrivati i cinque, che presero in consegna i cuccioli per riportarli al villaggio, così Shen rimase di nuovo solo con Shifu.

 

:-Hai fatto una cosa veramente grande-:

 

:-Sì, i fuochi sono venuti bene-:

 

Annuì Shen.

 

:-Sì, anche quello… ma io parlavo di Xao. Forse tu non te ne sei neanche reso conto ma gli hai regalato cose di grande valore-:

 

:-Io gli ho fatto solo accendere un fuoco. Non era una cosa così eccezionale-:

 

Sperò ardentemente che Shifu lasciasse perdere perché la conversazione minacciava di farsi imbarazzante, invece il panda rosso continuò.

 

:-Oh, no, no, no. Tu gli hai dato molto di più! Gli hai insegnato ad affrontare la paura e gli hai dato il tuo sostegno quando ne aveva bisogno. Ti sembra niente? O poco? Non lo è. Questo è tantissimo, e se lo vuoi sapere secondo me solo una persona di valore ne sarebbe stata capace. Il che vuol dire che in te c’è più di quanto creda tu stesso-:

 

Shifu gli rivolse un sorriso sincero, che a Shen era mancato per molto tempo.

Era il sorriso di un padre orgoglioso di suo figlio.

Shen rimase interdetto.

 

“Mi sta dicendo che ho fatto qualcosa di buono. Io! Io ho…

 

:-Io ho fatto del mio meglio-:

 

Rispose anche lui sincero.

Shifu annuì.

All’improvviso a Shen venne in mente una cosa.

 

:-Ci sono altri fuochi da accendere. Forse, dopo che ci hanno lavorato, anche i tuoi allievi ne vogliono accendere uno, non credi?-:

                     *

Incredibile! Lo aveva fatto davvero!

Aveva accompagnato ognuno dei cinque ad accendere un fuoco ed aveva provato meno fastidio del solito anche vicino al panda.

Decisamente dopo che Shifu gli aveva detto che era contento di lui il suo modo di vedere le cose aveva cominciato a cambiare, e di conseguenza anche il suo comportamento.

Tanto da accettare di sedersi con loro a cena quando Po aveva portato un cestino enorme pieno di cibo e tè.

Gli era successo altre volte ma fino ad allora Shen si era sempre mantenuto distaccato ed anche se fisicamente era accanto a loro si manteneva assolutamente distante, invece quella sera, dopo aver lavorato con loro a costruire i fuochi d’artificio e dopo che Shifu aveva apprezzato il suo impegno non era più sicuro di essere indifferente o infastidito dalla loro compagnia.

Doveva ammettere con se stesso che seduto al loro fianco per la prima volta si sentiva accettato.

Se ne accorgeva solo in quel momento perché prima era stato troppo occupato ad auto commiserarsi per quello che aveva perso per rendersi conto di quello che poteva trovare.

Il rumore della tazza posata davanti a lui lo scosse dai suoi pensieri, e sollevando lo sguardo vide che a portargliela era stato il panda.

 

:-Grazie-:

 

Disse Shen.

Ci fu un brivido tra tutti gli altri ed era perfettamente comprensibile: quella era la prima volta che Lord Shen ringraziava.

Po cercò di essere delicato e si schermì con un “Prego” imbarazzato.

 

:-Per tutto-:

 

Precisò Shen.

Ora sentiva chiaramente che i cinque, il panda e Shifu trattenevano il fiato per la sorpresa.

Shen alzò gli occhi deciso e li guardò.

 

:-A tutti voi-:

 

Aggiunse infine.

Dopo di che si chiuse nel solito mutismo per cercare di elaborare tutti quei cambiamenti.

____________________________________________________________________________________________________________________

 

Cantuccio dell’autore

 

Ecco fatto, pronto e postato!

Questo capitolo è quello dove tutte le certezze di Shen cominciano seriamente a scricchiolare, e ancora il povero fasianide non sa cosa ho in mente per lui già dalla prossima volta XD

Inoltre mi pare il caso di ringraziare ancora una volta tutti quelli che seguono la storia, anche i lettori silenziosi che fanno girare i numerini sul contatore.

 

                                           Makoto

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Capitolo 13
*** Passato, presente e futuro ***


Passato, presente e futuro

 

Erano passate dieci ore, quarantatre minuti ed un numero imprecisato di secondi, ed a proposito di come si era comportato la sera prima Shen pensava solo una cosa: CRETINO!

No, cioè, prestarsi a quella stupida cosa dei fuochi d’artificio?

E poi, soprattutto, ringraziare il panda e tutta la combriccola?

Gli sembrava semplicemente umiliante e non riusciva proprio a capire perché gli fosse nato il bisogno di farlo la sera prima.

Quel grazie lo aveva fatto sentire in pace con se stesso, e dover ammettere questo lo rendeva particolarmente furioso.

Si sentiva strappato in due: da un lato invidiava quei guerrieri kung fu ed il loro essere un gruppo, ma appena lo invitavano a farne parte lui si tirava indietro.

Era un po’ come essere abbagliato da una luce troppo forte: magari poteva essere bella, sì, ma era talmente intensa da risultare fastidiosa perché non ci era abituato.

Il risultato fu che Shen ricadde in un periodo di mutismo e scontrosità proprio quando il ghiaccio intorno a lui sembrava essersi incrinato.

L’unico che sembrava capire e rispettare il suo bisogno di solitudine  era Master Shifu e Shen aveva il sospetto che fosse stato lui a dire agli altri di lasciarlo un po’ un pace perché dopo pochi giorni era tornato alla stessa situazione di quando era appena arrivato.

Non chiedeva e non dava nulla perché ancora non aveva capito cosa voleva e cosa era disposto a dare lui stesso, e nell’attesa che gli si schiarissero le idee accettava come unica compagnia quella dell’albero di pesco.

, almeno fino a quando uno dei suoi allenamenti con Master Shifu non venne interrotto dall’oca Cheng che cercava proprio lui per “una visita importante”

Shifu lo lasciò andare e Shen seguì il messaggero dentro il palazzo, dove però sembrava non esserci nessuno.

 

“Ma chi può cercarmi?”

 

Dietro di se sentì un fruscio vagamente familiare.

 

:-Accidenti a te, quando la pianterai di mangiarmi i vestiti!-:

 

:-E tu quando tornerai ad indossare la seta? Questa stoffa non mi piace-:

 

La Divinatrice e Shen si squadrarono un momento, solo che mentre alla fine lo sguardo della Divinatrice si risolse in un sorriso bonario quello di Shen divenne una smorfia infastidita.

 

:-Perché sei venuta a cercarmi? Spero non solo per farmi notare quanto sia caduto in basso il mio abbigliamento-:

 

Lei non smise di sorridere.

 

:-Credimi, Shen, sei migliore adesso. Comunque sono qui per vedere come stai, e poi perché è da tanto che non ti predico il futuro. Non vuoi più sapere quale gloria ti attende?-:

 

Gli chiese rigirandosi tra le zampe il pezzo di stoffa strappata.

Shen la fulminò con lo sguardo.

 

:-Non prenderti gioco di me, chiaro? Mai!-:

 

:-Scusa, non volevo turbarti. Ma fidati se ti dico che è in arrivo qualcosa e che forse ti converrebbe sapere prima cos’è-:

 

“Forse mi conviene davvero, tanto che mi costa? Il lavoro lo fa lei!”

 

:-Stai cercando di mettermi in guardia? E va bene, allora credo che ti servirà anche una di queste-:

 

Le porse l’ala per lasciarle strappare una piuma e la capra sembrò sorpresa dal suo gesto.

Strappò la piuma e Shen seppe dominarsi invece di strillare come al solito.

 

:-Ah, Shen! Non hai idea di quanto significhi questo!-:

 

Prese una ciotola dal fagotto che aveva in spalla e si inginocchiò per terra.

Il brandello di stoffa e la piuma si sovrapposero un attimo prima che una manciata di polvere sprigionasse una nuvola di fumo.

A sua volta il fumo si contrasse e divenne prima un cuore pulsante e poi una copia esatta del suo guan dao.

 

:-Una ferita deve ancora guarire ed un debito deve ancora essere pagato. Presto ti sarà offerta la possibilità di pagare il tuo debito e solo quando lo avrai pagato potrai guarire-:

 

Il fumo si dissolse e Shen rimase a fissare la Divinatrice con un sopracciglio inarcato.

 

:-Non ho capito niente. Ti spiace spiegarti meglio?-:

 

La capra scosse la testa.

 

:-Mi dispiace ma non riesco a vedere più chiaramente di così. A proposito, cos’è che ho detto esattamente?-:

 

“Ma dai… ed io pure che mi faccio consigliare da una capra che perde  colpi!”

 

:-Hai detto che una ferita deve ancora guarire e che un debito deve ancora essere pagato, e che solo quando avrò pagato il mio debito potrò guarire. Ma che vuol dire?-:

 

:-Hum… allora, la ferita che ancora deve guarire è qualcosa che ti fa soffrire. Cos’è, Shen? Il tormento di non esserti sentito amato? La delusione per essere stato sconfitto? L’umiliazione di essere costretto a dipendere dai tuoi nemici?-:

 

Shen si sentì montare dentro una rabbia furiosa.

 

:-BASTA!-:

 

Esplose, e la sua voce rimbombò tra le pareti.

La capra non sembrò spaventata dal suo sfogo.

 

:-Visto? Sono ferite che bruciano ancora. Mi dispiace-:

 

Shen si sentì esattamente come quando gli aveva detto che i suoi genitori lo avevano amato.

Male.

 

:-Non. Osare.-:

 

La ammonì.

 

:-Shen…-:

 

:-No! Non una parola di più sulle ferite! Piuttosto dimmi qualcosa sul mio presunto debito. Sempre se è qualcosa di sensato, se no taci-:

 

Lei sospirò e scosse la testa rassegnata.

 

:-Neanche questo ti piacerà. Tu ne hai parecchi di debiti: che mi dici di Po che hai privato della sua famiglia? E di Master Rhino? Se i suoi allievi ce l’avessero con te non avrebbero ragione? Ed il lupo, il tuo fedele luogotenente, non avrebbe ragione di odiarti?-:

 

 L’allusione al capo lupo gli provocò una fitta di disagio.

 

:-Non ho modo di sapere cosa pensano i morti-:

 

Replicò secco.

 

:-Oh, no, in questo sei stato fortunato. Vedi, il lupo è vivo, solo con una cicatrice in più, e come è ovvio non vuole avere più niente a che fare con te-:

 

:-Ah-:

 

Non si sentì di aggiungere altro e tenne per se la punta di sollievo che provava.

 

:-Lo so che ti senti meglio ora, perché vuoi nasconderlo?-:

 

:-Mai una volta che tu ti faccia i dannati affari tuoi, giusto?-:

 

Replicò Shen stizzito.

 

:-Shen, per favore, perché sei così ostinato? Non vuoi provare ad essere qualcosa di diverso da un megalomane con zero empatia? Non devi vergognarti a mostrare qualche sentimento positivo ogni tanto, sai?-:

 

:-Perché tutti vi siete convinti che io voglia cambiare il mio modo di fare? Non è così, dannazione, io sono e resterò sempre un cinico bastardo individualista e non me ne vergogno minimamente!-:

 

Il suo intento era spaventarla o almeno fare sì che lo disprezzasse e lo lasciasse perdere, ma non aveva fatto i conti con la tenacia della capra.

 

:-Lo so che non te ne vergogni, ma a volte la solitudine ti pesa e prima o poi anche tu ti stancherai di regnare su un deserto di cenere. Spero solo che quando accadrà non sia troppo tardi-:

 

La divinatrice raccolse il fagotto ed uscì dalla stanza lasciandolo solo e arrabbiato con il mondo intero.

 

“All’inferno lei e tutti i suoi giochi di prestigio con il fumo! Io non ho nessun debito da pagare e nemmeno ferite da guarire! Saranno loro che le avranno se non mi lasceranno in pace!”

 

Uscì anche lui all’aria aperta e subito se ne pentì perché vide di nuovo la capra che parlava con maestro Shifu.

 

:-Allora, Divinatrice Yang, già ripartite?-:

 

:-Sì, Maestro, il mio compito qui è finito e…-:

 

La frase rimase in sospeso perché la Divinatrice si era bloccata ad ascoltare qualcosa che sentiva solo lei.

 

:-No! Maestro, devo restare qui ancora un po’, forse qualche giorno, potete ospitarmi?-:

 

Master Shifu sembrò sorpreso dall’improvviso cambio di progetto ma rispose ugualmente con cortesia.

 

:-Certo che potete restare, prego, da questa parte-:

 

Il panda rosso si diresse verso gli alloggi per mostrarle il suo, invece la Divinatrice si girò a guardare Shen ancora fermo sulla soglia.

Shen fu sorpreso di notare che nel suo sguardo c’era un’ombra di preoccupazione.

                   *

Non gli piaceva.

Passasse il panda, passassero i suoi amici chiassosi, passasse il Maestro ratto ma la Divinatrice proprio no!

In realtà la capra non gli aveva quasi più rivolto la parola, ma bastava la sua presenza per mettere Shen profondamente a disagio.

Durante la cena si sedette più lontano possibile da lei, cosa che però non lo mise al sicuro dall’essere oggetto ad un certo punto, di uno sguardo penetrante.

 

:-Sta arrivando-:

 

Disse la Divinatrice, e poco dopo dei passi affrettati nel corridoio segnalarono l’arrivo di un messaggero trafelato.

Era un colombo ed ebbe appena il tempo di lasciare cadere un rotolo di carta con un messaggio prima di accasciarsi sulla panca.

 

:-Master Shifu, vi porto un messaggio dagli abitanti di Quian Li… loro…-:

 

Shifu lo fermò con un gesto.

 

:-Ci racconterai tutto più tardi, adesso hai bisogno di mangiare qualcosa e riposare. E poi posso sempre leggere questo-:

 

Disse indicando la carta arrotolata.

Il colombo annuì visibilmente sollevato e si dedicò alla ciotola di spaghetti che il panda gli aveva messo davanti, gli altri intanto avevano smesso di mangiare ed aspettavano che il maestro dicesse loro di che si trattava.

 

:-È una richiesta di aiuto. Gli abitanti di Quian Li sono spesso attaccati dai banditi delle montagne e non possono difendersi  perché… perché i banditi hanno delle armi da fuoco-:

 

A quelle parole Shen si alzò con uno scatto ed uscì perché non voleva sentire altro.

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Cantuccio dell’autore

 

Scusate per il ritardo mostruoso, ma sapete com’è, prima la partenza per le vacanze, poi il caldo, poi il mare, poi la pigrizia, insomma, non riuscivo a produrre qualcosa di sensato, poi all’improvviso l’ispirazione ha bussato di nuovo alla mia scatola cranica ed io non ho dovuto fare altro che farla accomodare.

Poi faccio i soliti ringraziamenti a chi ha inserito la storia nelle preferite/seguite/ricordate… Ragazzi, ora che siete tanti ho quasi perso il conto!

Mando un grande abbraccio a tutti voi e ancora una volta chiedo perdono per quanto vi faccio aspettare ^^

 

                                                      Makoto

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Capitolo 14
*** Il filo del destino ***


Il filo del destino

 

 

Si era rifugiato sotto l’albero i pesco e si aggrappava al tronco come se fosse stata un’ancora di salvataggio.

Armi da fuoco.

Qualcuno aveva rubato la sua idea e se ne stava servendo mentre lui era bloccato là!

Per la rabbia spazzò la terra con un calcio e nel farlo colpì dolorosamente una radice che spuntava dal terreno.

 

:-Sai che non è la cosa giusta da fare, non è vero?-:

 

Ancora, di nuovo e come sempre quando era meno opportuno, ecco che spuntava la capra.

 

:-Lasciami in pace, va bene?! Non voglio vedere nessuno!-:

 

:-No! Adesso basta, Shen, mi devi ascoltare!-:

 

La Divinatrice batté il bastone a terra tanto per sottolineare il concetto come se avesse qualcosa di irrimediabilmente urgente da comunicargli.

 

:-Stai sbagliando tutto, Shen. Tu non sei scappato dalla stanza per vergogna ma perché il fatto che non sei tu ad usare quelle armi ti fa andare in bestia, non è vero?-:

 

“Tanto questa sa già tutto, perché dovrei perdere tempo a fare finta?”

 

:-E va bene, dannata capra, hai vinto tu! Io vorrei solo tornare al comando del mio esercito! Il panda e i suoi amici mi hanno ospitato e probabilmente si sono trattenuti almeno cinquecento volte dallo strangolarmi per tutto quello che hanno passato a causa mia, so che dovrei essere loro grato, ma in realtà l’unica cosa che vorrei è avere almeno una delle mie lame così da ricambiare la loro gentilezza con altrettanta cortesia, e sai che farei? Io per dimostrargli tutta la mia gratitudine li ucciderei in fretta, senza farli soffrire-:

 

Dopo aver sputato fuori tutto quanto si sentì decisamente meglio.

Shen sospirò.

 

:-È per quel messaggero che sei rimasta, non è vero? Tu sapevi che sarebbe arrivato. E quella storia dei banditi con le armi da fuoco ha a che fare con me e tu lo sai-:

 

:-Avrà a che fare con te solo se tu deciderai che deve essere così-:

 

:-Ah, quindi io posso anche decidere di far finta di niente e vivere in pace?-:

 

:-Non ho detto neanche questo-:

 

:-E allora quand’è che ti deciderai una buona volta a parlare chiaro? Se devi solo farmi arrabbiare e farmi venire mal di testa puoi tornartene da dove sei venuta!-:

 

:-Sembra quasi che tu mi stia chiedendo di dirti cosa fare. Non posso farlo, Shen, questo è il tuo destino ed io non posso decidere al posto tuo, posso solo metterti in guardia quando sento avvicinarsi un pericolo-:

 

Shen fece un sogghigno ironico.

 

:-Cos’è, adesso vuoi farmi credere che vuoi proteggermi?-:

 

Se ne pentì immediatamente perché la Divinatrice lo guardò di nuovo in quel modo che lui odiava, come se lo compatisse profondamente.

 

:-Sì, Shen, io sto cercando di proteggerti come ho sempre fatto da quando eri un pulcino. Ero la tua tata, ricordi? E che a te piaccia o no continuerò ad occuparmi di te-:

 

Lui fece una smorfia infastidita.

 

:-Basta così. Ora occupati di predire qualcosa e dimmi come potrebbe avere a che fare con me il messaggero-:

 

:-Non è così semplice, Shen. Ci sono delle armi da fuoco, quindi visto che tu che le hai costruite per primo ne conosci anche i punti deboli credo che Master Shifu ti chiederà di aiutare i suoi allievi che a loro volta aiutano quel villaggio. Ed anche il villaggio sento che è legato al tuo destino, ma non chiedermi in che modo perché questo proprio non lo so-:

 

“Pazienza, del villaggio non mi interessa niente, delle armi da fuoco invece sì… chissà che non mi riesca di assoldare questi banditi e fare di loro il primo nucleo del mio nuovo esercito”

 

:-No, Shen, no! Hai appena pensato una cosa che ti metterà in un mare di guai! Ma perché non capisci? Da quando sei qui hai visto che c’è un modo diverso di vivere, e lo hai anche apprezzato a momenti, anche se non lo ammetteresti neanche sotto tortura. Perché vuoi percorrere un cammino che ti porterà alla distruzione?-:

 

C’era sincera preoccupazione nel tono della capra, cosa che turbò Shen più di quanto avrebbe voluto ammettere.

 

:-Non darti tutta questa pena per me: io non sono più sotto la tua custodia da molto tempo, tata-:

 

Le rispose.

 

:-Questo lo so, ma io ti voglio ancora bene, per questo ti devo avvertire. Se non cambierai andrai incontro ad una brutta fine, e ne hai già avuto la prova una prima volta quando ci hai quasi lasciato le penne a causa della tua stessa arma, e adesso che il destino ti ha voluto regalare una seconda possibilità ti prego, non ci sputare sopra! In te c’è qualcosa di buono, io lo so, ma dovrai essere tu a dimostrarlo-:

 

:-Piantala! In me non c’è niente di buono! Quello che voi chiamate bontà è solo debolezza ed io non sarò mai debole!-:

 

Urlò Shen quasi spaventato.

Di fronte a lui la Divinatrice scosse la testa rassegnata.

 

:-Mi dispiace, Shen, io non posso fare di più per te. Posso dirti solo che entro l’alba di domani tu avrai fatto una scelta importante e se vorrai conoscere le sue possibili conseguenze… bè, sai dove trovarmi-:

 

La Divinatrice si girò e se ne andò, non prima di avergli lanciato un ultimo sguardo addolorato.

 

                    *

Era l’alba, bella e di un rosa pallido, che lo avvolgeva nell’aria fresca di rugiada.

Shen non era rientrato nella sua stanza per la notte e quando la stanchezza aveva avuto la meglio si era appisolato contro il tronco del pesco, con il risultato che al risveglio aveva tutto un fianco indolenzito.

 

:-Hai scelto una sistemazione un po’ scomoda, sei sicuro di stare bene?-:

 

“E adesso chi altro…? Ah, certo, il ratto”

 

:-Avevo bisogno di riflettere-:

 

Gli rispose semplicemente, e non era neanche una bugia.

 

:-Capisco. Bene, allora credo di doverti dare un altro argomento di riflessione-:

 

“Stai a vedere che la capra ha di nuovo ragione e questo vuole davvero chiedermi di lavorare con loro”

 

Diviso tra curiosità e stizza gli fece cenno di continuare.

 

:-Shen, tu sai che ieri sera abbiamo ricevuto una richiesta di aiuto da un villaggio che sta dall’altra parte delle montagne. Sono stati attaccati da banditi che usano armi da fuoco. Io volevo chiederti se tu saresti disposto ad aiutarci-:

 

Shen lo ascoltò e non rimase per niente sorpreso.

 

:-Magari hai pensato che siccome anche io ho costruito quel tipo di armi ne conosco i punti deboli-:

 

Shifu lo guardò palesemente sconcertato.

 

:-Sì, è esattamente così. So che è un impegno grave ma credimi, te lo sto chiedendo come favore, ci servirebbe davvero tanto il tuo aiuto-:

 

:-Non avete già il panda miracoloso? Ha affrontato e sconfitto un’intera flotta da solo, non credo che dopo questo saranno un problema un paio di banditi-:

 

Shifu lo guardò con un’espressione indecifrabile e si prese qualche secondo prima di rispondere.

 

:-Quello che ha fatto Po è stato straordinario, ma è stata ugualmente una cosa molto, molto pericolosa, ed io non voglio vedere mai più uno dei miei allievi esposto ad un rischio così grande, è per questo che vorrei trovare un modo di neutralizzare quelle armi prima che possano essere di nuovo usate su qualcuno-:

 

Shen distolse lo sguardo imbarazzato.

 

:-Sì, lo capisco. Allora io… io andrò con loro-:

 

Non lasciò al maestro il tempo di replicare e scappò subito a cercare la Divinatrice.

                 *

La trovò che già lo aspettava all’entrata del Palazzo.

 

:-E così hai fatto la tua scelta. Vieni, vediamo insieme cosa ti aspetta-:

 

Shen la seguì nella sua stanza e scoprì che aveva già preparato la ciotola.

Si sottopose al solito rito della stoffa e della piuma ed aspettò che il fumo gli mostrasse di nuovo il suo futuro.

Stavolta non si materializzò nessuna figura, invece dalle ceneri saliva un suono sommesso simile ad un pianto.

 

:-Hai scelto un cammino difficile, che ti porterà dolore ma che ti darà la possibilità di pagare un debito che ti pesa addosso da troppo tempo. Mi dispiace, ma se sceglierai di seguire questa strada dovrai essere pronto a rischiare la tua vita-:

 

In quel momento Shen si accorse che il lamento somigliava in modo impressionante alla sua voce.

 

:-Basta così!-:

 

Esclamò turbato.

In risposta il fumo rifluì tutto sul fondo della ciotola, poi in un secondo creò in aria la figura di un pavone dalle ali spiegate che si dissolse in una cascata di scintille.

Abbassò lo sguardo sulla Divinatrice e la sua espressione non lo rassicurò per niente.

 

:-È un rischio enorme, Shen, puoi sempre ripensarci-:

 

:-I rischi non mi spaventano, e poi ne ho già corsi tanti. Ormai ho deciso che andrò, e scommetto quello che vuoi che tu lo sapevi già che avrei deciso così-:

 

La Divinatrice fece un sorriso enigmatico.

 

:-E va bene, lo ammetto, sapevo che non saresti stato capace di stare ad aspettare, e adesso che siamo a questo punto credo che sia il momento di darti questi-:

 

Dal fagotto che si era portata la Divinatrice prese un involto più piccolo e lo consegnò a Shen.

 

:-È pesante, che ci hai messo dentro?-:

 

Chiese lui.

Gli era sembrato di sentire un familiare suono metallico.

 

:-Sono cose che ho conservato per un po’ di tempo in attesa che venissero di nuovo utilizzate. Aprilo solo dopo che sarò partita io, fidati, ho un buon motivo per chiederti di fare così-:

 

Shen fece un mezzo sogghigno, poi improvvisamente ridivenne serio.

 

:-Divinatrice, dimmi la verità, ci rivedremo?-:

 

Lei lo guardò con un misto di tenerezza e preoccupazione.

 

:-Non lo so, Shen, non lo so… ma probabilmente sì, se tu farai la cosa giusta-:

 

:-La cosa giusta? E qual è la cosa giusta?-:

 

:-Non è a me che devi chiederlo, chiedilo a te stesso. Il tuo cuore conosce già la risposta-:

 

Shen decise di rinunciare prima che con quegli enigmi gli venisse un serio mal di testa.

                 *

Più tardi, di sera, nella sua stanza Shen stava meditando se aprire l’involto o no.

La Divinatrice era partita, o meglio era sparita senza neanche salutarlo, quindi tecnicamente aveva il permesso di aprire quella cosa, ma d’altra parte aveva imparato a sue spese che la capra e tutto quello che aveva a che fare con lei era portatore di sciagure, almeno per lui, quindi quel fagotto lo preoccupava alquanto.

Alla fine si decise a sciogliere i nodi e quello che aveva davanti lo lasciò senza fiato.

I suoi speroni.

Tutte le sue lame da lancio.

Una veste di seta bianca.

Si cambiò in fretta e la indossò.

Quella veste gli ricordò tutto quello che era: un principe, un guerriero, uno che aveva sfidato il destino e che era pronto a sfidarlo ancora.

 

“Io sono Lord Shen della città dei Gong, e combatterò per riprendermi ciò che è mio!”

 

Poi lo sguardo gli cadde su un biglietto che doveva essere sfuggito dalle sue cose.

Era della Divinatrice.

 

“Ho pensato che ti servissero queste cose perché qualunque cosa accada è importante che tu sia te stesso.

 

Ps: Non volermene per lo strappo… stavo solo controllando la qualità della stoffa”

 

Shen si sentì gelare dal terrore.

 

“Oh, no! Vuoi vedere che…?”

 

Controllò rapidamente i bordi della sua preziosa veste di seta.

Sì, in un angolo c’era uno strappo a forma di morso.

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Cantuccio dell’autore

 

Ragazzi, questo è il capitolo più lungo che ho mai prodotto! Nove pagine e un rigo! Più che altro è lungo perché è pieno di dialoghi da fare invidia a Platone XD

Poi volevo ringraziare ovviamente e come sempre chi ha aggiunto la storia alle preferite, seguite o ricordate… ragazzi, ma quanti siete?!

Non importa, vi voglio bene tutti =)

 

                                                    Makoto

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Capitolo 15
*** Non è il tuo posto qui ***


Non è il tuo posto qui

 

La partenza era prevista all’alba.

Shen si prese tutto il tempo necessario per prepararsi e quando comparve alle spalle del gruppo preceduto dal ticchettio degli speroni di metallo quelli lo guardarono sbalorditi.

Avevano dimenticato chi era il principe vestito di seta bianca, e per un breve periodo lui stesso lo aveva dimenticato, ma ora era prontissimo a ricordare loro con chi avevano a che fare.

Attraversò il gruppo in silenzio e a testa alta, aspettando che qualcuno desse il segnale di partire.

 

“Ma che stanno aspettan… ah, certo!”

 

Master Shifu li raggiunse e li guardò a lungo prima di parlare.

 

:-Ascoltatemi, allievi. Io so che ognuno di voi ha capacità straordinarie, ma non posso nascondervi che sono preoccupato per voi e per quello che dovrete affrontare. Non mi piace essere sentimentale, ma visto che è quando rischiamo di perdere una cosa che questa ci appare più cara, credo che sia giusto ricordarvi ora che io considero ognuno di voi come un figlio. Spero di vedervi tornare tutti sani e salvi, per questo… buona fortuna. A tutti voi-:

 

Nel dire le ultime parole lo sguardo del maestro si posò con particolare intensità su Shen, che si sentì incredibilmente imbarazzato e distolse il suo.

Tutti i suoi propositi, tutta la sua ritrovata fierezza ora vacillavano per poche parole leggere come fiori di pesco.

 

“Adesso basta! Io non sono come loro! E presto, molto presto se ne accorgeranno”

 

                  *

Il suo piano era semplice: restare con i cinque, il panda ed il colombo che faceva loro da guida finché non avesse raggiunto le armi a fuoco, impossessarsene in qualche modo e dare loro una dimostrazione pratica di quanto poteva essere vendicativo un pavone con profonde ferite nell’orgoglio.

Certo, questo era il piano, poi però c’erano gli incidenti di percorso: c’era Tigress che gli aveva ceduto la sua coperta in una notte particolarmente fredda, c’era Mantis che gli aveva alleviato il dolore con l’agopuntura quando le ossa dell’ala che aveva rotta la prima volta avevano cominciato a fargli male per l’umidità, c’era Viper che insieme a Monkey lo aveva sorretto quando in un passaggio particolarmente ripido aveva rischiato di scivolare, e c’era Crane, che quando tutti gli altri lo assillavano troppo per sapere come mai fosse così taciturno gli aveva fatto capire che se voleva stare in pace era pure un suo diritto.

E poi c’era il panda, che ogni volta che gli chiedeva “Stai bene?” sembrava profondamente e sinceramente preoccupato per lui.

Ma nonostante questi incidenti quei tre giorni di cammino passarono in qualche modo, e la sera del terzo giorno arrivarono al villaggio di Quian Li.

Si trovarono davanti alla porta del villaggio sprangata perché era tardi e tutti gli abitanti dovevano essere già tornati dal lavoro nei campi, così Tigress si prese il compito di bussare.

 

:-Chi va là?-:

 

Rispose subito una voce profonda dall’interno.

 

:-Siamo i Cinque Cicloni ed il Guerriero Dragone. Siamo venuti per aiutarvi contro i banditi-:

 

:-Ah! Siete voi! Siate i benvenuti!-:

 

Seguì un po’ di sferragliare all’interno, poi la porta si aprì e lasciò intravedere il proprietario della voce.

A quel punto Shen maledì il suo destino come non aveva ancora fatto, perché dietro la porta di legno c’era un panda.

Non un panda minore come Shifu, proprio un panda bianco e nero, molle e morbido.

Come quelli che aveva affrontato tanti anni prima.

 

Strano… doveva essersene salvato solo uno di quei panda. Da dove salta fuori questo?”

 

Il guardiano ricambiò lo sguardo di Shen con un’espressione perplessa.

 

:-E lui…?-:

 

Chiese indicandolo.

 

:-È con noi-:

 

Si affrettò a spiegare Tigress, e gli altri annuirono convinti.

Il panda guardiano non sembrava per niente contento, ma non poteva mettersi contro sei maestri di kung fu e alla fine li fece entrare, poi richiuse le porte e li guidò subito alla casa del capo villaggio.

Passando tra le altre case Shen intravide attraverso le finestre di carta di riso delle sagome tozze e con orecchie tondeggianti.

 

“E questi? Potrebbero essere…? Ma no, saranno un’altra specie di orsi, non posso credere che siano panda!”

 

Tuttavia qualcosa gli diceva che, se la sua irrefrenabile arma era stata frenata contro ogni previsione, poteva anche essere che il suo sterminio dei panda non fosse riuscito poi così bene.

Non sapeva se il pensiero gli provocava rabbia per non aver fatto le cose come si deve proprio lui che era così perfezionista oppure sollievo perché così persone come la divinatrice avrebbero avuto meno motivo di rimproverarlo.

Il guardiano li giudò attraverso il villaggio fino ad una casa uguale alle altre tranne per la statua in bronzo di un drago che decorava l’architrave.

Entrarono senza bisogno di bussare ed il panda che aveva aperto loro le porte del villaggio li fece aspettare in una piccola anticamera mentre andava a chiamare il capo.

 

“Per favore… fai che non sia un altro panda!”

 

Poco dopo tornò e li invitò ad entrare.

La stanza era in penombra ed era rischiarata da lanterne di carta ocra e rosse. Davanti ad un braciere c’era la sagoma che dava loro le spalle  di qualcuno che sembrava immerso nella meditazione.

La figura non si mosse ma cominciò a parlare con voce profonda.

 

:-E così alla fine si è verificato esattamente quello che mi aveva predetto l’i’ching. Rivedere due persone. Entrambe le avevo viste l’ultima volta venti anni fa ed entrambe credevo che non le avrei riviste mai più, ma mentre una porterà grande gioia, l’altra porterà il ricordo di un’antica rabbia-:

 

Shen lanciò un’occhiata al panda chiedendosi se aveva capito.

Perché lui aveva capito benissimo il senso di quelle parole: le uniche due persone che corrispondevano a questa descrizione erano proprio lui e il panda, quindi, quello che stava parlando doveva essere quel panda che tanti anni prima aveva difeso il suo cucciolo dai lupi.

E che gli aveva procurato le cicatrici sulle zampe.

Infatti subito dopo la massiccia figura si alzò e si voltò verso di loro.

 

:-Ho atteso tanto tempo. Lasciati guardare figlio mio-:

 

Po sgranò gli occhi, poi finalmente sembrò arrivare a comprendere.

 

:-P… papà…?-:

 

Il panda più anziano sorrise ed annuì.

 

:-Papà!-:

 

Shen non riuscì a guardare mentre i due si abbracciavano, era una cosa che lo metteva troppo a disagio.

Abbassò lo sguardo desiderando ardentemente di diventare invisibile.

 

:-Quanto a te…-:

 

Shen capì immediatamente che stava parlando con lui.

 

:-Ti voglio fuori da qui immediatamente!-:

 

Esclamò il capo.

Sì, in fondo se lo aspettava, ma non aveva intenzione di tirarsi indietro.

E soprattutto nessuno poteva permettersi di cacciarlo in quel modo!

 

:-Non posso andarmene. C’è una cosa che devo fare-:

 

Gli rispose deciso.

 

:-E cos’è che devi fare? Distruggere di nuovo il mio villaggio? Rimettere a fuoco quello che abbiamo ricostruito con fatica in tanti anni? No, non te lo permetterò!-:

 

Shen maledisse di nuovo i panda, la Divinatrice, Master Shifu che gli aveva chiesto di partire e soprattutto maledisse il suo destino.

 

:-Non voglio distruggere niente, io sono qui per aiutarvi-:

 

Tentò di nuovo.

Il panda lo guardò con uno sguardo talmente intenso che Shen si sentì improvvisamente intimidito.

 

:-Non mentire. Io non so per quale ragione sei qui, ma certamente non è aiutare noi, e adesso vattene dal mio villaggio-:

 

Shen avrebbe voluto rispondere qualcosa, una cosa qualunque, ma non sapeva cosa.

Quello che aveva detto il panda era vero, che non gliene importava niente di aiutare quel villaggio, e se anche avesse provato a negare avrebbe finito per mentire di nuovo ed il panda lo avrebbe capito.

No, non poteva rischiare di compromettersi.

 

:-Avrete bisogno di me. Vedrete-:

 

Gli disse cercando di mantenere la voce neutra, poi si girò e uscì dalla casa del capo.

Per un po’ camminò sotto la luce della luna ed osservò le sagome attraverso le finestre esagonali di carta.

La maggior parte erano famiglie sedute a tavola, alcune più numerose, altre di sole tre persone. In una c’era una mamma che stava imboccando il suo cucciolo.

Di nuovo si sentì maledettamente a disagio e distolse in fretta lo sguardo.

 

“Che mi sta succedendo? Non dovrebbe essere così. Io non dovrei provare niente per loro. Io non ho mai provato… rimorso”

 

Si fermò al limitare del villaggio, proprio al confine con le risaie.

Accanto a lui scorreva un canale che irrigava i capi e poco lontano c’era il pozzo, probabilmente quello da cui prendevano l’acqua potabile.

Osservò lo scintillio dell’acqua sotto la luna e per un po’ cercò di calmarsi ascoltando il mormorare sommesso del canale.

 

“Che devo fare? Quel panda, il capo villaggio, ha visto giusto. Non mi accetteranno mai… e hanno ragione”

 

Dovette ammettere con se stesso.

All’improvviso sentì che ne aveva abbastanza di tutta quella situazione.

Era stanco di mentire, di arrovellarsi, forse era stanco persino di essere se stesso.

In quel momento desiderò non essere mai partito, così magari in quel momento sarebbe stato seduto sotto l’albero di pesco a guardare il paesaggio della Valle della Pace piuttosto che in quel villaggio dove tutto lo faceva sentire a disagio e fuori posto.

Clonk!

Un rumore lo fece voltare rapidamente verso il pozzo.

Sotto la luce della luna c’era una cucciola di panda che lo osservava a bocca aperta e ai suoi piedi rotolava un secchio di bambù.

Doveva essere stato quello che aveva fatto rumore cadendole dalle mani.

Shen non sopportava quello sguardo fisso su di se.

 

:-Che hai da guardare?-:

 

Le chiese sgarbato.

 

:-Scusa, signore, anche la mamma mi dice sempre che non sta bene fissare le persone, ma non ho potuto farci niente-:

 

:-Non avevi mai visto un fantasma, eh?-:

 

Sogghignò Shen.

 

:-Tu non sei un fantasma, i fantasmi fanno paura-:

 

:-Oh… e allora perché mi fissavi?-:

 

:-Perché non avevo mai visto nessuno bello come te-:

 

Shen tacque imbarazzato.

Si era sentito definire in molti modi per il suo colore, da inquietante a singolare, ma mai nella sua vita aveva sentito dire qualcuno che era bello.

In realtà si era sempre sentito affascinante come era ovvio per la sua natura di pavone ed aveva sempre cercato di convincersi che erano gli altri a non saper vedere la sua bellezza, e quindi era giusto che lui li odiasse, ora però quella cucciola di panda veniva a sgretolare un’altra delle sue certezze

 

:-Sono belle queste penne sulla coda! Tu sei un pavone, vero?-:

 

Shen ignorò la domanda perché era completamente immerso in un vortice di pensieri.

 

“Chissà quale dei suoi parenti ho ucciso? Forse suo nonno? O sua nonna? O magari i fratelli e le sorelle di suo padre… o di sua madre? Forse i suoi genitori portano le mie cicatrici…

 

Sì sentì mancare il fiato.

 

:-Signore, stai bene?-:

 

Gli chiese la piccola.

Shen boccheggiò. Stava bene? No, stava malissimo, non era mai stato peggio in vita sua.

 

:-Sì… no… io… come ti chiami?-:

 

Improvvisamente aveva sentito il bisogno di sapere qualcosa di lei.

 

:-Io mi chiamo Peonia, signore, e tu?-:

 

:-Io sono… Shen-:

 

Aveva pronunciato il suo nome come se fosse quello di un estraneo.

 

:-Peonia! Cosa ci fai fuori di casa a quest’ora?-:

 

La voce era quella del padre di Po.

 

:-Oh, buona sera, zio! Ero uscita a prendere l’acqua dal pozzo ed ho incontrato il nostro ospite-:

 

Il vecchio panda trasalì a quelle parole.

 

:-Il nostro ospite… sì… va bene, Peonia, adesso torna dentro. Tua madre starà ancora aspettando l’acqua per cucinare-:

 

La cucciola riempì di nuovo il secchio, poi li salutò con un inchino e trotterellò verso casa.

Shen rimase in silenzio e ad occhi bassi preparandosi ad un’altra invettiva contro di lui, invece quando il panda gli parlò la sua voce era stranamente pacata.

 

:-E così mia nipote Peonia ha detto che sei nostro ospite. Sarà come dice lei. I bambini hanno un cuore puro e sanno giudicare con occhi non velati dall’odio Bene, puoi restare, ma ricorda… ti tengo d’occhio-:

 

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Cantuccio dell’autore

 

Salve! Intanto chiedo perdono per l’immenso, indegno ed abominevole ritardo *inchino* e ringrazio tutti quelli che hanno ancora la pazienza di seguire la storia. Scusate, cercherò di non farlo mai più.

Ora però passiamo alle cose serie! So che il titolo ha fatto smuovere qualche rotellina nel vostro cervello, riuscite a ricordare dove avete già sentito quella frase?

Esatto! È quello che Tigress dice a Po nel primo film! Bravi, avete vinto la pergamena del drago XD

A parte gli scherzi ho una segnalazione da fare: c’è su fan fiction.net una bellissima fiction su Lord Shen che vi consiglio vivamente di leggere.

E poi è in inglese, così fate anche un po’ di esercizio in lingua straniera (che serve sempre) ed i vostri genitori non si possono lamentare che state al computer solo per fare boiate!

Si intitola “Redeeming light” e l’ autore è Cryssy Miu

Ecco, questo è il link di Fanfiction.net: http://www.fanfiction.net/s/7058514/1/Redeeming-Light

 

E questo è il link di DeviantArt: http://browse.deviantart.com/?qh=§ion=&q=redeeming+light+prologue#/d3i8th0

 

Inoltre tra le segnalazioni c’è questo video su You Tube:  http://www.youtube.com/watch?v=MNSqsO06zZo

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Capitolo 16
*** Da che parte stare ***


Da che parte stare

 

Shen seguì il padre di Po in silenzio lungo la strada del ritorno fino alla casa, dal cui interno provenivano le voci dei guerrieri kung fu che facevano i complimenti alla cucina del panda.

Sembrava tutto così semplice, così normale. Una casa, una famiglia.

 

:-Non voglio farvi del male-:

 

Disse all’improvviso.

Il panda lo guardò come se lo stesse attentamente valutando e Shen rimase fermo sotto quello sguardo.

Non stava mentendo e sperava che il panda lo capisse.

 

:-Forse no-: Disse quello lentamente :- Vedremo. Per il momento raggiungi i tuoi compagni e ringraziali perché se ho deciso di farti restare è anche merito loro che mi hanno assicurato che non sei una minaccia-:

 

Shen trasalì a sentire dire “I tuoi compagni”.

 

:-Io… io rientrerò più tardi-:

 

Brontolò piano.

Il panda gli restituì un’alzata di spalle.

 

:-Fai un po’ come credi. Resta pure fuori sulla veranda tutta la notte se ti pare. E, a proposito, io mi chiamo Lao-:

 

Shen non stette neanche a guardarlo che rientrava.

Si appollaiò sui gradini che portavano in casa e rimase a riflettere sulla sua nuova situazione.

Si sentiva spaccato in due più che mai: da un lato non voleva rinunciare a dimostrare di essere il più forte e l’idea di riappropriarsi delle sue armi e di ricostruire un esercito era un richiamo irresistibile per il suo orgoglio, dall’altro però non poteva fare a meno di ripensare alle parole della Divinatrice.

 

“Da quando sei qui hai visto che c’è un modo diverso di vivere, e lo hai anche apprezzato a momenti, anche se non lo ammetteresti neanche sotto tortura”

 

Era vero, era dannatamente vero!

Shen se ne accorgeva solo in quel momento: da quando era arrivato al Palazzo di Giada e Shifu lo aveva rassicurato sul fatto che nessuno avrebbe mai usato una sua debolezza contro di lui, qualcosa aveva cominciato a cambiare.

Sapere che non volevano fargli del male gli aveva tolto di dosso il peso enorme di doversi sempre guardare le spalle.

Era paradossale che non si fosse mai sentito tanto al sicuro come in quei giorni in cui era stato più a stretto contatto con i suoi “nemici” ed ancora più paradossale era il fatto che lui non si fosse accorto di quel cambiamento perché era troppo impegnato a detestarli.

Cercò di immaginare come sarebbe stato se avesse davvero accettato di far parte del loro gruppo.

Certo, avrebbe dovuto rinunciare per sempre ai suoi progetti di conquista e non avrebbe mai avuto la gloria che aveva rincorso per tanti anni, ma in cambio forse avrebbe avuto degli… amici?

Anche quella era una cosa nuova: quando mai gli era importato di avere amici?

Sbuffò contrariato.

Per di più in quella vallata dannatamente umida le sue ossa cominciavano a protestare e l’ala gli faceva di nuovo male.

 

:-Ah, eccoti qui. Cominciavamo a credere che ti fossi perso-:

 

Shen rischiò di cadere.

Decisamente non si sarebbe mai abituato al fatto che la tigre gli scivolasse silenziosamente alle spalle.

Decise di rigirarle la domanda con tono acido.

 

:-Che mi fossi perso o che fossi scappato?-:

 

La tigre scosse la testa con un mezzo sorriso, poi invece di andarsene e di lasciarlo solo con il suo veleno scese due gradini e si sedette accanto a lui.

 

:-No, non credevamo che fossi scappato-:

 

Gli rispose stranamente calma.

Shen pensò che in fondo non aveva senso essersela presa con lei.

 

:-Lascia perdere, è che sono nervoso, va bene?-:

 

Lei annuì comprensiva.

 

:-Sì, capisco. Non è quello che ti aspettavi.-:

 

:-No, decisamente non lo è-:

 

Ammise Shen.

Non aveva intenzione di parlare del suo “debito da pagare”.

Non ancora almeno.

Però era il momento giusto per chiarire un’altra cosa.

 

:-Perché mi avete difeso con il capo villaggio? Insomma, sembrava decisissimo a cacciarmi, perché non glielo avete permesso?-:

 

:-Non volevamo che ti cacciasse. Ormai fai parte della nostra squadra-:

 

Anche lei ci si metteva adesso!

Lo avevano praticamente adottato senza che lui lo avesse richiesto!

E la cosa gli dava un senso di… sicurezza?!

 

:-Ma qui! Io! L’ultima volta che ho visto questi panda ho provato a sterminarli!-:

 

:-E adesso invece sei qui per aiutarli. Stai facendo la cosa giusta, perché il tuo cuore è così pieno di dubbi?-:

 

Shen non sapeva che rispondere.

Sicuramente la tigre non immaginava neanche che fino a poche ore prima di entrare nel villaggio lui stava pensando proprio a come liberarsi di loro.

Nel senso più fisico e letterale del termine.

 

:-Come fai a sapere che… perché vi fidate di me?-:

 

Tigress non rispose subito, come se stesse cercando le parole adatte.

 

:-Non lo so neanche io. All’inizio ti abbiamo accettato solo perché ce lo aveva detto Po. Sinceramente dopo quello che avevi combinato con quelle armi io non avrei sprecato neanche una parola per difenderti, ma lui credeva che dovessimo provare a vedere se c’era almeno una briciola di bontà in te prima di condannarti, e adesso credo che ne sia valsa la pena. Abbiamo fatto bene a fidarci di Po. E di te-:

 

Rimasero per un po’ in silenzio, ognuno immerso nei suoi pensieri.

Fiducia. Era tutto lì: Lao si era fidato dei maestri kung fu, i maestri kung fu si erano fidati del panda ed il panda per qualche strana ragione aveva deciso di fidarsi di lui.

Anzi, Shen sapeva perfettamente perché il panda aveva voluto dargli quell’opportunità: aveva visto un dolore che Shen nascondeva anche a se stesso mascherandolo con rabbia ed odio.

Adesso che vedeva chiaramente da cosa stava scappando vedeva chiaramente anche qual’era l’unico possibile rifugio.

Fece un respiro profondo prima di cominciare a parlare.

 

:-Ti ricordi sulla nave, quando mi hai detto che ero un vigliacco?-:

 

:-Ah, quello? Bè, io intendevo…-:

 

Shen la fermò con un gesto.

 

:-So perfettamente cosa intendevi. E… avevi ragione-:

 

Ignorò lo sguardo sorpreso di Tigress e continuò.

 

:-Di cose da vigliacco ne ho fatte tante. Ma ora basta. Sono qui per difendere questo villaggio proprio come voi. E… Tigress… grazie per avermi dato fiducia-:

 

Alla fine lo aveva fatto.

Per la prima volta da tantissimo tempo aveva trovato il coraggio di parlare sinceramente.

Ed era anche la prima volta che chiamava uno dei suoi “compagni” per nome.

Tigress nascose un sorriso un po’ imbarazzato.

 

:-Bè, che ne dici, rientriamo adesso?-:

 

Chiese Shen prima che la situazione diventasse troppo imbarazzante.

Si alzò ed aspettò che Tigress facesse altrettanto.

 

:-Perché ti stringi l’ala in quella maniera? C’è qualche problema?-:

 

Gli chiese lei.

Shen si rese conto che con l’ala sinistra stava stringendo forte la destra all’altezza della frattura.

 

:-Ah, questo… no, non è niente, è solo la ferita di tre mesi fa che ogni tanto mi fa un po’ male-:

 

Poi aggiunse come parlando tra se.

 

:-Credo che quest’ala non guarirà mai come si deve-:

 

:-Mi dispiace, Shen-:

 

Lui si limitò a scrollare le spalle.

 

:-In fondo me la sono cercata, lo sai anche tu. Mi sento già molto fortunato ad essermela cavata così-:

 

Però Tigress aveva detto “mi dispiace” in modo sincero, e l’idea che lei potesse in qualche modo tenere a lui gli provocava una sensazione nuova, strana ma non sgradevole.

Intanto erano arrivati davanti alla porta di carta di riso da dove provenivano le voci degli altri.

La carta di riso che ricopriva l’intelaiatura funzionava come un sipario delle ombre cinesi e la sagoma di ognuno di loro era perfettamente stagliata contro la luce.

Crane, Monkey, Viper, da qualche parte Mantis anche se era difficile distinguerlo dalle suppellettili del tavolo e… Po.

Per la prima volta Shen associava le sagome ai loro nomi con naturalezza.

Tigress fece scorrere il pannello ed entrò.

All’interno li accolse un silenzio carico di aspettativa.

 

:-Hei! Non avrete già mangiato tutto, vero?-:

 

Chiese Tigress per scherzo, per sciogliere un po’ la tensione.

Po raccolse subito la sfida.

 

:-Ovvio che non vi abbiamo lasciato niente! Sai com’è, chi tardi arriva…-:

 

:-… mangia tutte le tue provviste!-:

 

Gli rispose lei ridendo.

 

:-No, eh? Gli azuki dolci no!-:

 

:-Oh, sì! Gli azuki dolci sì! Non è vero, Shen?-:

 

Non se lo aspettava, non si aspettava di essere coinvolto in un gioco.

Ci pensò un attimo.

 

:-Io dico… di andare a cercarli! Sai, ho piuttosto fame-:

 

Era una cosa stupida, dannatamente stupida, ma… Tigress continuava a reggergli il gioco.

 

:-Bene, allora con permesso, noi andiamo a dare fondo alle provviste di Po-:

 

Tigress si voltò come per andare veramente alla ricerca degli azuki dolci, lentamente, con calma studiata.

All’improvviso il panda esclamò.

 

:-E ve bene, va bene, mi arrendo, c’è qualcosa anche per voi! Ravioli al vapore, siete contenti? E adesso alla larga dalle mie scorte personali!-:

 

Tutto si stava risolvendo in una simpatica schermaglia, e Shen non si sentiva più fuori posto.

Si sedette e mangiò con loro senza stare a disagio.

In effetti cominciava a sentirsi quasi a casa, e allora perché non dirlo? Perché non chiarire una volta per tutte la sua posizione ed essere sincero con loro come loro lo erano stati con lui?

Sentiva di doverglielo in qualche modo, se voleva davvero entrare in quel gruppo.

 

:-Hem… posso dire una cosa?-:

 

Immediatamente calò il silenzio e Shen si pentì un po’ di aver richiamato tutta quell’attenzione su di se, ma doveva assolutamente.

Era un punto di non ritorno.

 

:-Io vi volevo dire che… insomma… siete stati gentili con me. È inutile fare finta di niente, io ho tentato di farvi a pezzi a colpi di arma da fuoco e per questo avrei meritato… bè, non so cosa, ma non è questo i punto. Il punto è che voi mi avete aiutato ed io ve ne sono grato, e quindi, adesso che tocca a me, intendo fare la mia parte fino in fondo per aiutare voi e questo villaggio. Ve lo prometto-:

 

Si guardò intorno. Tutti lo fissavano allibiti.

No, non andava assolutamente bene!

 

:-Bè, dite qualcosa almeno! Io ho fatto uno sforzo enorme per dire queste cose, sapete?-:

 

Ancora nessuna risposta.

Shen chiuse gli occhi e desiderò ardentemente scomparire sotto terra.

 

“Lo sapevo, dannazione! Mi sono reso maledettamente ridicolo!”

 

Sentì un movimento dietro di se ma si rifiutò di guardare.

Forse sarebbe stato meglio farlo perché almeno sarebbe stato preparato.

Si trovò avviluppato in una massa pelosa e soffice, che a giudicare dalla stazza poteva essere solo…

 

:-Panda! Che stai facendo?!-:

 

Non poteva essere vero! Da qualche parte la voce di Monkey pronunciò un paio di parole terrificanti.

 

:-Sì! Abbraccio di gruppo!-:

 

:-No! No, vi prego, non lo fate!-:

 

Implorò Shen, ma da sotto tutta quella pelliccia gli altri non poterono sentirlo, o meglio fecero finta di non sentirlo, e lui si trovò al centro della più disorientante, assoluta, imbarazzante manifestazione d’affetto che avesse mai ricevuto.

 

:-Ok, ragazzi adesso basta, lasciatelo respirare!-:

 

L’unica dotata di un po’ di contegno sembrava Tigress, anche se Shen era certo che anche lei avesse partecipato.

Quando lo lasciarono andare era tutto rosso ed imbarazzato oltre quello che avrebbe mai potuto dire, ma non si sentiva umiliato.

Si sentiva… a posto.

 

:-Outch!-:

 

Esclamò all’improvviso. Un’altra fitta all’ala.

 

:-Ma perché c’è tanta umidità da queste parti?-:

 

Si lamentò esasperato.

Mantis intanto si era posato sull’ala e aveva cominciato ad esaminarla perché ormai sapeva, come Shen del resto, che quel fastidio se lo sarebbe portato a vita come un marchio.

 

:-Non è tanto grave, vedrai che un po’ di agopuntura ti rimetterà in sesto. Vai a sederti, io intanto prendo gli aghi-:

 

Shen si limitò ad annuire, e quando si ritirarono nelle stanze che Lao aveva fatto sistemare per loro, una per i ragazzi e l’altra per le ragazze, aspettò paziente che Mantis preparasse tutti i suoi strumenti.

Come previsto l’agopuntura ebbe i suoi effetti, ma non solo sul piano fisico.

 

:-Se sei stanco mettiti pure a dormire, io posso lavorare lo stesso-:

 

Gli disse Mantis.

 

:-Davvero? Bè, sì, in effetti… fai tutto tu, io sono esausto!-:

 

Più che abbassare la testa sotto l’ala sinistra la lasciò cadere a peso morto e quasi subito si trovò sospeso nel limbo tra sogno e veglia in cui era libero di lasciar vagare la mente.

Mentre Mantis lavorava e Shen sentiva il dolore scemare, ripensava a tutto quello che gli era successo, ed a proposito di “ferite” aveva l’impressione che non solo la mantide, ma tutti loro stessero curando qualcosa di più profondo e doloroso. Uno strappo annidato tra le pieghe più intime del suo essere si stava lentamente rimarginando.

Era strano, si sentiva meglio e più al sicuro in quella situazione in cui erano pochi e potenzialmente in pericolo che quando comandava un’armata di centinaia di lupi.

Si sentiva finalmente accettato, forse persino amato, e promise a se stesso che avrebbe fatto di tutto per non tradire la promessa che aveva fatto, di combattere al loro fianco.

Il vecchio progetto di riappropriarsi delle armi? Ormai gli sembrava estraneo e lontano, come avvolto dalla nebbia, ed averci rinunciato lo faceva sentire come se si fosse liberato di un peso inutile.

Ora che aveva deciso da che parte stare si sentiva libero.

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Cantuccio dell’Autore

 

Scusate, merito davvero di finire rinchiusa nel barattolo dei sottaceti (Tigre Rossa sa di cosa parlo)

 

Per farmi perdonare ecco due regalini per voi (sì, lo so, si chiama corruzione XD) : un video che io ho trovato molto carino Kung Fu Panda “Bells of  Notre Dame”  http://www.youtube.com/watch?v=YEQPonc3aIM

 

Ed una canzone che secondo me si adatta troppo a Shen (in questa fiction): What I’ve done    http://www.youtube.com/watch?v=VFvgqjSTKbY

 

Altra cosa: se c’è qualcosa che non vi piace, qualche errore di battitura, qualche altra cosa che vi suona strano, ditemelo, ok? Capita di fare qualche patacca quando si lavora da tempo su una cosa e anzi se mi aiutate a correggere mi fate un favore.

 

Bene, adesso posso salutare, grazie ancora per aver letto

 

                                          Makoto

 

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Capitolo 17
*** L'arte della guerra e della strategia ***


L’arte della guerra e della strategia

 

Era meglio mettersi al lavoro.

Shen tornò rapidamente e con naturalezza al ruolo di principe che dominava il campo di battaglia così come era tornato con naturalezza alla veste di seta e agli speroni.

Esaminare la situazione nei minimi dettagli per trovare il modo di arrivare alla vittoria con il minore sforzo possibile era semplicemente parte di lui come il fatto di essere albino, solo che adesso stava cercando di usare questa sua caratteristica per fare qualcosa senza tornaconto, e quello decisamente non era parte della sua natura.

La sera del loro arrivo avevano potuto riposare, ma già dal mattino dopo cominciarono dei veri e propri consigli di guerra, in cui Shen fece un sacco di domande a Lao e agli anziani del villaggio.

Erano in cinque, oltre al padre di Po, e quando Shen stava seduto al tavolo con loro poteva sentire chiaramente su di sé uno strano misto di paura, rabbia, rifiuto ed una punta di curiosità.

Gli sembrava di sentire nell’aria i loro pensieri “Sarà vero che è qui per aiutarci? O sta architettando qualcosa per distruggerci definitivamente”

L’unica cosa che garantiva per lui era la parola del guerriero dragone e dei cinque maestri di kung fu, e lui non aveva nessuna intenzione di tradire quella parola.

Stava sotto i loro sguardi a disagio, sì, ma non spaventato, perché ormai non aveva più niente da nascondere.

Si fece dare più informazioni possibile sui nemici che avrebbe dovuto affrontare, e alla fine di ogni incontro c’erano sempre più dettagli che formavano nella sua mente uno schema ben preciso.

La banda da briganti era formata da cinghiali, erano una ventina ed attaccavano il villaggio una volta ogni mese o due, ed il loro metodo era sempre lo stesso: sfondavano le porte a colpi di armi da fuoco, sbaragliavano senza problemi la debole resistenza di quel gruppo di contadini ed entravano nelle case, ma senza lasciarsi andare a saccheggiare tutto, il loro obbiettivo era un altro: i loro piccoli.

Bastava che riuscissero a prendere in ostaggio un paio di cuccioli di panda e gli adulti smettevano immediatamente di opporre resistenza, ed il capobanda poteva ordinare loro tutto quello che voleva, che in genere era consegnare le provviste di cibo e gli oggetti preziosi.

Non che oggetti preziosi ce ne fossero molti, perché quello era un villaggio di gente semplice, ma quel poco che avevano lo sacrificavano senza esitazione per i loro figli.

Shen evitò accuratamente di esprimere il suo parere su quella strategia, perché era certo che non avrebbero apprezzato il sentirsi dire che i banditi avevano escogitato un ottimo metodo.

Scopri i punti deboli del tuo avversario ed usali contro di lui.

Chiaramente i legami affettivi verso i cuccioli erano il punto debole dei panda che già una volta si erano visti quasi sterminati, e fare leva su quelli era un metodo rapido ed efficace per piegare gli altri.

Gli venne in mente Peonia, la piccola che involontariamente aveva convinto Lao a lasciarlo rimanere al villaggio, e si chiese se lui avrebbe provato qualcosa nel vederla minacciata.

La risposta gli arrivò sottoforma di un dolore acuto tra le costole.

Lui voleva proteggerli.

Dopo quattro giorni era pronto per esporre la sua strategia.

 

-Voi lascerete questo villaggio-

 

Come era prevedibile un coro di disapprovazione lo accolse già dalla prima frase.

 

-Noi non abbandoneremo mai il nostro villaggio!-

 

-Ci abbiamo messo tanto impegno per ricostruirlo e tu non riuscirai a portarcelo via!-

 

Quell’accusa lo offendeva profondamente e gli fece perdere la pazienza che già di norma non aveva.

 

-Voi farete quello che dico io se non volete…-

 

-Aspettate!- si intromise Tigre -Nobili anziani, per favore, finite di ascoltate la proposta di Shen-

 

L’atmosfera rimase comunque tesa, ma nessuno lo interruppe più.

 

-Voi dovete lasciare questo villaggio perché chiusi qui dentro siete troppo vulnerabili, in particolare i cuccioli. Andate via, sulle montagne, e restateci tutto il tempo necessario. Noi resteremo qui ad aspettare la banda di briganti. Quando arriveranno troveranno qualcuno in grado di combatterli-

 

Ancora percepiva mormorii di disapprovazione, ma in fondo la sua strategia aveva un senso logico: i panda non sapevano combattere, era un dato di fatto, quindi la cosa migliore era che si mettessero al sicuro e lasciassero fare a loro.

 

-E come farete a sconfiggerli? Loro sono in venti ed hanno le armi che sputano fuoco, mentre voi siete in sei e siete a mani nude-

 

-Non siamo a mani nude! Siamo armati di giustizia, onore, volontà… cos’altro diceva Shifu?-

 

Shen non sapeva se ridere o essere infastidito dall’ennesima inettitudine del panda.

Un silenzio pesante era calato attorno al tavolo, con tutti che guardavano Po con espressioni scettiche, a parte Tigre che avrebbe potuto farlo a pezzetti.

Shen decise di aiutarlo.

 

-Il nostro vantaggio è che conosciamo… che io conosco quelle armi. So quali sono i loro punti deboli e posso sabotarle. Da voi ho bisogno solo che stiate lontano-

 

-Così esponiamo ugualmente il villaggio al rischio di essere distrutto-

 

All’ennesima, inutile opposizione di Lao, Shen esplose senza controllo.

 

-Se sarà distrutto lo ricostruirete! Se invece morirete tutti come bestie al macello non ci sarà miracolo salverà la vostra specie questa volta!-

 

Tacque ansimante e arruffato, tutti gli sguardi sgomenti puntati su di lui.

Fu certo che anche i Cinque cicloni adesso lo vedevano come quando era stato loro nemico.

 

-Adesso ascoltatemi. Io voglio aiutarvi ma voi dovete permettermelo. Se non vi fidate di me posso capirlo, ma mettetevi bene in testa che io sono l’alternativa migliore che avete. L’unica. Se non vi va bene abbandonare il villaggio allora restate e moriteci dentro, ma rimpiangerete di non avermi dato ascolto-

 

-Per te è facile parlare. Da quello che ho sentito tu preferisci demolire edifici piuttosto che costruirli, quindi non posso pretendere che tu comprenda il valore di quello che siamo riusciti a ricostruire-

 

Lao era di nuovo arrabbiato con lui, e se non fosse riuscito a calmarsi… Shen non riusciva ad immaginare cosa sarebbe successo.

 

-Hai ragione, io preferisco demolire le cose. Non me ne importa nulla degli edifici perché una costruzione non è altro che mattoni, legno e malta, le persone sono quello che sono. Po è il guerriero dragone anche quando si trova lontano dal palazzo di Giada, io sono Lord Shen, principe della città dei Gong anche se ho distrutto il trono di mio padre e demolito a cannonate il palazzo della mia famiglia. Voi non avete ancora capito di essere in guerra e che dovrete sacrificare comunque qualcosa. Sacrificate il villaggio o sacrificate i vostri figli. Pensateci bene e comunicatemi la vostra decisione-

 

Lasciò il tavolo ed uscì dalla stanza ignorando i guerrieri che lo richiamavano indietro.

Aveva detto esattamente tutto quello che doveva dire, adesso non poteva fare più niente.

Nell’aria chiara del mezzogiorno i colori di quell’angolo di mondo risaltavano puri ed ancora più belli nella loro semplicità.

Verde dei campi, azzurro del ruscello, rosso della lacca con cui erano dipinti gli architravi di legno.

Il punto non era che lui non desse valore a quelle cose, solo riusciva a rendere il loro valore relativo alla situazione.

I panda che gli passavano davanti lo scrutavano con curiosità, ma bastava un suo sguardo a farli scappare via.

Sapeva come dovevano vederlo: un fantasma.

Il cattivo uscito dalla favola, un demone che diceva di volerli aiutare ma di cui non si fidavano.

Tutta la situazione lo stizziva oltremodo.

E se lui non avesse potuto fare niente per quel villaggio? E se non avesse compiuto la profezia?

Doveva pagare un debito. Era chiaro che doveva proteggere quei panda come una volta aveva cercato di distruggerli, gli sembrava quasi giusto che fosse così. E allora perché diavolo non glielo permettevano! Che accidenti pretendevano di più?

Più che sentirne il fruscìo avvertì la sua presenza con il suo sesto senso affinato in anni di combattimenti.

Vipera lo aveva raggiunto e si era arrampicata su uno steccato per essere alla sua altezza.

 

-Pensavi davvero le cose che hai detto?-

 

-Ha importanza?-

 

-Molta-

 

-Sì, lo penso. Sono convinto che mandarli via sia la soluzione migliore, perché comunque anche se restassero non potrebbero fare nulla per il loro villaggio-

 

-Anche noi la pensiamo così. Ma tu glielo hai detto in un modo!-

 

-La diplomazia non è mai stata il mio forte-

 

-Tigre sta cercando di convincerli. Shen-

 

Lui trasalì quando si sentì chiamare per nome.

 

-Sei un ottimo stratega, ma cerca di lavorare anche sulla delicatezza, va bene?-

 

Shen scrollò le spalle. Quando mai una battaglia era stata vinta dalla delicatezza o dalla gentilezza o da qualcosa che non fossero forza ed astuzia?

Vipera scivolò via silenziosa come era arrivata e o lasciò solo ad osservare il paesaggio.

In lontananza vide una figura di panda piccola, un cucciolo, che gli sembrava fare cenni di saluto nella sua direzione. Sicuramente uno scherzo della sua immaginazione.

 

**

Alla fine fu Lao ad andarlo a cercare.

 

-Pare che tu sappia quello che fai. Guardami-

 

Shen sostenne il suo sguardo ancora una volta.

Negli occhi dell’anziano panda c’era determinazione, una certa amarezza ma anche preoccupazione.

 

-Se noi accettiamo il tuo piano e lasciamo il villaggio, ho la tua parola che farai tutto quello che è in tuo potere perché non venga distrutto?-

 

-Hai la mia parola. Farò tutto il possibile, te lo giuro-

 

-Va bene. Mi rendo conto che non possiamo fare altrimenti. Noi andremo via e voi… voi farete tutto quello che ritenete necessario-

 

Lao gli tese la mano e Shen la strinse per sigillare il patto.

I lavori per lo sgombero cominciarono quello stesso pomeriggio dopo pranzo.

Lao radunò tutto il villaggio e spigò ai panda la loro situazione.

Molti erano riluttanti o addirittura contrari a lasciare il villaggio, ma visto che Lao e gli altri anziani avevano ormai deciso si convinsero a fare altrettanto.

Ogni famiglia radunava i suoi averi su un carretto assieme alle provviste e ai cuccioli più piccoli che non potevano ancora camminare per lunghe distanze.

Tutti lanciavano occhiate alle loro case, convinti che non le avrebbero più riviste intere.

I cinque cicloni e Po aiutavano in quelle operazioni e confortavano i panda più malinconici, promettendo loro che sarebbe andato tutto bene e che sarebbero potuti tornare presto, stavolta per vivere in pace.

Shen si tenne ben lontano da tutte quelle scene lacrimevoli.

Voleva che se ne andassero più in fretta possibile per cominciare con la parte veramente importante del piano, ovvero il contrattacco.

 

-Peonia! Santo cielo, Peonia, smettila di fare i capricci! Dobbiamo andare via! Non vedi che tutti se ne stanno andando?-

 

-No! Non voglio!-

 

Peonia? Non era il nome della nipote del capo? Quella cucciola di panda che lo aveva incrociato la sua prima sera al villaggio?

Si diresse incuriosito verso la casa da cui proveniva il baccano, e non appena girò l’angolo vide una scena che avrebbe potuto essere comica: una mamma panda tirava dalle zampe posteriori la sua cucciola, che invece era saldamente abbracciata alla colonna del portico della sua casa e sembrava intenzionata a staccarla e portarla con sé piuttosto che lasciarla andare.

 

-Posso intromettermi?-

 

Chiese Shen.

La signora non si aspettava un’intrusione, e men che meno si aspettava di vedere lui, così per la sorpresa lasciò andare le gambe della figlia che finì a terra con un tonfo.

 

-Che sta succedendo?-

 

“E piantala di guardarmi come se fossi un mostro!”

Aggiunse mentalmente rivolto alla donna.

 

-Shen! Io non voglio andare via! Perché hai detto che dobbiamo andare via tutti quanti?-

 

Oh, no! Pure la piccola che piangeva e dava la colpa a lui no!

 

-Vuoi restare qui quando arriveranno i banditi?-

 

-E perché no? Lo zio Po è un panda e combatte per il nostro villaggio, perché noi dobbiamo andarcene?-

 

-Oh, tu vuoi combattere? Benissimo-

 

Shen si avvicinò a lei con un salto, planando proprio sopra l’architrave e sopra Peonia.

Fu facile staccarla dalla colonna e buttarla a terra prima che sua madre potesse reagire.

La lama luccicava vicino al musetto sorpreso della piccola.

 

-Vuoi combattere? Allora avrai bisogno di questa-

 

Gliela porse con più decisione, ignorando le proteste della madre.

 

-Se ci sarà da combattere preferisci farlo per difendere tua madre ed i tuoi fratelli o per difendere un pezzo di legno? Vai con loro. Combatti per loro e difendili-

 

Nessuno avrebbe approvato la sua decisione di affidare una lama affilata da entrambi i lati ad un cucciolo, tuttavia a Shen non importava.

Era quello di cui Peonia aveva bisogno per decidersi a lasciare la sua casa senza avercela con lui e senza vivere l’esperienza come se fosse stata cacciata o strappata a qualcosa che amava.

La cucciola si alzò, tirò su col naso un paio di volte, si spazzolò la polvere dai vestiti e poi prese il coltello con uno strano misto di timore ed orgoglio negli occhi.

 

-Usala se sarà necessario. Non farti nessuno scrupolo-

 

Le disse severo.

 

-Ora potete andare-

 

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Cantuccio dell’Autore

 

He-hem… salve a tutti? C’è rimasto ancora qualcuno? Spero di sì.

Ho abbandonato questa storia per troppo tempo non so bene neanche io perché, comunque adesso sono intenzionata a potarla a termine.

Ringrazio tutte le persone che hanno lasciato qualche recensione anche se la storia era sospesa, ringrazio i vecchi lettori che ancora la seguono ed in generale chiunque abbia la pazienza di non farsi scoraggiare dai miei ritardi.

 

Grazie a tutti, cercherò di non deludervi.

 

                     Makoto

 

 

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Capitolo 18
*** Ombra, fuoco e metallo ***


Ombra, fuoco e metallo


Dopo che i panda se ne furono andati tutti, il villaggio silenzioso era spettrale.

Shen non era un tipo che si faceva impressionare facilmente, eppure camminando tra le case vuote, i campi coltivati e le impronte ancora fresche, provava un vago senso di disagio.

Non era per la distruzione della guerra portata dal ferro e dal fuoco, perché quelle lui le conosceva bene e non gli facevano nessun effetto.

Era proprio il fatto che tutto fosse perfettamente integro e pronto alla vita quotidiana ad impressionarlo.

Avrebbe preferito affrontare subito la battaglia piuttosto che essere confinato quel limbo di inattività, costretto tra case dove gli sembrava che ci fossero fantasmi ad osservarlo ad ogni finestra.

I suoi compagni di viaggio invece sembravano a loro agio, persino il panda, e Shan dovette domandarsi contrariato se non fosse la sua emotività repressa a fargli strani scherzi.

Non era quello il momento giusto per lasciarsi andare al sentimentalismo, per cui cercava di distrarsi studiando strategie di difesa e di attacco per ogni possibile evenienza.

Alla fine decise che se avesse potuto lasciare il villaggio integro sarebbe stata una buona cosa.

Ma come fare a spostare il terreno dello scontro?

Aveva sempre preferito decidere da solo, ma ormai che le regole erano cambiate doveva adattarsi, per questo decise di chiedere consiglio ai cinque cicloni quando erano riuniti la sera nella casa del capo del villaggio.

Tigre ebbe l’idea giusta quando propose di cogliere i banditi di sorpresa prima che arrivassero.

-Dovranno pure accamparsi da qualche parte per la notte, prima di arrivare a questo villaggio. Ci sono due strade per arrivare qui: una da ovest che è quella che abbiamo percorso noi ed una da sud. Noi siamo in sei, e facendo dei turni di guardia possiamo sorvegliarle entrambe-

Non era così male chiedere consiglio in fondo.

Confrontare le proprie idee con quelle di qualcun altro lo esponeva anche all’eventualità che gli altri fossero d’accordo con lui.

Gli piaceva quella sensazione appena scoperta, per questo ebbe meno problemi a mostrarsi d’accordo.

-Hai ragione, Tigress. Se si accampano per la notte, uno di noi che stia di vedetta e che sia veloce avrà il tempo di tornare qui e chiamare gli altri-

Anche Vipera aveva da dire la sua, per perfezionare l'idea di Tigress.

-Potremmo mettere due di vedetta. Sarebbe più sicuro, e se anche uno torna indietro l’altro resterà a sorvegliare la situazione-

Shen approvò quella soluzione.

Quel prendere le decisioni insieme era molto meglio che dover lottare in continuazione per imporre le sue scelte agli altri.

La cosa più difficile era imparare a prendere atto che una sua idea poteva essere discussa e modificata.

Quando succedeva le piume sul collo gli si arruffavano di indignazione ed il suo primo istitnto era quello di afferrare una lama e premerla sulla gola dell'incauto, ma questo istinto non veniva mai messo in pratica.

A dirla tutta, quando si ricordava chi erano e cosa avevano fatto per lui, Shen provava vergogna per i suoi scatti, e allora distoglieva lo sguardo perché loro non si accorgessero del lampo nei suoi occhi rossi.

Il giorno dopo, appena spuntata l'alba, partirono in due gruppi per pattugliare le strade e stabilire dove piazzare i punti di osservazione.

Shen era a capo del gruppo che percorreva la strada a sud, insieme a Po, Monkey e Crane.

Aveva voluto lui Crane, perché poteva volare e perlustrare il territorio dall'alto.

Po e Monkey alle sue spalle continuavano a scherzare e parlare, ed anche se non si rivolgevano direttamente a lui, Shen cominciava a provare un certo fastidio.

Fastidio che presto si trasformò nella sua proverbiale irascibilità.

Si girò di scatto e rimase a fronteggiare i due con il guan dao puntato contro di loro, per la precisione a pochi centimetri dalla pancia del panda.

-Insomma, volete piantarla?! Vi sembra divertente? Siamo qui per fare una cosa seria e voi sembrate bambini in gita scolastica!-

-Andiamo, che problema c'è?-

-Si chiama atteggiamento, scimmia. Siamo qui per un giro di ricognizione. Banditi, villaggio da difendere, spero che tu te lo ricordi. Ed anche il tuo degno compare- disse accennando a Po con la testa.

-Certo che me lo ricordo. Ma non è che i banditi stanno arrivando in questo preciso momento-

Rispose Monkey, e subito il panda intervenne a dare man forte al primate.

-Monkey ha ragione. E se anche dovessero arrivare, lassù c'è Crane che ci avvertirebbe-

-Sì, lui ha il suo verso speciale per le situazioni di pericolo, quel suo...-

-Kakà!- fecero in coro entrambi.

Shen li avrebbe inceneriti all'istante.

-Vi avverto. Fate ancora confusione, continuate con questo vostro atteggiamento da idioti, ed i banditi saranno l'ultima cosa di cui dovrete preoccuparvi-

Sibilò.

-Ma non hai appena finito di dire che doveva essere la nostra prima preoccupazione?-

-Appunto. Volevo dire che avrete qualcosa di più importante di cui preoccuparvi-

-Il villaggio?-

-No! Dovrete preoccuparvi di me che vi strapperò le budella e ve le farò inghiottire, se continuate a seccarmi!-

Non ne poteva fare a meno: quei due mettevano a dura prova i suoi nervi già quando erano presi singolarmente, ma insieme erano letali.

-E adesso in marcia. Non abbiamo una giornata da perdere-

Si voltò e riprese il cammino, e stavolta alle sue spalle regnava il silenzio.

Troppo silenzio.

E sentiva lo sguardo dei due che gli faceva fremere le piume sulla nuca.

Si bloccò di colpo e si girò di nuovo verso di loro.

-Mi dispiace-

Ringhiò.

Sembrava che li stesse ancora minacciando piuttosto che fare delle scuse.

-Sono stato troppo brusco-

-Shen...- iniziò Po incerto -è vero che noi facciamo casino. Anche Master Shifu ci rimprovera per questo. Cercheremo di essere più seri-

Si guardarono negli occhi per un lungo momento.

Era sempre il panda quello che gli tendeva una zampa, e lui senza sapere nemmeno da quando, era arrivato a desiderare quei momenti in cui, dopo gli insulti e le sue sfuriate, finalmente trovavano un'intesa.

-Va bene-

Per un'altra ora non ci furono inconvenienti, poi il richiamo di Crane risuonò nell'aria e la gru scese verso di loro.

-L'ho trovata. È proprio dietro quella grande curva della strada. C'è una radura in cui si potrebbero accampare-

Shen annuì.

-Andiamo a vedere. Il posto è ad appena due ore di marcia dal villaggio, e se è vero che i banditi attaccano sempre quando cala il buio, forse è proprio lì che si accampano per prepararsi-

Quando ci arrivarono Shen cominciò subito ad osservare il terreno.

C'erano segni di fuochi ma erano vecchi. Erano rimasti solo i cerchi di pietra con dentro tizzoni neri, ma l'erba che era spuntata tra un sasso e l'altro era giovane, quindi quel cerchio poteva avere giusto un mese.

La cenere all'interno era dura e secca, uno strato compatto del fango che si era formato dopo qualche pioggia e poi risolidificato.

-Sono sicuro che si accampino qui. Ed il fuoco è vecchio, quindi potrebbero tornare tra poco. Cominceremo i turni di sorveglianza oggi stesso. Due di noi resteranno qui-

Stabilì Shen.

-Restiamo io e te?-

Chiese Po.

Shen fece una risata sarcastica.

-Io e te, panda? A fare un appostamento in incognito? Ma certo! Guardaci bene: un pennuto bianco nella notte che è scura ed un plantigrade che solo con un passo abbatte mezza foresta di bambù. Siamo il massimo della discrezione, chi mai ci noterebbe?-

Po lo guardò confuso.

-Era una battuta quella?-

-No. Voglio dire che non siamo adatti a questa cosa. Resteranno Crane e Monkey-

Si rese conto che li stava comandando con un atteggiamento arrogante e si ricordò di tutti i buoni propositi che aveva fatto.

Si rivolse direttamente a loro.

-Credo che sia la cosa migliore da fare. Per voi va bene?-

Per fortuna Crane rispose subito che certo, era vero che era la scelta migliore, e Shen si sentì molto sollevato.

-Allora noi torneremo indietro. Voi restate qui, manderemo qualcuno per il cambio quando saranno tornate Viper e Tigress. Dobbiamo trovare un sentiero che ci permetta di aggirare la strada principale e coglierli di sorpresa quando sarà il momento-

Fece un cenno al panda perché lo seguisse e, invece che tornare sulla strada che avevano percorso, si inoltrò nella macchia di bambù.

Quello che cercava era un sentiero, ma oltre la radura il bosco era fitto.

-Allora... hem... perché non torniamo dalla strada come abbiamo fatto all'andata?-

-Perché dovremmo comunque cercare un sentiero alternativo prima o poi. Facendolo adesso risparmiamo tempo-

-Ho capito, ma perché cerchiamo il sentiero?-

Shen ebbe un moto di stizza, perché per lui il motivo era ovvio, tuttavia aveva imparato ad avere un po' di pazienza, per cui cominciò a spiegare le sue ragioni a Po.

-Ho un piano. Quando arriveranno, qualcuno verrà a dare l'allarme al villaggio, ma noi, per quanto siamo maestri di kung fu, siamo numericamente inferiori a loro. Non possiamo attaccarli di fronte se sono armati. No, noi aspetteremo l'allarme, poi raggiungeremo la radura di nascosto attraverso questo sentiero (se mai lo troveremo) e allora qualcuno penserà ai banditi, mentre io e qualcun altro ci occuperemo di neutralizzare le armi-

-Sì, mi piace. È un buon piano. E come facciamo a neutralizzare le armi?-

-Non sono le armi, Po. È la polvere-

-La polvere? Certo, i banditi non sono mai molto puliti, ma perché dobbiamo preoccuparci della loro... ok, scusa!-

Shen lo aveva guardato così male da azzittirlo all'istante.

-La polvere da sparo. Quella che abbiamo messo nei fuochi d'artificio. Quella che fa sputare fuoco e metallo ai cannoni-

-Scusa. Avrei dovuto capirlo-

Shen scosse la testa. Il panda gli sembrava davvero dispiaciuto.

-No. No, io non l'ho specificato perché mi sembrava ovvio. A volte parliamo due lingue diverse-

Disse con una punta di amarezza.

Si era fermato tra il bambù. Improvvisamente si sentiva stanco.

-Shen? È difficile per te?-

Non c'era bisogno di chiedere al panda a cosa si riferisse.

-Sì-

-Ma lo fai lo stesso-

-Devo farlo-

-Perché?-

Shen lo guardò. Gli occhi del panda erano gentili e pieni di comprensione come sempre, e per un attimo lui ci si perdette dentro.

Era bello avere qualcuno che lo comprendesse.

Per un attimo pensò di parlargli della profezia della divinatrice, del suo debito da pagare e della cosa giusta da fare e della sua paura di non capire quale fosse.

Fu solo un momento.

Shen non si sentiva ancora pronto per dare voce a certi pensieri.

-Perché devo farlo. Adesso sbrighiamoci-

Cercò di occupare la mente per uscire da quella situazione, ma più si inoltrava nel bambù più rischiavano di perdersi.

Oltre a dover sopportare i continui rumori del panda.

Non ce l'avrebbero mai fatta a passare inosservati.

Avanzavano tra i bambù dalle canne così antiche da essere più spesse dell'impugnatura del suo guandao.

Erano piante forse centenarie, e spuntavano dal terreno in gruppi troppo densi per essere attraversati e troppo vicini tra loro per individuare un vero sentiero.

Al loro passaggio, quando spostavano le canne flessibili, quelle si chiudevano alle loro spalle con schiocchi come di frusta.

Shen riusciva a sgusciare abbastanza agevolmente, ma per Po il discorso era molto diverso.

A parte la stazza del panda, nessuno sarebbe riuscito a muoversi agevolmente e velocemente in quel bosco, tranne Viper e Monkey.

Dopo quasi un'ora di cammino Shen dovette rassegnarsi: non c'era nessun sentiero.

Avrebbe potuto chiedere a Monkey di perlustrare la zona dalle cime dei bamboo più alti, ma dubitava che avrebbe trovato nulla.

Shen si era già preparato al peggio, ed il peggio era che il sentiero avrebbero dovuto aprirlo loro abbattendo i bambù dal villaggio all'accampamento.

Era una fatica che Shen avrebbe voluto evitare, considerando che avrebbe potuto essere inutile, ma se doveva prepararsi al peggio non poteva permettersi di escludere niente.

-Basta così, torniamo sulla strada e torniamo al villaggio. Chiederò al colombo di seguire l'altra strada e di dire a Viper e Tigress di tornare indietro-

Senza aspettare la risposta del panda, Shen virò sulla destra e poco dopo si trovò di nuovo sul terreno libero a camminare senza dover scostare bambù ad ogni passo.

Tornarono al villaggio in silenzio, ognuno immerso nei suoi pensieri, e non appena ritrovarono il colombo Shen lo mandò in missione.

Il villaggio gli sembrava ancora più inquietante adesso che c'erano solo lui ed il panda.

Ogni fruscio del vento, ogni cigolio di trave, ogni minimo rumore, facevano sentire a Shen gli echi dei suoni di vita che avevano popolato strade e case.

Era essere circondato da fantasmi.

Se chiudeva gli occhi il tempo tornava ad un'altro villaggo di panda che lui aveva ridotto ad un deserto.

Ad occhi chiusi sentiva il clangore del metallo, l'odore acre del fumo della polvere da sparo, lo schianto del legno che crollava... lo schianto della sua arma che cadeva su di lui.

Piantò a terra la lancia con tutta la decisione di cui era capace.

-Stavolta non andrà così- Promise ai fantasmi.

***

Quando Viper e Tigress furono tornate, Shen le mise a parte di cosa avevano scoperto e di come intendeva agire lui.

Le due approvarono l'idea di lasciare sempre qualcuno di sentinella.

Loro avevano perlustrato la strada e grazie alla loro velocità erano arrivate bel oltre le poche ore di cammino dal villaggio, e se non avevano trovato segni di accampamento mentre quello che aveva trovato il gruppo di Shen era molto usato, allora doveva essere quella la strada da cui aspettarsi un'attacco e quindi quella da sorvegliare.

Discussero l'ipotesi di aprire il sentiero attraverso il bambù, ma Viper si incaricò di cercare approfittando della sua velocità, e disse che avrebbe chiesto a Monkey di fare altrettanto.

Shen tirò un sospiro di sollievo. Era più facile se lavoravano in quel modo.

Non appena se ne furono andate con il cesto pieno delle provviste per i due compagni rimasti di guardia, Shen si sorprese a sentire la loro mancanza.

Si chiese quanti altro momenti come quello si era perso nella sua vita a causa dell'ostinazione a restare chiuso in sé stesso.

Ma non poteva permettersi altra malinconia.

Aveva un compito, e certamente non era piangere sul riso versato o sprofondare nell'autocommiserazione.

Anche per questo preferiva mantenersi attivo ed avrebbe preferito affrontare le cose subito piuttosto che restare ad aspettare.

Scopriva in quel momento che il suo buttarsi a testa bassa nelle cose non era segno di decisione e coraggio, anzi al contrario era qualcosa che faceva proprio per chiudersi ogni via d’uscita e per non affrontare i suoi dubbi e tutte le paure che lo rodevano.

Una di queste paure gli venne incontro proprio il giorno dopo, in un momento in cui lui era relativamente tranquillo.

Aveva piovuto per gran parte del pomeriggio, e senza nessuno che provvedesse a cambiare la carta di riso alle finestre, questa si era inzuppata di umidità e si era staccata in parecchie case.

Anche in quella di lao, dove vivevano al momento Shen ed i cinque cicloni.

C'era corrente tra le stanze senza carta, e quel vento, oltre ad insinuare umido nelle ossa di Shen entrava anche in casa.

Lui stava rientrando quando vide delle carte volare dritte fuori dalla finestra di una delle stanze.

Atterrarono in una pozzanghera vicino a lui e Shen si affrettò a raccoglierle perché non si inzuppassero.

Mentre saliva i gradini li sfogliò per curiosità; c'erano poesie calligrafate e disegni ad inchiostro dei paeseggi intorno al villaggio.

Belle opere, ma che sicuramente avrebbero interessato più Crane che Shen.

La sua idea era di riportarle in casa ed abbandonarle sulla prima superficie disponibile, ma qualcosa attirò la sua attenzione: uno dei fogli non era coperto di calligrafia ed il disegno che recava non era nemmeno un paesaggio.

Sembrava più vecchio degli altri ed un angolo era stato toccato dal fuoco.

Shen percepì una brutta sensazione allo stomaco ancora prima di capire esattamente cosa fosse il disegno, poi , quando riuscì ad interpretarlo, il malessere fu tanto forte da farlo barcollare.

Era un ritratto di famiglia.

In inchiostro nero c'erano tratteggiati le figure di tre panda, di cui un cucciolo in braccio alla madre; erano indubbiamente una famiglia.

Il padre era vestito di blu, la madre di rosa e con un fiore rosso tra i capelli, mentre il piccolo sfoggiava pantaloncini verdi.

I lineamenti erano stilizzati, ma Shen semplicemente sapeva che uella era la famiglia di Po.

O forse era la coscienza che gli faceva provare rimorso per la prima volta in vita sua.

Ma troppi dettagli coincidevano: l'antichità della carta, i soggetti, la bruciatura nell'angolo... e se anche quella nel disegnonon fosse stata davvero la famiglia di Po, ciò non cambiava nulla.

Lui lo aveva reso orfano, e come Po chissà quanti.

La consapevolezza improvvisa lo fece stare male.

Non se ne era mai reso conto. Non ci aveva mai pensato. Che razza di essere era stato per tutta la sua vita?

Avrebbe voluto urlare ma non riusciva ed emettere un suono. Meglio ancora avrebbe voluto scomparire.

E se lui se ne era reso conto, Po aveva fatto altrettanto? Forse no. Non ancora.

O forse sì. E allora come poteva sopportare di averlo intorno?

Ma forse Po era troppo ingenuo o troppo buono per pensare a lui come all'assassino di chissà quanti suoi parenti.

La vergogna lo mordeva da dentro senza un attimo di tregua.

Se Po non aveva ancora realizzato appieno, forse vedere il disegno gli avrebbe fatto aprire gli occhi.

E allora che ne sarebbe stato di lui?

Shen non sopportava l'idea di essere guardato di nuovo come un mostro, di essere scacciato, non adesso che aveva iniziato a fidarsi di loro.

Non poteva.

Non voleva rimanere di nuovo solo.

Per questo pensò di distruggere il disegno, ma poi qualcosa (forse la sua coscienza) glielo impedì.

Aveva preso abbastanza della vita di quella famiglia, non poteva distruggere anche l'ultima testimonianza di quando erano stati tutti insieme.

Ma Po non doveva vederlo.

Shen posò tutte le calligrafie e le poesie sul tavolino basso della sala da pranzo, ma tenne il disegno che poteva distruggerlo nell'unico posto dove era certo che Po non avrebbe potuto trovarlo.

Si sentì meschino e vigliacco, ma lo ripose nella tasca interna della sua veste di seta.


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Cantuccio dell'Autore


Io ci provo. Provo a caricare questo capitolo nonostante i problemi di account che ho avuto in questi mesi.

Spero che riusciate a leggerlo.

Mi scuso per l'immenso ritardo, ancora una volta.


Makoto



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Capitolo 19
*** Carta che scricchiola ***


Carta che scricchiola



La luna aveva superato la fase di terzo quarto ed era calante.

Shen era contrariato perché in quel modo loro sarebbero rimasti senza una fonte di luce di notte ed avrebbero dovuto muoversi nel buio a tentoni.

Il piano che aveva progettato aveva bisogno di continui aggiustamenti, e lui trovò che migliorarlo, curare ossessivamente ogni minimo particolare, lo faceva sentire lucido e lo aiutava a non pensare all'angoscia che gli procurava il disegno nascosto nella sua tasca.

Viper aveva trovato un sentiero sull'altro fianco della strada, che una volta doveva essere stato il letto di un torrente.

Correva abbastanza vicino alla strada da essere seguito agevolmente e da poter sentire eventuali rumori; una banda di quattordici o quindici cinghiali ne avrebbe fatto parecchio di rumore.

Shen stabilì turni di guardia continui in un loro piccolo accampamento sul sentiero nascosto, e spesso anche lui restava lì per lunghe ore; la scusa era voler essere pronto, la realtà era che, da quando aveva trovato il disegno, vivere nella casa di Lao lo metteva molto a disagio.

Tornava al villaggio solo quando l'umidità gli entrava troppo nelle ossa ed aveva assoluto bisogno del calore di un fuoco, che al loro accampamento non potevano accndere per non rivelare la loro presenza.

La vicinanza dei Cinque Cicloni lo metteva di nuovo in difficoltà perché aveva creduto che avrebbero potuto essere suoi amici, ma sapeva bene che era solo questione di tempo prima che Po capisse tutto, gli voltasse le spalle, e loro con lui.

Tigress era stata chiara, no? "Ci fidiamo di Po, e Po si fida di te".

Shen non nutriva il minimo dubbio che quando le cose fossero cambiate anche loro lo avrebbero abbandonato.

Il pensiero lo attanagliava tanto da dargli la nausea a volte. Avrebbe fatto di tutto per evitarlo. Davvero di tutto. Ma non c'era nulla che potesse fare.

Poteva però proteggerli.

In particolare dalle armi da fuoco.

Si era fatto un'idea di come dovessero essere quelle dei banditi, ed aveva individuato il punto debole nelle dimensioni ridotte dei meccanismi e nella lentezza della carica.

Per questo aveva studiato un nuovo piano, di cui Mantis era l'elemento fondamentale.

Shen aveva istruito la mantide su come sabotare i meccanismi, e suo sarebbe stato il compito di sgusciare non visto da uno all'altro e di rompere le parti che avrebbero consentito di sparare.

In quel modo i Cinque sarebbero stati al sicuro dalle armi da fuoco.

Per quanto riguardava le bombe, le armi di riserva e la polvere di riserva, ci avrebbe pensato lui.

Per quella parte del piano gli sarebbe servito l'aiuto di tutti gli altri, infatti aveva deciso di aspettare che i banditi muovessero verso il villaggio e lasciassero il loro accampamento indisturbati.

Durante il tragitto, Manthys si sarebbe occupato delle armi che avevano addosso, e solo al suo segnale, quando fossero arrivati al villaggio, gli altri li avrebbero attaccati per consegnarli alla giustizia o fare quello che sembrava loro più opportuno.

Quanto a lui, aveva deciso di restare all'accampamento nascosto, con qualcun'altro che potesse aiutarlo a distruggere le scorte dei banditi e mettere la parola fine a quella storia.

Se il piano avesse funzionato, tutto sarebbe andato bene, e solo allora Shen avrebbe restituito a Po il ritratto della sua famiglia.

Per il momento lo teneva nascosto, un po' perché non gli sembrava saggio minare la coesione del gruppo poco prima della battaglia ed un po' perché, egoista com'era, voleva rimandare più a lungo possibile il momento in cui sarebbe stato inevitabilmente abbandonato.

Stavolta non provava rabbia al pensiero. Provava un dolore così profondo da annientarlo, certo, ma non poteva essere arrabbiato se in fondo se lo era meritato.

Quando qualcuno gli chiedeva il perché del suo atteggiamento chiuso, Shen dava la colpa all'attesa, al dolore delle vecchie fratture, alla noia, tutto pur di non dover dire la verità.

Ma la verità venne a galla. Forse fu una fortuna, forse no, ma fu proprio con Manthys che si trovò a parlare e a doversi spiegare.

Manthys, che quando lui era arrivato al Palazzo di Giada lo aveva trattato con più distacco quando non con palese ostilità.

Era una sera in cui erano al villaggio, accanto al fuoco in casa di Lao, e la mantide gli stava alleviando il dolore all'ala con l'agopuntura, solo che Shen per ogni ondata di sollievo che provava rispondeva con una altrettanto intensa di dolore.

Non fisico, ma emotivo, perché la vera tortura era avere scoperto cosa significava avere l'affetto di qualcuno e sapere che di lì a breve gli sarebbe stato strappato via.

E che la colpa era unicamente sua e non meritava nememno di provare ad impedirlo.

-Sei teso, Shen. Troppo-

-Lo so. Non posso farne a meno-

-Shen, ho già visto questo tipo di reazione. Non è solo il dolore dell'ala, non è vero? Sento tutti i tuoi muscoli contratti. C'è qualcos'altro che non va?-

Se quella cosa gli fosse capitata solo un mese prima probabilmente avrebbe tentato di spiaccicare l'insetto o lo avrebbe allontanato, ma adesso era tutto diverso.

Non voleva parlare del ritratto, ma poteva dire una mezza verità.

-Non sto bene. Quello che ho fatto a Po... io...- non sapeva come dirlo -Sto malissimo- concluse.

Guardò Manthys in cerca della sua reazione, e non sapeva cosa aspettarsi.

L'insetto non si mosse da dov'era. Rimase appollaiato sulla sua spalla ed il suo peso era appena percettibile.

-Si chiama rimorso, Shen. Si dice che ogni uomo ne abbia uno nella propria vita, e che chi non ne ha non è un uomo-

-Cosa?-

-Vuol dire che pentirsi per qualcosa che si è fatto è saggio. Chi non si pente di nulla, o non ha mai commesso errori nella sua vita oppure si rifiuta di vederli, ed in questo caso è peggio che cieco. Se ti fa male è un buon segno-

Concluse manthys con molta filosofia.

Shen ripensò all'ultima profezia della Divinatrice, al cuore ed al pianto in mezzo al fumo.

Adesso sapeva che un cuore poteva piangere. Stava succedendo proprio a lui, di sentire costantemente i singhiozzi del suo cuore in frantumi nonostante i suoi occhi fossero aridi come sempre.

Ma il pianto c'era e lui non poteva più ignorarlo.

-Mi sta uccidendo- mormorò Shen più piano che poteva.

Manthys conficcò l'ennesimo ago lungo l'ala, vicino alla giunzione con la spalla.

-Lo capisco. Non è piacevole ma è come una medicina. Quando avrà finito di fare male, bé... ti accorgerai che ti ha fatto bene-

Una volta Shen avrebbe riso di quelle parole, adesso invece non se la sentiva di gettarle via.

-Lo spero- si limitò a rispondere.

Manthys continuò a medicarlo e Shen lo lasciò fare.

Sicuramente la mantide sapeva chi era lui e cosa aveva fatto, eppure continuava a curarlo.

Shen una volta gli avrebbe dato dello stupido, ora invece rimase zitto a covare la prima scintilla di gratitudine che fosse mai scoccata dentro di lui.

***

Quando la luna fu solo uno spicchio sottile nel cielo, sospesa nelle prime luci dell'alba, arrivò l'allarme al villaggio.

Viper saettava sul terreno e la sua velocità e determinazione fecero correre un brivido di consapevolezza lungo la schiena di Shen.

-Sono arrivati- le disse subito, e lei dovette solo annuire.

Fortunatamente Shen aveva passato quella notte al chiuso ed al caldo, e quel giorno l'umidità non avrebbe dovuto dargli troppo fastidio alle ossa.

Si radunarono lui, Crane e Po che erano rimasti al villaggio e si avviarono lungo la strada.

Viper rimase a riposare dopo la notte di guardia e la corsa per riferire la notizia.

Crane li precedette dall'alto per segnalare eventuali pericoli, invece lui ed il Panda si addentrarono nella foresta fino al sentiero.

-Shen? Cosa faremo quando incontreremo i banditi?-

-Per prima cosa dovremo osservarli. Voglio capire bene che tipo di armi hanno e quanto possono essere pericolose. Per il momento staremo lontani da loro. Andranno Viper e Manthys a spiarli-

C'era un'altra cosa che doveva dire al panda prima che arrivassero troppo vicino e non potessero più comunicare.

-Tu tornerai al villaggio prima che si muovano loro. Tornerai con Tigress e Monkey ed aspetterete i banditi sulla strada appena fuori dal villaggio-

-E tu?-

-Io mi occuperò delle armi da fuoco insieme a Crane-

-Crane? Perché proprio lui?-

-Perché è veloce, silenzioso, ed ha una straordinaria precisione nei movimenti. In questo modo rischia meno di voi di ferirsi per sbaglio o di fare esplodere qualcosa-

-Ah, capisco... vuoi dire che noi altri siamo maldestri?-

Shen valutò la risposta da dare.

In realtà era solo Po che gli sembrava molto maldestro, ma non gli sembrava una buona idea dirglielo.

-Nessuno di voi ha dimestichezza con la polvere da sparo. Ci vuole precisione nel maneggiarla, e Crane con l'esercizio della calligrafia ha sviluppato una precisione straordinaria. Voi non siete maldestri, ma lui è più adatto a questo tipo di lavori-

Non dissero altro mentre avanzavano con i bambù ai due lati del sentiero ed il cielo del mattino che diventava di un bell'azzurro sopra di loro.

Prima di arrivare al loro accampamento nascosto, sentirono i rumori dell'altro accampamento.

Shen e Po si scambiarono un'occhiata ma non ebbero bisogno di dirsi nulla, perché a giudicare dai grugniti i nuovi arrivati non avrebbero potuto essere altro che cinghiali, e dal rumore metallico dovevano essere carichi di armi.

Raggiunsero in fretta gli altri e poco dopo Crane planò alle loro spalle.

Si acquattarono tutti in mezzo al bambù, troppo lontani per vedere i cinghiali ma abbastanza vicino da sentire i rumori che facevano.

I discorsi che coglievano da parte della banda riguardavano il fatto di aver marciato di notte, l'intenzione di farsi una bella dormita e di mangiare, e poi partire verso il villaggio dei panda per la solita razzia.

Per loro era una sorta di lavoro o una specie di routine, i guerrieri kung fu invece erano indignati.

Più volte Shen dovette ammonire Tigress che ringhiava con le orecchie appiattite all'indietro, e dovette trattenere il panda "affamato di giustizia".

Shen si rese conto che erano in troppi e che prima o poi sarebbero stati scoperti, allora deicise di rimandare subito Po, Tigress e Monkey al villaggio, mentre lui sarebbe rimasto con Crane e Manthys.

Quando i più rumorosi della compagnia se ne furono andati, Shen tirò un sospiro di sollievo.

Quando il sole fu alto nel cielo i banditi dormivano tutti con i larghi cappelli calati sulla faccia.

A Shen fu sufficiente un cenno a Manthys perché quello sfrecciasse in mezzo al bambù.

Shen non poteva vederlo, ma si fidava della velocità e del poter diventare praticamente invisibile dell'insetto; sapeva che Manthys avrebbe portato a termine il suo compito, anche perché qualcuno che si intende di agopuntura ed è abituato a regolare i fini meccanismi di nervi, muscoli ed ossa, avrebbe avuto gioco facile contro gli ingranaggi.

Lui e Crane rimasero in silenzio per non rischiare di farsi scoprire; Shen era grato di questo, perché parlare e rischiare ancora una volta di rivelare i propri sentimenti era l'ultima cosa che voleva in quel momento.

A mezzogiorno Manthys tornò a riferire loro quanto aveva scoperto.

-Sono ventitré. Hanno spento il fuoco con una secchiata d'acqua per non rischiare di avere scintille nel vento che incendino la polvere da sparo. La polvere è stipata in barilotti impilati tutti insieme. Io ho compromesso tutte le loro armi. Adesso cosa facciamo?-

Shen ci pensò. In realtà avrebbero potuto avere facilmente ragione dei banditi se Manthys avesse srotolato un miccia fino ai barili di polvere e se l'avesse accesa: si sarebbero liberati della polvere ed avrebbero probabilmente fatto una strage tra quanti erano più vicino al deposito delle munizioni.

Se fosse stato da solo Shen avrebbe scelto quel piano, ma si trovava in compagnia di due che avrebbero avuto ragione di volerlo morto e che invece lo avevano aiutato, quindi non avrebbe mai potuto proporre loro una cosa del genere.

Scrutò il suo riflesso sulla lama del guan dao e sospirò.

-Aspettiamo che si mettano in marcia. Tu, Manthys, nasconditi in una delle loro bisacce. È sempre bene tenere d'occhio il nemico-

-Ricevuto-

L'insetto partì di nuovo, e così rimasero lui e Crane.

Era meglio così in un certo senso, perché Crane era sempre stato il più taciturno del gruppo e lui lo era altrettanto, specie dopo che aveva trovato il ritratto della famiglia di Po.

Rimasero semplicemente uno accanto all'altro in silenzio, ad ascoltare lo stormire del vento tra i bambù ed il mormorio del fiume non lontano da loro.

Shen preferiva i momenti in cui c'era anche solo un minimo di rumore, perché altrimenti gli sembrava che lo scricchiolio della carta di riso nascosta sotto la sua veste fosse assordante e che avrebbe sicuramente tradito il suo gesto vigliacco.

Quasi non vedeva l'ora che quella storia finisse per liberarsi anche di quel peso.

Per un attimo pensò di affidare il ritratto a Crane, perché se la Divinatrice ci aveva azzeccato come sempre e lui rischiava di morire in quella specie di avventura non richiesta, Po non avrebbe mai avuto l'unica prova al mondo che anche lui una volta aveva avuto una famiglia.

Il pensiero lo fece piegare in due per il dolore.

Si girò verso Crane disperato, che voleva solo urlare "Prendilo tu, io non ne posso più di tutto questo!" ma poi gli sembrò che ci sarebbe stato qualcosa di stonato e allora inghiottì di nuovo tutto.

-Cosa c'è? Volevi dirmi qualcosa?- chiese Crane che aveva colto il movimento accanto a sé.

Shen scosse la testa.

-No... no, non è niente. Vorrei solo che iniziassero a muoversi-

Ed era la verità.

***

Il sole aveva iniziato a declinare in cielo e presto sarebbe calata la notte.

Shen non poteva vedere niente di cosa succedeva al campo dei banditi, ma poteva sentire i rumori, e cominciavano ad essere grugniti, chiacchiere, oggetti spostati, insomma, rumori di chi sta per mettersi in marcia.

Il suo sguardo si assottigliò.

Presto sarebbe stato il momento di entrare in azione.

Non riusciva a sentire perfettamente cosa dicessero, ma ad un certo punto comprese che almeno in tre sarebbero rimasti a guardia delle munizioni e del resto dei bagagli.

Questo era un intoppo a cui non aveva pensato, ma non era nulla di insormontabile.

Tre cinghiali contro due maestri di kung fu non erano classificabili come un problema.

Shen e Crane si scambiarono un'occhiata ed erano perfettamente d'accordo su che cosa fare: aspettare che il grosso di loro si allontanasse e poi occuparsi delle sentinelle e della polvere nera.

Semplice.

Rimasero ancora nell'ombra tra i bambù ad aspettare, ma Shen non vedeva l'ora di mettersi in movimeno.

Sentiva già l'adrenalina dello scontro che gli serpeggiava sottopelle; uno scontro vero, dove lui avrebbe finalmente potuto trasformarsi nella furia distruttrice che per troppo tempo aveva tenuto repressa.

Uno scontro in cui sfogare tutta la violenza che c'era in lui senza doversi preoccupare di fare o no del male al nemico.

Le penne sul collo e sulla nuca si arruffavano senza che lui potesse farci nulla.

Aveva bisogno di combattere senza mettersi freni.

Attendere ancora mezz'ora fu una vera tortura, ma appena fu passato il minimo indispensabile Shen schizzò in piedi con il guan dao stretto nella destra e la sinistra piena di lame.

Crane stava per seguirlo ma a lui bastò un'occhiata per fargli capire che non doveva.

Shen si sentiva più se stesso che mai.

-Lasciali a me- disse pianissimo.

Crane annuì ma lo seguì con lo sguardo dall'espressione preoccupata.

Shen sapeva di essere inquietante in quel momento, e non riusciva a trovare motivi per voler cambiare.

Era tornato ad essere il principe feroce e glaciale che era sempre stato.

Si addentrò nel sentiero per sbucare fuori dai bambù in un punto dove non fosse immediatamente visibile, ed appena fu sulla strada si sentì invadere dal brivido del combattimento.

I banditi erano seduti a cerchio attorno al fuoco spento e solo uno di loro lo vide arrivare.

Fece un cenno agli altri due e subito loro si girarono, e l'espressione attonita era la stessa su tutte e tre le facce.

Shen avanzò verso di loro senza fretta nonostante il cuore che gli rimbombava sotto lo sterno, un passo dopo l'altro, facendo strofinare a terra le piume della coda e l'asta del guan dao.

-Buon pomeriggio, signori-

Non staccò loro gli occhi di dosso nemmeno per un momento.

Nella sinistra il fruscio delle lame di metallo era un canto familiare.

Non appena li vide scattare in piedi e caricare le armi, qualcosa dentro di lui esultò di gioia.

Le sue lame sibilarono nell'aria e si conficcarono fino all'elsa nelle armi da fuoco, nelle parti più delicate dei meccanismi.

I cinghiali ebbero appena il tempo di stupirsi che Shen piombò su di loro, elegante e letale.

Non poteva ucciderli, ma poteva fare molto male; lui era una lama vivente, ogni movimento del suo corpo era un colpo di spada.

Shen non era molto forte né robusto fisicamente, ma era veloce. Molto veloce.

E leggero. E la sua velocità dava ai suoi colpi più forza di quanta lui ne avrebbe potuta sviluppare solo con i muscoli.

Pochi secondi dopo i tre erano a terra privi di sensi e Shen ansimava non per la fatica ma per il bisogno di combattere ancora.

Percepì vagamente la presenza di Crane che atterrava alle sue spalle ma non si voltò nemmeno a guardarlo.

-Legali- Ordinò secco -Io penso alle polveri-

Si diresse verso il mucchio di barilotti.

Certo che quei banditi si portavano dietro un bel po' di polvere!

Era una quantità eccessiva secondo Shen. Ma fose doveva bastare loro per mesi, ed inoltre non sapeva quanta polvere consumassero effettivamente le armi più piccole.

Aprì uno dei contenitori ed esaminò i granuli neri all'interno facendoli scorrere tra le penne.

Sembrava una polvere abbastanza buona, pensò contrariato. Era un peccato distruggerla.

Ma avevano a che fare con dei banditi, pe cui se quella polvere era la loro arma, loro dovevano eliminarla. Punto.

Shen iniziò ad aprire tutti i contenitori, ed una volta fatto (ne aveva contati dieci) da uno iniziò a buttare polvere da sparo su tutti gli altri.

Con l'ultima che restava sul fondo tentò di realizzare un sentiero che facesse da miccia.

-Shen? Vuoi davvero far saltare in aria tutto quello?-

-Certo. E non solo questo. Prendi le loro armi e se ne vedi di riserva. Dobbiamo distruggere anche quelle-

-E loro? Restando qui vicino rischiano di essere coinvolti nell'esplosione. Dobbiamo spostarli-

Shen non lo degnò di un'occhiata.

Stava cercando delle pietre focaie, e comunque non gliene importava niente se quei tre fossero sopravvissuti oppure no.

-Fa come ti pare-

Non poteva farci niente.

Credeva di essere cambiato, ma una volta che si era trovato nel mezzo di una vera battaglia era come se fosse cambiato di nuovo.

Non riusciva a ricordare cosa fossero l'empatia e la pietà, nonostante avesse pagato un prezzo caro per comprenderle.

Forse semplicemente non erano roba adatta a lui, e la sua vera natura sarebbe sempre stata quella.

Non riusciva a sentirsi in colpa. Non riusciva a sentire niente, come una volta.

L'unica cosa che avvertiva distintamente era lo scricchiolio della carta di riso, troppo vicino al suo cuore.

Crane spostò i tre cinghiali senza che lui accennasse ad aiutarlo, invece si dedicò a cercare le pietre focaie, indispensabili per far scoccare le scintille che servivano loro per far esplodere la polvere.

Se i banditi non avessero spento il fuoco con secchiate d'acqua in grado di smorzare qualunque scintilla, Shen avrebbe già concluso quel lavoro, e invece nulla: non avevano fuoco, non avevano legna da ardere per mantenere le braci accese, e soprattutto lui non trovava quelle maledette pietre!

I suoi nervi stavano per saltare.

-Crane! Vedi se addosso a quei tre c'è un sacchetto che contiene delle pietre!-

Aveva appena urlato un'altro ordine, ma non gli importava più.

C'era qualcosa che lo metteva in allarme e gli urlava di spicciarsi prima possibile. Dannazione! La vicinanza con la Divinatrice lo aveva reso paranoico!

Crane fece come lui gli aveva detto, mentre Shen si affannava a cercare nelle sacche che dovevano essere il loro bagaglio.

Niente.

Fece a pezzi la stoffa con le sue lame, lacerò tutto quanto potesse nascondare frammenti di selce o di pirite, ma nulla.

-Shen! Ho trovato queste-

Crane reggeva in mano un sacchetto di pelle da cui aveva estratto una pietra che luccicava come oro negli ultimi raggi di sole.

Sì! Quella era decisamente pirite!

-Dammela, mi serve subito!-

Crane non fece domande e gli portò subito la pietra.

Shen si chinò sulla striscia di polvere per terra e con una lama a fare da acciarino tentò una prima volta di produrre le scintille.

Niente.

Si esaurivano prima di toccare la polvere e non erano in grado di accenderla.

Provando con due colpi in rapida successione Shen riuscì solo a produrre un fastidioso raschiare.

Forse l'acciaio fine di cui erano fatte le sue lame non produceva abbastanza attrito e quindi le scintille non erano abbastanza forti.

-Vedi se ne hanno un'altra di un'altro colore. Questa non va bene-

Crane rivoltò il sacchetto sul palmo e finalmente Shen vide un frammento largo e piatto di selce.

Forse con quella sarebbe andata meglio.

Non ebbe nemmeno il tempo di pensarlo che qualcosa, il sesto senso che gli aveva messo fretta e che gli aveva fatto increspare la pelle con i brividi di una minaccia percepita, lo spinse a reagire d'istinto.

Fece perno sulle zampe e spazzò l'aria con la coda giusto in tempo per togliere Crane dalla traiettoria di un proiettile.

Tre lunghe penne bianche caddero a terra, due strappate dalla violenza dell'urto e la terza troncata di netto dalla palla di fucile, mentre Crane fu colpito solo di striscio alla fine dell'ala piuttosto che ritrovarsi con un buco nel torace.

Il proiettile era passato in mezzo a loro e si era conficcato nella pila di barili ed armi che Shen aveva creato, ma purtroppo non aveva acceso la polvere.

Si voltò a vedere chi li aveva attaccati e si trovò davanti cinque dei banditi.

Tre stavano ricaricando le armi ma lui non glielo permise: non dovevano accorgersi che erano state sabotate, ed in caso il sabotaggio di Manthys non fosse riuscito come nel fucile di prima, Shen doveva impedire ad ogni costo che sparassero ancora.

Le lame fischiarono nell'aria tanto veloci da essere invisibili, e si conficcarono con una precisione letale a recidere l'ingranaggio che permetteva di accendere la polvere.

Quelle armi erano diverse dai suoi cannoni, ma Shen sapeva come neutralizzarle.

Si voltò a guardare Crane, ma non riuscì a capire quanto fosse serio il danno che aveva riportato.

In ogni caso non sarebbe stato saggio far capire ai loro nemici che loro si trovavano in svantaggio, per cui Shen fu rapido ad aprire il ventaglio di puime della coda per nascondere Crane e la sua ferita dietro di sé, e per ottenere un momento solo in cui i banditi fossero presi alla sprovvista e lui potesse agire.

Inoltre non voleva che Crane vedesse cosa intendeva fare.

Se davvero erano in cinque contro uno lui non aveva il tempo di andarci per il sottile, e le prossime lame sarebbero state per la gola invece che per le armi.

Ma forse avrebbe potuto indurli ad arrendersi. Sapeva che i maestri di kung fu non avrebbero approvato se li avesse uccisi.

E poi aveva la sgradevole sensazione di risentire le parole di Shifu a proposito dei fiori di pesco e dello spezzare o meno una vita, nonostante l'aspetto dei cinghiali non avesse nulla a che spartire con la delicatezza di un fiore di pesco.

Le lame per la prima volta in vita sua tremavano nella sua presa.

Uno dei cinque provò a staccare la lama conficcata nella sua arma, ma non aveva la minima idea di come maneggiarla e finì per ferirsi da solo.

Gli altri guardarono Shen con astio come se fosse stata responsabilità sua.

-Torniamo da Yin Gun. Dobbiamo dirglielo che ci hanno preparato un'imboscata-

Disse uno di loro.

Probabilmente Yin Gun era il loro capo, e Shen non poteva permettere che lo avvertissero di niente.

Velocissimo, scagliò una lama che si conficcò a fondo nella coscia di uno dei cinghiali appena sotto le placche rinforzate della casacca.

Quello strillò di dolore, ed in un'attimo gli altri dimenticarono ogni proposito di allontanarsi per attaccare Shen.

Erano in quattro e lui non era abituato a sostenere una carica da parte di suini che pesavano ognuno il triplo di lui, per cui si pentì immediatamente della sua decisione di non ucciderli tutti subito.

Dovette dare fondo a tutta la sua abilità per non farsi massacrare.

Alle sue spalle Crane si era rimesso in piedi, ma la sua ala era troppo compromessa e non sarebbe riuscito a combattere con tutte le sue capacità. Due di loro lo avevano stretto in una morsa e Crane faceva molta fatica a tenerli a bada.

Shen dovette decidere ancora una volta.

Gli ci sarebbe voluto solo un istante.

Solo un istante per distrarsi dal proprio combattimento e salvare Crane.

Poteva farlo. In fondo avrebbe anche potuto lanciare alla cieca.

Ruotò l'ala e scaglio la lama, che si conficcò nella scapola del cinghiale che aveva messo a terra Crane, ma questo gli costò più caro del previsto: non riuscì a ruotare l'ala in tempo per scagliare altre lame nella direzione giusta e venne colpito in pieno dalla carica di uno dei cinghiali.

L'impatto lo sbalzò via, dritto nella striscia di polvere nera che aveva steso a terra poco prima.

Il primo pensiero di Shen fu "Dannazione! Ora la miccia è inutilizzabile!" ed il secondo fu di stizza per la sua veste di seta argentea, adesso striata dal nero del carbone.

Il suo scheletro aveva assorbito male l'urto e lui era ancora stordito, ma un pensiero era finalmente chiaro nella sua mente: li avrebbe uccisi.

Si rimise in piedi e due lame saettarono nell'aria. Una si conficcò pochi millimetri sotto la gola del cinghiale ma fu fermata dalla giubba di cuoio, e la seconda fu deviata dal una protezione sulla zampa anteriore.

Shen non poteva crederci.

Non voleva crederci. Le sue lame non avevano mai fallito. Lui non aveva mai fallito.

E adesso...

Guardò Crane, che annuì deciso e si mise in posizione da combattimento nonostante l'ala che gli pendeva lungo il fianco e tremava.

Shen decise di seguire il suo esempio.

Raddrizzò il guan dao, prese altre lame dalle tasche interne e si preparò a combattere per la sua vita.

Stavolta, quando la carica lo investì, lui fu pronto: puntò la lancia a terra e schizzò in alto, per piombare su di loro e fare più danni possibile con i suoi speroni da combattimento.

La sua coda era un'arma che poteva utilizzare come ventaglio per disorientarli o chiusa come una frusta; magari avrebbe perso qualche altra penna ma meglio quelle che la vita.

Il problema era Crane.

Shen si trovò a dover combattere anche per lui, nascondendolo dietro di sé oppure per togliergli di dosso qualche avversario.

In quel modo non riusciva a porre fine a nessuno degli scontri che iniziava, e dato che la resistenza fisica non era uno dei suoi punti forti presto sarebbe stato messo alle strette.

Di cinque cinghiali che erano all'inizio, lui ne aveva atterrati solo tre, mentre altri due continuavano a tornare alla carica.

Il pensiero di morire in quel modo stupido, per un banale imprevisto nel suo piano architettato nei minimi dettagli, gli diede la forza per un'ultimo scatto di energia.

Ruotò su sé stesso tanto in fretta da farsi venire le vertigini, ma riuscì a buttar a terra uno dei due rimasti ed a compirlo in testa con l'asta del guan dao prima che quello potesse rialzarsi.

Ne restava solo uno. Uno di troppo.

Vedendo lui in difficoltà, Crane tentò di attaccare ma fu deviato e spedito a rotolare in quel che restava della miccia.

Un ghigno si disegnò sul brutto muso del cinghiale, e Shen fu certo che quella sarebbe stata l'ultima cosa che avrebbe visto.

Il cinghiale gli strappò di mano il guan dao e lo scagliò a terra lontano da lui, e quando Shen tentò di estrarre le lame dalla manica, lui era già troppo vicino e gliele fece volare via con un colpo assestato con la protezione sull'avambraccio.

Shen si preparò ad usare l'ultima arma che gli restava: il suo becco affilato.

Forse, se fosse riuscito a colpire nei punti giusti, avrebbe recuperato un po' di vantaggio, ed in ogni caso avrebbe venduto cara la pelle.

Fortunatamente non ebbe bisogno ddi fare nulla di tutto quello, perché dal bosco di bambù provenne un tramestio talmente forte da distrarre tutti loro, e quando le canne si aprirono per rivelare chi era l'intruso, Shen non avrebbe mai creduto che sarebbe stato tanto felice di vedere arrivare il panda.

-Tu! Bandito cinghiale! Hai fatto del male ai miei amici, e adesso la giustizia.. ehi!-

Po non aveva potuto finire il suo discorso perché il suino gli si era avventato addosso, costringendolo ad indietreggiare.

Fortunatamente Po era molto più massiccio di Shen, e l'impatto non lo aveva sbalzato via.

Rimasero avvinghiati a fronteggiarsi, finché Po non riuscì a fare leva su un ginocchio ed a rompere la presa.

Shen si avvicinò a Crane per capire come stava.

Era malconcio, senza dubbio, ma se la sarebbe cavata.

-Ehi... grazie. Se non fosse stato per te sarei morto-

-Mi ringrazierai quando sarà finito tutto questo, se saremo ancora vivi tutti e due. Ce la fai ad alzarti?-

Shen gli tese lo stesso un'ala e da come Crane la afferrò fu chiaro che no, da solo non ce l'avrebbe fatta ad alzarsi. Una delle gambe tremava ed il ginocchio si stava gonfiando.

Rimasero uno vicino all'altro a guardare il resto del combattimento.

Dopo l'iniziale svantaggio dovuto alla pura forza bruta del cinghiale, Po aveva recuperato e tutti i suoi colpi andavano a segno.

Shen provò un moto di invidia, ma poi si ricordò che aveva tenuto testa a quattro di loro quasi da solo, ed allora il suo orgoglio smise di pungolarlo.

Con un'ultimo colpo alla mascella, il cinghiale crollò a terra a fare compagnia ai suoi compari.

-Ragazzi, voi come state?- chiese subito Po.

-Ti dobbiamo le penne, amico mio- gli rispose subito Crane.

A Shen fece un'impressione strana essere incluso nel "ragazzi", impressione resa ancora peggiore dalla carta che lui sapeva nascosta nella sua veste.

Se Po l'avesse vista, lui sarebbe stato ancora uno dei "ragazzi"?

Preferì non pensarci.

-Shen? Tutto bene?-

-Non sono ferito, ma quasi tutto il lavoro che avevamo fatto è da rifare. Devo ricostruire la miccia e poi dare fuoco prima possibile-

Shen si allontanò da loro con la scusa della fretta, ma aveva appena preso altra polvere per riformare il sentiero quando venne interrotto dalla voce di Manthys.

-Pessime notizie! Stanno tornando indietro. Tutta la banda!-

Per un attimo Shen sentì acuto il bisogno di urlare e di distruggere alla cieca tutto quanto gli capitava sotto mano.

Perché?!! perché i suoi piani non andavano bene nemmeno quando cercava di fare la cosa giusta?!

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Cantuccio dell'Autore


Ebbene, sono ancora qui! Più determinata che mai a finire questa storia!

Grazie a tutti i lettori che resistono ancora, a chi si è aggiunto nel frattempo e a chi da fiducia a me ed alla mia storia.

Grazie di cuore!


Makoto




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Capitolo 20
*** Scintille ***


Scintille



Non poteva essere vero. Semplicemente non poteva!

Per quale assurda ragione, karma, destino, legge del contrappasso o qualsiasi altra idiozia, il suo piano era fallito?

Perché se fosse stato un piano che mirava a massacrare gente, Shen avrebbe potuto capire che l'universo si fosse opposto, come era successo con i cannoni contro il kung fu.

Shen era ancora fermamente convinto che l'universo avrebbe dovuto farsi i dannatissimi affari suoi anche nel caso dello sterminio di un villaggio di panda, ma anche ammesso che in quell'occasione lui avesse sbagliato, che motivo aveva l'universo di intromettersi proprio quando lui usava le sue capacità per fare ciò che era giusto?

Perché? Dunque aveva sempre avuto ragione lui: chi si piega ad i cosiddetti ideali è un debole ed uno stupido, buono solo a portare il giogo forgiato per lui da altri.

Per la rabbia e la frustrazione scagliò un paio di lame contro il mucchio di polveri ed armi, e lo fece tanto forte da conficcarle quasi fino all'elsa.

Una delle lame stridette contro l'acciaio di un fucile, e Shen per un attimo, un solo, volle credere che il destino (o l'universo) lo stesse aiutando e stesse accendendo la polvere per lui, e invece niente.

-Adesso basta!- gridò esasperato.

Quella situazione era stupida, e più stupido ancora lui che ci si era cacciato!

Se ne rendeva conto solo in quel momento, quando ormai ci era dentro fino al collo.

Lo scatto d'ira lo aveva aiutato a schiarirsi le idee, e adesso, come una doccia fredda, era tornato ad essere il freddo, glaciale principe della guerra che era sempre stato.

La paura, orribile come non mai, era di nuovo seppellita a fondo dentro di lui, sigillata fino al prossimo scatto di rabbia; per il momento lui era perfettamente lucido e senza sentimenti come avrebbe dovuto restare.

-Manthys, quanti sono?-

-Tutta la banda. Il capo non ha voluto avanzare verso il villaggio. Quello è un vecchio soldato, e sicuramente ha sentito qualcosa che lo ha insospettito. Prima ha mandato qui altri cinque, ed io sono corso ad avvertire qualcuno per venire ad aiutarvi, ma quando sono tornato indietro verso il loro gruppo, poco dopo hanno invertito la marcia. Saranno qui tra poco-

Shen stette ad ascoltarlo. Adesso si spiegava come mai il panda fosse arrivato al momento giusto. Per loro fortuna.

Aveva salvato lui e Crane.

Maledetto Panda, perché gli rendeva le cose così difficili? Se non fosse stata la seconda volta che gli salvava la vita, Shen avrebbe potuto pensare di mollare tutto e tutti, lasciandoli a sbrigarsela da soli mentre lui metteva in salvo le sue penne.

E invece no! No, il Guerriero Dragone gli aveva teso una zampa quando lui era stato sconfitto, poi aveva chiesto che qualcuno lo ripescasse dal fiume per non lasciarlo annegare miseramente, gli aveva dato fiducia per ragioni che Shen non comprendeva e adesso... adesso di nuovo: lo aveva salvato.

E quindi lui non poteva abbandonarli.

Sapeva bene che senza di lui sarebbero stati allo sbaraglio perché non sapevano nulla di polvere da sparo.

Nella migliore delle ipotesi, se si fossero attenuti al piano avrebbero finito per ridursi a pezzettini.

Shen doveva restare.

Tentò di respirare a fondo per recuperare la lucidità e lasciar dissipare la rabbia che gli aveva annebbiato la mente.

Aveva bisogno di essere lucido: ne andava della sua vita e soprattutto della loro.

In quel modo ci riusciva: la rabbia cieca fu sostituita dalla sua gelida calma apparente.

Doveva analizzare la situazione senza lasciare che le emozioni interferissero.

Doveva studiare un piano alternativo e sapeva di poterci riuscire.

-Manthys, tu torna al villaggio dagli altri. Se sarai abbastanza veloce, loro scenderanno ad aiutarci in tempo. Vai, corri!-

Manthys partì veloce come una scheggia.

Certo, quella era una possibilità, ma Shen non si sentiva per niente tranquillo: la sensazione di essere in pericolo era la stessa e più forte che mai.

-Quanto a te, Po, aiutami-

-Bene. Che devo fare?-

Era strano che il panda si mettesse ai suoi ordini. Shen sapeva che lo faceva perché si fidava di lui, ed una volta la cosa lo avrebbe esaltato per la sensazione di potere, invece adesso gli faceva solo sentire la sua responsabilità più pesante.

-Prendi la polvere. Aiutami a ricostruire un sentiero da accendere senza stare troppo vicino al resto-

Shen fece la prima mossa per spiegargli come doveva fare: raccolse una manciata di polvere tra le punte delle ali e la depositò a formare una striscia sottile per terra. Dovevano essere veloci perché era quasi calato il buio, e presto non avrebbero visto cosa facevano.

In quel posto non c'era nemmeno nulla con cui accendere un fuoco.

Shen provò a fabbricare una torcia con una striscia strappata dal fondo della sua veste, ma la seta bruciava poco e male, e senza olio in cui inzuppare il tessuto il fuoco non bruciava nonostante le scintille che lui aveva prodotto sfregando gli speroni contro il guan dao.

Le comuni pietre focaie non erano adatte ad essere usate con l'acciao fine che aveva creato lui: l'unica cosa che poteva produrre scintille a contatto con quel tipo di acciaio era lo stesso materiale.

Frustrato, Shen lasciò perdere l'idea della torcia e si dedicò ad aiutare il panda.

La nuova miccia che stavano creando si allungava con una lentezza esasperante perché potevano maneggiare solo piccole quantità di polvere per volta, e Shen si sentiva sempre più inquieto.

Crane tentava di dare un'ala, ma con l'altra fuori uso poteva fare bel poco.

Shen non voleva concedersi nemmeno il lusso di sperare, perché troppe volte aveva sperato e poi era stato deluso, ed in quel momento sapeva che non avrebbe retto l'ennesima speranza infranta.

Lavorava serio e concentrato, con uno sguardo che non tradiva nessuna delle emozioni che infuriavano dentro di lui.

Sarebbe finita male, lo sentiva, e quello che stavano facendo loro era solo un patetico tentativo di sfidare il destino.

Un'ultimo, disperato scatto di volontà da parte sua per tentare di sfuggire tra le maglie intessute dal fato.

"Il fato non esiste" si ripetè. Ma questo fu ancora peggio perché, se lui era davvero stato sempe artefice del suo destino, allora aveva fatto davvero schifo.

La miccia non aveva una lunghezza nemmeno lontanamente sufficiente quando Crane diede l'allarme.

Il "kakà" della gru diede i brividi a Shen perché gli sembrò un grido che proveniva da un posto lontano e pericoloso, lo stesso da cui provenivano le visioni della divinatrice.

Crane indicò il sentiero che costeggiava la montagna, lungo cui si muoveva la luce rossa delle torce.

Perché ovviamente i banditi avevano delle torce con sé, sebbene non ne avessero lasciate all'accampmento vicino alla polvere!

Se Shen lo avesse immaginato prima avrebbe mandato Manthys a rubarne una invece che a chiamare gli altri.

Un'altro sbaglio nel suo piano. Quella era la giornata più orrenda della sua vita, forse peggiore della sconfitta nel porto di Gong Men.

Ma insomma, perché stava andando tutto storto? Aveva messo al sicuro il villaggio, aveva aiutato Crane, aveva deciso di restare con loro nonostante il rischio, quindi che diavolo voleva ancora da lui l'universo?!

Ma era inutile stare a recriminare perché nessuno dei suoi scatti d'ira avrebbe cambiato i fatti, ed i fatti erano che erano isolati lui ed il panda, con Crane ferito ed una banda di cinghiali che stava per piombare loro addosso per riappropiarsi di armi e polvere da sparo in quantità.

I fucili erano ormai stati sabotati, ma le granate no.

Shen avrebbe voluto trovare le micce per poterne accendere una e fare saltare tutto il mucchio, ma ovviamente non ce n'era nemmeno una: le avevano portate tutte via, e quelle dei fucili erano troppo corte per innescare una granata: gli sarebbe espolosa in faccia.

Stava tentando di valutare tutte le alternative, ma qualunque cosa pensasse trovava ostacoli.

L'unica cosa che avrebbe potuto aiutarli a quel punto era l'acqua.

Shen si diede dell'idiota per la sua mania di fare esplodere le cose.

Se si fosse fermato a pensare, gli sarebbe venuto in mente di portare acqua dal fiume fin dall'inizio per bagnare la polvere, oppure di gettare i barli nel fiume... e invece no!

Lui e la sua fissazione per le esplosioni! E quella volta non poteva dare la colpa al destino perché era stato lui a progettare tutto ed a fare in modo che le cose prendessero quella piega.

Avrebbe anche potuto spargere la polvere al vento, ma ormai con i banditi e le torce che si avvicinavano, non poteva fare nemmeno quello, perché se una torcia avesse toccato un granello di polvere, la foresta di bambù si sarebbe trasformata in un rogo senza scampo per tutti.

Dannazione! Lui era capace solo di distruggere, perché si era messo in testa di fare l'eroe!

Per la rabbia abbattè il guan dao contro le canne di bambù e ne tranciò due di netto.

Il colpo si ripercosse su tutta l'ala facendogli tremare la spalla di dolore.

In qualche modo servì a schiarirgli le idee, anche se l'unica soluzione che gli veniva in mente non gli piaceva per niente.

Era l'unico modo che trovava, ed ovviamente era un crudele scherzo del destino.

"E va bene. Allora finiamola"

-Shen, cosa facciamo?-

Si rese conto che era rimasto immobile solo quando sentì Po che lo chiamava.

Cosa facciamo? Bella domanda. Ma ormai Shen sapeva cosa fare.

-Tu prendi Crane e andate lontano da qui-

-Cosa?-

-Hai sentito bene: dovete andarvene-

-Ma Shen, e tu? La polvere?-

-La accenderò, non preoccuparti-

-Come...?-

La pazienza di Shen era molto vicina al limite, ed ovviamente il plantigrade non se ne rendeva conto.

-Questi sono affari miei, panda, non immischiarti!- Stridette Shen.

-Ma...-

-BASTA!!!- esplose alla fine.

Solo allora il panda si azzittì.

Shen si rese conto che stava ansimando e tentò di ricomporsi.

-Aiuta Crane. Allontanatevi da qui. Non posso più perdere tempo con voi-

Credeva che la discussione fosse chiusa, ed invece a farlo imbestialire ancora una volta fu Crane.

-Non devi farlo, Shen!-

Lui lo ignorò e tornò ad avanzare verso il mucchio di armi e polvere.

-Cosa? Non deve fare cosa, Crane?-

-Non hai ancora capito, Po? Vuole accendere la polvere con gli speroni, come faceva con i cann...-

Una lama che gli fece volare via il cappello costrinse Crane al silenzio, ma ormai il danno era fatto: Po lo guardava con i suoi grandi occhi verdi sgranati per la comprensione di qalcosa che non voleva accettare.

-Che cosa? Con gli speroni? Ma quella è tutta polvere da sparo, e se lo fa lassù... no, Shen!-

A quel punto tutti i buoni propositi di mantenere la calma finirono gettati alle ortiche, perché Shen Scagliò loro contro due lame che li mancarono di pochissimo.

-Adesso ascoltatemi bene, tutti e due. Fate quello che vi dico. Andatevene da qui prima che sia troppo tardi. Al resto penso io, ve lo prometto, ma adesso sparite. Non voglio nessuno qui a seccarmi-

-Ma Shen, ragiona! Così finirai per ammazzarti!-

-E con questo? Sarei già dovuto morire tempo fa, e tu lo sai-

-Appunto. Lo so ed ho fatto in modo di impedirlo, e lo farò ancora-

Quanto poteva essere stupido il panda! Quanto poteva essere tutto ciò che Shen non sarebbe mai stato e che scopriva all'improvviso di invidiare.

Gli scagliò contro un'altra lama per tenerlo a distanza, mentre nella destra stringeva più forte il guan dao per prepararsi allo scontro.

-Piantala, panda! Non sono io che ti ho schiesto di farmi da custode-

-No, l'ho deciso io. Andiamo, perché deve finire così? Non è giusto!-

-Non è giusto? E tu che ne sai di cosa è giusto? Tu sei solo uno stupido che ha salvato me. Hai salvato chi... oh, ma che te lo dico a fare?!-

-Lo so, Shen, lo so. Non sono stupido come credi tu, sai? So chi sei, so cosa hai fatto... e lo stesso non voglio vederti morto. E se questo vuol dire essere uno stupido allora sì, sono uno stupido. E non ti farò avvicinare a quella polvere-

Per un attimo Shen se ne stette zitto, incapace di rispondere perché un'emozione troppo forte gli stringeva la gola.

Forse Po capiva più di quanto lui credesse.

E forse... forse, allora... in quel momento la carta sotto la sua veste scricchiolò di nuovo.

-Po... tu non capisci... se non mi lascerai accendere quella polvere arriveranno qui, si riprendernno le loro armi e ci massacreranno tutti-

Era davvero l'unico modo. Forse davvero il suo destino lo aveva tenuto in vita, gli aveva concesso una sorta di proroga affinché potesse pagare il suo debito verso i panda per poi farlo sparire di nuovo nel regno dei morti come avrebbe già dovuto essere.

-Posso fermarli io anche se riprendono le armi da fuoco. L'ho già fatto, ricordi?-

Certo che Shen se lo ricordava. Era stato in un'altra vita però.

Ma forse quella era la sua occasione per liberarsi di loro due e metterli al sicuro.

Finse di pensarci su e poi di essersi convinto.

-Va bene. Però prima portiamo Crane al sicuro-

-Oh, bene! Visto che sono riuscito a farti ragionare?-

-Sì, sì, come dici tu... ora sbrigati-

Shen guardò Crane, nella speranza che almeno lui che era un vero guerriero kung fu capisse la necessità del suo sacrificio e lo aiutasse a distrarre il panda.

E invece no.

Non appena Po si girò per tornare da lui, Crane gli gridò -Non essere stupido, Po! Sta cercando di allontanarci per fare di testa sua-

Il panda si girò con una velocità insospettabile per la sua stazza e lo sguardo che gli lanciò avrebbe fatto impallidire Shen se non fosse stato già albino per natura.

Era puro dolore. Il panda si sentiva tradito ed offeso dal suo tentativo, e lui... dannazione, lui si sentiva in colpa!

-BASTAAA!!!!- Gridò esasperato -Basta, non mi interessa se a voi non va bene, io lo faccio!-

Fece per saltare verso la pila di polvere ma venne bloccato da qualcosa di pesante e sbattè becco a terra con uno "squeack" per niente dignitoso.

Si voltò ed il panda gli aveva afferrato la coda.

No. No, quello no!

-Lasciami andare. Ora- sibilò furioso.

-No-

E allora Shen scagliò l'ennesima lama. Stavolta per colpirlo di striscio, in modo che il dolore gli facesse mollare la presa, cosa che avvenne.

Shen approfittò dell'attimo per scattare in piedi, mettere la sua coda (santo cielo, il panda aveva osato afferrarlo in quel modo!) fuori dalla portata delle zampe nere e tenere il guan dao dritto davanti a sé in posizione di difesa.

-Ti avverto, panda: un'altra mossa del genere e sei morto-

Anche Po si mise in posa da combattimento, serio come Shen lo aveva visto solo pochissime volte.

-Non è vero- gli disse Po -Se lo avessi voluto mi avresti già ucciso-

-Non illuderti di avermi cambiato, hai capito? Non pensarlo nemmeno per un momento! Io non sono cambiato!-

E per dimostrarglielo sferrò una stoccata dritto al petto che il panda dovette tuffarsi di lato per evitare.

-Scusate se vi interrompo, ma saranno qui a momenti, e non dobbiamo andarcene. Torneremo dagli altri, ci faremo aiutare... Shen, Po, per favore!-

Crane tentava di farli ragionare, ma ormai Shen era aldilà di qualsiasi razionalità.

Voleva solo chiudere quella storia prima possibile nell'unico modo che gli sembrava possibile, e se il panda avesse tentato di impedirglielo, bé, peggio per lui.

-Vattene-

Gli disse solo, più minaccioso che poteva.

-No-

-E allora resta qui e salta in aria anche tu, per quel che mi riguarda!-

Non era vero, lo aveva detto solo perché non sapeva come spiegagli che voleva tenerlo al sicuro a tutti i costi.

Piantò la punta del guan dao a terra e con un balzo fu in cima al mucchio di polvere ed armi, da dove iniziò a scagliare lame verso le zampe del panda per impedirgli di raggiungerlo.

-Io non sono come voi! Non sarò mai come voi, mettitelo bene in testa! Per me non ha alcun senso la giustizia di cui tu parli. Per me conta solo quello che voglio io, e adesso... adesso io voglio che voi ne usciate vivi più di quanto ho paura di morire-

Per un attimo Po si fermò, gli occhi sgranati fissi in quelli di Shen.

Faceva male. Quello sguardo faceva male perché Shen adesso sapeva che c'era qualcuno disposto a tutto pur di salvarlo. Anche affrontare le sue lame e la sua rabbia.

"Grazie per avermi regalato questo momento... Po. Ma non posso permetterti di fermarmi".

-Per il tuo bene, panda, non fare un'altro passo-

Ovviamente Po lo fece, ed ovviamente Shen dovette fermarlo nell'unico modo che aveva a disposizione.

Scagliò una lama dritto verso di lui, e la conficcò a fondo nella coscia.

Era la prima volta che faceva così male ad un'altro essere vivente da quando avevano combattuto fuori dalla città dei Gong.

Po crollò a terra a stringersi la zampa con entrambe le mani e a lamentarsi per la ferita. Non aveva nemmeno il coraggio di estrarre la lama, e si era fermato ad un paio di metri da lui, dove sarebbe stato al sicuro dall'esplosione.

Shen lo guardò mentre era a terra e sofferente, e provò per la prima volta il senso di colpa.

Si guardarono per un lungo momento in cui Shen comprese che avrebbe fatto ugualmente la scelta di sacrificarsi. Non per la profezia, non per pagare un debito e per togliersi un pensiero fastidioso, ma perché voleva davvero che loro, tutti loro, si salvassero.

Perché lo avevano accolto quando non aveva nessun altro e per un breve periodo della sua vita gli avevano fatto provare cosa significasse avere una casa ed una famiglia.

Davvero non gli importava più niente della profezia, del fare la cosa giusta, di tutto quello che gli aveva detto la Divinatrice, lui voleva solo togliere le armi ai banditi in modo che i guerrieri kung fu potessero battersi ad armi pari.

Perché lui voleva che sopravvivessero.

Avrebbe rischiato per loro, ma soprattutto per quelo strano panda, che con la sua ostinazione nel volerlo salvare gli aveva fatto provare uno straziante barlume di affetto.

Shen prese un respiro profondo.

Sapeva cosa doveva fare, ma lo stesso tremava di paura.

Una volta fatte scoccare le scintille avrebbe avuto solo pochi secondi per saltare giù e tentare di allontanarsi. Forse gli sarebbe riuscito o forse no, ma doveva farlo.

Crick.

No, prima doveva fare un'altra cosa: estrasse il disegno dalla tasca, lo conficcò su una lama e lo lanciò verso il panda che tentava di rialzarsi.

Il coltello si piantò a terra a pochi centimetri da lui.

-Questo appartiene a te, ora puoi riprendertelo-

Non si fermò a guardare se lui lo avesse raccolto o meno.

Mise la lama del guan dao quasi parallela alle polveri quando già si sentivano gli schiamazzi della banda che si avvicinava.

-Io sono lord Shen, sono il principe della città dei Gong, e sono l'unico padrone del mio destino- mormorò nella notte.

Le scintille sprizzarono all'attrito tra acciaio e acciaio, una, due, tre volte, riflettendosi in un modo spettrale nei suoi occhi rossi.

Alla quarta, i primi granelli di polvere si accesero e qualche sporadico scoppiettio feca capire a Shen che doveva scappare.

Spiegò il grande ventaglio della coda e saltò, abbandonando persino la sua arma per avere del peso in meno ad ostacolarlo.

Poteva solo sperare che bastasse ad allontanarlo dal cuore dell'esplosione.

Sentiva Po e Crane chiamare il suo nome, ma anche volendo non avrebbe potuto rispondere.

Alle sue spalle il crepitio delle esplosioni era sempre più ravvicinato, ogni scintilla che ne generava tante e tante di più, finché una luce più intensa lo avvertì che tutto sarebbe saltato in aria in una frazione di secondo.

Shen diede un altro colpo di coda, vide sotto di sé il terreno scorrere veloce e venirgli incontro, e poi l'impatto sulla strada si confuse con quello dell'onda d'urto dell'esplosione.

Per qualche assurda ragione, prima di perdere i sensi Shen ripensò a Master Shifu che gli faceva i complimenti per i fuochi d'artificio.


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Cantuccio dell'Autore


Eccomi qui, che barcollo ma non mollo. DEVO finire questa storia.

Devo essere sincera: quando avevo preso gli appunti per questo capitolo (sei anni fa... zob...) mi smbrava he filasse perfettamente, e invece adesso, al momento di scriverlo, ho dovuto aggiustare una miriade di cose.

Spero di non aver fatto un pasticcio.

Nel caso fosse una cosa confusa o senza senso fatemelo notare, che non mi offendo.

Ci vediamo al prossimo capitolo.


Makoto

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Capitolo 21
*** Rumore di pioggia ***


Rumore di pioggia



Aveva l'assurda sensazione di galleggiare. Non aveva precise sensazioni fisiche, ma era già qualcosa.

Shen ripiombò nell'incoscenza.

Nei giorni che seguirono fu più volte ad un passo dallo svegliarsi del tutto, ma il suo fisico era stato provato troppo per consentirglielo.

Tuttavia sentiva.

Voci attorno a lui. Il dolore che lo attraversava con scariche acute e poi qualcosa che lo attutiva.

Avrebbe voluto ringraziare ma dalla gola non gli usciva più che un rantolo.

Quando riuscì a svegliarsi la prima cosa di cui si accorse fu un leggero peso sul fianco.

Era Viper che gli risistemava addosso la coperta.

Riuscì a chiamarla facendo uno sforzo enorme.

-Shen! Oh, finalmente! Riesci a sentirmi?-

Lui annuì. Dopo la prima volta in cui era riuscito a chiamarla non riusciva ad articolare altro.

Eppure voleva sapere. Che ne era stato dei banditi? E di Po e Crane?

-Cosa... cosa..?-

-Vuoi sapere cosa è successo? Oh, non temere, è andato tutto bene. Una volta che le armi sono state distrutte, tutta la banda ha perso quasi del tutto la voglia di combattere e li abbiamo sconfitti. Adesso sono in prigione in attesa del processo-

Quindi il suo piano non era stato un fallimento totale. Buono a sapersi.

-Po? Crane?-

-Oh, loro! Manthys li ha medicati prima possibile e staranno bene in poco tempo, non preoccuparti-

Sapere di Po e Crane lo sollevò ancora di più perché non aveva sentito tracce di disapprovazione nella voce di Viper, nemmeno quando aveva nominato Po.

-Va bene- le rispose solo.

Non avrebbe saputo come altro esprimersi.

***

Nei giorni seguenti riuscì a rimanere sveglio per periodi sempre più lunghi, e così ebbe modo di vedere come tutti si prendevano cura di lui ancora una volta.

Manthys era quello che passava più spesso, aiutato nella sua terapia di agopuntura da Viper che faceva da assistente.

A detta della mantide, era una sfida stimolante lavorare su un'anatomia diversa da quella di un mammifero, e per fortna Shen era ancora abbastanza stordito e confuso da non rendersi ben conto che lui era un esperimento scientifico.

Poi Lao, che non faceva che portargli cose da bere.

Quando gli andava bene era un brodo dal sapore ottimo, quando gli andava male erano intrugli di erbe amarissime che lui faticava a mandare giù e che riusciva ad inghiottire solo quando Lao gli spiegava con troppi dettagli che servivano a tenere a bada la setticemia.

Ed ovviamente, adesso che Shen era coscente, doveva fare i conti con il dolore delle ferite e delle medicazioni.

Non aveva ossa rotte ma parecchie contusioni, ed in particolare una brutta abrasione proprio sul petto che seguiva il corso dello sterno.

Quella bruciava più di tutte, ed a momenti Shen aveva l'impressione che fosse arrivata a scorticargli il cuore da quanto faceva male.

Ma poi Lao con le sue pozioni creava impacchi che coprivano la carne martoriata ed anestetizzavano il dolore, e Shen era incredibilmente grato per questo.

Non parlava con Lao. Non avrebbe saputo cosa dirgli. Ma lo sguardo che l'anziano panda gli rivolgeva non era duro, anzi sembrava che, quando lo vedeva soffrire, si velasse di una sorta di malinconia.

Solo una volta, appena finita la medicazione, Lao rimase seduto accanto a lui.

-Allora. Sembra che tu abbia salvato mio figlio ed il mio villaggio. Suppongo che dovrei ringraziarti-

Si fermò a guardarlo.

Shen non sapeva che rispondergli. Non era esattamente arrabbiato ed era troppo debole per essere stizzito.

Riuscì solo a sospirare.

Non pretendeva che lo considerassero un eroe, e nemmeno credeva di meritare chissà quale riconoscimento, dato che il suo piano era stato un mezzo disastro e che avrebbe potuto ammazzarli tutti.

-Fai come credi- disse alla fine. In fondo non era così importante.

-Grazie, Shen-

Anche se, a pensarci bene, essere ringraziati non era male.

***

Con la ripresa di coscienza iniziarono i problemi.

Shen si accorse che non sopportava di trovarsi da solo di notte.

Si sentiva così debole e fragile che, oh, santocielo, che ne sarebbe stato di lui?

Quando si svegliava solo, al buio, e non sentiva nessun rumore vicino a sé il panico prendeva il sopravvento.

Dov'era? Le ferite erano peggiorate? L'infezione lo stava indebolendo tanto da far credere loro che fosse morto? Ma soprattutto, lui era davvero vivo?

Il panico lo faceva gridare ed agitarsi, pronto anche a riaprire le ferite e a sanguinare di nuovo pur di avere la certezza di essere vivo.

Shen odiava il dolore, ma almeno il dolore gli dava la certezza di non essere ancora nel mondo dei morti.

Non tenne il conto di quante volte successe, ma dopo un po' di tempo notò che quando si svegliava, anche nel cuore della notte, c'era sempre una lanterna nella stanza e qualcuno vicino a lui.

Si davano il cambio in modo da non lasciarlo mai solo, e Shen ormai sapeva che quel sentimento nuovo che gli torceva le viscere era gratitudine.


Non poteva ancora alzarsi.

Da quello che gli aveva detto Lao, ricordava qualcosa a proposito di due o tre settimane di immobilità, ma nelle sue condizioni non era in grado di quantificare il tempo.

Non era nemmeno in grado di dire più di poche parole senza piombare sfinito.

Ricordava che Lao gli aveva parlao di contusioni, di costole incrinate e di abrasioni, e per fortuna il panda lo aveva anche rassicurato che con il tempo sarebbe guarito.

Shen si sentiva ancora estremamente confuso.

Non riusciva a capire come si sentisse a proposito di cosa aveva fatto, anzi nemmeno lo ricordava con chiarezza.

Ricordava l'esplosione e l'urto, ed era come se quel botto gli avesse strappato via molto di più che le penne e la pelle sul torace; gli aveva strappato via qualcosa da dentro, anche se lui non riusciva a capire cosa.

***

Dopo i prmi giorni di semincoscienza, quando era stato Lao a nutrirlo con cura perché non soffocasse, era quasi sempre Po che si occupava di lui quando doveva mangiare.

Shen non era in grado di masticare, e per questo Po preparava sempre zuppe.

E lo imboccava.

E Shen si sentiva colpevole nei suoi confronti e si vergognava di sé stesso.

La vergogna era qualcosa che non aveva mai provato prima.

Qualsiasi cosa gli fosse stata strappata via, aveva messo a nudo la sua fragilità.

Non appena fu più cosciente, abbastanza da rendersi conto che il panda si stava ancora una volta prendendo cura di lui, Shen provò un dolore più acuto che mai.

Era una spina conficcata a fondo dentro di lui e c'era un solo modo per provare a toglierla.

-Mi... dispiace...- esalò.

Non era sicuro di sapere a cosa si riferisse; forse all'ultima ferita che gli aveva provocato, forse a tutto.

-Non preoccuparti, Shen. È tutto a posto-

No che non lo era! Come sempre il panda era troppo ingenuo.

Ma sapere che quel panda ingenuo non lo odiava lo faceva sentire un po' meglio.

***

Grazie alle cure di Manthys e Lao, alle zuppe di Po ed in generale alle attenzioni verso di lui, Shen si stava riprendendo.

La pelle scorticata sullo sterno si stava rigenerando, mentre le ossa, se non sforzate, non gli facevano nemmeno troppo male.

Attraverso la carta di riso della stanza in cui lo avevano sistemato poteva vedere il viavai delle sagome fuori, come in un teatro delle ombre.

Una volta vide il panda.

Dal rumore che si sentiva fuori doveva essere una giornata di pioggia, eppure il panda stava lì, a fare movimenti che per una volta Shen trovò incredibilmente eleganti; erano una combinazione di potenza e grazia, ed erano simili a quelli che Po aveva fatto prima di fermare a mani nude le palle di cannone.

Shen si sorprese a non provare nessuna emozione particolare al ricordo.

Rimase semplicemente fermo e zitto ad ammirarlo, ed a pensare che, ingenuo oppure no, quel panda a modo suo aveva una saggezza invidiabile.

Altrimenti perché curarlo invece di usare quella forza per schiacciare il suo fragile cranio con una zampa?

Shen ancora non capiva, però forse stava iniziando ad accettare.

Forse un giorno gli avrebbe chiesto come faceva, ed allora si sarebbe compiuta un'altra profezia della Divinatrice: "Un giorno tu cercherai Po, e vorrai da lui delle risposte come lui le voleva da te".

Il pensiero che la capra avesse ragione non lo infastidì, anzi, prima di addormentarsi di nuovo, Shen ebbe l'impressione di stare sorridendo.

***

Era più forte di lui: temeva il buio e la solitudine.

Li aveva sempre temuti in realtà, ma adesso non poteva più nasconderlo a sé stesso né agli altri.

Non che loro gli avessero fatto delle domande. Semplicemente si comportavano di conseguenza.

Era passato tempo dall'ultima volta che era stato il panda a tenergli compagnia nella stessa stanza, forse era stato quando lui non riusciva a rimanere coscente a lungo.

Shen non sapeva se fosse un caso oppure un modo per evitarlo.

Quando Po entrò nella stanza con la sua stuoia sotto il braccio, Shen non potè impedirsi di essere sorpreso e di chiedergli -Vuoi davvero restare qui?-

-Sì. Non mi piace lasciarti solo-

Shen non sapeva cosa rispondere. Il riferimento ai suoi terrori notturni era nell'aria ma a lui non andava per niente di palesarlo.

Preferì cambiare argomento e colse la scusa della fasciatura che spuntava da sotto il pantalone del panda, anche perché quello era un'argomento che dovevano affrontare.

-Come va la ferita alla zampa?-

-Bene. Ormai è quasi guarita-

Shen non riuscì trovare nulla da dire sul momento, ma per fortuna almeno Po non lo stava guardando perché era impegnato a stendere la sua stuoia a terra e poi ad accomodarsi per la notte.

Shen non avrebbe mai creduto che avrebbero dormito uno accanto all'altro senza paura.

Il panda spensa la lanterna più grande e rimase solo quella piccola in carta di riso chiara, ad illuminare la stanza di un fioco bagliore ambrato.

Shen guardò di lato muovendo appena la testa sul cuscino.

-Mi dispiace di averlo dovuto fare. Avrei voluto convincerti ma tu non mi davi retta e... sono stato costretto-

Detestava annaspare in quel modo come se si stesse giustificando, eppure non poteva farne a meno.

Po si girò sul fianco per guardarlo.

Se Shen ripensava a quanto aveva avuto paura di lui si sentiva terribilmente stupido.

-Lo so, Shen. So perché lo hai fatto. È meglio una ferita superficiale che saltare in aria, giusto? Oppure essere... non lo so... linciato da banditi infrociti. Va tutto bene, so che lo hai fatto perché volevi proteggermi-

Ah. Quindi il panda aveva capito? Shen lo guardò negli occhi, il suo rosso che trovava finalmente requie nel verde.

Forse era quella la pace di cui aveva sentito parlare?

-Hai ragione. Volevo proteggerti. Tu hai fatto davvero tanto per me-

Po liquidò tutto con una scrollata di spalle, ma Shen non era disposto a lasciar correre.

-E dai, Shen.... ho fatto solo quello che mi sembrava giusto-

-Anche io-

Stavolta il panda rimase zitto ad annuire.

-Shen, mi dispiace per la cicatrice. Mio padre ha detto che ti resterà per sempre una cicatrice sul petto-

-Non posso dire di esserne contento, ma suppongo che sarebbe potuta andare peggio, quindi non mi lamento-

-Eh, già, sarebbe potuta andare peggio. Almeno le cicatrici guariscono, prima o poi-

Shen sospirò.

-Abbiamo già fatto questo discorso, panda. Sono le ferite che guariscono-

-Ah, già, giusto. E le cicatrici che fanno?-

-Sbiadiscono, Po. Sbiadiscono-

Shen sentiva le palpebre sempre più pesanti, il calore del fuoco e sotto le coperte che lo invitava al sonno.

Quella piccola discussione aveva rimesso a posto un'altro tassello di sé.

Erano cose che Shen aveva imparato ad apprezzare.

Chiuse gli occhi e si addormentò.

***

Finalmente, dopo tre settimane esatte, come aveva adetto Lao, Shen potè alzarsi.

I muscoli che erano stati immobili tanto tempo all'inizio lo sostenevano solo per breve tempo, ma era bello potersi muovere di nuovo.

Il bendaggio chee gli fasciava tutto il petto spuntava da sotto la piega dei vestiti, e Shen si chiese se la cicatrice sarebbe stata visibile.

Scoprì che non gli importava poi tanto.

Affacciato sul porticato della casa di Lao, scorse in lontananza una sagoma che lo salutava.

Shen non aveva dubbi che fosse Peonia, perché nessun altro cucciolo di panda mostrava lo stesso entusiasmo nei suoi confronti.

A vederlo lì, i panda si bloccavano sorpresi e non sempre sapevano come reagire.

A volte seplicemente distoglievano lo sguardo ed affrettavano il passo, altre volte si fermavano a scrutarlo fin quando lui non li fulminava con un lampo di rosso dei suoi occhi, ancora capaci di diventare freddi e taglienti come acciaio all'occorrenza.

Pochi si fermavano davanti a lui ed abbozzavano un inchino ed un "master" mormorato a mezza voce.

In realtà erano loro che lo facevano vergognare, perché quel "master" gli ricordava solo che il suo piano aveva fatto pena.

E che tutto era andato come era andato perché lui aveva fatto in modo che fosse così, sia pur in modo inconsapevole.

Ne erano usciti vivi e lui era sembrato una specie di eroe dedito al sacrificio, ma lui sapeva bene che non era così: lui aveva solo aggiustare all'ultimo momento un mucchio di errori di cui non si era reso conto, e lo aveva fatto ancora una volta in maniera maldestra e facendosi male.

Facendo male a Crane e Po.

Le loro ferite erano guarite prima delle sue e loro non si erano lamentati, ma Shen se ne sentiva responsabile.

***

Durante l'ennesima giornata di pioggia Shen era sotto il portico ad ascoltare lo scrosciare dell'acqua.

Fuori non c'era nessuno e lui voleva godersi quel momento di pace in cui non sentiva nulla.

Niente rimorsi, sensi di colpa, inadeguatezza, nulla... forse era quella la pace interiore di cui aveva sentito parlare.

Sentì un ruore accanto a sé, ed era Po che aveva appena scostato la porta di carta di riso.

-Vuoi rientrare?-

-No. Per ora sto bene-

-Ok-

Shen sentì il rumore della porta che veniva richiusa, ed allora si ricordò di quando aveva visto il panda sotto la pioggia attraverso il materiale sottile.

Si voltò di scatto nonostante le fitte al collo e al torace.

-Aspetta!-

Gli sembrava di vitale importanza parlare con Po, e per fortuna lui riapparve subito.

-Po, devo chiederti una cosa. La pace interiore. Che cos'è?-

Po lo guardò confuso, senza sapere bene cosa rispondere, ma Shen non lo forzò.

Forse aveva imparato un po' di pazienza dopotutto.

Po si sedette accanto a lui e rimase con lo sguardo fisso sulle proprie zampe.

-Vedi, Shen... io non lo so cos'è-

-Ma ci sei ruscito! Quando abbiamo combattuo. Hai deviato a mani nude palle di cannone. E poi potevi uccidermi. Non lo hai fatto. Avresti dovuto essere divorato dall'odio, dalla rabbia e dal desiderio di vendetta come lo ero io e... e... e invece niente-

-Già, niente-

Come faceva Po a liquidare tutto con un'alzata di spalle?

-Perché?-

-Perché a che sarebbe servito? Cosa sarebbe cambiato nel passato? Niente-

-Già. Niente- dovette concordare Shen. Forse iniziava a comprendere il punto di vista del panda.

-E nemmeno nel futuro sarebbe cambiato niente. Non lo so, non conosco il furturo. Una volta Maestro Ooogway mi ha spiegato perché il presente è importante, e adesso credo di averlo capito. Vedi, Shen, sul passato non abbiamo alcun potere perché bè, ormai è passato. Sul futuro non abbiamo un controllo completo. Per questo l'unico momento veramente importante è il presente-

Shen ripensò a quello che gli aveva detto la Divinatrice "Il momento più importante è ora" e per un attimo gli sembrò che fosse tutto chiarissimo.

Per un momento credette di aver compreso, poi tutto gli sfuggì tra le dita come fumo.

Avrebbe potuto ringraziare il panda, ma invece di trovare parole per quello si trovò a dire -Ti ho mentito-

Po si girò verso di lui con gli occhi verdi sgranati.

Ancora non aveva imparato a non fidarsi di lui. Ancora trovava incredibile che lui potesse mentirgli.

-Mi hai mentito? Quando?-

-Quando ti ho detto che i tuoi genitori ti avevano abbandonato perché non ti amavano. In realtà era di me che stavo parlando. Dei miei, di genitori. Ma questo tu lo avevi già capito, non è vero?-

-Ah, quello... sì, lo sapevo perché la Divinatrice Yang mi aveva raccontato qualcosa della tua famiglia-

Shen avrebbe voluto arrabbiarsi con la capra per aver spifferato gli affari suoi, ma ormai anche quella gli sembrava una cosa lontana, che non lo toccava poi molto.

In un certo senso gli rendeva le cose più semplici.

-Mi dispiace. Non avrei dovuto scaricare su di te la mia rabbia-

Osservandolo di sottecchi, vide che Po aveva aperto la bocca come per dire qualcosa, ma poi ci aveva ripensato.

Per fortuna.

Shen non era ancora pronto per gestire... altro...

-Era vero che ti odiavano?-

Ecco! Dannato Panda, com'era che riusciva sempre a colpire fondo senza nemmeno accorgersene?

Shen gonfiò i polmoni per la voglia di urlare, ma poi si rese conto che qualcosa di troppo pesante gli schiacciava il petto.

Doveva essere colpa del clima di quella regione, sempre piovoso.

Gli uscì un sospiro pesante che sapeva vagamente di pianto.

-Io non lo so. Credevo di sì. Ma adesso... non lo so-

Non aveva nessuna intenzione di spiegare al panda che era difficile perché, una volta tolta la rabbia per il "tradimento" da parte dei suoi genitori, a lui non restava nulla, perché la sua vita era stata sempre tesa alla rabbia, all'odio ed alla vendetta.

Forse non erano cose belle ma erano meglio del senso di smarrimento che provava da quando era stato costretto a mettere in dubbio sé stesso.

-Fa male?- chiese ancora il panda.

A Shen scappò una risata amara.

-Oh, te l'ho fatto provare, ricordi? Dillo tu a me, se fa male- lo sfidò.

Po sembrò pensarci su, e Shen si guardò bene dall'incrociare il suo sguardo in quei momenti; preferì concentrarsi sui cerchi concentrici formati dalle gocce di pioggia nelle pozzanghere.

Forse se lo avesse guardato si sarebbe reso conto del braccio del panda che si posava attorno alle sue spalle in un gesto di solidarietà.

Non era maldestro, non lo comprimeva, non gli dava fastidio alle ferite, ma non era nemmeno qualcosa a cui Shen fosse abituato, per questo lo metteva a disagio.

E tuttavia non si mosse per liberarsi, perché quello lo teneva al sicuro da un pensiero che aveva sempre respinto ed evitato di affrontare perché faceva davvero troppo male.

Che forse aveva deluso talmente tanto i suoi genitori che loro facevano bene ad odiarlo.

***

Shen non aveva ancora avuto occasione di parlare con Crane. La gru fu sobria, timida come al solito, e forse Shen lo apprezzò roprio per questo.

Crane lo ringraziò per aver combattuto anche per lui. Per averlo difeso.

Shen sapeva che Crane era un vero maestro, e per una volta fu contento che qualcuno fosse riuscito a leggere il suo modo di fare.

Ed ancora più contento di sapere che era qualcuno riservato e che non lo avrebbe raccontato in giro più del necessario.

Shen si stava ristabilendo e presto anche l'ala di Crane sarebbe guarita ed avrebbe potuto sostenerlo in volo.

Voleva dire che presto sarebbero tornati al Palazzo di Giada.

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Cantuccio dell'Autore


Eddai che non l'ho ammazzato, siete contenti? Non l'avrei mai fatto!

Ho iniziato a tirare le fila della storia per chiudere questo arco di cambiamento di Shen, ma ancora ci sono cose da mettere a posto. Per adesso mi sono limitata alla questione in sospeso con i panda.

Grazie a chi segue la storia e a chi spende tempo a recensire.


Makoto


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Capitolo 22
*** Guarire le ferite ***


Guarire le ferite


Sarebbero rimasti più di un mese al villaggio Quian Li.

Po si era fermato perché voleva recuperare il rapporto con suo padre, Shen non era in grado di affrontare il viaggio, e Manthys era rimasto perché era il medico del gruppo e doveva essere lui a continuare a seguire Shen.

Il pavone a volte voleva illudersi che la mantide fosse preoccupata per lui perché lo considerasse ormai un amico.

Viper, Tigress e Crane avevano invece ripreso la via della Valle della Pace.

Shen sapeva che era sciocco, ma aveva avuto un attimo strano quando Viper gli aveva detto "Riprenditi in fretta, mi raccomando. Ci vediamo a casa".

Perché... casa! Cos'era "casa" per lui ormai?

Poteva davvero essere insieme a loro?

Il Palazzo di Giada era la sua casa? Non era più un ospite strano o un pessimo soggetto da tentare di rieducare?

Aveva ancora tempo per pensarci.

Per il momento tentava di trovare la pace nella tranquilla realtà del villaggio dei panda.

La verità era che lui era irrequieto, lo era sempre stato e probabilmente lo sarebbe stato fino alla fine dei suoi giorni, ed in fondo lui in quel villaggio si annoiava.

Era ben lontano dal considerare le loro vite senza valore come aveva fatto in passato, ma certamente una vita tanto tranquilla, dedita all'agricoltura ed a pochi lavori di sopravvivenza non era il suo ideale.

Lo trovava insulso.

Lui avrebbe potuto e voluto fare altro, peccato che non riuscisse bene a focalizzare cosa.

Il lato positivo era che dopo che si erano diffuse altre voci su cosa aveva fatto, anche i panda che gli erano stati più ostili si sforzavano di essere cortesi con lui, o quantomeno di non guardarlo con la stessa diffidenza di prima.

Ovviamente, non appena Shen fu abbastanza in forze, Lao gli chiese spiegazioni a proposito del disegno che lui aveva lasciato in casa ben custodito e che poi aveva trovato sporco di fango ed inflizato su un coltello che era finito nelle mani di suo figlio.

Shen sapeva di non avere nulla di cui vergognarsi.

Gli spiegò che il disegno era volato fuori dalla finestra insieme ad altri e che lui non aveva voluto che Po lo vedesse subito per non compromettere la squadra; era la verità.

Fece notare a Lao che quel disegno aveva probabilmente salvato la vita a Po quando il panda si era fermato a raccoglierlo e così si era tenuto lontano dall'esplosione.

L'anziano panda lo squadrava ancora con le sopracciglia aggrottate, e stavolta Shen non aveva motivo di tirarsi indietro.

Era convinto che il fatto che lui avesse tenuto il disegno tutto quel tempo prima di ridarlo a Po non fosse stato altro che l'ennesimo scherzo del destino ai suoi danni. Era stato necessario in qualche modo.

-La cosa veramente brutta è che so che sei sincero, e per questo non posso strapazzarti come vorrei-

Shen si concesse di sorridere, perché il fatto che il panda avesse riconosciuto le sue buone intenzioni nonostante il fatto che lo detestasse era un bel passo avanti.

Durante uno dei pomeriggi in cui era sulla veranda ad occupare il tempo con un esercizio di calligrafia, Shen sentì delle voci che si avvicinavano.

Una la riconobbe subito perché era la voce di una bambina, però parlava troppo piano per permettergli di distinguere cosa dicesse, mentre l'altra era una voce femminile ma adulta.

Shen alzò gli occhi e dall'angolo della veranda fece appena in tempo a vedere Peonia e sua madre che entravano in casa di Lao.

Avrebbe liquidato la cosa con niente perché dopotutto Lao era il prozio della piccola ed una visita familiare sarebbe stata normale, ma poco dopo lo stesso panda venne a cercarlo sul patio ed introdusse la cucciola e sua madre per lasciarle sole con lui.

La panda era tra quelli che si sforzavano di essere cortesi senza riuscirci del tutto, tuttavia Shen tentò di essere accomodante nonostante l'ostilità che percepiva da lei.

-Buon pomeriggio. Prego, sedetevi-

-Non ce ne sarà bisogno. Peonia deve dirvi una cosa importante, signore, poi toglieremo il disturbo. Peonia?-

La cucciola si fece avanti trascinando le zampe di malavoglia.

Estrasse un piccolo involto dall'ampia manica della veste e glielo porse con un inchino.

-Lord Shen, vi ringrazio per avermi dato la possibilità di difendere la mia famiglia, adesso che non c'è più pericolo posso restituirvi ciò che è vostro-

Shen non aveva bisogno di aprire la stoffa per sapere che conteneva la lama che lui le aveva affidato prima che lasciassero il villaggio.

Non fece nessun gesto per riprendersela.

-Chi ti ha detto che non c'è più pericolo?-

Peonia alzò su di lui uno sguardo spaventato, mentre la madre si portò le zampe giunte al petto, più spaventata della figlia.

-No, no, aspetta. Intendo che il pericolo della banda di cinghiali è stato allontanato, ma chi dice che in futuro non accadranno episodi simili? Quando ti ho lasciato quella non era solo per questa occasione. Era per sempre. Per essere sempre pronta. Non devi restituirmi niente perché quella è tua-

Gli occhi di Peonia si illuminarono, invece la madre fece un passo avanti quasi minacciosa.

-Non voglio che mia figlia tenga un'arma!- esclamò.

Shen la guardò gelido. Non gli piaceva la piega che quella discussione stava prendendo, e lui non poteva fare finta di niente, anche a costo di giocarsi quel minimo di reputazione positiva che aveva conquistato tra i panda.

-Voi non volete- scandì lentamente -E Peonia cosa vuole? Glielo avete chiesto? Se vuole un'arma e vuole essere in grado di difendersi è un suo diritto-

-Potrebbe farsi male-

-Imparerà ad usarla-

-Potrebbe farsi male mentre impara-

-Meglio che si faccia male mentre impara a difendersi che nel corso di un vero scontro a cui arriverà impreparata-

Non riusciva a credere a quello che stava facendo, e cioè impicciarsi della causa di una cucciola di panda che in uno scontro vero sarebbe durata meno di tre secondi, ma sentiva di doverlo fare.

La madre di Peonia serrò le labbra. Non trovava nulla da ribattere, e così decise di tagliare corto.

-Peonia. Restituisci quella cosa ed andiamo a casa-

-No-

La vocina della piccola suonò così determinata da sorprendere persino Shen, che di toni autoritari era un maestro.

-Peoinia, non farmi arrabbiare! Devi restituirla-

-Non è vero! Shen ha detto che è mia!- e si strinse il fagotto al petto.

La determinazione e la grinta con cui Peonia difendeva le sue convinzioni le conquistarono la simpatia di Shen.

-Ha ragione lei. Non voglio che mi sia restituito nulla. Se potrà tenerla in casa o no non sono affari miei, ma per quanto mi riguarda quell'arma le appartiene-

La panda incrociò le braccia in un chiaro segno di sfida.

-Bene. Ed allora per quanto riguarda me, quell'arma finirà dritta in fondo al fiume alla prima occasione-

-No!- strillò Peonia.

La cucciola corse via con tutta l'agilità che le permettevano le sue zampe grassocce, sotto lo sguardo basito della madre ed anche di Shen.

La panda gli rivolse uno sguardo indecifrabile ma sicuramente fuori luogo su una creatura pacifica come un panda.

-Spero che tu sia soddisfatto adesso- sibilò velenosa, prima di uscire di casa anche lei.

Shen sospirò. Era certo che quell'alzata d'ingegno gli sarebbe costata tutta la sua popolarità, che già non era molta, ed ancora non sapeva se avesse fatto bene o male.

Lao non sembrava averla presa bene, quando venne a cercarlo di nuovo.

-Hai sconvolto mia nipote ed hai messo in testa alla mia pronipote che può tenersi una lama affilata. Hai qualcosa da dire al riguardo?-

Per un attimo Shen pensò bene di mordersi la lingua, però cose al riguardo da dire ne aveva, e pure troppe.

-Dovete imparare a difendervi. Dovete imparare a combattere. Questa volta vi è andata bene che noi abbiamo raccattato la vostra patetica richiesta di aiuto, e posso anche concedervelo perché eravate in condisioni di inferiorità su tutti i fronti. Ma a parte il caso delle armi da fuoco, avete mai pensato di imparare a difendervi da soli?-

Lao si irrigidì, ma poiché non rispose Shen seppe di aver punto sul vivo.

-Siamo panda. Ti sembra che abbiamo l'attitudine al combattimento?-

-Chiedilo a tuo figlio- lo rimbeccò subito Shen -O chiedilo a te stesso. Non sei tu che mi hai lasciato le cicatrici sulle zampe vent'anni fa?-

Lao si alzò in piedi e per un attimo Shen credette che lo avrebbe colpito.

-Proprio per questo non vogli che la mia gente combatta! Abbiamo subito troppe perdite tentando di difenderci. Non siamo adatti-

Shen lo scrutò attentamente. Forse riusciva a comprendere quella motivazione, ma non poteva accettarla.

-Subirete perdite ugualmente. Sarete decimati di nuovo, e senza aver nemmeno provato ad opporre resistenza. Dovete almeno provare ad imparare a difendervi. Chi volta le spalle alla battaglia merita la sconfitta-

Lao lo guardò furente, con le labbra serrate che tremavano di rabbia.

Non aggiunse nulla. Si voltò e lo lasciò solo.

Shen credeva di aver perso anche il suo appoggio, ed invece quella sera stessa a cena Lao si rivolse a Po.

-Figlio mio, ci ho pensato. Credo che noi dobbiamo imparare a difenderci. Quando sarai tornato al palazzo di Giada, puoi chiedere al tuo Maestro se accetterebbe di addestrare qualche nostro giovane che abbia talento nel kung fu?-

Shen non disse nulla. Mantenne gli occhi fissi sui suoi spaghetti come se al mondo non esistesse altro.

-Uao! Certo, questo sarebbe davvero fico. Ehi, potrei venire io qui ad insegnarvi, che ne dici?-

-Sì. Questo sarebbe davvero... fico-

Shen si ritirò in silenzio e li lasciò a progettare come e quando iniziare gli allenamenti.

In fondo non gli dispiaceva che Lao gli avesse dato retta.

***

Venne il momento di partire.

Shen odiava gli addii, ed oltretutto non sapeva come comportarsi perché non sapeva come si sarebbero comportati loro nei suoi confronti.

Lo aspettava una sorpresa perché quando finirono di fare i bagagli ed uscirono da casa di Lao c'era tutto il villaggio ad aspettarli per accompagnarli alle porte, e tra i saluti che venivano rivolti a loro tre lui potè cogliere distintamente più di una volta "Master Shen".

La cosa lo riempì di uno strano senso di orgoglio e soddisfazione, diversa dalla soddisfazione feroce che aveva sempre provato quando un suo piano andava a buon fine.

Era qualcosa di più tranquillo, diverso. Ma non spiacevole.

La strada verso il palazzo di Giada fu abbastanza tranquilla, non essendoci Monkey a fare da spalla a Po e Tigress a rimbrottarli, ed in mezzo al silenzio ed alla natura Shen ebbe modo e tempo di pensare.

Era soddisfatto di quello che aveva fatto, di aver ripagato il suo debito, ma adesso stava riportando indietro tanti interrogativi.

Aveva chiuso un capitolo della sua vita, solo che adesso quello che stava per iniziare si preannunciava piuttosto confusionario.

Decise che aveva bisogno di confrontarsi con qualcuno in grado di dagli un consiglio.

Non voleva parlare con Po, non subito almeno, ed in realtà la persona che gli sembrava più indicata era il maestro dei cinque guerrieri, Shifu.

Il primo che gli avesse impartito degli insegnamenti.

Decise che avrebbe parlato con lui, anche se non sapeva bene cosa gli avrebbe detto.

***


Fortunatamente Po era quello che aveva il passo più lento quando si trattava di salire le scale, e così Shen non dovette sforzarsi.

Shifu era venuto ad accoglierli in cima alla scalinata del Palazzo di Giada, e quando li vide il suo volto si aprì in un sorriso.

-Bentornati allievi. Sono fiero di quello che avete fatto. Ora entrate e riposate-

Shen lo guardò a lungo, vergognandosi di dire davanti agli altri che voleva parlare con lui.

Alla fine non disse nulla. All'improvviso non era più nemmeno sicuro di volerlo fare, in realtà.

Po e Manthys presero subito la via dei loro dormitori, e lo stesso fece Shen.

-Ancora una cosa- aggiunse Master Shifu -Se qualcuno dovesse dirmi qualcosa di particolare, mi troverebbe sotto il Sacro Pesco della Celestiale Saggezza tra un'ora. Potete andare-

Shen era sicuro che si stesse riferendo a lui.

Aveva esattamente un'ora quindi per decidere cosa doveva fare.

Nella sua stanza per prima cosa si cambiò per prendere altro tempo, ma quando il sole fu vicino al tramonto seppe che doveva prendere una decisione.

Scelse di chiedere aiuto.

Scelse di parlare con il suo maestro.

Lo trovò esattamente dove aveva detto: sotto il pesco.

Shen si avvicinò in silenzio per non disturbare e rimase accanto a lui in attesa, certo che Shifu sapesse esattamente che lui era lì e che gli avrebbe rivolto la parola al momento opportuno.

Il panda minore non aprì nemmeno gli occhi né sembrò distratto dalla sua meditazione quando gli chiese -Shen. Come stai?-

Nella sua voce Shen potè sentire qualcosa che gli sembrava vero interessamento nei suoi confronti.

Era un buon inizio.

-Non ho motivo di lamentarmi-

Shifu aprì gli occhi e si voltò verso di lui per osservarlo.

-O forse ne hai, ma ormai sei abbastanza saggio da preferire di considerare i motivi per non farlo-

Shen sorrise tra sé. Era vero. Il piccolo panda lo aveva compreso ed a lui non dispiaceva, per questo riuscì a sostenere il suo sguardo.

-Credo che sia così-

Rimasero sotto le fronde verdi del pesco che li tenevano al riparo dal sole estivo, poi fu Shifu a rompere il silenzio.

-Forse c'è qualcosa che vuoi chiedermi, Shen?-

Ecco, ci erano arrivati.

Per Shen non era per niente semplice iniziare il discorso del genere, però sapeva di doverlo fare.

Disse la prima cosa che pensava, diretto, semplice e brutale.

-Temo di non essere capace da solo di distinguere i concetti di bene e male. Ho bisogno di sapere da voi se in me c'è davvero qualcosa di buono-

Shifu lo guardò sorpreso. Molto sorpreso. Shen sapeva che per impressionare un maestro di kung fu che ne aveva viste tante nella vita ci voleva qualcosa di veramente fuori dagli schemi, e lui sembrava aver appena fatto questo "qualcosa".

Ma dopo l'iniziale attimo di smarrimento Shifu si ricompose.

-Shen, la domanda che mi fai è molto complicata. Il bene ed il male non sono concetti assoluti né esiste al mondo un essere che sia solo buono o solo malvagio. Per questo esiste il Tao. Il mondo è fatto di opposti. Non deve prevalere uno o l'altro, quello che bisogna trovare è l'equilibrio tra i due-

Risposta che per Shen non era una risposta. Serviva solo ad instillargli più incertezze.

-Non capisco- dovette ammettere.

-Avrai tutto il tempo che ti servirà per capire. Non ho mai preteso che uno dei mei allievi comprendesse in poco tempo i misteri del mondo che ci circonda-

Shen provò l'ennesimo sobbalzo dietro lo sterno.

Shifu lo considerava uno dei suoi allievi.

Allora per lui c'era una speranza, se non veniva rifiutato.

-Ma tu ti stai ancora ponendo la stessa domanda, non è vero? Se in te c'è qualcosa di buono-

-Sì. E considerando cosa ho fatto in passato ancora non mi spiego come Po abbia potuto volermi salvare. Qualcuno avesse fatto a me ciò che io ho fatto a lui...- Shen tacque per evitare di dire cose di cui si sarebbe pentito.

-Capisco. È una lotta dura, Shen. Potrei spiegarti i motivi che hanno spinto Po a salvarti, ma non potrei costringerti a comprenderli. Li conosci già. Quando sarai pronto li capirai da solo. Quanto a me, posso dirti cosa vedo che merita di essere salvato-

Shen si fece attento.

Si vergognava di essere così, di desiderare ardentemente che qualcun altro trovasse motivi per dargli fiducia, eppure non poteva farne a meno.

Per avere fiducia doveva darne a sua volta.

-Shen, tu hai una volontà straordinariamente forte ed una determinazione fuori dal comune nel voler superare i tuoi limiti. Guardati: sei albino eppure hai trovato il modo di fare della tua diversità qualcosa di unico. Sei stato di salute fragile da giovane, non è vero? Ancora si sente nel tuo respiro una traccia di affanno quando ti affatichi, anche se sei diventato bravo a nasconderla. Eppure dalla tua fragilità hai saputo sviluppare la velocità per compensare la resistenza che ti manca. Non hai armi naturali e sei riuscito a compensare inventando per te stesso gli speroni di metallo e le lame. Tra parentesi, ottimo lavoro. Ed infine la tua intelligenza. Non ti arrendi davanti ai problemi e riesci a trovare sempre la soluzione. Tu hai tante qualità, ma non è questo a renderti buono o malvagio. Questo dipende dall'uso che ne fai. Quindi la vera domanda è, vuoi imparare ad usarle bene?-

Shen era rimasto ad ascoltare attento. Era vero. Quello che diceva il panda bruciava come il sale su una ferita fresca, eppure era come gli aveva detto Manthys tempo addietro: quando avrebbe smesso di fare male si sarebbe reso conto che gli aveva fatto bene.

-Sì vorrei imparare-

-Allora sarò onorato di farti da maestro-

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Cantuccio dell'Autore


Sono qui, sono qui... *Arriva trafelata * Non temete, un vero gueriero non molla mai *cit. Po *

Che dire, questo è il penultimo capitolo e si è scritto praticamente da solo con l'ispirazione dei dolci di Pasqua.

Ringrazio chi segue, chi commenta, e chi aspetterà l'ultimo capitolo.


Makoto

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Capitolo 23
*** Lame ***


Lame


Shifu mantenne la sua parte della promessa e Shen fece del suo meglio per essere all'altezza.

La cosa più difficile per lui fu rinunciare alle armi.

Shifu gli aveva detto chiaro che un guerriero kung fu non è un vero guerriero kung fu se la sua vittoria dipende dall'uso di armi di qualsiasi tipo.

Per il guerriero kung fu non esistono scorciatoie ed il proprio corpo è l'unica arma indispensabile.

Per Shen era difficile.

Quando protestò per far capire a Shifu che almeno le lame gli erano necessarie il maestro fu irremovible, ed allora Shen perse la pazienza e sbottò con tutta l'irascibilità che tentava di contollare.

-Voi non capite! Come posso difendermi? Io non ho zanne, artigli o veleno! Non posso nemmeno volare davvero come fa Crane! Senza le lame io non sono niente!-

Lo disse con rabbia ma anche con tanta amarezza.

Shifu lo guardò in quel modo bonario che Shen non sapeva ancora se apprezzare oppure detestare.

-Non è vero, Shen. Tu sei tantissimo anche senza le lame-

Lui sbuffò forte. Quel ragionamento non lo convinceva.

-Prendine una, Shen-

Lui obbedì di malavoglia ed estrasse una lama dalla tasca interna, facendola rigirare tra le le penne con la solita grazia.

In realtà forse sperava che Shifu vedesse che era bravo in quel modo, e che si ricredesse sulla sua decisione.

-Guardati adesso. Cosa vedi?-

Shen dovette fare uno sforzo enorme per non sbottare di nuovo.

-Ho preso una lama come mi avete detto voi-

-Ah, ma io vedo una cosa diversa. Vedo tante lame. O una penna in più. Riflettici, e poi ne riparleremo-

Shifu lo lasciò sotto il pesco, in compagnia della confusione più totale.

Che aveva voluto dire il panda minore?

Si rigirò tra le piume la lama e tentò di venre a capo di quell'enigma.

A parte l'ovvia soluzione che Shifu avesse problemi di vista per vedere tante lame dove ce n'era una sola, oppure una piuma in più dove c'era acciaio, che avrebbe potuto significare?

Come ogni volta che era arrabbiato e che si trovava con una lama in mano, ebbe l'istinto di lanciarla verso il primo bersaglio che gli capitava a tiro, ma in quel caso dovette bloccare il gesto a metà perché non se la sentiva di prendersela con l'albero che gli aveva insegnato per la prima volta a non aver paura della sua fragilità.

Sospirò e nascose di nuovo la lama tra le penne.

E dire che ci aveva messo tanto impegno a progettarle, in modo che l'acciaio fosse resistente ma anche elastico, che fossero sottili ma affilatissime, che il colore fosse più chiaro rispetto al normale acciaio, che avessero persino la forma delle sue penne perché quelle lame sarebbero diventate parte di lui, per essere armi che lo avrebbe sempre difeso, compensando le sue carenze fisiche.

Si rese conto che provava una sorta di affetto per il lavoro che aveva fatto, e che gli dispiaceva separarsene.

Ma ancora non aveva trovato la soluzione all'enigma di Shifu.

***

Dovette passare ancora del tempo prima che ci arrivasse, ed intanto continuava ad essere battuto dal maestro quando combattevano nell'arena oppure vicino al pesco.

-Non ti concentri perché hai paura, Shen. Hai paura di non poterti difendere e di non poter fare niente senza le tue armi. Non è vero. Fidati quando ti dico che tu sei abile esattamente quanto noi. Ma devi essere tu a trovare il modo, o sarebbe inutile-

E Shen si rialzava ancora ed ancora, senza mai arrendersi come aveva già imparato senza nemmeno saperlo.

Ma in segreto ogni tanto si rigirava una lama tra le penne, alla ricerca di un contatto che gli era familiare.

Riuscì a capire quando era solo nella sua stanza ed era sera; la luce della lampada proiettava la sua ombra sulla parete di carta di riso, ma Shen non ci fece caso finché, guardando la lama tra le sue piume, lo sguardo non passò oltre e nell'ombra vide che effettivamente sembrava che ci fossero solo penne.

Shen rimase a guardare l'ombra mentre muoveva l'ala.

Non c'era alcuna differenza.

Era una penna in più, come aveva detto Shifu.

Almeno aveva capito quella parte, ma cosa aveva voluto dire con "vedo tante lame"?

Shen sapeva di esserci vicino, ma non riusciva a vedere ciò che vedeva Shifu.

Provò qualche mossa.

Avrebbe dovuto lasciare andare la lama, era questa la differenza tra quella e le piume: non avrebbe certo potuto attaccare i suoi nemici strappandosi le penne di dosso e scagliando quelle.

Forse in un combattimento avrebbe vinto perché gli avversari sarebbero morti dal ridere a vedere una cosa del genere.

Stava per rimettere a posto il coltello quando si accorse dell'attenzione che impiegava nel non tagliare la stoffa nascondendo la piuma d'acciaio tra le proprie.

Per un attimo li sembrò di aver capito.

Ma no, era impossibile! Le sue piume non tagliavano. Non era possibile che fossero esse stesse delle lame in grado di ferire.

Eppure quella era l'unica cosa che gli veniva in mente ripensando alle parole di Shifu sulle "tante lame".

Tornò a scrutare il suo riflesso sul metallo e nella sua mente iniziò a prendere forma l'idea che, forse, tutte le sue tecniche che prevedevano le lame (a parte il lancio), avrebbero dovuto essere provate solo con le sue ali.

Era un'idea strana. Assurda. Ma non era nemmeno la più assurda che avesse seguito in vita sua, e fose valeva la pena di provare.

Per avere subito il riscontro pratico provò a spegnere la fiamma dentro la lanterna.

Tolse il paralume di carta ed espose la fiammella.

Con una lama gli ci sarebbe voluto solo un tentativo, invece solo con le penne la fiamma vacillava ma non si spegneva.

Tentò di calmarsi. Di respirare e di concentrarsi solo sul respiro.

Quando il bisogno di scagliare la lampada attraverso la parete si fu placato, Shen tornò a provare.

Stavolta provò a concentrarsi. Gli serviva essere veloce. Creare nell'aria una zona di pressione abbastaza forte da spegnere il fuoco.

Lentamente spostò indietro tutto il peso del corpo, tirò indietro l'ala, si concentrò su come muoversi.

Aveva inventato le lame per supplire ad una sua mancanza, adesso doveva cercare di superarla.

E poteva farlo, se riusciva a far diventare la sua ala una lama.

Respirava concentrato sul suo obbiettivo, con l'ala tesa più possibile, poi, quando non ebbe più motivo di esitare, calò un fendente.

Fu così rapido che lui stesso se ne sorprese, ed ancora di più fu sorpreso quando la fiammella tremò e poi sparì in un minuscolo sbuffo di fumo.

La stanza piombò nel buio, eppure Shen non ricordava di essere mai stato così soddisfatto di sé.

Allora era possibile! Lui poteva farcela!

Finalmente soddisfatto, si rannicchiò sulla sua stuoia e chinò il capo sotto l'ala.

Si addormentò con il pensero fisso di parlarne il giorno dopo con Shifu.

***

Ora che Po era partito con Monkey per passare del tempo al villaggio di suo padre, Shifu passava molto tempo con Shen.

Il maestro aveva ascoltato tutta la storia di come Shen fosse arrivato a capire cosa lui intendesse e di come avesse deciso di provare ad usare le ali come lama.

All'inizio Shen si era sentito a disagio, ma poi, man mano che parlava, si accorse che era come togliersi un peso.

Alla fine Shifu gli aveva sorriso soddisfatto.

-Bene Shen, molto bene. Hai colto esattamente quello che speravo che tu capissi. E adesso cosa vorresti fare?-

La domanda lo lasciò spiazzato.

-Veramente non saprei. Non ci avevo pensato perché non sapevo nemmeno se fossi sulla strada giusta. Adesso suppongo che dovrei continuare su questa strada e vedere se riesco a fare qualcosa di più che spegnere candele-

-Sì, credo che sarebbe una decisione saggia. Vuoi iniziare subito?-

-Cert...-

Il panda non gli aveva dato il tempo di finire che già lo aveva attaccato.

Shen si fece trovare pronto a schivare, ed in un secondo iniziò lo scontro vero e proprio.

Shen, oltra a schivare, tentò di usare la nuova abilità di cui aveva preso coscienza, e menò un fendente rapido ma poco convinto.

Shifu non fece nemmeno lo sforzo di spostarsi e lo deviò, mandando lui a rotolare per terra.

-Scusa, colpa mia, Shen. Credo di averti chiesto troppo in poco tempo. Facciamo così: concentrati solo sull'attaccarmi. Esercitati a sviluppare i tuoi colpi prima di usarli in un vero scontro. Ora riprova con calma-

Shen era sospettoso.

-Volete dire che attaccherò solo io?-

-Esatto – Shifu si mise in posizione di guardia -Quando sei pronto tu-

Shen non capiva: perché mai qualcuno avrebbe dovuto rinunciare al combattimento per dare a lui l'occasione di migliorare? Non aveva alcun senso dal suo punto di vista.

Ma Shifu sapeva quello che faceva.

Shen si preparò ad un attacco, e dopo un attimo di concentrazione tentò di colpire.

Shifu schivò senza difficoltà, ma Shen aveva già iniziato a prendere confidenza con quella che poteva diventare la sua nuova tecnica, e preparò subito un nuovo colpo.

Lui non era fatto per il volo, ma doveva essere rimasto qualcosa nella sua specie, un retaggio istintivo da volatile, che gli faceva percepire con chiarezza gli spostamenti ed i flussi d'aria e che lo portava a sfruttarli a suo vantaggio.

Inoltre lui aveva trovato già da tempo il modo di utilizzare come arma la coda, che per la maggior parte dei pavoni era solo un'ornamento.

Shen continuò a provare attacchi che Shifu schivava.

Era concentratissimo come ogni volta che combatteva, ed il fatto che il suo scopo non fosse uccidere il panda minore non gli sembrava un buon motivo per metterci meno impegno.

Smise solo quando il tendine dell'ala che si era fratturato durante la battaglia al porto di Gong Men cominciò a dolergli.

-Basta così, Shen. Non devi affaticarti inutilmente. Riprenderemo domani-

***

Nel corso delle settimane Shen si dedicò anima e corpo ad affinare la sua tecnica.

Ci metteva una cura ed una precisione ossessive come in ogni cosa a cui tenesse. E lui ci teneva veramente tanto a sviluppare uno stile di combattimento che lo rendesse indipendente da tutto ma non per questo meno letale.

Da quando aveva scoperto di poter essere lui una vera lama vivente era ossessionato dall'idea, e quando combatteva era così che vedeva sé stesso.

Si allenava sempre finché l'ala danneggiata glielo permetteva, e poi riposava solo il minimo indispensabile.

In poco tempo era in grado di far sibilare l'aria tra le penne, poi di spegnere due, tre, quattro candele in fila, ed infine di fendere la carta di riso con un taglio netto, proprio come se avesse usato un coltello.

Quando successe Shen rimase per un po' di tempo a guardare le punte delle ali con un sorriso compiaciuto.

Non se lo sarebbe mai aspettato.

Passò così l'estate e l'autunno.

Con qualsiasi tempo Shen si esercitava con Shifu, o all'occorrenza con Tigress e Viper.

La tigre in particolare era molto colpita da quello che lui riusciva a fare.

Anche con lei veleva la stessa regola di Shifu, e cioè che si limitava a schivare gli attacchi, e Shen era grato per questo perché non se la sentiva di affrontare un felino perfettamente addestrato nel kung fu a mani nude, nemmeno se si trattava di qualcuno di cui si fidava.

Shen ammirava Tigress perché gli sembrava l'unione perfetta di forza e agilità, ma proprio per questo avrebbe fatto volentieri a meno di affrontarla.

Con Viper invece era molto diverso.

Lei non gli incuteva lo stesso timore di Tigress, e gli allenamenti tra loro finivano sempre a diventare elaborate coreografie in cui loro si intrecciavano ma senza mai sfiorarsi nemmeno per un secondo.

Tuttavia a Shen non piaceva troppo allenarsi con loro.

Non avrebbe voluto fare loro del male, e per impedirlo si doveva imporre dei limiti.

A lui i limiti non erano mai piaciuti, e non aveva intenzione di modificare il tratto del suo carattere che gli diceva "tutto o niente".

Lui voleva uno stile di combattimento che sostituisse le lame e che fosse letale, e non poteva certo svilupparlo se si tratteneva.

Per questo, quando ebbe affinato un po' la tecnica perferì allenarsi da solo quando decideva di fare sul serio.

Dopo la festa d'inverno, quando le giornate erano appena più lunghe, Shen si accorse che la sua abilità stava aumentando.

Era nella sua stanza, con davanti a sé un foglio di carta di riso piegato al bordo inferiore e tenuto fermo in verticale con un sasso di fiume.

Accanto a lui la lampada era fuori dalla sua portata in modo da non produrre danni accidentali.

Shen si concentrò sul foglio.

Ormai il movimento dell'ala gli riusciva fluido e naturale, ed anche la respirazione che lo accompagnava.

Sapeva di dover inspirare come preparazione ed espirare mentre portava avanti il colpo.

Prima che Shifu glielo spiegasse lui non aveva dato importanza alla respirazione, adesso invece sapeva che era la base di qualsiasi tecnica.

Si mise in posizione, tutto il peso del corpo spostato sull'altro lato in modo da lasciare la massima velocità all'ala, e poi, semplicemente... swish!

Un sibilo nell'aria e metà del foglio era volata il aria per volteggiare con grazia sul pavimento.

Sarebbe stato un ottimo risultato di per sé, peccato che Shen non si fosse posto alcun limite nel colpire ed aveva lacerato anche la parete di carta di riso che divideva la sua stanza dal corridoio, e che proprio in quel momento stesse passando qualcuno.

Shen rimase ad osservare la riga sottile del taglio e la sagoma che si avvicinava in controluce.

Chiunque fosse bussò allo stipite della porta e lui dovette rispondere "avanti" perché non poteva fare finta di niente.

La porta scivolò di lato ed apparve Tigress, che scrutava lui e poi il taglio sulla parete con gli occhi ridotti a due fessure.

La luce fioca della lampada li faceva brillare nella penombra, e Shen sentì all'improvviso l'atmosfera farsi molto pesante.

-Che è successo?- gli chiese Tigress.

-Mi stavo allenando-

Il suo sguardo si fece ancora più sottile ed indagatore.

-Con che cosa?-

Shen sollevò l'ala con cui aveva appena fatto il danno, e per un attimo un lampo velocissimo passò negli occhi dorati.

-Solo tu? Nessun'arma?-

-Solo io- confermò Shen.

Tigress rimase ancora a scrutarlo immobile. Certamente lei non si capacitava di come avesse potuto fare, ed il fatto di averla sorpresa avrebbe potuto inorgoglirlo se non si fosse sentito allo stesso tempo tanto sotto esame.

-Fammi vedere-

-Cosa?-

-La tua tecnica mi interessa. Se non hai niente in contrario vorrei vederla di persona-

Shen non aveva possibilità di sottrarsi perché rifutarsi avrebbe potuto significare che lui stav nascondendo qualcosa o che aveva mentito millantando un'abilità che non possedeva.

Nessuna delle due ipotesi gli piaceva, per cui, seppure piccato nell'orgoglio per sentirsi ancora una volta "sospettato", riprese la posizione e tentò di concentrarsi.

Sapeva che Tigress lo stava guardando, e dovette respirare a fondo molte volte per calmarsi.

Si focalizzò solo sul foglio di carta, ad occhi socchiusi, quasi senza vederlo davvero.

Sapeva solo che voleva tagliare lì.

Portò in alto l'ala lentamente, e continuando lo stesso movimento tirò giù un fendente.

Stavolta fu più preciso, ed un'altro pezzo di carta si staccò per fluttuare fino a terra.

Non aveva colpito la parete.

Quando aprì gli occhi Tigress lo stava guardando stupita.

Nei suoi occhi d'oro non c'era più traccia di sospetto, c'era solo la meraviglia di chi ha assistito a qualcosa di incredibile.

-Ci sei riuscito davvero. Shen, da quanto tempo puoi farlo?-

-Non lo so. Questa è stata la prima volta che mi è capitato. A proposito, mi dispiace per la parete. Domani la riparerò-

Lei scosse la testa.

In quel momento non gliene importava niente della parete.

-Quando ti alleni con noi non fai così. Eri più concentrato stavolta. Perché, Shen?-

-Perché cosa?-

-Perché non fai sul serio?-

Non era stata esattamente aggressiva, ma era il tono di chi non accetta una mezza verità come risposta.

-Questa tecnica taglia. Ferisce. Non ho motivo di usarla contro di voi-

-Ma allenarsi serve a questo: a migliorare le proprie tecniche-

Shen scosse la testa.

-Non in questo caso. Sapere che potrei farvi del male mi metterebbe un limite, ed a me non serve un limite. Lasciami allenare da solo in questo, almeno finché non saprò controllarlo a dovere-

Tigress rimase per un po' in silenzio.

Lo stava valutando e Shen, per quanto a disagio, non si sottrasse.

-La tua tecnica è di alto livello. I miei complimenti, Shen. Ti auguro di essere saggio nell'utilizzarla-

Lo salutò chinando per un attimo la testa e poi gli voltò le spalle.

In effetti Shen preferì quel modo di congedarsi perché non era sicuro di voler dare altre spiegazioni.

***

Continuò ad esercitarsi senza sosta fino a quando l'inverno iniziò a cedere il passo alla primavera.

Ci stava mettendo la stessa ricerca di perfezione che tanti anni prima aveva messo nel perfezionare la polvere da sparo come arma, e questo un po' lo turbava.

Quando si sentiva spaventato da sé stesso si ripeteva quello che gli aveva detto Shifu, e cioè che era come scegleva di usare le sue doti che lo rendeva buono o malvagio, ed allora prometteva a sé stesso che non avrebbe mai usato le sue abilità per uccidere o ferire troppo gravemente.

Shifu si accorgeva dei suoi progressi, e Shen stesso si sentiva pù padrone di sé e dello spazio che lo circondava man mano che faceva progressi.

Si muoveva sfruttando le masse d'aria che si incanalavano tra i suoi gesti, e qualche volta si accorgeva che gli altri avevano interrotto il loro allenamento per osservarlo ammirati.

Non che loro non fossero bravi, ma quello che stava creando lui era diverso da qualsiasi altra cosa mai vista al Palazzo di Giada e forse nell'intera Cina, per cui era normale che ne fossero incuriositi.

Lui non aveva niente da nascondere e presto scoprì che lasciare che conoscessero quel lato di lui era liberarsi di un peso.

Scoprì che, perché i suoi colpi fossero davvero efficaci, lui doveva concentrarsi esattamente su dove colpire, altrimenti non avrebbe ottenuto lo stesso effetto.

Solo con la massima concentrazione poteva valutare esattamente la forza e la velocità di cui aveva bisogno.

Chissà cosa sarebbe arrivato a tagliare?

L'idea di scoprirlo, di diventare sempre più abile era la sua nuova ragione di vita.

***

All'inizio della primavera Po e Monkey fecero ritorno al Palazzo di Giada.

Shen sapeva che sarebbero arrivati quel giorno, ma ignorava giorno ed ora precisi.

Supponeva che prima o poi si sarebbero trovati di nuovo faccia a faccia, ecco tutto.

Quindi quel giorno aveva accettato la missione di trasportare qualche cassetta di verdura in cucina perché Shifu lo aveva finalmente convinto che niente irrobustisce il fisico come il lavoro concreto, e lui, che ci teneva a non restare nemmeno un passo indietro rispetto agli altri, si era abbassato a fare il fattorino.

Distrattamente prese dalla cesta un ravanello, e stava giusto pensando di testare su di lui i suoi colpi quando...

-Ehi, Shen! Non sapevo che cucinassi!-

Niente potè impedirgli di emettere un verso stridulo e di balzare in posizione di difesa prima di realizzare che era solo lui: quella peste di un panda.

-Maledizione, non è che in tutto questo tempo hai imparato a bussare, no?-

-Hem... no, mi sa di no. Tu piuttosto, davvero sei alla cucina?-

-No, assolutamente no. Ho solo... fatto un favore, ecco tutto-

-Ah, capisco-

Tra loro calò un silenzio imbarazzante.

Shen non era più abituato ad avere a che fare con Po, e stare lontano da lui tanto tempo gli aveva quasi fatto scordare certe cose.

-Come è andato il viaggio?-

-Tutto bene. Sai, solo pochi banditi. In effetti è stato noioso-

Solo allora Shen sorrise. Si stava riabituando.

-E tu invece? Crane mi ha detto che stai sviluppando una tecnica incredibile. Poi ti va di mostrarmela?-

Quello non se lo sarebbe aspettato.

Non credeva che Crane potesse essere incline al pettegolezzo.

-Sto lavorando a qualcosa. Ancora deve essere migliorata-

-Evvai! Da quello che mi dicono è una cosa mitica-

Dall'esterno risuonò la voce di Shifu che reclamava il panda.

-Ops, mi chiamano. Allora a dopo!-

Solo quando Po fu uscito e la cucina fu tornata silenziosa Shen si accorse che in realtà, forse, aveva un po' sentito la mancanza del panda in quei mesi.

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Cantuccio dell'Autore


Come è ormai mia abitudine, ogni volta che dico che sarà l'ultimo capitolo poi sono costretta a spezzarlo in due perché diventa troppo lungo.

Quindi sì: è questo il penultimo. L'ultimo è già salvato come capitolo a parte.


Makoto

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Capitolo 24
*** Pace interiore ***


Pace interiore


Passare l'autunno e l'inverno al villaggio dei panda aveva cambiato Po; a volte agli occhi di Shen sembrava che fosse più maturo, altre volte invece sembrava essere più irritante ed imbarazzante che mai.

Comunque fosse, Shen trovava strano che Po lo trattasse come sempre.

Quando si erano salutati al suo ritorno il panda gli era sembrato addirittura felice di rivederlo.

Dopo l'iniziale disagio Shen gli chiese molte cose.

Di Lao, del villaggio, se avessero davvero addestrato i panda che mostravano una minima attitudine al combattimento e di Peonia.

Scoprì che la cucciola possedeva ancora la sua arma, la custodiva gelosamente e che era stata una dei primi a proporsi per imparare il kung fu.

Quanto al mostrare la nuova tecnica di kung fu, Shen si era scoperto molto reticente.

Sapeva che stava sviluppando qualcosa di pericoloso, ed eseguirlo di fronte a Po lo metteva a disagio più che con chiunque altro.

Per questo cercava tutte le scuse possibili per dileguarsi non appena capiva che Po stava per chiederglielo di nuovo.

Solo Master Shifu conosceva il suo reale potere, e lo osservava svilupparsi giorno dopo giorno senza mai porgli nessun limite.

Shen era arrivato ormai al livello di riuscire a fendere stoffa e legno, se questo era sottile, per questo preferiva allenarsi da solo.

Diventare bravo in quella cosa che aveva scoperto gli piaceva, ma più diventava bravo e più correva il rischio di ferire.

Shifu tentò di convincerlo ad usare le sue tecniche contro di lui durante l'allenamento ma il pavone era irremovibile.

Ed alla domanda "perché" la risposta era sempre la stessa: "Non riesco a controllarlo bene e non voglio rischiare".

La verità era che Shen aveva paura che, vedendo cosa era diventato in grado di fare, loro lo guardassero di nuovo come una minaccia. Come un mostro.

Avrebbero creduto alla sua promessa che non avrebbe mai fatto loro del male?

La risposta era "sì", ma Shen sentiva riaffiorare dentro di sé antichi timori ed insicurezze, e preferiva non rischiare.

Dopotutto anche con i suoi genitori era andata così: lui si era impegnato, aveva creato qualcosa di nuovo... e loro ne avevano avuto paura.

E la sua vita era stata rovinata.

Non voleva che accadesse di nuovo, non ora che aveva trovato un posto da chiamare casa e qualcuno da chiamare, forse, famiglia.

Per questo quando combatteva contro Master Shifu Shen si limitava alle mosse di kung fu che il suo corpo gli consentiva senza riportare danni.

Shifu rispettava la sua decisione e dopo la domanda iniziale non lo forzava per utilizzare le tecniche nuove, anzi ogni volta Shen aveva l'impressione che il maestro approvasse la sua decisione.

Quello che non comprendeva le sue ragioni e che non smetteva di dargli il tormento era Po.

Serviva tutta l'abilità di Shen per svicolare senza lasciarsi prendere dai nervi.

Solo che prima o poi sarebbe dovuto accadere.

***

Sotto l'albero di pesco c'era sempre una gran pace.

I rami erano ancora spogli dopo l'inverno, ma già le nuove gemme facevano capolino dalla corteccia liscia.

Shen li vedeva con occhi completamente diversi adesso. Gli sembrava quasi di capirli.

Lentamente, Shen depose a terra il suo fagotto e poi si spinse fino al bordo del precipizio per ammirare il panorama.

L'alba era meravigliosa, con la nebbia raccolta in fondo alla valle che tingeva la luce di rosa e che faceva sembrare che il sole sorgesse da un oceano etereo.

In quei momenti gli sembrava che la pace interiore di cui parlavano i maestri di kung fu potesse esistere anche per lui.

Inspirò a fondo, tentando di interiorizzare la luce tenue e la calma che lo circondava.

Ormai aveva appreso che il modo per dare il meglio in una lotta non era la rabbia, ma al contrario la calma.

Lui aveva vissuto una vita di rabbia, ed ancora faceva fatica a mettere in pratica il concetto di lasciarla da parte, per questo preferiva allenarsi da solo.

Prese dal suo fagotto uno dei pezzi di canne di bambù, il più spesso.

Non si era mai confrontato con uno spessore simile, e quello poteva essere considerato legno a tutti gli effetti.

Shen era da solo, senza nessuno ad osservarlo. Non aveva difficoltà a concentrarsi, e si sentiva calmo a dispetto di tutto.

Ogni volta che lui aveva voluto provare qualcosa di nuovo si era sentito in bilico: il cuore che scoppiava di euforia ed un momento dopo veniva schiacciato dal terrore di fallire.

Ora non aveva più paura del fallimento, non dopo che Shifu gli aveva spiegato che ogni fallimento è solo un nuovo inizio.

Soppesò il cilindro di bambù, lo lanciò in aria un paio di volte per capire bene come fosse fatto, e solo quando fu sicuro di aver capito con cosa aveva a che fare cominciò a pensare di tagliare.

Sapeva che non era una cosa da fare con leggerezza, perché finché si esercitava su un oggetto non c'erano conseguenze, ma lui non dimenticava mai nemmeno per un momento che il suo obbiettivo era usare quelle tecniche in un combattimento, e che un giorno avrebbe dovuto scegliere se tagliare su una persona oppure no.

Shen sapeva di avere una responsabilità.

Si preparò con l'ala in alto, il peso del corpo bilanciato in modo da non ostacolarlo, poi lanciò in aria il bambù.

Ne seguì la traiettoria contro il cielo indaco, gli occhi socchiusi.

Gli sembrava di vederlo al rallentatore.

Sapeva esattamente dove e quando sarebbe caduto, e fu del tutto naturale incrociare la traiettoria con quella del suo colpo.

Fu rapido, senza la minima esitazione.

Il bambù deviò appena dalla sua traiettoria come se Shen lo avesse solo sfiorato, poi però due pezzi si separarono e caddero a terra a pochi centimetri di distanza uno dall'altro.

Shen era più che soddisfatto del risultato.

Aveva raggiunto il suo scopo: guadagnarsi con l'impegno, la tenacia ed il suo ingegno una tecnica degna di un maestro di kung fu.

Avrebbe potuto essere tutto perfetto se solo...

-Ehi, è stato mitico!-

Shen si trovò con il cuore in gola a fronteggiare non un avversario ma tutto l'ingombrante entusiasmo del panda.

-Tu?! Che ci fai tu qui? Non hai proprio idea di cosa sia la discrezione, giusto?-

-Scusa ma anche io vengo qui ogni tanto, non mi aspettavo di trovarci te, e poi ti ho visto concentrato e non volevo interromperti... e comunque è una cosa fichissima!-

Shen sospirò rassegnato.

Tanto prima o poi sarebbe dovuto accadere, giusto? Non avrebbe potuto nascondere i suoi allenamenti per sempre.

-Ci sto ancora lavorando. Si può perfezionare- rispose evasivo.

-Ma anche così è una delle tecniche più sbalorditive che ho mai visto. Ehi, mi insegni?-

A quella domanda non potè trattenere una smorfia stranita.

-Non credo che sarebbe una buona idea-

-Perché no? Fammi provare!-

Po, ancora entusiasta come un enorme cucciolo, raccolse uno dei pezzi di bambù e provò a fare la stessa cosa che aveva fatto lui poco prima, e cioè lanciarlo in aria e tagliarlo.

-Waaa-tah!-

Non accadde nulla. La canna di bambù rotolò a terra a pochi metri da loro sotto lo sguardo perplesso di Shen e quello imbarazzato del panda.

Il pavone raccolse l'altro pezzo e provò a spiegargli come stavano le cose.

-Non puoi eseguire questa tecnica, Po-

-Perché no? Posso allenarmi-

-Non è solo questione di allenamento. Io l'ho sviluppata per un unico scopo, che è fare il maggior danno possibile con il minimo sforzo. Po. Questa tecnica non è fatta solo per infliggere un dolore momentaneo come le vostre prese o la conoscenza dei nervi. È fatta apposta per ferire. Non è adatta a te-

Non era arrabbiato, semplicemente quello era un dato di fatto.

-Quindi secondo te non posso imparare?-

-No-

-Anche Master Shifu diceva così di tutto il kung fu per me, eppure adesso sono il Guerriero Dragone-

Un leggero fremito percorse le piume di Shen perché il discorso cominciava a non piacergli più.

-Questo è diverso-

-Come?-

Shen sentiva di essere molto vicino al limite.

Decise di dargli la dimostrazione pratica di quello che stava dicendo.

Ormai i suoi movimenti erano fluidi e gli ci volle una frazione di secondo per girare su se stesso e tagliare i legacci di stoffa che fasciavano la zampa destra del panda.

-Hai capito adesso? Questa tecnica è adatta a me, non a te. Io voglio ferire e mi trattengo a stento dal non farlo. Tu non potresti mai. Dovresti essere come me per comprenderla bene, ed io non ti permetterò di diventare come me-

Lui rimase a fissarlo ad occhi sgranati, indeciso forse se essere affascinato o avere paura.

-La discussione finisce qui. Non chiedermelo mai più-

Tagliò Shen.

Gli voltò le spalle e prese il sentiero per andarsene.

***

Per qualche giorno si evitarono. Shen non sapeva cosa dire e Po era stranamente silenzioso.

Shifu li osservava ma non interveniva in nessun modo.

In fondo Shen sapeva di aver fatto la cosa giusta ad allontanare il panda.

Per eseguire quella tecnica ci voleva un cuore ferito ed in grado di ferire, e Po di certo non era quel tipo.

Né Shen avrebbe voluto che lo diventasse.

Credeva che il discorso fosse definitivamente chiuso, invece una sera sentì bussare alla porta della sua stanza.

Lui stava leggendo un testo sulla filosofia del tao e dovete metterlo da parte per aprire.

Gli sembrò stranissimo che ad attenderlo ci fosse il panda.

-Ciao. Scusa... devo parlarti cinque minuti. Posso?-

Sembrava più serio del solito, per questo Shen annuì e si fece da parte per farlo passare.

La stanza era improvvisamente minuscola adesso che era occupata dalla mole di Po, e se Shen non fosse stato sulla difensiva probabilmente si sarebbe messo a ridere.

Il panda si sedette sul tappeto a gambe incrociate, e non era stata un' impressione di Shen: aveva davvero un'espressione seria e forse anche un po' malinconica.

-Volevo chiederti scusa per qualche giorno fa. Sì, lo so, a volte sono irritante ed ho insistito troppo. Non dovevo, giusto? Voglio dire, se tu dici che quella tecnica non va bene per me probabilmente hai i tuoi motivi-

Non si sarebbe aspettato un atteggiamento tanto maturo da parte del panda.

-Sì, ho i miei motivi. Non è che io sia geloso della tecnica o abbia paura di insegnarla a voi, ma so che per utilizzarla bisogna essere... bè... come me. E tu non devi diventare come me. Lo capisci?-

-Stai cercando di proteggermi?-

-Come tu hai fatto con me-

Si guardarono come se si vedessero davvero per la prima volta.

Shen non provava più rabbia, rivalità o altro nei confronti del panda . Erano sentimenti che ormai aveva superato.

All'improvviso Po scrollò le spalle e si alzò.

-Ok, va bene, messaggio ricevuto. Ci vediamo domani-

Quando Po si voltò per uscire dalla stanza urtò la lampada, che oscillò pericolosamente. Shen dovete tuffarsi a prenderla.

Fu un attimo: aveva usato la stessa velocità e precisione che di solito utilizzava per tagliare, ma stavolta lo aveva fatto per evitare che qualcosa fosse danneggiato.

All'improvviso gli fu chiaro cosa volesse dire Shifu con "Ciò che ci rende buoni o malvagi è l'uso che facciamo delle nostre abilità".

E lui in quel momento aveva scelto.

Po rimase a fissarlo.

-Hem... tutto bene?-

-Cosa? Sì... io... non è il caso di dare fuoco alla stanza-

-No, certo che no. Ciao-

Lui riuscì appena a replicare al saluto del panda perché già la sua mente era di nuovo assorbita da quello che era appena successo.

Si accovavcciò sul letto con la testa tra le ali che gli sembrava stesse scoppiando ed il respiro corto.

Lui aveva scelto di salvare qualcosa, fosse anche solo una lampada, e lo aveva fatto con quella che credeva essere un'abilità che derivava dal suo essere corrotto.

Il che forse era vero.

Le sue abilità derivavano dalle sue ferite.

Ma le aveva appena usate in un modo completamente diverso.

Era come aveva detto Po tanto tempo prima: l'unica cosa importante era cosa lui avrebbe scelto di essere.

Quando se ne accorse dovette trattenere un verso strozzato di sorpresa.

E quindi era tutto vero? Lui aveva superato i suoi demoni, forse senza nemmeno rendersene conto?

Lo sperava. Lo voleva in realtà, perché aveva passato già troppo tempo a lasciarsi ferire da vecchie sofferenze che lui non era stato capace di lasciare andare.

In quel momento decise che non voleva più permettere al passato di fargli del male.

Che lui avesse avuto torto, ragione o cos'altro, non era realmente importante.

Shen si rese conto che lui per la prima volta voleva davvero andare avanti, e vedere come altro avrebbe potuto vivere.

Avrebbe potuto lasciar cicatrizzare le sue ferite piuttosto che continuare a riaprirle.

Si rese conto di tutto il male che aveva fatto a sé stesso, di quanta rabbia, quanta paura, quanto rancore si fosse addossato.

Gli occhi iniziarono a bruciargli come non accadeva da tempo immemore ed il suo respiro si spezzò in qualcosa che lui riconobbe troppo tardi come singhiozzi.

Piegò la testa sotto l'ala e pianse per tutto ciò che era stato.

Per sé, per i suoi genitori, per il dolore che aveva sofferto ed inflitto, per il peso che aveva scelto di portare credendo che gli fosse stato imposto e di non potersi sottrarre.

Pianse per tutte le scelte sbagliate della sua vita.

Si addormentò solo quando fu esausto e l'ultimo singhiozzo si spense nella stanza insieme alla fiamma della lanterna ormai esaurita.

***

Il giorno dopo, quando si svegliò si sentiva strano.

La manica sotto cui si era nascosto era ancora umida, e quello gli ricordo che aveva pianto.

Non ricordava con esattezza ogni dettaglio però.

Era come se le lacrime avessero messo una barriera tra lui ed il passato.

Shen considerava ogni cosa in modo diverso.

Si alzò lentamente e la luce dell'alba lo accolse.

Forse aveva ancora tempo prima che iniziasse l'allenamento della mattina e lui poteva fare un po' di esercizio da solo; non si sentiva realmente concentrato, ma era meglio aggrapparsi all'abitudine piuttosto che restare intrappolati nell'immobilità.

Prese il fagotto con tutto ciò che poteva servirgli e si incamminò verso l'albero di pesco.

Ai primi raggi di sole altri fiori erano sbocciati, mentre la brezza faceva volteggiare quelli per cui era arrivato il momento di cadere.

Shen si fermò ad ammirare lo spettacolo.

Posò a terra gli oggetti perché gli sembravano un peso e si avvicinò all'albero.

Ricordava che una volta Shifu aveva fatto cadere quai petali su di lui per spiegargli quanto fosse fragile.

Ora Shen lo capiva.

Rimase a lasciarsi sfiorare ogni tanto da un petalo rosato che volteggiava vicino a lui (come aveva potuto credere che fossero bianchi? Forse era la luce dell'alba a renderli di un colore diverso).

Quei petali seguivano una corrente d'aria. Lui per la sua tecnica creava correnti d'aria.

Quasi senza pensarci Shen prese posizione e rimase immobile ad aspettare.

Doveva calmare il respiro.

Scoprì che era già calmo.

Uno dei petali gli passò molto vicino mentre cadeva, ed allora lui fece scorrere l'ala in modo da creare una corrente che lo riportasse verso l'alto.

Il petalo cambiò direzione e poi venne afferrato da un alito di vento che lo portò lontano.

Shen adesso speva di potercela fare.

Attese ancora, e quando ne vide un'altro iniziò a fare il modo che si avvicinasse a lui.

Senza mai toccarlo lo fece volteggiare sulla punta delle piume, non troppo vicino da colpirlo e non troppo lontano da perderlo.

Era una danza.

Erano tutta la sua forza, velocità ed abilità usate per assecondare un petalo di pesco.

Poteva essere la cosa più importante che Shen avesse mai fatto nella propria vita, imparare a dosare la propria forza, e per farlo doveva prima imparare a calmare il suo cuore.

Si concentrò solo su cosa stava facendo, sull'armonia dei movimenti, su ogni respiro, su ogni battito del cuore, sul legame che aveva stabilito con una cosa eterea, tanto bella quanto fragile.

Non era lui che imponeva la sua volontà al fiore, era un'armonia di cui lui faceva parte.

Capì che se si fosse comportato in quel modo, non facendosi sopraffare dal peso del passato né dalla preoccupazione per il futuro, sarebbe riuscito a dare il meglio nel kung fu ed in qualsiasi cosa avesse fatto.

Lasciò che il petalo volteggiasse attorno a lui, da un'ala all'altra e poi su fino all'ultima piuma.

Infine lo lasciò staccare da sé e lo liberò nel vento.

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Cantuccio dell'Autore


Ebbene, la storia è finita!

Riprenderla dopo tanto tempo mi ha fatto trovare incongruenze ed ho dovuto confrontarmi con il mio stile di scrittura che nel frattempo è cambiato, comunque ho fatto del mio meglio per integrare le due cose senza far sentire troppo lo stacco.

Per quanto riguarda ciò che ha imparato Shen non mi sono inventata nulla di originale, semplicemente ho ripreso gli insegnamenti di Maestro Oogway su passato, presente e futuro.

Infatti la colonna sonora che ho immaginato per la scena finale è "Oogway ascends", di cui vi lascio il link https://www.youtube.com/watch?v=cdjnonJdxtM .

Un saluto a tutti quelli che seguivano la storia dall'inizio, a quelli che si sono aggiunti nel tempo ed agli ipotetici lettori futuri.

Spero che vi sia piaciuta e che abbia un po' sistemato la delusione per il finale di "Kung Fu Panda 2".


Makoto



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