Life of danger

di Fluxx
(/viewuser.php?uid=42169)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Minaccia eliminata ***
Capitolo 2: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Minaccia eliminata ***


Life of danger

1. Minaccia eliminata



Finii di passarmi il pettine, accompagnandolo con una mano, tra i capelli ancora umidi. Raggiunsi il salone e presi gli anfibi, infilandoli e allacciandoli velocemente.
Era proprio una fortuna che la Umbrella e la S.T.A.R.S. volessero la stessa persona morta. Beh, tecnicamente la S.T.A.R.S. non voleva proprio morto quell'uomo...
Per la Umbrella era una vera e propria spina nel fianco, uno scienziato, – informatore – diventato troppo scomodo e pericoloso. Per la S.T.A.R.S., invece, poteva essere una buona fonte di informazioni private e segretissime, dovevo ucciderlo prima che cantasse.
Presi gli occhiali dal tavolino e li infilai, dopodiché raggiunsi la porta ed uscii. Tirava una leggera brezza serale, il cielo era coperto da grandi e soffici nuvole grigie.
Sentivo che tirava una brutta aria, pesante. C'era qualcosa che percepivo, che i miei sensi percepivano, come una bestia che sa il preciso istante in cui la sua vita cambierà, il preciso istante in cui una catastrofe si abbatterà sulla sua terra.
C'era aria di morte... E di certo non sarebbe stata la mia.


***


Wesker percorse velocemente i corridoi della S.T.A.R.S., arrivando fino all'ufficio che divideva insieme ai tre agenti: Chambers, Valentine e Redfield. Non appena aprì la porta si ritrovò gli occhi dei tre puntati addosso, sembrarono quasi sincronizzati.
Chris fece quasi per aprir bocca ma Wesker lo precedette. “Valentine, Redfield, dovete venire con me.” Disse raggiungendo la sua scrivania, accanto a quella di Chris.
Quest'ultimo guardò il Capitano con sguardo interrogativo. “Come? Perché?” Chiese, decisamente gli dava fastidio il fatto che fosse arrivato ad un quarto d'ora dalla fine del loro turno per portarli chissà dove, anche se dal suo tono non traspariva alcuna polemica.
“Niente domande, vi spiegherò strada facendo.” Rispose lui, frugando tra alcuni fascicoli di un archivio.
“Uhh..” Jill lanciò un'occhiata a Chris, il quale la ricambiò, facendo spallucce. “D'accordo..” Si limitò a dire. I due agenti cominciarono a chiudere i loro computer.
“Siete armati?” Chiese il biondo, alzando lo sguardo per un istante verso i due, anche se era celato dalle lenti nere. I due annuirono. “Sì.”
Rebecca, che era stata tutto il tempo in silenzio, a quel punto alzò il naso dal suo computer. “Ma che succede? Dove andate?” Domandò, non contenta delle poche informazioni assimilate da quella breve e stringata spiegazione di Wesker.
Silenzio.
“Dobbiamo occuparci di una persona.” Si limitò a rispondere lui prima di tirare fuori un fascicolo. James Tutcher. Era lui.
“Ed io non vengo?” Chiese ancora, petulante, la ragazzina.
A quel punto il Capitano alzò il capo e le rivolse un'occhiata. “Non fai nemmeno parte del nostro Team. Il fatto che tu stia nel nostro ufficio non implica che tu debba prendere parte ai nostri incarichi, agente Chambers.” La ammonì, freddo e distaccato, quasi scocciato. Tra l'altro Jill e Chris glieli avevano appioppati come supporto, che seccatura.
Rebecca si zittì, che stronzo che era il Capitano quando ci si metteva. Anzi, era meglio dire che era uno stronzo ogni qual volta apriva bocca.
Jill e Chris si alzarono, raggiunti poi da Wesker che li superò uscendo.
“Ciao Rebecca, a domani.. Si spera.” Disse ironica Jill, prima di uscire a sua volta.

I due agenti camminavano lungo il corridoio, preceduti da Wesker. Uscirono dall'edificio e raggiunsero la macchina del biondo: una Mercedes S, nera. Lui ovviamente salì al posto di guida, Chris al posto del passeggero e Jill dietro.
Albert poggiò il fascicolo sul cruscotto, infilò le chiavi nel quadruccio e partì.
Passarono lunghi minuti di silenzio in cui nessuno parlava. I due erano ancora all'oscuro di questo 'viaggio' improvviso.
“Allora, Capitano, si può sapere dove stiamo andando?” Chiese Chris, guardando il fascicolo sul cruscotto.
Silenzio. Wesker mise la freccia e svoltò a destra, imboccando una via che portava fuori città. “Dobbiamo andare a trovare una persona.”
“James Tutcher?” Domandò l'altro.
“Non è quell'uomo che lavorava per la Umbrella? Quello che diceva che aveva tante informazioni utili e scottanti e che però ogni volta che qualcuno provava ad avvicinarglisi spariva?” Si intromise allora Jill, sentendo quel nome. Si sporse tra i due sedili anteriori.
“Sì, lui. Esatto.”
“E che dobbiamo fare? Interrogarlo?”
'Sì, certo, come no..' Pensò Wesker, “Più o meno. Abbiamo saputo che ha una casa appena fuori città e che ora si trova lì. Bisogna fare attenzione però, ha parecchie guardie del corpo.”
“Guardie del corpo?” Chiese Chris. “Non.. Abbiamo un mandato? Nulla del genere?”
“No.” Rispose lapidario. Di certo non avrebbe lasciato che qualcuno lo interrogasse. Una volta trovato lo avrebbe freddato con una pallottola nel cranio.
Rimasero tutti quanti in silenzio fin quando, in lontananza, si cominciò a vedere una maestosa villa. Era quella del Dottor Tutcher.
Wesker parcheggiò non troppo lontano dall'abitazione. “Tsk..” Gli sfuggì, contrariato. Quel verme. Con i soldi che aveva fatto grazie alla Umbrella ora se la spassava: donne, auto, case... Alla faccia di chi diceva che gli scienziati erano timidi e riservati. Forse Birkin era l'eccezione.
“Forziamo il cancello ed entriamo. Da lì in poi statemi dietro fino a nuove disposizioni, chiaro?” Chiese volgendo finalmente il capo verso i due, per la prima volta. Questi annuirono.
Scesero tutti e tre dalla macchina, raggiungendo un cancelletto sulla parte posteriore delle mura della villa. Ci pensò ovviamente Jill ad aprirlo. Si mise in ginocchio e cominciò a smanettare con la serratura mentre gli altri due si guardavano intorno. Si sentì un click e il cancello si aprì.
Wesker tirò fuori la sua Samurai Edge, dopodiché entrò seguito a ruota dai due. La ragazza, ultima ad entrare, si assicurò di lasciare il cancello accostato. Non sapeva quale sarebbe stato l'esito di quella 'bizzarra' missione. Se sarebbero dovuti scappar era meglio lasciar la via di fuga facilmente accessibile.
Il giardino era vastissimo, immerso nel verde e pieno di alberi. Il Capitano poté contare quattro guardie sorvegliare la villa, sulla parte frontale, due di esse imbracciavano un fucile a pompa.
'Ci fa ammazzare a tutti quanti...' Pensò Chris, di certo non lieto di quella visione.
L'entrata principale era bocciata a priori, avrebbero dovuto affrontare sicuramente uno scontro a fuoco e nel frattempo l'obbiettivo sarebbe potuto fuggire tranquillamente.
Albert alzò lo sguardo e notò al primo piano una finestra aperta. Richiamò l'attenzione dei due agenti e con un gesto gli fece capire che quello sarebbe stato il loro passaggio.
Si avvicinarono furtivi, uno alla volta, fino alla facciata laterale, usando alberi e siepi varie come nascondigli temporanei.
Wesker ovviamente andò per primo, approfittò del tubo della grondaia per aiutarsi a salire fino alla finestra. Una volta arrivato all'altezza di essa si sporse piano: sembrava uno studio ed era anche arredato senza badare a spese. 'Tsk. Porco..' Si aggrappò al davanzale e senza far rumore entrò dentro.
Jill e Chris, sotto, si guardarono: l'uomo unì le mani in un appoggio per la ragazza, per aiutarla. Lei vi appoggiò il piede e lui la alzò quanto più poté.
Albert camminava con passo felpato per lo studio, osservando gli scaffali pieni di libri e attendendo i due. Così, una volta che entrambi furono dentro lo studio, il biondo si avvicinò alla porta, aprendola piano: il corridoio era molto lungo e libero, su di esso vi si affacciavano varie porte, c'era anche una scala che portava al secondo piano. Ora, il gioco stava nel trovare per primo la stanza con quel lurido verme.
“Redfield, tu ti occuperai del piano inferiore.” Gli disse a bassa voce: era chiaro, a quell'ora tarda di certo se ne stava chiuso in camera, la quale, sicuramente, si trovava al primo o al secondo piano. “Valentine, tu vieni con me.” Continuò. “In caso non dovessi trovare nulla al pian terreno, raggiungici di sopra e non farti scoprire.” Concluse dicendo a Chris.
Il moro annuì, si avviò insieme ai due ma, una volta raggiunta l'altezza della scala, scese.
Jill si sentiva come un ladro, intrufolarsi così in una casa di estranei. Perché non avevano potuto far le cose allo scoperto? Ci stavano rimettendo la pellaccia lì dentro, doveva poi far attenzione a non produrre alcun tipo di rumore o le guardie si sarebbero allarmate.
I due percorsero il lungo corridoio passando di porta in porta: un bagno, uno studio, una stanza da letto, una sala hobby.... Arrivarono all'ennesima porta, camminando rasenti al muro: Wesker la aprì piano, si sentì un lieve cigolio e lui si maledì da solo.
“Tesoro, sei tu?” La voce di una donna lo fece arrestare sul posto fin quando non vide il riflesso di questa nello specchio: aveva una maschera di bellezza sul viso e – poco ma sicuro – non lo avrebbe visto.
“Tesoro?” Chiese ancora lei, sentendo i passi di Wesker avvicinarsi, una volta arrivata alle sue spalle le diede una botta sulla nuca con il calcio della pistola. Per quanto riguarda l'avrebbe fatta anche fuori se non ci fosse stata quella rompiscatole di Jill lì presente.
La donna perse i sensi sul colpo. Il Capitano le poggiò una mano sulla spalla per far sì che non crollasse a terra con un tonfo e la accompagnò delicatamente con il capo sul mobile al quale si trovava seduta davanti. Si voltò poi verso la ragazza che sospirò silenziosamente.
Uscirono dalla stanza e si ritrovarono davanti l'ultima porta del piano. Se non era lì doveva essere di sopra. Jill fece per appoggiare la mano sul pomello quando si sentirono da dentro le note di un pianoforte... Che incantevole musica, di certo quello che stava suonando se la cavava decisamente bene. Volse uno sguardo verso Wesker, il quale annuì.
La ragazza aprì la porta e il Capitano si precipitò dentro, trovandosi James Tutcher di profilo. Lo scienziato smise subito di suonare quando con la coda dell'occhio si ritrovò una pistola puntata addosso.
“Non provare a gridare o tutto quello che vedranno queste belle mura verdi saranno brandelli del tuo cervello.” Disse Albert piano, scandendo le parole.
L'uomo lo riconobbe subito, ovviamente. Era venuto lì per farlo fuori o.. Forse no? Notò la ragazza entrare, in secondo piano, entrambi indossavano una uniforme. Che forse anche Wesker si fosse stancato di lavorare per la Umbrella?
Jill sospirò. Ma che razza di modi erano quelli del Capitano? Che bisogno c'era di tutta quella ostilità?
“C-che cosa ci fate qui? Cosa volete??” Chiese l'uomo, visibilmente terrorizzato.
“Vogliamo informazioni sulla Umbrella. Di cosa trattano le informazioni 'scottanti' di cui hai sempre parlato? Hai sempre detto che avresti potuto rovinare la società, in che modo?” Domandò la ragazza.
Cosa diavolo volevano da lui? Perché poi lui e non Wesker? Il biondo ne sapeva decisamente di più.
Esitò per qualche istante ma proprio quando stava per aprire la bocca, Albert lo precedette, “Ma tanto non parlerai mai, eh? Non hai intenzione di parlare vero?” Sentenziò anche senza che lui dicesse niente. Più che un'affermazione era una minaccia.
Il Capitano caricò un colpo con la parte esterna del pugno, colpendo il povero scienziato sullo zigomo con il calcio della pistola. Questi finì a terra.
“A-ahh!” Si lamentò, portandosi una mano alla guancia sanguinante.

Chris, che era al piano di sotto a perlustrare ogni centimetro, sentì dei rumori provenire dal soffitto.
'Ma che..?' Pensò.
Si ritrovò all'ultima stanza, anche essa vuota, così decise di raggiungere i due di sopra.

James si ritrovò ad indietreggiare, strisciando a terra, fino ad arrivare al muro.
“Allora?” Chiese Wesker, con calma apparente, tirandolo su per il colletto del maglioncino e spingendolo contro la parete dietro di lui.
“I-io non...”
“Capitano, piano..” Suggerì Jill, guardandosi intorno.
Lo scienziato si ritrovò la Samurai Edge puntata alla tempia. Jill non credeva che Wesker lo avrebbe mai fatto, e invece...
Un boato squarciò l'aria, uno schizzo di sangue finì contro il muro ed il corpo di James cadde a terra privo di vita.
“Capitano ma cosa??”
Proprio in quel momento entrò Chris, notò la situazione che si era creata e non capì. “Cos'è successo?!” Domandò.
“Non dovevamo ucciderlo, Capitano!” Ribadì Jill.
“Basta, Valentine!” La zittì lui, sentendo delle voci – probabilmente delle guardie – provenire dal piano di sotto. “Mi prenderò la responsabilità delle mie azioni.” Concluse, “Ora dobbiamo sbrigarci se non volete diventare carne da macello.” Disse guardandosi intorno.
“Merda, stanno arrivando!” Esclamò Chris, sentendo salire l'adrenalina.
Wesker notò che probabilmente la loro unica via di fuga era la finestra. Si avvicinò ad essa mentre i due agenti coprirono la porta, mettendovisi ai lati. Cominciarono a sparare alle guardie del corpo che arrivavano dalle scale.
Albert tentò di aprire la finestra ma notò con disappunto che era bloccata, appoggiò quindi le mani sul vetro, troppo spesso anche per essere sfondato. Si allontanò di qualche passo e vi sparò due proiettili, incrinandolo. Si avvicinò nuovamente e diede una gomitata al vetro, ormai indebolito, che si ruppe in migliaia di piccoli pezzettini. “Forza!” Incitò i due agenti a raggiungerlo.
Si ritrovò sul balcone del primo piano. Non era troppo alto, grazie al cielo. Appoggiò una mano sulla balaustra e con uno slancio la superò. Non appena le gambe arrivarono a contatto con l'erba cercò di distribuire meglio che poté il peso per non subirne traumi. Sentì comunque una forte pressione sulla colonna vertebrale, il che gli fece trattenere un gemito, stretto tra i denti.
Quando anche Chris e Jill lo raggiunsero, cominciarono a fuggire via. Acquistarono un po' di terreno in quanto le guardie del corpo innanzitutto notarono il corpo di James privo di vita e poi – sicuramente – non avevano la minima intenzione di farsi un salto del genere.
“Il cancello è dall'altra parte!” Disse Chris, ormai trafelato dalla corsa.
Wesker volse appena il capo, continuando a correre: vide almeno otto uomini pronti a fargli il pelo. Di certo non potevano tornare indietro. Mirò ad uno di essi, sparando un colpo: non lo prese pienamente ma lo ferì.
Poco dopo i tre cominciarono a sentire i proiettili fendere l'aria accanto ai loro corpi. Grazie al cielo erano troppo lontani dal raggio dei fucili a pompa.
Notarono, poco dopo, che di fronte a loro c'era uno strapiombo. Continuando ancora, arrivando quasi al ciglio, videro che di sotto c'era dell'acqua. Mare. Una scogliera. Furono costretti a fermarsi.
“Cazzo, e ora?!” Chiese Chris, guardò verso i loro inseguitori.
“Corsa finita...?” Jill deglutì. Erano morti.
“Saltate.” Ordinò Albert.
“Cosa?! Ma è alto! Ci sono gli scogli!” Contestò l'altro.
“Se il Capitano ti dice di saltare, tu salti, chiaro?! Ci tieni alla pelle??!” Ringhiò Wesker, afferrandolo per il colletto.
Chris lanciò un'occhiata giù, erano almeno quindici metri. Dio santo... Sarebbe morto, se lo sentiva. Appoggiò una mano sul polso di Albert, il quale lo lasciò e dopodiché fece la pazzia: saltò.
Il Capitano guardò la ragazza, la quale fece lo stesso poco dopo: forse era l'unico modo di salvarsi, se quei uomini avessero messo le mani su di loro non sarebbero stati di certo molto gentili.
Wesker lanciò ancora un'occhiata verso i loro inseguitori, dopodiché raggiunse i suoi due agenti, lanciandosi nel nulla.
L'impatto con l'acqua fu forte. Il vuoto allo stomaco, per via della caduta libera, terribile.


_______________________________

Ciao a tutti! ^w^ Una storiella che m'è venuta in mente l'altro ieri mentre ero sul treno...
Poi però per colpa di studio e altro non son riuscita a buttarla subito giù e quindi ci ho messo un po'!
Saranno due capitoli, quindi il prossimo è l'ultimo.
Wesker che si impone, ovviamente u.u e Chris che mette in dubbio la sua parola, ci riceverà tante botte! Ahahaha!
Ringrazio a tutti quelli che avranno voglia di leggere e - buon cuore - di recensire! *o*
(Anche chi metterà tra seguite/ricordate/preferite!)
Spero gradiate ^__^
- Purtroppo scrivendola non è venuta propriamente come l'avevo in testa T_T -
Un bacione! Tchuss!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Epilogo ***


2. Epilogo



Chris riaprì gli occhi: vedeva tutto nero, non c'era la minima illuminazione lì sotto. Sentiva il rumore dell'acqua nelle orecchie. Alzò lo sguardo e vide le stelle e la luna, dovette sbrigarsi a tornare in superficie in quanto stava cominciando a mancargli l'ossigeno
Arrivò fin su e, una volta portata la testa fuori dall'acqua, prese un gran respiro, si guardò intorno e vide il Capitano Wesker uscire a sua volta, privo dei suoi occhiali. Era un miracolo fossero vivi.
Jill? Dov'era Jill? Volse il capo dall'altra parte e notò il corpo della ragazza galleggiare. “Jill! Oh merda! JILL!!!” Gridò.
L'imprecazione di Chris attirò l'attenzione del Capitano, che cominciò a nuotare verso il corpo della ragazza, raggiungendola.. “Forza, torniamo a riva.” Disse con calma, impassibile. La situazione sembrava non toccarlo minimamente.
Così fecero, tornarono alla riva e Wesker trascinò la ragazza sulla sabbia, sdraiata supina. Non respirava.
“Merda, non saremmo dovuti venire qui!” Imprecò Chris, inginocchiandosi accanto alla ragazza, di fronte ad Albert.
“Redfield, basta, finiscila!” Lo ammonì, guardandolo con i suoi occhi azzurri e freddi.
Lui strinse i denti, poi tenne lo sguardo sul Capitano il quale le slacciò il giubbotto tattico, tirò fuori il coltello e le aprì la maglietta, troppo stretta per permetterle di respirare.
Il moro deglutì e si guardò intorno, in preda al panico.
Albert le poggiò entrambe le mani, una sopra all'altra, sullo sterno. Spinse cinque volte, con forza, dopodiché le chiuse il naso con due dita e con l'altra mano le aprì la bocca, poggiandovi le labbra schiuse e insuffliandovi.
Chris osservò ogni singolo movimento del biondo. Nel momento in cui le sue labbra sfiorarono quelle di Jill avrebbe voluto sbatterlo al muro... Sentì una gelosia tremenda assalirlo, tra l'altro infondata. Non stava facendo nulla, anzi, stava cercando di salvarle la vita.
Il Capitano eseguì la medesima procedura per alcune volte, fin quando la ragazza non riuscì a riprendere a respirare autonomamente: tossì, più volte, acqua. Si tirò su seduta e annaspò per qualche istante, dopodiché cercò di riempire i polmoni con quanta più aria possibile.
“Jill!” Il moro si illuminò, portandole una mano sulla schiena.
“Ti ho salvato la vita, potresti evitare di sputarmi addosso...” Mormorò Wesker, sarcastico, per via degli schizzi d'acqua che lo avevano bagnato più di quanto già non fosse. Le portò una mano sulla fronte, scostandole i capelli, poi con il pollice le alzò le palpebre, osservandole le pupille. “Ci sei? Stai bene?”
“.. M-mh-mh...” Annuì appena mentre i brividi cominciarono a scuoterla.
“Avanti Jill, è tutto passato...” Disse Chris, prima di cingerle le spalle con entrambe le braccia e stringerla a sé, cercando di scaldarla quanto possibile. Il Capitano, invece, si alzò e si allontanò.

Erano passati due giorni da quella – quasi mortale – avventura.
Jill il giorno dopo se l'era preso di ferie ed ora si era ritrovata costretta a tornare. Stava bene, nessun problema, solo che Chris, Rebecca e gli altri l'avevano costretta a rimanere a casa a riposare.
Arrivò alla S.T.A.R.S. più tardi del solito, spesso andava presto, quella mattina invece erano quasi le dieci.
Stava percorrendo il corridoio del suo piano quando vide di fronte a lei venirle incontro Albert, impeccabile come sempre. Vederlo conciato come un pulcino bagnato, quella sera, sarebbe stata solo un eccezione, probabilmente non sarebbe mai più accaduto.
Non riuscì a vedere se la stesse guardando, per via delle lenti scure, ma quando si trovarono ad una distanza ravvicinata lei rallentò il passo, “Capitano..” Lo richiamò.
Era vero, forse era stato un po' incosciente e precipitoso, quella sera, per chissà quali oscuri motivi. Aveva agito di istinto – se di istinto si parlava – e aveva anche fatto fuori quello che poteva rivelarsi un ottimo informatore, eppure le aveva salvato la vita. Doveva ringraziarlo per questo, non poteva negarglielo.
Wesker si fermò, quasi al suo lato, poi si voltò verso di lei. Non proferì parola, in attesa che la ragazza parlasse.
“Capitano volevo ringraziarla per l'altra notte.”
“Stai meglio, Valentine?”
Jill ne fu colpita: le si rivolse in modo quasi colloquiale, tutt'altro che formale. Di solito era raro che si concedesse di dare del 'tu' ai suoi agenti, lo faceva raramente e per lo più quando era arrabbiato o ci si trovava in situazioni di pericolo.
“Sì, meglio.” Rispose la ragazza, offrendogli un sorriso.
“Bene, mi fa piacere.”
Ci fu qualche istante di silenzio in cui Jill poté giurare che lui la stava scrutando da dietro le lenti scure: sentiva il suo sguardo sul corpo seppur non poteva vederlo, cominciava a sentirsi un po' a disagio. “Beh, io vado in ufficio..” E detto ciò si voltò, avviandosi.
Wesker allungò una mano e la prese per il polso, fermandola. Jill si irrigidì e si fermò, voltandosi appena verso di lui con sguardo interrogativo.
“Valentine... Ovviamente, per la questione dell'altra sera e la morte di James Tutcher...” Fece una pausa, nella quale Jill si ritrovò a trattenere il respiro. Si sentì decisamente in soggezione, agitata, finché poi Albert non riprese, “Ci penserò io al rapporto... Tu e Redfield limitatevi al lavoro d'ufficio, mh?”
Quella domanda risuonava quasi come una minaccia. “... Si, certo.. D'accordo.” La ragazza si stupì di come la sua voce uscì bassa e quasi sottomessa.
“Brava.” Mormorò lui e Jill poté giurare di aver visto per un breve istante un qualcosa, simile ad un sorriso, dipingersi sulle labbra del biondo, mentre le lasciava il polso.
“Ora torni in ufficio, Valentine. Ha tanto lavoro da sbrigare.”
Ed ecco lì, che in un attimo, il suo tono tornò freddo e distaccato, la sua espressione dura ed il suo linguaggio formale.
Jill rimase lì, turbata e perplessa, ad osservare la figura autoritaria del Capitano allontanarsi, fino a sparire dietro l'angolo.
A volte quell'uomo era davvero strano, troppo strano. Non riusciva a spiegarsi certi suoi comportamenti, modi di dire o fare. Era sempre così ermetico e misterioso che era praticamente impossibile capire cosa gli passasse per la testa e anzi, spesso, si chiedeva se qualcuno ci riusciva.
Chissà se si era comportato allo stesso modo con Chris, magari no.
“Jill!” Sentì una voce alle sue spalle che la fece tornare con i piedi a terra. Si voltò e vide, per l'appunto, il moro.
“Ehi, Chris!” Fu felice di vederlo.
“Che stavi facendo? Contavi le mattonelle?” Chiese, ironico. L'aveva vista ferma per lunghi attimi senza nemmeno che si accorgesse di lui. “Stai bene?” Sorrise.
Inizialmente la ragazza non seppe che dire, se accennare al fatto di Albert... Ma poi annuì. “Sì, sto bene.” Sorrise a sua volta, di rimando. Eppure....



________________________________________

Ed ecco qui il secondo ed ultimo chappy u.u
L'ho suddiviso in due parti perché non volevo farlo venire fuori terribilmente lungooo eee! Niente u.u
Spero sia stata di vostro gradimento la fic, alla fine sì, ho lasciato un po' un alone di mistero xD
E Wesker vabbè, si sa.
Chissà che la piccola Jill non cominci a sospettare di qualcosa, ma tanto...!
Non so che scrivere in queste note ò.ò sono a corto di idee!
Ringrazio Gemini_No_Aki e martamatta che hanno recensito anche l'altro chappy.
Ringrazio anche Son Manu che mi segue assiduamente.
Ringrazio tutti i lettori e chiunque metta la fic tra le preferite/ricordate/seguite!
E ricordate: una recensione è sempre gradita!
Hahahahahah :D
Ciao a tutti!
:)

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=973612