L'amore non ha ostacoli

di Ryta Holmes
(/viewuser.php?uid=107)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ritorno ad Hogwarts ***
Capitolo 2: *** Ricerche ***
Capitolo 3: *** Uno come lui ***
Capitolo 4: *** Sentimenti ***



Capitolo 1
*** Ritorno ad Hogwarts ***


Desclaimer: i personaggi di Harry Potter non sono miei, se lo fossero sarei ricca e pubblicherei su carta tutti questi vaneggiamenti!
 
Salve a tutti… da quanto non pubblico sul fandom di Harry Potter? Da una vita… e lo faccio di nuovo semplicemente perché ho ritrovato questa vecchissima fanfic nel dimenticato hard-disk… e proprio non ricordo perché non l’ho mai più pubblicata.
Questa storia fa parte di una serie che scrissi circa dieci anni fa (per cui abbiate pietà se lo stile è poco curato) e che dovevano far parte di un seguito alla mia storica “Il mio destino è qui con te”.
Alla fine è uscita fuori una storia tutta nuova con nuovi personaggi e solo l’ombra di quelli da me creati tanti anni fa, compare in questa ff.
La pubblico adesso, perché mi dispiace lasciarla lì dimenticata… e chissà che qualche mio vecchio lettore non si ricordi di me =)
Detto questo… buona lettura!
 

L’AMORE NON HA OSTACOLI
 
RITORNO AD HOGWARTS

 
CAPITOLO 1

 
Il pesante carrello cigolava mentre la giovane Emily Weasley si dirigeva verso la solita barriera che l’avrebbe condotta verso l’espresso per Hogwarts. Con molta nonchalance, sospinse il carrello nella colonna tra i binari nove e dieci della stazione di King’s Cross, a Londra, mentre i suoi due fratelli gemelli litigavano per chi dovesse passare per primo. Prima di comparire davanti all’espresso per Hogwarts scarlatto, sentì sua madre che richiamava all’ordine i gemelli.
- Oh, avanti ragazzi, passerete insieme no?-
Emily attese che anche il resto della famiglia passasse attraverso la barriera. Vide comparire Thomas e Joey,  i suoi due fratelli che si spintonavano; avevano i capelli di un color rosso rame, e gli occhi chiari vivaci e sfuggenti, che nascondevano chissà quante monellerie. Avevano compiuto da poco quindici anni e stavano per cominciare il quinto anno ad Hogwarts, ma a volte sembrava che dimostrassero molto meno della loro età. Emily sorrise pensando a come in quello fossero identici ai loro zii…
Poi comparve sua madre; anche se aveva superato i quarant’anni era ancora una bella donna. Alta e slanciata, aveva i capelli mossi e castani, che ondeggiavano ad ogni suo passo. I suoi occhi color caffè erano attenti ad ogni cosa, e in quel momento severi, mentre ammoniva i due figli esasperata dai loro litigi.
- Ragazzi vi ho detto di piantarla, non vi sopporto più! Andate a trovare un posto libero invece di blaterare, forza!- i due ragazzi, controvoglia si avviarono e la donna si avvicinò alla figlia più grande, identica a lei. Se non fosse stato per gli anni di differenza, le avrebbero scambiate per due sorelle.
- Allora Emily, li affido a te, come al solito!- disse la donna rassegnata. La ragazze le sorrise.
- Non ti preoccupare mamma, ormai sono abituata alle loro birichinate, e poi ci sarei stata attenta comunque visto che sono diventata Caposcuola!- la rassicurò Emily sfiorando la targhetta scintillante che portava appuntata sul petto.
- Già, Caposcuola… sono fiera di te Emily, sei proprio degna di tua madre! Speravo così tanto che al settimo anno tu lo diventassi!- Emily sorrise alla madre e l’abbracciò.
- Ora devo andare mamma, devo assicurarmi che quelle piccole pesti non dimentichino qualcosa!- disse allegra salutando la madre – Mi raccomando salutaci papà!-
- Contaci!- rispose la donna dandole un bacio -… e buono studio!- la ragazza fece un gesto d’intesa alla madre, e si allontanò verso il treno. Mancavano cinque minuti alla partenza ed Emily iniziò a cercare un posto sui vagoni, ed eventualmente le sue amiche o i suoi fratelli. Poi in uno degli ultimi scompartimenti, notò i gemelli che si sbracciavano per attirare l’attenzione. Emily si avvicinò.
- Vieni con noi, qui c’è posto… e poi siamo in compagnia!- esclamarono in coro. La ragazza entrò nello scompartimento incuriosita, mentre i suoi fratelli, molto gentilmente, le prendevano il pesante baule e la gabbia con la civetta che aveva con sé e notò una bambina di undici anni, che la salutava sorridente. Aveva lunghi capelli nerissimi, leggermente mossi e dei profondi occhi verdi. Aveva un’espressione molto dolce e il sorriso che le illuminava il volto magro, la accentuava ancora di più.
- Ciao Lily! Sei già qui allora!- le disse Emily allegramente, mentre le stampava un bacio con lo schiocco sulla guancia e la piccola la ricambiava con un abbraccio.
- Sì, sono qui da mezz’ora! Mamma aveva un’intervista da fare per il giornale alle undici in punto, e papà lo sai che è in ritiro con la squadra… perciò la mamma mi ha accompagnato prima e io vi ho aspettato!- Emily le rispose arruffandole dolcemente i capelli.
- Capisco, comunque ci sono io con te, vedrai ti aiuterò ad ambientarti!-
- Non vedo l’ora Emily! Mamma mi ha detto che Hogwarts è fantastica, e poi sono sicura di entrare a Grifondoro come i miei genitori! - continuò poi la bambina con una nota di entusiasmo nella voce. Emily annuì divertita, poi rivolse l’attenzione ai gemelli che erano entrati sbuffando, un po’ per il carico pesante, e un po’ perché si erano pentiti di quella gentilezza.
- La prossima volta te lo porti da sola!- sbuffò Thomas.
- Oh avanti Tom! Per una volta che mi fai un favore!- le ultime parole di Emily quasi non si sentirono, perché il treno prese a fischiare e a mettersi in moto. La piccola Lily trattenne a stento un urletto di gioia, mentre si lasciavano alle spalle la stazione. Gli altri si accomodarono sui sedili e si prepararono ad un lungo viaggio.
Ormai dal finestrino non si poteva più scorgere il paesaggio, perché l’oscurità della sera aveva avvolto ogni cosa e i vetri riflettevano solo le immagini all’interno dello scompartimento. La piccola Lily lasciava trasparire da un’ora la sua impazienza; era quasi tutto il giorno che erano in viaggio e tutto il suo entusiasmo sembrava essere svanito, dopo il passaggio della signora grassottella, che portava il carrello con i dolci. Nonostante tutto però, l’atmosfera all’interno era allegra, grazie ai due gemelli. Finalmente una voce metallica annunciò che mancavano cinque minuti all’arrivo e Lily balzò in piedi entusiasta. Emily si preoccupò, non appena il treno prese a fermarsi, di accompagnarla dal guardiacaccia Hagrid, che come di consueto accompagnava gli studenti del primo anno, nella particolare traversata del lago.
- Ciao Hagrid, come va?- salutò Emily.
- Oh, ciao Emily - rispose il gigante – PRIMO ANNO DA QUESTA PARTE!… ci vediamo anche quest’anno eh?- continuò sorridendole da sotto la barba cespugliosa che si faceva sempre più bianca, mentre chiamava a sé gli studenti del primo anno; poi posò lo sguardo sulla bambina che Emily accompagnava e la osservò con curiosità.
- Da quest’anno abbiamo una nuova compagnia, Hagrid!- spiegò la ragazza, mentre la piccola Lily fissava il gigante con stupore. Hagrid cambiò espressione e chiese ad Emily sbalordito:- Non sarà mica…?- Emily annuì sorridendo, e senza aggiungere altro, distolse lo sguardo dal viso quasi commosso del guardiacaccia, per posarlo su Lily.
- Allora piccola, io devo andare. Tu va’ con Hagrid, ci vediamo dopo a scuola, ok?- Lily annuì troppo eccitata per preoccuparsi di rimanere da sola e non attese nemmeno che Emily sparisse dalla sua vista, per unirsi agli altri ragazzi del primo anno.
La ragazza seguì i gemelli su una delle solite carrozze senza guida che portavano al castello. Era come lo ricordava, sempre imponente e spettacolare e si rammaricò al pensiero che quella sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbe visto così. Dal momento che era Caposcuola, accompagnò gli studenti delle classi inferiori fino alla Sala Grande e poi si unì a loro quando si accomodarono lungo uno dei quattro, lunghi tavoli che percorrevano l’immensa stanza illuminata dalle centinaia di candele che volteggiavano in aria. Emily alzò meccanicamente lo sguardo al cielo, incrociando il paesaggio spettacolare che si stagliava in alto; sorrise mentre osservava il cielo stellato che aveva sempre reso speciale quella Sala. Per tutta l’enorme stanza, si diffondeva un intenso vociare, mentre tutti attendevano che entrassero gli studenti del primo anno. Emily osservò il tavolo degli insegnanti, constatando che erano gli stessi dell’anno prima. C’erano Hagrid, che insegnava Cura delle Creature Magiche, il professor Paciock, il docente di Erbologia, che insegnava in quella scuola da circa cinque anni, cioè da quando la vecchia professoressa Sprite era andata in pensione; alla sua destra l’antipatico professor Piton, l’insegnante di pozioni, discuteva senza scomporsi con il docente di Difesa contro le Arti Oscure, il professor Malfoy. Al suo fianco vi era la sedia vuota della professoressa di Trasfigurazione, la McGranitt, in quel momento impegnata ad accogliere i ragazzi del primo anno. Lo sguardo attento di Emily, si spostò dall’altro lato, verso il professore McSmith, di Storia della magia, il piccolo professor Vitious, di Incantesimi, la professoressa Vector, di Aritmanzia, la materia che Emily preferiva, come lo era stato per sua madre e cosa molto insolita, la professoressa Cooman, la docente di Divinazione. A Emily vennero meccanicamente in mente le parole di sua madre, che si era sempre opposta al fatto che lei avesse scelto di studiare quella materia al posto di Babbanologia; a lei tutto sommato non dispiaceva, senza contare che anche la materia che preferiva di più era una pratica di Divinazione e di Babbani ne sapeva abbastanza; senza contare che non se la cavava affatto male e spesso riusciva anche a prevedere qualcosa. Concluse la carrellata degli insegnanti, volgendo gli occhi al centro, dove troneggiava come sempre il preside della scuola, Albus Silente, solo che era un po’ diverso da come i genitori di Emily lo ricordavano; infatti, da circa sei anni, dirigeva la scuola sotto l’aspetto di un fantasma. Era morto di vecchiaia, così avevano riferito i medimaghi, ma evidentemente il forte attaccamento ai suoi ragazzi e il senso di protezione che aveva nei confronti degli studenti che provenivano da famiglie Babbane, avevano fatto in modo che lui rimanesse tra i vivi, anche se sottoforma di fantasma. E così era ancora lì, che osservava i suoi studenti sorridente attraverso gli occhiali a mezzaluna, mentre si massaggiava la barba più argentea del normale.
- Ciao Emily!- i suoi pensieri furono interrotti da alcune voci familiari, si voltò di scatto e vide le sue due migliori amiche, che le sedevano di fronte. Emily sorrise allegra.
- Salve ragazze, è da tanto che non ci vediamo!- rispose al saluto.
- Già, ci sei mancata così tanto in questi due mesi, meno male che esiste la posta via gufo!- Annah e Jody, erano l’una l’antitesi dell’altra. La prima timida e dolce, la seconda forte e decisa. Una biondissima e con gli occhi color del cielo, l’altra con la capigliatura rosso scuro e gli occhi corvini, ma scintillanti. Erano le migliori amiche di Emily, ma potevano vedersi solo nel periodo della scuola, perché tutte e tre abitavano troppo lontano per vedersi anche l’estate. Ma questo non aveva mai incrinato la loro amicizia, perché assieme erano sempre state un vero trio. Emily era contentissima di poterle rivedere dopo tanto tempo, nonostante si fossero sentite via posta per tutto il periodo di vacanza, tanto che spesso avevano avuto problemi con i loro gufi, troppo stanchi per i lunghi viaggi ininterrotti.
Gli studenti del primo anno tardavano ad arrivare e i gemelli cominciarono a lamentarsi ad alta voce, a causa della fame. Emily si voltò verso di loro, mostrando un’aria truce: capiva che fossero affamati dopo un lungo viaggio, ma lei era pur sempre una Caposcuola e doveva mantenere l’ordine! Essendo riuscita a zittire i fratelli, spostò lentamente lo sguardo sul resto della tavolata e si fermò su un ragazzo. Era ancora lì, pensò, mentre lo osservava che giocherellava con indifferenza con le posate d’oro. Marck Lawrence, questo il suo nome, era un ragazzo molto particolare. Da tutti gli insegnanti era considerato uno scapestrato; era lo studente che faceva perdere più punti di tutte le quattro Case! Quasi tutti gli studenti provavano timore per lui, anche se non si era mai sentito che avesse commesso qualcosa; si limitava solo a non essere presente e a non seguire le lezioni e in più andava in giro con la divisa sempre in disordine, la cravatta perennemente allentata e i primi due bottoni eternamente sbottonati. Per quello era diventato il terrore della professoressa McGranitt, la persona più precisa e pignola che Emily avesse mai conosciuto… dopo sua madre ovviamente!
Nonostante fosse un bel ragazzo, Lawrence se ne stava sempre in disparte, a scarabocchiare chissà che cosa e non parlava mai con nessuno, come se nascondesse qualcosa; per questo motivo tutti lo evitavano. Ora Emily stava fissando il suo volto, gli occhi di ghiaccio fissi sul tavolo e i capelli corvini che ricadevano scompigliati sulla fronte. Sospirò, pensando che quell’anno avrebbe dovuto avere a che fare con lui parecchie volte.
- … i complimenti!- uno stralcio di una frase, la ridestò dai suoi pensieri.
- Che cosa?- chiese voltandosi verso le due amiche, che avevano sul volto un sorriso radioso.
- Ho detto che ti dobbiamo fare proprio i complimenti!- ripeté Jody, mentre indicava la spilla che Emily portava appuntata sul petto.
- Ah già, beh mia madre se lo aspettava, e un po’… anch’io- rispose arrossendo.
- E’ ovvio che te lo meritavi! Tu sei così brava e sicura, Emily! - mormorò felice la timida Annah.
Emily arrossì ancora di più – Ma dai! E’ solo molto studio e poco divertimento, niente di speciale, anzi…- le sue parole vennero interrotte dal rumore della porta della Sala che si aprivano. Ne uscirono fuori la professoressa McGranitt, seguita dagli studenti del primo anno, che timidi ed impauriti, attraversarono tutta la Sala guardandosi intorno, fino a raggiungere lo sgabello dove la professoressa di Trasfigurazione, aveva posto il famoso Cappello Parlante. Tra il gruppo, Emily scorse la piccola Lily, che a differenza degli altri sembrava molto più tranquilla e salutava dalla sua parte. La ragazza si rese conto di quanto in spavalderia somigliasse a sua madre. La professoressa McGranitt, lasciò che il cappello pronunciasse la solita filastrocca di presentazione e poi, srotolata una pergamena, iniziò a chiamare gli studenti e ad aiutarli a sistemare il cappello in testa per essere Smistati. Ad Emily era sempre piaciuta quella cerimonia, ma quell’anno le stava particolarmente a cuore, perché c’era la piccola Lily. Finalmente raggiunsero la lettera del suo cognome.
- Potter Lily – chiamò la professoressa McGranitt. In tutta la stanza riecheggiarono le voci degli studenti più anziani, perfino Marck Lawrence rivolse lo sguardo fino ad allora fisso sul tavolo, verso lo sgabello. Emily si aspettava una reazione del genere da parte degli altri ed anche la piccola Lily, perché per qualche istante perse un poco della sua temerarietà e si avvicinò al cappello con meno decisione di quel che avrebbe voluto.
- Ma allora quella è la figlia!-
- Non ci credo, è proprio lei!- Emily percepiva distintamente i sussurri degli altri, durante gli istanti di silenzio che si susseguirono prima che il cappello prendesse una decisione.
Poi urlò:- GRIFONDORO!- e la ragazzina esultante si diresse al tavolo di Emily, accolta dalle ovazioni dei suoi nuovi compagni e degli insegnanti, particolarmente di quelli che la conoscevano, come Hagrid e Neville Paciock, e di Silente, che aveva posto maggiore attenzione a quello Smistamento. Lily si sedette accanto ad Emily che l’abbracciò, al settimo cielo. Anche i gemelli e le amiche di Emily, che la conoscevano già, si congratularono con lei. Come di consueto, il professor Silente avvisò gli studenti delle regole che vigevano e di alcuni annunci di inizio anno; poi seguì l’abbondante banchetto per la gioia di Thomas e di Joey.
Qualche ora dopo, tutti gli studenti si avviarono ai loro dormitori. Emily fece strada ai ragazzi di Grifondoro, dopo essersi informata sulla nuova parola d’ordine. Raggiunsero, dopo un lungo percorso attraverso i tortuosi corridoi, la loro torre e si fermarono davanti al ritratto di una signora grassa vestita di seta.
- Parola d’ordine?- fece questa, senza scomporsi.
- Liber magi!- rispose Emily e accompagnò gli altri studenti su per il buco che era comparso dietro il quadro della Signora Grassa. Non appena furono entrati tutti, si rivolse in modo particolare ai nuovi arrivati.
- Allora ragazzi, il mio nome è Emily Weasley e sono la vostra Caposcuola. Loro sono Jody Pherson e Andrew Roberts, i vostri Prefetti – disse indicando i due ragazzi che le stavano a fianco - Se avrete qualche problema, potete chiedere pure a noi, ovviamente non staremo qui a tediarvi elencandovi tutte le regole di questa scuola, ma vi consigliamo di comportarvi bene, perché possiamo anche togliervi dei punti, se ne sarà necessario…- e a questo punto Emily cercò con lo sguardo Marck Lawrence, che se ne stava come al solito in disparte, sperando che avesse sentito -… credo che la professoressa McGranitt vi abbia già spiegato come funziona la questione dei punti, vero?- continuò; molti dei ragazzi del primo anno annuirono e così fecero anche i due gemelli.
- Sì, signora maestra!- esclamarono all’unisono, scatenando l’ilarità generale. Emily li guardò con aria severa.
- Ecco, questo è proprio quello che mi aspetto che voi non facciate!- disse irritata, osservando i più piccoli, che smisero di ridere, forse impauriti.
- Adesso vi consiglio di andare di corsa a dormire: le lezioni cominciano domani, ed è già tardi! Buonanotte ragazzi!- la maggior parte degli studenti del primo anno seguirono il suo consiglio. Lily andò a dormire solo dopo che ebbe dato la buonanotte ad Emily e persino ai due gemelli, che considerava come due fratelli e questi si dimostrarono molto più dolci con la bambina, di quanto non lo fossero con la sorella.
- Dobbiamo andare a dormire anche noi, mammina?- chiesero ad Emily, avvicinandosi al gruppo dei suoi amici.
- Potete fare quello che volete, tanto se domani arrivate in ritardo alle lezioni, ci penserà il professore della prima ora a togliervi i punti e a mettervi in punizione…- rispose acida - magari domani avrete Piton alla prima ora…- continuò poi maliziosamente la ragazza. Thomas e Joey, tremarono al pensiero di una punizione di Piton e accettarono il consiglio, allontanandosi, mormorando qualcosa come:- somiglia ogni giorno di più alla McGranitt!-
Emily si sedette stancamente su una poltrona vicino al camino scoppiettante. Le sue amiche fecero lo stesso, seguite dagli altri tre ragazzi che facevano parte del gruppo. Andrew Roberts, il Prefetto che aveva presentato, William Stuart e Michael Grey costituivano la fazione maschile del loro gruppo; anch’essi sempre assieme da quando si erano conosciuti il primo anno, erano famosi per essere ammirati da tutti. In effetti erano proprio tre bei ragazzi. Andrew, biondo con gli occhi azzurri era un Prefetto, e William e Michael due abili Cacciatori della squadra di Quidditch, entrambi castani di capelli, ma l’uno con gli occhi di un azzurro intenso e l’altro color dell’ambra. Avevano fatto amicizia con Emily, Jody e Annah, perché da subito si erano trovati in sintonia e perché erano le uniche che li trattavano come normali amici: il resto delle ragazzine preferiva osannare le loro abilità o il loro aspetto fisico, cosa che li infastidiva molto, amanti della tranquillità com’erano. Per sei anni, molti avevano pensato a tre coppie affiatate, ma tra di loro forse, non c’era di più che una semplice ma solida amicizia. Forse…
- Sono stanchissima!- sbuffò Emily.
- A chi lo dici!- la assecondò Andrew – e siamo solo al primo giorno!- anche gli altri annuirono sospirando; poi dopo aver fatto alcune chiacchiere, si salutarono e andarono a dormire. Emily, prima di entrare nel letto, prese la sua civetta grigia, chiamata Liù, e scrisse a sua madre, raccontandole di Lily, senza celare il suo entusiasmo e avvisando di riferire a sua madre che si sarebbe presa cura della piccola. Poi, stanca e assonnata salutò Liù che la becchettò dolcemente prima di sparire nel buio della notte e si addormentò pensando al duro anno che l’attendeva.   
 
Continua…

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Ricerche ***


Desclaimer: i personaggi di Harry Potter non sono miei, se lo fossero sarei ricca e pubblicherei su carta tutti questi vaneggiamenti!
 
 

L’AMORE NON HA OSTACOLI
 
RICERCHE

 
CAPITOLO 2

 
Rientrare nella quotidianità di Hogwarts, non era difficile, perché era come se si ritornasse in un mondo a parte, completamente isolato da quello che accadeva al di fuori. Sin dalle prime lezioni, era chiaro che i professori non avrebbero perso tempo in chiacchiere, soprattutto con gli studenti dell’ultimo anno, che avrebbero dovuto ottenere il M.A.G.O (Magia Avanzata di Grado Ottimale), perciò non attesero nemmeno il primo giorno per dare i compiti. Per alcuni ragazzi era molto difficile sostenere da subito lo studio e i compiti di Prefetti e Capiscuola, ma questo non era un problema per Emily; la ragazza infatti era sempre stata una molto studiosa, anche troppo delle volte e in più aveva badato per cinque anni ai suoi fratelli gemelli, perciò non aveva alcun problema a stare attenta agli altri ragazzi, che in confronto sembravano inoffensivi. Anche per quel motivo i suoi amici Andrew e Jody, approfittavano della sua praticità per sorvegliare gli studenti e si esoneravano dai loro compiti.
Un giorno, circa tre settimane dopo l’inizio della scuola, Emily era stata costretta a perdere la lezione di Storia della Magia, a causa di una disputa tra alcuni studenti del secondo anno dei Grifondoro e dei Serpeverde, perennemente accesi nelle loro rivalità. Correva per i corridoi deserti, nella speranza di poter almeno, sentire l’argomento di cui il professore aveva parlato, poi si sarebbe documentata da sola. Bussò ansimando alla porta dell’aula, ed entrò.
- Buongiorno professore – salutò mentre tutti la guardavano - mi scusi per il ritardo, ma sono stata costretta…-
- Sì, sì, ne sono al corrente signorina Weasley, non si preoccupi – la interruppe lui – stavamo giusto dicendo che mancava solo lei per fare le coppie!-
- Come scusi?- chiese confusa, mentre la campana si metteva a suonare. Tutti gli altri studenti, si alzarono in piedi per dirigersi nell’aula di Pozioni, giù nei sotterranei il più in fretta possibile, visto che il professor Piton non ammetteva ritardi; anche i suoi amici si unirono al gruppo, solo che fissavano Emily con un’aria leggermente sconvolta. La ragazza li guardò di sfuggita per qualche istante e poi si avvicinò alla cattedra del professore, per avere chiarimenti.
- Mi scusi professore, ma non credo di aver capito bene…-
- Signorina Weasley, dato che gli argomenti sul testo, non sono trattati come io vorrei, e poiché quest’anno è molto importante per voi, ho deciso che farete tutti degli approfondimenti. Ovviamente per aiutarvi ho deciso lavorerete in coppie.-
A queste parole Emily ebbe un brutto presentimento: il loro professore, era famoso per la sua eccentricità, era bravo, sì questo era indiscutibile, ma non sembrava molto normale - …non mi piace che lavoriate coi soliti gruppetti, perciò ho deciso di affidarvi al destino…- più andava avanti e più Emily si sentiva come un condannato in attesa del plotone d’esecuzione -… e lei signorina, è capitata con il nostro caro signor Lawrence!- colpita. Che ci stesse provando gusto, mentre parlava?, pensò Emily…una morsa allo stomaco si impadronì di lei, possibile che dovesse essere sempre così sfortunata? Perché doveva fare quella ricerca proprio con lui? Alla disperazione si aggiunse la paura: come avrebbe fatto? Continuava a farsi domande, e non si era resa conto che Marck Lawrence era proprio dietro le sue spalle.
- Allora signor Lawrence, spero che per una volta possa fare qualcosa se non le è di troppo disturbo! Con una Caposcuola dovrà lavorare, o saranno guai per lei quest’anno!- continuò il professore McSmith, fissandolo con aria di rimprovero, la stessa che gli rivolgevano tutti i professori. Il ragazzo si limitò ad annuire con indifferenza, mentre Emily bruciava dentro. Poi, finalmente si ricordò che doveva essere nei sotterranei in quel momento, a preparare una pozione capace di far piovere e in fretta e furia salutò il professore e uscì di corsa dall’aula, senza degnarsi di controllare che Lawrence la seguisse o meno. Correndo ancora una volta, raggiunse l’aula di Pozioni e bussò una seconda volta. Quella lezione era assieme ai Serpeverde, che la fissarono con arroganza quando entrò scusandosi con il professor Piton.
- Non mi importano le tue scuse, verranno tolti cinque punti a Grifondoro per il tuo ritardo… ora vai al tuo calderone!- disse lui con aria di sufficienza. Emily si sedette a fianco ad Andrew reprimendo un desiderio costante di affogare il professore dentro il calderone del ragazzo di Grifondoro che si era messo ad angustiare, e si mise a lavoro. Delle voci la distolsero dai suoi pensieri omicidi.
- Emily, va tutto bene?… l-l’hai saputo?- chiese Annah esitante, approfittando della distrazione di Piton per voltarsi verso di lei. Emily annuì senza smettere di tagliare a pezzi tutti uguali delle piante acquatiche.
- E adesso che farai? Ti sei opposta ovviamente… vero Emily?- continuò Andrew a bassa voce.
- Non ho potuto farlo, McSmith mi sembrava troppo deciso e poi sono dovuta scappare qui…- rispose in un soffio. Annah e Jody, che si era girata assieme alla biondina, la fissarono sbigottiti, mentre Andrew sembrava troppo arrabbiato per poter parlare. Probabilmente se l’avesse fatto, avrebbe urlato.
Quella fu l’ora più interminabile della sua vita, le fu molto difficile parlare con i suoi amici e lei aveva un forte bisogno di sfogarsi. L’unica fortuna fu che Lawrence non si fece vedere a quella lezione. Quando uscirono all’aria aperta per la lezione di Cura delle Creature Magiche, non potè fare a meno di prendersela urlando contro il mantello che, a causa del forte vento non si faceva abbottonare. I suoi amici tentarono di calmarla, mentre si erano uniti anche William e Michael, troppo lontani durante la lezione di Pozioni, per ascoltare la loro conversazione.
- Emily devi immediatamente andare da McSmith e dirgli che tu non lavorerai con Lawrence!- esclamò Andrew. Di tutti sembrava quello più in collera.
- Uff Andrew, ma cosa credi che cambierebbe? Lo sai com’è quel matto di McSmith! Ormai mi devo rassegnare…- rispose lei sospirando. Gli altri sembravano essere ormai d’accordo con Emily, ma Andrew non si dava per vinto. Solo quando la lezione di Hagrid fu finita, il ragazzo si arrese.
- E va bene, ma se ti torce un solo capello, se ti sfiora con un solo dito, giuro che lo ammazzo!- esclamò. Emily non comprese il perché di tanta veemenza, ma era sommersa da altri problemi per poterci pensare. 
Dopo pranzo Emily si avviò in biblioteca, dove il professor McSmith le aveva detto che si sarebbe trovato Lawrence. Infatti lo vide lì, seduto ad una delle lunghe scrivanie, intento a scarabocchiare qualcosa su un quaderno e con una matita Babbani.
Che strano, credevo non fosse di origini Babbane, pensò Emily, mentre veniva salutata distrattamente da Madama Pince, che ormai era abituata a vedere la ragazza lì dentro. Emily tirò un sospiro di sollievo, perché il posto dove si era seduto, era proprio davanti alla bibliotecaria, perciò non correva pericoli. Chissà se non l’avesse fatto apposta…
- C-ciao… Lawrence…- disse con esitazione, una volta avvicinata. Il ragazzo alzò il volto, e dall’impercettibile movimento degli occhi di ghiaccio, comprese che l’aveva salutata.
- A-allora, l’argomento sono sicura di averlo già studiato, perciò ho preso dei libri dove credo sia affrontato… io non lo ricordo perfettamente…- a dire la verità, non ricordava nemmeno in quale dei sette libri che aveva in mano, l’avesse letto. Senza aggiungere altro,  fece il giro della scrivania e si sedette di fronte al lui.
- Dobbiamo trovarlo, perciò direi di vedere in questi libri…- il ragazzo la guardò un attimo, poi abbassò di nuovo lo sguardo sul quaderno Babbano e riprese a disegnare. Emily si sentiva spiazzata, non sapeva cosa dire, perciò decise che sarebbe stato meglio mettersi a cercare qualche notizia sull’argomento, che riguardava alcune rivolte di Elfi, avvenute nell’ultimo secolo.
Il cielo era già diventato nero, ma Emily non aveva trovato nulla di interessante. Doveva guardare ancora quattro libri e la rabbia si era completamente sostituita alla paura. Marck Lawrence, infatti, non aveva smesso un istante di disegnare e non aveva toccato nessuno dei libri che Emily aveva posato sulla scrivania. Chiuse irritata il quarto libro e fissò Lawrence con un’espressione parecchio contrariata.
- Guarda che lavorare in coppia significa che anche tu devi fare qualcosa!- il ragazzo fermò la matita, sbuffò rumorosamente, cosa che fece innervosire Emily ancora di più e prese uno dei libri. Emily si accontentò di quel gesto e cercò di reprimere la rabbia.
Se stava fingendo per darle soddisfazione, lo stava proprio facendo bene, perché i suoi occhi si muovevano attenti lungo le pagine, che venivano girate con un ritmo incessante. Emily non ce la faceva più: un’altra ora era trascorsa e ancora non aveva trovato nulla. Sospirò senza più speranza; aveva bisogno di prendersi un attimo di pausa. Alzò lo sguardo: Lawrence leggeva ancora e sfogliava le pagine con attenzione. Quasi sorrise pensando che era particolarmente insolito vederlo attento in qualcosa. Poi abbassò lo sguardo e si mise ad osservare il disegno che per ore aveva continuato a creare. Un brivido le percorse la schiena, mentre fissava quello strano disegno che sembrava esprimere solo freddezza e distacco, proprio come il suo disegnatore. Era rappresentato il volto di una donna, ma né i suoi occhi, né il resto del suo viso parevano esprimere qualsiasi tipo di sentimenti. Eppure era molto bello e perfetto, sembrava il viso di una Venere… ma le sensazioni che dava non si potevano minimamente associare alla dea dell’Amore. Sussultò quando un braccio si posò pesantemente sul disegno, togliendolo dalla vista. Emily si rese conto di essersi quasi distesa sulla scrivania per poter vedere meglio il disegno. Si rimise a sedere composta, incrociando lo sguardo del ragazzo, che la fissava senza espressione e arrossì imbarazzata.
- M-mi dispiace… n-non avrei dovuto…- Lawrence non disse nulla, ma lasciò cadere poco gentilmente il libro che stava leggendo e si alzò. Emily per un attimo credette che avesse deciso di andarsene e di lasciarla alla sua ricerca da sola, poi lui iniziò a parlare con voce, come al solito inespressiva. 
- Ho trovato quello che stavi cercando. Io adesso devo andare.- raccolse velocemente le sue cose e fece per andarsene.
- A-aspetta, e mi lasci qui?- chiese Emily, mentre la rabbia ricominciava ad assalirla.
- Hai detto che l’argomento lo conosci già, no? Perciò non ci vorrà niente a completare la ricerca, quindi io non ti servo più… ci vediamo – e si allontanò lasciando Emily nella biblioteca ormai deserta.  
Nella Sala Grande erano rimasti pochissimi studenti quando Emily entrò per cenare. Il suo volto lasciava trasparire ancora la rabbia per le ore precedenti, mentre si sedeva e veniva accolta dalle tante domande che i suoi amici, che l’avevano attesa in apprensione, le avevano rivolto.
- Allora Emily, com’è andata?- le aveva chiesto Annah.
- Ti ha fatto qualcosa?- chiese nero, Andrew.
- Non esagerare Andrew! Ma sei arrabbiata Emily, avete forse litigato?- chiese Michael.
- … o ti ha dato buca e hai fatto tutto da sola?- concluse Jody, interrompendo la voce di William. Emily alzò lo sguardo verso di lei, indicandola.
- Ecco, ha fatto proprio così! Ma non subito… in pratica è venuto in biblioteca, ma ha perso metà del tempo a disegnare! Dopo qualche ora mi sono scocciata e l’ho minacciato…- Emily venne interrotta da William.
- Aspetta, aspetta! Tu… l’hai minacciato!?!- chiese incredulo. Aveva sempre creduto che Lawrence fosse un tipo impossibile da minacciare, soprattutto da una ragazza!
- Certo che l’ho fatto, non lo stavo più sopportando!- esclamò lei ripensando al pomeriggio con collera crescente – stavo dicendo che dopo averlo minacciato lui ha sbuffato e finalmente ha iniziato a darmi una mano…-
- Ma allora quand’è che ti ha dato buca?- chiese Michael impaziente.
- Dopo! Quando ha trovato le notizie che stavo cercando sulla ricerca, ha raccolto tutto e se ne è andato!-
- Tsk! Tipico di uno come lui!- si intromise Andrew – e comunque meglio così! Almeno ti è stato vicino per poco!-
- Meglio così un corno! Per colpa sua mi sono dovuta fare la ricerca tutta da sola! E ti assicuro che non è facile!- urlò lei. Andrew non disse nulla, sbuffò, e poi dopo aver dato la buonanotte salì verso la torre.
- Chissà cosa gli passa per la testa a quello…- disse Michael mentre lo osservava sparire attraverso l’enorme porta della Sala Grande. Jody sospirò stizzita, per il comportamento dell’amico.
- Lasciatelo perdere! Lo sapete com’è impulsivo!- disse Emily, che finalmente iniziò a mangiare. Mentre si serviva di pollo con le patate, le tornò in mente quel disegno.
- A proposito, mi è successa una cosa strana quando ero con lui – disse rivolta ai suoi amici -… per caso mi è caduto l’occhio sul disegno che ha fatto, ed è stato impressionante…- gli altri la guardarono interessati -… non so come, ma sembrava quasi… irreale!- concluse poi.
- E’ vero, anch’io una volta ne ho intravisto uno suo… ed ho avuto quasi paura quando l’ho visto!- esclamò Annah, che si mise a tremare al solo pensiero.
- Non ho mai visto qualcuno disegnare in quel modo… davvero strano!- concluse Emily, ponendo fine alle discussioni per quella sera.
 
Quando la settimana seguente il professor McSmith riconsegnò le ricerche corrette, dispensò diversi elogi ai ragazzi, per l’impegno dimostrato, in particolar modo ad Emily.
- Ragazzi, sono molto soddisfatto del lavoro che avete fatto!- esclamò mentre distribuiva le ricerche - Signorina Weasley, la sua ricerca, poi è tra le migliori! A quanto mi ha detto Madama Pince, è stata capace, anche di far lavorare il signor Lawrence… anche se immagino che sia stato più un lavoro individuale…- continuò guardando il banco vuoto di Marck Lawrence, per l’ennesima volta assente.
Emily ricevette il testo constatando di aver preso un voto piuttosto alto, dove era segnato il suo nome; dall’altro lato, invece sotto al nome di Lawrence, il professore aveva messo un voto differente, molto più basso e meno gratificante dell’altro. Ma Emily era ancora nervosa per quello che era successo la settimana prima e non ci badò più di tanto, anzi per qualche istante pensò che se lo meritava.
- Certo che è strano! Guarda un po’ che voti prende, come diamine sarà riuscito ad arrivare al settimo anno senza essere bocciato?- chiese sottovoce, accostandosi ad Annah, che sedeva di fianco a lei.
- Non saprei, però circolano molte voci su questa storia, non sei l’unica che si è posto questo interrogativo, sai?- rispose l’amica, scatenando così la curiosità in Emily.
- Davvero!?! E dimmi, racconta un po’!- la esortò, rimpiangendo la libertà anche di ascoltare i più stupidi pettegolezzi, a causa del troppo studio e degli impegni continui.
- Beh, di sicuro c’è che Lawrence, ha sempre superato gli esami, certo salvandosi per il rotto della cuffia, ma c’è sempre riuscito. Alcuni insegnanti, poi devono aver chiesto a Silente di bocciarlo, per punire il suo comportamento, ma a quanto pare lui non ha mai voluto: quelli più cattivi dicono che è perché non vede l’ora di toglierselo dai piedi, altri dicono che Lawrence nasconda qualcosa, altri che Silente sa che è buono, ma è uno che non lo dà a vedere… insomma, ci sono un sacco di notizie che circolano, ma non credo che siano vere… non saprei almeno…-
- Capisco…- concluse con un tono vago Emily, riportando la sua attenzione su una nuova rivolta di Elfi, che il professore stava spiegando.
Pochi minuti prima che suonasse la campana, il professor McSmith, richiamò l’attenzione degli alunni decisamente assopiti per la noiosa lezione.
- Allora ragazzi, visto il successo della precedente, voglio che mi facciate un’altra ricerca. Questa volta avrete molto più tempo, perché è un argomento generale e ho deciso che cambieremo di nuovo le coppie –
- Ah, meno male, non mi tocca più con quello!- esclamò Emily senza farsi sentire dal professore. Questi continuò dettando il testo della ricerca e poi prese il cesto con i bigliettini, che aveva utilizzato la volta precedente. Emily aveva recuperato il sorriso e ogni volta che il professore srotolava un pezzetto di pergamena e pronunciava un nome, attendeva che venisse chiamata. Ma, suo malgrado, ciò non avvenne. Il professore McSmith srotolò anche l’ultimo pezzo di pergamena e assegnò la coppia Pherson-Roberts. Emily guardò sgomenta il cesto che veniva riposto in un cassetto della cattedra. Immaginava con orrore quello che significava, soprattutto per il fatto che oltre a lei non era stato nominato nemmeno Lawrence. Alzò la mano tremante di rabbia.
- P-professore… questo significa che io dovrò nuovamente fare coppia con Lawrence?- il professore si voltò dalla sua parte e le sorrise. Emily pensò che quello fosse un sorriso di puro sadismo.
- Sì signorina Weasley, dato che è stata capace di far lavorare il signor Lawrence, perché non ripetere l’occasione… e poi diciamolo chiaramente… se quel ragazzaccio non dovesse lavorare, lei è l’unica in questa classe che è in grado di fare questa ricerca da sola! Lei è d’accordo con me, vero?- le rispose lui. Emily non riuscì a dire niente, mentre suonava la campana e tutti i ragazzi si accalcavano verso l’uscita della classe. Senza dire una parola ai suoi amici, prese la sua borsa e si diresse a passo svelto verso la torre dei Grifondoro, decisa a parlare con Lawrence, che come al solito non si era presentato a lezione. La Signora Grassa la fissò delusa quando lei gli disse la parola d’ordine con un tono di voce irritato e la fece passare borbottando contro di lei. Emily non ci fece caso e si avvicinò a Lawrence, che in un angolo disegnava. In quel momento la ragazza aveva pensieri molto diversi, per poter pensare al disegno che stava facendo.
- Per quale motivo non sei venuto a lezione?- chiese senza celare rabbia.
- Non mi andava- rispose lui non curante, dopo aver alzato lo sguardo dal disegno e averla fissata senza espressività.
- Ma che…lo sai che per colpa tua dobbiamo di nuovo fare la ricerca insieme?- il ragazzo alzò un sopracciglio, ma non si scompose.
- Di nuovo… mi sono stancato di queste ricerche…-
- Non è questo il punto! Per colpa della tua strafottenza verso i professori, devo starti dietro!- esclamò lei al colmo della rabbia – e se non lavori dovrò farmela da sola la ricerca, come se non avessi già abbastanza da fare, devo pensare anche ad uno… uno come te!- concluse soppesando le ultime parole. Lawrence si alzò in piedi e la fissò per qualche istante, prima di parlarle con un tono di voce che voleva sembrare stizzito, ma che risultava sempre distaccato.
- Senti, io non ci posso fare niente se sei arrivata tardi alla lezione la settimana scorsa. Sono fatto tuoi. Se non vuoi stare con uno come me, allora vai a parlare con il professore e digli come stanno le cose. Sono sicuro che ti farà cambiare, tanto io sono un buono a nulla e di me non importa a nessuno!- Lawrence uscì dal buco del ritratto, lasciando Emily sbigottita. Era rimasta colpita da quelle parole, che sembravano più uno sfogo. Possibile che lui in realtà non fosse così? Che quel suo comportamento fosse solo una maschera? A uno che “non importava nulla”, come aveva detto non avrebbe reagito a quel modo, solo perché lei l’aveva etichettato con la solita espressione che utilizzavano tutti i professori e molti degli studenti. Per la prima volta la rabbia svanì e al suo posto si fece sempre più intenso il desiderio di chiedergli scusa. In quel momento i suoi amici entrarono nella sala Comune e le si avvicinarono.
- Dove sei scappata così di fretta?- le chiese Andrew stranamente preoccupato.
- Ma insomma Andrew, non è mica una bambina che non si può allontanare da sola! Quando si parla di Emily diventi sempre così, sei insopportabile!- esclamò Jody irritata. Andrew arrossì e si allontanò velocemente dal gruppo dicendo che andava a pranzare. Emily più che di Andrew si preoccupò di Jody.
- M-ma perché gli hai detto quelle cose?- le chiese confusa; da un po’ di tempo sembrava che la sua amica ce l’avesse sempre con Andrew, ma nessuno capiva il perché. Jody si limitò ad sbuffare e a mormorare qualcosa di poco comprensibile.
- Mi ha solo stancato il suo comportamento, tutto qui!- mentre gli altri ragazzi ed Annah la punzecchiavano, dicendo che era gelosa di Andrew e scatenando risposte poco gentili nella ragazza, Emily si avviò verso la Sala Grande, assieme a loro.
Per tutta la durata del pranzo, tutti i suoi pensieri erano stati rivolti verso le parole di Lawrence. Istintivamente lo aveva cercato con lo sguardo lungo il loro tavolo nella sala, ma a pranzo non si era fatto vedere. Alla fine lasciò i suoi amici con un pretesto e andò a cercarlo decisa a chiedergli scusa. Non trovandolo in sala Comune, decise di prendere il mantello e di uscire fuori dalla scuola. Non appena aprì il grande portone, rabbrividì per il freddo pungente che nell’ultima settimana aveva quasi anticipato l’inverno e si avvolse di più nel mantello. Il giardino che circondava il castello, era enorme e dapprima si perse d’animo, ma poi lo scorse seduto ad una panchina vicino al lago. Se prima si sentiva forte e decisa, quando lo vide perse tutta la forza di volontà. Per un attimo pensò di tornare indietro, ma quando lui si voltò dalla sua parte e la vide, pensò che non poteva più rinunciare e si avvicinò.
- C-ciao… Lawrence…- disse senza comprendere il suo imbarazzo. Il ragazzo continuò a fissare il lago. 
- Ciao – rispose asciutto. Emily doveva solo chiedergli scusa, ma c’era qualcosa che la frenava e non la faceva arrivare al dunque, forse il suo stupido orgoglio sentenziò.
- Ehm… non ti ho visto a pranzo oggi…-
- Non avevo fame – la ragazza sospirò disperata. Con lui era impossibile fare conversazione! Sussultò, quando sentì la sua voce: stava cercando di trovare qualcosa da dire, ed era concentrata nei suoi pensieri.    
- Tu sei diversa dagli altri. Come mai non hai paura di me?… Forse non mi disprezzi nemmeno come si deve…- Emily rimase sorpresa da quella domanda, ma rispose molto semplicemente.
- Beh, non mi sembri tanto pericoloso… e poi…- si fermò. Voleva dire che era stato capace solo di provocarle rabbia, ma non le parve il momento adatto. Ormai era giunto, invece quello di chiedergli scusa.
- Ascolta… spero che tu non te la sia presa per quello che ho detto questa mattina… io in realtà… non volevo essere così sgarbata…- attese qualche istante, poi sentì la risposta.
- No, puoi stare tranquilla, non me la sono presa…-
- Sei sicuro?- chiese lei preoccupata. Dopotutto le era sembrato che si fosse spazientito da quello che gli aveva detto – Cioè, se ti ha dato fastidio io… io ti chiedo scusa, non volevo, e…-
- Ti ripeto, non mi sono arrabbiato – la interruppe lui sempre atono – io non mi arrabbio mai, anzi…- come l’effetto di un cubetto di ghiaccio la schiena di Emily fu scossa da un brivido. Un live vento freddo, si alzò e mosse lentamente l’erba del prato e i suoi capelli castani, ma quel freddo non era sicuramente provocato dalla brezza. Continuò a fissarlo sbigottita: quel ragazzo non sembrava avesse niente di normale. Emily non poteva sentire quello che stava dicendo, non voleva sentirlo…
- Io non provo sentimenti –

 
Continua…

Primo e secondo capitolo per ora... ho corretto da qualche parte errori di grammatica e sintassi ma probabilmente ce ne saranno altri. Per questo scusatemi.
E se siete arrivati fin qui, grazie =)
A presto!
Ryta

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Uno come lui ***


Desclaimer: i personaggi di Harry Potter non sono miei, se lo fossero sarei ricca e pubblicherei su carta tutti questi vaneggiamenti!
 

L’AMORE NON HA OSTACOLI

UNO COME LUI


CAPITOLO 3

 
Il tempo volò via assieme alle foglie che si staccavano dagli alberi e, senza che Emily se ne rendesse conto, era giunta l’ultima settimana di ottobre. Quello era stato un mese particolarmente pieno di impegni per lei, non solo per i compiti e le lezioni, ma anche per i problemi che alcuni ragazzi del primo anno di Grifondoro avevano avuto con altri della casa dei Serpeverde; era stata perciò costretta a seguirli, ad accompagnarli per tutte le lezioni e poi a tenerli d’occhio senza un attimo di tregua, così che anche quel minimo di tempo libero, aveva ceduto il posto al lavoro. Per fortuna i suoi due amici Prefetti, Jody e Andrew, le facevano compagnia, anche se non sempre era possibile, perché essendo stati scelti per fare coppia nella ricerca, spesso lasciavano Emily e si chiudevano in Biblioteca, per mettersi a lavoro.
Ogni volta che i due ragazzi parlavano della ricerca, Emily si mordeva il labbro, perché con tutto il da fare che aveva avuto, non era riuscita nemmeno ad andare più in biblioteca, per cui non l’aveva nemmeno iniziata nonostante il termine della consegna si stesse avvicinando inesorabilmente. Inoltre ogni volta, le tornavano in mente le parole di Lawrence. Emily era rimasta scioccata da quello che aveva detto: possibile che potesse esistere una persona che non prova nessun tipo di sentimento? Che non si arrabbia mai, che non sa essere felice, che non prova invidia o affetto, o che non ha mai provato cosa significhi amare una persona? Era impossibile, eppure riflettendo Lawrence era così, nessuno mai l’aveva visto esprimere alcuna emozione. Rabbrividì al pensiero di quel giorno, quando, dopo averle confessato una cosa simile, si era alzato dalla panchina su cui sedeva e le aveva detto che doveva tornare a scuola, dopo averla salutata distrattamente. Da allora non lo aveva più visto, o meglio non aveva più avuto modo di parlargli troppo impegnata com’era con il dovere di Caposcuola e con i compiti. I suoi amici continuavano ancora a preoccuparsi per lei, cosa che trovava inutile e stupida, visto che Emily si era resa conto che Lawrence non avrebbe mai fatto del male ad una mosca, anche perché sicuramente doveva avere qualche grosso problema alle spalle.
- Che cosa c’è, hai freddo?- chiese Lily con una voce sottile e stanca. Emily rivolse uno sguardo dolce alla bambina e le accarezzò la fronte scuotendo il capo.
- No, no, stai tranquilla – le rispose lei scacciando i mille pensieri che le affollavano la mente. Si trovavano nell’infermeria della scuola. La piccola Lily aveva preso l’influenza con una brutta febbre ed Emily nell’ultima settimana l’aveva assistita, dimenticando ogni suo dovere. Era molto affezionata alla bambina e le voleva stare sempre vicina. Per fortuna la febbre era scesa un po’ nell’ultimo giorno e Lily aveva ripreso conoscenza. Madama Chips era convinta che l’influenza sarebbe passata entro i prossimi due giorni e infatti la piccola si sentiva già molto meglio, anche se era piuttosto debole. I gemelli le erano stati accanto come la loro sorella per tutto il giorno, facendola ridere, nonostante gli urli e le minacce di Madama Chips che voleva assoluta tranquillità per lei. All’ora di cena però, i gemelli l’avevano salutata per andare a mettere qualcosa sotto i denti. Emily invece, aveva preferito saltare la cena per starle accanto e così avevano continuato a chiacchierare fino ad ora tarda.
- Signorina Weasley, è tardi, a quest’ora dovrebbe essere nella Sala dei Grifondoro, credo che debba lasciare dormire la nostra Lily!- le ricordò Madama Chips; a differenza degli altri, la donna era molto più magnanima con la ragazza, perché sapeva che alla bambina avrebbe sicuramente fatto meglio stare in sua compagnia.
- Sì, ha ragione, andrò subito a letto, sto morendo di sonno!- esclamò sorridente Emily. Salutò la piccola Lily con un bacio, le diede la buonanotte e poi uscì dall’infermeria. Mentre percorreva i bui corridoi che portavano alla torre, vide una figura nera che usciva dalla biblioteca, si fermò di scatto sobbalzando e d’istinto impugnò la bacchetta.
- Chi è là!?!- esclamò.
- Mh? Ti faccio così paura?- ottenne in riposta. Dalla voce riconobbe subito chi parlava.
- Lawrence, che cosa ci fai a quest’ora della notte, in giro?- chiese Emily per niente meravigliata di un’azione del genere da parte sua.
- Ero in biblioteca e non mi ero reso conto dell’ora…- rispose con il solito tono atono.
- Tu in biblioteca?! E che ci facevi lì?- chiese Emily stupita. Subito si rese conto di essere stata un po’ scortese, ma lui non si scompose, anzi tirò fuori dal mantello un pacco di fogli piuttosto spesso e glielo porse.
- Toh, questi ti serviranno, penso…- Emily prese in mano il pacco e lo guardò con aria interrogativa.
- Domani non dovevi portare la ricerca a McSmith?… Eccola – si spiegò lui. Emily osservò meglio il pacco di fogli e vide che erano tenuti assieme, probabilmente con un incantesimo rilegante e a grandi lettere c’era scritto: “I capovolgimenti dell’Ultimo Secolo, a causa dei Babbani”. La ragazza lo guardò sbalordita.
- Q-questa… è la ricerca?-
- Sì. E’ piuttosto voluminosa, ma non sono riuscito a scartare molto… perché mi guardi così, non dirmi che l’avevi già fatta – chiese lui.
- Eh?… N-no, non l’avevo fatta, anzi pensavo di chiedere una proroga al professore, ma non immaginavo che tu…-
- Beh ti ho visto così impegnata, per Halloween e per quei mocciosi del primo anno, e poi con quella bambina… e allora te l’ho fatta io, tutto qui… ora scusa, ma ho sonno e me ne vado a letto. – concluse lui, distaccato, mentre se ne risaliva su fino alla torre. Emily riuscì a mugugnare un “grazie”, sempre più sorpresa, mentre lo guardava con occhi sgranati che spariva nel buio. 
Era strano, ma ogni volta quel ragazzo era capace di sorprenderla quando meno se lo aspettava. Più Emily credeva di aver compreso il suo carattere e più si stupiva di quanto si fosse sbagliata ogni volta. Quella notte non aveva chiuso occhio per leggere e controllare la ricerca: forse nemmeno lei sarebbe stata capace di fare un lavoro così perfetto! Non un’imperfezione, non una citazione o una notizia storica fuori posto… il solo aggettivo che le riuscì di trovare fu… perfetta! Era persino integrata da alcuni disegni che aveva fatto lui stesso. Ma era possibile che proprio Marck Lawrence aveva fatto una ricerca così precisa e dettagliata? Era proprio quel Marck Lawrence che non si presentava alle lezioni, che non studiava mai, che se ne infischiava dei professori, era proprio lui che le aveva consegnato la ricerca? Controllò d’istinto la copertina per controllare il nome, ma si accorse che non lo aveva segnato. Senza pensarci due volte prese la penna, la intinse nell’inchiostro e scrisse il suo nome a grandi lettere: non ci dovevano essere dubbi, quella ricerca l’aveva fatta solo lui e lei non avrebbe dovuto scriverci il suo di nome! Alla fine si decise a fare proprio così, quando la consegnò al professore McSmith il giorno dopo: lasciò in bianco la zona della sua firma e la consegnò soltanto con il nome di Lawrence scritto da lei…
 
Quando nell’aria c’è una festa in arrivo, sembra che i giorni passino a volte più lentamente, ma quando c’è anche molto lavoro da sbrigare i giorni trascorrono in un lampo. Emily, senza che se ne rendesse conto, si svegliò la mattina di Halloween, con Lily  ormai guarita, che saltava sul suo letto per svegliarla e un dolce odore di dolci che risaliva dalle cucine, sino alle loro stanze.
- Sveglia Emily! E’ Halloween!- le urlava la piccola senza fermarsi un attimo. Emily si scostò da un lato, per evitare i piedi, piccoli, ma dolorosi di Lily.
- Buongiorno…- sbadigliò sonoramente, prima di continuare – vedo che ormai hai riacquistato tutte le forze! Ma ora non potresti scendere dal mo letto? Lo hai messo tutto a soqquadro!- Lily finalmente si fermò e abbracciò Emily sorridendo: qualcosa fece comprendere alla ragazza, che quel giorno aveva bisogno proprio di coccole! Ma quando guardò l’orologio, si rese conto che non era il momento di perdere tempo e che, anche se per sole tre ore, avevano comunque lezione.
- Sono le sette e un quarto Lily, mi dispiace, ma dovremo rimandare le coccole ad un altro momento! Lo sai che oggi abbiamo lezione, no?- Lily si staccò da lei un po’ di controvoglia, ma riacquistò velocemente il sorriso e salutò Emily con un bacio, prima di correre a vestirsi. Annah era appena scesa dal letto, mentre Jody, già si vestiva.
- Certo che è proprio un peperino quella bambina! Sono saltata nel sonno quando è entrata correndo in camera!- esclamò  la rossa con un’espressione buffa in viso.
- E questo è niente! Dovreste conoscerla come la conosco io!- rispose sorridendo Emily.
 
Dopo aver fatto colazione, Emily e i suoi amici si diressero verso la torre che portava all’aula di Divinazione. Per un’ora si sarebbero trattenuti con la professoressa Cooman, poi avrebbero fatto due ore di Storia della Magia con McSmith. Al solo pensiero Emily perdeva tutto il buonumore con cui aveva iniziato la giornata! Quello infatti era il giorno in cui il professore avrebbe riconsegnato le ricerche e per la prima volta nella sua vita, avrebbe preso un voto inferiore. Era triste, ma di sicuro non si sarebbe mai pentita di quello che aveva fatto, dopotutto lei non aveva lavorato per niente e non le era parso giusto presentare una ricerca con il suo nome scritto in modo così meschino! Scrollò le spalle per dimenticare quello che la aspettava e cercò invece di pensare a quanto si sarebbe dovuto ricredere il professore riguardo a Lawrence. Sorrise mentre lo intravide tra la folla di studenti, che si avviava nell’aula di Divinazione. In quelle ultime settimane, aveva cercato in tutti i modi di avvicinare Lawrence e di ricordargli di partecipare alle lezioni. Lui in un primo momento si era dimostrato piuttosto restio, ma alla fine aveva ceduto alle insistenze di Emily e da alcuni giorni partecipava a “quasi” tutte le ore scolastiche; non solo, persino quando la vedeva, la salutava con qualche cenno impercettibile. Gli amici della ragazza, al contrario, cercavano in ogni modo di non lasciarla da sola e di non farla avvicinare al ragazzo ma questa cosa le dava molto fastidio: non solo non avevano creduto ad una singola spiegazione sulla ricerca, ma non le credevano nemmeno sul fatto che Lawrence fosse un tipo a posto. Emily alla fine aveva rinunciato e temendo di finire proprio come il ragazzo, aveva deciso di non portare più il discorso sull’argomento e di conservare quelle salde amicizie che aveva da anni. L’unica che le credeva, era Lily. I sui amici le avevano detto che lo faceva per assecondarla e perché era troppo piccola per capire certe cose, ma Emily non dava loro retta, perché conosceva la piccola meglio di chiunque altro e sapeva sin troppo bene quanto fosse arguta e perspicace nonostante la sua giovane età; a volte troppo simile a sua madre, era in grado di capire il carattere di una persona, forse meglio di quanto la persona stessa non ne fosse capace da sola! Perciò era impossibile che si sbagliasse, quando le diceva che credeva Lawrence un bravo ragazzo da quando Emily aveva avuto a che fare con lui in Biblioteca per la prima volta.
La ragazza entrò nell’aula di Divinazione e salutò la professoressa Cooman, che li aveva ricevuti con uno dei suoi abiti sgargianti e le decine di bracciali ai polsi. Non appena intravide Emily, il suo sguardo si contrasse e il tono di voce apparve meno allegro del solito. La ragazza non ci fece caso più di tanto, perché era abituata a quell’atteggiamento: dopotutto si credeva che Emily avesse azzeccato molte più previsioni nell’arco di sei anni e mezzo di quante non avesse indovinate lei in tutta la sua vita! Era concepibile quanta poca simpatia provasse per lei! E poi grazie ai moniti di suo padre e di quello di Lily, era abituata anche alle frequenti previsioni di morti che avrebbe dovuto subire in quegli anni.
- Bene ragazzi, oggi il mio occhio interiore – iniziò la Cooman con il suo solito tono “misterioso” – mi ha detto che sarà molto importante se voi riprendete la sfera… forse qualcuno di voi ha bisogno di sapere cosa gli accadrà in futuro…-
-… o magari ce la vuole appioppare agli esami!- esclamò Emily sottovoce verso Jody, la quale trattenne a stento una risatina, mentre annuiva in senso si approvazione. La professoressa parve aver sentito la frase poco carina di Emily, perciò abbandonò lo sguardo perso di sempre, e fissò la ragazza.
- Magari… è proprio lei, signoria Weasley, che ha bisogno di controllare il suo occhio interiore…- affermò sempre con tono sibillino. Questa volta fu il turno di Andrew.
- Giaaaaaà signorina Weasleyyyyy… forse oggi le accadrà qualcosa di sconvenienteeee… forse la Cooman tenterà di strozzarti con uno dei suoi bracciali!- disse alla fine abbandonando il tono lugubre e strascicato. Emily annuì divertita, dopo che la professoressa si fu allontanata per inventare qualche oscuro presagio su di lei.
- Già, così non avrebbe più rivali!-
La professoressa le aveva visto otto volte un Gramo nella tazza del the, quindici volte le aveva detto che sarebbe affogata nel lago vicino alla scuola, più di venti volte che qualcuno la voleva morta (ed Emily aveva sempre pensato ai suoi fratelli), e ormai aveva perso il conto di quante altre sventure le sarebbero dovute capitare. Quel giorno però per una volta le avrebbe dovuto dare ragione…
Emily aveva da poco preso la sfera, quando la Cooman le si avvicinò con fare profetico.
- Allora, vediamo cosa le prospetta il futuro…- le disse guardando nella palla di cristallo e agitando le mani.
- Ma professoressa… forse è meglio se lascia fare a me…- disse Emily senza pensarci troppo. La professoressa si contrasse per la rabbia, mentre lei cercava di rimediare alla svista. Intorno a loro, l’intera classe cercava disperatamente di contenere le risate; persino Lawrence osservava la scena.
- Ehm cioè volevo dire che è bene se lavori io, no? Dopotutto non potrei mai diventare brava come lei se non mi esercito!- cercò di salvarsi così, sforzandosi di sorridere.
- Non c’è bisogno che mi lusinghi signorina Weasley, so bene quello che voleva dire… - le rispose la Cooman perdendo ogni atteggiamento sibillino - comunque in questa materia non esiste la parola esercitarsi! Ci sono solo poche persone portate e queste lo sono sin dall’inizio! Non scorderò certo vostra madre! Non ha mai compreso la vera essenza di quest’arte magica, perché era convinta che esercitarsi fosse più importante!-
Emily iniziò ad irritarsi: come poteva quella vecchia rimbambita parlare in quel modo di sua madre? Cercò di contare fino a dieci mentre la rabbia le cresceva sempre di più e la Cooman continuava a blaterare cattiverie sulla sua famiglia. Tentò di ripetersi che era una Caposcuola e non poteva comportarsi male, ma niente avrebbe più funzionato: stava per scoppiare! Poi il lento strascicare della voce della Cooman venne interrotto da un rumore assordante di vetri in frantumi.
- Lawrence! Che novità! Sei sempre tu che combini qualcosa!- esclamò la professoressa,  voltandosi verso di lui – avanti raccogli tutto e pulisci!- solo allora Emily alzò lo sguardo, e vide che la sfera di Lawrence era caduta a terra ed era andata in frantumi. Che l’avesse fatto di proposito? O era solo una coincidenza? Non si sa come, ma quella cosa fece cambiare discorso alla Cooman. Mentre lui ripuliva per terra, la professoressa non aveva detto più nulla, ed aveva iniziato ad osservare le sfera di Emily.
- Vediamo…- disse riacquistando il suo fare profetico -… vedo qualcuno… qualcuno che lotta con se stesso…ma tu non lo vuoi vedere, lo respingi… e poi vedo… vedo che soffrirai molto, forse per ventiquattro ore, ma poi capirai la verità… … basta il mio occhio interiore non vuole che io sappia di più!- concluse la professoressa.
- M-mi scusi professoressa… ma io non ho capito nulla di quello che ha detto!- esclamò Emily piuttosto confusa: inizialmente aveva collegato Lawrence con quel qualcuno che lotta con se stesso, anche non c’era un vero e proprio senso logico e poi non capiva come lei non volesse vederlo, visto che desiderava il contrario già da un po’; il resto poi, era troppo confuso per essere compreso e molto probabilmente nemmeno la Cooman sapeva dare una spiegazione. Senza contare che tanto per cambiare Emily avrebbe dovuto soffrire per qualcosa, così alla fine della lezione la ragazza si decise di scordare completamente quella strana predizione, sicuramente uno dei tanti fallimenti della professoressa.
Quella tranquillità che Emily aveva recuperato sino al suono della campana, la abbandonò nuovamente subito dopo aver varcato la soglia dell’aula di Storia della magia: infatti, quando finalmente il silenzio aveva ceduto il posto al caos al momento dell’entrata, si rese conto che era assente proprio chi in quel giorno aveva bisogno di essere presente.
- D-dove diavolo si è cacciato Lawrence?- chiese guardandosi intorno.
- Ma che te ne frega! Lascialo perdere quello!- le rispose Andrew mentre si sistemava al suo fianco. Emily sbuffò, troppo delusa da quel ragazzo per pensare alle cattiverie del suo amico.
- Bene ragazzi – iniziò il professore McSmith – per ora ho intenzione di spiegare, ma come ricorderete bene, alla fine della lezione vi dovrò riconsegnare le ricerche!- nella classe si alzò un brusio di voci: quella ricerca era stata parecchio complicata e molti non erano sicuri del risultato.
- Ehm… come siamo andati?- chiese con titubanza uno studente di Corvonero dopo aver alzato la mano. Il professore sorrise.
- Bene, bene – rispose – sono molto soddisfatto dei vostri lavori e c’è qualcuno che mi ha sorpreso davvero tanto!- quelle parole ebbero per Emily l’effetto di una pozione tranquillante. Sicuramente quelle parole erano riferite a Lawrence, perciò era ovvio che fosse sorpreso del suo lavoro! Rimase ad osservare il professore per tutta la durata della spiegazione, con un sorriso fisso sulle labbra, mentre si pregustava i commenti dei suoi compagni e ricordava il discorso che si era preparato per scusarsi con McSmith per il lavoro che non aveva fatto.
Finalmente il professore si decise a concludere la lezione e a prendere in mano le ricerche. Emily era sempre più nervosa, come i suoi compagni, ma il suo era un nervosismo diverso. Se solo ci fosse stato lui in classe sarebbe stato tutto più semplice! Pensò mentre il professore distribuiva le ricerche con una calma snervante. Emily riconobbe immediatamente la ricerca di Lawrence come l’ultima che McSmith aveva in mano. Finalmente si avvicinò a lei.
- E per ultimo voglio premiare la signorina Weasley con il massimo dei voti! Complimenti signorina, la sua è una ricerca perfetta! Sono rimasto estasiato! Questa volta ha battuto se stessa!- Emily fissò sconcertata il professore, che le mostrava la copertina della ricerca: al centro il suo nome era stato scritto da McSmith stesso, e sotto aveva segnato anche il voto, mentre al lato, dove lei aveva scritto il nome di Lawrence, era stato segnata una sufficienza scarsa.
- Ma… ma…- cercò di dire qualcosa, ma non sapeva cosa pensare.
- Mi sarebbe piaciuto metterle un voto ancora più alto se fosse esistito, soprattutto tenendo conto che questo è stato un lavoro singolo…-
- No, si sbaglia!- esclamò lei – quella ricerca io non l’ho toccata proprio! Ha lavorato soltanto Lawrence!-
- Via via, non si inventi stupidaggini! Lo sappiamo tutti che quel tipo non fa mai nulla!- rispose calmo il professore, mentre Emily si sentiva montare di nuovo la rabbia. Possibile che quel giorno dovesse andare così storto?
- Guardi che si sta sbagliando professore. Io ho avuto molti altri impegni e la ricerca l’ha fatto solo e unicamente Lawrence, glielo assicuro!- Emily non si sarebbe mai data per vinta su questo punto. I suoi amici intanto cercavano di farla smettere, ma sembrava tutto inutile.
- Non ha visto professore io non messo la mia firma proprio perché non ho lavorato, mentre ho segnato il nome di Lawrence perché mi sembrava giusto non prendermi il merito di questo compito! Mi deve credere!-
- Signorina, si rende conto di ciò che dice? Non mi dica che adesso vuole lo! –
- No, non lo sto coprendo professore, mi deve credere!- Emily appariva sempre più disperata.
- Ma come può uno come lui, che non ha mai fatto niente scrivere una ricerca del genere, ragioni signorina!- ora anche il professore sembrava irritarsi. Ma Emily non ne poteva più di quella storia: alle parole del professore non seppe più contenersi.
- Uno come lui, uno come lui, sempre e solo uno come lui!- esclamò alzando la voce e sbalordendo tutta la classe compreso McSmith  – possibile che sappiate etichettarlo solo a quel modo!!- la classe era a dir poco sbigottita e il professore così sorpreso che non sapeva più come reagire: forse una delle migliori studenti di tutta Hogwarts, la più ordinata, la più perfetta stava acquistando un atteggiamento a dir poco impossibile per una come lei. E rimasero tutti ancora più sorpresi quando, al suono della campana, che aveva rotto il silenzio cella classe, Emily prese la sua borsa con i libri e si allontanò senza dire niente lasciandoli tutti storditi.
Non appena fu uscita dalla classe la prima cosa che le venne in mente fu di cercare Lawrence. Non era sicura se voleva chiedergli scusa o rimproverarlo perché non si era presentato alla lezione, ma di sicuro aveva una voglia matta di pungere, perché si sentiva terribilmente delusa dall’atteggiamento di tutti i professori, dalle persona che per anni aveva preso come modelli. Possibile che per sette anni nessuno si fosse mai reso conto di quanto Lawrence fosse diverso da come si mostrava?
- Sono tutti degli idioti, non capiscono niente!- esclamò cercando di sfogare la rabbia e la frustrazione. La sua prima meta fu la torre di Grifondoro; appena entrata cercò un po’ ovunque e non tentennò nemmeno quando salì su al dormitorio dei ragazzi. Ma Lawrence non era lì; poi si ricordò del giardino, spesso l’aveva trovato in giro a disegnare o solo ad ammirare il paesaggio e forse in quel momento si trovava proprio lì. Senza attendere oltre uscì dal buco del ritratto e si incamminò velocemente verso il portone principale. Mentre camminava un pensiero pesante le attraversò la mente: era molto probabile che dopo quella sfuriata le avrebbero tolto l’incarico di Caposcuola. Le lacrime le bruciarono ancora di più gli occhi, ma le ricacciò velocemente, ricordando che fare il Caposcuola significava essere giusto con tutti e non tacere su qualcosa, solo perché è contraria a tutta la scuola. Il suo senso di giustizia le era stato inculcato dai suoi genitori sin da quando aveva iniziato a capire e sua madre avrebbe preferito di più vedere sua figlia comportarsi in quel modo, che conservare il suo ruolo di Caposcuola in un modo così meschino. Aveva quasi raggiunto la porta d’ingresso, che un Andrew piuttosto scosso le si avvicinò.
- Ma si può sapere che ti è preso? Ma sei impazzita forse?- chiese preoccupato. Emily non aveva nessuna voglia di discutere con lui in quel momento. Anche solo il pensiero che avesse reagito come tutti gli altri le faceva saltare i nervi.
- Non, non sono impazzita!- rispose acida – e ora scusami ma devo uscire di qui!-
- No, non ti lascio andare se prima non ti calmi un attimo e non mi spieghi che ti è preso prima!- disse lui, artigliandole saldamente un braccio con una mano. Il fatto di sentirsi bloccata irritò ancora di più Emily.
- Lo sai che cosa rischi adesso?- chiese lui senza allentare la presa, quasi per paura che scappasse.
- Sì, ti ringrazio ma lo sapevo già! E poi non mi è preso niente, solo non ne potevo più di quell’atteggiamento che avete tutti nei confronti di Lawrence! Mi avete stancata!-
- Ancora quel tipo…- fece lui irritato non appena Emily aveva pronunciato il suo nome -… ma la vuoi smettere di pensare a lui? se continui così ti rovinerà la vita!-
- Non ne sarebbe capace!- ribatté lei sempre più nera.
- Ma cosa ne vuoi sapere tu di una nullità come lui!- esclamò Andrew al colmo della rabbia. Emily a quelle parole non seppe più resistere e perdendo ogni contegno, mollò un ceffone al biondo. Andrew rimase completamente di stucco, mentre Emily lo fissò per un istante con odio.
- Smettila! Anche tu, sei come tutti gli altri! Anche tu non hai capito niente!- la sua voce uscì fredda e raggelante, tanto che Andrew non potè fare altro che fissarla mentre si allontanava a grandi passi, senza voltarsi indietro ed usciva dal portone principale.
 
Non appena mise piede nell’immenso giardino che circondava il castello, un vento gelido le sferzò il viso e iniziò a tremare. A causa della rabbia infatti, era uscita senza nemmeno prendere il mantello e la divisa da sola non era in grado di scaldarla a sufficienza. Quello, però non era il momento di pensare al freddo, pensò mentre scrollava le spalle e copriva meglio la gola con il maglione. La prima cosa che le venne in mente fu di cercare Lawrence davanti al lago, sulla panchina dove di solito si fermava, ma non lo trovò. Lo cercò dappertutto, fino a spingersi alla capanna di Hagrid, ma il mago sembrava scomparso nel nulla.
- Si può sapere dove sei finito?- chiese senza più speranze, accasciandosi su una panchina di marmo, che le provocò ancora più freddo di quanto non ne provasse già. Sospirò sentendosi una stupida; era uscita senza mantello e rischiava una polmonite con quel freddo e soprattutto non aveva risolto niente. Stava quasi per abbandonarsi al pianto, quando con un gesto indelicato le volò in testa un caldo mantello.
- In quelle condizioni prenderai freddo… non sei normale ad uscire senza niente addosso…- Emily si voltò riconoscendo la voce così odiosamente familiare.
- Si può sapere dov’eri finito? Sono ore che ti cerco!- esclamò ben sapendo di aver esagerato, visto che era trascorsa solo mezzora da quando aveva lasciato la torre di Grifondoro.
- Ero qui in giro…- rispose con il suo solito piglio atono, mentre lei cercava di avvolgersi con il suo soprabito.
- Ed è stato più importante andartene a spasso invece di venire a lezione di Storia della Magia?- chiese ancora lei detestando profondamente quel tono di indifferenza che lo caratterizzava. Lawrence non rispose e continuò a fissare un punto indefinito del paesaggio autunnale.
- Allora? Perché non mi rispondi? Se fossi venuto avresti potuto dire la tua sulla ricerca! Lo sai che McSmith non ha creduto al fatto che avevi lavorato solamente tu?- disse lei mentre la rabbia le montava.
- Lo immaginavo…- rispose lui, come se la cosa non lo interessasse. Emily non credeva alle sue orecchie.
- E non ti interessa? Non ti importa nulla?- Emily continuò, visto che lui non accennava a rispondere – Hai fatto un lavoraccio da solo con quella ricerca e non è giusto che tu prenda una sufficienza scarsa, mentre a me vanga dato il massimo dei voti! Io non ho fatto niente!-
Finalmente lui parlò:- Non ti devi preoccupare, a me non interessa più di tanto…-
- E a me sì invece!- esclamò lei senza ormai contenersi più – E’ una questione di rispetto, ma mi sembri peggio di loro che ti considerano un poco di buono! Possibile che non ti importi di avere una vita migliore qui a scuola?- Lawrence rispose scrollando le spalle, come a dire per l’ennesima volta che non aveva alcun motivo di arrabbiarsi come lei.
- A me va bene così, non ti preoccupare…-
- Basta, smettila!- gridò Emily; quel suo atteggiamento la faceva soffrire di più del comportamento dei professori -… e va bene, vorrà dire che non mi preoccuperò più di te! Non me ne importa più niente! - e mentre l’eco delle sue urla riecheggiavano per tutta la zona deserta, Emily gli lanciò il mantello addosso, si voltò e ritornò nel castello. Lawrence continuò a fissarla finché non sparì dietro l’angolo e sul volto aveva un’espressione così insolita per uno come lui…
 
- Emily, cosa ti è successo!?!- chiese Lily preoccupata per il viso stravolto e rigato dalle lacrime dell’amica. Emily aveva corso fino alla sua stanza e solo allora si era abbandonata alle lacrime. Lily l’aveva incrociata che correva lungo uno dei tanti corridoi e aveva immediatamente intuito che qualcosa non andava. Senza pensarci su due volte aveva salutato le sue amiche e si era diretta verso la stanza di Emily.
- Allora, mi vuoi dire che cosa ti è successo?- nella stanza si trovavano solo loro due. Jody e Annah, ancora non si erano fatte vedere e di questo Emily ne fu felice: loro non avevano mai creduto ad una sola parola di quello che Emily aveva detto, perciò in quel momento non le sarebbero certo state d’aiuto.
- Ho capito che Lawrence è uno stupido, ecco cosa è successo!- esclamò la ragazza, la voce ovattata per via del viso nascosto sotto il cuscino. Lily non riuscì a comprendere dove volesse arrivare, ma attese comunque che fosse Emily a parlare.
- Sai cosa ha fatto oggi?- disse infatti all’improvviso rivolgendo uno sguardo bisognoso di comprensione a Lily - Non si è presentato in classe all’ora di Storia e quando quel deficiente di McSmith ha consegnato le ricerche nessuno ha voluto credere che il lavoro l’aveva fatto Lawrence e non io! Se fosse stato presente avrebbe potuto anche discolparsi! Ma lui dice che non gliene importa niente!- concluse affondando di nuovo la testa nel cuscino.
- Ah…- Lily non sapeva cosa dire. In qualche modo aveva temuto che fosse andata a finire in quella maniera, ma adesso non riusciva a trovare la parole adatte, perciò si limitò a cercare di calmare Emily.
- Adesso smettila di piangere Emily! Non è da te!- esclamò sorridendole. Emily a quelle parole cercò di darsi un contegno e si asciugò le lacrime con la manica del maglione.
- Oh Lily, e pensare che dovrei farti io da sorella maggiore!- piagnucolò la ragazza. Lily sorrise.
- Che vuoi dire? Che sono ancora una bambina? Guarda che fra non molto compirò dodici anni!- Emily sorrise a quell’esclamazione e arruffò dolcemente i capelli della ragazzina: era sempre capace di farle tornare il buonumore…
- Ho deciso Lily!- disse dopo qualche istante di riflessione – Ormai non mi tiro più indietro! Da ora in poi che se la veda da solo, non ho più intenzione di aiutarlo! Per colpa della sua strafottenza ho rischiato la mia carriera scolastica e ancora non so cosa mi capiterà… però a lui non importa niente! Bene, allora non importa più neanche a me! Peggio per lui! Lo ignorerò e farò finta che non esista, ecco cosa farò! Addio Lawrence!- concluse infine alzandosi da letto. Lily la fissò per un attimo sorpresa, ma Emily non ci fece caso e continuò a parlare ripetendo sempre le stesse cose per convincersi a dimenticare quel ragazzo, mentre si avviava verso l’uscita.
-… lo dimenticherò!…- continuava a ribattere. Lily sospirò rassegnata.
- Non credo che sarà così semplice, Emily!-
 
Continua…  

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Sentimenti ***


Desclaimer: i personaggi di Harry Potter non sono miei, se lo fossero sarei ricca e pubblicherei su carta tutti questi vaneggiamenti!

L’AMORE NON HA OSTACOLI

SENTIMENTI

CAPITOLO 4

 

 
- Allora, tu cosa ne pensi? Credi che abbia capito?-
- Non lo so… sinceramente quella ragazza a volte è un mistero!- Andrew e Jody chiacchieravano nel silenzio della Sala Comune. Era ormai passata la mezzanotte, ma nessuno dei due si era ancora deciso ad andare a letto. La Sala si era svuotata già da un’ora e loro due erano gli unici ancora in piedi. La rossa sedeva davanti al fuoco scoppiettante che illuminava appena l’enorme stanza e il suo volto per metà in ombra. Andrew invece osservava le finestre, fuori dalle quali cadeva la neve.
- Hai visto? Ha ripreso a nevicare! Se continua così domani saremo sommersi dalla neve!- esclamò il ragazzo entusiasta. Jody invece sembrava meno contenta del fatto.
- Già, così domani dovremo fare lezione di Cura delle Creature Magiche al gelo… brrrr… mi vengono i brividi solo a pensarlo!- esclamò. Andrew sorrise.
- E’ vero, a questo non avevo pensato! Però se Hagrid ci presentasse qualche sua creatura che sputa fuoco, non mi dispiacerebbe una volta tanto!- esclamò ridendo assieme alla ragazza.
- Comunque ritornando al discorso di prima…- riprese Jody ritornando seria -… penso che dovremo parlare con Emily. Se prima era strana, quando c’era di mezzo quel tipo, adesso lo è ancora di più!-
- Hai ragione… ma ho avuto come la sensazione che ormai non gli importi più! E’ strano, ma è come se… se facesse finta che non fosse successo mai niente! Eppure fino a tre settimane fa stava sempre a pensare quel Lawrence! Era diventata insopportabile!- Jody ignorò l’ultima esclamazione del biondo e cercò invece di meditare sullo strano comportamento di Emily.
- Dopo la sfuriata che ha fatto in classe, quando l’ho rivista sembrava completamente diversa. Le ho chiesto spiegazioni, ma l’unica cosa che mi ha detto è stata che non vedeva l’ora di andare alla cena di Halloween. E poi non ha più parlato di quella storia! Sinceramente non ho mai capito che cosa sia successo veramente… tu per caso l’hai vista prima di cena quel giorno?- Andrew a quella domanda si irrigidì.
- Beh…- rispose imbarazzato -… in effetti l’ho incontrata mentre usciva dal castello… le ho chiesto dove andava e se si rendeva conto di quello che aveva combinato, ma lei era così in collera che abbiamo finito per litigare… e poi…-
- E poi?- chiese Jody curiosa, notando l’espressione impacciata dell’amico.
-… e poi mi ha tirato uno schiaffo…- Jody rimase sbalordita. Emily che tirava uno schiaffo? Non aveva mai fatto una cosa del genere, non era nel suo carattere! Eppure Andrew sembra sincero!
- Ma la cosa che più mi ha stupito – continuò il giovane – è che la sera, quando ci siamo visti mi ha preso a braccetto e ha scherzato con me e prima di entrare nella Sala Grande si è fermato e mi ha chiesto scusa!-
- Deve essere successo qualcosa quel pomeriggio…- ipotizzò Jody – chissà, forse si è resa conto dello sbaglio che ha fatto e magari ha capito che Lawrence è davvero un poco di buono!-
- Già deve essere proprio così!- esclamò Andrew, che non avrebbe voluto sentire nient’altro – quasi quasi che non le chiediamo più niente di questa storia!-
- Forse hai ragione… in ogni caso io ho provato a chiedere anche a Lily, se era a conoscenza di qualcosa, ma non mi ha saputo dire niente…-
- Strano! Di solito quella bambina sa tutto di Emily. Magari ti ha mentito, Jody –
- Può anche darsi… ma ormai è inutile stare a tediarci. Questa storia sembra che si sia conclusa! Per fortuna anche con McSmith è finita bene! Pare che sia intervenuto lo stesso Silente e abbia chiesto che si dimenticasse tutta la faccenda. McSmith ha una predilezione per Emily, perciò alla fine ha acconsentito e lei gli ha chiesto anche scusa. Ora possiamo finalmente dormire sogni tranquilli… E poi tra poco ci saranno le vacanze di Natale e sono convinta che quando torneremo a scuola questa storia l’avremo dimenticata completamente!-
- Forse hai ragione… speriamo solo che la dimentichi sul serio anche Emily…- concluse Andrew -… adesso che ci penso prima non avevi detto che eri stanca? Perché non te ne sei andata a dormire?-
- M-ma che dici…?- disse la ragazza imbarazzata -… beh, adesso che mi ci fai pensare il sonno mi è ritornato… buonanotte!- esclamò correndo verso il suo dormitorio. Andrew la osservò allontanarsi sbigottito.
- Certo che le donne sono proprio strane!-
 
Quando Emily aprì gli occhi desiderò ardentemente che fosse ancora presto per alzarsi, visto che dalle finestre non entrava luce, ma dando un’occhiata alla sveglia, si rese conto che era addirittura in ritardo.
- Accidenti!- imprecò mentre si alzava di corsa. In realtà non aveva molte forze, erano tre settimane che la mattina si alzava controvoglia e la sera andava a letto distrutta. Possibile che la causa di tutto fosse stata la sua decisione? Durante il giorno cercava di essere sempre allegra e disponibile con tutti, ma in realtà dentro di sé si sentiva a terra e avrebbe desiderato di più stare da sola e in pace per un po’. Il suo unico conforto era la vicinanza con Lily, che le stava sempre accanto, forse perché aveva intuito il suo stato d’animo. Si preparò in fretta e in furia, cercando anche di svegliare le sue amiche, che ancora credevano che fosse notte fonda e scese velocemente a fare colazione. Nella Sala Grande c’erano pochi ragazzi, probabilmente gli altri erano rimasti vittime dello scherzo del tempo e ancora erano in camera a prepararsi; perfino alcuni professori non erano presenti. Appena entrata Emily notò che Lawrence era già seduto a fare colazione, ma lo ignorò e si sedette dal lato opposto del lungo tavolo riservato ai Grifondoro, dove Michael era intento a fare colazione e ripetere gli ingredienti di una pozione da un libro.
- Cos’è già studi di prima mattina?- chiese ironicamente Emily. Michael alzò lo sguardo sorpreso dal libro e dalla sua tazza di latte.
- Oh ciao Emily…ti sei dimenticata? Oggi Piton ha detto che avrebbe interrogato tutti quanti, l’hai dimenticato forse?-
- No, non mi sono dimenticata – rispose Emily con noncuranza mentre si serviva di succo d’arancia – è da una settimana che ho imparato a memoria tutti gli ingredienti di quella pozione. Non ho problemi!-
- Beata te!- piagnucolò il ragazzo – per te è tutto così facile! In effetti anch’io la sto studiando da una settimana, ma ancora non riesco a ricordare quanta bile di armadillo ci vuole e un sacco di altre cose!-
- Ehm… veramente era fegato di armadillo, e ce ne vogliono due!- lo corresse la strega.
- Ecco, hai visto, è da una settimana che lo ripeto e ancora non mi è entrato in testa!- Emily rise, mentre Michael riaffondava disperato il viso nel libro. Come ogni mattina il soffitto della Sala fu invaso dalle centinaia di gufi che consegnavano la posta agli studenti. La civetta di Emily, dopo alcuni volteggi, planò davanti al piatto di bacon della padrona e attese pazientemente che la ragazza gli sfilasse dalla zampa la lettera che portava.
- Oh ciao Liù, posta in arrivo?- chiese la ragazza mentre la civetta arruffava le sue splendenti penne grigie intirizzite dal freddo. Emily la accarezzò con le sue mani per riscaldarla un po’ e le offrì una parte della sua colazione. Liù dopo essersi rifocillata, ringraziò la sua padrona becchettandola delicatamente e con uno stridio volò verso la Gufiera per riposare. Emily aprì la lettera incuriosita dopo aver visto che il mittente era la madre.
 
Mia cara Emily,
 
come stai? Spero con il cuore che tu, Thomas e Joey stiate bene, e vi stiate impegnando con lo studio(come al solito pensò Emily). Purtroppo sono costretta a comunicarti che per Natale non potremo vederci, perché io e tuo padre saremo impegnati in un viaggio di lavoro. Non potete immaginare quanto mi dispiaccia! Ryta mi ha chiesto di dirvi se volete trascorrere il Natale da lei, io non le ho ancora dato una risposta: siete grandi, perciò credo che dobbiate prendere voi una decisione. Mi raccomando soprattutto a te Emily, comunica ai gemelli la notizia, e rispondimi presto sul da farsi. Spero solo che non siate tristi di non vederci…vi chiedo ancora scusa per questo impegno improvviso. Un abbraccio forte forte da parte mia e di papà, e un bacio a tutti voi.
Con affetto
La mamma
 
Emily chiuse la busta in silenzio. Questa poteva essere proprio una buona occasione! Era da un po’ che voleva stare da sola per conto suo e le vacanze di Natale erano l’occasione giusta. Finì velocemente di fare colazione e raggiunse i gemelli che entravano proprio in quel momento nella Sala Grande.
- Calma ragazzi, prendetevela comoda, mi raccomando!- esclamò senza dimenticare di essere una Caposcuola.
- Oh Emily, non rompere!- ribatté Joey sbadigliando e indicando la finestra, dalla quale appariva un paesaggio innevato, ma plumbeo – non lo abbiamo fatto apposta, è tutta colpa di questo tempaccio!- Emily fece finta di non sentirlo e cambiò discorso.
- Ascoltatemi piuttosto! La mamma ha spedito una lettera e ci ha avvisato che per quest’anno non potremo passare le vacanze a casa. A quanto pare devono partire sia lei che papà. Ryta ci ha chiesto se volevamo andare da lei, che ne pensate?-
- Tu che vuoi fare?- chiese Thomas rispondendo con un’altra domanda.
- Beh, io sinceramente pensavo di rimanere a scuola. Abbiamo un sacco di compiti per le vacanze e vorrei starmene un po’ tranquilla…-
- Uffa Emily, ma è possibile che per te esista solo la scuola? Comunque il nostro amico Erick Jordan ci ha invitato nella sua villa a passare le vacanze e volevamo appunto chiedere alla mamma se ci dava il permesso!- conclusero in coro entrambi i ragazzi.
- Ho capito – sospirò la ragazza – a quanto pare l’unica ad essere triste è la mamma! Meglio così, allora le rispondo che recliniamo l’invito di Ryta, d’accordo?- i gemelli annuirono.
- Ora per favore vuoi farci andare a mangiare? Stiamo morendo di fame e tra poco suonerà la campana!-
 
E così alla fine erano partiti tutti. Lily avrebbe preferito che la sua amica passasse il Natale con lei, ma in qualche modo aveva compreso che per la ragazza sarebbe stato meglio rimanere un po’ da sola. Anche i suoi amici le avevano chiesto se voleva andare da loro, ma Emily aveva sempre rifiutato utilizzando la storia dei compiti; dato che tutti la conoscevano come una secchiona incallita, alla fine si erano decisi a lasciarla rimanere da sola ad Hogwarts. Ora passeggiava per i corridoi finalmente deserti e silenziosi, diretta alla torre dei Grifondoro. Aveva salutato tutti quanti e la prima cosa che voleva fare era accomodarsi su una delle poltrone più comode e leggere un libro. Non appena entrò nel buco del ritratto notò che qualcuno ad Hogwarts era rimasto…
Non è possibile, credevo che non ci fosse rimasto proprio nessuno, esclamò dentro di sé, mentre un forte imbarazzo le assaliva il cuore.
Marck Lawrence evidentemente, non tornava a casa per le vacanze. Non appena lei entrò, Lawrence alzò lo sguardo per vedere chi era entrato. Anche se non lo dava a vedere, forse pure lui non credeva ci fosse qualcun altro della loro Casa rimasto a scuola.
- C-ciao – disse Emily impacciata.
- Ciao…- rispose lui pacato, riportando la testa sul disegno che stava componendo. Dato che sedeva dal lato opposto della meta di Emily, lei prese uno dei suoi libri e decise di non cambiare i suoi programmi.
Immergendosi nella lettura, Emily scordò completamente di dove si trovava e cosa “incombeva alle sue spalle”, tanto che rimase così isolata dal resto del mondo per alcune ore. Ormai era già buio e il paesaggio imbiancato dalla neve, già non si notava più dalle alte finestre. Il fuoco ardeva nel camino e illuminava le pagine del libro di Emily. La ragazza era ancora immersa nel suo mondo, quando una voce all’improvviso la fece trasalire.
- Mi hai stancato…-
- C-cosa?- chiese la ragazza alzando di scatto lo sguardo dal libro e guardando verso Lawrence.
- Ho detto che mi hai stancato!- ripeté lui con più insistenza. Era strano, Emily stessa non ci avrebbe giurato, ma Lawrence per la prima volta sembrava in collera. Il suo sguardo la fissava severo. La ragazza non si fece certo scrupoli per quella affermazione.
- Non so di cosa tu stia parlando… - replicò indispettita.
- Per quanto tempo ancora pensi di ignorarmi a questo modo?- chiese lui, dando sempre di più alle sue parole un’espressione di rabbia.
- Se è per questo sappi che mi ci hai costretto tu!- ribatté lei. Non sapeva perché ma quella discussione così apparentemente normale fatta con lui, sembrava uno sfogo.
- Non mi piace questa situazione!- esclamò lui alzandosi in piedi e abbandonando il suo disegno.
- Ah si? E da quando a te piace qualcosa?- chiese, anche lei alzandosi in piedi – non fai altro che startene in un angolo zitto e fermo, non esprimi mai un’opinione, non provi mai niente! A volte non sembri neanche un essere umano!-
- Sono fatti miei se mi comporto così… non ci posso fare niente se il mio carattere è questo!-
- No il tuo carattere non è questo!- lo interruppe Emily – ma non vedi che ti stai innervosendo? Questa è la prima volta che ti vedo arrabbiato, non mi meraviglierei se non fosse anche la prima volta per te!- Lawrence rimase sconvolto da quelle parole: cosa gli stava accadendo?
- E’… è tutta colpa tua se mi succedono queste cose!- ribatté cercando di trovare una soluzione. Emily si avvicinò a lui rabbiosa e lo prese per la cravatta allentata.
- Non credere di scaricare la colpa sugli altri e vedi di farti un esame di coscienza! Per colpa della tua strafottenza non riesco più a starmene un poco tranquilla. Ogni mio pensiero va te che te ne stai sempre così chiuso e solo e non ti godi un po’ la vita. Se c’è qualcuno che si è stancato, quella sono propr…- le parole le morirono in gola, quando il tocco delle labbra calde di Marck Lawrence sfiorò le sue.
Marck Lawrence la stava… baciando?… Ma cos’era quel dolce tepore che la circondava? Possibile che mentre le braccia di lui le cingevano i fianchi quella dolce sensazione di felicità continuava ad espandersi nel suo cuore, fino a farle perdere ogni traccia di quella tristezza che l’aveva attaccata nelle ultime settimane? Possibile che improvvisamente provasse la sensazione che da sempre aveva voluto che il freddo, schivo e strafottente Marck Lawrence la baciasse?
Quel tocco così dolce, però si allontanò bruscamente dopo qualche istante ed Emily aprì gli occhi turbata. Fissò Lawrence negli occhi, ma in lui vide una traccia di penoso terrore. Poi la sua voce le rimbombò nelle orecchie, come per far crollare tutte le sue speranze.
- Ch-che cosa sei tu…?- chiese terrorizzato. Senza aggiungere altro corse verso la sua stanza e richiuse la porta violentemente. Emily non sapeva più cosa pensare, lo rincorse cercando di richiamarlo, ma lui non ne volle sapere. Una volta giunta davanti alla sua porta chiusa bussò con insistenza.
- Lawrence, ti prego vieni fuori, non scappare… ti prego Marck!-
 
Continua…

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=974325