Ritorno al futuro

di rardef
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una nuova vita ***
Capitolo 2: *** Ritorno a casa ***
Capitolo 3: *** Un nuovo obiettivo ***
Capitolo 4: *** La fine dei Cyborg ***
Capitolo 5: *** La disfatta di Cell ***
Capitolo 6: *** Rinascita ***
Capitolo 7: *** Partenza! ***
Capitolo 8: *** Nello spazio profondo ***
Capitolo 9: *** Il Tunnel ***



Capitolo 1
*** Una nuova vita ***


Note Prima Della Lettura: ho preso delle piccole licenze sull'originale, quindi se manca qualcosa in questo primo capitolo non è ignoranza della storia, ma licenza narrativa.
 


Dopo aver distrutto per sempre Cell, il giovane sayan era partito alla ricerca delle sfere magiche. Il suo unico desiderio era quello di riportare la pace sul pianeta e far tornare in vita gli amici scomparsi.
“Vieni Shenron, io ti evoco!” le parole di Gohan risuonarono nel palazzo del Supremo.
Un lampo di luce accecante scaturì dalle sette sfere e il drago spuntò magicamente da esse. Lo spettacolo che si parò davanti agli occhi di Gohan lo lasciò senza fiato: il muso del possente animale magico uscì dalla luce dorata, ingrandendosi man mano che si allontanava dalle sfere riunite e seguito dal suo corpo serpentino. Mentre saliva nel cielo il drago faceva delle evoluzioni, come se volesse mostrare a tutti la sua potenza. Quando l’evocazione finì, gli occhi penetranti della bestia incrociarono quelli di Gohan, Dende e Mr. Popo.
“Esprimete il vostro desiderio” esclamò Shenron con la sua voce profonda.
“Vogliamo che le vittime di Cell vengano riportate in vita” disse Gohan con voce sicura. Il ragazzo era cambiato, non era più il bambino timido ed introverso di prima, quella lotta lo aveva fatto maturare a acquisire una nuova consapevolezza della sua forza e del suo ruolo all’interno del mondo.
“Niente di più semplice” ribadì il drago con sicurezza. “C’è solo una persona che non vuole essere riportata in vita, tuo padre. Vuole allenarsi nell’aldilà per diventare ancora più forte”  Così dicendo gli occhi di Shenron si illuminarono di un bagliore rosso, come la lava bollente delle profondità della terra. Si librò nell’aria e, avvolto da una luce dorata, sparì nel nulla. Gohan vide le sfere diventate sette pietre senza nessun valore alzarsi in volo e disperdersi in sette angoli della pianeta.
Sulla Terra intanto le città private dei propri abitanti tornarono alla vita, con i cittadini che si abbracciavano per strada consci di essere di nuovo vivi. Gohan percepì le aure degli amici scomparsi e, dopo averli individuati li raggiunse spiccando il volo dal palazzo del Supremo insieme a Dende.
Trunks si guardava intorno contento di rivedere se stesso e i suoi amici ancora in vita. “Allora è tutto finito” pensò “questo passato è stato salvato dal futuro tetro in cui vivevo io, adesso non mi resta che tornare nel mio presente e distruggere quei maledetti cyborg. Con la potenza che ho raggiunto non potranno più nulla contro di me”.
Mentre i guerrieri parlavano e si congratulavano gli uni con gli altri e soprattutto con Gohan, Trunks notò suo padre, come al solito in disparte, e gli si avvicinò.
“Papà – disse con voce emozionata, nel suo tempo non lo aveva conosciuto e parlargli ora lo metteva un po’ a disagio – io non posso trattenermi oltre su questa Terra, devo fare ritorno al futuro e devo farlo ora. Mamma è li che mi aspetta e non posso lasciarla ancora da sola.”
“Beh? E’ da me che vuoi il permesso per andartene?” rispose acido il principe dei sayian.
“No… io volevo… dirti addio…” e così facendo abbracciò Vegeta di slancio lasciandolo subito dopo per paura di una sua reazione.
“Addio Trunks e buona fortuna con gli androidi” disse Gohan, mentre parlava con suo padre non aveva notato che tutti si erano girati ad ascoltarlo. Con un cenno del capo salutò il gruppo, prese la capsula della sua macchina del tempo e dopo averla fatta comparire ci salì sopra.
Tutto era pronto, controllò che tutti i dati fossero impostati correttamente e che le batterie fossero completamente cariche. Solo dopo, salutando tutti per l’ultima volta, schiacciò il pulsante di avvio sparendo per sempre da quel tempo.
“Buona fortuna figlio, mantieni alto l’onore dei sayian” pensò Vegeta.

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Capitolo 2
*** Ritorno a casa ***


I viaggi nel tempo che aveva fatto fino a quel momento lo avevano sempre lasciato a bocca aperta e quello non fece eccezione. Dopo essere sparito dalla terra del passato sentì un senso di vuoto e vertigine accompagnato da una dissociazione della mente e del corpo, era come se vedesse se stesso dall’esterno. Si ritrovò in un tunnel nelle cui pareti vorticavano le immagini del futuro di quel pianeta. Volti di persone sconosciute si mischiavano a quelli di tutti gli amici che aveva lasciato, erano delle belle immagini e nel suo cuore era felice di essere riuscito ad aiutare tutti quanti, sapeva che sarebbero tutti ripartiti da capo, forse a fatica, ma la vita sulla Terra sarebbe stata bella e tranquilla.
Riapparve davanti al nascondiglio che gli ultimi abitanti del suo pianeta avevano trovato grazie a sua madre e, dopo aver rimesso la navicella nella sua scatola, si guardò intorno. L’intera città non era altro che un cumulo di macerie, le fiamme si alzavano dai veicoli distrutti e i cadaveri in putrefazione erano sparsi ovunque. La rabbia si impadronì di lui, tutto sarebbe cambiato anche li, avrebbero ricostruito tutto dopo che si sarebbe sbarazzato degli androidi e di Cell.
Contenendo l’impazienza di andare a cercare quei mostri entrò nel nascondiglio, aveva bisogno di vedere sua madre. Aperta la porta segreta vide centinaia di volti smagriti dalla fame e impauriti che si girarono verso di lui. Una di loro si alzò e gli corse incontro abbracciandolo forte, era Nimea. L’aveva conosciuta dopo il suo primo viaggio temporale, l’aveva salvata da dei malfattori che avevano intenzione di abusare di lei e da allora non si erano più separati.
“Trunks, sei tornato! E come sei cambiato! Mmh, questi capelli sono troppo lunghi e vanno tagliati” gli disse la ragazza toccandogli la folta chioma che ormai ricopriva il suo volto.
“Ahahah si si li taglierò presto, non preoccuparti” le rispose baciandola teneramente sulle labbra “adesso devo andare a parlare con mia madre, verrò a trovarti più tardi” e così dicendo si congedò da lei accarezzandole il viso. Mentre continuava ad avanzare verso il laboratorio della madre si girò a dare un ultimo sguardo alla ragazza, “Quando finirà tutto questo potrò darti una vita migliore Nimea” e sorridendole continuò a camminare.
Trovò sua madre in laboratorio, come al solito, era china su dei progetti e presa com’era non si accorse della presenza del figlio.
“Su cosa stai lavorando mamma?” disse appoggiandole le mani sulla spalla, spiando sulla scrivania.
“Truuuunks, figlio mio! Ma quanto sei cresciuto, ma che ti è successo? Taglia quei capelli per amor del cielo!” rispose Bulma tra le lacrime.
“Ma pensate tutti ai miei capelli oggi?” disse il sayian ridendo.
“Come è andata nel passato? Sei riuscito a salvare tutti?”
“Si mamma, mi sono allenato con papà e insieme abbiamo superato il limite del super sayian, purtroppo una nuova minaccia ancora più pericolosa dei cyborg 17 e 18 si è manifestata, ma Gohan è riuscito ad abbatterlo e a riportare la pace” disse fiero.
“Tuo padre era burbero come ti avevo raccontato eh?”
“Non hai idea quanto, ma poterlo conoscere è stato un regalo grandissimo.” Trunks guardò fuori dalla finestra e vide il sole che tramontava all’orizzonte.
“Trunks, lui sarebbe stato fiero di quello che sei diventato ne sono sicura. Hai trovato il modo per distruggere i nostri nemici?” disse accigliandosi Bulma
“Non ho trovato nessun modo diverso dall’eliminarli” disse il giovane sempre con lo sguardo perso nel tramonto “E adesso ho la forza adatta per farlo. Domani mattina li andrò a cercare e li sistemerò una volta per sempre, poi sarà il turno di Cell e tutto sarà finito.”
La madre guardò il figlio con affetto, notò quanto era cambiato ed ebbe la certezza che quella volta tutto sarebbe andato per il meglio.
“Va bene allora” aggiunse Bulma “ora pensiamo a quella zazzera che hai in testa, ti farò un bel taglio sayian” aggiunse ridendo e prendendo sottobraccio Trunks lo portò via dal laboratorio.

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Capitolo 3
*** Un nuovo obiettivo ***


Non aveva mai portato i capelli in quel modo, ma guardandosi allo specchio non gli stavano male. Quando la madre lo aveva fatto sedere sulla sedia e gli aveva messo un asciugamano intorno al collo gli aveva detto di trasformarsi in super sayian.
“Ho deciso il taglio perfetto per te” disse contenta e iniziò a lavorare sui capelli del figlio. Ci volle più di mezzora prima che finisse e ad opera conclusa lo mise davanti allo specchio.
“Madre, ma assomiglio a Vegeta…” disse con voce entusiasta il giovane. I suoi capelli biondi erano proprio come quelli del padre solo più corti, cinque grosse ciocche delle stesse dimensioni  erano intorno ad una ciocca più grande delle altre.
“Si l’ho deciso nel momento stesso in cui ti ho rivisto. Il tuo sguardo era come il suo: fiero, sicuro di sé e poi gli assomigli così tanto che non ho saputo resistere alla tentazione di rivederlo. Trunks io non so tutto quello che hai fatto nel passato, ma voglio dirti che ora non sei più un ragazzo, sei un uomo.”
“Grazie mamma” disse annullando la trasformazione. Si guardò di nuovo nello specchio e quello che vide gli piacque, non era tanto diverso dall’acconciatura che aveva tre anni prima, aveva solo i capelli più lunghi sul collo. Baciò la madre e le disse che sarebbe andato a fare una doccia.
Sotto il getto di acqua bollente si mise a pensare. “Domani sarà il grande giorno. Finalmente mi sbarazzerò di quei cyborg, mi chiedo solo se sarà facile come spero”. Quei pensieri lo opprimevano, non voleva continuare a stare così per tutta la serata; aveva bisogno di rilassarsi e così decise di andare da Nimea.
“Finalmente sei tornato il mio bel Trunks” esclamò la ragazza andandogli incontro e ridendo. Il ragazzo si accorse in quel momento di quanto gli fossero mancati quegli occhi neri come il carbone, quei capelli rosso fuoco e quel carattere così solare. Era davvero la ragazza che faceva per lui, si completavano a vicenda, si comprendevano. Passarono il resto della serata insieme e Trunks le raccontò tutto quello che era successo, di suo padre, dei suoi amici, della sua morte e della sua resurrezione,  della bellezza del loro pianeta nel passato.
“Trunks, sei morto e risorto! Queste… sfere sono potentissime, non ci sono nel nostro mondo?”
“Purtroppo no, quando il Supremo è morto le Sfere del Drago sono andate distrutte ”
“Peccato” aggiunse la ragazza con aria triste “e perché non abbiamo un nuovo supremo allora?”
“Bhe… sulla Terra del passato lo sostuirono, ma non so se ci vuole un rituale particolare… però mi hai fatto venire un’idea Nimea, sei un genio!” baciò la ragazza con passione “Ora devo scappare, devo parlare con mia madre. Domani, dopo che mi sarò occupato di quei farabutti, ti prometto che tornerò da te e ti spiegherò il mio piano” girò i tacchi e si avviò verso la stanza di Bulma.
“Mamma, una volta mi raccontasti del tuo viaggio su Namec, pensi di avere ancora quell’astronave e poterla programmare per il nuovo pianeta dei namecciani?” esclamò lui tutto d’un fiato, dopo aver spalancato la porta.
“Calmati Trunks! Si, dovrei averla da qualche parte e si credo di riuscire a trovare il nuovo pianeta di quei musi verdi. Ma che hai in mente?”
“Domani devi trovare la navicella e cercare di programmarla, poi ti spiegherò tutto! Ora vado a dormire, domani è il gran giorno” rapido come era arrivato se ne andò, lasciando Bulma confusa.
Arrivò nella sua stanza, gli sembrava passata una vita intera dall’ultima volta che ci aveva messo piede, ma tutto era come lo aveva lasciato: alcuni progetti sul tavolo, delle foto che Bulma aveva fatto a lui da piccolo e con il suo maestro Gohan e quella che preferiva più di tutte.. quella di suo padre. Si distese nel letto, con la testa affondata nel cuscino, come faceva da piccolo quando  17 e 18 imperversavano distruggendo tutto quanto. Respirò il profumo del bucato pulito e provò a dormire, ma passata un’ora, si rassegnò a non poterlo fare per il momento: in testa aveva mille pensieri. Adesso e i cyborg non erano al primo posto, li dava come un caso archiviato, il suo sguardo era rivolto oltre, a Neo Namec; se solo fosse riuscito a raggiungere il pianeta e a trovare Dende avrebbero potuto evocare insieme Polunga… e tutto sarebbe tornato come prima… anzi meglio di prima…
Pensare a questo futuro così pieno di speranza, lo fece scivolare lentamente in un sonno tranquillo. Quella notte sognò suo padre: “Trunks distruggi quei mostri e salva la Terra, rendi fiero tuo padre”.

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Capitolo 4
*** La fine dei Cyborg ***


Il fresco sole dell’alba gli scaldava il viso e la brezza gli scompigliava i capelli facendolo rabbrividire lì dove i capelli erano stati rasati. Il giorno che aspettava da anni era arrivato.
A passo sicuro si avviò per la strada di quella, che una volta, era la sua città: la desolazione e la devastazione erano ovunque. Ma non provò tristezza nel guardare tutto questo, una rinnovata speranza gli scaldava il cuore.
“Se i calcoli di mia made sono esatti, quei balordi si sono stabiliti nel palazzo del supremo” pensò Trunks librandosi in volo alla volta della dimora del vecchio Dio.
Il viaggio non fu molto lungo, ma in quel lasso di tempo sentì le viscere contorcersi per l’ansia. Atterrò sul pavimento lucido e concentrando una piccola parte della sua aura nel palmo della mano, esplose una bolla energetica contro un albero del giardino mandando tutto in frantumi.
“Vediamo se c’è qualcuno qui” pensò Trunks . I due cyborg uscirono allo scoperto di corsa.
“Guarda chi è venuto a trovarci fratellino!” esclamò C18
“Il piccolo vermiciattolo è uscito dal suo buco finalmente! Che giornata meravigliosa!” replicò C17
“Facciamola finita con lui, così finalmente estirperemo questi saiyan dalla faccia della terra fratello”
“Aspetta, aspetta sorellina! Era da tempo che volevo sgranchirmi, divertiamoci un po’ con lui prima di eliminarlo”
“Ehi voi due,  ma quanto parlate? Non sono più il moccioso che avete conosciuto quando avete ucciso il mio maestro. Ora sono diverso… e lo scoprirete a vostre spese. Pagherete per tutte le persone che avete ucciso: Gohan, Piccolo, Teshinan, Crilin, Yamcha… e soprattutto mio padre.” Sputò fuori i nomi uno per uno, con una rabbia crescente. Sentì l’energia dei saiyan che vorticava potente dentro di lui, che voleva esplodere. “Ora vi farò vedere la potenza del Super Sayan che ha superato il limite”
Liberò tutta l’energia che aveva, tutta la rabbia per i torti subiti e gli amici scomparsi . Si trasformò, ma anche se quella potenza era sufficiente per distruggere entrambi i nemici non si fermò. Voleva arrivare al massimo, voleva ridurre in cenere quei mostri. Scariche elettriche iniziarono a vorticargli intorno, la sua aura iniziava a scavare un profondo solco nel pavimento, i suoi muscoli iniziarono a ingrandirsi riempendosi di tutto quell’odio che aveva covato e con un ultimo urlo rilasciò tutta la sua potenza.
“Ehi mister muscolo, non bastano due effetti speciali per farci paura, ora ti leverò quel sorrisetto dalla faccia!” e così dicendo C18 partì all’attacco.
Caricò un pugno diretto al viso di Trunks, ma il giovane con una velocità impressionante le bloccò il polso “Dove credi di andare eh?” e strinse il pugno distruggendo il polso dell’androide.
Il dolore per lei fu tanto inaspettato quanto tremendo.  Trunks glielo lesse negli occhi e accecato dall’ira l’afferrò per una spalla e con un destro micidiale le fece saltare anche il braccio sinistro. Tenendola sempre ben stretta caricò un calcio tranciandole di netto la parte inferiore del corpo. Il pavimento sotto i suoi piedi era una pozza di sangue e circuiti. La giovane era impotente e ormai non poteva più combattere, ma l’ira del saiyan era implacabile, con la mano libera creò una gigantesca bolla energetica e disintegrò in un attimo il corpo dell’androide.
“Addio C18” disse Trunks “non mi aspettavo che tutte le mie sofferenze potessero svanire in così poco tempo… ora tocca a te C17!”.
Partì in volo incontro all’ultimo cyborg, colpendolo con una serie di calci e pugni che l’androide non riusciva a evitare. “E ora è venuta la tua fine!” urlò il giovane caricando un poderoso destro che staccò di netto la testa di C17. Il corpo senza vita si accasciò al suolo, l’aria intorno al saiyan sembrava essersi fermata, tutto era quieto e calmo.
“Ancora non è finita, manca solo un piccolo verme da schiacciare… Cell” e così dicendo al palazzo vuoto, lasciò la dimora di Dio all’istante, alla ricerca dell’ultima minaccia del suo tempo. 

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Capitolo 5
*** La disfatta di Cell ***


Note: ho preso delle licenze narrative in questo episodio, la storia risulta leggermente cambiata rispetto a quella originale.

Il vento gli sferzava il viso mentre volava nel cielo mattutino, si sentiva vivo come non mai. I suoi nemici giurati erano stati finalmente eliminati ed era libero. Trovare Cell non sarebbe stato difficile, aveva memorizzato il luogo in cui aveva trovato la navicella nel passato ed era proprio li che si stava dirigendo.
Quando arrivò era lì, con il vetro squagliato. Gli sembrò di rivivere quel momento avvenuto in un mondo lontano, solo che questa volta era solo ed era nel suo tempo. La navicella non era stata invasa dai rampicanti come ricordava, in qualche modo sembrava che fosse atterrata da poco. Iniziò a guardarsi meticolosamente intorno, cercando una traccia di quella minaccia che aveva terrorizzato quell’altra Terra. E fu ai piedi di un albero che vide Cell. Era avvolto ancora nel suo guscio, la crisalide non ancora schiusa. Avrebbe potuto farla finita li, ma il suo orgoglio di saiyan glielo impediva: avrebbe aspettato la schiusa di quel guscio e avrebbe affrontato quel mostro.
L’attesa era più snervante di quanto Trunks avesse sospettato, lentamente i secondi si trasformavano in minuti e questi ancor più lentamente si trasformavano in ore. iniziò ad essere impaziente e per passare il tempo cominciò ad allenarsi, tenendo sotto controllo il nemico. Quando il sole iniziò a tramontare cominciò a pensare a quello che lo aspettava. Un lungo viaggio verso neo namec, alla ricerca di qualcosa che avrebbe riportato alla normalità la sua vita e il suo pianeta.  Era assorto dai suoi pensieri quando sentì uno scricchiolio: il momento era giunto.
Si alzò in piedi attendendo la nascita di quel mostro. La terra iniziò a tremare mentre una luce dorata scaturiva dalle fenditure nella crisalide, quello spettacolo era terribile e affascinante nello stesso momento.  Con un’esplosione il guscio si aprì definitivamente facendo uscire Cell.
“Ehi ma quanto ci hai messo? Pensavo che non saresti più venuto fuori da li” esclamò Trunks con un sorriso
“e tu chi diavolo sei ragazzino? Bene sono proprio fortunato, il primo spuntino è servito, avevo un certo appetito!!” disse Cell e si scagliò immediatamente contro il saiyan.
Ma il ragazzo lo aspettava e parò il suo attacco con facilità. Gli afferrò il pugno e mentre lo stringeva si trasformò in super saiyan. “Niente di personale Cell, ma ho molta fretta” creò una bolla dorata di energia e la scagliò contro il mostro che si disintegrò all’istante.
“E’ finita, adesso lo posso dire con assoluta certezza! IL MONDO E’ SALVO! MI SENTI PADRE? IO HO SALVATO IL NOSTRO PIANETA” urlò queste parole, liberando tutta l’amarezza che aveva dentro accumulata in tanti anni. Una lacrima gli scese sulla guancia, ma era felice come non mai. Si alzò in volo e lentamente si diresse verso quella che era stata casa sua dopo la distruzione messa in atto dai cyborg. Arrivò a notte fonda e andò a letto senza dire niente a nessuno.
Il mattino seguente fu svegliato dalle grida di sua madre che lo chiamava. “Trunks, Trunks, Truuuunks. Ma dove sei stato tutto il giorno?? Mi ero preoccupata! Anche Nimea è stata in ansia per te! Come è andata? È finita? Senti, ho trovato la navicella. Oh e anche il pianeta dei namecciani! Ho iniziato a preparare tutto, tra una settimana potrai partire. Trunks? Mi hai sentita?”
“Mamma, piano piano.. Mi sono appena svegliato! È tutto finito comunque.. è tutto finito” e con un sorriso stampato sul volto ancora assonnato, si girò dall’altra parte del letto riaddormentandosi immediatamente, incurante delle urla di Bulma.

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Capitolo 6
*** Rinascita ***


Il risveglio di Trunks non potè essere migliore quel giorno. Guardò nel letto di fianco al suo e il viso dolce di Nimea, ancora addormentato, gli stappò un sorriso di felicità che non provava da anni. I capelli di lei, sparsi sul cuscino bianco, sembravano un incendio bellissimo e ipnotizzante. 
Erano passati due giorni dalla morte di Cell e i preparativi per la ricostruzione erano già stati avviati. Sua madre aveva mandato un messaggio radio a tutti i membri della resistenza dicendo che la Terra non era più un luogo pericoloso in cui vivere e da ogni nucleo attivo erano partiti i lavori di ripopolamento del pianeta. Anche Trunks dava una mano e l’aiuto del saiyan era stato fondamentale. Le rovine della vecchia città erano state abbandonate ed era stato scelto un nuovo luogo per la rinascita e li il ragazzo aveva iniziato a trasportare materie prime e attrezzi per i lavori. Già le prime case di legno erano state realizzate e gli scheletri di molte altre erano già in piedi. Grazie alle capsule conservate da Bulma e quelle recuperate nel vecchio laboratorio, che era stata la sua casa per molti anni, erano sorte una scuola, un ospedale e un laboratorio. Ognuno dei superstiti dava il suo contributo per quel che poteva, l’allegria e il buonumore pervadevano tutti quanti. 
Trunks si alzò dal letto cercando di non svegliare Nimea, si vestì e uscì nell’aria fresca del mattino. Stropicciandosi ancora gli occhi vide un grande cartello ai limiti del villaggio “New Hope Town” era questo il nome che i superstiti avevano dato alla  loro città, con un sorriso si alzò in volo perlustrando la zona in cerca di qualche pericolo e tra il fitto della boscaglia vide una moltitudine di persone che si avvicinavano. 
Veloce come più poteva, andò loro incontro. “Buongiorno, chi siete e che ci fate da queste parti?” esclamò guardingo il saiyan.
Un uomo corpulento con un grosso cappello da cowboy si fece avanti “Tu sei l’eroe che ci ha salvati, le storie che si raccontano su di te sono vere dunque. Noi siamo dei fuggiaschi abbiamo sentito per radio la notizia e non avendo un posto dove andare ci siamo messi in viaggio per unirci a voi. Potremmo esservi di aiuto tra noi ci sono medici, carpentieri e insegnati.” 
Trunks un po’ rincuorato da quelle parole si rilassò “Bè siete i benvenuti a New Hope Town, seguitemi sarò lieto di portarvi nel nostro villaggio, è ben accetto ogni tipo di aiuto per tutta la comunità” così dicendo il gruppetto si addentrò verso la sua nuova dimora. “Karl! – chiamò Trunks richiamando un uomo longilineo con due enormi baffi arricciati all’insù- questi sono dei fuggiaschi che hanno deciso di unirsi a noi, occupati di loro” l’uomo con un cenno del capo prese in custodia gli uomini e le donne appena arrivati e li portò via. 
Risolto il problema, Trunks si recò dalla madre e le raccontò dell’accaduto. “Bè era un fenomeno che avevo previsto e tenderà ad aumentare.. non dimenticarti che qui vive il salvatore dell’umanità intera” disse fiera Bulma
“Ma riusciremo a sfamare tutta questa gente?” disse preoccupato il ragazzo
“Di questo mi occupo io, non ti preoccupare figliolo! Ho visto Nimea che usciva da casa tua prima, quando vuoi dirglielo?”
Trunks si fece paonazzo in viso “lo farò presto mamma, adesso vado a dare una mano fuori”.

Le giornate passarono in fretta tra lavoro, risate e ancora lavoro. Furono giorni meravigliosi, ma il momento della partenza arrivò inesorabile. Sua madre aveva visto giusto e ogni giorno arrivarono persone, la piccola città iniziava a espandersi a macchia d’olio. Nonostante questo la costruzione delle case procedeva spedita e le persone senza dimora erano sempre meno. Bulma aveva studiato un nuovo metodo per la coltivazione del cibo che quindi era abbondante per tutti quanti. Nei giorni precedenti la popolazione si era riunita e aveva deciso che a guidare il villaggio sarebbe stata Bulma che aveva le capacità giuste per coadiuvare la crescita della città. 
Con il suo viaggio alle porte, Trunks aveva deciso che non poteva aspettare per parlare a Nimea. La sera stessa Trunks propose alla ragazza di fare una passeggiata. L’aria era frizzante, era una bellissima serata primaverile. Il saiyan si fermò dove aveva stabilito e con aria grave iniziò il suo discorso.
“Ti ricordi di questo posto Nimea? E' dove ci incontrammo la prima volta. E’ stato qui che ti salvai da quei mostri. E’ dal primo momento che ti ho vista che ho sentito di essere legato a te e nel tempo ho sentito che saresti stata tu la donna che avrei voluto accanto a me per sempre. Domani partirò per un lungo viaggio e non tornerò prima di un anno.. io.. so che ti chiedo molto.. ma aspettami, io voglio che tu diventi mia moglie..”
La ragazza arrossì leggermente e si avvicinò a Trunks. Gli mise le braccia intorno al collo e premette il suo corpo contro quello dell’amato “Trunks, ti aspetterò per sempre se necessario.. si voglio diventare tua moglie”
Travolto dalle emozioni il giovane sollevò Nimea in aria facendole fare numerosi giri su se stessa e quando la rimise a terra la baciò di slancio. Fecero l’amore lì quella notte, con le sole stelle ad assisterli dal cielo.

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Capitolo 7
*** Partenza! ***


I preparativi per la partenza erano stati ultimati. Trunks aveva un’aria seria che sua madre mai gli aveva visto.  La vecchia navicella era stata completamente cambiata; Bulma gli disse che aveva preso spunto dalle navi spaziali di Freezer che avevano invaso la vecchia Namec. La nuova astronave era di forma semi-circolare, con degli artigli d’acciaio che la rialzavano dal suolo. I cinque motori erano posizionati tra artiglio e artiglio. Una scaletta scendeva dal centro della navicella e portava all’interno di essa. Le stanze complessive erano aumentate: una zona comando con le strumentazioni di bordo, due stanze da letto, due bagni e una zona cottura collegata direttamente con la stiva stracolma di provviste di ogni genere e tipo
“Allora Trunks, un’altra miglioria che ho apportato alla nave è una nuova stanza di allenamento speciale. Non te l’ho fatta vedere prima perché volevo che fosse una sorpresa. Per accedervi basta premere l’interruttore azzurro sulla plancia di comando. All’interno troverai anche centinaia di capsule con delle battle suite come quella che usava tuo padre. Potrai allenarti con una gravità superiore a quella del nostro pianeta fino a un massimo di cinquecento volte. Fanne buon uso mi raccomando.”
“Grazie, allenarmi sarà l’unica cosa che potrò fare… Ma madre una nave così grande sarà lentissima, non avresti potuto rinunciare a qualche comfort per avere maggior velocità?”
“Trunks, zuccone, non ti ricordi cosa ti ho insegnato? Al momento non possediamo la tecnologia adatta per superare la velocità della luce, quindi le dimensioni della navicella non hanno molta influenza.” 
Il sayian si tranquillizzò un pochino, tuttavia era teso e assalito dai dubbi. Come avrebbe convinto i namecciani a lasciar andare Dende sulla Terra? E se non gli avessero creduto? La sua testa era una pentola a pressione pronta a esplodere.. “E’ inutile arrovellarmi il cervello, risolverò il problema una volta arrivato.” pensò andando a sedersi contro il tronco di un albero nell’attesa che la madre testasse il funzionamento dei motori. Sentì la presenza di qualcuno accanto a lui, si girò di scatto e le sue labbra toccarono quelle di Nimea. 
“Come siamo tesi oggi eh?” disse la ragazza sorridendo
“Già.. stavo pensando a tante cose soprattutto a quanto mi mancherai.”
“Non preoccuparti, il tempo volerà vedrai” disse la ragazza sedendosi accanto a lui.
I due rimasero in silenzio per qualche minuto; dopo di che Nimea, che non riusciva a stare zitta a lungo, riprese a parlare a ruota libera. “Non è che in tutto questo ci ripenserai sul nostro matrimonio? No perché io già ho iniziato i preparativi. Ti farò trovare un sacco di novità al tuo rientro, la casa sarà arredata con gusto, il giardino sarà curato..” 
Intanto la voce di Bulma che usciva da un megafono all’esterno della zona di lancio, lo chiamava ripetutamente e a malincuore e di malavoglia si alzò .
“Ci vediamo presto allora Nimea, non dimenticarti di me..”
“Non potrei farlo mai, vai e torna presto” disse la ragazza baciandolo intensamente e stringendolo forte.
 Trunks si voltò e iniziò ad avviarsi verso la navicella, con gli occhi spalancati osservò la moltitudine di persone che si ammassavano vicino all’astronave. “Sono venuti tutti a salutarmi” pensò mentre l’intero villaggio si accalcava intorno a lui, chi stringendogli la mano, chi toccandogli una spalla. Tutto quel calore e quell’affetto gli liberarono la mente dai dubbi che lo attanagliavano “Farò il mio dovere per il mio pianeta, non mi tirerò indietro e affronterò qualsiasi ostacolo” pensò tra sé e sé. Salito sull’astronave si sedette sulla plancia di comando; sul grande schermo davanti a lui vedeva la sala di controllo dove, una accanto all’altra erano sedute la madre e la futura sposa.
“Trunks ho ideato questo sistema di video comunicazione a lungo raggio, ci permetterà di comunicare durante tutta la durata del viaggio. Adesso inizia ad accendere i motori; bene, adesso ricontrolla i dati di volo e avvia la sequenza di lancio”
“Dati di volo corretti, inizio del conto alla rovescia” disse il saiyan premendo un bottone grigio. Una sirena inizio a risuonare dentro e fuori dall’astronave, la gente iniziò a correre per allontanarsi dalla zona di lancio il più possibile. 
Una voce metallica iniziò a uscire dagli altoparlanti: “Dieci, nove, otto, sette, sei, cinque, quattro, tre, due, uno……. Partenza..” con un rumore assordante i potenti motori sprigionarono la loro forza facendo alzare la navicella dal suolo. Man mano che l’astronave prendeva quota, i motori acquistavano sempre più potenza. Fu fuori dall’atmosfera in pochi minuti e contemplò il suo pianeta da una prospettiva completamente nuova: lo spazio.

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Capitolo 8
*** Nello spazio profondo ***


Nota dell'autore: ho scritto l'ultimo capitolo di questa storia il 15/08/2012 ben 8 anni e mezzo fa. Da allora tante       cose sono cambiate nella mia vita. Ho fatto belle esperienze e ho passato brutti momenti; ho messo in un cassetto questo angolo di mondo e me ne sono dimenticato. Anche la nostra realtà è cambiata, la maggior parte di noi è diventata più saccente e puntigliosa pronta a puntare il dito ad ogni errore o inesattezza. So come voglio far continuare questa storia, siate gentili nel giudicarla e perdonatemi qualche inesattezza o errore grammaticale: vi prometto che non ve ne pentirete. Buona lettura. 

Il viaggio nello spazio si rivelò per il giovane Trunks più noioso del previsto. Secondo i calcoli ci sarebbero voluti trentaquattro giorni terrestri per raggiungere Neo Namek. Nonostante la stanza speciale di allenamento che sua madre Bulma aveva creato appositamente per lui e l’enorme quantità di libri che aveva portato con sé, le ore che rimanevano a disposizione del giovane Saiyan erano tantissime.

Trunks era un uomo d’azione e l’ozio non faceva parte della su indole, i pensieri affollavano la sua mente. 

Esprimerò i tre desideri del drago Polunga per far tornare in vita tutti gli abitanti della terra. Riabbraccerò mio padre, Gohan il mio maestro e tutti i miei amici. Sposerò Nimea, e avremo dei figli e degli eredi Saiyan. Che sogno! Un mese, solo un mese e l’incubo diventerà un sogno strabiliante.

I giorni passavano tra allenamenti, letture e sogni ad occhi aperti. Era immerso in un allenamento a gravità massima, trasformato in Super Saiyan, quando tutti gli allarmi della navicella iniziarono a risuonare.

Uscì di corsa per andare a verificare cosa stesse causando quel suono; quando entrò in sala comandi si trovò spiazzato da quello che gli si parò davanti agli occhi: un’altra navicella aveva agganciato la sua traiettoria e stava per abbordarlo. 

“Che diavolo sta succedendo?” Chi diavolo abborda una navicella nel bel mezzo dello spazio?” Esclamò Trunks tra lo stupefatto e l’incredulo.

Andò immediatamente al portellone di ingresso aspettando che i misteriosi ospiti si palesassero. Il clangore metallico del lunghissimo ponte che si agganciava risultò assordante per tutta la sua astronave, come le unghie di un enorme gigante su una lastra di ardesia. Il portellone tremo nelle sue guide e in pochi attimi si aprì.

Nulla. Al di la del lungo corridoio che il Saiyan poteva vedere non c’era niente e nessuno. I secondi diventarono minuti e i minuti iniziavano ad essere troppi. Trunks capì che non sarebbe arrivato nessuno. 

“Chi è che abborda deliberatamente una navicella senza nessuna comunicazione radio?” Gridò il ragazzo. Nessuna risposta arrivò dal tunnel buio che Trunks aveva davanti, nessun suono proveniva dall’altra parte. 

Che diavolo aspettano a farsi vedere, non posso mica perdere tutto questo tempo. Con questa navicella attaccata non posso attivare i propulsori e la rotta è sicuramente cambiata. Rischio la collisione contro qualche pianeta o peggio un stella.

Trunks strinse i pugni, stava perdendo la pazienza. 

D’accordo, andrò a vedere di persona cosa sta succedendo dall’altra parte.

Il terrestre, anche se riluttante nel lasciare la propria navicella, mosse il primo passo verso il tunnel. Avrebbe scoperto chi stava intralciando i suoi progetti.

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Capitolo 9
*** Il Tunnel ***


Il tunnel era scarsamente illuminato, al soffitto vi erano delle piccole cupole con una luce rossa intermittente che brillava al loro interno. Tutto intorno solo metallo, privo di giunzioni come se fosse un unico pezzo. Un lungo serpente d’acciaio.

Gli parve di camminare per un tempo infinito, era talmente tanto immerso nei suoi pensieri che quando arrivò davanti al portellone della navicella sconosciuta quasi andò a sbatterci contro.

La grossa lastra di metallo era saldamente ancorata al terreno. Trunks si guardò intorno alla ricerca di una pulsantiera o di un interfono, ma la parete era completamente liscia.

“C’è nessuno?” esclamò il ragazzo battendo un pugno contro l’entrata della navicella straniera. 

il Saiyan si sentiva intontito, quasi come se galleggiasse in assenza di gravità: quella camminata aveva avuto uno strano effetto su di lui.  Abbassò lo sguardo sulla sua mano, lo fece perché non la sentiva più, non riusciva a muoverla nonostante lo avesse fatto pochi attimi prima. Eppure era lì, attacca a saldamente al suo posto.

Che diavolo mi sta succedendo? Gli strumenti hanno rilevato presenza di ossigeno nelle stesse concentrazioni di quello presente sulla mia nave e nessuna sostanza nociva.

Ma non fece in tempo a finire questo pensiero che venne colto da un capogiro; lentamente la coscienza stava fluendo via dalla suo corpo. I suoi occhi iniziarono lentamente a chiudersi, il respiro si faceva sempre più lento e profondo. Con l’ultimo barlume di consapevolezza vide il portellone che lentamente si alzava e scorreva sulle sue guide senza far rumore.

Quegli stivali... io li conosco. 

Fu questo l’ultimo pensiero di Trunks

Rinvenne sentendosi spaesato, quello che vedeva intorno a se era familiare. Gli sembrò di essere nella sua stanza, sdraiato nel suo letto. Si mise a sedere guardando fuori dall’oblò, osservando lo spazio profondo, alla ricerca di qualcosa.

Ma cosa stava cercando esattamente? Cosa poteva esserci in quello sconfinato nero oltre a lui? Nulla, non gli veniva in mente eppure era convinto che qualcosa lui l’avesse vista. 

Decise allora di andare a controllare il resto della navicella. Quello che successe fu assurdo: Trunks andò a sbattere contro il portello che separava la sua stanza dal resto della nave.

Che sta succedendo? Questa porta non è mai stata bloccata, anzi non ricordo di aver mai chiuso i portelloni dei vari scompartimenti della navicella.

Iniziò a fare avanti e indietro per la sua stanza cercando di analizzare la situazione. Non poteva sfondare la paratia interna, sua madre aveva costruito quella struttura con una lega metallica resistente ai colpi che la forza del Saiyan era in grado di generare, proprio per consentirgli di potersi allenare al massimo delle sue capacità. 

La nave virò improvvisamente e con forza, come se fosse trainata. Per la sorpresa Trunks fu scaraventato contro la parete. Sdraiato a terra e con la testa dolorante ricordò tutto: l’abbordaggio, il tunnel e il suo svenimento.

Sono caduto in trappola come uno stolto.

Si sedette sul letto e analizzò tutte le sue opzioni.

Sono bloccato in questa stanza, non posso farmi strada con la forza; chi mi ha rapito però, mi sta portando sicuramente da qualche parte. Devo solo resistere fino a quando mi porteranno alla loro destinazione e liberarmi. 

Trunks si mise in ascolto, cercando di percepire le auree combattive nei dintorni. Non riuscì a percepire alcuna presenza, quindi valutò che le opzioni potevano essere due: o i suoi rapitori erano in grado di nascondere il proprio livello di combattimento, oppure non erano sulla sua astronave. 

Purtroppo l’unica cosa che era rimasta da fare era attendere. E Trunks attese.

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