Meglio di prima

di yllel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A Parigi ***
Capitolo 2: *** di nuovo insieme ***
Capitolo 3: *** ritorno a casa ***



Capitolo 1
*** A Parigi ***


MEGLIO DI PRIMA CAPITOLO 1: A PARIGI Ciao! La mia prima fanfic sulla serie di Sherlock… spero vi piaccia!
Sono tre capitoli ma ho gia’ un’idea su come proseguire… se ci riesco. scusate sono nuova da queste parti e un po'... emozionata?

E spero anche di non uscire troppo dal carattere dei personaggi. Trovo che siano splendidi!

Disclaimers: no, i personaggi di questa storia non mi appartengono. Pero’ mi piacciono molto!
Attenzione! Spoiler (un sacco) sul finale della seconda stagione…


“Maledizione, ci e’ sfuggito per un soffio!” John Watson si passo’ frustrato una mano fra i capelli e si guardo’ intorno, cercando di capire da che parte andare.
L’ispettore capo di Scotland Yard Greg Lestrade gli tocco’ lievemente un braccio e lo invito’ con un cenno della testa a girare a destra. “la prossima volta non ci sfuggira’” disse con tono sicuro incamminandosi sul marciapiede “non se ne andra’ prima di aver fatto quello per cui e’ qui”.
John lo seguiva con lo sguardo cupo e non si accorse dell’uomo che arrivava dalla parte opposta, urtandolo con un braccio. “Excusez-moi, mounsieur” cerco’ di dire, ma quello brontolo’ qualcosa veloce, che dal tono era sicuro non fosse a sua volta una scusa, anche se naturalmente non aveva capito nulla.
“Ho sempre odiato il francese” si giro’ e continuo’ a seguire il suo compagno.
“Anche io” sospiro’ Lestrade cercando di ricordare in quale Rue parigina dovessero adesso recarsi.
Nessuno dei due noto’ che l’uomo che aveva urtato John si era fermato in fondo all’angolo a fissarli.
***
A volte, John Watson considerava i mesi successivi alla morte di Sherlock come una specie di limbo, un qualche astruso loop temporale nel qualche gli sembrava di vivere e rivivere sempre le solite inutili giornate, senza riuscire ad andare avanti. Finche’ non lo aveva perso, non si era mai veramente soffermato a pensare a quanto il suo amico gli avesse cambiato la vita, a quanto le avesse dato un significato, uno scopo.
Poi Lestrade tre settimane prima era arrivato a Baker Street, la barba lunga e lo sguardo perso e aveva realizzato che non era l’unico a sentirsi in quel modo. Non era l’unico a cui Sherlock mancava. E non era l’unico che aveva sete di vendetta.
Non aveva pensato molto alle possibili conseguenze di cio’ che gli era stato proposto: le informazioni erano attendibili e lui si sentiva cosi’ impotente, cosi’ arrabbiato e frustrato che partire con l’ispettore era stata l’unica cosa da possibile da fare. Avevano abbandonato tutto, prendendo un’aspettativa dal lavoro.
Perche’ avevano bisogno di farlo, entrambi.
Erano andati a Vienna e avevano contribuito a catturare uno dei complici di Moriarty, passando intere ore e giornate in appostamento e rischiando grosso in piu’ di un’occasione, seguendo con pazienza ogni piu’ inutile e insignificante pista. Cercando con tenacia chi aveva contribuito alla morte del loro amico, perche’ entrambi sapevano che Sherlock non si sarebbe mai buttato se non fosse stato costretto, se per qualche stupido e razionale motivo non avesse ritenuto di salvare cosi’ delle vite. Le loro prima di tutto.
Sherlock Holmes non era una truffa. Non lo era mai stato.
Due giorni prima, erano arrivati a Parigi, alla caccia di un altro uomo, ma quella mattina erano arrivati tardi per un soffio all’albergo dove stava soggiornando, scoprendo che se ne era appena andato.
Le informazioni pero’ parlavano chiaro, qualcosa bolliva in pentola a Parigi, qualcosa stava per succedere e loro avevano tutta l’intenzione di impedirlo. Il telefono di John squillo’ e lui si affretto’ a rispondere.
“Mycroft” “
"John. Ho saputo che la vostra piccola caccia personale ha avuto una battuta d’arresto”
“Chiamiamola cosi’, se proprio dobbiamo darle una definizione. A che devo l’onore della telefonata?”
“Ho delle nuove informazioni per voi, le sto inviando in questo momento sull’account sicuro che abbiamo creato. Mi vedo tuttavia costretto a ricordarvi per l’ennesima volta che state agendo a titolo personale e se dovesse succedere qualcosa il governo inglese”
“Si si… lo so. Il nostro caro governo da te rappresentato neghera’ di avere mai concesso l’autorizzazione. Non capisco proprio… se la cosa ti preoccupa cosi’ tanto, perche’ continui ad aiutarci?”
Lestrade era uscito dalla doccia e ascoltava interessato.
“Sono interessato ad ogni possibilita’ di fermare quella rete criminale e devo ammettere che a Vienna avete fatto un buon lavoro”
“Abbiamo avuto un buon maestro” disse piano John.
Ci fu un attimo di silenzio dall’altra parte del ricevitore, poi Mycroft si appresto’ a chiudere la conversazione “Le informazioni dovrebbero essere complete. Ci aggiorniamo fra ventiquattro ore. E John…”
“Si?”
“Fate attenzione”
John appoggio’ il telefono con sguardo pensoso e prese il computer. Lestrade si sedette accanto a lui.
“il caro fratellone e’ preoccupato?”
“A quanto pare si. Ma ci ha mandato nuovi dati, per cui stiamo a vedere. Una pianta di una banca ritrovata nel telefono di un uomo ripescato nella Senna… diversi nomi da controllare e verificare. I programmi delle visite di due capi di stato…”
“Mycroft sta tentando di depistarci?”
John si volto’ verso di lui con sguardo sorpreso “perche’ dici cosi?” “Beh, credo che l’organizzazione sia a un punto di stallo… hanno perso Moriarty e un altro dei loro uomini. L’ultima cosa che vogliono in questo momento e’ attirare l’attenzione, non credo che vogliano colpire un personaggio importante. Hanno bisogno di ricostruirsi, darsi una nuova base…”
“Si, lo penso anche io”
“E figurati se Holmes non lo sa… allora perche’ ci ha mandato quei dati?”
John si stiracchio’. Era stata una giornata lunga “non lo so, ma ora non voglio neanche pensarci. Ho bisogno di dormirci su” e spero’ in cuor suo di non avere il solito incubo in cui vedeva Sherlock saltare da quel palazzo.
****
“E’ un tentativo miserabile. Se questo e’ tutto quello che riesci a fare per tenerli fuori gioco, credo di poter dire di essere alquanto deluso”
Mycroft Holmes si limito’ ad osservare l’uomo che aveva appena parlato, poi si volto’ per andarsene
“quei due non sono stupidi. E soprattutto sono determinati. Se dovro’ fare in modo che non si impiccino piu’ lo faro’, ma dovrei essere costretto a usare maniere piu’ forti”
Aspetto’ una risposta che pero’ non arrivo’… sapeva che l’uomo se ne era gia’ andato. La macchina che doveva riportarlo al suo hotel si avvicino’ e lui scivolo’ lentamente sul sedile, annuendo alla sua assistente che stava digitando al computer e aveva appena sollevato lo sguardo.
Fuori, le luci e la luna piena illuminavano una splendida Parigi di notte.
***
Il the aveva un sapore schifoso.
John Watson fece una smorfia e appoggio’ la tazza, rinunciando alla sua colazione. D’altronde da quando quella storia era cominciata non aveva mai molta fame. Era ironico come stesse inconsapevolmente acquisendo alcuni comportamenti di Sherlock.
“Notizie da casa?”
Lestrade appoggio’ il giornale e scosse la testa.
“Solita roba. Finito?”
John annui’ e si alzarono per uscire di nuovo a caccia. Era una giornata uggiosa, un precoce segno di autunno a fine agosto. Il cielo era grigio e la temperatura fresca. Minacciava pioggia e l’umore dei due amici era perfettamente intonato alle condizioni metereologiche.
Erano a Parigi da una settimana ormai, e tutte le piste e le informazioni si erano rivelate inutili. Un vicolo cieco che era diventato sempre piu’ frustrante, come se qualcosa stesse loro sfuggendo e nonostante ne fossero consapevoli, continuasse a rimanere oscuro.
Si rialzo’ il bavero della giacca per proteggersi dal vento freddo e colse con lo sguardo una figura dietro di loro. No, non una figura. Due.
“Lestrade…”
“Si. Ho visto. Vediamo di capire se davvero sono qui per noi” Girarono improvvisamente in un vicolo a sinistra e cominciarono a correre, subito inseguiti da passi affrettati. Aumentarono la corsa girando a caso per le stradine interne in cui si erano cacciati. I passi si fecero piu’ vicini mentre si ritrovavano di fronte a un muro.
“non c’e’ via di scampo, signori.”
La voce proveniva da un uomo che impugnava un’arma e li guardava sogghignando.
Beh, per lo meno ci abbiamo provato si ritrovo’ a pensare John, stringendo i pugni nell’attesa del colpo di pistola che l’avrebbe ucciso.
Ma il viso dell’uomo che stava per sparare si contorse in una smorfia e con un gemito si accascio’ a terra.
“Che diavolo?”
Lestrade fu veloce a disarmare l’altro e lo butto’ a terra. John alzo’ lo sguardo dal cadavere e lo rivolse alla fine del vicolo, dove una figura stava nell’ombra con una pistola in mano.
Mycroft deve averci fatti seguire, per evitare spiacevoli spiegazioni nel caso fossimo morti.
Ma c’era qualcosa in quella figura… nella postura e nel modo di tenere la pistola… John comincio’ ad avvicinarsi piano, sperando che l’ombra non si voltasse e sparisse. Ma l’uomo nell’ombra avanzo’ a passi lenti e finalmente il suo viso fu chiaro.
Aveva il solito sguardo strafottente, come quando spiegava loro cose che erano assolutamente lampanti… ma nei suoi occhi c’era un accenno di incertezza, come se non fosse ben sicuro della reazione che stava per suscitare.
“John, Lestrade…dovremmo andarcene alla svelta da qua, prima di attirare attenzioni che naturalmente non ci interessano. La signora alla finestra del quarto piano ha gia’ chiamato la polizia”
John si avvicino’ sempre piu’, fissando Sherlock Holmes con occhi spalancati.
“Dico sul serio, l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno in questo momento e’ l’intervento delle autorita’. Ovviamente poi vi daro’ qualche spiegazione, se lo riterrete necessario”
Necessario??
Fu quell’ultima parola a far scattare John in avanti, le braccia protese verso Sherlock. Sotto lo sguardo ancora attonito di Greg Lestrade, John Watson mollo’ un pugno al suo piu’ caro e, a quanto pareva, non piu’ tanto morto amico.
***
Sherlock fini’ a terra dopo aver ricevuto il colpo, troppo stupito per poter anche solo tentare di tenere l’equilibrio.
John era in piedi sopra di lui con i pugni ancora alzati, il respiro affannoso. Una macchina si fermo’ e Mycroft apri’ la portiera, mentre uno dei suoi uomini aiutava Lestrade con il criminale ancora a terra.
“Presto salite”
Nessuno dei due fece segno di muoversi.
“Signori! Risolverete dopo i vostri bisticci. ORA dobbiamo andare”
Le sirene della polizia si stavano facendo sempre piu’ vicine e John si riscosse, seguendo Lestrade dentro alla macchina. Sherlock li segui’ per ultimo e il mezzo si inoltro’ nel traffico parigino.

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Capitolo 2
*** di nuovo insieme ***


MEGLIO DI PRIMA
CAPITOLO 2: DI NUOVO INSIEME

Seconda parte della mia storia.
Buona lettura!
 
All’interno della macchina l’atmosfera era tesa. John sedeva con le mani schiacciate in grembo , come se temesse di non riuscire a tenerle sotto controllo. Sherlock era seduto di fronte a lui,  il labbro che si andava velocemente gonfiando.
“tieni” Mycroft prese un pacchetto lo schiaccio’ alla meta’, porgendolo poi al fratello.
Sherlock si limito’ a prendere il ghiaccio secco inarcando un sopracciglio.
“Non pensavi davvero che ti sarebbe saltato al collo contento e sollevato, vero?”
John sembro’ scuotersi e fisso’ il suo amico, senza tuttavia riuscire a parlare.
“Che mi venga un colpo,  sei davvero vivo…” Lestrade diede voce all’unico pensiero che a entrambi  ronzava nella testa.
Sherlock non riusci’ a rispondere subito. In tutti quei mesi aveva immaginato diverse volte il momento in cui avrebbe rivelato alle persone a lui… care… come  fosse ancora vivo, ma in qualche modo aveva sempre cacciato il pensiero in un angolo, la loro sicurezza e la riabilitazione della sua immagine come primi obiettivi. Quando tuttavia pensava a John, non riusciva a trattenere un moto di entusiasmo all’idea di tornare da lui, per condividere ancora tutti quei momenti e vivere nuove avventure. L’espressione del suo amico ora gli diceva che forse avevano entrambi passato un limite dal quale sarebbe stato impossibile tornare indietro.
“era… necessario che tutti  mi ritenessero morto. In questi mesi ho potuto indagare sull’organizzazione di Moriarty”
“e’ quello che abbiamo fatto anche noi” il tono della voce di John era freddo.
“Lo so. Un buon lavoro a Vienna, a proposito”
“tu eri li?” il tono ora si era fatto sorpreso.
“Naturalmente. Dovevo essere sicuro che tutto andasse bene… sapevo che Parigi sarebbe stato cruciale”
Sul viso di John passo’ un’espressione concentrata e poi arrabbiata.
“Ora capisco! Hai fatto in modo che a Vienna filasse tutto liscio ma avevi bisogno che a Parigi non ficcassimo troppo il naso… tu hai fatto si che Mycroft ci passasse informazioni esatte ma inutili! Ci hai sempre manipolati!”
“l’inefficienza di Mycroft purtroppo e’ stata lampante. La mia richiesta era che voi foste costretti a tornare a casa”. Sherlock si rese conto di avere usato un tono di voce secco e sgradevole. Strinse i pugni, osservando lo sguardo ferito di John.
Non cedere ora. Saranno piu’ al sicuro a Londra e una volta finita questa storia, forse avranno ancora voglia di parlarti.
La macchina si fermo’ davanti all’hotel in cui alloggiavano e Lestrade fu il primo a scendere, lanciando uno sguardo confuso a John, che stava ancora fissando Sherlock.
“Beh, quando avrai finito la tua personale crociata, passa pure a Baker Street a ritirare le tue cose”
Scese dalla vettura senza aggiungere altro, sbattendo con forza la portiera.
Sherlock si appoggio’ lentamente al sedile, facendo un respiro profondo e chiudendo gli occhi.
“anzi sai che ti dico?” la voce di John lo raggiunse mentre riapriva la portiera e lui e Lestrade si sedevano di nuovo “non e’ la tua personale crociata… e’ la NOSTRA. Volevano ucciderci, quindi non pensare di estrometterci da  questa storia. Hai bisogno di aiuto e sei stato da solo troppo tempo, si vede dalle tue maniere che sono ritornate pessime… e che il cielo ci aiuti quando dovrai dire alla Signora Hudson che sei ancora vivo, perche’ se io ti ho dato solo un pugno non riesco a immaginare cosa fara’ lei!”
Sherlock avrebbe sorriso, se il labbro che John gli aveva spaccato non gli avesse fatto cosi male… si limito’ a un cenno del capo.
“Ok”
John si appoggio’ soddisfatto al poggiatesta.
***
“non riesco ancora a capire come tu abbia fatto…” Lestrade si sedette pesantemente su una sedia dell’ufficio dove erano stati accompagnati “John ti ha visto cadere, abbiamo visto il corpo…”
“semplice insieme di illusioni, Greg…”
“vuol dire che non ti sei buttato?”
“oh no, mi sono buttato eccome”
“ma allora…”
“possiamo rimandare le spiegazioni a un altro momento, per favore? Abbiamo cose piu’ importanti da risolvere, ora”
John aveva osservato lo scambio di battute con interesse, ma non si era intromesso. Certo, anche lui era piu’ che curioso di sapere come Sherlock avesse potuto inscenare la sua morte con tanto successo, ma era vero che c’erano cose piu’ importanti a cui pensare. E inoltre, riteneva che ci fosse un elemento che doveva aver giocato un ruolo fondamentale, ma che al momento era ancora nebuloso. In un angolo della sua mente. Ma ci sarebbe presto arrivato, ne era sicuro.
Sherlock lo stava osservando per capire cosa gli passasse per la testa. Era solo questione di tempo e John avrebbe compreso, lo sapeva… ma per ora potevano aspettare.
Prese una foto dalla scrivania.
“Philippe Buroit. Presidente della banca nazionale parigina, uno degli uomini piu’ potenti d’Europa. Finanziava lui Moriarty.”
“un banchiere che finanzia uno psicopatico criminale? Perche’?”
“I soliti motivi… sete di potere, destabilizzazione politica, economica… fate voi” Mycroft era entrato nella stanza, l’onnipresente assistente dietro di lui.
“fratello… confido che abbiate gia’ fatto?”
“Certamente. Era comunque tutto come ce l’aspettavamo. Roma e’ pulita, ora. Fermiamo l’ultimo uomo e tu potrai tornare alla tua disastrata vita di prima”
“non capisco” disse Lestrade “noi stavamo seguendo un cecchino, non un banchiere…”
John scosse la testa divertito “Nahh… era solo uno specchietto per le allodole, vero? Se lui” disse indicando la foto del banchiere “avesse creduto che eravamo su una falsa pista si sarebbe sentito sicuro, vero?”
Sherlock annui’ soddisfatto “esatto. E’ questo gli e’ costato il suo grande errore”
“ma ha comunque tentato di farci uccidere!” Lestrade faticava a star dietro al discorso.
“e’ stato QUESTO il suo grande errore. Nonostante fosse relativamente sicuro che voi non rappresentaste un pericolo, ha deciso di eliminarvi lo stesso. E questo e’ segno che sta per fare qualcosa di estremamente importante, per cui non puo’ rischiare nulla, neanche quello su cui si sente certo.”
“prevede di lasciare il paese domani mattina, per cui di qualunque cosa si tratti, accadra’ stanotte”
John annui’. “ok, che dobbiamo fare?”
Gli occhi di Sherlock brillarono di entusiasmo. Come ai vecchi tempi.
“ci introduciamo alla banca nazionale parigina, naturalmente”
***
“Sherlock?”
“Si, John?”
“Ho davvero bisogno di sapere come e’ andata, sai? Tutto quanto, quando sara’ il momento giusto…”
Erano seduti a un tavolo sorseggiando the (vero the inglese, finalmente) e Sherlock gli lancio’ uno sguardo penetrante.
“quando sara’ il momento… ti raccontero’ tutto. Lo prometto. Ti spieghero’ e spero che tu capisca che… ci sono state delle ottime ragioni. Per tutto.”
“Io lo so. Ho solo bisogno di capire.”
“Si. E per quel che puo’ valere ora… mi spiace. “
John sapeva che quelle erano le scuse piu’ sincere che probabilmente Sherlock sarebbe mai riuscito a fargli e sapeva di poterlo perdonare, guardando in quegli occhi e provando a immaginare cosa avesse passato in tutto quel tempo, solo e nascosto al mondo.
Magari pero’ non cosi in fretta.
Gli fece un cenno del capo e si prepararono a uscire.
 
  

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Capitolo 3
*** ritorno a casa ***


MEGLIO DI PRIMA
CAPITOLO 3: RITORNO A CASA
La conclusione! Ma spero di farli tornare. Piccola sorpresa finale…
 
Ma non era morto?
Il grande Sherlock Holmes torna alla vita con  il botto e smaschera super organizzazione criminale
John appoggio’ il giornale sulle ginocchia e desidero’ poter stendere le gambe. Perche’ i sedili degli aerei erano cosi stretti?
Guardo’ Sherlock seduto in parte a lui. Non aveva proferito parola da quando erano saliti sull’aereo che li stava riportando a Londra; non aveva fatto cenno di voler leggere i giornali per sapere cosa dicessero di lui. Mycroft aveva fatto in modo che i media fossero subito sulla notizia, in modo che il il ritorno del fratello fosse chiaro e lampante a tutti.
Sherlock Holmes era vivo. Scagionato da ogni sospetto. Brillante e arguto piu’ di prima.
E tutti dovevano saperlo.
John si chiese quanto la copertura mediatica fosse necessaria e quanto rappresentasse una sorta di rivincita personale, contro chi aveva contribuito a scalfire l’immagine e l’onesta’ di Sherlock mesi prima.
“E’ tutta opera di Mycroft, sai. Io mi sarei accontentato di tornare a Baker Street. Con te”
Come al solito gli leggeva nella mente. Cavolo, come gli era mancato!
“ok, ma devi ammettere che e’ bello sapere che tutti ora sono sicuri della tua innocenza”
“tu mi hai sempre creduto. E Lestrade…” accenno’ con il capo all’ispettore che dormiva nella fila accanto.
John annui’.
Torno’ a guardare il giornale. La fotografia piu’ grande ritraeva il banchiere Philippe Buroit dopo il suo arresto, avvenuto nella notte dopo che era stato scoperto a cercare di trasferire conti milionari a societa’ inesistenti. Introdursi nella banca di soppiatto per non destare sospetti non era stato affatto semplice, ma John si era…divertito.
Beh, un po’ meno quando gli avevano sparato, doveva ammetterlo.
Mycroft non poteva mandare i suoi uomini in via ufficiale e si temevano infiltrazioni in tutti I livelli della polizia e organismi di sicurezza francesi. Sherlock Holmes aveva quindi risolto il caso.
“Stai sorridendo, John”
“Certo che sorrido. Se non e’ un sogno, questo e’ il momento piu’ bello degli ultimi mesi… e credimi, sono stati mesi difficili”
Si interruppe con la voglia di mordersi la lingua. Se per lui era stato difficile, peggio doveva essere stato per Sherlock, ma lui scosse la testa leggendogli nel pensiero come al solito.
“non preoccuparti. Ho tratto il meglio da questi mesi in solitudine, in modi… diversi”
Prima che John potesse chiedergli di cosa stesse parlando, l’hostess li invito’ ad allacciarsi le cinture per l’atterraggio.
***
Lestrade si stiracchio’ vistosamente.
“Ah, finalmente a casa… non vedevo l’ora di tornare”
“si, la tua vita da scapolo solitario deve esserti mancata molto… per lo meno tua moglie attualmente non ti tradisce con nessuno”
John scrollo’ il capo in segno di disapprovazione al tono di Sherlock, ma Lestrade stava gia’ sorridendo.
“Ah, quanto mi sei mancato! Bentornato a casa!”
Tutto come ai vecchi tempi.
Viaggiavano tutti e tre con i bagagli a mano, per cui si avviarono verso l’uscita. In qualche modo, i giornalisti erano stati sviati nelle informazioni sul loro arrivo, per cui non se ne vedevano.
Beata donna quell’assistente di Mycroft, si ritrovo’ a pensare John, notando tuttavia che Sherlock si guardava in giro, come cercando qualcuno.
E poi, improvvisamente e incredibilmente, sorrise.
John segui’ il suo sguardo e si ritrovo’ a fissare Molly Hooper.
Sherlock affretto’ il passo e la raggiunse, continuando a tenere fissi i suoi occhi in quelli della ragazza.
Ed ecco cos’era. Il tassello mancante. L’arma segreta di Sherlock Holmes nella sua morte.
John si ritrovo’ a ridacchiare. E chi se no? adesso aveva capito.
Lestrade lo aveva raggiunto e ora fissava anche lui la coppia a pochi metri.
Molly stava sorridendo dolcemente e un attimo dopo si stavano abbracciando.
Ok…
L’attimo successivo Sherlock si era chinato sul viso di lei e aveva cominciato a baciarla.
A baciarla sul serio.
Poi aveva smesso e lei gli aveva chiesto qualcosa e poi ridacchiando l’aveva di nuovo stretto a se’.
Oh.
***
Sherlock aveva mandato un sms a Molly dicendole che sarebbe arrivato all’aereoporto alle 10.15.
Quando era sceso non aveva resistito alla tentazione di punzecchiare Lestrade ma poi i suoi occhi avevano cominciato a vagare per il terminal alla ricerca di Molly.
E quando l’aveva vista, tutto il resto non aveva piu’ contato.
Lei lo aspettava con uno sguardo ansioso e timido allo stesso tempo, come se temesse che dopo i mesi in cui erano stati separati lui avesse cambiato le sue intenzioni. Non era affatto cosi.
L’aveva baciata senza neanche darle il tempo di dire qualcosa, un’urgenza che lo scuoteva nel profondo.
Poi pero’ si era dovuto staccare dalla sua bocca, il labbro rotto che gli faceva ancora male.
“Cosa ti e’ successo?”
Lui le aveva sorriso
“John era davvero entusiasta di vedermi vivo… dopo un po’. Non molto nei primi minuti, devo dire.”
Molly aveva spalancato gli occhi
“Ti ha dato un pugno?”
“Gia’”
Lei aveva cominciato a ridacchiare “io te l’avevo detto…”
Alla sua faccia offesa l’aveva stretto forte forte, come se temesse che fosse solo un sogno.
John e Lestrade erano rimasti ad osservare a bocca spalancata.
 
Piu’ tardi, a Baker Street…
John sorseggio’ piano la sua tazza di the. Prese uno dei biscottini che la signora Hudson aveva insistito perche’ si portassero a casa, dopo aver sgridato, rimproverato e abbracciato Sherlock.
Il quale ne aveva mangiati una decina e poi si era messo a suonare il violino.
Come se niente fosse.
Come se negli ultimi mesi non si fosse finto morto, avesse orchestrato nell’ombra il suo ritorno e sgominato una banda criminale.
Ma soprattutto, come se non l’avesse appena visto baciare Molly Hooper.
“ok basta!”
Si alzo’ in piedi deciso a fronteggiarlo.
Sherlock fini’ con calma di suonare il pezzo che stava eseguendo e appoggio’ lo strumento sul tavolino a fianco, prima di guardarlo neglio occhi.
“John?”
“E’ una cosa seria?”
“Sebbene io abbia un’idea di che cosa tu voglia chiedermi, sarebbe senz’altro utile per la tua sintassi se imparassi a mettere dei soggetti nelle tue frasi”
John conto’ mentalmente fino a 10.
“Quella tra te e Molly Hooper… e’ una cosa seria?”
Sherlock si alzo’ e ando’ davanti alla finestra.
“definisci seria, per favore”
“Le hai dato un contentino perche’ ti aiutasse a inscenare la tua morte o provi qualcosa per lei?”
Sherlock si volto’ di scatto, uno sguardo furioso negli occhi.
“Se mi stai chiedendo se le mie attenzioni derivino dal fatto che fossi consapevole e cosciente che lei fosse il mio asso nella manica, l’elemento instabile nel grande piano di Moriarty la risposta e’ no. Mille volte no. Mi conosci troppo bene per sapere che non farei mai una cosa del genere”
John sospiro’ “io non lo so piu’ se ti conosco bene… sei cambiato”
“non cosi tanto. Sul serio, io non lo so. E’ successo e basta. Dopo. Mentre ero a casa sua e mi nascondevo in attesa che Mycroft mi facesse uscire dal paese. E ho scoperto che… potevo gestirlo. Che mi piaceva e potevo affrontarlo. Che era l’unica cosa per la quale in tanti momenti ho resistito.”
Un pensiero improvviso colpi’ John “questo, Moriarty non l’aveva proprio preso in considerazione… non aveva preso LEI in considerazione”
“Esatto.”
“Quindi e’ una cosa seria.”
Sherlock roteo’ gli occhi con insofferenza.
“Uff! Devi proprio cercare di dargli un significato? Non lo stiamo facendo noi, semplicemente ce lo stiamo godendo e devi farlo tu? Perche’?”
John sorrise “perche’ e’ divertente!!”
Sherlock se ne ando’ impettito in cucina e addento’ un altro biscotto.
“Un momento… perche’ Molly non e’ qui? O perche’ tu non sei da lei?”
Sherlock bofonchio’ qualcosa a bocca piena.
“Cosa?”
“Ho detto, ha in qualche modo paura di te”
John scosse il capo. All’improvviso si ricordo’ di come lei avesse tenuto gli occhi bassi all’aereoporto e poi fosse scappata su un altro taxi, dicendo che doveva tornare al lavoro.
“Perche’ diavolo dovrebbe aver paura di me?”
Sherlock sospiro’ “E’ convinta che tu ce l’abbia con lei perche’ per tutto questo tempo ti ha mentito e non ti ha detto che ero vivo”
“ma tu che le hai risposto?”
“beh, che era altamente probabile”
“COSA? No!! io non ce l’ho con Molly… senti, l’unico da biasimare qui sei tu!”
“Ma lei mi ha aiutato!!”
“e cosa dovrei fare? Prendere a pugni anche lei?”
“Credo che in questo caso il nostro rapporto sarebbe altamente compromesso”
“Sherlock, te lo diro’ solo una volta… la colpa e’ tutta tua.”
“Grazie per aver chiarito il concetto. E comunque Molly pensava che avessimo bisogno di un po’ di tempo noi due… per chiarirci. Per stare insieme e…parlare.” La sua smorfia fece chiaramente capire che non condivideva a pieno quel pensiero .
John scosse il capo. Quella ragazza doveva davvero imparare ad essere piu’ egoista. Ma solo un poco, altrimenti poi non avrebbe piu’ sopportato Sherlock e lui era davvero curioso di sapere dove quella cosa insieme li avrebbe portati.
“Va da lei”
Sherlock lo guardo’ per un attimo prima di allontanarsi dai biscotti.
“Va da lei, idiota. Io non lo sapevo in questi mesi che tu fossi vivo ma lei ti ha aspettato… ha aspettato che tornassi. E so che hai voglia di vederla. In quanto a me… devo riabituarmi piano al fatto che tu viva di  nuovo qui. “
“oltre al fatto che pensavi di chiedere alla nuova infermiera della clinica di uscire con te”
John sorrise.
Sherlock lo ricambio’ e ando’ in camera.
“John?”
“Si?”
“hai buttato i miei esperimenti?”
“puzzavano, Sherlock”
***
L’HAI SALVATO. GRAZIE. JW
LIETA SI SAPERE CHE NON MI ODI. CREDO CHE AVRO’ BISOGNO DI AIUTO PER GESTIRLO. MH
OH SI! JW
“Sara’ meglio di prima” esclamo’ a voce alta alla stanza vuota  John Watson appoggiando il suo telefono. 

FINE.
grazie a chiunque ha letto!

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