The time will come

di Beapot
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** There is no time yet ***
Capitolo 2: *** Let it snow ***



Capitolo 1
*** There is no time yet ***




There is no time yet

Trascina quel baule troppo pesante lungo la banchina, e i capelli le scivolano scompostamente sul viso sudato. È accaldata e affaticata, si ferma a raccogliere le ciocche bionde in una coda scomposta, poi si guarda intorno distrattamente. È sola.
La stazione è forse uno dei posti più brutti per essere soli, senza nessuno da salutare o a cui promettere di rivedersi presto, senza nessuno a cui mancherai.
Il suo sguardo vaga tra la folla alla ricerca di un volto conosciuto, ma non ha notizie dei suoi amici da molto tempo, da quando la guerra è finita e suo padre è stato ricoverato in una stanza sterile del San Mungo e lei si è chiusa in se stessa.


- Hai qualche notizia di Luna? - c'era voluto tanto tempo per riuscire a porre quella domanda, troppo tempo per poter tornare a preoccuparsi degli altri. L'estate migliore della vostra vita, l'estate peggiore, la più vuota. Lacrime piante per Fred, sorrisi di gioia per la tanto agognata pace, e subito nascosti dal senso di colpa. Non era giusto ridere quando c'era chi non ricordava più come farlo. George in un angolo, George con voce rauca e senza risate, George incompleto.
Non ci si poteva preoccupare degli altri in momenti come quello.
- No, nessuna. - aveva detto distrattamente Ginny, continuando ad accarezzare i capelli di Harry. Lei non aveva pianto come tutti gli altri, aveva stretto i denti cercando di andare avanti. Non poteva pensare agli altri quando la sua famiglia aveva bisogno di lei. Non poteva pensare agli altri quando finalmente poteva preoccuparsi di Harry.
- Sei preoccupato. - solo Hermione sembrava aver capito il tuo stato d'animo. Hermione che era appena tornata dall'Australia con i suoi genitori, Hermione che ti amava e che finalmente potevi stringere a te come avevi sempre desiderato. Avevi scosso la testa e le avevi sorriso stringendola in un abbraccio: - Non è niente. - e anche lei si era fidata, perché in fondo cosa avrebbe potuto preoccuparti? Avevi tutto, eri felice, finalmente il sole stava sorgendo di nuovo e tu non avevi nient' altro da desiderare, circondato dalla gioia delle persone che amavi.
Già, sarebbe stato tutto molto più semplice se fosse stato vero, ma il tuo sguardo continuava a vagare oltre la collina e tu ti sentivi sempre più incompleto.
Hai provato più volte a parlarne con gli altri, ma “tanto Luna se la caverà, sicuramente starà bene” e l'unico a pensare a lei eri tu, e nessuno lo sapeva, e lei era chissà dove ad affrontare il mondo da sola.


Riprende a camminare facendosi largo tra la folla e tu cerchi di seguirla con lo sguardo, ma improvvisamente i tuoi occhi si fermano su un gruppo di persone poco distante da te.
Harry passa un braccio attorno alle spalle di Ginny e le bacia i capelli, i tuoi genitori stanno parlando educatamente con quelli di Hermione, e la tua ragazza sorride rilassata, in piedi vicino a loro. Si volta verso di te e ti fa cenno di raggiungerla, mentre risponde a una domanda curiosa di tuo padre. Ricambi il sorriso e ti avvicini a quello che hai sempre desiderato, pronto a posare le labbra sulle sue, in un gesto che ormai è diventato familiare e incredibilmente spontaneo. È giusto così, siete felici, siete insieme, siete vivi, e finalmente potete ridere davvero.
Stringi Hermione a te e le sussurri che ti mancherà, le auguri un buon viaggio e le prometti che le scriverai. Lei si libera dal tuo abbraccio, leggermente imbarazzata, e torna a rivolgere la sua attenzione ai genitori, mentre il tuo sguardo si perde di nuovo tra la folla.
Luna è ancora in piedi vicino alla porta del vagone e si guarda intorno spaesata. Studenti più giovani le passano vicino senza degnarla di uno sguardo, oppure sghignazzano divertiti indicando i suoi Spettrocoli, perché tutti conoscono Lunatica Lovegood, ma nessuno di loro sa davvero chi è.
- Adesso basta, fatela finita. - li rimproveri, prendendo finalmente i coraggio per avvicinarti. I ragazzini ti guardano sorpresi, sono piccoli, probabilmente al loro primo anno di scuola, e forse non si sono nemmeno resi conti di cosa è stata la guerra.
- Perché li hai fatti andar via? - te lo chiede come se non fosse stupita di vederti, come se fosse solamente curiosa del tuo comportamento, guardandoti in quel modo così tipico di lei. Perché Luna ha continuato a sorridere e ad andare avanti da sola, anche se il suo viso non è più luminoso come un tempo, anche se i suoi passi non sono più leggeri e aggraziati e crede che nessuno l'abbia notato.
- Erano maleducati. - ti senti leggermente stupido, in effetti: hai agito di impulso e ti sei avvicinato, ma non sai cosa dirle, come parlarle, come scusarti.
- Tu hai riso tante volte. - di me. Hai riso di me. Il senso è quello, ma lei non completa la frase e ti lascia arrossire.
- Ero maleducato. - abbassi lo sguardo per nascondere l'imbarazzo e afferri il suo baule, caricandolo sul treno. Lei ride della tua affermazione, è divertita dai tuoi modi goffi e dalle tue parole impacciate, e il suono della sua risata ti era mancato. Strano a dirsi, ma sentirla di nuovo dopo tanto tempo ti fa stare bene.
- Grazie. - indica il baule con un cenno della testa e ti guarda attentamente. Forse è sorpresa quanto te dal tuo improvviso gesto di galanteria, ma non lo commenta se non per ringraziarti. - Dov'è il tuo? - si guarda intorno, spaesata come poco prima, e tu senti una fitta allo stomaco. Non sa che non frequenterai Hogwarts quest'anno, e ti fa male doverglielo dire.
- Non tornerò - è stato difficile farlo accettare alla tua famiglia, è stato doloroso farlo accettare a Hermione, ma confessarlo a Luna è forse più duro di quanto non ti saresti aspettato. Hai visto il suo sguardo illuminarsi quando ti sei avvicinato a lei, l'hai vista sorridere, contenta di aver finalmente trovato un volto amico tra la folla, e adesso devi dirle che non resterai. Nessuno ha mai paura di ferire Lunatica Lovegood, nemmeno tu ti sei mai preoccupato tanto delle sue reazioni ai tuoi commenti infantili, eppure non riesci a sopportare di vedere quella scintilla spegnersi sul fondo dei suoi occhi grigi.
- Mi dispiace. - continua a sorridere, non commenta la tua scelta credendo di sapere cosa è meglio per te. - Sono contenta di averti visto, oggi. - Non ti rimprovera chiamandoti irresponsabile, ma continua a sorridere ed è sincera mentre ti dice che è stata felice di vederti. Vorresti dirle che ti dispiace di non averla cercata prima, vorresti scusarti anche a nome degli altri per averla lasciata sola quando aveva bisogno di avere intorno degli amici, ma il fischio del treno vi riempie le orecchie e qualcun altro sta chiamando il tuo nome. Non c'è di nuovo tempo per lei.

 

 

 

NdA: nuovo pairing, vecchio Angst. Sono incorregibile, lo so, ma questa idea mi allettava troppo.
Per l'occasione ho anche tentato di creare un banner, ma con scarsi risultati... e vabbè, ci sarà tempo anche per quello oppure desisterò :P
Bea

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Capitolo 2
*** Let it snow ***


Let it snow

 

Cammini per le vie di Hogsmeade e la neve fresca ti bagna l'orlo dei pantaloni. La prima nevicata della stagione si è abbattuta sul villaggio e nessuno ha ancora pensato a liberare la strada, ma in fondo non ti dispiace, è bello che sia ancora tutto immacolato. La neve è innocente, è bianca, è pulita, nasconde le imperfezioni del mondo, proprio come riusciva a fare lei con una semplice frase spontanea. Nascondeva la tristezza, Luna, la faceva scivolare via da tutti voi strappandovi sempre una risata. Cerchi la sagoma del castello oltre la coltre di nebbia che si è formata nel cielo, e inevitabilmente pensi a lei e a quel giorno di qualche anno fa.

 

- Non funzionerà mai. - continuava a ripetere Harry mentre tornavate al castello. Era il giorno in cui avevate fondato l'ES, e Hermione sbuffava scocciata ai suoi commenti pessimistici. Ti dava fastidio sentirli battibeccare, allora li avevi lasciati andare avanti per smettere di ascoltarli e restare da solo con i tuoi pensieri. Ogni tanto anche tu avevi bisogno di un po' di silenzio intorno a te.
Ci era voluto poco perché la nebbia li avvolgesse completamente e li nascondesse alla tua vista, e a te andava bene così. Finalmente avevi un po' di tempo per te senza che nessuno interrompesse le tue riflessioni per chiederti un'opinione che non avrebbero mai ascoltato davvero. Erano i tuoi migliori amici, e forse provavi qualcosa di più per Hermione anche allora, eppure ogni tanto ti sentivi escluso senza un vero motivo e avevi bisogno di allontanarti.
- Quando ero piccola la neve mi spaventava. - ti eri girato di scatto, sorpreso da quell'improvviso suono che rompeva il silenzio intorno a te, e l'avevi vista: la pelle chiara arrossata dal freddo e l'immancabile espressione serena che ti stupiva ogni volta di più, facendoti chiedere come potesse essere così tranquilla mentre la guerra era alle porte.
- Perché? - non eri riuscito a trattenerti e l'avevi guardata con curiosità, perché c'era qualcosa nella sua affermazione che ti turbava, qualcosa che non entrava in contrasto con la ragazza che conoscevi. Non avresti mai pensato che proprio Luna potesse aver paura di qualcosa di semplice e puro come la neve, di qualcosa come lei.
- Quando mia mamma è morta nevicava. Da quel giorno ho avuto paura che per ogni fiocco caduto succedesse qualcosa di brutto. - il suo sguardo si era rabbuiato per un istante, ma poi aveva sorriso di nuovo e ti aveva raggiunto. Non sapevi cosa risponderle, ti aveva colto alla sprovvista e non eri in grado di dire niente per farla sentire meglio, così hai preferito restare in silenzio. Avevate ripreso a camminare, soli per la strada deserta e nebbiosa.
- Hai ancora paura? - aveva alzato gli occhi verso di te e ti aveva sorriso.
- No, oggi ha nevicato eppure è successa una cosa bella. - eri rimasto in silenzio, in attesa di una sua risposta. Ti incuriosiva, Luna, bastava che lei dicesse poche semplici parole e ti ritrovavi a pendere dalle sue labbra, anche se sapevi che avrebbe detto qualche cosa bizzarra. Ti ci era voluto del tempo per capire che in realtà aspettavi proprio quello per sentirti più leggero. Ti faceva sempre sorridere, lei.
- Ho incontrato te. - nessuna traccia di imbarazzo sul suo viso o nella sua voce. Continuava a guardare avanti mentre le tue orecchie arrossivano e tu, inspiegabilmente, sentivi il cuore accelerare i battiti.


- Ronald! - è di nuovo la stessa voce a farti voltare. Ha le braccia cariche di borse e cammina lentamente verso di te. - Che ci fai qui? - sembra contenta di vederti, ti sorride e ti guarda fisso negli occhi.
- George mi ha chiesto di comprare alcune cose da Zonko. - ti stringi nelle spalle e le mostri la confezione che hai in mano. - Sai, i Tiri Vispi... - abbassi la voce e abbassi lo sguardo, sperando che non ti chieda altro. Non sei pronto a parlarne, non vuoi ricordare ancora una volta che il negozio non sarà più lo stesso. Così come tuo fratello non tornerà più.
- Hagrid sta preparando una lezione sui Thestral ma non aveva abbastanza carne da offrire loro per attirarli. - potrebbe sembrare che non abbia ascoltato cosa hai detto, o che non abbia dato importanza alla tua risposta, ma sai che in realtà ha capito tutto. Ha capito te.
- Perché ha mandato te?
- Glielo ho chiesto io. Avevo voglia di farmi una passeggiata. - è scappata a rifugiarsi nella natura. Quante volte l'hai vista passeggiare per i giardini di Hogwarts e fermarsi a contemplare il lago, la neve, la primavera, un albero, come se non avesse mai visto niente di più bello? Il suo posto è lì, ti dici, tra la natura che è sempre esistita ma che non smette mai di sorprendere.
- Anche con la neve? - sai cosa andrai a ricordare con quella domanda, sai che anche lei penserà a quel giorno, eppure l'hai posta lo stesso. Hai lanciato il sasso, hai voluto provare.
- Adesso la neve mi piace. - i suoi occhi cercano i tuoi e li trovano, li vedono, li scrutano. Sembrano voler parlare al posto suo, e tu non sei in grado di interrompere quel contatto.
- Ti accompagno a scuola. - i fiocchi di neve hanno ricominciato a cadere sui vostri capelli e sul suo naso rosso, e tu sei d'accordo con lei: adesso la neve piace anche a te.

 

 

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