≈ Ojamajo Doremi Before Sixteen ≈

di MaJo_KiaChan_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cosa mi succede? ***
Capitolo 2: *** Fa che il tempo si fermi qua... ***
Capitolo 3: *** Il litigio ***
Capitolo 4: *** 'Mi dispiace' ***
Capitolo 5: *** Ci sono io con te - Prima Parte - ***
Capitolo 6: *** Ci sono io con te - Seconda Parte - ***
Capitolo 7: *** Serata a casa Harukaze ***
Capitolo 8: *** La partita di calcio ***
Capitolo 9: *** Rimorsi ***
Capitolo 10: *** 'Sei proprio una frignona!' ***
Capitolo 11: *** Di nuovo insieme! ***
Capitolo 12: *** Il cappello ***
Capitolo 13: *** Vittoria schiacciante! ***
Capitolo 14: *** 'Un ragazzo che ti vuole per quello che sei!' ***
Capitolo 15: *** Gelosia? ***
Capitolo 16: *** La lettera ***
Capitolo 17: *** Epilogo - La nuova Doremi ***



Capitolo 1
*** Cosa mi succede? ***


≈ Ojamajo Doremi Before Sixteen ≈
 


Capitolo I : Cosa mi succede?

 
Guardo fuori la finestra, con aria pensierosa… cosa mi succede? In questi giorni sono silenziosa in classe e non parlo con nessuno, neanche con la mia cara amica, Hadzuki-chan, che frequenta un’altra scuola ma che fino a poco tempo fa contattavo.
Cos’è che mi preoccupa così tanto? È forse per qualcosa, o per qualcuno?
Sospiro, la vita mi sembra così difficile a differenza di quando ero piccina.
Passano le ore e nemmeno mi accorgo che è tardi: sono già le nove di sera. La mamma mi chiama: << Stasera c’è la bistecca! >>, ma non mi alzo; rimango immobile con la testa calda appoggiata appena sul vetro gelido della finestra.
Ho deciso di non mangiare oggi. Strano, non è proprio da me.
Dopo poco spengo la luce del piccolo lumino che tengo vicino al mio candido letto e mi soffermo a guardare il cielo stellato.
Sospiro un’altra volta: sono stanca ma non riesco a chiudere occhio. Mi siedo appena sul materasso, sciogliendomi i capelli. Perfino loro si riposano…
Penso e ripenso. In questi giorni non faccio altro.
Non sono sola, eppure ho paura di diventarlo... Il buio chiude mano a mano i miei occhi magenta e il sonno prevale su di me, facendomi dormire fuori dalle lenzuola.
 
____DRIIINNN!!!____

Mi alzo di scatto, non ricordo più nulla… mi ero addormentata sul letto, ma ora sono coperta dal caldo piumone. È stata la mamma a rimboccarmi le coperte?
D’improvviso però mi ricordo della scuola. << Oh, sono in ritardo!!! >>
La mia tipica frase… quante volte l’avrò ripetuta in questi anni?
Mi lavo, mi vesto in fretta e mangio solo una fetta di pane appena tagliato con della marmellata all’albicocca.
Saluto tutti in modo quasi allegro e mi dirigo verso la scuola.
Non c’è più tempo per la pacchia, sento di dover correre e lo faccio. Corro fino a non avere più fiato. La campanella della scuola media Misora è già suonata. Seki-san mi sgriderà se non mi affretto!
Salgo le scale in maniera rozza, come sempre. La mia classe è al secondo piano quest’anno e la odio per questo.
Sono arrivata, appena in tempo.
<< Seki Sensei mancherà oggi… >> Sento dire dai miei compagni. Ah, questa non ci voleva: ho corso per niente!
Sbuffo come una bambina e mi siedo al mio solito posto poggiando la testa sul banco.
<< Ehi, Dojimi…>> Non fa in tempo di finire la frase che lo interrompo bruscamente. Sapevo che prima o poi mi avrebbe chiamato così.
<< ZITTO, TU! >>
Il mio compagno di classe si scansa appena… l’ho spaventato e di questo ne sono fiera. Nessuno mi rivolge parola. Se ci fossero state le mie amiche questo non sarebbe successo…
In questa classe conosco solo alcuni compagni… tra cui il ragazzo di prima che mi ha chiamato col mio solito nomignolo, Kotake Tetsuya-kun.
Con lui ho frequentato materna, elementari e adesso ho scoperto che starà in classe con me per altri tre dannatissimi anni.
Lo definivo sempre antipatico, rompiscatole, ottuso... ma mi sono accorta che lo è molto, molto di più. Potrei continuare all’infinito e per questo mi calmo facendo un enorme sospiro.
Adesso che ci penso però non è più quello di una volta… che sia cresciuto? Senza rendermene conto lo fisso a lungo finché i miei occhi non incontrano le sue iridi blu oltremare. È tutto così strano, mi sento stordita come se stessi facendo un sogno… un bellissimo sogno, da cui non vorrei uscire più. Poi, però, mi accorgo del suo strano volto rosso, capisco subito l’orrenda figuraccia che ho appena fatto e mi giro con la testa bruscamente… cosa mi è successo? Sono diventata rossa anche io?
Le ore di lezione passano, da quella di storia a quella di ginnastica. Sono stanchissima, e mi incammino per la strada di casa con l’amaro in bocca. Penso alle mie amiche… mi mancano da morire. D’improvviso sento qualcuno che mi chiama da dietro.
<< Ehi, pasticciona! >>
Ancora lui?
<< Cosa vuoi? Ho da fare… >> Gli rispondo secca. Non vorrei trattarlo così in realtà, ma l’orgoglio ha il sopravvento.
<< Ti sei scordata il libro di storia, come sempre. >> Da non crederci. Lui non mi avrebbe mai e poi mai fatto un favore…
Dovrei ringraziarlo? Beh, fosse stato per me il libro l’avrei lasciato lì per anni, e quindi…
<< Oh, ehm… grazie Kotake-kun! >> Sorrido, da quanto non lo facevo? Sembra stordito ma poi si riprende << Ehi, non abituartici: non sono mica il raccattapalle, io. Ora sono titolare, sai? E scommetto che ti andrebbe divedermi giocare. >>
Mi fa troppo ridere. È uno sbruffone di prima classe!
<< Tsk, tu titolare? Puff, ahaha! Ma figuriamoci! >> Fa una smorfia: bene, l’ho offeso.
<< Ehi, ti dico che è così. Comunque domani, prima delle lezioni, ti farò vedere come me la cavo! Quest’estate mi sono allenato un sacco con gli altri… Beh, ci vediamo domani, Dojimi. Ah, e vedi di non tardare! >> Mi saluta sorridendo e se ne va.
<< Non tardare eh? Uhm, se ti becco…! >> Dico sottovoce, ma credo che abbia capito.
Ah, ancora con quel nomignolo. Sono stufa di quel ragazzo, non ne posso veramente più.
Lo seguo con gli occhi fino alla fine della strada.
In un certo senso… sento di essergli molto legata.
Sto per girarmi ed andarmene anch’io ma all’improvviso mi fermo come una statua di pietra.
Un momento, ha detto domani prima delle lezioni, quindi quando ancora non c’è nessuno nel cortile della scuola, e questo vuol dire… Esplodo e urlo, dicendo:
<< CHE COOOOSA??? DA S-O-L-I???? >> Molti uccelli, sentendomi gridare, scappano dagli alberi e per di più i bambini del parco vicino si mettono a piangere… che disastro!
Incomincio a correre, non so nemmeno io il perché. Raggiungo casa, vado in camera e mi chiudo a chiave andando pian piano a terra con la schiena appoggiata alla porta.
Il cuore parte a mille e non faccio altro che pensare a lui.



CONTINUA...



Nota dell'autrice:

Salve! Come vi è sembrata? Spero non ci siano errori grammaticali e che Doremi non sia venuta OOC! 
 Comunque fatemi sapere, magari con una recensione! XD
Grazie per aver dedicato del tempo a leggere questo primo capitolo.
Voi che dite? Continuo con Dojimi o faccio anche le altre? ^^
A presto! XD


MaJo_KiaChan_

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Capitolo 2
*** Fa che il tempo si fermi qua... ***


Ojamajo Doremi Before Sixteen

Capitolo II : Fa che il tempo si fermi qua...

Ma perché? Perché..? Ah, tutta colpa di quel libro!
Oh, sì certo. Adesso do la colpa agli oggetti!
Imbranata, stupida!
Mi giro mille volte nel letto, senza trovare pace.
Uffa, sono solo capace di cacciarmi nei guai… Come vorrei usare la magia. In questo modo potrei fermare il tempo in un istante! Ah, perché Tetsuya ha chiesto di vedermi questa mattina? Sicuramente per vederlo giocare a calcio ma… qualcosa mi dice che c’è dell’altro. Argh!! Svegliati Doremi! Lui non ti ha mai ritenuta una bella ragazza, è inutile che ti opprimi con tutte queste domande!
<< C-cosa? >>
MA CHE MI PRENDE??? Io non provo un bel niente per quell’essere, chiaro? A me interessa solo…il calcio, sì è così!
Sto delirando...
Chissà cosa stanno facendo le mie care amiche, adesso. Oh, giusto. Ovviamente staranno dormendo… sono io l’unica stupida che non ha dormito tutta la notte e che ancora non riesce a trovar sonno!
Matta! Per poi pensare a chi? A… Lui!

_____DRIIIIIIIIING!!!!!!!_______

<< Aaaaah!!! >> Quella sveglia! Mi fa saltare sempre dal letto…
Che ore sono? Le sette? Ma è prestissimo: la scuola è qui vicino e io non so perché… oh, si certo. Colpa sua! “Vedi di non tardare” uffa..! L’avevo impostata a quest’ora per non arrivare tardi al suo “incontro”.
Beh, meglio sbrigarci. Mi lavo e mi metto la mia nuova divisa. Ancora non riesco a crederci: è bellissima, che bel colore poi. Blu indaco…
Ok, se mi fermo ancora a pensare con la testa tra le nuvole, finirò per non arrivarci più. Muoversi!
Scendo le scale velocemente, portando un braccio in avanti come un giocatore di rugby che deve portare il pallone fino alla meta, e saluto tutti: << Pistaaa!!! >>
La mamma, incredula di vedermi alzata a quest’ora, mi chiede: << Stai già andando a scuola, Doremi? >>
<< Sì! >> Rispondo secca io, stando sempre sullo stesso punto ma con le gambe che cercano di proseguire.
<< Sicura di sentirti bene, cara? Non è che hai la febbre? >> Fa papà.
<< Macché! Sto benissimo! >>
<< O sta per nevicare o Doremi ha un appuntamento! Hihih!!! >> Dice ridacchiando la mia sorellina Pop. Uffa, sempre ad impicciarsi in fatti che non la riguardano!
<< Zitta Poppu! Oh, insomma! Volete farmi andare per una volta in orario a scuola sì o no? >> Chiedo allora io, con occhi lacrimanti da teatro.
<< Oh, sì… ma >> interrompo bruscamente mia mamma dicendo << Ok, a dopo allora! Ciao!!! >> ed esco da casa.
Devo fare in fretta, ho perso fin troppo tempo.
<< Anf, anf, anf! >> Che faticaccia! Sto sudando per quel tipo, ancora non ci credo!
Ecco, lo vedo! Sta facendo i palleggi col pallone sulle gambe… o quello che è. Non sono mica un’esperta di calcio, io!
<< Ehi!! >> Gli urlo correndo.
<< Dojimi! Finalmente sei arrivata! >>
Sembra felice. Ferma il pallone e con uno scatto da vero esperto (Ho detto esperto? Pff…cara Doremi, possibile che tu ci casci sempre? Con un po’…ok, con un bel po’ di allenamento l’avresti fatto anche tu!), lo rialza da terra col piede, tirandolo infine nella porta, facendo “goal ”… certo che ci sarei riuscita benissimo anch’io! Senza portiere poi…
<< Ed ecco a te Tetsuya Kotake, il calciatore che farà scintille tra qualche anno! >> Ah, che fasullo. Che si aspetta degli applausi? Io di certo non glieli faccio!
<< Sei ancora in tempo per un autografo del grande giocatore che hai davanti! >>
<< Puff, ahahahaha!!! Ma come ti vengono in mente certe battute così piene di spirito? Ahaha, sto morendooo!!! >> ah, stavolta non ho resistito!
<< Ehi! Non è una battuta! È la pura realtà, mia cara! >>
<< Senti, tu! >> E mi avvicino pian piano con un enorme sorriso sul viso << il tuo non è stile, è hobby! >>
<< C-come? Ahaha! Vorresti dire che tu, Dojimi, ha più stile di me? >>
<< …C-certo! E non chiamarmi così!!! >>
<< Così come? DO-JI-MI??? >>
<< Arrrrghhh!!! Zitto KO-TA-KEEEE!!! >>
Ci mettiamo a litigare come sempre, uff possibile che sia così infantile? Voto testardaggine Tetsu-kun meno dodicimila! Ah, e io che pensavo fosse cresciuto e che oggi gli avrei fatto vedere quanto sia molto più matura…
Mi sento sprofondare nel nullaaaaa…
<< Ehi Dojimi!!! >>
<< Ancora questo nomignolo? Che cosa vuoi? >>
<< Insomma, hai già rinunciato? >>
<< A cosa, zuccone? >> Mi sta facendo proprio innervosire!
<< Che cosa sapresti fare, viso che ti vanti tanto? >>
<< Ah si giusto..! Certo però che mi fai sempre arrabbiare anche quando non vorrei uffa! >>
<< Guarda che sei stata tu ad iniziare! >> Dice incrociando le braccia.
<< Sta zitto adesso e seguimi >>Lo prendo per mano e mi metto a correre.
<< Che fai? >> Non lo capisce? Eppure all’asilo lo facevo sempre. << Avanti! >>
Entriamo nell’aula di musica e mi siedo sullo sgabello del pianoforte della scuola. Incomincio a suonare “Friends” il testo musicale creato dalla mia migliore amica, Hadzuki-chan… è una melodia che scalda il cuore. Spero gli piaccia.
Mentre suono chiudo gli occhi e ci metto tutto lo spirito necessario. Voglio trasmettere quello che provo in questo momento, anche a lui.
Ah, quei tasti neri e bianchi, uniti dalle dolci note musicali… adoro il piano.
Bene, il brano è terminato e lui sembra sconvolto.
<< Allora, ti è piaciuto? >> dico fiera io, incrociando le braccia.
<< ... >>
<< Che hai? Il gatto ti ha morso la lingua? >> Perché non mi risponde? È rimasto senza parole, eh!? AH, un punto a Doremi!
<< Sei…sei brava. Tutto qui! Io ho talento tu hai passione. >>
<< T-tu dici? Beh, è vero: io amo suonare al pianoforte! Ehi, ricordi che nella sala di musica all’asilo suonavamo sempre? >>
Sembra che inizi a capire. E d’improvviso mi fa:
<< Sì è vero. Adesso ricordo! Tu suonavi il piano mentre io ti disturbavo suonando altri tasti a casaccio…che tempi! >>
Sono felice che abbia capito. Questo vuol dire che non ha dimenticato nulla della nostra amicizia! Che bello. Mi sento più sollevata adesso. Dopotutto credo di tenere molto a lui…
<< E io ti inseguivo fino a fartelo rimpiangere: eri una peste! >>
Si mette a ridere insieme a me. Adoro la sua risata, è unica… e poi per una volta ridiamo per una cosa che ci fa ridere ad entrambi e non per un suo dannato scherzetto o presa in giro!
<< Forza! Tra poco iniziano le lezioni >> Lo invito a lasciare quell’aula così simile a quella di una volta.
<< Ok. >> Mi dice con rossore in volto, che strano. Ehi, un momento. Perché rimane ancora lì?
<< …Che ti prende? >>
<< Ecco, io… Rimane il fatto che ho talento!!! >> Dice ridiventando il solito idiota.
Ancora con questa storia?
<< Oh, ma allora sei un-! >> Non riesco a finire la frase che mi ferma dicendo:
<< Ehi, stavo scherzando! Aahaha! …I-io volevo dirti, grazie. Per me è importante tutto questo. >>
Le sue parole sono così dolci. Per la prima volta, sento che avrei voglia di saltargli addosso, abbracciarlo. E invece le mie gambe non si muovono. Che succede? Gli occhi diventano pesanti e qualche lacrima mi riga il viso.
<< Ehi Dojimi, perché piangi adesso?>>
<< …Snif, snif…Davvero per te è importante essere mio amico? >> Gli chiedo continuando a lacrimare, senza una ragione. Cerco di fermare le lacrime coi polsi ma niente, escono una dopo l’altra.
<< Certo. Mi è sempre importato, cosa credi? E ora tirati su… non ti riconosco più sennò! >>
Spalanco gli occhi, non ci posso credere. È davvero lui Tetsuya Kotake? Quel ragazzino che mi faceva sempre i dispetti?
Lo abbraccio forte forte, piangendo sempre di più. Stavolta le gambe si sono mosse da sole, d’istinto.
Sembra molto sorpreso, ma poi sento che mi sorride e cinge le sue braccia intorno a me.
<< Grazie. >> Continuo a piangere senza sosta << Ehi, così mi bagni la felpa!!! >> << Ti…voglio… bene, Tetsuya! >> Cerco di dire tra i singhiozzi… ma che ho fatto? Le parole mi sono uscite da sole…
Lui tira un sospiro, credo sia per la maglia, non saprei. A volte sono una monella! *tiro in fuori una linguaccia*
<< Ah…anche io, Dojimi. >>
Cosa? Ho sentito bene? Ma allora anche lui tiene a me…
Restiamo abbracciati per un po’, ho una strana sensazione... È bello stare tra le sue braccia, mi sento protetta come non mai.

Magia, ti prego, fa che il tempo… si fermi qua.




ANGOLO AUTRICE *che sta piangendo come una fontana*

Allora…Come vi è sembrato questo capitolo?
Troppe lacrime? A me personalmente mi è piaciuta descrivere la parte dell’abbraccio tra quei due! ^.^
Solo non vorrei che così Doremi e Tetsuya lo capiscano subito che si vogliono più che bene…ovvero che si amano!
Non vorrei correre troppo, sia per la mia fic, che per stare ai passi del light novel! Ma so che se continuo così, non riuscirò a seguirlo.

Quindi, in tal caso, chiedo perdono!
Baci e al prossimo capitolo
Oh, giusto!
Un ringraziamento speciale va a coloro che stanno leggendo la mia fic e in particolare chi l’ha messa tra le seguite tra cui: Aiko_Laury, bel97, gattina04, maryellen, Miliko_Akiko chan, missredlights e _Silvia123_
e inoltre ColbaltRedQueen, per averla messa tra le preferite!
Grazie a tutti! :’)


Ps: l'immagine di sopra non mi appartiene; l'ho presa da questo indirizzo: http://www.pixiv.net/member_illust.php?mode=manga&illust_id=23235453 Pss: Scusatemi per l'enorme ritardo! Vi prometto che il prossimo capitolo sarà postato prima!!! <3

MaJo_KiaChan_

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Capitolo 3
*** Il litigio ***


≈ Ojamajo Doremi Before Sixteen ≈

 


Capitolo III: Il litigio.

Volete sapere come è andata a finire quella giornata? Beh, è finita come le altre...
Eh sì, proprio così. Sapete, è buffo: quando si desidera con tutto il cuore che un giorno speciale non finisca mai, accade il contrario. Perché il tempo deve scorrere così velocemente? Perché non posso più fare incantesimi? Come vorrei tornare la ragazzina felice delle elementari… già, quella che era un’ apprendista strega e che al signorino Kotake non ci pensava mai!
Comunque, dopo parecchio tempo (non saprei definire bene quanto) abbiamo sciolto quell’abbraccio e ci siamo guardati negli occhi per alcuni istanti. Sentivo le mie guance farsi sempre più calde e capii che stavo arrossendo di brutto. L’ho incitato subito a tornare in classe, e così abbiamo fatto. Mentre camminavamo per il corridoio della scuola attorno a noi non c’era altro che silenzio. Dopo quello che era successo non me la sentivo proprio di parlare e così, credo, nemmeno lui.

***

Ci aspettavano le ultime due ore di storia e grammatica giapponese: io le avevo passate sbuffando o guardando fuori dalla finestra a farmi chissà quali film in testa sull’abbraccio di poco prima. Per mia solita fortuna, poi mi sono beccata anche l’ennesima sgridata dal sensei. Ah, che giornataccia!
Sì, tutto qui. Né più né meno. Cosa vi aspettavate? Anzi, cosa mi aspettavo? Quell’abbraccio è stato solo un gesto d’amicizia…
Sospiro e sento che il mio sguardo diventa sempre più triste.
Ah, meglio non pensarci più (anche se so che non sarà facile)! Mi sta venendo mal di testa a forza di pensare a quel cretino che ancora non capisce i miei sentimenti!
STOP, aspetta! Come, come? Chi ha mai parlato di sentimenti?
“Tu, cara Doremi!” Oh, bene adesso ho anche la coscienza che mi parla…
“O avanti, ammettilo!” Che cosa?! “Che ti piace!” No, non è vero! Finiscila di torturarmi e vattene dalla mia testa!
Uff, ci si mette pure la vocina nel mio cervello…
Bah, come mi sento stanca. Meno male che oggi è domenica e non si va a scuola.
Mi stendo sul letto e guardo fissa il soffitto bianco.
Che cosa mi era preso ieri? Forse avevo la febbre… Sì, deve essere così. Ho fatto proprio una figuraccia: mi sono messa a piangere e non la finivo più di stringere la sua maglia… Aaaah! Non ci capisco più niente! Ma perché capitano tutte a me? Che vergogna! Che vergogna!!!
Già. Però mi sentivo al sicuro vicino a lui. Era così caldo, e poi la sua felpa aveva un profumo unico… Oh, insomma basta! Perché penso sempre a lui, ai suoi occhi che ci sprofonderei dentro ogni volta? Ecco! Mi sto di nuovo scervellando su Tetsuya-kun.
Prendo il cuscino e me lo metto in faccia.
Uff, il silenzio mi opprime… e nel vero senso della parola! Non c’è nessuno in casa: mamma è uscita a fare la spesa, papà è ovviamente al lavoro e quella peste di Pop… beh, è col suo nuovo fidanzatino al parco giochi.
Ma come diavolo fa ad avere già dei ragazzini attorno? Uff, sono la solita sfortunata, goffa e pasticciona che non piace a nessuno. Argh, ma non è proprio giusto! Ho molti pregi oltre che i difetti!
Uff. Uff. Uff. Ufffff!!!

Chissà che ore sono. Oggi non ho proprio voglia di alzarmi.
Che faccio? Sono sfinita, eppure non ho fatto ancora niente e la giornata è appena iniziata! Che pigra che sono…

***

Accendo la televisione: nulla non c’è nemmeno un programma decente.
Uhm, ho deciso. Chiamerò Hazuki-chan!
Prendo il cellulare e digito il numero della mia migliore amica. È da un po’ che volevo sentirla, ma lo studio ha portato molti sacrifici ultimamente.
Ah, la linea è occupata.
Questa non ci voleva. Sono la ragazzina più sfortunata del Mondo!
Ancora questa frase… che ricordi! Credevo che passando alle medie sarei cresciuta e invece.
“Sei sempre la solita”, le parole di quella peste di Poppu continuano a rimbombarmi la testa. Comincio a pensare che forse dovrei cambiare…

***

<< Adesso basta! Te lo dico per un ultima volta! Il mio nome è Dojimi! >>
Ma che ho detto? Mi metto subito le mani sulla bocca.
<< AHAHAH! Alla fine l’hai ammesso è? DO-JI-MI -chan? >>
<< Ma si può sapere perché ce l’hai sempre con me? Che ti ho fatto? >>
Mi guarda perplesso e si fa serio e, come se stesse in un film, con occhi luccicanti e sorriso smagliante (che faccia da schiaffi!), mi fa:
<< Perché ti ho sempre amato…>>
CHE COSAAAAAAAAAAAA???

***

<< Ah… ahh!!! >> sono caduta dal divano! Oi, oi…!
Ah, questo non sarebbe successo se non l’avessi sognato!
“É perché ti piace!” Ancora tu? Scioooh! Via dalla mia testa.
Arrgh, diavolo, Tetsuya-kun! Probabilmente me la starai mandando tu ogni santo giorno, vero?
Ho deciso, da domani cambierò. Non ci sarà più la solita “Dojimi” sbadata, diventerò finalmente una vera e propria ragazza delle medie!

***

DRIIIING!!!
Come? È già lunedì mattina?! Ma io ho ancora sonno!
Ah, ancora cinque minuti! Dopotutto non sarà mica così tardi, no? Mi accuccio con la testa sotto il cucino e mi godo ancora un po’ il dolce tepore del mio letto, finché sento la mamma che dalla cucina mi dice:  << Doremi, tesoro! È tardissimo se non ti affretti non arriverai in tempo neanche oggi! >>
<< Sì… sì! >> i miei occhi cominciano ad aprirsi e guardano tranquilli la sveglia che ha suonato poco prima…

<< Ah, sono ancora le 7:49… CHE COSA?! >>
Salto giù dal letto e mi vesto in fretta. Per la corsa non faccio in tempo a farmi i miei odango e, mentre scendevo le scale per andare in cucina…
<< Fate largo, sono in ritardo!!! Waaaaaaaaaaaaaaaa!!! Oh, oi, oi, oi, oi! Ah, che botta! >> …cado dalle scale. Toh, un’altra delle mie solite cadute. E vai! Ah, che allegria.
<< Ecco, è caduta! >>, fa Poppu mettendosi le scarpe, già pronta per uscire.
<< Doremi, stai bene? >>. Ed ecco il solito padre preoccupato seguito a ruota dalla mamma. Ogni giorno sempre le stesse cose!
<< Sì, sì! >>, dico. Mi rialzo e pulisco la divisa della scuola media… che cosa ho detto? S-scuola?? Oh, cavoli! Devo uscire subito!
<< Non mangi? >>
<< No, non posso mamma. A dopo! >>
Corro ed esco di casa come una ricercata. Ah, possibile che ogni giornata sia sempre uguale? Odio la mia routine quotidiana! Ehi ma, ora che ci penso, da oggi non dovevo cambiare essere una vera ragazza delle medie? Oh beh, iniziamo bene.
Faccio ancora qualche passo, ed eccomi arrivata all’istituto. Meno male che questa scuola è più vicina di quella elementare… non oso pensare a quale ora sarei arrivata lì.
“Sono in ritardo! Sono in ritardo! Pista! Fatemi passareeee!”Penso per tutto il tempo cercando di non urlarlo come sempre.
Ehi ,ma… perché c’è tutta questa gente oggi? Ah, già la riunione con i genitori.
Uffa, fatemi andare in classe, sono in stra-ritardo! Tra la folla cerco di aprire un varco per procedere. << Mi scusi signora, dovrei passare… grazie! >> guarda qua che sono costretta a fare per entrare in aula… << Permesso… Ah, finalmente! E ora di corsa! >> ma proprio lì…
<< Ehi… ehi! Frenaaaa! >> fa una voce familiare.
<< Ehi tu, moretto spo-sta-ti!!! >> alla faccia del cambiamento.
Ma non si toglie. Aspetta… non si toglie? Riapro piano gli occhi. È come se tutto si muovesse a moviola.
E…e…SDENG!
Gli cado sopra.
<< Ah… un’altra botta! Scusami…T-Tetsuya??? >> oh, no! Sono caduta su quell’imbecille? Ma in che razza di situazione mi vado a cacciare ogni volta? Siamo rossi entrambi ma, fortunatamente, scioglie subito il ghiaccio con le sue solite uscite.
<< Ah, come hai detto? Un’altra botta? Ahahaha! Quante volte cadi al giorno impiastro? >>
Approfitto della battuta e mi scanso di razzo riprendendo la cartella.
<< Non sono affari tuoi! E ti ripeto: il mio nome è Doremi Harukaze, nel caso ti fossi scordato! >>, dico indicandomi col pollice della mano destra.
<< Mmm… la solita frignona che non capisce neanche un briciolo di senso dell’umorismo! >>
<< Ah, taci… non hai nemmeno un po’ di sensibilità! Oh, povera me, sono in ritardo! Ed è tutta colpa tua! >>
<< Ehi, colpa mia? Ma sei stata tu quella che mi è venuta addosso! Dovresti almeno chiedermi scusa, ti pare? >>
<< Ah,  e va bene. Mi dispiace… contento adesso? >> uff, vuole sentirsi sempre quello che ha ragione!
<< Molto, cara la mia Dojimi-chan! >>
<< Oh, devi finirla KO-TA-KE! >> Divento così arrabbiata che sento uscire fumo dalle orecchie e dal naso, come un toro impazzito.
<< Sì, sono io… >> che tono da strafottente!
<< I-io ti arrrgh…! Ah, non osare ripetere ancora quel nomignolo ed avere così tanta confidenza con me, chiaro? Vedo che con te i buoni modi non funzionano… VA BENE! Mi hai sentito? È stata tutta colpa tua!!! Se non mi fossi stato d’intralcio ora sarei in aula e… >>
<< Che stiamo facendo qui? >>
La voce del professore? No, non può essere il nostro sensei, vero?
<< Harukaze-san! Kotake-san! Andate subito in classe. Siete in ritardo e continuate a chiacchierare come niente fosse? Vi meritate una lezione! >>
È il nostro professore…
<< Ah, ehm, ci scusi sensei! >> Facciamo un breve inchino di scusa.
<< Resterete fuori dalla classe per l’intera ora di storia con due secchi d’acqua. E che non accada mai più, chiaro?! >>
<< Chiaro, sensei >> fa Kotake mentre io annuisco con un “sì sensei”.
E adesso eccoci qui, nel corridoio della scuola. Ancora una volta in castigo… ma la cosa peggiore è essere ancora una volta da sola con questo scemo.

***

<< Ehi, disastro… >> incomincia lui mentre stiamo ancora fuori dalla classe.
<< Che vuoi?! >>
<< Ora che ci penso… Come mai oggi niente odango? Hai deciso di cambiare look per trovarti un fidanzato? >>
Argh! Certo, come no! L’ho fatto per trovarmi qualcuno, ovvio! Possibile che vuole sempre farmi saltare i nervi e… farmi star male?
Continua poi a parlare nonostante la mia occhiataccia gelida.
<< Ehm… Non che me ne importi qualcosa, ovvio! Certo poi chi vuoi che prenda una pasticciona come te?! Ahahaha Che caso perso! …Ehi, mi hai sentito? >>
Bene, così sarei una pasticciona che non si prenderebbe nessuno, un caso perso.
D’improvviso sento la mia rabbia trasformarsi in dolore, sento il mio cuore cinto in una stretta. Tengo gli occhi chiusi e a stento cerco di non far uscire le lacrime. Decido comunque di non fargli vedere quel che sto provando ed incalzo dicendo:
<< Basta! Per una volta smettila! >>. Si è spaventato, spero però che non mi abbia sentito anche il sensei in aula. Continuo a voce più bassa  << Punto uno: caro il mio simpaticone, non sono in vena di fidanzati! Punto due: non lo verrei certo a dire a te! E per finire, punto tre: fatti gli affari tuoi! >>. Tetsuya rimane lì fermo, a guardarmi, mentre io mi metto seduta, con le gambe strette al petto, rivolta dall’altra parte a ignorare ogni suo richiamo.
Come può essere così stupido…? Aaah! Ma perché esisti, Tetsuya!?

***

Argh…
<< Sono tornata! >>  e ancora ho i nervi alle stelle…
<< Doremi vuoi una fetta di torta al… >> alla fine finisco per interrompere mia madre con un brusco:
<< No! Lasciatemi stare… ho voglia di star sola ora! >>
Salgo le scale e vado nella mia camera. Ripenso per la millesima volta a quella scenata a scuola…
“ Hai deciso di cambiare look per trovarti un fidanzato? Certo poi chi vuoi che prenda una pasticciona come te?! Ahahaha Che caso perso!”
Mi butto sul letto.
<< Tetsuya, io per te… sarei davvero un caso perso? >>. Sento le lacrime rigarmi il viso. Inizio ad avere gli occhi pesanti e lucidi. Finalmente posso piangere.


Nota dell'autrice:

Ciao a tutti!!
Mi dispiace tanto se ho fatto l'ennesimo ritardo col capitolo e spero vi sia piaciuto. :)
Ho abbandonato la fic per un po', sia a causa della scuola (che aimè sta per ri-iniziare T_T) che per la poca ispirazione...
Ma il quarto capitolo è già bello pronto! Ne vedremo delle belle! :D
Spero continuerete a seguirmi così numerosi. A presto <3
Vostra

MaJo_KiaChan_

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Capitolo 4
*** 'Mi dispiace' ***


≈ Ojamajo Doremi Before Sixteen ≈
 

Capitolo IV : "Mi dispiace"
 

Piove ancora...
Non c'è nemmeno un raggio di sole oggi. Con questa malinconia mi ci voleva proprio!
Entro in casa e poggio l'ombrello all'entrata. Come sempre saluto tutti; mi dirigo in camera e inizio i compiti per scuola.
Sbuffo. "Con questo tempo chi riesce a studiare?" mi dico di continuo.
Socchiudo gli occhi e mi soffermo per la millesima volta a pensare quel dannato litigio.
I giorni seguenti sono passati come se niente fosse accaduto… beh, diciamo che per lui non era poi successo nulla, “il solito battibecco” avrà pensato, ma per me è stato diverso. Non è stata affatto la litigata di sempre.

Non ho più parlato con lui, neanche un “ciao”, nulla. Credo che se la sia presa per questo, ma non me ne importa molto.
Già... che mi importa.
Serro gli occhi. Tutto si fa più buio e finisco col dormire sui libri.

***

 

Martedì 14 Dicembre, ovvero ginnastica alla prima ora, che scocciatura! Ma io so cosa fare in questi casi…
<< Ahio! Ahi, ahi..! >>
<< Harukaze-san che ha? Tutto bene? >>, fa il sensei venendomi incontro.
Cerco di dire una bugia per svignarmela dalla lezione: << Ahi, ehm... Ho un mal di pancia incredibile: posso andare in infermeria? >>
<< Certo, certo. Ehm, facciamo così… Kotake! Chiamatemi Kotake-san. >> chiama il professore.
CHE COSA!? PERCHE’ LUI?
<< Subito sensei! >>, risponde veloce Takao Nakamura-kun, il migliore amico di Tetsuya fin dall’asilo.
<< Ma, ma… Non si scomodi! I-in effetti sto già… >> non riesco a finire in tempo la frase, ed ecco che “il calciatore provetto” mi soccorre dicendo:
<< Oh, povera Dojimi… avrà sicuramente il mal di pancia per i funghi che le ho fatto assaggiare durante la strada verso la scuola! >>
<< Funghi?! >>, chiede il sensei insieme a tutti gli altri alunni.
<< Ma che accidentaccio stai dic- >> mi preme le mani sulla bocca e poi mi prende in braccio.
<< Sarà meglio che vada, sensei. >> E così, con l’annuire del professore e dei nostri compagni non proprio sicuri delle parole di Tetsuya, ci dirigiamo verso l’infermeria.

***

<< Ma che fai? Mettimi subito giù! >>
Non parla, continua solo a camminare e a tenermi tra le sue braccia. Ok, hai vinto tu… come sempre. Non mi dimeno più, rimango zitta anch’io fin quando non entriamo nella piccola sala dell’infermeria, dove mi fa sedere sul lettino.

La signorina Yatsuko non c’è adesso. Forse è andata alla sala del secondo piano a parlare con le altre sensei.
Mentre continuo a pensare all’infermiera e su dove possa essere, ecco che Tetsuya parla per primo.
<< Bene, ora ti deciderai a rivolgermi la parola dopo una settimana che mi eviti… >> Metto le mani conserte e le gambe strette al petto come quel giorno. Non rispondo. Non ne ho voglia… Prima voglio le scuse per quella stupida litigata.
Si poggia con le schiena al muro e tiene mani incrociate dietro la nuca con gli occhi chiusi, la sua solita posa del tipo “non me ne frega niente”.
Poi ne apre uno e, vedendo che non gli rispondo come sempre, continua a parlare con fare più arrabbiato: << Ti decidi a rispondermi? Allora, signorina che ha il mal di pancia… come sta? >>
Non se lo ricorda? Non capisce che non gli parlerò finché non si scuserà per quel maledetto giorno?
Oh, già! Per lui non ha avuto nessun effetto. Mentre io piangevo, stavo male, non riuscivo perfino a dormire la notte… il mitico calciatore che faceva? Semplicemente non lo sapeva, viveva normalmente. Avrà pensato: “Ho fatto la mia battutina quotidiana” oppure “L’ho fatta arrabbiare per l’ennesima volta. Ah, che felicità!”
Non riesco a trattenermi e urlo: << Argh, quanto sei stupido! >>
<< Cosa? Ti ho aiutato a saltare la lezione di ginnastica e tu- >>, ma io lo fermo: << Io sono stufa di te! >>, ancora con gli occhi gonfi e le labbra che tremano.
Ripenso a quella frase, così arrogante, così offensiva e comincio a piangere, stavolta non mi importa nulla. Piango, voglio sfogarmi una volta per tutte. Voglio far sentire le mie urla al mondo intero e a lui.
<< Doremi…io…>> cerca di accarezzarmi la spalla ma lo scanso via con la mano mentre risprofondo nel pianto ora più silenzioso.
<< Sei ancora arrabbiata per quella volta? >> mi chiede sedendosi sul letto accanto a me. Wow, l’hai capito finalmente!
Piango ancora e mi giro dall’altra parte: il mio sguardo ora è fisso al calendario primaverile della stanza, mentre la mia guancia è sulle mie ginocchia. Non voglio guardarlo negli occhi, non ne ho la forza.

<< Sei ancora giù per quella volta? Mi rispondi? >>
Chiudo gli occhi continuando a rigare il mio volto di lacrime amare. Lui si avvicina di più, vuole vedere il mio viso ma non glielo permetterò: mi alzo, non voglio più avere a che fare con un tipo come lui.
<< Dove vai? >> Mi prende per il braccio cercando di fermarmi.
<< Sono una bugiarda, ricordi? Non ho bisogno di stare qui dentro, non sto male. E ora fammi andare! >>
<< No, adesso stai qui ferma a sentirmi! >> Mi volto rassegnata con lo sguardo fisso al pavimento. << Se ti ho turbata con quella frase, ecco, sì insomma… mi dispiace. Sono uno sciocco, hai ragione. >>
<< Questo già lo sapevo, grazie! >> faccio con fare arrogante cercando di mollare la sua presa dal mio braccio. Poi, mi lascia andare e incalza dicendo:
<< …uno stupido che non sa mai cosa dire, o meglio… cosa dirti. >>
Cosa dirmi? Non capisco.
<< Argh, sono uno stupido, stupido! Non volevo farti soffrire ma come sempre io- >>, e batte il pugno sul muro per la rabbia.
<< Io rovino sempre tutto! >> ribadisce nuovamente con un altro colpo.
Ma cosa gli prende? Non l’ho mai visto così in colpa come oggi.
Cerco di fermarlo: << Basta così, Tetsuya! >>, ma lui continua ancora. Deve fermarsi subito o si farà male. << Smettila! >>
Gli prendo velocemente entrambe le mani prima che si faccia male seriamente colpendo per errore un chiodo.
<< No.. i-io..! >> lo faccio tacere con uno sguardo implorante. Si ferma sempre quando lo faccio. Gli guardo subito la mano,
<< Ecco, lo sapevo! Hai tutte le dita arrossate. Ci penso io… Ah, guarda adesso chi è quello che sta male. >>
Prendo il panno dell’infermeria nel cassetto, lo bagno con dell’acqua e del disinfettante e lo poggio sulle sue nocche rosse.
<< Ahi! >> fa lui dolorante. Gliel’avevo detto di fermarsi.
<< Mmm… non fare più una cosa del genere! >> sembro una mamma che sgrida il figlioletto capriccioso; lui si rassegna e si lascia finalmente curare.
<< Comunque… >> dico respirando tesa. Dopo pochi secondi però continuo più decisa: << Non fa niente. Sei il solito sciocco, è vero, ma so che agisci sempre senza pensarci. Ti conosco, Tetsuya. >>, sorrido a mala pena. Faccio per guardarlo, ma d’improvviso abbasso lo sguardo di scatto…
<< Ma… io- >> non finisce la frase che lo procedo cambiando discorso, questa volta cerco di fare un sorriso decente.
<< Vedrai, ti sentirai meglio. >> Poggio il panno su un tavolino lì vicino e accarezzo delicatamente la sua lesione.
<< E adesso: “Magia, magia, e il dolore vola via!” >> La stessa frase, la stessa formula magica che gli dissi quando eravamo piccoli. Mi guarda sorpreso e se ho visto bene, ha fatto anche un sorriso. Sono felice.
Gli bendo la mano con cura. D’improvviso, ripenso a quel giorno in cui ho pianto così tanto… forse sono stata troppo dura con lui.
<< Ti chiedo scusa, Tetsuya; se c’è un idiota tra noi quella sono proprio io. >>
<< Come?! >> mi chiede stupito lui.
<< A volte mi capita di essere troppo sensibile e finisco col piangere a dirotto per una sciocchezza. >>, cerco di sorridere nuovamente.
Volge lo sguardo da un’altra parte. Si accarezza la nuca con fare teso e poi parla:
<< N-no, sono io che ho sbagliato. >> Sembra stia combattendo con se stesso. È come se volesse mettere da parte il suo orgoglio per un istante. Cosa vorrà dirmi?
Ferma la mia mano che sta bendando la ferita e intreccia le sue dita alle mie. D’istinto arrossisco al contatto.
<< Perdonami, tu sei perfetta così. Sei e rimarrai la mia Dojimi preferita! >>
Che cosa?? IO sarei p-perfetta? Wow…ma è un… aspetta! Sono la sua che cosa?
Sorrido comunque.
<< Uff, il nomignolo te lo potresti risparmiare una volta? >> io intanto faccio finta di non aver sentito la frase di poco prima e continuo a girare le bende sulle nocche.
<< E poi non è vero… qualcuno che ti ama c’è eccome >>
*STRMM*
<< Cosa? >> Credo di non averlo sentito bene. No, non può aver detto quella cosa.
<< AHI! >> Oh, capperi ho stretto troppo la fascia!
<< Oddio, scusami! >> dico temendo di avergli fatto ancora peggio la ferita.
<< Potresti stare più attenta, no?Ahh… >>
<< Ti ho già chiesto scusa! Comunque dicevi? >> si rifà rosso:
<< Eh? Nulla, nulla… >> ok, meglio così…
Siamo rimasti in silenzio per qualche secondo, e solo adesso ci rendiamo conto delle nostre mani ancora unite. Imbarazzati, sciogliamo subito quell’unione.
Che ci succede in questi giorni? L’imbarazzo sta avendo il sopravvento di recente! Prima l’abbraccio di qualche settimana fa, poi ora le nostre mani cinte insieme… non capisco.
…Che mi stia innamorando di Tetsuya Kotake?

ANGOLO AUTRICE:

Buonasera a tutti!
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto.
Che ne pensate, forse questo Tetsuya è un po' OOC? L'ho reso troppo sweet? *-*
Beh almeno si è fatto perdonare! XD
Fatemi sapere se vi piace, magari con una recensione! Che sono sempre gradite :D
A presto <3


MaJo_KiaChan_

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Capitolo 5
*** Ci sono io con te - Prima Parte - ***


≈ Ojamajo Doremi Before Sixteen ≈

Capitolo V : "Ci sono io con te" -Prima parte-



È il cinque di Marzo e un altro anno sta per iniziare. Spero solo che non mi ritrovi nuovamente in classe con quel testone, sennò addio pazienza!
Bene, eccomi ai cartelloni delle sezioni. Ha… Harukaze… Harukaze… eccomi!

<< Sono nella seconda classe sezione B. Perfetto. Adesso vediamo chi c’è insieme a me. Bene, Nanako e Kayoko ci sono poi il resto non credo di conoscerli. Peccato saremo solo noi tre della mia vecchia sezione… e Tetsuya? Ko… Ko…Kotake, trovato. Sì, purtroppo. Benissimo, ci sarà anche lui. >>
<< Anch'io sono felice di riaverti in classe con me! >> Mi rigiro.
<< BUUU! >>
<< AAAAH! >>
<< Ahahah!! Buongiorno disastro! >>
<< Ma dico sei impazzito?! Comparirmi così d’improvviso dietro le spalle. Per caso mi volevi far prendere un colpo? >>
<< Eh, che esagerazione! Per chi mi hai preso? Sei stata tu a urlare come una pazza. >>
<< Che cosa hai detto?! >>
<< Ahahaha! E dai stavo scherzando, Dojimi! >> certo, certo. Intanto quella che ha rischiato di prendersi un infarto sono io.
<< Ah. Ah. Divertente! >> dico io mentre lui, di tutta risposta, fa una linguaccia… Una linguaccia? Una linguaccia?!
<< Sei proprio uno spasso! Beh, ci si vede in classe. >>
<< Non ci arriverai intero. >> dico sottovoce.
<< Come? >>
<< Scappa finché sei in tempo, Tet-su-ya!!! >>
 

***

<< Anf…anf… >>
Maledetto…! Fortunatamente per lui non ho nessuna voglia di correre di prima mattina. Dopo due giri sono già stanca morta.
D’improvviso un rumore mi risveglia dai miei pensieri: è il preside che parla al altoparlante dell’istituto.
Tutti gli studenti si rechino nell’aula teatro per l’assemblea di inizio anno.
Ci risiamo. Tutti gli anni sempre così: il primo giorno dobbiamo subirci i discorsi infiniti del preside. Le lezioni inizieranno da domani…

***

Martedì 6 Marzo

Mi domando perché a ogni anno che passa sia sempre più facile dormire a lezione. Forse sono solo io e la mia poca voglia di studiare che andiamo a braccetto. E poi matematica! Di tutte le materie proprio questa in prima ora? Tutti quei numeri…equazioni… rischio di dormire da un momento all’altro… aaaugh! Che sonno…
<< Ahi! >> ma che cosa...?
Mi è arrivata una cartaccia in testa. Scommetto che è quel Tetsuya. Mi giro e lui fa segno di aprire il foglio di carta che mi ha lanciato.

Lo guardo con una faccia da “ma sei scemo?” ma poi apro il foglietto.

 SE CONTINUI COSI’ FINIRAI PER ADDORMENTARTI!
SU, SU DOJIMI! PENSA CHE SAREMO ANCORA UN ANNO INSIEME!
AHAHAH, E SVEGLIATI!
T.K.

 

Però, non pensavo potesse essere così… idiota! È proprio vero: in questo mondo non finisci mai di stupirti!

Scommetto che avrei fatto un bellissimo sogno. Ah, è tutta colpa sua! Anche se… in effetti un po’ ha ragione. Non posso dormire e pensare ad altro durante le lezioni! Devo stare più attenta!
Sono stata davvero io a pensare tutto questo?

<< Harukaze-san! >>, mi risveglia dai miei stessi pensieri la sensei di matematica. Oh, sì giusto! Sicuramente vorrà farmi ripetere i passaggi dell’espressione a voce alta. Mi alzo e dico:
<< Sì, due per cinque fa dieci. Questo lo moltiplico per la metà del secondo membro… e poi ehm… veramente non mi ricordo più come si fa! >> Ahh, solo a me capitano di tutti i colori!?
Ecco, appunto. Eravamo passati a geometria. Come punizione per non essere stata attenta, mi manda fuori dalla classe.
Tutti ridono, come sempre. Sì, anche Kotake ride di gusto, era ovvio!
…Va bene, esco!
Ah, me la pagherai anche per questo, Tetsuya! Uff. Uff. Uff!!!

***

Finalmente posso rientrare in aula. Ahh, non ce la facevo più a reggere quei secchi pesanti! Anno nuovo… stessa storia.
Mi siedo al mio posto stanca morta. A volte credo veramente che tutte le sfortune del mondo capitino solo a me!

***

Le ore passano molto lentamente, come sempre. Come vorrei stare beata a casa adesso! Anzi, vorrei che fosse direttamente già estate!
Sì… magari! Sfortunatamente per me mancano ancora parecchi mesi.
<< Bene, potete andare. >> Ah, finalmente!
Preparo la cartella, sono finite le lezioni.
<< Che giornataccia! Primo giorno e già in punizione… Sono la ragazzina più sfortunata del mondo! >> dico fuori scuola dopo aver fatto un enorme sospiro.
<< Ehi, pasticciona. Ci sono problemi? >> mi fa Tetsuaya-kun. Che tempismo…
<< Ah, tu non parlare! >>
<< Che ho fatto? Ti ho svegliato dai tuoi sogni, bella addormentata! Guarda che se non era per me la punizione era anche più pesante. Finivi che ti sgridava sia per non essere stata attenta che stavi dormendo come un ghiro. Comunque che hai? >>
<< Ah, lascia stare… >>
Mi sento un peso enorme sulle spalle. Sarà la depressione di mezza età? Se mi sento già vecchia ora figuriamoci a-
<< Dai, ti accompagno a casa. >> è ancora qui? Credevo se ne fosse andato. Perché mi segue sempre come un cagnolino di recente?
Mi riprendo dalla “depressione” e incalzo:
<< No, grazie. Non mi perdo mica, sai? >>
<< Sicura? Oggi mi sembri più imbranata del solito, non vorrei che- >>
<< …Ti stai preoccupando per me?! >> lo interrompo incredula.
<< Ma no… che vai a pensare! Cioè non devi offenderti, intendevo->>
<< Tranquillo… >> ehi, ma adesso crede che mi offenda sempre? Beh, non mi conosce per niente.
<< Cosa? >>
<< Senti sarò anche imbranata ma non sono così sfortunata da avere il ladro fuori casa ad aspettarmi. Che vuoi che mi capiti? Faccio praticamente la stessa strada ogni giorno! >>
<< Sì, ma il telegiornale ieri sera ha detto che da queste parti ultimamente ci sono dei malviventi… >>
<< C-cosa? >> sta cercando di farmi impaurire per caso? Da quando abito qui, e quindi da sempre, non ci sono mai stati casi del genere. Il mio è un quartiere tranquillo! Riprendo quindi decisa: << Ah, senti se ci saranno problemi -cosa altamente improbabile- vorrà dire che ti chiamerò, ok? >>
<< Va bene… Aspetta! Hai il mio numero? >>
<< Sì… cioè no. >> appena mi da il numero sembra più sollevato… beh, almeno non mi tormenterà più!
<< Ok, Doremi-chan. Ci vediamo domani! >>
<< Sì, sì. COSA? Da quando mi chiami… >> se n’è già andato << …per nome? >>
Ah, vorrà dire che le mie preghiere sono state finalmente esaudite! Certo… adesso però è meglio andare a casa prima che la mamma mi riempia di domande sul perché ho fatto ritardo!

***

Come immaginavo. Sono a casa e non è successo nulla. Il solito scherzetto idiota e non riuscito di Kotake.
Ah, quando la smetterà!?
<< Sono tornata! >> dico come sempre, ma nessuno mi risponde. Si sente solo il televisore acceso. Che sciocche non l’hanno neanche spento.
C’è un biglietto sul tavolo della cucina…
 

Vado a fare la spesa. Ci vediamo tra poco.
Mamma ♥

 
Evviva… pensavo di trovare il pranzo già bello che pronto, e invece!
Oh, e questo? Vedo un altro bigliettino. Ci scommettevo che era quella peste di Poppu.
 

Vado al compleanno di Nanako.
C’è perfino Kimitaka alla festa! Non vedo l’ora di rivederlo dopo tanto.
Nella mia assenza cerca di non fare guai, sbadatona! u.u
Poppu <3

 

Ma guarda qua che razza di sorellina che mi ritrovo!
Sorrido. Almeno lei ha già le idee chiare. E ti credo. Ne avrà avuti milioni di fidanzatini!
Beh, per lo meno se la passa meglio di me. Io solo cotte mai corrisposte! Oh, e quante ne avrò avute? Se le elenco sarebbe una lista lunghissima. Dunque… c’è stata la cottarella per Igarashi, (oh, il mio adorato Igarashi!!! Già, peccato solo che si è fidanzato…), Shingo (già fidanzato anche lui), quella per Shinzo (Don Giovanni da quattro soldi! Anche se quello che più mi attirava di lui/fattoria erano le mucche! Ah, quanto amo le bistecche!), ovviamente quella per Akatsuki (che non ho più rivisto purtroppo), poi Kot-

<< STOP! Non starò mica per dire Kotake, vero? Bene, meglio che mi fermi prima di sparare una cavolata. >>
Ah, ma che mi prende? Sarà la fame, senza dubbio. Parlare di bistecche mi fa venire l’acquolina in bocca…
<< Però… >>

D’improvviso ripenso a ciò che aveva detto Tetsuya:
“il telegiornale ieri sera ha detto che da queste parti ultimamente ci sono dei malviventi…”
Certo, come no! Chi vuoi che ti creda… E-e se invece avesse ragione?
<< Ah, non mi devo fare influenzare dalle sciocchezze di quel ragazzino! >> Dico convinta poggiando la cartella vicino all’ingresso.
Poi il mio sguardo cade sulla messa in onda del telegiornale. << Nel vecchio quartiere di Misora, case e negozi derubati di ogni genere alimentare o tecnologico, ladri pronti a tutto. “Questa è la crisi dell’anno che invita i malviventi a rubare sempre più spesso” ha detto il commissario Takeshi Hiroto… >>
Passo alcuni istanti imbambolata alla televisione e…
<< AAAAAAAAAAH!!! >>
Ok, Doremi stai calma. Un bel respiro profondo…
E se la mamma fosse in pericolo? Oh, mio Dio!!!
D’improvviso sento dei rumori… un vaso che cade e dei passi.
Qualcuno adesso sta bussando alla porta.
Cosa faccio?! Prendo la scopa in mano e lentamente mi avvicino all’ingresso. Chiudo un occhio e con l’altro osservo fuori grazie allo spioncino della porta.
C’è un uomo vestito di nero… Bene. Cosa vorrà?
Che posso dire? Ok, non dirò nulla. Farò finta che non ci sia nessuno in casa. Tranquilla Doremi, ce la puoi fare.
Sembra abbia rinunciato e se ne sta per andare quando…
 

E se le mangi ti piaccion di più. Solo con le caramelle di Too~ru!

 
IL. TELEVISORE. Quella stupida pubblicità ha un volume altissimo! Cavoli se n’è accorto.
Ribussa alla porta. Piccoli “tock-tock” di seguito.
Ho paura… non riesco a muovermi. E adesso tremo. Fantastico. Ok, Doremi pensa a qualcosa che faccia ridere… Raganella! Con Hazuki-chan funzionava.
 “Raganella, Raganella, Raganella, Raganella…”
Aaah! Non funziona, non funziona! L’unica soluzione è… NO! Non posso chiamare Tetsuya. Sarebbe come se avesse avuto sempre ragione lui e di sicuro me lo rinfaccerà per il resto della vita!
Ma… ho bisogno dell’appoggio di qualcuno. D’improvviso, l’uomo smette di bussare. Ha rinunciato? Sento altri rumori.
Osservo di nuovo l’occhiello. È- è ancora lì. Si guarda intorno. Non c’è nessuno…
Prendo la borsa di scatto. Ho troppa paura! Ah, ma dov’è quel dannato cellulare?!
Eccolo… immetto il numero e dopo un suo “sì, chi è?” rispondo sottovoce:
<< Tet-su-ya! >>
<< Oh, Dojimi! Come posso aiutarla? >>
<< C’èunuomovestitodinerochebussaallaportadicasamia!! >>
<< Cosa? Ripeti più piano. Non ho capito niente. >>
<< C’è-un-uomo-vestito-di-nero-che-bussa-alla-porta-di-casa-mia… >>
<< E tu apri. Sarà pubblicità! >>
<< Ma sei impazzito? Ti prego Tetsuya… ho bisogno di qualcuno. In casa ci sono solo io. Oh, no! >>
<< Doremi-chan!? >>
<< Sta cercando di aprire la serratura della porta. Ho paura. Ho paura. Ho paura. Ho paura!! >>
<< Ok, calmati. Respira profondamente. Non farti prendere dal panico, ci sono io con te. >>
<< No che non ci sei! >>
<< Shh, fai piano! Arrivo lì tra poco. >>
No, non deve: quel tipo è un colosso per lui! E poi scommetto che è capace di sparargli subito!
<< Aspetta! Ti prego, entra dalla porta posteriore, ti apro io. Fammi sapere quando arrivi. >>
<< Ok, non mollare, capito? >>
<< Sì. >>

***

Sono passati alcuni minuti e ancora non arriva. Ah, ma perché non ho più la magia!
Mi vibra il cellulare dalla tasca. Un messaggio da parte di Kotake-kun:
 

Sono qui, ho visto quel tizio.  Aprimi o lo faccio fuori.
 T.K.

 
Corro subito dall’altra parte della casa. Tremo ancora come una foglia ma il solo pensiero che ci sia qualcuno con me mi fa stare più tranquilla.
<< Dojimi! >> fa lui sottovoce.
<< Ti apro subito. >> giro lentamente la chiave della porta ed eccolo che entra come un fulmine facendomi chiudere subito l’entrata.
<< Fiuh >> fa lui.
<< Tetsuya! Ho avuto troppa paura! >> piango abbracciandolo d’istinto.
<< Ci sono io qui con te, non preoccuparti. >>
<< G-grazie… >> cerco di dire tra i singhiozzi.
<< Shh, non è il momento ora per i ringraziamenti. Andiamo. >> Dice sicuro di sé.
Si toglie in un attimo le scarpe e corriamo insieme mano per mano verso la porta d’ingresso.

CONTINUA…


 

ANGOLO AUTRICE:
Ehilà! Sono tornata dopo una marea di tempo. Vi chiedo perdono!
Il fatto è che da una parte la scuola scocciava come sempre e dall'altra le vacanze mi attiravano sempre di più al mio caldo lettuccio :3 ^^
Comunque in questi giorni sto continuando la fic e mi sono portata avanti di due/tre capitoli. Stavolta avevo intenzione di terminarla prima tutta e poi postarla, così che non facessi ritardi madornali ^_^ Spero di farcela!
Tornando al capitolo!
Spero con tutto il cuore che vi sia piaciuto. Ovviamente ci sarà presto il continuo dato che l'ho già terminato.
Ultima cosa: avete notato che mi sono fatta aiutare da un maghetto di nostra conoscienza per trovare un nome decente alla pubblicità delle caramelle?
Non ve l'aspettavate, eh? XD
Ahahah!! In effetti nemmeno io: quando l'ho scritto sono schiattata dal ridere come una scema! :')
Ora vado sennò rischio di fare più lunga l'angolo autrice che il resto. Fatemi sapere se vi piace ;)

Baci <3


MaJo_KiaChan_

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Capitolo 6
*** Ci sono io con te - Seconda Parte - ***


≈ Ojamajo Doremi Before Sixteen ≈

Capitolo VI : "Ci sono io con te" -Seconda parte-
 

<< Morirò! Moriremo entrambi! “La tragica fine di due studenti delle medie.” Già lo vedo l’articolo!!! >>
<< Ah, Dojimi, sei sempre la solita frignona! Lo sai che devo andare là fuori sennò resteremo bloccati qui per sempre… e togliti dalla mia gamba! >>
Lo guardo con due occhi pieni zuppi di lacrime. Ha una faccia del tipo “ti prego, credi in me.” Non so più che fare… decido alla fine di togliere la presa alla sua gamba e rimango seduta a terra. D’improvviso mi faccio seria:
<< E-e se ti facesse del male…? >>
<< Tranquilla, so badare a me stesso. Va tutto bene. >> mi fa l’occhiolino.
<< Ohh, no che non va bene! Tu non capisci! >>
<< Capire cosa? >>
Che mi prende? Mi sento… in imbarazzo? Con lui sono sempre riuscita a parlare spontaneamente.
<< È… è che… anche se sei il ragazzino più sciocco e immaturo che abbia mai conosciuto, io- >>
<< Oh, bene questo mi rende unico! Su adesso fammi andare… >>
<< Io ci tengo a te!! >>
Improvviso silenzio. Nessuno dei due parla, ci fissiamo solamente.
<< Cioè… che hai capito? Io… >> si abbassa anche lui e si avvicina sempre più a me.
<< Ho capito quello che tu ti ostini a non capire. >>
Le sue due iridi blu… si avvicinano.  << Doremi-chan… >> Non so distogliere lo sguardo, non capisco più nulla e poi…
<< Dobbiamo aprire quella porta. >>
<< EH. S-sì, hai ragione… >> rimango di sasso. Ah, ma che mi aspettavo? Svegliati Doremi!
<< Forza! Ho con me il mio pallone: gli farò vedere io chi è il goleador dell’istituto Misora. Tu aprirai la porta al mio segnale, d’accordo? >> sembra così sicuro di sé…
<< M-ma che hai intenzione di fare?! >>
<< Aspetta e vedrai. >>
Annuisco anche se ancora un po’ incerta. Certo che gli vengono solo a lui queste trovate…
<< Al mio tre: uno. Due. Tre! >> La porta è spalancata e Tetsuya ha mirato dritto in fronte all’uomo chino alla serratura della porta! Sembra familiare… soprattutto quell’aggeggio che ha in mano che stava usando a mo’ di chiave. Ma cos’è?
<< OHI, OHI! >>
<< Un amo per la pesca?! Tsk, fattelo dire come ladro sei proprio sprecato! >> faccio subito io non appena il misterioso uomo cade a terra.
<< E il grande capitano delle squadra di calcio ha segnato, signori e signore! Bel lavoro, Dojimi! >>
<< Sì, sì… ora non cominciare a vantarti però! >>
<< Ah, un po’ più di spirito di squadra, impiastro! E ora vediamo che faccia ha questo “ladro”. >> gli alziamo la testa prendendolo per i capelli. Sembra uno di quei film gialli dove si viene a scoprire chi è il malviven- Ehi, un momento! Ora che lo vedo meglio, quello è…
<< PAPÀ?! >>
<< Che cosa?! >> fa Tetsuya lasciando subito la presa dai capelli, facendogli sbattere nuovamente la testa a terra.
<< Ouch…ohi che dolore, povero me! >> fa mio padre a terra con un bernoccolo pulsante in fronte.
Cavolo, che situazione…

***

<< Ma insomma! Poteva dircelo che era lei, signor Harukaze! >>
<< Eri perfino tutto incappucciato e con la mascherina per il raffreddore! Ma dico volevi farlo proprio a posta a far prendere un infarto alla tua povera figlia?! >>
<< Ehm… ma no, no che dici! Vedi, io ho cercato di chiamarti, Doremi-chan: bussavo e bussavo e nessuno rispondeva. Pensavo che non eri in casa e chissà quando potevi ritornare dato che mi avevi detto che andavi a casa di una tua amica. >>
<< Ah, già me ne ero dimenticata. Povera Shiori! Sono la solita. >>
Mio padre annuisce convinto mentre si tiene stretto alla testa il cubetto di ghiaccio.
<< …Così volevo contattare la mamma, ma mi sono poi reso conto di avere il cellulare scarico. Mi sono guardato in giro; non c’era nessuno che passava e quindi ho cercato di... >>
<< E le chiavi? >> continua Kotake.
<< Stavo giusto per dirvi che le avevo lasciate a casa. >>
<< Ah, questa sbadataggine mi ricorda qualcuno… >> mi sussurra Kotake all’orecchio.
In cambio gli lancio un’occhiataccia gelida mentre mio padre continua il suo infinito discorso che sento sì e no volentieri.
<< …Ho provato ad aprire col mio amo che uso per pescare. E per prenderlo dal borsone che mi porto sempre dietro ho colpito per errore un vaso. Ma poi voi- >>
<< Sì, sì ok ma dire semplicemente “ehi, Doremi ci sei in casa, sono papà”? Ti risultava tanto difficile? >> questa me la deve spiegare!
<< Ah, Doremi-chan lo sai che sono raffreddato! Ho perfino la mascherina e non ho quasi più voce. >>
<< Quindi…Tutte quelle paure… >>
<< Tutto questo tempo sprecato…>> fa Tetsuya.
 << PAPÀÀÀÀ!!! >> urlo come una matta per poi svenire per la rabbia.
 

***

 
Mi risveglio nel letto. Cosa mi era successo?
<< IL LADRO. TETSUYA! >>
<< Ehi Dojimi, calmati. >>
<< Come faccio a calmarmi? Me lo spieghi? >>
<< Ah, poverina è ancora sotto shock! Uno, due, tre prova? C’è qualcuno lì dentro? >> fa lui battendo dei colpi sulla mia testa.
<< Ehi, smettila! Piuttosto, fammi ricordare tutti i fatti avvenuti… >> faccio con una faccia da detective e la mano sotto il mento.
<< Aspetta, ma davvero non ti ricordi più nulla? …Dai dì qualcosa. >>
<< Dunque… c’era il ladro e quindi ti ho chiamato. Sei entrato dal retro, io ti ripetevo che avevo paura. Siamo andati verso l’ingresso, poi però volevi picchiarlo e- >>
<< Sai andare al punto? >>
<< E… aspetta! Sono ancora sotto shock, l’hai detto pure tu! Ah sì, alla fine era quello sciocco di mio padre che aveva dimenticato le chiavi a casa! >>
<< Finalmente ci sei arrivata. >>
<< Taci… >>
Beh, meno male. Alla fine si è sistemato tutto. Non ci sono mai stati ladri e… Aspetta ma allora!
<< AH-HA! >>
<< Che ti prende?! >>
<< Avevo ragione io! Non ci sono mai stati ladri qui in giro! Ho vinto la scommessa! >>
<< Oh, certo… >>
<< E non è tutto. Te lo rinfaccerò per tutta la vita, mio caro! >>
<< Eh? È questo il modo di trattare il tuo migliore amico che ti viene a salvare dal pericolo? >>
Migliore amico? Non ci avevo mai pensato veramente. In effetti è stato sempre presente nei momenti di bisogno ed ha avuto la faccia di venire fin qui solo per me. Sorrido, pur continuando a scherzare come se non avesse detto niente.
<< Quale pericolo? La tua brutta faccia? >>
<< Argh! Domani faremo i conti, Dojimi! >>
<< Perché domani, te ne vai già? >>
E perché adesso dico questo? Cioè io non lo sopporto a scuola, vogliamo farci pure le ore extra insieme a lui? Credo che dormire troppo mi faccia male.
<< Vuoi che rimanga ancora? >> si ferma incredulo.
<< Ah, ah. Ti piacerebbe! Certo che… n-! >> vengo fermata bruscamente da mia madre che spalanca la porta della camera come se niente fosse.
<< Ma certo che puoi, caro! >>
<< Mamma?? Che ci fai qui? Sei già tornata dal supermercato? >>
<< Sì. Ed ho notato che c’è stato un malinteso per colpa del mio maritino adorabile… CHE HA OSATO ANDARE A PESCARE ANCHE QUESTA VOLTA SENZA DIRMELO PRIMA! >> improvvisamente sale del fumo sulla testa della mamma.
<< Eh…eh mammina! Non ci stavi dicendo che lui non- >> faccio impacciata.
<< Ah, sì. Puoi rimanere a cena, ragazzo. >>
<< MA-!! >> cerco di ribadire prima che lei mi preme la bocca con la mano.
<< OH, ma davvero signora? Lei è davvero una persona ospitale! >> Ma guardate che faccia da santarellino! Tutte scuse. Vuole solo rompermi le scatole anche fuori scuola, ma che idea brillante. Si avvicina a me e sottovoce fa: << Dovresti prendere esempio da tua madre, lei sì che è gentile! >>
<< ARGH! >>
<< Allora è deciso! Vado a preparare la cena…! >> e se ne va trionfante. Dico ma ce l’hanno tutti con me?
<< Ok, allora chiamo subito mia madre e Takao per dirgli che non vado alla sua festa ma che resto qui. >>
<< Aspetta, aspetta… Takao compie gli anni? Ma scusa, è il tuo migliore amico, devi andarci. Non ti sto costringendo a rimanere, anzi... >> diciamocelo, puoi andartene quando vuoi!
<< Troppo tardi. Ho già inviato i messaggi. Allora mi aspetto che la cena sia pronta alle otto prima della partita, capito Dojimi? Ah, poi voglio una bella bistecca fumante! >>
<< Cosa?? Guarda qua che pallone gonfiato! Uff. Uff. Uff. Uff!!! >> faccio le mie solite faccette.
<< Ahahahah! Sei uno spasso! >>
<< Argh, non sai quanto ti detesto, Tetsuyaaa!!! >>

 ANGOLO AUTRICE:
Ed eccoci qui con la seconda parte!
Eh già,
Kelly Neidhart e AmyRose avevate ragione sul ladro xD
Mi dispiace comunque se ho deluso Kelly: Akatsuki l'avrei messo volentieri (sono una sua fan, infondo ^^) ma con OD16 avevo dei paletti (ahimé) da rispettare ^_^"
Sai quante cose avrei voluto anticipare o stravolgere...
Beh, almeno sono riuscita ad aggiornare un po' prima del solito! Spero vi abbia fatto piacere :)
Ringrazio tutti quelli che leggono, seguono e recensiscono questa fic :3
Grazieee! <3
Al prossimo capitolo (che è fin'ora il mio preferito e non vedo l'ora di farvelo leggere :D)
Byee!
Vostra
MaJo_KiaChan_





 

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Capitolo 7
*** Serata a casa Harukaze ***


≈ Ojamajo Doremi Before Sixteen ≈
 


Capitolo VII : Serata a casa Harukaze


Cosa abbiamo imparato da ieri, cara Doremi? Che non dovrai mai, e sottolineo, MAI più invitare Tetsuya a casa a cenare! Oh, mammina… non ho chiuso occhio tutta la notte.
Perché? Beh, perché giocava la nazionale di calcio. Tetsuya e mio padre sono stati tutta la serata a urlare come due ossessi. Già, si è unito anche papà. Ma la cosa più difficile da digerire è stata che Kotake ha mangiato la mia bistecca!!!
E vi assicuro che non è stato per niente divertente.

~ Flashback ~
 


Ah, che stanchezza. Oggi è stata proprio una giornata stressante… ci voleva pure quello zuccone a casa mia!
<< Che idiota sono stata ad invitarlo! Chissà che mi sarà preso… >>
Uhm, sono le sei meno un quarto. Prima della cena ci vuole ancora un po’ quindi in teoria potrei anche farmi un pisolino… Awww, ma sì, perché n-

TOCK - TOCK

<< Avanti! …Oh, ciao mamma! >>
<< SHH!!! >> Mi zittisce subito. Con fare cauto si gira intorno, e poi entra nella mia stanza.
Mi alzo in piedi, che le prende?
<< Bene, non c’è il tuo amico nei paraggi… >> Capirai che scoperta. Starà sicuramente vedendo la televisione.
Mi risiedo e con fare annoiato dico:
<< E allora? >>
<< Allora? Ah, guarda che l’ho notato, sai!? >>
<< C-che cosa?? >> Si avvicina e si siede sul letto accanto a me.

<< ...Mi sono accorta che gli piaci!! >>
<< EH?? >> ma siamo matti?
<< Però non ne sono sicura. Per questo dovrai fare colpo su di lui stasera stessa a cena! >> Oh, misericordia!
<< Ma che dici? A me quel tipo non interessa proprio. E se gli piaccio (cosa ALTAMENTE improbabile) sarà lui quello che dovrà fare un passo avanti! >>
<< Ah, piccola mia. Si vede lontano un miglio che ti interessa. Sapevo che c’era qualcosa tra voi due fin da quando eravate piccoli. >>
<< MA NON È VERO!!! >>
<< Mi ricordi tanto me quando ero giovane. Nemmeno io volevo accettare il fatto che mi piacesse tuo padre. Ma poi… >>
<< Lo so, lo so. Lo ripeti ogni volta: lui non si è fatto mai avanti e tu poi gli hai dato una lettera. >>
<< Esatto. Sai, quando le persone sono molto timide, è difficile che seguano il proprio cuore e non l’orgoglio. Può darsi che Tetsuya ha lo stesso problema. Cerca di avvicinarti maggiormente a lui, magari si aprirà di più con te. Comunque, fa come ti sembra più giusto. Non voglio essere troppo invadente. >>
<< …Tranquilla mamma. >>
<< Dai, ti lascio in pace. Ah, ricorda che tra poco devi prepararti! Lavati, sistemati per bene e soprattutto indossa qualcosa che lo attragga! >>
<< Non eri tu quella che poco fa mi ha detto che non doveva essere troppo invadente? >>
<< D’accordo… hai ragione tu. Riposati allora. Intanto vado a fare la spesa. Ti compro un bella bistecca? >>
<< Sì!!! Ti prego comprala! Ho già l’acquolina in bocca! >>
<< Ok. Oh, un’ultima cosa: cerca di non farmi fare brutte figure a cena, intesi? Comportati bene, altrimenti sai che figura ci farei con le altre mamme dei tuoi amici! Soprattutto quella di Tetsuya! Glielo direbbe sicuramente… >>
<< Ehi, ma me lo dici come se combinassi sempre guai! Beh, in effetti qualche volta sì… ma mi comporterò bene, sta tranquilla. >>
<< Questa è la mia bambina! Grazie tesoro! >> E mi abbraccia forte, forte. Sorrido. La mia sì che è una mamma fuori dal comune! Ma le voglio comunque molto bene.
Dopo si alza, mi aggiusta il letto e chiude la porta.
<< Ciao… >> faccio dopo un enorme sospiro.

Vestirmi in modo attraente per qualcuno? Non ci avevo mai pensato.
Apro l’armadio.
<< Beh, non sarà un’impresa tanto facile! >>

***

Tanto per far felice alla mamma, mi sono fatta la doccia ed ho trovato una graziosa maglia a manche corte e un paio di pantaloncini. Ad essere sincera non ho molta scelta nel mio armadio: sto crescendo a dismisura e tutto ciò che non mi va più se l’è confiscato Pop. Per i capelli, invece, ho lasciato i miei due odango.
Scendo velocemente le scale che portano al salotto e mi giro. Toh, avevo indovinato! Lo conosco fin troppo bene. La partita sta per iniziare e sembra che Tetsuya non aspetti altro. Sta lì fermo davanti allo schermo della tv, quasi si volesse tele-trasportare nel campo. Che ragazzino immaturo…
Ripenso per un istante a ciò che mi aveva detto la mamma poco fa.

<< Mi sono accorta che gli piaci, sai? >>

Ah, bella questa! Io che piaccio a Kotake…? Ma per favore. Non accadrà mai!
“ E tu cosa provi per lui?”
Ah, ci si mette pure la vocina fastidiosa! Vattene!

“…”
<< Wow… è davvero sparita. Beh, un punto a mio favore. >>

***

È tutto pronto e servito a tavola. Mamma mia, quanta roba!

<< Quando vostra madre ci si mette, è proprio un asso ai fornelli!! >>
<< Verissimo papà! >> Fa Poppu prendendo una fetta di pane.
<< Oh, che gentili che siete! E tu Tetsuya, che ne pensi? >>
<< Penso che è veramente tutto ottimo, signora Harukaze! >>

“Ma guardalo, come fa il lecchino a tua madre! Mi fa venire il voltastomaco”
<< Ah, non dirlo a me. >>
<< Cosa, Doremi? >> Fa papà.
<< EHM… no niente! È-è tutto squisito mammina! C’è anche la bistecca, vero? >> Cambiamo discorso, per piacere...!
 Ah, quella caspita di vocina che viene e va quando le pare! Che sia la mia coscienza?
<< Sì, ed è anche al burro! Lo sai quanto costano queste bistecche, caro? Sono andata dal macellaio e pensa un po’? Me la voleva far pagare il triplo del supermercato! Fortunatamente sono riuscita a… >>
Scosto il viso da un’altra parte. Quanta chiacchiera… mia sorella beve dell’aranciata, mio padre ascolta sì e no la conversazione, io faccio lo stesso e Tetsuya?
I miei occhi incontrano i suoi. CAVOLO! Mi rigiro rapidamente. L’ennesima figuraccia. Perché sono così tesa?
“Perché sei un’idiota, ecco perché!”
Grazie.
“Nulla”
Però, che occhi profondi che ha…
“Ok, fammi capire. A te piace e a lui piaci ma nessuno dei due vuole ammetterlo? Ah, quanto siete carini!! Proprio uguali, uguali. ”
TACI! Fammi fare un’altra brutta figura e te ne pentirai amaramente!
<< Capito, Doremi-chan? >> Mi fa Tetsuya. Da quando mi chiama così dolcemente?
“Ti piace…!!!”
<< MA CHE CAVOLO STAI DICENDO!!! >> Mi alzo all’improvviso e sbatto le mani sul tavolo.
Oh, capperi…

***

Mia mamma mi prende per il braccio e mi trasporta in cucina.
<< Cosa ti è successo? Vuoi farmi fare la parte della mamma che non sa educare sua figlia? >>
<< No, no! Scusami. Non so davvero che mi è preso. >> Eh, già. E come spiegarglielo poi? Mi prenderebbe per pazza… ah, ve lo dico io! È Tetsuya che me la manda ogni santo minuto!
Torniamo a tavola e mi scuso, ma sembra che alla mamma non basti: << Visto che sei stata così scortese con il tuo amico, gli darò la tua porzione di bistecca! E sparecchierai la tavola dopo, intesi? >>
MA…MA! Non potete farmi questo!! La mia bistecca…!
Così, con lacrime agli occhi dico:
<< Va bene. >>

***

Mentre tutti vedono la partita, io pulisco i piatti e me ne sto in pace in cucina. Sapete che vi dico? Meno male che ho avuto questa punizione! Non ho proprio voglia di stare seduta accanto a quell’insensibile che si è mangiato la mia bistecca senza pietà! Per non parlare di quanto urla davanti al televisore…

D’improvviso sento il mio nome.
<< Ehi, pasticciona! Mi prenderesti un’altra tazza di popcorn? >>
<< Ah, mi sono proprio stufata! Vai a prendertela da solo! >> 
<< Doremi…! Il tuo amico è un ospite! E sai come bisogna trattare gli ospiti, non è vero? >> Fa la mamma con fare garbato.
“A pedate nel sedere” avrei voluto dire, e invece no. Sono andata a prendergli ben tre volte quei dannati popcorn! Spero che gli venga il mal di pancia! 

~ Fine flashback ~
 

 
Capite come mi possa sentire adesso? Non ce la facevo davvero più. Tutte a me. Ma cosa ho fatto di male, dico io? Subirmi un idiota per tutta la serata… che nervi! Promemoria: “mai invitare Tetsuya a cena! Te ne pentirai amaramente…”
Forse dovrei dare più retta ai proverbi. Mi pare che una volta la nonna me ne avesse detto uno famoso. Mmh, non ricordo. Forse era “non tutto è come sembra”? No, questa l’ho sentita in un film. Uhm…
<< Ah, come diceva quel proverbio…? >> Faccio sottovoce.
E guarda caso, proprio a farlo a posta…
<< Cosa farfugli da sola, imbranata? Stai ancora dormendo? SU Dojimi! OP-OP! Sei più lenta di una lumaca, corri o non arriverai in tempo! >>
<< Oh, è a te che conviene correre… >> Dico sottovoce.
<< Cosa? >>
<< Vieni qui che ti faccio a fette, Tetsuya!!! >>



ANGOLO AUTRICE:
Ed eccoci giunti al settimo capitolo!
Perdonate il ritardo! T_T Recentemente sono stata molto impegnata ma, grazie a queste brevi ma preziose vacanze pasquali,
ho avuto modo di aggiornare questa fic :)
Mi sono portata avanti di due capitoli che spero di postare il prima possibile u.u
Baci!
MaJo_KiaChan_

P.S:
Nello scorso capitolo vi avevo accennato che questo sarebbe stato il mio preferito. *^*
(non ve ne frega niente, lo so u.u)
Ma dopo varie modifiche ho dovuto dividere il capitolo che altrimenti sarebbe stato troppo lungo.
Snif...
Quindi, l'ottavo capitolo "La partita di calcio" vi aspetta la prossima settimana.
Fatemi sapere se questo vi è piaciuto, mi raccomando u.u
A presto! <3


 

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Capitolo 8
*** La partita di calcio ***


≈ Ojamajo Doremi Before Sixteen ≈

Capitolo VIII: La partita di calcio

 

Più passo del tempo con Kotake più lo sopporto sempre di meno. A volte penso proprio che lo faccia a posta a farmi saltare i nervi ogni singolo istante. Il bello è che per lui è assolutamente normale.
Povera me…
L’unica cosa che mi fa andare avanti è sapere che tra poco è finalmente estate! Il che vuol dire che è anche vicino il mio compleanno, che bello!
Ora che ci penso, Tetsuya mi aveva detto che sfrutterà i prossimi giorni estivi per gli allenamenti. Ah, è diventata proprio un’ossessione il calcio… beh, dopotutto è sempre stato il suo sogno diventare titolare e un giorno un calciatore famoso e io non sono nessuno per impedirglielo.
Come vorrei avere anch’io qualcosa di bello da fare quest’estate. Mamma e papà dicono che andremo alcuni giorni dai nonni e poi faremo un campeggio. Sempre le solite cose! Uff, solo Tetsuya si divertirà, a quanto pare.
E io che volevo approfittarne per vedere le mie amiche! Hazuki-chan però mi ha già riferito che non sarà disponibile prima di agosto, quindi mi toccherà aspettare ancora. Così per le altre.

***

È finalmente l’ultimo giorno di scuola e ci prepariamo tutti per l’estate ormai alle porte. C’è chi parte, chi trascorrerà il tempo con le amiche o col fidanzato, chi studierà ogni giorno (sì, solo delle persone col quoziente intellettivo pari a mille ne sarebbero capaci), chi farà sport (come Kotake) e infine ci sono io, che non farò nulla dalla mattina alla sera, con una voglia irrefrenabile di the.
<< Ho voglia di the al gelsomino! >> Faccio amareggiata distesa sul banco mentre delle mie amiche sorridono e cercano di incoraggiarmi.
<< Su, Doremi-chan. Tra poco potrai uscire e andartelo a comprare. >> Mi fa Nanako.
<< Lo farei volentieri ma non ho nemmeno un centesimo. >> Tranquille, è normale essere la più sfortunata del pianeta. Mi ci sono abituata… credo.
<< Ihih! Sei piena di spirito, insomma, Do-chan! >>
<< Ah, ti ci metti pure tu Kayoko? >>
Ci mettiamo tutte a ridere come non mai.
<< Oh, sono le undici e venti.  É finita la pausa merenda. Noi andiamo ai nostri banchi, tu riprenditi però. Ok, Doremi? >>
Annuisco con un entusiasmo pari a zero. Che ci volete fare? Il caldo mi fa quest’effetto e non c’è nulla, nemmeno Kotake, capace di-
<< Dojimi!!! >>
Mi giro con uno sguardo tenebroso (sì, ce l’ho con lui ancora per quella volta che è venuto a casa mia… o anche da sempre, se vogliamo) ma non resisto e il caldo prevale di nuovo su di me, tornando depressa più di prima.
<< Mmmm…. >>
<< Ehi, che faccetta giù di morale. >>
Uhm?
<< Che… vuoi…? >>
<< Niente. Solo invitarti a vedere la mia prossima partita di calcio contro la squadra del liceo dove gioca anche Igarashi-kun. >>
<< IGARASHI??? >> Mi riprendo in pieno. << Quando, quando, quando, quando? >> dico avvicinandomi sempre si più a lui che, imbarazzato, si sposta subito e fa:
<< E-ehi, non dirmi che ti piace quel tipo? Ma lo sai, testona, che è fidanzato FELICEMENTE da ben quattro anni? >>
<< Maledetto rovina sogni. >> Faccio sottovoce, ma mi ha sentito eccome.
<< Certo, certo… Comunque, apprezzo il tuo entusiasmo di vedermi giocare e->>
<< Ah. Ah. Come no…>>
Mi fa un’occhiataccia brutta e continua:
<< Dicevo. La partita è sabato prossimo alle cinque al campo da calcio della nostra scuola. >>
<< Come? Dovrei tornare a scuola in piena estate invece che starmene a casa con tanto di ventilatore e the al gelsomino? >>
<< Ah, fa come vuoi… ho capito. >> Sembra quasi chesi sia offeso. Uff, come sempre devo fare la brava ragazza a risollevargli il morale.
<< Su, su Kotake! Vedrai che non mi perderò niente… visto come sei scarso! >>
<< Scarso io? >>
<< Oh, ecco ritornato il Tetsuya che conosco! Ahahah! >> Gli dò una pacca sulle spalle e mi metto a ridere come una matta.
<< Ah, stai diventando sempre più come il sottoscritto, sai? >>
<< Ma per piacere… comunque scherzavo! >>
Cosa mi tocca dire per uno sciocco come lui! Ma guardatelo che faccia che fa.
<< Su cosa? >>
<< Ci vengo. >>
<< Davvero? >>
Annuisco e faccio un sorriso. Ecco però che entra il sensei per l’ultima ora di lezione. Ma dopo saremo finalmente liberi!
 

***
 

Sabato 19 Giugno.
 

<< Ah, sono in ritardo! >> Corro come una matta con una busta di carta tra le braccia.
E io che volevo dirgli “buona fortuna” prima della partita. Sono la solita! Se arrivo in ritardo non me lo perdonerò mai.
<< Eccomi finalmente! >>
Ah, meno male. Ancora non hanno iniziato a giocare. Stanno facendo il riscaldamento pre-partita. Posso dargli il mio regalo.

***

<< Ma non arriva più quella sfaticata? >> Fa sottovoce lui.
<< EHI! >> Faccio con tono arrabbiato.
Lui sta per scusarsi ma lo blocco dicendo:
<< Sono qui! >>
Sorrido e non so perché non la finisce più di fissarmi. Si avvicina verso di me.
<< E io non so più come dirti che non dovevi tard- >>
Ah, non c’è tempo! Devo darglielo adesso.
<< Zitto e prendi questa.  >>
<< Una maglia? >>
<< Sì. L’ho comparata ieri al mercatino. Puoi metterla un altro giorno se vuoi visto che oggi hai- >>
<< Stai scherzando? La metto sotto quella ufficiale della mia squadra. >>
Come sono felice! Pensavo di aver fatto una sciocchezza e che non l’avrebbe apprezzata. Adesso che ci penso non ricordo perché l’ho comprata proprio per lui…
<< Tutti in campo tra dieci secondi! >> Fa l’allenatore.
<< Devo andare. E grazie ancora. >>
<< Ok… >>
“Digli qualcosa, scema!”
Cosa?
“C’era qualcosa che dovevi dirgli, no?”
Oddio è vero! Ogni tanto la mia vocina mi salva la vita!
<< Tetsuya, aspetta! >>
Ecco, si è girato.
 “Dillo. Muoviti prima che se ne vada!”
<< Buona fortuna. So che ce la farai. >>
Ah, ci sono riuscita. Ma perché è stato così difficile?
<< Non ti deluderò, Doremi-chan! Se farò un goal lo dedicherò a te, ok? >>
<< Perché proprio per me? >>
Troppo tardi, è già in campo. Bene andrò a mettermi ai posti per gli spettatori.

***

Sfortunatamente la partita è finita due a uno per la squadra avversaria e, dopo un paio di richiami dell’arbitro per la sua testardaggine, Tetsuya-kun non ha fatto neanche un goal.
Credo si sia scoraggiato per questo. Come mi dispiace…

***

<< Torniamo a casa insieme? >> Dico cercando di tirargli su il morale.
Lui fa spallucce. Incominciamo a camminare l’una affianco all’altro con il tramonto alle nostre spalle.
Ha lo sguardo fisso a terra e non so da che parte iniziare. Potrei dirgli che io al suo posto avrei fatto molto peggio in campo… no, non è molto carino. Oppure che è stata colpa della maglia. Già, la maglia! Ah, ma che mi viene in mente!
Però non posso rimanere ancora in silenzio e vederlo in quello stato. Devo reagire.

<< Ehm… Tetsuya. >>
Non da segni di vita. Ok, parlerò a vanvera ma non mi importa.
<< Adesso stammi a sentire per piacere! È finita così: due a uno per la squadra avversaria. È una sconfitta e bisogna accettarla. Devi saper guardare oltre… >> Ripenso a quanto tempo è passato prima che potessi accettare il fatto di non vedere più le mie amiche, la piccola Hanna e la magia. So che si sente perso, inutile. Ma deve continuare e andare avanti.
<< Oggi è andata in questo modo, domani chissà. Quel che sto cercando di dirti è che l’importante non è vincere o perdere. L’importante è divertirsi. Il calcio è solo un gioco, ricordatelo. >>
<< … >> Non risponde ancora.
<< E tu sei stato il capitano migliore che abbia mai visto giocare. Certo ti sei fatto richiamare spesso dall’arbitro, ma hai saputo dar prova di gioco di squadra. Sei maturato, Tetsuya. Ti vedo fare questo sport da quando eravamo in prima elementare. Non ti sei mai stancato o arreso. Perché ora è così? >>
Niente, silenzio totale.
Basta, deve dirmi qualcosa o esploderò! Mi fermo davanti a lui. Rialza lo sguardo e poi lo scosta dall’altra parte.
<< Rispondimi! >>
<< Ti volevo dedicare quel goal. >> Fa sottovoce. << Te lo dovevo. >>
Non capisco… perché ce l‘ha tanto con quel goal?
<< Ma perché? >>
<< Lo vedi? Non capisci niente. Lasciami in pace, frignona! >>
Ah, io sarei la frignona?! Cos’è è ritornato il solito ragazzino?
<< Che cosa?! >> Faccio con tono furioso.
<< Hai capito bene. >>
<< Io mi preoccupo per te e questo è il risultato? Dai più importanza a uno stupido sport piuttosto che a una tua amica? Bene, ti accontento. Ti lascio in pace ma non venirmi a cercare, stupido! >>
<< Ok, tanti saluti. Sai che me ne faccio di te, Dojimi! >>
<< Arrgh! >>
Corro verso casa lasciandomelo alle spalle.
Non ti riconosco più, Tetsuya!
 

ANGOLO AUTRICE:
Ecco qua l'ottavo capitolo! :D

Vi avevo promesso che l'avrei postato la scorsa settimana ma ho avuto dei problemi con Efp, e poi non vedevo più recensioni T.T
Pensavo di aver aggiornato con troppo ritardo e che non mi seguisse più nessuno *Snif* :'(
Ma fortunatamente non è stato così: ringrazio di cuore Miss Selenity e Kelly Neidhart per aver recensito lo scorso capitolo e per avermi incitata a postare presto il seguito! :))
Aspetto comunque i vostri pareri, qualsiasi recensione è bene accetta <3
A presto! ^_^

MaJo_KiaChan_

 

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Capitolo 9
*** Rimorsi ***


≈ Ojamajo Doremi Before Sixteen ≈

Capitolo  IX: Rimorsi.

 

DRIIIING, DRIIING!  

<< Doremi, vai tu a rispondere al telefono, per favore? >> Fa la mamma.
<< Sì…sì. >> dico con fare annoiato.
Sono passate due settimane dalla partita di Tetsuya. Ah, pensare solo il suo nome mi fa ribollire il sangue!
<< Quell’odioso essere, quel cretino che non apprezza niente! >> Dico sottovoce mentre scendo le scale per rispondere al telefono.
Pop mi supera e risponde lei.
<< Sì, qui casa Harukaze… Oh, ciao Hazuki-chan! Da quanto tempo! >>
Quel brutto-
<< CHE COSA? HAZUKI!? Fammi parlare Poppu! >> Le tolgo la cornetta impaziente di risentire la mia amica.
<< EHI! >>
<< Su, su. Poi te la ripasso! >> Le dico sottovoce per poi urlare un forte:
<< HAZUKI-CHAN! >>
Dall’altra parte mi risponde una Hazuki felicissima come me di risentirmi dopo ben nove mesi di distanza.
<< Doremi-chan! Che piacere sentirti. Dimmi, come stai? >>
Come sto? Infranta, depressa, con una pessima voglia di studiare…
<< T-tutto ok… diciamo. >> Sembra abbia percepito quella nota di tristezza nella mia voce e fa:
<< C’è qualcosa che non va? >>
<< Ah, è che… uhm. Niente, casomai te lo dico in privato che è meglio. >>
<< Riguarda Tetsuya? >>
<< COSA? Cioè, sì ma… come fai a sapere che è proprio lui il problema? >> Ah, mi conosce fin troppo bene.
<< Così… intuito. >>
<< Ah, sai sempre capirmi al volo. Certe volte mi chiedo come fai! Ma adesso dimmi di te. Come vanno le cose? >>
Incominciamo a parlare del più e del meno fino ad arrivare all’argomento “scuola”. Le dico che non faccio molti progressi e che infondo è a causa della mia pigrizia…
<< Ma come Doremi-chan! >> fa con un tono da rimprovero.
<< Lo so, lo so… dovrei impegnarmi ma->>
<< Ma? Perché ti sei fermata all’improvviso? >> Come dovrei dirtelo? In questo periodo non faccio altro che pensare a quella testa quadra di Tetsuya, al suo atteggiamento per la partita, per quel goal… non so davvero cosa fare. Se andare da lui e parlarne oppure starmene qui e far passare del tempo. Ah, ma perché sono così complicata!
<< Doremi? >>
<< E-eh, sì! Scusami tanto Hazuki, mi era parso di sentire il campanello della porta suonare. Ehehe… >> invento una scusa, spero non se ne accorga.
<< Mm… non è che mi nascondi qualcosa? >> Ecco, lo sapevo!
<< Chi? Io? No, no ti pare? Ehm… notizie delle altre? >> cambio rapidamente argomento.
<< No, purtroppo… >>
<< Ah… >> Speravo in una risposta positiva e invece nemmeno lei sa qualcosa su di loro. << Mi mancano da morire >>
<< Anche a me… >> ne segue poi un silenzio tomba. << Su, facciamoci forza! Vedrai che ci rincontreremo prima o poi, ne sono sicura! >>
<< Hai ragione… senti, che hai da fare in questi giorni? >>
<< Beh, ecco sì. Devo esercitarmi per un concorso di violino… oh, a proposito è arrivato l’insegnante per la lezione privata di danza. Scusami, devo scappare. >>
<< Wow, sei così impegnata Hazuki-chan. Come ti invidio! Beh, vai pure. A presto! >>
Chiudo la telefonata. Finalmente dopo tanto tempo ho avuto modo di sen-
<< Ehm. Ehm. >> Fa Pop con aria arrabbiata.
<< Ch-che c’è? >>
<< Dovevi passarla anche a me, uffa! Sei sempre la solita scema! >>
Ma con quali modi, trattare così sua sorella maggiore!
<< Uff! Tanto per la cronaca, aveva lezione di violino adesso. Non è colpa mia. Su, fammi salire in camera che devo finire di studiare. >>
Si scansa appena e poi mi fa una linguaccia. Ah, sono così stanca che non ho la forza di ribattere. Com’è dura la vita delle sorelle maggiori!
Risalgo in camera. La chiamata di Hazuki mi ha dato un po’ di forza! Peccato che con le altre invece sia così difficile contattarsi.

 ***

Oh, bene. Il caldo mi opprime… sono tornata la depressa di qualche istante fa.
“Sei giù per il caldo, o ti senti ancora in colpa per aver gridato a Tetsuya quella volta?”
Cosa!? Io non mi sento… in colpa! Se l’è meritato. Fa l’infantile per aver perso una partita a calcio e poi dice a me che sono una frignona. Ah, che ragazzino!
“Ma continuava a dire che ti doveva quel goal… e tu non-"
Oh, ma la smetti? Quando ti deciderai a sparire dalla mia testa!? Io non ne posso più! Sempre “oh, povero Tetsuya! Lo tratti male!” E povera Doremi? Tu non…Non lo dici…! Non me lo dice nessuno!
<< Sigh… >> Ed ecco che comincio a tremare e una lacrima dopo l’altra riga il mio viso. << Era giù di morale per quella partita e come sempre ho solo che peggiorato la situazione! La stupida sono solo io! Stupida, stupida! >>
Prendo il cuscino e me lo metto stretto tra le braccia, ci poggio d’istinto la testa sopra e, dopo alcuni minuti, i miei occhi diventano sempre più deboli e gonfi per il pianto: si fa tutto buio.

***

“Doremi…”
<< Tetsuya? >> È proprio lì, davanti a me.
“Io ti dovevo quel goal… la partita, tutto.”
<< Stai zitto! Smettila di parlare di quella partita. Dimentichiamo tutto e torniamo gli amici di prima… ti prego. >>
“Non posso… “
<< Ma perché? >>
“Doremi. Io dovevo dedicartelo perché… tu sei importante per me!”
<< Cosa?! >> si avvicina sempre di più. << Io sarei important- >>
E mi bacia.
Un bacio caldo e vero…

***

<< AAAAAAAAAAAAAAAAAAH! >> mi sveglio di colpo.
Non è possibile! Non è possibile!
Ok, Doremi calma. Era solamente un sogno… tutto un banalissimo e inutile sogno. Mi tocco le labbra: eppure sembrava tutto così dannatamente reale.
Scuoto velocemente la testa.
<< Basta non devo pensarci! >>
“Ti aveva ba-cia-to!”
<< EHH?? Smettila. Non è vero, non è vero! >> Porto le mani sulle mie guance: sono bollenti. << Ma che mi succede? >>
Mi alzo rapidamente e prendo lo specchio posto sul mio armadietto.
Rossa. Tutta completamente rossa.
Oh, no. Credo di non stare affatto bene. Un bacio! Vi rendete conto? Ho perfino sognato che mi baciava! Ah, ma dove sono arrivata… Colpa di quel film romantico e strappalacrime di ieri sera e del caldo afoso! Non ci sono altre spiegazioni. Adesso devo solo andarmi a rinfrescare con un bel bicchiere di the al gelsomino e tornerò come prima!
<< …Lo spero! >>
Apro la porta della mia stanza e scendo velocemente le scale che portano al piano inferiore e quindi alla cucina.
<< Mamma…! >> Urlo, ma nessuno risponde. Apro il frigorifero e prendo una bottiglia di the.
<< E’ andata al supermercato con papà! >> Mi giro. È la mia sorellina che sta prendendo dei bicchieri dalla credenza.
<< Oh, e tu stai qui a non far nulla? Mi sembra strano. >>
<< Per tua informazione stavo vedendo la televisione con Taki e Mitsuhiko! Ah, e sei pregata di darmi quella bottiglia di the. >>
<< E perché mai? Si dà il caso che volessi berlo io, cara sorellina! >>
<< Beh, sono venuta prima io e quindi spetta a me e ai miei amici! >>
Ma sentitela! Ora non ho più nemmeno il diritto di bere un po’ di the rinfrescante in santa pace? È il momento di farsi rispettare o-
<< E poi perché sei così rossa?! >>
<< Chi? Io? N-non sono rossa! Come ti è venuto in mente? Ehehehe… >> Comincio a fare una risatina isterica, e lei ne approfitta rubandomi la bottiglia dalle mani.
<< Beh, questo lo prendo io. Non vorrai mica farti salire peggio la pressione! Ti do un consiglio: evita di mangiare schifezze fuori pasto e bere bevande piene di zuccheri! >>
<< EHM… Sì, giusto! È la pressione alta e devo stare attenta a… >> Ah, meno male. Almeno non ha tirato fuori l’argomento “amore“…un momento! << Ma mi hai preso per una vecchietta di mezza età!? >>
<< L’hai affermato anche tu che hai la pressione troppo alta… o l’hai detto per nascondermi qualcosa? >> Sta diventando troppo perspicace questa pulce!
<< C-certo che no. Ti pare? E poi cosa dovrei nascondere a una così brava sorellina? Ora… potresti darmi quella bevanda così salutare e rinfrescante? >> Faccio con occhi luccicanti.
<< Uhm… c’è da dire che sei proprio preoccupante. >>
<< Ehi, non cambiare discorso e ridammi il the! >>
<< Dov’è finita la cordialità di poco fa? E comunque no. Questo è mio, arrangiati! Puoi sempre prendere quello in bustina. È pur sempre the. >> Ah, come se fosse la cosa più normale al mondo!
<< Hai la minima idea di quanti gradi facciano là fuori? Ti ricordo che siamo in piena esta->> Eh? Dov’è finita?
 << Ragazzi, ecco il the! >>Fa lei mentre rimango impalata come una scema.
AARGH! Me l’ha fatta… di nuovo.
Ogni cosa, ogni briciolo della mia esistenza è sempre andato a rotoli! Credo di dover incominciare a dare più retta al mio oroscopo. Adesso che ci penso, ieri in televisione ho sentito di sfuggita che il segno del Leone, in questi giorni, avrà parecchia sfortuna! Bene, perfetto! Come se non mi capitasse mai…

***

Accendo il computer e vado su internet. Non ho per niente voglia di fare i compiti oggi. Incomincio a scrivere “Oroscopo” nella barra bianca e invio la ricerca.
Entro in un sito strano… dall’aria magica. In un certo senso mi attrae. Bene, voglio sapere se sarò fortunata nel lavoro! Anche se ne dubito… ecco che esce la risposta.

LEONE: Lavoro - Chiudete la porta alle occasioni perse, ormai sono andate e non ritorneranno. Inutile pensare a treni passati, se siete fortunati il treno si fermerà di nuovo, anche se non sarà lo stesso. Pensate piuttosto a come fare per trovare nuove idee. Avete proprio bisogno di qualcosa di nuovo in mente per riaccendere un po' di creatività altrimenti continuerete a prendere cantonate con le idee degli altri. Meglio sbattere la testa per proprio conto o essere orgogliosi dei propri sbagli!

<< “Se siete fortunati il treno si fermerà di nuovo” …Oh, certo! E da quando sono fortunata!? Ok… tralasciamo queste sciocchezze. Vediamo se clicco qui… >>
…Continuo così per tutto il pomeriggio. Fino ad arrivare all’argomento “amore”.
<< Ecco qua. Dopo di questa sono definitivamente impazzita. Ma cosa mi salta nel cervello? … Amore. Chissà se ho mai provato questo sentimento… Bene, leggiamo: >>

Non vi sono ragioni per le quali in queste giornate non dovreste prendere il telefono e chiamare una persona con la quale avete ancora qualcosa in sospeso. Cosa state aspettando? Di appassire? Forsa e coraggio! I single avranno un po' da fare in queste giornate, soprattutto per rimediare

<< Ok, stop! Non voglio leggere altro. In che razza di sito sono capitata? Perché mai dovrei chiamare qualcuno... rimediare e- >>
“Sai che dovresti farlo.”
Oh, certo. È sempre tutto così facile per te…
All’improvviso sento il cellulare vibrare.



ANGOLO AUTRICE:
E finalmente arriva anche il nono capitolo!
So di avervi fatto aspettare parecchio tempo e mi dispiace un sacco :/ ma spero di aver in qualche modo rimediato e che il capitolo vi sia piaciuto. :)
Una curiosità: tutto quello che ho scritto nell'oroscopo l'ho trovato davvero su Internet! xD E' buffo. Cercavo qua e là per trovare ispirazione e dopo capito su quel sito "magico" come afferma la nostra Doremi. ^u^
Grazie di cuore a chi continua a seguirmi!! :D
Beh, alla prossima!

MaJo_KiaChan_

Ps: da quanto tempo aspettavate il bacio di Kotake, eh? >w>

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Capitolo 10
*** 'Sei proprio una frignona!' ***


≈ Ojamajo Doremi Before Sixteen ≈

Capitolo X: "Sei proprio una frignona!"
 

<< E adesso chi sarà? >> prendo velocemente il cellulare e osservo con noia lo schermo. È un numero sconosciuto… uhm.
Clicco il tasto “rispondi” e do il via alla telefonata.
<< Pronto? >>
<< Pronto signora, buon pomeriggio. Siamo la “Telefoni ora, vinci sempre” >> e all’improvviso parte una strana musichetta vivace. << Come sicuramente saprà, in questi giorni è stato indetto un concorso e siamo lieti di dirle che lei ha vinto! >>
<< Concorso? E quale concorso? Io non… >> dico confusa.
<< Della “Telefoni ora, vinci sempre”, è ovvio! Bene, noi vorremmo consigliarle- >> lo fermo un’altra volta.
<< Senti, io non mi sono iscritta a nessun concorso. Come te lo devo dire? >>
<< MA LEI HA VINTO! Siamo felicissimi per lei, signora. >>
<< Oh, certo e cosa avrei vinto? >>
<< Pensi, lei ha appena vinto… >> cos’è tutta questa suspense? E ora? Ah, ecco che riparte quella musichetta assordante! << Una. Maglietta. Firmata…. “Teeelefoni ora e… più-
>>
Gli attacco subito il telefono in faccia.
“Perché hai attaccato così?”
<< No bistecche. No party. >> dico fiera spegnendo il computer che era rimasto ancora acceso.
“Certo che sei scortese…”
Scherzi? Quei tipi mi tartassano di telefonate ogni fine settimana dicendo sempre le stesse cose! Non ne posso più. Una volta mi hanno chiamato addirittura durante l’orario scolastico e sono finita in punizione! Ah, quanto non li sopporto!
Butto il telefono da una parte e mi ristendo sul letto più nervosa di prima. Metto entrambe le mani dietro la testa a mo’ di cuscino e sospiro. Sono veramente stanca di tutte queste prese in giro, non ce la faccio più!
Alzo lo sguardo in alto e, dato che non ho proprio niente da fare, mi metto a fissare ogni minimo particolare del tetto della stanza.
<< E quella crepa quand’è uscita? Certo sarebbe proprio da ripitturare tutta la camera… >> dico con fare annoiato.
Uff! Sono stufa di restare qui dentro a girarmi i pollici! Mamma, papà e Poppu sono fuori, chi per una cosa chi per un’altra, mentre io ovviamente sono voluta restare a casa per il caldo. Ah, se solo ci fossero le mie amiche non mi annoierei così tanto. Un momento! Potrei chiamare Hazuki-chan! No, forse è meglio di no. Avrà sicuramente qualche lezione privata di violino o qualcosa del genere e non voglio disturbarla.
Sbuffo e chiudo gli occhi con forza. Ora come ora l’unica cosa che mi viene in mente da fare è dormire… Pian piano gli occhi diventano pesanti. << Eh, sì una bella dormita… ci sta bene. >>



BEEEEP, BEEEEP!
<< AAAAH!!!  >>  ecco che perdo l’equilibrio e cado per l’ennesima volta dal letto. << Che botta…! >> Ma chi diamine… aspetta, non sarà un’altra volta quel tipo?!
“Dai, non arrabbiarti. Magari è-“
Oh, no! Stavolta gliene dico proprio quattro! Mi ha fatto pure cadere dal letto! Te lo dico io, tutto questo è contro la quiete pubblica! Io ho i miei diritti!!
Riprendo il telefono e con forza urlo:
<< PRONTO?! >>
<< E-Ehi, Dojimi. >> mi risponde una voce familiare.
<< SENTI TU MI SONO STANCA- >> mi fermò all’improvviso rimanendo di pietra. Quel. Nomignolo…  << OH, MISERIA. >>
“Te l’avevo detto!”
Fiondo il cellulare sotto il cuscino e mi tappo le orecchie con entrambe le mani.
<< Ti prego, ascoltami. >>
Perché sento ancora quella dannata voce? Oh, no. Non dirmi che per la fretta ho cliccato il tasto del vivavoce anziché quello della fine chiamata! D’istinto alzo il cuscino e dico:
<< C-cos’è, ti sono venuti i rimorsi ora?! >>
<< No…cioè… arrgh! Certo che sei proprio impossibile, sai!?>>
<< Uhm, meglio te… >> dico sottovoce con fare nervoso.
Ma come ha fatto ad avere il mio numero di telefono? Oh, ma certo quello stramaledetto giorno in cui Tetsuya aveva sentito in televisione che a Misora girovagava un ladro… Argh!
<< Che hai detto? Non ti sento… >>
<< Ma perché diamine sono così stupida… >> sussurro.
<< Ehi, parli più forte o no? >>
Sapete, a volte basterebbe una museruola e la mia vita sarebbe migliore! Porto il cellulare nuovamente all’orecchio.
<< COSI’ MI SENTI? >>
<< AAAH! Sì, ok, ok. Non ti agitare. >>
<< Velocizzati Kotake, ho da fare! >>
<< Che caratterino… pensavo avessi buttato il telefono da qualche parte o che stessi per chiudere la telefonata! >>
<< Ci sei vicino… Aspetta, aspetta. In effetti potrei anche chiudere la telefonata. >> sulla mia faccia si dipinge uno strano sorrisetto malefico.
<< Non lo faresti. >>
<< Oh, e invece sì. >> annuisco chiudendo gli occhi.
<< Fa come vuoi, Dojimi. Tanto mi sentiresti comunque. >>
Ah, bella questa. Ora basta, mi ha stufato.
<< Come no. >>
<< Guarda che è vero. >>
<< Sì, certo… >>
<< Non mi credi, eh? Allora guarda fuori dalla finestra della tua stanza. >>
<< Sì, sì. Inventane un’altra, Tetsuya. >> mi alzo con malavoglia e sbadigliando sbircio oltre la finestra. << Come se adesso sapessi pure quale stanza è la mi- >> EH?! Allora non era uno dei suoi soliti scherzetti da quattro soldi.
Resto imbambolata per qualche secondo ma poi mi nascondo rapidamente sotto la mia scrivania.
<< Ah, ditemi che non è vero! Ma sì, certo. Starò solamente sognando. È solo un sogno, Doremi, stai tranquilla. Fai un bel respiro profondo… >> esco pian piano dal mio nascondiglio e mi stropiccio nervosamente gli occhi. << Ho solo le allucinazioni… tutto qui… >> Appoggio le mani sulla scrivania attaccata alla finestra e mi sporgo a dare un’ultima sbirciata.
<< AAAAH! Rieccolo! >>
Torno nuovamente alla posizione di prima. Era veramente lui, capperi! E adesso?
<< Beh? Ci sei disastro? >> fa Tetsuya dal cellulare. Mi rialzo con rabbia sporgendomi dalla finestra. Lo fisso per qualche istante e ancora col telefono all’orecchio urlo: << TACI E VATTENE DA CASA MIA! >>
<< No che non me ne vado. >>
<< Oh, sì che te ne vai, te lo dico io! Altrimenti chiamo… ehm, la polizia, ecco! Capito?! >> Sono troppo nervosa, troppo nervosa, troppo nervosa!!
<< Ti ho già detto che non me ne andrò finché non ti deciderai ad ascoltare ciò che ho da dire. >>
Chissà perché ci tiene così tanto a parlarmi… forse vuole chiedermi scusa. No, non credo. Sarà sicuramente un’altra cosa del tipo “non ho fatto altro che giocare a calcio quest’estate e non ho finito in tempo i compiti. Me li fai copiare, vero Dojimi?”.
“Come se tu andassi bene a scuola… ma va!”
Sto cercando di illudermi, va bene?!
<< Ok, ma fai in fretta! >> Devo solo stare calma e-
<< Te lo dico solamente se vieni qui. >>
<< Che cosa?! >>  Ah, altro che calma! E ora perché vuole parlarmi direttamente in faccia?
Mi gratto la nuca e con fare nervoso dico:  << Ehm, non volevi parlarmi da qui? >>
<< Meglio… che tu scenda. >> il suo tono è stranamente deciso e calmo a differenza di me.
<< O-Ok… >> chiudo la telefonata e cerco di prepararmi il più rapidamente possibile.

***

<< Ce ne hai messo di tempo. >>
<< Senti tu, invece di criticarmi potevi parlarmi direttamente dal cellulare, così avresti evitato di aspettare! Uff! >> faccio la mia solita faccia buffa ed eccolo che si mette a ridere, come ogni volta. Mi mancava il suo sorriso…
D’impulso nella mia mente si rifanno vivi i ricordi di quel giorno in cui abbiamo litigato.
“Non capisci niente. Lasciami in pace, frignona!”
Era così arrabbiato. Cosa lo ha spinto a tornare? Perché vuole parlarmi in privato? Senza rendermene conto divento seria: << Avanti, cosa volevi dirmi? >>
Lui smette di ridere e dopo poco assume la mia stessa espressione. Il suo sorriso è scomparso, peccato. Guarda il basso per un po’ e rimaniamo entrambi in silenzio. << Ecco io- >>
All’improvviso si sente un piccolo “beep” provenire dalla tasca dei suoi pantaloni. Deve essere un messaggio. Dà lentamente una sbirciata al cellulare, come se avesse paura che io riesca a leggere il testo dell’e-mail. Uhm, ma che gli prende!?
I suoi occhi si muovono rapidamente. Assume una faccia preoccupata e sussurra tra sé e sé una cosa tipo “ah, è vero che idiota!” Clicca un tasto, forse quello per togliere la schermata, e poi ripone poi il telefono in tasca. È nervoso… bene, non sono l’unica.
<< E allora? >> gli domando seccata alzando un sopracciglio.
<< EH? >> rialza subito lo sguardo, << Oh, sì giusto. Vieni con me! >> mi prende velocemente la mano e inizia a correre per chissà dove.
<< AAH! Ma che fai? Sei impazzito? >>
<< Zitta e seguimi. >> dice deciso. Ogni tanto si rigira e questo mi da i nervi. Perché mi dovrebbe fissare? Un momento, forse non guarda me… Ah, accidenti! Non ci sto capendo più nulla!

***

<< Basta correre, ti prego. Non ce la faccio più… >> Ah, tutta questa corsa mi ha sfinito. Ma dico! Non bastava stare faccia a faccia? Perché mi ha strattonato fino al parco di Misora? Comincio veramente a non sopportarlo più. Se non fosse esistito a quest’ora starei ancora sotto l’aria fresca del mio climatizzatore! UFF!
<< Ok, credo che questo posto vada bene. >>
<< Perché siamo arrivati fin qui?! >>
<< Ehm… niente. Diciamo che mi andava di correre e dato che ti stai ingrassando a forza di rimanere dentro casa- >> lo fermo di scatto.
<< Aspetta, aspetta! Io starei cosa?! >>
<< Ingrassando. Suvvia, Dojimi. Era solo una precauzione. >> Precauzione, sicuro. Questa me la segno, eccome!
<< E certo... >> incrocio le braccia. << Forza, facciamola finita. Dì quello che hai da dire e fammi tornare a casa. Non ho nemmeno chiuso a chiave la porta a causa tua! >>
<< Ancora meglio… >> fa lui alzando le spallucce.
<< Come? >> perché a volte parla così piano? Non lo sopporto!
<< Niente. Ecco… e va bene, adesso ti dirò tutto. >>
<< Oh, finalmente. >>
<< Uhm… >> mi guarda storto ma poi torna il serio di pochi istanti prima. Incomincia: << Ti ricorderai di quel giorno, penso. >>
<< Quale giorno? Ce ne sono miliardi. >> faccio la vaga a posta. Non vorrà tornare su quell’argomento, spero.
<< Il giorno della partita, >> ecco, lo sapevo. È tornato a quell’argomento. << Il giorno in cui abbiamo litigato. >>
<< Oh, eccome se me lo ricordo… e allora? >> dico sottovoce spostando lo sguardo dall’altra parte.
<< Io ti domando scusa. >> fa un breve inchino con la schiena. << Quel giorno, Dojimi, non so cosa mi è successo. Ero convinto che avrei vinto… dopotutto avevo la maglia che mi avevi regalato. Non potevo deluderti. >>
Maglia? Ah, ho capito. Quella che avevo comprato per lui. Quasi me ne dimenticavo… Però, bella scema che sono stata. Io gli regalo le cose e poi... Un momento adesso che ci faccio caso la t-shirt che ha addosso è… la stessa.
Sgrano gli occhi e abbasso lo sguardo sorridendo leggermente. D’improvviso mi fa una grande tenerezza. E io che pensavo che l’avesse indossata sotto quella ufficiale soltanto per farmi piacere…
<< Sai, dopo quel giorno me la sono messa sempre per gli allenamenti e… sì, perfino oggi. >> poggia la mano sulla maglietta e poi sorride. Si gratta nervosamente la nuca  guardando il basso: << È buffo ma mi sentivo un po’ perso se non me la mettevo anche questo pomeriggio. >>
Tetsuya…
<< Credo di doverti anch’io delle scuse. >> sussurro. << Il fatto è che quando ti ho visto così giù di morale non ho potuto fare a meno di provare a consolarti. Ma come sai sono solo capace di combinare pasticci e ho finito per peggiorare la situazione. >>
<< Ah, non è vero! Perché dici così? >> faccio finta di non aver ascoltato le sue parole. Alzo lo sguardo in cielo, il tramonto è vicino.
Chiudo gli occhi e sorrido. Decido di continuare il discorso: << Sai, quando sono tornata a casa non ho fatto altro che pensare che la colpa fosse principalmente mia. Forse avevo detto qualcosa che non andava, forse ero stata troppo impicciona. >>
<< Adesso smettila di incolparti! >>
<< E invece è così! Se non avessi parlato troppo come al mio solito magari a quest’ora sarebbe tutto passato, non avremo litigato per tutti questi giorni... e… e… >> perché sto tremando? Mi rigiro velocemente in modo che non mi veda. Senza rendermene conto scendono delle piccole lacrime. Cerco di asciugarmele via ma non c’è verso di fermarle.
<< Ma cosa stai dicendo, testona! La colpa non è per niente tua! Ah, se ancora ci ripenso! Che idiota che sono stato. Me la sono presa come un bambino per una partita e invece che farti sollevare l’umore, ti ho fatto solo soffrire. Il fatto è che volevo dedicarti quel goal per ringraziarti in qualche modo della tua amicizia. Ci sei sempre stata per me e mi hai sempre sostenuta, anche quel giorno. Mentre io? Cosa avevo mai fatto per te? Quando l’arbitro ha dato il segnale che la partita era terminata era come se il mondo mi fosse crollato addosso. Mi sono sentito così inutile. Non ero riuscito nemmeno a mirare uno stupido pallone in porta… quando te l’avevo promesso. Per questo ero così in collera… ma tu non c’entravi, ero solo arrabbiato con me stesso. Ti chiedo ancora scusa, Doremi ma ora… >> si ferma. Poggia una mano sulla mia spalla sinistra e dice rassicurante: << ti prego, non piangere. >>
Mi volto piano cercando i suoi occhi ma per colpa delle lacrime vedo tutto offuscato. Sbatto diverse volte gli occhi e me li strofino un po’ ma è inutile.
<< Mi dispiace tanto, Tetsuya… >> sussurro. All’improvviso mi sento cinta tra le sue braccia.
<< Ti prometto che mi allenerò duramente e riuscirò ad arrivare alle nazionali di calcio! >>
<< Ne sono sicura. >> sorrido mentre l’ennesima lacrima esce dagli occhi.
<< Certo che sei proprio una frignona, eh? Dai, quanto mai ci vorrà per smettere di piagnucolare? >> fa lui con le mani sui fianchi.
Ah, accidenti. È tornato il solito scemo! E io che mi illudevo rimanesse il Tetsuya dolce a vita…
<< E’ sempre tutto così facile per te! Mi spieghi come faccio? >> dico guardandolo storto con gli occhi ancora gonfi per il pianto. << Oh, guarda qua sono diventata una fontana vivente! >>
<< Io dico che se continui così arrivi perfino a creare un oceano intero. >>
Ma sentitelo come se la prende contro una povera creatura! Uffa, rivoglio il ragazzo di prima!
<< Bleeee! >> Gli faccio la linguaccia.
<< Addirittura? >> si mette a ridere e poi si inchina leggermente arrivando alla mia altezza. Sollevo lo sguardo e i nostri occhi si incontrano. Non capisco cosa…
<< Eh, sì. Non ci sono dubbi. >> chiude gli occhi e fa spallucce. << Sei proprio un disastro! >>
<< Ehi, guarda che nessuno ti ha chiesto di commentare! >> faccio il broncio.
<< Ahahaha! Ma guarda che faccia. Sei incredibile… >> Cerca qualcosa nella tasca dei suoi pantaloni, dopodiché mi porge un fazzoletto. << Prendi qua, va! >>
<< G-grazie. >> mi asciugo gli occhi mentre lo sento sghignazzare ancora. << Ti sembro tanto buffa, eh? >> faccio guardandolo nuovamente storto.
<< Buffa è dire poco! Va beh, dai. Diciamo che sei la solita Dojimi! >> fa scompigliandomi i capelli. << Sai? Ci sarebbe proprio da farti una foto e farla girare per tutta la scuola. Sai che risate! >>
Ah, ok. Sono stata tanto buona e carina ma quel che troppo è troppo, Kotake!
<< PROVACI E TI FACCIO A PE- >> mi fermo all’improvviso. Perché guarda ancora quel cellulare? Questo qui non me la racconta giusta. << Ehi, non è che mi nascondi qualcosa? >>
<< E-eh?! No, macché! >> sta cercando di sviarsela! Oh, no. Non mi fregherai tanto facilmente!
<< A no? Ma se è la millesima volta che guardi quello schermo. >>
<< Beh? E allora? Ora non posso neanche vedere che ore sono? >>
<< Puoi eccome… col tuo orologio. >> incrocio le braccia.
<< Ehm… l’orologio. Sì. Certo. Beh, p-purtroppo va indietro di due minuti e così… >> lo fermo subito.
<< Due minuti sono pochi. Che differenza ti fa, scusa? >> alzo il sopracciglio.
<< Eh, già troppo pochi! >> sussurra tra sé e sé. Poi si fa coraggio e dice: << Beh, a me importa. Sono una persona precisa, al contrario di te. >> finisce indicandomi.
<< Certo… >> uhm, ha assunto di nuovo quella faccia nervosa. << Non è che… >> mi avvicino sempre di più al suo volto con un sorrisetto malizioso. Le mani unite dietro la schiena.
<< C-cosa? >>
Mi fermo ed esclamo:  << Ah, ma dai! Potevi dirmelo subito! >> fa una faccia spaurita. << Suvvia, Kotake. Ti credevo tanto ottuso ma non fino a questo punto! Potevi dirmelo benissimo. Siamo o non siamo (purtroppo) amici fin da piccoli? Queste cose non puoi tenermele segrete. >> annuisco convinta dandogli una pacca sulle spalle.
<< N-non so di cosa stai parlando! >>
<< SPUTA IL ROSPO! >>
<< NO! >>
<< Ah-ha! Allora lo ammetti. >>
<< C-cosa?! >>
<< Hai un segreto che non vuoi svelarmi. >>
<< Può darsi, e allora? >>
<< Fammi indovinare… Ti stai sentendo con una ragazza! >> Sembra essersi sollevato. Mmm…
<< Ahahaha! Ma che vai a pensare, disastro! >>
<< Uhm… e allora co- >>
<< Dai andiamo. >>
<< E dove vorresti andare? >>
<< A casa tua, no? >>
<< Oh, no! C’ho già rimesso una volta! Credi che mi sia dimenticata di quella volta che sei stato nostro ospite? Non rifaccio mica due volte lo stesso sbaglio. >>
<< Uhm, vedremo. >> E ora perché si mette a correre? << Muoviti Dojimi! >>
<< Non cercare di sviartela! Voglio sapere che mi tieni nascosto! >>
<< E dai sbrigati, sennò arriveremo tardi! >>
Stavolta mi ha veramente stufata! Lo raggiungo camminando a passo veloce.
<< Tardi? E per cosa? >>
<< … >> corre più veloce. Uffa, devo accelerare il passo!
<< Ma mi senti?! >> Ah, troppo tardi. Quando Tetsuya parte non lo ferma più nessuno, purtroppo. Un momento! << Ehi, non ti ho invitato a casa mia! Torna subito qui KO-TA-KE!!! >>


ANGOLO AUTRICE:
E rieccoci qua!
Ora che le vacanze stanno finendo ho finalmente trovato un po' di tempo per scrivere questo capitolo!
Eh, sì! Siamo arrivati già al decimo... ormai manca poco. u.u
Come vi sono sembrati questi due testoni? xD
Spero che questo cap vi abbia strappato un sorriso e con l'occasione vi invito a recensire e farmi sapere se è stato di vostro gradimento! :D
Secondo voi che segreto nasconde il nostro Kotake? Ehehehe... quanto adoro la suspense! *risata malvagia*
Cercherò di scrivere l'undicesimo il prima possibile evitando di fare altri ritardi colossali, promesso. (Gomen nasai, minna-!)
Al prossimo capitolo! <3



MaJo_KiaChan_
 

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Capitolo 11
*** Di nuovo insieme! ***


≈ Ojamajo Doremi Before Sixteen ≈

Capitolo XI: Di nuovo insieme!
 
Eccoci nuovamente a casa. Ah, ancora non sono riuscita a capire cosa mi tiene nascosto! Quel ragazzo è così snervante certe volte…
<< Anf… Mi spieghi una volta per tutte che ti è preso?! >> dico cercando di riprendere fiato.
<< Bene, appena in tempo. >> bisbiglia tra sé e sé. << Niente… non mi è successo niente. >>
<< Ah, smettila di mentirmi, Kotake. Credi che non sappia riconoscere una bugia? >>
<< Dai, falla finita... >> dice stiracchiandosi la schiena << ed entra. >>
<<  Ma certo. E chi mi dice che appena aprirò la porta non cada in qualche tuo tranello da quattro soldi? >>
<< Oh, insomma! Ti fidi o no di me? >> i suoi occhi sono così decisi, stavolta non mente.
Metto le braccia conserte e lo osservo per qualche istante ancora.
<< Allora? >>
<< Entrerò solamente se vieni anche tu. >>
<< Ma non avevi detto che non volevi che mettessi più piede in casa tua? >>
<< Amm…  >> resto con l’indice sollevato in aria per qualche istante. Oh, bene ora che mi invento?
<< Comunque se proprio insisti… >>
<< Non abituartici, chiaro?! Lo faccio solo per evitare un altro dei tuoi scherzi. Una volta che sarò sicura che tu non mi abbia fatto niente, sarai libero di andartene quando vuoi, andata? >> dico tendendogli la mano destra.
<< Andata. >> stringiamo le mani per formare il patto e decidiamo di entrare.
Non so perché, ma in sua presenza mi sento a disagio. Soprattutto se penso che stiamo entrando dentro un appartamento vuoto, senza Poppu, la mamma e papà. Spero vivamente per lui che non abbia combinato niente e che mi abbia fatto fare tutti questi giri solamente per fare pace o giuro che me la paga! Rifletti Doremi, cosa ti potrebbe aver fatto? << Mm… >>
<< Pensi di saperla aprire o sono costretto a chiamare i pompieri? >>
Mi volto verso di lui con il viso corrucciato << Credi che non sappia aprire una porta, imbecille? >>
<< Ma sentila, adesso usi anche tu dei dispregiativi? >>
<< Non è di certo la prima volta che li uso, cosa credi? >>
<< Come no, Dojimi… solo che ti servirebbe più allenamento. Ce ne vuole per diventare come il sottoscritto per quanto riguarda- >>
<< Ah, sta zitto! >> Gli do nuovamente le spalle e porto la mano sulla maniglia della porta.  << Oh, che diamine- >>
<< Che succede? >>
<< Non si apre! Strano. Ero convinta di non averla chiusa … >>
Lui fa spallucce << Ah, sarò costretto a chiamare i pompieri. Lo sapevo che eri una frana, ma non riuscire nemmeno ad aprire- >>
<< CE LA FACCIO, INVECE! >> mi si stanno consumando le mani a forza di girare questa dannata maniglia!
<< Ho capito, lascia fare. >> il suo sguardo si accosta al mio, tolgo la mano dalla serratura spostandomi leggermente. Non mi ero accorta che fosse così tanto alto rispetto a me; cioè, al primo anno delle medie avevo notato che era cresciuto, ma ora…
<< Dai, non ci sono riuscita io figurati tu! >>
<< Ma se ci sono quasi. >>
È incredibile, ancora non si arrende?
“Mi ricorda un po’ te…”
Ma finiscila, vocina irritante! Non siamo per niente simili noi due. Non capisco perché anche Hazuki-chan quando eravamo all’asilo diceva che eravamo identici quando litigavamo. Oh, sì proprio uguali: lui l’idiota rompiscatole di turno e io la povera vittima.
<< Eccoci finalmente! >>
<< Ce l’hai fatta?! >> ok, cos’era questa nota di sorpresa/ammirazione nella voce? È una serratura, per la miseria!
<< Bene, dopo di Lei. >> fa stanco. Anche se continuo a non fidarmi tanto, decido di precederlo ed entrare per prima in casa. Però, che strano. È tutto buio, non si riesce a vedere niente.
All’improvviso si sentono dei rumori e…
PAT, PAT, PAT!
Cosa succede? Dei botti?
<< AAAAH, LA CASA E’ INFESTATA DAI FANTAS-! >> urlo aggrappandomi alla maglietta di Tetsuya.
<< Ma quali fantasmi! >> quest’accento tipico di Osaka…
Sollevo piano lo sguardo.
<< Tanti auguri, cara Doremi! >> fanno tutti in coro.
<< Auguri? Ma io… >>
Le luci si accendono. Finalmente posso vedere i loro volti.
<< Ragazze?! Non… non è possibile! >> corro verso di loro con le lacrime agli occhi.
<< E invece eccoci qua! >> fanno tutte in coro.
Momoko si accorge dei miei occhi arrossati e con tono dolce esclama: << Ma Doremi, che fai! Oggi è o non è il tuo compleanno? Be happy! >>
<< Oh sì, scusatemi! >> mi asciugo piano gli occhi << Il mio compleanno? Wow, me ne ero totalmente dimenticata! >> dico grattandomi la nuca.
<< Sei sempre la solita sbadata, Doremi! >> alza le spalle Ai-chan.
Questa frase, quanti ricordi… mi mancavano davvero molto. Stare lontana da loro per tutto questo tempo e rincontrarle ora qui è veramente un’emozione immensa. Si sono disturbate così tanto solo per festeggiare il mio compleanno. Non saprò mai ringraziarle abbastanza.
<< Amiche mie! Ma allora… >> seguo con la coda dell’occhio Kotake che era rimasto all’entrata, quasi in disparte. << Tutti questi misteri erano solamente... >>
<< Una scusa, già. >> risponde Hazuki dietro di me.
<< AAH! Lo sapevo, lo sapevo che mi tenevi nascosto qualcosa! >>
<< Non fare la trionfante, disastro. Non è stata mica una mia idea! >>
<< Esatto. >> continua Onpu << Dovevamo tenerti lontana per un po’ dai preparativi e così abbiamo chiesto a Tetsuya di darci una mano, giusto? >>
Kotake alza un sopracciglio << Chiesto? Ma se mi avete letteralmente costretto! >> faccio una risatina soffocata. Già mi immagino la scena!
<< Vuoi stare zitto o no?! >> fa a bassa voce Aiko dandogli una gomitata tra le costole. La mora si rigira verso di me sventolando rapidamente la mano, e con un sorriso a trentadue denti esclama: << Ah, non dargli retta! >>
<< E comunque non potevamo mandare una di noi… che sorpresa sarebbe stata? >> afferma Hazuki con entrambi gli occhi chiusi e l’indice alzato.
<< E devo dire che ci è riuscita bene! Non è vero? >> finisce Momoko con un enorme sorriso.
<< Eh, già! Immaginavo che quel fesso lì mi nascondesse qualcosa, ma non mi sarei mai aspettata una sorpresa così bella. Vi voglio bene, ragazze! >> le stringo tutte in un forte abbraccio. Mi volto verso di lui << Grazie anche a te, Tetsuya. >>
Rimane sorpreso per la mia frase e poi volta lo sguardo dall’altra parte, imbarazzato.
<< È ora di festeggiare! >> esulta Onpu-chan.
All’improvviso sento dei passi sempre più veloci seguiti da una strana nube. Una piccola figura con un vassoio tra le mani si ferma all’ingresso di casa esclamando:
<< …Fermi tutti, manca ancora una cosa! >>
<< Poppu-chan! >> le corro incontro: voglio assolutamente abbracciare quella piccola, dolce peste! << Grazie mille, sorellina! Oggi sono davvero felice. >>
<< Ehi, smettila! Rischio di far cadere tutto il vassoio! >> fa lei dimenandosi dalla mia stretta.
<< Sì, scusami. Ma che cos’è? >>
<< È il mio regalo, che domande? >> Alzo il coperchio del piatto e un buonissimo profumo di carne invade le mie narici << Una bistecca?! >> Da non crederci! Tutta quella carne così profumata e deliziosa e… e… << Oh, cavoli! Mi volete fare esplodere dalla felicità o cosa? Ah, Tet- >> scosto per un attimo lo sguardo oltre le mie amiche, all’angolo della stanza, dove Kotake era rimasto stranamente in disparte. << Ehi, un attimo. Dov’è finita quella testa quadra? >>
<< Doremi, che succede? >> mi fa Onpu poggiando la mano sulla mia spalla.
<< Che? Ah, no. Niente, mi stavo chiedendo dove fosse- >> mi fermo all’improvviso. Si sono date tanto da fare per me… forse non è il caso di farle preoccupare e interrompere la festa.
<< Stai parlando di Tetsuya? >> chiede perspicace Aiko.
<< Sì! Cioè… non che me ne importi, ma->> vengo interrotta nuovamente dalla blu:
<< Tranquilla, mi ha detto che ha avuto un impegno importante ed è dovuto scappare. Mi ha chiesto comunque di darti questo. >>
<< Cos’è? >> fa Poppu-chan salendo sulle punte per vedere meglio il piccolo pacchettino. << Dai, aprilo! >>
<< Ferma, piano! Dammi tempo. >> intanto tutte le altre si accerchiano attorno a me, curiose quanto Pop. << È una spilla a forma di nota musicale. >>
<< Uhm, non me lo sarei aspettato da un tipo come lui! >> ammette Onpu osservando il regalo. Hazuki si fa avanti ed esclama:
<< Già, dopo tutto ha un cuore buono. Non sei d’accordo, Doremi? >>
<< Forse avete ragione… >> sorrido lievemente. Ancora non riesco a credere che mi abbia fatto un regalo di compleanno. Quel ragazzo è incredibile. Probabilmente non lo conosco così bene come credevo.
<< E dopo questa cosa moolto dolce, che ne dite di una bella fetta di torta? >>
<< Come…? >> mi risveglio dai miei pensieri. << Ho sentito bene? Avete fatto anche una torta? >> D’improvviso Onpu mi spinge verso la cucina, dove Momoko ha posto in bella mostra il dolce sul tavolo.
<< Wow! >> è fatto di due piani alla vaniglia, delle meravigliose fragole fanno da contorno al primo strato mentre al secondo ci sono quattordici candeline. Sullo stesso piano, poi, c’è un piccolo rettangolino di cioccolato con sopra scritto: “Buon compleanno, carissima Doremi!”
<< È… è stupenda. Dico davvero. >> mi stanno pungendo nuovamente gli occhi per la felicità, ma devo resistere. Respiro profondamente e poi esclamo: << Siete uniche, amiche mie. Grazie di tutto! >>
<< Dai, esprimi un desiderio! >> esclamano tutte.
<< OK! >> Riempio le guance d’aria facendo una faccia buffa. Espiro.
<< Brava! >> fanno Momoko e Aiko.
<< Veramente ne mancano ancora due! >> nota subito Poppu in punta di piedi per vedere meglio. << Sei una frana! Ancora non riesci a spegnere tutte le candeline. Mi chiedo come fai. >>
<< Ehi! Non si dicono queste cose alla tua- >>
<< Fu! >> ok, non ditemi che questa peste ha soffiato le ultime candeline rimaste.
<< Troppo tardi… >> sospira Hazuki.
<< NOOOH! Le mie candeline, il mio desiderio! >> esclamo immersa tra le lacrime. << Poppu, stavolta non scappi! >>
<< BLEEAH! GNE, GNE! >> fa una linguaccia e poi comincio a inseguirla per tutta la stanza. Un allegro coro di risate riecheggia nell’aria…
***
 
Che giornata! Ho rincontrato le mie migliori amiche e mi sono abbuffata letteralmente di torta (credo che non ne mangerò più per un bel po’). Chi potrebbe desiderare di più?
<< Ah, buona notte ragazze… >>
<< Come? >> si siede a terra la blu alzando un sopracciglio vedendomi già nel mio caldo futon << Già a dormire, Doremi-chan? >>
<< Perché? Cosa volevate fare? >> dico sbadigliando.
<< Io avrei una proposta, però non facciamoci male. >> sussurra la timida Hazuki.
Vogliono stare ancora in piedi?
<< Good idea! >>
Insomma è tardi: abbiamo cenato insieme e siamo state a parlare tra di noi per ore. Dove la trovano la forza per…
<< Bene, è deciso: si dà inizio alla battaglia con i cuscini, signori e signore! >>
Mi alzo piano dal futon stropicciando gli occhi ancora assonnata. <<  Che…? >>
SBANG!
<< Tutto ok, Doremi? >> fanno in coro vendendomi a terra dolorante.
<< Più o meno… Mamma che botta! >>
<< Oh, Ai-chan! Te l’avevo detto di fare piano. >> fa la castana alla ragazza di Naniwa.
<< Eppure l’avevo avvertita che avremmo iniziato… >> risponde lei aiutando ad alzarmi. << La solita sbadata. >>
<< Non è colpa mia, ho sonno! E poi quel cuscino era pesante! Uff, uff, uff!!! >> esclamo facendo la mia solita faccia buffa. Tutte ridono divertite, e certo… tanto la povera ragazza che si è fatta male sono io!
<< Dai, continuiamo il gioco! >> stavolta è la star a parlare.
Mi alzo subito e con l’indice alzato esclamo: << E va bene. Preparatevi amiche! Non mi faccio più battere così! >>
<< Si è ripresa, alla fine… >> sussurra piano Hazuki.
<< Let’s go! >> esulta l’americana fiondando un cuscino in testa alla viola e poi alla blu.
<< Ah, sì? Questa ce la paghi! >> fanno le due arrabbiate.
<< Non ho paura! Avanti ragazze… facciamole vedere che siamo le migliori! >> fa trionfante la biondina come se stesse vivendo un film d’azione.
<< Sì!! >> esclamiamo io e Hazuki pronte all’attacco.

 
***

<< Basta, non ce la faccio più. >>  Ho corso per quell’idiota di Kotake, ho rincorso Poppu per tutta la casa, la battaglia dei cuscini… ma insomma! Volete vedermi morta?
<< Almeno ci siamo divertite! >> sorride Onpu-chan entrando nel futon.
<< Vero. >> affermano le altre all’unisono.
<< Ma ho perso completamente le forze! Domani non svegliatemi, vi prego. >>
<< Come vuoi Doremi-chan, ma poi non fare tardi! >> fa Momoko sbadigliando.
<< A proposito… voi domani che fate? >>
<< Io devo fare un servizio fotografico alle nove. >> risponde la diva.
Poveretta, ha sempre così tanto da lavorare. E io che l’ho fatta rimanere alla festa fino a quest’ora! Domani sarà esausta.
<< Io ho lezione di violino… ma è per solo un’ora. >>
<< Mentre io devo allenarmi per la staffetta della scuola… >>
<< E tu, Momoko? >> chiedo allora.
<< Dato che è l’anniversario del matrimonio dei miei genitori volevo fargli una sorpresina, magari una bella cenetta stile orientale! Ma devo andare a prendere l’occorrente. >> fa la biondina per ultima.
Che carine: si sono date l’anima per questa festa a sorpresa e per farmi strappare un sorriso e poi scopri che per il giorno dopo hanno degli impegni.
<< Ah, mi sento in colpa… >>
<< Non dirlo neanche per scherzo! >> mi ferma la blu. Alzo piano lo sguardo: ho paura siano tutte arrabbiate con me.
<< Noi ti vogliamo bene! >> esclamano invece sorridendo.
<< Amiche mie… >> esco all’improvviso dal futon e le abbraccio forte forte.
<< Doremi ma non eri stanca? >> fa la dolce Fujiwara.
<< È vero, ma con voi io mi sento così bene che potrei toccare il cielo con un dito. >> stacco l’abbraccio di gruppo e sorrido. << Forza, ora a nanna! >>
<< Buona notte! >> dicono tutte.

 
  ANGOLO AUTRICE:
Ok, inizio col dire un enorme scusa a chi segue questa fanfiction. Davvero, non immaginavo di fare un ritardo così grande, ma la scuola ha preso il sopravvento e tra impegni vari non ho avuto modo di postare il continuo.
Ma finalmente rieccomi qui. Spero con tutto il cuore che il capitolo vi sia piaciuto anche se, a dir il vero, non mi convince pienamente. Sarà che gestire più personaggi tutti una volta sola è difficile, o almeno per me. Tuttavia non potevo dilungare ancora di più quest'aggiornamento. Quindi eccolo qui!
By the way, il prossimo capitolo è a buon punto. Cosa avrà avuto di così urgente da fare Tetsuya per "scappare" dalla festa? Beh, lo scoprirete nel XII episodio! xD
Alla prossima!

MaJo_KiaChan_

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Capitolo 12
*** Il cappello ***


≈ Ojamajo Doremi Before Sixteen ≈

Capitolo XII: Il cappello.

 
È il sedici agosto e le mie amiche sono partite da ben tre giorni.
<< Ci rivedremo presto, Doremi-chan! >>
 
Lo spero veramente. Queste giornate estive che ho trascorso dopo tanto con loro sono volate in un batter d’occhio.
Ah, diamine! Mi è venuto un grappo alla gola, dannata malinconia.
Sono sdraiata sul letto e d’improvviso mi giro soffermandomi a guardare il mio album dei ricordi dove ci sono le dediche di tutti i miei compagni di classe delle elementari. Tesoro più prezioso è però la foto scattata pochi giorni fa, prima che le altre se ne andassero lasciando me e Hazuki qui a Misora.
A sinistra c’è la biondina: aveva fatto una smorfia così buffa che ci siamo messe a ridere tutte di gusto. Accanto a lei, Hazuki. Ricordo che aveva riso così tanto che stava addirittura lacrimando! Onpu invece sta avanti loro due, col suo sorriso solare. Alla sua destra io e Aiko che ci teniamo strette la pancia. C’eravamo promesse di essere serie almeno per la foto, ma non ci siamo più riuscite. Com’è stato bello stare in loro compagnia, mi mancheranno...
<< Doremi! Ma mi senti? Puoi andare a comprarmi le uova per favore? >> non mi ero accorta che mia madre fosse entrata nella stanza.
Sussulto per il piccolo spavento. << Ah, mamma! Non si bussa prima di entrare? >> faccio con tono da adulta chiudendo gli occhi.
<< Ho bussato, signorinella! Adesso per piacere prendi questi soldi e vai al supermercato qui vicino. Devo fare la torta per il compleanno di tuo padre e le uova sono un ingrediente essenziale, capisci? >>
<< Ma… veramente- >>
La mamma fa un espressione supplichevole. Lo so, dovrei andarci, ma avete idea di quanto caldo faccia fuori a quest’ora?
Subito dopo cambia radicalmente espressione: << DOREMI HARUKAZE! Per una volta vuoi fare un favore a tua madre?! >>
Mi difendo portando le mani avanti a palmo aperto << Ok, ok… vado! >>
 
Dopo varie raccomandazioni da parte del “generale in gonnella”, mi avvio per il supermercato. Perché diamine devo sempre uscire io a fare la spesa?
Sbuffo portandomi una mano sulla testa cocente.
<< Che scocciatura! >> esclamo calciando una lattina vuota per terra.

 
***

<< Andiamo bene…>> sussurro con una nota di ironia.
Non bastava quanto tempo sia stata a trovare il reparto giusto, ora mi tocca aspettare non so quanto ancora per la fila alla cassa. Ma certo!
È incredibile quanto mi perseguiti la sfortuna!
<< Se vuole può andare prima di me. >> Si volta una simpatica vecchietta reggendosi al bastone. Ha il volto segnato da pesanti rughe sulle guance e sotto gli occhi castani. Eppure è ancora energica, pimpante… al contrario della sottoscritta.
<< Allora? >> mi risveglio dai miei pensieri:
<< Oh, non si preoccupi! Ce la faccio ad aspettare, davvero! >> Avrei tanto voluto andare avanti a tutti, ma non potevo certo approfittare di una povera vecchietta. << Ma si figuri! >>
Incurvo le sopracciglia all’insù mentre continuo a sorriderle cercando di essere più credibile possibile. Dopo un po’ l’anziana donna si arrende e fa due piccoli passi in avanti.

 
***
 
Finalmente fuori da quel dannato supermercato! Non sarei resistita un secondo di più, sono davvero sfinita e il sole non aiuta di certo.
Meglio passare all’ombra.
Sgattaiolo da albero ad albero per tutto il tragitto. Scommetto che quelle due ragazze là in fondo mi staranno prendendo per matta. Oh, beh! Ne va della mia salute. Loro hanno il cappello a visiera, io no!
Cavoli, e adesso? Davanti a me c’è una strada in salita e per giunta senza nemmeno un albero. L’unico modo per non prendere altro sole sarebbe camminare attaccata ai muretti delle ville.
Faccio spallucce e comincio a camminare come un granchio. Tanto non sta passando nessuno per il momento, no? Passerò inosservata!
<< Ni, ni, ni. Ni, ni, ni… >> sussurro ogni tanto.
<< Ma che cavolo fai? >>
Resto impalata come una statua e volto piano lo sguardo verso il ragazzo che ha parlato: è come se tutto si muovesse alla moviola.
Fregata.
<< EEEH?? >> di tutte le figure che ho fatto, questa è una di quelle che non si scordano facilmente.
Alza un sopracciglio << Ti ho chiesto che cavolo stai facendo, impiastro. Tu parlare giapponese? >>
<< Ho capito, cosa credi?! >> incrocio le braccia con una vena pulsante in testa << Stavo... stavo camminando! >>
<< Ma se andavi in giro come un ladro! Suvvia, Dojimi non dire le bugie. >> dice chiudendo gli occhi.
<< Ah, taci una buona volta! Stavo evitando di cuocermi la testa e le uova. >> gli mostro la busta della spesa alzando il braccio << Problemi? >>
Sposta la busta dalla sua faccia. << Pff, ahahah! Sei uno spasso! >>
Chiudo gli occhi a due fessure e sembra aver capito.
Si schiarisce la voce: << Ok, ok. Adesso ho finito. >>
<< Eh, no. Adesso mi chiedi scusa! >>
<< Ma dai, te la sei presa? Va beh, vorrà dire che ti aiuterò a portare quella. >> indica la spesa che ho in mano.
“Non è proprio da lui…”
<< Bravo, fai un’opera buona, già che ci sei! >> dico sfoggiando un sorriso.
<< Non ti ci abituare, matta. >>

 
***

Stiamo passeggiando da pochi minuti, ma mi sento strana in sua presenza. Di nuovo. Sembriamo una di quelle coppiette che escono insieme: lui le porta la borsa pesante e le dà perfino il cappello e lei lo ringrazia felice.
Già, avete capito bene. Mi ha prestato il cappello. Questa è da segnare sul calendario: evento più unico che raro!
È andata più o meno così...

FLASHBACK

<< Dojimi… >>
<< Uhm? >> alzo lo sguardo verso i suoi occhi che, appena incontrano i miei, si chiudono. Si sfila il suo berretto lasciando liberi i capelli tirati su col gel e me lo mette in testa.
<< Prendi qua, almeno non dovrai più recitare la parte del granchio. >>
Sorrido.
<< Ma mi sta due volte più grande! >>
<< Non è colpa mia se hai la testa piccola. >>
<< È un’accusa per caso? >>
<< No, no… >>

FINE FLASHBACK

“Dopotutto il caldo non è poi così male, non credi?”
Per una volta, vocina assillante, ti do ragione.
Passano altri minuti di silenzio, ormai manca poco a casa mia. Ora che ci penso! Gli devo ancora chiedere dell’altra volta!
<< Ehi, Tetsuya..? >> lui ruota leggermente la testa incontrando il mio sguardo.
<< Volevo chiederti... >> Mi gratto nervosamente la nuca. << Perché quel giorno te ne sei andato così, all’improvviso? Aiko mi ha detto che->>
<< Quale giorno? >> si ferma perplesso.
<< Il mio compleanno! Dì la verità, non è che ti sentito escluso? Sì, insomma, se è stato per colpa mia- >>
Mi blocca nuovamente.
<< Ferma, ferma! Non è stato per colpa tua, anzi in realtà sono stato io l’idiota che non si era ricordato dell’appuntamento che avevo fissato quel giorno! Te l’ha detto la tua amica, no? >>
<< Avevi un appuntamento? >> chiedo con una nota di gelosia.
<< Esatto. >> Sembra pensarci su e poi continua << No, aspetta! Non è come credi! Dovevo semplicemente incontrare Takao per gli allenamenti! Ero in ritardo e durante la festa me ne sono dovuto andare per non farlo aspettare di più. Volevo avvisarti, ma sembravi così felice con le tue amiche che ho preferito lasciare stare. >>
<< Avresti dovuto dirmelo direttamente! >>
<< Lo so… >>
Sorrido, a volte mi fa pena quel ragazzo quando ammette di aver sbagliato. Gli do una pacca sulle spalle e riprendo la busta che mi aveva portato fino a poco fa. << Ti perdono, ma che non accada mai più! Mi sono preoccupata, sai? >>
<< Lo immaginavo. >> alza le spalle lui. << Ti preoccupi sempre troppo, imbranata. >>
<< Non è vero! Beh, casa mia è dietro l’angolo. Ci vediamo! >>
<< Va bene, Dojimi. >>
Corro per un po’ e poi rallento. Diamine, il suo berretto ce l’ho ancora io! Mi giro e lui sta attraversando la strada. Ormai è lontano.
<< Certo che me lo poteva ricordare! >> lo seguo con gli occhi per tutta la strada fino a vederlo scomparire. << Vorrà dire che glielo restituirò domani. >>
 
***
 
<< AH! Ce l’hai fatta a tornare! E quello? Guarda che dovevi chiedermelo se ne volevi uno nuovo. >>
<< Che accoglienza! >> mi sfilo il berretto. << Questo? Ah, no. Lunga storia! >>
<< Mm, è anche da ragazzo! Che gusti questi adolescenti… beh, come vuoi. Io vado a fare la torta. Ho meno di un’ora prima che torni tuo padre! >>
Sorrido nel vederla tutta indaffarata correre in cucina. Mi chiedo se anch’io quando starò con qualcuno di davvero speciale mi darò così tanto da fare per lui.
<< Fai anche la bistecca, mi raccomando! >>
<< Scordatela~! >> risponde canticchiando.
Che bella la mia famiglia.

 
*** 
                      
17 Agosto, ore 16:48.
 
Mi alzo di soprassalto dal letto, esclamando: << IL CAPPELLO! Devo ridarglielo oggi! >>
Cavoli, se non mi sbrigo arriverò tardi e starà già iniziando la partita! Mi catapulto velocemente in cucina prendendo una tazza di latte, poi mi lavo buttandomi un getto d’acqua fredda sul viso ed esco. I capelli ancora rovinati dalla giornata fluttuano senza problemi in aria mentre corro il più rapidamente possibile.
<< Dannati odango! >> finisco col dire facendo voltare dei ragazzi che stavano aspettando impazienti l’autobus. Porto una mano a un codino poi all’altro cercando di aggiustarli quanto posso. Quello scemo me la paga: non ho quasi più fiato! E dire che sto facendo tutto questo per un berretto a visiera!
Arrivo finalmente al campo da calcio vicino alla nostra scuola. Lo vedo, è lì! Ah, miseriaccia: è entrato negli spogliatoi! Faccio un ultimo piccolo sforzo e scendo veloce la scalinata che porta nei corridoi alla ricerca di un idiota coi capelli all’insù.
***

Bene, sono nei corridoi e ora che faccio? Trovarlo sarà un’impresa! All’improvviso si apre una cabina e ne esce un ragazzo biondo. Sembra più grande di me di circa due anni, palestrato, montato e con dei tatuaggi a forma di drago su entrambi i bracci.
<< Ehi, rossa! Che cavolo ci fai qui? >> ha una faccia divertita, dietro le sue possenti spalle si intravedono tutti gli altri giocatori a torso nudo come lui.
 “Ok, è una situazione del tutto normale. Fai un respiro profondo, su!”
Normale? Ti sembra normale per te questa cavolo di situazione?! MA DOV’È TETSUYA QUANDO SERVE?!
Sento le guance divamparmi sempre più forte dalla vergogna. Mio Dio, che figura…
Il biondo comincia a ridere di gusto rivolgendosi agli amici. << Guardatela, ora non si distingue più la faccia dai capelli! >>
Prendo un respiro profondo, tanto per calmarmi. Allora, prima restituisco il cappello prima me ne potrò andare da qua.
<< Sì, sì come ti pare… sentite stavo cercando Tetsuya Kotake e- >> non appena faccio il suo nome si mettono nuovamente a ridere.
<< Non dirmi che stai cercando quel perdente! >>
<< Proprio quello. Problemi? >>
<< Oh, no. Solo che il mister lo ha messo in panchina e non potrà giocare oggi. >>
<< E allora?! >>
<< Allora? Ma tu sei fuori o cosa? Kotake è uno dei giocatori più forti - anche se rispetto a noi rimane comunque una pulce - e senza di lui sono in netto svantaggio. >> incrocia le braccia << Se perdono questa potranno dire addio al campionato. Ergo, non avrà più occasione di arrivare in finale. >>
Oh, no! È sempre stato il suo sogno arrivare alla finale del calcio giovanile. Perché mai il mister lo ha messo in panchina proprio oggi? Certo però poteva dirmi che doveva fare questa partita: avrei fatto il tifo per lui. Beh, con la scusa del cappello potrei rimanere a vederlo giocare.
<< Ci sei o no, rossa? >> il platinato mi risveglia dai pensieri.
<< Lui giocherà e vincerà, ne sono sicura! >>
<< Non credo proprio. Anche fosse che il mister lo faccia giocare… dimentichi che non ha questi. >> esclama mostrando il muscolo del braccio. << Siamo troppo forti per quelli là. >>
<< Non servono i muscoli in un gioco come questo, ma la tattica. >>
<< Pensala come ti pare, ma noi siamo arrivati fin qui senza una sconfitta. Sarà dura per quel nanetto. E poi è così inesperto, l’hai mai visto in azione? >>
Ok, questo palestrato sta superando il limite!
<< Vorresti insinuare che Kotake non sa giocare?! >> non so perché, ma la rabbia mi sta salendo sempre più. Ci ha messo l’anima per arrivare fin qui, quest’idiota non può permettersi di prenderlo in giro! D’impulso mi scocco le nocche delle dita con aria di sfida.
<< Beh, sì. Vuoi fare a botte con me, bimba? >> fa lui notando la mia rabbia.
<< Non devi mai, e dico mai più permetterti di parlare di lui in questo modo. >> sto per fare un passo avanti, ma qualcuno si mette in mezzo.
<< Frena i cavalli. >> sussurra.
<< Tetsuya?! >>
Di tutta risposta mi da le spalle, parlando con l’omone << Hiroshi, che piacere. >>
<< Bene, bene. Guardate un po’ chi c’è qui: parli del diavolo e spuntano le corna! Dì un po’ Kotake, non è che quella è la tua fidanzata? >>
COME?!
<< Senti un po’ ammasso di muscoli! >> mi sporgo in avanti, ma Tetsuya mi da una schicchera leggera alla testa.
<< Ci penso io. >> fa con tono serio. Alzo le spalle, sbuffando.
<< Ci pensi tu? Oh, e cosa avresti intenzione di fare? >> che tono strafottente.
<< Batterti a questo incontro. >> sembra sicuro di sé, ma come farà stando in panchina?
Hiroshi ride di gusto, così come tutti gli altri calciatori dietro di lui. << Questa è buona, sì! La tua squadra senza di te non vale nulla. >>
<< E chi l’ha detto che sarà senza di me? >>
<< Oh, non provarci, Kotake. L’ho sentito chiaramente dal tuo mister che rimarrai in panchina. >>
<< Sbagliato. Dovresti pulirti un po’ le orecchie, caro mio. Il mister mi farà entrare nel secondo tempo. Sorpreso? >>
Il palestrato gonfia i muscoli, seccato. Non avendo più nulla da ridire esclama un << Preparati a perdere. >> minaccioso, per poi dileguarsi nello spogliatoio, chiudendo la porta alle sue spalle.

 
***
 
Tetsuya mi strattona per un braccio fino alla scalinata che conduceva ai corridoi dei calciatori.
<< Ahi, ahi… Fai male! Cavolo, che ti prende?! >> mi tolgo dalla sua presa con un gesto veloce.
<< Cosa ci fecevi lì prima? >> esclama arrabbiato.
Sbuffo sonoramente. << Ti stavo cercando, ok? >> mi tolgo il berretto dalla testa << Dovevo ridarti questo e- >>
Prende rapidamente il cappello: << E nel frattempo stavi per fare a botte con un sedicenne! >>
<< Ti aveva chiamato inesperto! Per di più è arrogante, presuntuoso e non potevo non reagire! >> abbasso il tono della voce << Specialmente se critica un mio amico. >>
Mi stringo nelle spalle fissando l’asfalto.
<< Ah, impiastro. Ti preoccupi troppo, te l’ho già detto più di una volta. Le sue offese non mi toccano affatto. >> si mette il copricapo sorridendo. << Comunque, grazie. >>
Si crea un silenzio imbarazzante.
<< Gliela farai pagare, non è vero? >>
<< Ci puoi scommettere! >>

 
ANGOLO AUTRICE:
Eccoci arrivati al XII capitolo! Spero vivamente che vi sia piaciuto, ce l'ho messa tutta per non fare ritardo.
Nel prossimo sapremo come andrà la partita. Ce la farà il nostro Tetsuya a battere la squadra di Hiroshi?
Beh, lo scoprirete presto. ;)

MaJo_KiaChan_

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Capitolo 13
*** Vittoria schiacciante! ***


≈ Ojamajo Doremi Before Sixteen ≈

Capitolo XIII: Vittoria schiacciante!

Mi siedo sugli spalti, poggiando la testa al palmo della mano sinistra. Beh, tra poco dovranno cominciare, no?
Oh, eccoli finalmente! I giocatori della squadra della nostra scuola sono capitanati da Takao Kimura, attaccante e vecchio compagno di classe delle elementari. Comunque nel secondo tempo uscirà e darà il cambio a Kotake. Gli altri mi sembrano tutti ragazzi che non conosco o che ho visto di sfuggita in giro per l’istituto. Probabilmente fanno parte delle altre classi. 
Cambio direzione e do un’occhiata all’altra squadra: sono tutti più grandi di noi di due anni, che ingiustizia! Intravedo la figura di Hiroshi: capirai, quello si riconosce anche lontano un miglio…
Il biondo alza la testa in mia direzione facendomi l’occhiolino, mentre io mi limito a uno sguardo corrucciato e una linguaccia. Che persona presuntuosa! Giuro che se Kotake gli lascerà vincere la partita, entrerò in campo e gliela farò pagare!
<< Che rabbia, che rabbia, che rabbia, che rabbia! >> sussurro piano digrignando i  denti.
 
***

E il primo tempo è andato. Siamo sotto di un goal, dannazione!
Quel Hiroshi è davvero spregevole: ha fatto così tanti falli che mi meraviglia l’arbitro ne abbia contato solamente uno!
La pausa è iniziata già da un po’ e io sto ancora qui, ferma su questi scalini scomodi. Ah, ma chi me lo fa fare?
 << Ok, è tempo di sgranchirsi un po’! >> Mi alzo avvicinandomi ad una fontanella. Cavolo, il sedere non mi ha mai fatto così male!
Do un piccolo sorso all’acqua e poi controllo rapida l’orologio: sono passati ventidue minuti, la partita dovrebbe essere già ricominciata. Perché non si decidono ad entrare in campo? Dopo poco, quasi a volerlo fare apposta, ecco i giocatori di entrambe le squadre andare alle proprie posizioni.
Corro risiedendomi dov’ero prima e poi la mia attenzione ricade alle panchine della squadra di Tetsuya. Il mister è in piedi, rigido come una roccia. Sembra pensieroso. Che abbia deciso di non farlo entrare più? Scaccio immediatamente questi pensieri dalla testa: no, serve uno come lui. Deve farlo giocare!
Il secondo tempo è iniziato, ma sono troppo impegnata ad osservare lo sguardo preoccupato di Kotake in panchina. È nervoso: da minuti continua a muovere velocemente le dita, a darsi piccoli pugni sulle gambe, a sistemarsi meglio i calzini mentre i suoi occhi sono fissi a ogni minimo passaggio dei giocatori. Sussulta ogni tanto quando la squadra fa un passo sbagliato e si alza addirittura, quasi come volesse entrare in campo e non potesse. Ora tiene stretto i pugni fino a far diventare le nocche bianche, tanta è la forza esercitata. Si avvicina al mister, sembra discutere con lui. Rimane comunque serio fino a quando il mister gli dà il via per il riscaldamento. È incredibile: i suoi occhi si sono illuminati in un secondo, i muscoli facciali non sono più tesi come le corde di un violino, ma sono rilassati. Butta all’aria la maglietta delle riserve e fa stretching ai lati del campo.
Ok, è arrivato il momento! Finalmente è ora di entrare in azione, Tetsuya. Sono sicura che ce la farai.
                                                             
***
 
Dopo aver fatto entrare Kotake in campo, l’arbitro dà di nuovo il via al gioco. È una partita sempre più emozionante: anche se i giocatori della squadra di Hiroshi continuano a fare falli, Tetsuya sembra avere in mano la situazione. Rimane calmo, incita i suoi compagni e poi eccolo lì che scatta come un campione. Il mio cuore batte all’impazzata quando tira in porta e fa goal!
<< Vai così! >> mi alzo all’improvviso e salto dalla gioia. Il moro incontra i miei occhi e sorride.
Ritornano ai loro posti, l’arbitro sistema il pallone al centro del campo. Hiroshi prende velocemente la palla e, preoccupato per il pareggio, la lancia dritta in porta da metà campo. Il ragazzo con i capelli castani e dalle numerose lentiggini alla nostra porta afferra senza problemi il pallone e lo tira con le braccia a Tetsuya. Lui passa il pallone ad altri due giocatori più indietro, per poi riaverlo quando gli avversari non lo marcano più.
<< Forza, hai un’altra occasione per fare goal! >> sussurro mentre i miei occhi non si staccano neanche un secondo dalla palla.
Purtroppo arriva un avversario grande e grosso che gli devia il tiro afferrandolo per la maglietta. Il pallone prendere la traversa.
<< Non è giusto! Possibile che l’arbitro non veda proprio niente?! >> credevo che anche questa volta il tipo in giallo non gli avrebbe dato il fallo, ma alla fine eccolo lì avvicinarsi ai due e alzare in un gesto deciso la mano destra con un cartellino giallo.
<< Oh, finalmente! >> urlo facendo un ampio gesto teatrale con le braccia.
Wow, ora ha una doppia possibilità di fare goal! Dato che il fallo è stato fatto vicino alla porta, Tetsuya può fare un calcio di rigore. Eccolo che sistema con attenzione il pallone ai suoi piedi, nel punto esatto indicatogli dall’arbitro. Fa due passi indietro, respirando profondamente, poi si decide: corre verso la palla e tira. Uno dei tiri più belli che abbia mai visto!
<< GOAL!!! >> urlo con tutto il fiato che ho in gola. L’arbitro avverte i giocatori che il gioco è finito e tutti i compagni di Tetsuya esultano il campione.            
<< Evvai, evvai, evvai! >> Salto come una forsennata.
Oltre a essere entrato in campo, Kotake è riuscito a buttare in porta ben due goal di seguito. Tutto agli ultimi minuti. Ha vinto, tutti i suoi compagni hanno vinto. È stato il migliore capitano che abbia mai visto: sapeva dare forza alla squadra, fare ottimi passaggi e poi ha conquistato la rete come un campione. Non ne so tanto di questo sport, eppure questa partita mi ha appassionato come non mai!
I suoi amici si stanno buttando tutti su di lui, sono così felici che sembra abbiano vinto la coppa! Al contrario Hiroshi e la sua squadra sono rimasti impressionati e stupiti dalle capacità che ha mostrato di avere. Corro verso il biondo platinato con un sorriso a trentadue denti.
<< E così, mio caro… ci devi delle scuse, non trovi? >>
Poco dopo si avvicina Tetsuya appoggiando una mano sulla mia spalla. Incrocio le braccia tornando a guardare il ragazzone davanti.
<< Ehm, >> il palestrato è visibilmente imbarazzato, povero. << E va bene! Avete vinto voi, ma il prossimo anno ci rifaremo. >>
Detto questo, si dilegua insieme ai suoi compagni di squadra.
<< Lo prendo per un sì. >> alzo lo sguardo e incontro gli occhi del moro. Non li ho mai visti così pieni di felicità. Allarga le labbra in un sorriso e alza la mano, pronto per battere un cinque insieme a me.
<< Stavolta non ho perso. >> Stavolta? Non ditemi che sta ancora pensando alla partita di qualche mese fa.
<< Grazie per essere rimasta. Senza il tuo appoggio non so cosa avrei fatto. >> Quella per cui se l’era presa con se stesso perché non era stato in grado di de- << Ti dedico questa vittoria. >>
Le nostre mani sono ancora unite dopo quel cinque. Non l’avrei mai detto, ma è così bello stare con lui. Ho passato un pomeriggio stupendo qui.
Sorrido anch’io.
<< Non è tutto mio il merito. Sei stato bravissimo in campo! >> sciogliamo la stretta di mano, ma i nostri occhi si cercano ancora. Ok, la situazione sta diventando imbarazzante. Decido di sciogliere subito il ghiaccio: << Beh, sarai stanco. Forse è meglio se vai a cambiarti.  >>
<< E va bene, Dojimi.  >> alza le spalle lui. << Corro in ritirata! Grazie ancora per avermi riportato il cappello. Ci vediamo! >>
Lo saluto con un gesto con la mano fino a vederlo scomparire nei corridoi degli spogliatoi.
<< E anche per me è ora di andare. Forza Doremi! >>
Salgo la scalinata e mi incammino verso casa col cuore ancora in gola.
 
***
 
21 Settembre

È una giornata calma e serena, come la maggior parte delle altre. Apro appena un occhio per vedere che ore sono, ma dopo aver visto che sono appena le otto del mattino mi rigiro dall’altra parte del letto e mi riaddormento come se niente fosse. Bene, bene ho ancora tempo per dormire. Dopotutto è domenica. Chi vuoi che si svegli di prima mattina? D’improvviso sento delle urla dal salotto.
<< Ma che cavolo- >> Apro piano la porta della cameretta e vedo che anche Poppu è fuori dalla sua per capire cosa succede. Quatte quatte, ci dirigiamo verso la scalinata e lanciamo uno sguardo al salotto del piano di sotto. Come ci aspettavamo, è l’ennesima litigata dei nostri genitori.
<< Ci risiamo. >> inizia Poppu con aria rassegnata.
<< Come al solito. >> alzo le spalle e torniamo entrambe ognuna nella propria camera. Mi ributto sul letto. Mi chiedo quando papà si deciderà a farla finita di far arrabbiare la mamma andando a pesca di nascosto! Stavolta si è arrabbiata più del solito e lui non sa come farsi perdonare.
A causa loro, mi sono svegliata all’improvviso. Non si fa così, cavolo! Io voglio dormire in santa pace almeno di domenica! Mi rigiro almeno quattro volte nel letto. Bene. Fantastico! Ora non riesco più a trovare sonno.
Ho capito, vado a fare colazione. Sospiro, << Che la forza sia con me! >>.

 
***

Sono le tre e mezza. Ormai ho fatto scorrere tre volte la lista dei canali del satellitare. Non ne posso più, e finalmente decido di spegnere la televisione. Possibile non ci sia niente di bello da vedere?
<< Doremi~! >> mi desto dai miei pensieri con la voce di papà. Corro subito nel suo studio e lo vedo tutto afflitto a leggere le sue riviste di pesca.
<< Che succede? >> gli chiedo ponendogli una mano sulla schiena.
<< Tua madre è davvero arrabbiata e non so che fare. >>
Poveretto, è messo proprio male. Certo andare a chiedere consigli a me non è proprio il massimo. Non sono mai stata brava a far riappacificare le persone.
Mi metto a pensare a quando Onpu e Aiko avevano litigato e io non avevo fatto altro che peggiorare la situazione. << Beh… >> alzo gli occhi al cielo in cerca di una risposta adatta. << Prima di tutto dovresti evitare di andare a pesca di nascosto! >>
Lo ammonisco e lui ruota gli occhi. << Ma lo sapete che è la mia passione! E poi non mi sembra di star facendo un reato. >>
<< Papà, quello che sto cercando di dirti è che devi avvisare la mamma quando ci vai! >>
<< Ah, oramai non ci provo neanche più. Tutte le volte che gliel’ho chiesto mi guardava con uno sguardo minaccioso! Diceva “Keisuke!” >> dice imitando la voce della mamma, solo molto più stridula << “Sai benissimo che la famiglia viene prima di tutto! Vai a fare la spesa!” oppure “ Abbiamo le tubature rotte, valle a riparare!” Come se io per mestiere facessi l’idraulico! >>
Che situazione. Certo che la mamma potrebbe essere un po’ più comprensiva nei suoi confronti. Mi limito ad incurvare le sopracciglia alzando le spalle. << Non so come aiutarti allora, papà. Forse dovresti provare a parlarne con lei, così come hai fatto con me… Ok, non proprio come hai fatto con me. Comunque, dille che farai di tutto per non nasconderglielo più, ma che lei deve darti un po’ più di spazio. >>
Lui mi guarda con aria sollevata e commossa. << HAI RAGIONE! Devo chiarire con lei una volta per tutte. Puoi andare. Grazie, Doremi! >> mi accarezza delicatamente la testa e corre in salotto. Cavoli, speriamo vada tutto bene.

 
***

Alla fine hanno veramente chiarito ogni cosa. Certo la mamma ha dettato le regole, ma sono arrivati a un compromesso: papà potrà andare a pesca due o tre volte a settimana. In cambio quando è a casa dovrà aiutare con le faccende domestiche. Sembrano andare d’amore e d’accordo, non ci credo! Allora i miei consigli non sono sempre orribili!
Sorrido felice guardandoli di nascosto insieme a Pop. Sono entrambi sul divano a vedere la televisione: il papà ha perfino allungato un braccio attorno alla vita della mamma e lei ha appoggiato la testa sul suo petto.
<< Guardali, sembrano una coppia di giovani fidanzatini! >> sussurro alla mia sorellina con i lacrimoni.
<< Eh, già. Per una volta hai fatto un’opera buona! >>
<< Ehi, cosa vorresti dire? Io faccio sempre azioni a fin di bene! >> alzo l’indice e chiudo gli occhi. << Certo, magari a volte non sempre riesco nell’intento, però sono sempre azioni a fin di bene. Non trovi? >>
<< Ah, ah. >> annuisce svogliatamente lei. << Beh, io vado a chiamare Kimitaka per sapere come sta. >>
<< Oh, oh! Ma non è che ti sei presa una cottarella per quel ragazzino che tanto ti dava fastidio? >> le chiedo con un sorrisetto malizioso.
<< Ma che vai a pensare, Doremi! >> arrossisce lievemente, ma continua più decisa << E poi parli proprio tu. Ultimamente stai sempre a pensare a quel Tetsuya! Ma come, non era lui che ti prendeva sempre in giro, DO-JI-MI? >> scandisce l’ultima parola con arroganza.
<< CHE?! >> resto di stucco per qualche istante, ma mi riprendo guardandola con (finta) superiorità. << Questa è buona! E dimmi, come fai a sapere ciò che penso? Non credo proprio che tu mi possa leggere nella testa. Cos’hai dei super poteri, forse? >> incrocio le braccia alzando un sopracciglio.
Lei fa altrettanto << Non ho i super poteri. Sei tu che parli nel sonno! >> e corre via.
Resto con l’indice alzato e la bocca aperta, senza parole.
<< Ma bene. Ora parlo anche nel sonno! >>
 
***

Mi butto sul letto, sperando che mi possa calmare un po’, ma con scarsi risultati. Possibile che di parlo di notte? E, soprattutto, possibile che sogni proprio lui?
<< Diamine… passare troppo tempo con quel tipo fa quest’effetto? >>
Mi rialzo di scatto, rimanendo seduta sul materasso. Ah, sarà stata sicuramente una scusa per sviare il discorso! E io che ci casco sempre. Uff, devo riprendermi. Parlare con quella peste mi sta facendo agitare come non mai!
Ha detto che avrebbe chiamato Kimitaka. E io chi posso chiamare? Ma certo! << Già che ci sono, potrei telefonare ad Hazuki! Non dovrebbe aver niente da fare per oggi, magari possiamo uscire insieme! >>

 
***

Detto fatto. Ho chiamato la mia amica e ci siamo messe d’accordo per vederci al parco di Misora per il pomeriggio. Aveva un tono di voce così felice… cosa le sarà successo? Voglio proprio sapere qualcosa di più.
Corro in camera mia e apro l’armadio per vedere cosa indossare per l’incontro anche se non ho molta scelta. Alla fine scelgo una maglietta rossa col collo a V e un paio di pantaloncini beige.
Mi guardo allo specchio. I lunghi capelli incorniciano il mio volto. Stavolta ho abbastanza tempo per fare degli odango decenti, altro che quelli che avevo fatto correndo per Tetsuya! Sorrido al ricordo di quella giornata, poi prendo una ciocca dei capelli per fare la mia solita acconciatura. Dopo un po’ però mollo la presa. In tutti questi anni non ho fatto altro che pettinarmi così. E se cambiassi un po’?
Provo a farmi diverse acconciature, ma nessuna mi convince davvero. Non sono per niente brava con queste cose. Già è troppo se so fare i miei codini…
<< Ok, basta giocare. >> guardo il display del mio cellulare. Cosa?! Sono le quattro e venti? L’appuntamento era venti minuti fa!
Scendo rapida le scale e mi affaccio alla cucina. << Mamma io vado al parco con Hazuki-chan! Ci vediamo dopo! >>
<< Ok. Non state troppo al sole, mi raccomando! >>
<< D’accordo! >> chiudo la porta.
 
***

Cavolo, sapevo che avrei fatto tardi! Speriamo che non si arrabbi con me.
<< Eccoti! >> finisco con l’urlare senza volerlo, richiamando l’attenzione della gente attorno alla castana. << Che figura… >> Sussurro.
<< Ciao, Doremi! >> è sempre così solare.
<< Hazuki-chan! >> la stringo forte, poi sciolgo l’abbraccio. << Scusami per il ritardo, non volevo. >>
<< Tranquilla, anch’io ero arrivata da poco. >>
<< Come?! Tu sei sempre così precisa… >> lei arrossisce un po’ per l’imbarazzo.
<< È che… ultimamente sono un po’ sulle nuvole. Tutto qui. >>
<< Tutto qui? >> alzo un sopracciglio. << C’è qualcosa che devi dirmi? Magari qualcosa che riguarda Yada-kun? >>
Credo di aver centrato in pieno. Se prima Hazuki era arrossita ora era letteralmente paonazza.
<< B-beh, i-io… >> gli angoli della bocca si alzano piano. Abbassa lo sguardo e poi esclama: << Chiamalo Masaru. >>
<< Allora è un sì? >> porta entrambi i palmi delle mani sulle guance, poi annuisce piano. << Ah-ha, e non mi dicevi niente? >>
<< Il fatto è che mi imbarazza un po’… >>
Le prendo le mani. Sono così calde. << Ho capito. Per certe cose serve un po’ di gelato! >>
<< C-come? >>
<< Ti va? Conosco un bar che ne fa di tutti i tipi! >> l’imbarazzo di poco prima scompare e annuisce, contenta. << Allora andiamo! >>
Corriamo mano nella mano, come quando eravamo all’asilo. È incredibile da quanti anni dura la nostra amicizia, è un sentimento così forte che mai nessuno potrà dividere.


 
ANGOLO AUTRICE:
Come avrete potuto leggere, il nostro Tetsuya alla fine ha vinto la partita. u.u
Povero Hiroshi, c'è rimasto male! *Se lo meritava cof, cof!*
Ok, torniamo a noi. La fanfic sta avendo poco successo in questi ultimi capitoli e la cosa mi dispiace perché sto facendo del mio meglio per continuarla come si deve e per non fare ritardi. :C
Per questo ringrazio infinitamente la recensitrice che continua a seguirmi, ovvero Crystal25396!
Per ultima cosa volevo avvisarvi che ci stiamo avvicinando alla fine della storia. Avevo previsto 16 capitoli, quindi ne restano solamente tre. Mi manca già-! T^T
Beh, alla prossima puntata! :D
(Se poteste lasciarmi un commentino mi fareste felice! <3)

MaJo_KiaChan_



 

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Capitolo 14
*** 'Un ragazzo che ti vuole per quello che sei!' ***


≈ Ojamajo Doremi Before Sixteen ≈


Note iniziali:
Prima che leggiate, tenevo a precisare che il dialogo tra Doremi e Hazuki (più precisamente da quando Doremi dice: "Ti invidio un po', sai?") è stato preso in parte dal primo capitolo della Light Novel "Ojamajo Doremi 16", a cui ho aggiunto il flashback (anch'esso tratto da un'altra fonte, ovvero dalla serie "Ojamajo Doremi Dokkan") e, ovviamente, la narrazione. Ho voluto inserire quel pezzo perché la mia storia si collegasse ancora di più col romanzo. :)
Per farvelo notare meglio ho inserito un asterisco come questo * quando inizia e quando finisce.
A parte questa piccola parentesi non ho nient'altro da aggiungere, perciò ci vediamo a fine capitolo! Spero vi piaccia. :) 


 

Capitolo XIV:"Un ragazzo che ti vuole per quello che sei!"


Siamo arrivate alla gelateria da più o meno cinque minuti. Fa molto caldo, ma fortunatamente abbiamo trovato un tavolino sotto l’ombra. Eh, sì: si sta davvero bene. Comunque non siamo arrivate fin qui solamente per mangiare qualcosa di fresco: Hazuki mi sta raccontando cosa le è successo con Yada-kun.
Continuo ad ascoltarla -annuendo ogni tanto- anche se la mia attenzione visiva è diretta a un moscerino che ha cercato di posarsi sul mio cono. In questo periodo gli insetti sembrano triplicarsi a non finire! Spero solo di averlo riuscito a togliere, non ne sono così certa perché era veramente piccolo… ah, e ora che faccio? Il gelato mi si sta squagliando tutto in mano! O la va o la spacca.
Proprio mentre stavo addentando il cono, Hazuki mi desta dai pensieri.

<< Che cosaaa?! >> esclamo sorpresa alzando le sopracciglia con un sorrisino ebete stampato in faccia.
<< Non urlare, Doremi… >> mi ammonisce imbarazzata.
Mi gratto nervosamente la testa. Ah, io e i miei modi di fare…
<< Scusami, ma sono così felice! Ti rendi conto, Hazuki? Sei fidanzata! >> Credevate che non fossi riuscita ad ascoltare Hazuki, eh? Beh, no: anche se il moscerino rompeva le scatole, non mi sono distratta più di tanto e ho seguito tutto il suo discorso. E ora ve lo dimostrerò: qualche giorno prima Masaru l’aveva chiamata al telefono e si erano dati appuntamento al solito posto, sul ponte che dà al canale. Lo stesso canale dove anni prima avevano cercato di ritrovare la loro ocarina che Yada-kun aveva gettato per un malinteso. Da quella volta, mi ha detto, sono stati sempre più legati. Anche se c’erano state altre incomprensioni, come quando Masaru passava diverso tempo con Shiori all’ospedale e lei si era ingelosita. “Solo un po’ ” ha sottolineato con una faccetta buffa rivolta verso il suo gelato che aspettava ancora di essere mangiato. Poi ha capito che non c’era proprio niente da essere gelosi, perché Shiori era una ragazza fantastica, ma molto sola. Per questo motivo lui le faceva sempre visita. C’era stata una volta che era venuta addirittura tutta la classe per incitarla ad andare avanti, a lottare contro la sua malattia. E ce l’ha fatta. Adesso che ci penso, Shiori è davvero una ragazza forte.
Comunque, quel pomeriggio, quando si sono incontrati per l’appuntamento al ponte, Masaru le aveva riferito che il padre avrebbe voluto che lui e la sua matrigna partissero per la Germania, così da poter stare tutti insieme come una vera famiglia. Lui però non aveva proprio intenzione di lasciare il Giappone. Hazuki allora gli aveva chiesto il perché, insomma era raro che Masaru si vedesse col padre e questi aveva tutti i diritti per chiedere alla sua famiglia di seguirlo. Sarebbe stata la soluzione ideale, anche se Hazuki sapeva che le sarebbe mancato. “Quando me ne ha parlato”, ha detto la castana, “teneva gli occhi fissi al cielo, con un velo di tristezza. Poi ha guardato me e quella tristezza è svanita. Mi ha detto che sono importante per lui, che fin da quando eravamo piccoli l’ho aiutato a non essere solo.” E così le ha detto ciò che provava, che ha sempre provato per lei. “Certo, è stato un po’ esitante” mi ha spiegato Hazuki sorridendo, “ma in quel momento ero troppo presa dalle sue parole che non mi sono neanche resa conto che mi ero avvicinata a lui e l’avevo abbracciato.”
<< Mia cara, qui c’è da festeggiare! >>                   
<< Che?! >>
<< Lascia fare a me. Mi scusi! Vorremmo dell’altro gelato. >> urlo al cameriere dal tavolino dove siamo sedute io e Hazuki. Ma come, non mi vede? Mi sporgo ancora un altro po’ dondolandomi con la sedia. << Dico a lei! >>
<< Doremi fermati o- >>

__SBAM~!__

<< Ecco, lo sapevo: sei caduta. >> Si avvicina verso di me con aria preoccupata. << Tutto ok? >>
<< Ahi, ahi… >> mi afferra il braccio per aiutare ad a rialzarmi. Da come mi guarda, credo di non avere un bell’aspetto: eh già, il gelato mi è finito tutto addosso! Ci fissiamo per qualche secondo e poi scoppiamo a ridere.
 
E brava la mia Hazuki-chan. Lo sapevo che quei due prima o poi si sarebbero messi insieme! Sono così felice per loro. Mi chiedo solo quando capiterà a me…

 
***

Dopo essermi comprata un altro gelato, e averlo divorato con gusto, abbiamo deciso di farci una passeggiata al parco di Misora.
*<< Ti invidio un po’, sai? >> le confesso tutt’un tratto trattenendo leggermente lo sguardo a terra, con un sorriso di rammarico.
Lei si china leggermente per incontrare il mio sguardo. << Mi invidi? >>
<< Beh, sì. >> rialzo lo sguardo puntandolo al cielo ormai dipinto di un rosso molto chiaro mischiato all’arancione. Le nuvole, invece, sono così lontane e sottili.
<< Ma che dici, sciocchina? >> mi sorride.
<< Parlo sul serio! >> esclamo. << Siete così fortunati… Perché non posso avere un fidanzato anche io? Possibile che non abbia un po’ di fascino femminile? >>
<< Non è vero. >> dice quasi con rimprovero << Un ragazzo che conosce i tuoi lati positivi e ti apprezza per come sei c’è, Doremi. >>
Sul mio viso si accende un sorriso: << Stai scherzando!? Chi è!? Dimmelo, dimmelo! >> la prego con occhi luccicanti.
<< Davvero non lo sai? >>
<< Assolutamente no. >> faccio spallucce.             
<< Sei talmente distratta…>> fa Hazuki scuotendo piano la testa, come a rassegnarsi. Comincia a parlarmi di quella volta in cui, nel giorno del diploma, mi ero barricata nel Maho, senza avere la minima intenzione di uscire. Quella volta è rimasta impressa nella mia testa, come potrei dimenticare il sostegno di tutti i miei compagni di classe? << Doremi-chan, ti ricordi che tutti avevano cercato di convincerti ad uscire, e di come anche Kotake-kun avesse fatto del suo meglio per farti venir fuori? >>

Tetsuya?
Ci penso per qualche istante, per poi risponderle: << Mi sembra che Kotake avesse detto… qualcosa come che tutti i compagni di classe mi volevano bene, giusto? >>
La castana emette una piccola risatina. << Prima di dire questo, inizialmente aveva detto “io”, ma poi si è sentito imbarazzato e ha detto “tutti quanti ti vogliono bene”. >>
Questa poi. Io non… non ne sapevo niente.
I miei occhi si spalancano, abbasso lo sguardo a terra per riflettere. Possibile che non me ne sia accorta?
Alzo piano lo sguardo da terra e giro di poco la testa in direzione della mia amica, leggermente confusa.
<< Q-quindi, allora… a Kotake… piaccio? >>       
Non riesco a pensare che possa essere vero. È impossibile, insomma: mi ha sempre infastidito, non siamo mai andati tanto d’accordo l’uno con l’altro. Però, in effetti, lui c’è sempre stato per me quando ne avevo più bisogno.
Unisco le mani, stringendo nervosamente le dita. Lei mi guarda con tenerezza per poi chiudere gli occhi: << Sì, gli sei sempre piaciuta. Lo sapevano tutti nella nostra classe. >>
<< Davvero…? >> rimango sorpresa dalla sua risposta, sorridendo leggermente. << Pensandoci bene, ci sono state delle volte in cui Kotake faceva di tutto per attirare la mia attenzione, ho ragione? >> Il mio sguardo è puntato ansioso verso di lei, voglio saperne di più.
<< Come durante la gita? >> mi chiede inclinando leggermente il viso da un lato.
<< S-sì… Sulla collina, al ritorno dal Tempio Kiyomizu, quando sono scivolata sulla buccia di banana che Kotake aveva gettato a terra. >> Ricordo benissimo che c’era una leggenda per la quale si pensava che se qualcuno fosse caduto sul versante, sarebbe morto tre anni dopo. Ho avuto così paura! << E sono quasi sicura che quando è caduto subito dopo di me, quella volta, l’aveva fatto apposta per- >>
<< Per tirarti su il morale. >> mi anticipa lei << Eri molto spaventata. >>
Forse ha ragione. Porto una mano sotto il mento, come se stessi investigando.
<< Capisco… Oh, a proposito. Quando stavo parlando con Seki-sensei su quanto fossi triste per la mia continua goffaggine, Kotake era nascosto da qualche parte dietro di me, anche se eravamo in gruppi diversi. >>
Hazuki annuisce. << E quando eravamo tutti insieme in campeggio, non è stato Kotake-kun a portarti sulle spalle quando ti sei slogata la caviglia? >>
<< Salta su.
Ti porto in spalle.
Hai la caviglia slogata e non puoi camminare. >>
 
<< Sì, è stato lui… >> Non so perché, ma ricordare quel pomeriggio mi fa sorridere. Sembrava tenerci così tanto. << Ho capito, allora a Kotake piaccio veramente… >>*
La mia amica sorride, felice.
<< Grazie, Hazuki-chan! >> l’abbraccio fortissima. Sono così in debito con lei. Senza il suo aiuto non sarei mai riuscita a capirlo. Le voglio veramente un bene dell’anima.
 
***
 
Chiudo la porta della mia stanza e mi appoggio ad essa con la schiena. Scivolo piano a terra, avvicinandomi le gambe al petto. Le stringo, appoggiando il mento sulle ginocchia. Sono davvero esausta: ho il fiatone per la corsa e il cuore batte ancora a mille. Non riesco ancora a realizzare ciò che ho appena scoperto grazie alla mia amica. Perché non ci sono arrivata da sola? Eppure tutti quei segnali che mi mandava erano così evidenti: lui che era venuto fin qui per difendermi dal presunto ladro di Misora; lui che voleva dedicarmi quel goal (e che non riuscivo proprio a capacitarmi del perché); lui che mi aveva chiesto scusa, dicendo che aveva sempre portato con sé la maglia che gli avevo comprato come un vero tesoro; lui che aveva organizzato insieme alle mie amiche una festa a sorpresa per me; lui che mi aveva regalato una spilla; lui che aveva vinto la partita e l’aveva dedicata a me.
<< Che idiota. >> sorrido amaramente. Hazuki ha ragione, sono così distratta.

__TOCK, TOCK!__

<< Doremi, apri per favore! >> mi desto dai miei pensieri, sentendo la voce di mia madre. Mi alzo da terra e la apro.
<< Cosa c’è, mamma? >>
<< Ti ho vista salire così velocemente in camera tua che mi sono preoccupata. È successo forse qualcosa? >> inclina il volto da un lato, dai suoi occhi si intravede molta preoccupazione.
 << Macché! >> porto una mano dietro alla nuca. << Non è niente, fidati. >>
Lei cambia espressione: un sopracciglio alzato e gli occhi chiusi a due fessure rendono chiaro ciò che vuole dirmi. E infatti: << Mi stai dicendo la verità? >>
<< Ehm, ecco. >> bene, e ora che le dico? Che ha sempre avuto ragione su Tetsuya? Che sono ancora scossa per questo e non ho la minima idea di come comportarmi se lo incontrassi per strada?!
<< Parla. >> dice, senza voler sentire repliche.
<< Ok… >> ci sediamo entrambe sul mio letto e lei sembra curiosa di sapere tutto ciò che ho da dirle. << Beh, diciamo che ho saputo una notizia che mi ha stravolto. Parecchio. >>
<< SEI INCINTA?! >> esclama mia madre come se le avessi detto una bestemmia.
<< MA SEI IMPAZZITA?! >> urlo anch’io. << Certe volte non so proprio come ti fanno a venire questi pensieri! >>Incrocio le braccia, offesa.
Emette un lungo sospiro di sollievo, poi si scusa: << Va bene, va bene. Hai ragione! Continua pure, allora. >>
La guardo di sottecchi. << Ti ricordi di quel ragazzo che hai voluto che restasse qui a cena da noi? >> non riesco neanche a pronunciare il suo nome.
Sembra pensarci su, poi gli occhi le si illuminano e un sorriso malizioso si dipinge sulle sue labbra. << AH, AH! >> esclama vittoriosa << LO SAPEVO! >>
<< Eh? Ma se ancora non ti ho detto nien- >> mi blocca emettendo una risatina. Poi sventola velocemente una mano, come per dire “che importa, ho già capito tutto!”.
<< Ah, mia cara! >> unisce entrambe le mani e se le porta al petto, guardandomi come se fosse fiera di me. Ha davvero capito tutto? << Te lo dicevo io che quel ragazzo è S-T-R-A-C-O-T-T-O di te! >>
<< EH-?! >>
Certo che se lo dice in quel modo mi imbarazza!
Lui è… stracotto di me? Le guance diventano così calde che porto le mani fra i capelli. << Mamma…! >>
<< Non devi preoccuparti. È tutto sotto controllo. Non devi farti prendere minimamente dal panico, cosa comune fra voi adolescenti. >>
<< Ma- >> lei continua senza neanche avermi sentito.
<< Tutto quello che devi fare è dirgli che provi i suoi stessi sentimenti! >> sorride emozionata, poi si ferma un attimo. Il suo volto torna serio << Perché tu… provi qualcosa per lui, giusto? >>
<< Beh, non saprei… >> alzo le spalle, impacciata.
Mia madre inclina leggermente il viso, sorpresa. << Cioè? >>
<< Ah, è che è tutto così difficile! >> Lo sguardo si fa cupo, la voce, invece, sottile. << A lui potrò anche piacergli, ma… Sono ancora confusa. >> confesso puntando gli occhi a terra. << E non so se provo gli stessi sentimenti per lui. >>
Lei sembra capire e pone una mano sul mio braccio.
Alzo lo sguardo, poi parla: << Allora in questo caso devi solamente aspettare. >>
<< Aspettare…? >> socchiudo gli occhi, come se non avessi capito bene << Aspettare cosa? >>
<< Che sia il tuo cuore a dirti ciò che devi fare. >> con l’indice punta verso la parte sinistra del mio petto.
Lo sguardo si sposta rapidamente in basso, dove lei ha indicato. << Il cuore? >> sussurro.
Si alza in piedi, abbracciandomi. La mia testa viene stretta tra le sue braccia, posso sentire il suo cuore battere a tempo. Scosto il viso e lo alzo incontrando i suoi occhi, così simili ai miei. << E se non riuscissi a capire cosa vuole dirmi? >> le dico, quasi in supplica.
<< Lo capirai, ne sono sicura. Il cuore non sbaglia mai. >> sussurra tenendomi il viso tra le mani.
Mi stringo forte a lei. << Grazie, mamma. >>
 
Gli occhi mi pungono così tanto che non riesco più a trattenermi, finendo col piangere tra le braccia della persona che amo di più al mondo.


ANGOLO AUTRICE:
Finalmente (e dico FINALMENTE) Doremi ha capito che Kotake prova qualcosa per lei, avete visto?
Vi giuro, da quando ho iniziato a scrivere questa fanfic avevo così tanta voglia di scartare tutti quanti i capitoli per andare dritto al sodo! Ma, ahimè, ho dovuto rispettare diverse regole, come fare entrare questo capitolo durante la seconda media (in autunno) e non sfasare di troppo, altrimenti sarei andata fuori trama.
Quindi potete capire, o perlomeno immaginare, quanto sia felice di aver postato finalmente questa parte della storia!
Sto già scrivendo da un po' il capitolo quindici, ovvero il penultimo T^T, e vi dico solo che si chiamerà "Gelosia?".
Ehehe, non vi anticipo nient'altro. Alla prossima! ;)

MaJo_KiaChan_

 

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Capitolo 15
*** Gelosia? ***


≈ Ojamajo Doremi Before Sixteen ≈
 
Capitolo XV: Gelosia?

La scuola è ricominciata ormai da poco più di un mese. Inizialmente, stare in classe con Tetsuya è stata dura: non sapevo come comportarmi dato che ormai sapevo che nutriva dei sentimenti per me, ma poi ho sentito la necessità di prestare più attenzione a lui (certo l’imbarazzo c’era ancora, ma non potevo evitarlo per sempre.) L’ho osservato durante le lezioni, quando giocava a calcio nel cortile scolastico e all’ora di pranzo.
È stato difficile non dare nell’occhio o fargli suscitare qualche sospetto, tuttavia ho potuto notare delle cose che prima non sapevo. Sembra che quando è agitato, durante le interrogazioni ad esempio, si porti ogni tanto la mano destra fra i capelli, percorrendo la testa fino alla nuca. Oppure quando gioca a calcio e sbaglia un passaggio si morda sempre il labro inferiore.
Altra cosa che ho notato è che a mensa scarta i fagioli. Credo non gli piacciano per niente.
<< Ah… >> sospiro pesantemente. Tutto si fa più difficile quando si è coinvolti nell’amore.
Ora sono al terrazzo della scuola. C’è la pausa merenda, quindi chi vuole può stare fuori dall’aula, in cortile o anche qui. Solo che sul terrazzo ci vengono in pochi. È per questo che mi piace: posso rimanere sola con i miei pensieri e, ultimamente, ne ho davvero bisogno. Ricordo che con le altre ci venivo spesso alla vecchia scuola per chiacchierare. Mi mancano da morire. Se solo fossero qui, a quest’ora avrebbero potuto consigliarmi cosa fare, dato che non ne ho la più pallida idea.
Mia madre dice di dare retta al cuore, ma che significa? Ah, perché sembra tutto un enigma? Comincio a pensare che forse era molto meglio se continuavo a vivere la mia vita senza sapere niente di niente di ciò che provava Tetsuya per me.
Mi appoggio alla ringhiera con le braccia, il freddo metallo è così rovinato dal tempo. C’è perfino un po’ di ruggine qua e là. Mi sporgo piano e guardo nel cortile scolastico: delle studentesse forse del primo anno stanno correndo un po’ per tutto il campo da calcio, sono così felici.
All’improvviso sento un rumore brusco. Mi guardo intorno, colta di sorpresa.
<< C’è qualcuno? >> chiedo, leggermente spaventata.
Non si fa avanti nessuno e per un attimo credo di aver fatto una figuraccia. Ma dai, chi vuoi che ci sia!
<< Solo io. >> la voce proviene da un angolo nascosto della terrazza.
Alla luce del sole posso finalmente riconoscere la figura che mi spiava. Un momento, ma quello è << Kotake? >> Resto un attimo confusa. << C-che cavolo ci facevi lì dietro? >>
<< Ehm, ecco… >> Sembra leggermente nervoso e si passa una mano fra i capelli corvini. << Niente. >>
Alzo un sopracciglio. << Ah, no? >>
Si avvicina e si appoggia alla ringhiera con la schiena. << È solo che sei così strana ultimamente. >> volta lo sguardo, incrociando i miei occhi. Mi mordo un labbro. Magnifico, e io che credevo di non aver destato sospetti. Sono proprio una scema!
Non parlo, mi stringo solo nelle spalle tenendo lo sguardo fisso sulla gonna della divisa.
<< Allora? >> chiede, è veramente preoccupato.  << Dai, che succede? >>
<< Non lo so. >> dico in un soffio.
<< Che vuoi dire? >>
Ah, non voglio che si preoccupi! Devo essere quella di sempre altrimenti avrà ancora più sospetti. Incurvo le sopracciglia e cerco di sorridere << Ah, tranquillo. Non è successo proprio niente. Niente di niente, davvero. >>
<< Sicura? >>
<< Sicurissima! Eheh… >> esclamo grattandomi nervosamente la nuca.
<< E dai, non fingere. >> mi ammonisce << So riconoscere quando lo fai. >>
Emetto un sonoro sbuffo. È così determinato: i suoi occhi sono così penetranti e vogliosi di saperne di più. Diamine, che situazione! Non posso mentire, ma neanche rivelargli tutto. Dovrò restare vaga: << È che è un periodo strano. >> ammetto abbassando lo sguardo. << Ma non è nulla. >>
<< Guarda che se vuoi puoi parl- >> lo anticipo.
<< Oh, sembra che la campanella sia suonata! >> improvviso. << Bene >>, batto le mani, << Credo sia meglio andare. >>
Lui non se la beve e si mette davanti a me. Prima sposta lo sguardo a terra, ma poi lo rialza deciso. << Io… non so che cosa ti sta succedendo e vorrei aiutarti. >> sussurra << Ma non vuoi proprio parlarne, giusto? >>
Annuisco debolmente, ma credo che non l’abbia notato. Tengo il volto fisso sulle mani unite, perdendomi nei miei pensieri. È proprio vero: Tetsuya è cambiato, è maturato; non sembra più il ragazzino delle elementari, quello che faceva di tutto per farmi degli scherzi o prendermi in giro, anche se so che lo faceva per attirare la mia attenzione.
Sospira piano, dispiaciuto per non potermi aiutare di più...
Non voglio che si senta come se non mi fidassi di lui.
<< Senti, io…! >> esclamo mettendo accidentalmente un piede sulla piccola pozzanghera a terra, finendo col cadere di sedere. << Ahi, che botta! >> possibile che faccia sempre qualche danno? Lui è cambiato, ma io resterò sempre-
 << La solita Dojimi. >> mi aiuta ad alzarmi.
<< Oh, la divisa! >> dico osservando la gonna blu bagnata dall’acqua piovana.
<< Che è successo? >> chiede lui, poi capisce. << Ahahah! Ora sembra che tu te la sia fatta sotto! >>
Che imbarazzo… Rettifico! Se pensavo che fosse cresciuto, beh non lo è proprio. << Taci, Kotake! Se solo ti fosse capitato a te sai che risate che avrei fatto! UFF! >>
<< Ah, sì? Guarda qua. >> mi dice lui. Ma che fa? Sembra stia cercando qualcosa quando si avvicina ad un’altra pozza d’acqua. << E op! >>
<< Sei impazzito?! >> lo guardo sorpresa. Ha fatto la stessa cosa di quando eravamo sulle scalinate del tempio alle elementari. << Potevi farti male! >>
<< E no, ora ridi. >> esclama lui, ancora a terra.
<< Cosa? >>
<< Avevi detto che se fossi caduto avresti riso. >> questa poi…! Lo aiuto a rialzarsi, ma appena in piedi comincia a farmi il solletico sulla pancia.
<< Ahahah~! Smettila! >> rido come non mai.
<< Certo che solo così sai fare un sorriso, eh? >> continua con il suo gioco << Prometti che non farai più quella faccia? >>
<< Quale, ahahahah, faccia? >>
<< Quella triste, di poco fa. >>
<< Cosa? >> in quel momento smette di farmi il solletico ed assume un volto serio.
<< Beh, sì insomma… >> tentenna << Non voglio che tu ti senta giù di morale. >>   
Sorrido, chiudendo gli occhi. << Sai, mi sento già meglio! Grazie, Tetsuya! >>
<< Ma io non ho fatto niente. >>
<< Sbagli. >> lo rassicuro << Hai fatto molto per me. >> dico riferendomi un po’ anche a tutte quelle volte in cui mi sono trovata in difficoltà e lui c’era, c’era sempre.
Il corvino sorride grattandosi piano la guancia destra. Poi arrossisce un po’, ma senza darlo a vedere.
<< Anche perché ora saremo in due a dare nell’occhio non appena entreremo in classe! >> sorrido al sol pensarci.
<< Ah, ecco perché! >> ride anche lui, divertito << Dai, andiamo a fare questa figuraccia e togliamoci il pensiero! >>
Annuisco felice e con appoggio reciproco ci dirigiamo all’interno dell’Istituto.    
                                                                                        
***
 
Qualche giorno dopo.
 
Stare a scuola d’autunno non è per niente facile. Devi vestirti a strati e portarti sempre dietro un ombrello, dato che il tempo cambia continuamente. O almeno così è stata questa settimana.
<< Uffa, ieri ha piovuto tutto il giorno e oggi invece c’è il sole? >> mi accascio con la testa sul banco. Perfino il tempo sembra confuso quanto me.
<< Però devi ammettere che non si sta tanto male. >> si gira dal suo banco, Nanako.
<< Lo so, ma mi sta mandando in tilt questo meteo. >> porto una penna sulle labbra, cercando di farla stare in equilibrio.
<< Beh, meglio il sole che grandine e neve. >> anche Marina, alla mia destra, si aggiunge al discorso. << Almeno le piantine della scuola non si rovineranno. >>
La penna cade.
<< Tieni davvero tanto alle piante, eh? >> lei sorride annuendo. Ricordo come se fosse ieri quando, in terza elementare, un nostro compagno di classe si era fatto in quattro per proteggere le aiuole sul giardino della vecchia scuola. Era anche un modo come l’altro di far pace con Marina, dato che avevano litigato. E pensare che girava voce che tra quei due fosse sbocciato qualcosa! << Hihi, >> sghignazzo. << A proposito, come vanno le cose con Takao-kun? Ieri vi ho visti parlare soli soletti. >> faccio un sorriso malizioso.
Lei scuote la testa, arrossendo un po’. Poi mi dice << Siamo sempre stati solamente degli buoni amici, ci vediamo ogni tanto, ma niente di che. Cioè, a me lui piace, ma sono troppo timida per confidarglielo. Inoltre mi ha detto che alle superiori vuole scegliere un liceo importante. A quanto pare, quindi, saremo in scuole diverse. >> inclina il viso verso il basso.
<< Capito… >> annuisco. Le metto una mano sulla spalla. << Non devi esserne triste. >>
<< Cosa? >>
<< Vedrai, andrà tutto bene. Sono sicura che se la vostra è una forte amicizia durerà, anche se siete lontani. >> So benissimo cosa sta passando la mia amica. << E poi, sono certa che troverai il momento adatto per dirglielo. >>
Lei mi sorride caldamente. << Grazie, Doremi-chan. >>
<< Arriva il sensei! >> esclama un ragazzo.
Sbuffo, voltandomi verso la finestra. Il bagliore del sole è così forte che mi costringe a socchiudere gli occhi.
Mi sarei fatta volentieri un bel pisolino, ma proprio in questo momento è entrato in aula il professore.
<< Fantastico… >> sussurro senza farmi sentire.

 
***
      
Finalmente è ora di educazione fisica! Non sono stata mai felice di fare questa materia come oggi. Non ce la facevo davvero più con quella voce irritante dell’insegnante di matematica. Almeno così starò un po’ all’aperto.
Nell’aula in questo momento non c’è nessuno: si stanno tutti cambiando negli spogliatoi. Tra poco ci andrò anch’io, ovviamente, << Se solo riesco a trovare quella dannata tuta! >>. Frugo per la terza volta nello zaino, ma sembra proprio che l’abbia dimenticata a casa.
<< Ahh~! Ora chi glielo dice al professore? >> esclamo con i lacrimoni. << Se mi faccio vedere in divisa scolastica mi manderà in punizione! >>
A malincuore decido comunque di andare in cortile, insieme al resto della classe.
 
***
 
<< Oh, eccoti Doremi-chan! >> esclama un’altra mia compagna di classe, Makoto. << Ma dov’è la tua tuta? >>
<< Ti prego, non me lo ricordare… >> sussurro. Poi mi guardo intorno << Non vedo il sensei. >>
<< Non è presente oggi. >> si avvicina Sujiyama, << Sembra che abbiamo un’ora libera~! >>
AH, finalmente! Per una volta posso dire di essere la ragazza più fortunata del-
<< Un momento. >> mi fermo all’improvviso. << Ma quelli giocano lo stesso a calcio. Si può? >> indico Tetsuya e gli altri.
<< A quanto pare… >> alza le spalle il castano.
 
***
 
Passare l’ora di ginnastica a chiacchierare e a non far niente è stato davvero rilassante. Ora c’è la pausa merenda, sarà meglio andare.
 
***
 
Finisco quasi subito di mangiare e poi torno in cortile. Non ho voglia di restare da sola in terrazza. L’altra volta lì c’era anche Kotake e non vorrei proprio incontrarlo. Non per niente, anzi. Quel giorno mi ha fatto sollevare un po’ il morale, ma non so perché da quella volta quando lo vedo sento qualcosa nello stomaco. È una sensazione strana, così evito di fare altre figuracce avendolo attorno.
Tuttavia le mie aspettative di non incontrare quel fanatico del calcio, vanno a farsi benedire. Ruoto gli occhi al cielo. Perché in questo periodo lo incontro sempre quando non voglio?
Giro l’angolo. Beh, probabilmente vorrà ancora fare due tiri in porta (come se non gli fosse bastata un’intera lezione).
Lo osservo da dietro un albero dal fusto molto largo. Da qui posso passare inosservata, o almeno spero.
Oh, eccolo lì. Sapevo che sarebbe andato a calciare quel benedetto pallone.
Il cortile è così pieno di studenti, spero nessuno mi veda. Uh, ma quelle ragazzine sono così basse! Che carine, forse sono del primo anno… ma certo! Sono le stesse che avevo visto dalla terrazza. Sembrano così legate, beate.
D’improvviso una di loro si stacca dal gruppo, indicando alle altre qualcuno all’interno del campo da calcio. Ma non c’è nessuno a parte-
<< Non mi dite che… >> mi sporgo più in avanti per cercare di vedere meglio se effettivamente stesse indicando quella testa quadra di Tetsuya. Rimango sconcertata, ma capisco che sta veramente indicando verso lui.
Non appena le altre osservano il ragazzo in questione rimangono a bocca aperta, arrossendo una dietro l’altra.
<< Puah! No, adesso questa me la devono spiegare. >> sussurro. << Come si fa a trovare attraente uno come- >>
Decido di osservarlo con più attenzione, e stavolta non devo distrarmi con dei futili particolari. Voglio provare a vedere meglio il ragazzo che è diventato. Voglio capire se mi piace veramente.
Il vento che gli scompiglia i capelli, il suo sorriso quando fa goal, quegli occhi così pieni di vita…
Mi strofino nervosamente gli occhi. Ma è davvero lui?
<< Eh, sì. >> rimango imbambolata a fissarlo ancora per un bel po’. Da quando è diventato così carino? Calcia un altro goal in porta e poi alza lo sguardo, si è accorto che lo stavo fissando. Alza un sopracciglio.
Oh, no. Mi ha visto, mi ha visto, mi ha visto~!
Mi giro di scatto con la schiena all’albero. Le pupille dilatate, il cuore che non ha mai battuto così tanto in vita mia…
<< Che cavolo mi succede?! >>
 
***
 
Corro come un’ossessa dentro scuola e mi barrico all’interno dei bagni femminili, chiudendo velocemente a chiave la porticina.
Porto le mani alle tempie, facendo ampi movimenti circolari come per calmarmi, ma con scarsi risultati. << Non è possibile, non è possibile, non è possibile… >> sussurro, nervosa.
D’improvviso qualcuno bussa alla porta della toilette.
Non rispondo subito, dato che nella mia testa ormai c’è solamente l’immagine di Tetsuya che mi guarda interrogativo e quelle ragazzine che quasi svengono solo a vederlo.
Altre immagini, altro bussare.
<< Ma perché lo seguo dappertutto ultimamente? >> dico a bassa voce dandomi un pugnetto sulla testa. << Sono stata una scema, è ovvio che si è sentito osservato. >>
Le mani fra i capelli tirano così tanto, possibile che non riesca a calmarmi?
<< Ehi, un attimo: è lui quello che mi capita sempre davanti! >> affermo decisa, poi di nuovo l’ansia mi affligge. << Però mi sono nascosta io dietro a quell’albero per osservarlo… >>       
Altri rimpianti, altro bussare sempre più forte.
<< Certo che quella faccia poteva benissimo risparmiarsela! Non mi pare di essere sembrata una stalker! >>
 
_ TOCK, TOCK, TOCK!!!_      
 
<< Ehi! >> fa una vocetta acuta. Possibile che debba stare qui dentro solo perché ho dei risentimenti? Andiamo, devo reagire!
<< Ma non c’è nessuno allora? >>
<< TI SEMBRA CHE SIA LIBERO?! >> dico aprendo la porta del bagno, ritrovandomi davanti una ragazzina dai capelli lunghi e castani che mi guarda spaventata. Richiudo a chiave e quella scappa via urlando.
Incrocio le braccia, offesa più che mai, ma poi mi rendo conto di quello che ho fatto. Ma che mi prende…? Non era questo che intendevo per reagire. Ah, certe volte sono un disastro.
Sblocco la serratura ed esco dai bagni.
 
***
 
<< Sono a casa! >> finalmente, non avrei resistito un minuto di più in classe.
<< Bentornata, Doremi! >> fa papà dal salotto, scostando lo sguardo dal giornale.
<< Dove sono Poppu e la mamma? >> gli chiedo, avvicinandomi.
Gira un’altra pagina del quotidiano, e poi mi risponde: << Tua madre ha accompagnato Pop a comprarsi un nuovo vestito, sai per la recita che terranno alla sua scuola. >>
<< Ah, già! >> sorrido ricordando quando quella peste me lo aveva detto. Era così felice. << Beh, immagino che non ci metteranno poco. Se mi cerchi sono in camera mia. >> Lo saluto e salgo al piano di sopra.
 
***
 
Il giorno dopo.
 
<< AAAAH! >> urlo, saltando per la millesima volta dal letto. << Dannate ragazzine! Ma perché faccio sempre lo stesso sogno?! >>
Mi massaggio il fondoschiena, provando a rialzarmi. << Che ore saranno? >> Osservo con occhi assonnati la sveglia sul comodino e alzo le sopracciglia accorgendomi che sono appena le cinque del mattino. << Cosa?! >>
Non è possibile, mi ero risvegliata dieci minuti fa! E sempre per lo stesso dannato incubo.
OK, non dormo più. Basta, non posso permettere al mio subconscio di avere la meglio! Resterò sveglia fino a domani mattina!
 
E tre minuti dopo… sono ricaduta nel mondo dei sogni!
 
Mi ritrovo nel cortile scolastico, è pieno di gente. Sono nascosta dietro un albero dal tronco largo…
<< Un momento. >> esclamo all’improvviso << Questa scena l’ho già vista! >>
Le ragazzine del primo anno corrono tutte verso Tetsuya urlando e abbracciandolo. << Ok, questa cosa non era successa ieri… >> chiudo gli occhi. Sento un nervo pulsare sulla testa, ma cerco di calmarmi.
D’improvviso ne sento una esclamare << Kya~! Kotake-san, quanto sei bello! >>
Sgrano gli occhi, stringendo nervosamente le mani in pugni. Le nocche diventando quasi bianche data la pressione esercitata. << Ok, devo rilassarmi… non c’è niente di male. Anche io andavo dietro Igarashi, e lui era più grande di me! >>
Faccio un respiro profondo, la cosa sembra calmarmi, ma poi la stessa ragazzina che ha urlato poco prima dà un bacio sulla guancia di Tetsuya e lui arrossisce vistosamente, cercando di togliersele tutte dai piedi.
<< Anf… anf… >> il mio respiro diventa più agitato. Possibile non riesca a stare calma?
“Lo stanno soffocando, Doremi. Devi fare qualcosa. Subito.” Mi ricorda la mia vocina.
Esco dal mio nascondiglio, oramai la rabbia prevale su di me. << Oh, voi quattro! >> urlo andando nella loro direzione. Il corvino mi guarda confuso, loro, invece, indispettite.
<< Chi sei tu? >> fa la castana. Ehi, ma quella è la stessa dei bagni della scuola!
<< E che vuoi da noi? Non vedi che siamo impegnate? >> esclama un’altra, dai capelli biondi legati in alto da una coda. Le altre due rimaste si limitano a copiarla.
Non ci vedo più e finisco con l’urlare: << Smettetela di tormentarlo! >> mi sposto davanti a Kotake.
<< Semmai smettila tu! >> si mette in mezzo una più bassa, con gli occhiali.
<< Già, noi facciamo quello che ci pare. >> la affianca una coi capelli corvini e corti.
<< Questa poi! >> esclamo << Come vi permettete di trattarmi così? Sono più grande di voi. >> incrocio le braccia, chiudendo gli occhi.
<< E allora? >> dice la castana << Non significa niente. E poi scusa sei gelosa, tesoro? >>
<< Io non sono gelosa di nessuno! >>
<< No? E allora perché non vuoi che ci avviciniamo a lui? >>
E finiscono tutte a ridere.
<< FINITELA! >> urlo, risvegliandomi nel letto. Non ci credo: non sono riuscita a restare sveglia neanche per un po’? Uff, le coperte sono ormai disfatte e per terra. << Guarda qua che ho combinato… >>
Porto i piedi scalzi sul pavimento freddo. Mi alzo e cerco di sistemare alla meglio il letto, ma un capogiro improvviso mi blocca, facendomi cadere a terra.
Il cuore batte ancora fortissimo, non so più che fare. Sarà la terza volta, stanotte, che faccio sempre lo stesso sogno… o incubo.
<< Perché sono così nervosa? Tengo davvero tanto a lui che non voglio che nessuno gli si avvicini neanche in sogno? >>
Porto una mano sulla testa, percorrendola fino alla nuca.
<< Questo gesto. >> mi sorprendo. << L’ho osservato così tanto… >> abbasso lo sguardo a terra.
 << Oh, santo Cielo! Doremi, tutto bene? >> non mi ero per niente accorta che mia madre fosse entrata in camera. Socchiudo gli occhi, infastidita per la luce.
<< Beh, sì. Sono solo caduta dal letto, ahi, ahi. >>
<< Mi farai prendere un colpo prima o poi, sai? >> mi sgrida lei. << Ma che è successo? Hai fatto un urlo poco fa! >>
<< Non era niente. Solo un incubo. >> mi aiuta ad alzarmi e ci sediamo sul materasso. Stiamo diversi minuti così: lei che mi accarezza i capelli sciolti e io appoggiata con la testa sul suo petto. È l’unica in grado di farmi calmare in un solo istante.
Dopo poco mi bacia la fronte: << Se hai bisogno di qualcosa chiamaci, ok? >> annuisco e mi abbraccia. Se ne va chiudendo la porta dietro di sé, anche se dalla sua espressione capisco chiaramente che è ancora preoccupata. La camera torna scura e buia.
Comincio a pensare di stare impazzendo. Andiamo, non posso sognarmelo ogni tre secondi, per di più sempre con lo stesso stormo di ragazze dietro! Quelle lì mi danno un fastidio… e non so neanche perché!
“Forse non vuoi che qualcuno si appiccichi a lui.”
<< Figurati, è impossibile! >> sussurro a me stessa. Poi ci ripenso meglio: forse quel che sto provando è…
“Gelosia?”
Rimango impietrita per averlo solo pensato.
 << Se lo sono… >> sussurro, << Vuol dire che mi piace. >>
Sgrano gli occhi, non posso credere di averlo detto. Forse mi è sempre piaciuto, ma non me ne sono mai accorta. Comincio a ripensare a tutte le cose passate insieme e poi, per chissà quale motivo, sorrido, sentendo le guance in fiamme.
<< Sto delirando… >> mi butto di schiena sul letto, distendendomi come prima. Porto il cuscino in faccia, cercando di frenare questo calore che sento sulle gote, ma con scarsi risultati.
Il buio e la stanchezza dominano su di me e finisco per l’addormentarmi di nuovo. Non so perché ma stavolta ho la netta sensazione che non farò altri incubi.

 
 
ANGOLO AUTRICE:
E dopo un po' di ritardo, ecco a voi il quindicesimo episodio! xD
Finalmente Doremi ha capito cosa prova per Tetsuya! Non sapete quanto è stato difficile scrivere questo capitolo specie la parte finale, perché non volevo che cadessero nell'OOC. Devo dire che non sono tanto convinta del risultato, ma spetta a voi giudicare. Spero di non aver fatto scemenze perché volevo carcare di scrivere qualcosa di decente dato che ci stiamo avvicinando sempre di più alla fine! Già sento che mi mancherà questa storia! T^T
A proposito, il sedicesimo capitolo è quasi fatto e non vi dico che emozione è stata scrivere la fine di questa fanfiction. Non so però se sarà davvero davvero l'ultimo perché volevo inserire un pezzo per descrivere quello che avviene dopo la fine della storia e credo che ci sarà un epilogo.
Non è ancora certo, ci devo ancora pensare. Intanto se volete potete commentate questo capitolo! ^o^ Fatemi sapere cosa ne pensate: ogni vostra recensione mi scalda il cuore, davvero.
Vorrei anche ringraziare tutti voi che state leggendo da bravi lettori silenziosi, chi ha messo nelle seguite, preferite, ricordate e chi mi è sempre stato vicino. Inoltre un grazie anche a DioMagoPrescelto99 che ha iniziato a leggere la fanfiction da poco e che sta recensendo pian piano i capitoli. *^* Sono senza parole.
Al prossimo capitolo intitolato "La lettera!" *w*
Stay Tuned! ;)

MaJo_KiaChan_


 

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Capitolo 16
*** La lettera ***


≈ Ojamajo Doremi Before Sixteen ≈
  Capitolo XVI: La lettera

Sono passati diversi giorni da quando ho finalmente capito cosa provo per Tetsuya. C’è voluto un po’ per accettarlo, a dire il vero, ma poi, stando in sua compagnia, questo sentimento è diventato sempre più forte. Ogni volta che lo vedo qualcosa si aziona dentro di me e non so come farla smettere. Se era questo che intendeva mia madre è davvero una strana emozione. È diverso dalle cotte che ho sempre avuto, non so come spiegarlo. Per non parlare poi della gelosia: mi innervosisco sempre più facilmente quando le quattro ragazzine provano ad avvicinarsi a lui.
È davvero difficile nascondere i propri sentimenti. Fino a quanto resisterò ancora? Scommetto che se continuo così prima o poi finirò con l’impazzire.
 
***
 
Domenica 4 Gennaio
 
Sento improvvisamente il tepore del sole riscaldarmi il viso ed emetto un grugnito infastidito. La luce che passa dalla finestra è così forte che comincio ad aprire gli occhi corrugando la fronte. << Ah, accidenti. >> esclamo alzandomi dal letto. Sono tentata ad abbassare la persiana e rimettermi a dormire, ma poi i miei occhi si posano sulla sveglia: le undici e mezza? Possibile che non mi abbia alzato nessuno per andare a scuol… giusto. È domenica, sveglia Doremi!
Mi stiracchio e cammino scalza, arrivando fino alla scrivania. Ci sono molti graffi incisi nel legno ed è un po’ vecchiotta a dire il vero, ma è così piena di ricordi… D’improvviso alzo lo sguardo sulla finestra e mi sporgo in avanti, con le mani sul tavolo. La mia mente ritorna a quel giorno quando Tetsuya si era presentato proprio lì, nel cortile di casa. Era così deciso a parlarmi, mentre io ero ancora arrabbiata con lui. Quando poi mi aveva convinto a scendere e mi aveva chiesto scusa per tutto, la mia rabbia era svanita ed era come se il mio cuore fosse stato avvolto da qualcosa di caldo. Non sapevo cosa mi stava accadendo, ma ora credo di poterlo immaginare.
Possibile che ultimamente non faccia altro che pensare a lui? Se è davvero così forte questo sentimento perché non provare ad aprirgli il mio cuore?
Sorrido al pensiero di aver sempre avuto paura di non farcela. Tutte le volte che ho cercato di dichiararmi a qualcuno è stato un fiasco totale: non mi sentivo più le gambe, mi veniva da piangere e alla fine rinunciavo.
Non appena vedo il mio riflesso nello specchio sulla scrivania, mi siedo sulla seggiola e comincio a pettinarmi i capelli. Una volta finito di aggiustarmi alla bell’e meglio poggio una guancia sul palmo della mano, chiudendo gli occhi.
Ho sempre pensato che non sarei mai riuscita ad aprire il mio cuore ad un ragazzo, eppure… non so perché, ma ho la sensazione che questa sarà la volta giusta! Devo tentare. Lui per me è davvero molto, molto importante. Non mollerò facilmente: presto la qui presente ragazzina più sbadata del mondo, diventerà la più fortunata, ne sono certa!
Scendo le scale di corsa, arrivando al piano di sotto. Oramai credo sia tardi per fare colazione. Aspetterò un po’, il tempo che la mamma prepari il pranzo. Quando avrò finito di mangiare tornerò in camera per cominciare a buttare fuori qualche frase per la dichiarazione. Sono così emozionata!
 
***
 
Chiudo la porta con uno scatto e mi fiondo verso la scrivania. Prendo un foglio da uno dei cassetti disordinati emettendo poi un enorme sospiro. Tremo un po’ per la tensione. << E se glielo provassi a dire a voce? >> Sussurro d’un tratto, immaginandomi lì, davanti a lui, col cuore in gola e con voce fioca. << No, non ce la faccio! >> esclamo, imbarazzata.
L’unico modo è scrivergli, non c’è altra scelta.
<< Ok, proviamo. >> prendo velocemente la penna blu dall’astuccio e clicco il pulsantino per far uscire la punta. Devo essere calma e, soprattutto, scrivere decentemente: una volta mi ha perfino detto che i mie appunti erano scritti così male che aveva capito fischi per fiaschi!
Metto il broncio ricordando quell’episodio. L’avrà fatto apposta oppure è veramente così? Scrivo su un altro piccolo pezzo di carta il mio nome, tanto per vedere se è davvero orrenda. Per quanto mi riguarda, non ci avevo mai dato troppo peso.
 
Doremi Harukaze
 
Uhm… beh, non si può dire che sia il massimo della precisione, in effetti, ma è pur sempre la mia scrittura. Non riesco a farla diversamente.
Decido di lasciare stare la precisione per ora e ritorno a fissare il foglio bianco della lettera.
<< Bene, si comincia! >> esclamo decisa.
Poggio la punta della penna sul foglio e scrivo le prime due parole: "Ciao, Tetsuya." Dopo poco mi fermo a riflettere. << Mm, andrà bene così? >> picchietto le dita sulla scrivania. Non mi convince…
 
***
 
<< Ma perché non mi viene in mente nulla~? >> mi stendo con le braccia sul tavolo, afflitta. Ho passato tutto il pomeriggio su questo dannato foglio, ma niente: non ci riesco. La luce della lampadina è fioca e fuori sta già diventando buio. Devo sbrigarmi, altrimenti finisce che ci lavoro anche tutta la notte o peggio, che mi ci addormento sopra.
Sto per poggiare di nuovo la penna sul foglio quando, all'improvviso, qualcuno entra in camera facendomi saltare dalla sedia.
<< AAAAAH! >> esclamo, notando che quel qualcuno altri non è che Pop. << N-non si bussa prima di entrare? >> le chiedo con fare ovvio, mettendomi davanti al tavolo, cercando di nascondere quanto posso i fogli.
Lei mi guarda con un sopracciglio alzato e con aria da adulta incrocia le braccia, esclamando: << Si dà il caso che abbia bussato per non so quanto tempo! Ma tu non aprivi e così l’ho fatto io. >> chiude gli occhi, poi ne riapre uno, vedendo che le sto nascondendo qualcosa. << Che hai lì dietro? >>
Si avvicina pian piano. Mi sporgo in avanti, prendendola per le spalle, tesa più che mai. << Io? Oh, ma proprio niente. Niente di niente. Puoi starne certa, ehehe… >>
Lei socchiude gli occhi e poi scappa dalla mia presa verso la scrivania. << E questi? >>
<< POPPU, sei nei guai fino al collo! >>
<< Per cosa? Per dei semplici fogli bianchi? >> assume un’aria da “mi prendi in giro?”. Io rimango a bocca aperta ed emetto un grande sospiro. Meno male che poco prima che entrasse ho rigirato quello sul quale stavo scrivendo! Mi porto una mano al petto, rincuorata, ma poi lei osserva più attentamente i fogli e socchiude gli occhi, spostandone uno più alla luce. Sorride, forse l'ha visto! Mi metto in un lampo davanti a lei, come prima. << Sono solo dei pezzi di carta, no? Che hai da guardare? >> sono troppo tesa, così penserà davvero che le tengo segreto qualcosa!
<< Giusto, sono solo dei fogli bianchi... >> fa per andarsene ed esce dalla stanza, poi si riaffaccia ed esclama. << Comunque, sii diretta e non fare tanti giri di parole. Se capisce che non sei ancora del tutto sicura dei tuoi sentimenti, finirà per lasciar perdere. >>
<< Tu credi...? >> mi fermo un attimo a pensare, poi sento le gote avvamparsi in un attimo per l'imbarazzo: allora l'ha letto! << Poppu, se ti prendo! >> le corro incontro, ma, uscendo dalla stanza, noto che lei ha appena chiuso la sua. Metto il broncio: ho veramente i nervi alle stelle!
Le faccio una linguaccia, pur sapendo che non la può vedere perché ormai è in camera sua, e decido di tornare dentro.
Sospiro pesantemente. << Deve sempre mettere il naso negli affari degli altri… >> poggio una guancia sul palmo della mano destra. E poi noto dalla sveglia sul comodino che sono già le sette di sera. << Cavoli, tra poco si cena! E io che ancora non ho scritto niente sulla lettera! >>
Mi metto le mani fra i capelli, arruffandoli per la tensione. << Ho sprecato una giornata per nulla. Se continuo così non credo di riuscire a finirla per domani. >>
Sento bussare nuovamente alla porta e mi risveglio dai miei pensieri.
Stavolta mi alzo e apro, esclamando: << HAI FINITO DI ROMPERMI LE SCATOLE? >>
Davanti a me, mia mamma assume un’aria oltraggiata: << Doremi Harukaze, ti sembra questo il modo di rivolgerti a tua madre?! >> incrocia le braccia, con lo sguardo corrucciato.
Io sussulto: << Oh, mammina! Non credevo fossi tu...! >> la solita frase da lecchina, lo so. Ma quando è così arrabbiata non si può fare altrimenti...
<< A no? >> continua lei, nervosa.
<< …Lasciamo perdere. Cosa volevi dirmi? >>
<< Ero qui per avvertirti della cena. Avevo comprato perfino le bistecche, ma vista la tua maleducazione sarò costretta a non dartela. >> chiude gli occhi, con fare severo.
<< Non è possibile, la mia bistecca~! >> lei se ne va, ma io la seguo inclinando la testa per incontrare i suoi occhi. << Ti supplico, mammina! Non puoi dire davvero, davvero… Non c’è un’altra soluzione? >>
<< No. E adesso lavati le mani. Tra poco si mangia. >>
Sospiro, << Agli ordini… >>.
 
***
 
Mi butto di schiena sul letto morbido, le mani a mo' di cuscino sono dietro la nuca.
Non hanno alcuna pietà! Prima Poppu che scopre della lettera, poi la mamma che si divide la mia bistecca con papà! Comincio davvero a deprimermi...
Mi giro da un lato e i miei occhi incontrano la sveglia del comodino. << Fantastico, >> sussurro, << sono già le otto e mezza di sera e io non ho scritto altro che due parole! >>
Mi alzo subito a sedere e vado verso la scrivania. Il foglio è ancora lì come l'ho lasciato. Questa penna è talmente scura che era ovvio che Poppu ne intravedesse le parole.
<< Che scema... >> d'un tratto ripenso a quello che aveva detto quella peste: "Sii diretta e non fare tanti giri di parole. Se capisce che non sei ancora del tutto sicura dei tuoi sentimenti, finirà per lasciar perdere."
Scuoto la testa, non voglio che lui pensi che non sia ancora sicura di ciò che provo! Lo sono eccome e ho aspettato anche troppo.
Prendo coraggio e torno sul foglio di prima. Rimango qualche secondo a pensare come iniziare la mia dichiarazione e poi parto: con mia grande sorpresa le parole escono pian piano una dietro l'altra. Ogni tanto rileggo, mi fermo a pensare e poi scrivo ancora.
Continuo così per un bel po' e senza rendermene conto si fanno già le dieci e un quarto di sera. Sono così stanca, ma almeno ce l'ho fatta.
Rileggo tutto alla svelta: certo, magari non sono stata molto diretta in alcune parti, ma è stato il massimo che sono riuscita a scrivere. Spero tanto che l’accetti.
Sorrido piano, ma d’improvviso mi chiedo: << Quando gliela darò? >>
Bella domanda… pensavo domani all’uscita, dopo scuola. Ah, no: è vero. Subito dopo scuola ha gli allenamenti e li finisce per le quattro e mezza. Certo che questo sport lo impegna parecchio, io non riuscirei a studiare e, allo stesso tempo, allenarmi tutti i giorni. << Mi chiedo come fa. >>
Beh, verso le cinque non avrà da fare, credo. Potrei provare a chiamarlo e chiedergli di vederci da qualche parte. Sono così emozionata: non riesco ancora a credere di starlo per fare. Siamo sempre stati così vicini e così distanti allo stesso tempo. Non ero mai stata in grado di capire cosa provasse per me, anzi, credevo non mi sopportasse proprio a volte. E poi, invece, scopro che gli sono sempre piaciuta.
Mi gratto nervosamente la nuca, imbarazzata per questi pensieri. Chissà, magari mi risponderà presto e usciremo insieme... Porto le mani alle gote, sono troppo agitata!
Faccio un enorme sbadiglio, sono davvero assonnata. << Sarà meglio che vada a dormire adesso… >> poso la lettera sul comodino e spengo finalmente le luci.
Domani sarà il gran giorno.
 
***
 
<< Ci vediamo, Doremi-chan! >>
<< Ciao, Nanako! >> saluto la mia amica e giro l’angolo, per avviarmi verso casa.
Oggi scuola è stata davvero pesante, ma se ripenso a ciò che accadrà questo pomeriggio, gli angoli della bocca si alzano sempre di più e finisco col sorridere come una scema.
Comincio a camminare più velocemente per poi correre, con il fiato corto. Sembra davvero che voglia accelerare più in fretta possibile i tempi. Ah, se solo potessi veramente farlo con la magia…
<< Sono a casa-! >> esclamo felicissima.
<< Bentornata tesoro. >> esclama la mamma, sorpresa di vedermi così sui giri. << Com'è andata oggi a scuola? Hai preso un buon voto, magari? >>
<< Beh, veramente... >>
<< Veramente cosa, signorinella? >>
<< Non è successo niente di particolare, anzi è stata veramente noiosa come giornata. Ma sono entusiasta per oggi pomeriggio! >>
Lei alza un sopracciglio. << Cosa devi fare? >>
<< Uscire. >> salgo in camera sorridendo, lasciandola perplessa.
 
***
 
Bene, sono le cinque del pomeriggio, è ora.
<< Devo fare una telefonata, non fiatate! >> urlo dal salotto e subito dalla cucina appare la faccia di Poppu.
<< Perché dovremo stare zitti? È così importante? >> chiede, sorpresa.
La ammutolisco soffiando tra i denti. La mamma cambia stanza, trascinandosi dietro la piccola peste.
Non appena vedo che non c'è più nessuno nel salotto, tiro un sospiro di sollievo. << Ok, ce la posso fare. >>
Alzo piano la cornetta del telefono, sono agitata: non va bene. Stringo le mani a pugni e poi respiro profondamente, rilassandomi. Sono davvero decisa a farlo, non tornerò più indietro. Ormai ho composto il numero del suo cellulare, si sentono dei piccoli “beep-beep” e poi qualcuno parla.
<< Oh, Dojimi! A cosa devo questa chiamata? >> il suo tono così allegro mi fa sorridere e mi perdo nella sua voce. << Ehi, ci sei? >>
Mi desto dai miei pensieri << Ehm, sì! >> chiudo gli occhi e poi continuo. << Ecco, ti ho chiamato perché… >>
<< Mmh…? >> fa lui, ansioso di ricevere una risposta.
Devo dirglielo, ora: << Ecco, mi chiedevo se… sì insomma, se potevi venire oggi pomeriggio alla spiaggia di Misora! >> la cornetta del telefono è così stretta all’orecchio, la voce è tremante. Ingoio della saliva, arricciando una ciocca della frangetta con fare nervoso. << D-devo darti una cosa importante. >>
Lui rimane sorpreso, solo dopo poco risponde. << Oh, va bene. >>
<< Tra mezz’ora. >> esclamo all’improvviso, come se avessi temuto che lui stesse già per attaccare << Non ti scordare… >>
Tiro un sospiro di sollievo quando lui risponde con un “Ci sarò, tranquilla”. Il tono della mia voce cambia, sono felice. << Fantastico, a dopo! >>
Chiudo subito la telefonata e dopo aver realizzato che ho finalmente compiuto la prima fase, salto dalla gioia per tutta la casa. << Mamma, Poppu! >> le chiamo, sono in cucina.
<< Cosa succede, tesoro? Stai bene? >> fa mia madre.
<< Scherzi? Sto benissimo! >> prendo le mani di mia sorella e incomincio a girare insieme a lei.
<< M-ma che le prende? >> fa lei dimenandosi. Stacco la presa e abbraccio la mamma.
<< Doremi! >> fa lei, stupita. << Vuoi spiegarcelo? >>
<< Cosa c’è da spiegare? Ho dato retta al mio cuore, come avevi detto tu. >> esclamo soddisfatta. << Oggi pomeriggio gli darò la lettera! >>
Lei mi guarda commossa, mi sorride << Sono così fiera di te! >>
Vengo stretta dalle loro braccia, sembrano entrambe contente.
<< Ora va a prepararti! >> mi dice Poppu, allargando un dolce sorriso << E non fare tardi! >>
Annuisco decisa e corro in camera mia.
 
***
 
Sorrido come non mai, anche se l’ansia mi sta davvero distruggendo. La gonna della divisa si sposta di qua e di là mentre corro, la lettera, invece, è stretta tra le mie braccia come un tesoro prezioso.
Sono arrivata sulla spiaggia, lui è già lì, si guarda intorno. Vado verso il corvino, ho così voglia di dirgli tutto subito, ma forse farei solo delle figuracce, sbadata come sono. Beh, per questo c’è la lettera. Quando arrivo davanti a lui il foglio di carta è nascosto dietro la schiena, tenuto stretto tra le mie mani. Il cuore batte a mille quando incontro le sue iridi blu. Non avrei mai pensato di arrivare a tanto. Mi sono tenuta questo sentimento troppo a lungo e credo sia arrivato finalmente il momento che io gli dica la verità.
Ci salutiamo, imbarazzati. Lui abbassa lo sguardo, si gratta la nuca.
<< Cosa… >> si ferma, ma poi riparte deciso. << Cosa dovevi darmi? >>
I miei occhi sono fissi sulla sabbia, mentre le onde corrono avanti e indietro. Sento il vento scompigliarmi i capelli e spingermi verso di lui. Sto per fare il grande passo quando all’improvviso sento qualcosa fermarmi come quel giorno con Igarashi: le gambe, le braccia non si muovono. Che succede? Non posso fermarmi proprio adesso!
<< Ehi >> sussurra lui. Il mio sguardo si posa di nuovo sui suoi occhi così profondi. Non so per quale motivo, ma incontrare le sue iridi, mi calma, rilassandomi completamente. Starei ore ad osservarle, ma sono qui per qualcosa di ben più importante.
Faccio un altro passo avanti e con un gesto veloce gli mostro la lettera.
<< Questa lettera è per te. Accettala, ti prego! >> Pochi istanti fa i miei occhi erano pieni di preoccupazione, di paura di non farcela, ma adesso… Adesso non più. Anzi, a dirla tutta sembra lui quello scosso.
Sorrido, tenendo ancora il foglio ripiegato con tanta cura tra le mani, le braccia non sono più rigide. Non ho più timori perché so quello che accadrà.
Lui prende la lettera e rimane come pietrificato. Poi sorride senza darlo a vedere e ci separiamo, andando ognuno nella propria direzione con i cuori a mille.
 
 
 

Ciao, Tetsuya.
Ti starai chiedendo perché abbia scritto questa lettera. Beh, la cosa è un po’ imbarazzante e difficile da poter spiegare a tu per tu. Ecco, credo… sì insomma, credo di essermi presa una cotta per te. Ti prego non chiudere la busta pensando che sia tutto uno scherzo perché non lo è, non lo è per niente! In realtà avrei dovuto dirti queste parole sulla spiaggia, ma sapevo che non ci sarei riuscita. Per questo eccoci qua. Vorrei parlarti dal principio, se hai tempo. Beh, parlarti non proprio, ma hai colto il senso. Tutto è iniziato quando ero con Hazuki-chan a distruggermi l’umore sulla questione “ci sarà mai qualcuno che mi ami per quello che sono?” e lei ha saputo aprirmi gli occhi. Ho capito che qualcuno che mi ama c’è eccome ed è proprio la persona a cui ho destinato questa lettera. Per me è stata un’emozione incredibile saperlo. Certo non avevo il coraggio di ammetterlo, però è stato un vero colpo al cuore. In senso buono. Oh, cavoli: mi sto impappinando di nuovo! Eh, sì: non è la prima volta che sto cercando di scriverti qualcosa di sensato. Ci sto mettendo tutta la notte a dire il vero. Il fatto è che volevo trovare le giuste parole, per questo ci ho messo tanto, però ora so cosa dire. Sono stata una stupida, ma sistemerò ogni cosa.
Vorrei chiederti scusa.
Tutte quelle volte che mi sei stato accanto e io ero così cieca, tutte quelle volte che hai dimostrato di volermi davvero bene e tutte quelle volte che ti ho evitato… Mi dispiace, Tetsuya. Se solo non fossi stata così orgogliosa da accettare che mi stavo innamorando di te, se solo ti avessi dato più attenzione. Ti chiedo solamente di perdonare la mia sbadataggine. Dovresti conoscermi ormai, no? Non c’è da stupirsi se sono stata così sciocca. Ti ricorderai di quella volta sulla terrazza: avevi tutta l’intenzione di aiutarmi, ma non potevi. Non volevo rivelarti niente, ma la realtà era che non riuscivo ad ammettere i miei stessi sentimenti. È stato davvero un periodo difficile, non sai che fatica era stata non riuscire a farmi vedere da te tutte quelle volte che cercavo di guardarti con più attenzione. E poi non sai che imbarazzo e che gelosia ho provato quando tu eri lì, a giocare a calcio nel cortile scolastico e delle ragazzine ti vedevano da lontano, ammirate. Poi io ho guardato te, tu hai guardato me e credo che sia partita lì la scintilla. Ammetto, non è stato bello ricevere quel tuo sguardo confuso. Probabilmente ti stavi chiedendo che cosa ci facessi dietro a un albero a fissarti… Beh, la verità è che non lo sapevo anch’io. Pensa che sono subito scappata via e non la finivo più di arrossire! Ti sembrerà assurdo, ma è stato veramente così. Sai che non sono brava con le parole, ma questo sforzo che sto facendo adesso è per dimostrarti che ti amo e che mi spiace. L’avrò ripetuto per la centesima volta ormai, ma mi dispiace di essere stata così distratta. Dammi un’opportunità per risistemare tutto. Ho davvero intenzione di dare retta al mio cuore d’ora in avanti. Ti andrebbe di uscire con me in questi giorni? Per favore rispondimi. Non importa se presto o tardi, voglio solo che tu mi dia una risposta: ho bisogno di sapere.
Tua,          
 

Dojimi. ♥


 
ANGOLO AUTRICE:
Capperi, non sono mai stata tanto emozionata quanto quest'oggi! Forse perché è l'ultimo capitolo della storia (se escludiamo l'epilogo che sì, alla fine ho deciso che ci sarà! C:) e mi vengono quasi i lacrimoni se ripenso a quando due anni fa ho postato il mio primo cap! *^*
Cavolo quanto vola il tempo (sembro una vecchietta xD)!
Cosa volevo dirvi? Ah, sì! Ci tenevo a precisare che questo dannato bellissimo sito ha solamente alcuni caratteri di scrittura e non mi ha permesso di rendere la lettera di Doremi come l'avevo scritta su Word! Ed è un vero peccato perché avevo trovato uno stile particolare per la nostra rossa: era un po' disordinato (come le diceva Kotake xD), ma comunque carino. Ci tenevo a farvelo leggere con quel tipo di scrittura, ma vabbé, cos'altro possiamo fare se non accontentarci?
Tralasciando queste sciocchezze, vi chiedo come sempre di lasciarmi un commentino ino ino per sapere se vi è piaciuto o meno il capitolo! ^-^
Oh, e ringrazio di cuore chi mi ha seguito fin qui sia come recensitore che come lettore silezioso!
È davvero molto per me. <3
Beh, alla prossima con l'epilogo (snif, snif) della nostra storia! ;)

MaJo_KiaChan_

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Capitolo 17
*** Epilogo - La nuova Doremi ***


≈ Ojamajo Doremi Before Sixteen ≈
 
Epilogo - La nuova Doremi


Sabato 14 Febbraio
<< Tanti auguri, Hazuki-chan! >>
E così mi ritrovo qui, a casa della mia migliore amica per festeggiare il suo quindicesimo compleanno. Sono felicissima: la festa si è svolta nel migliore dei modi e il regalo che le ho fatto le è anche piaciuto molto. Le altre non sono potute venire, ma le hanno fatto ugualmente gli auguri tramite e-mail e Momoko le ha perfino spedito un video dall’America. È incredibile come la tecnologia possa eliminare ogni distanza e farci sentire vicine anche se lontane.
A proposito di e-mail: io e la biondina ci siamo tenute molto in contatto ultimamente tramite posta elettronica. Proprio ieri mi ha detto che la compagnia del padre ha accettato un grande progetto in Cina e questo vuol dire che in autunno tornerà a Misora! Sono così ansiosa di rivederla, mi manca da morire! Sarebbe ancora più bello se tutte quante fossimo di nuovo insieme ma, sfortunatamente, credo sia un desiderio quasi irrealizzabile…
Comunque, tornando alla festeggiata, qui a casa sua sono presenti anche dei nostri ex-compagni di classe che hanno preparato tantissimi addobbi per rendere la giornata perfetta nei minimi dettagli. Hanno organizzato davvero di tutto e io ero con loro. La festa a sorpresa è venuta proprio bene e la dolce Fujiwara si è perfino commossa e non la smetteva più di piangere dalla felicità. Tra gli amici ci sono: Yada-kun, Nanako, Marina, il duo Sugijogu, Kaori, Reika e anche delle compagnie di classe di Hazuki della Karen’s Girl Accademy. Sono delle ragazze squisite, come poche. Naturalmente ho stretto subito amicizia con loro.
Se vi stavate chiedendo che fine avesse fatto Kotake, beh… la risposta è semplice: Masaru ci ha detto che Tetsuya non poteva venire perché ha avuto un impegno, ma ha chiesto comunque di rivolgere alla castana i suoi auguri. Lei non se l’è presa per niente, mentre io ci sono rimasta un po’ male. Non perché non mi abbia ancora dato una risposta alla lettera, cioè anche, ma avrei preferito che fosse stato qui con noi: dopotutto ci aveva anche aiutato con delle idee per la festa. Chissà che genere di impegno ha avuto…
<< Vi ringrazio tutti, ragazzi. >> la festeggiata sorride << Sono davvero senza parole. Mai avrei creduto di poter avere una festa a sorpresa, siete davvero cari. Vi voglio bene! >> e subito tutti ad abbracciarla.
Sciolgo il legame con un sorriso enorme stampato sulle labbra. Poi mi volto piano e osservo con aria interrogativa il fidanzato della castana in un angolo della stanza. Non appena Masaru si accorge dei miei occhi puntati su di lui, sposta subito lo sguardo dall’altra parte. Corrugo la fronte e mi avvicino a passo felpato. Incrocio le braccia, senza fiatare, aspettando che sia lui il primo a parlare. La sua risposta tarda ad arrivare, ma poi ecco che, come risvegliato dai sensi di colpa, sibila un: << Che vuoi? >>
<< Finalmente ti sei deciso a parlare! Mi stavo giusto chiedendo quando lo avresti fatto. >> lui alza gli occhi al cielo. << Ok, come preferisci, vado al punto. Dunque, come dire… ti sei accorto che oggi è il compleanno di Hazuki? >> porto le mani sui fianchi. << O sei qui solo per il buffet? >>
Quest’ultima frase sembra averlo fatto innervosire tant’è che punta gli occhi serrati contro di me e, cercando di tenere un tono di voce basso, esclama un: << Certo che me ne sono accorto! E no, non sono un ingordo che sta qui solo per mangiare. >>
<< Allora perché te ne stai in disparte? >> Conosco il suo lato timido, ma non capisco proprio di cosa ha timore.
<< A te che importa? >>
<< Mi importa eccome, dato che sei… >> forse non dovrei dirgli di sapere che sta insieme a Hazuki. Scommetto che non vuole che si sparga questa notizia in giro, orgoglioso com’è. Balbetto per qualche secondo e poi trovo le giuste parole: << Ehm, sei importante per la mia amica. Di sicuro non la renderai felice se rimani qui solo soletto senza fare nulla. >>
Riflette per qualche secondo e, alla fine, parla. << Devo darle una cosa, ma con tutti quella gente intorno- >>
<< Non hai il coraggio. >>
<< Cosa?! >> assume un’aria offesa << No, non l’ho mai detto! >>
<< Ah-ah… >> annuisco guardandolo di sottecchi. << Comunque, mio caro, non c’è assolutamente problema! Ci pensa la qui presente Doremi a sistemare le cose. >>
Alza un sopracciglio. << Ah, sì? E cosa avresti intenzione di fare? >>
<< Beh, per prima cosa devi andare da lei e dirle di dirigervi alla balconata. >> continuo nonostante il suo disappunto. << Al resto ci penserò io, lascia fare a me. >> concludo strizzandogli un occhio. Spero solo che mi venga in fretta qualche idea.
Lui emette uno sbuffo, fingendo di essere scocciato, e poi si avvicina alla festeggiata, abbassandosi e dicendole qualcosa all’orecchio. Lei sorride, felice, e vanno alla balconata della stanza che si affaccia sul giardino, lontani dal chiacchierio generale come gli avevo proposto. Improvvisamente tutti si chiedono perché si siano allontanati e io vado subito davanti a loro, ma finisco col balbettare cose senza senso, non sapendo da cosa iniziare per distogliere l’attenzione dai due fidanzatini. Poi, ecco che l’ispirazione viene a galla: << Oh, guardate là, arriva la torta! >> Loro cambiano subito espressione e si fiondano verso la povera madre di Hazuki-chan che stava portando il grande dolce. << Fiuh, per un pelo! >> sussurro tra me e me, ma quando Tamaki si avvicina sobbalzo, sorpresa.
<< Per un pelo cosa, Harukaze-san? >> il suo tono autoritario è sempre presente, ma poi sorride felice quando mi vede impacciata a trovare risposta. << Tranquilla, so tutto. Quei due stanno insieme, Hazuki me l’ha detto subito. Dopotutto sono una sua carissima amica! Ahahaaa~! >>
La sua solita risata. È davvero incredibile, Reika. Mi sussurra dicendo un “Ben fatto, era ora che stessero un po’ insieme!” e poi, come se niente fosse, si mette da una parte per farsi scattare delle foto da Kaori. Sotto sotto anche lei è cambiata, soprattutto da quando ha conosciuto Momoko e Hana-chan all’ultimo anno delle elementari. Quelli sì che erano degli anni stupendi.
                                         
***
 
1 Marzo
 
Un altro anno è alle porte, tra poco farò la terza media. Questi giorni sono volati per me, spero solo di ritrovare in classe tutti i miei vecchi amici dato che ogni anno cambiamo sezione.
Eccomi davanti al tabellone dei nomi, dunque: H, H… Harukaze, ci sono! Mi hanno messo nella seconda sezione. Mi guardo intorno, cercando di non dare sospetti. Gli altri studenti sono tutti impegnati a leggere i loro nomi. Bene posso continuare anch’io! Cerco se anche Kotake è nella mia sezione. Allora K, K… << NON C’E’??! >> Finisco per l’urlare davanti a tutti ricoprendomi di infinita vergogna.
Tappo subito la bocca con ambe le mani, sperando che nessuno abbia fatto caso a me. Mi allontano cautamente dal tabellone e dalla massa di studenti tirando un enorme sospiro di sollievo. Subito dopo, però, una forte sensazione di vuoto dentro di me prevale e nella mia mente c’è solo un pensiero fisso: Tetsuya non sarà più nella mia stessa classe. Corrugo la fronte e agito leggermente la testa cercando di non pensarci. Anche se sono già passati due mesi, anche se non sarà più nella mia stessa sezione, non devo abbattermi: sono sicura che non se n’è dimenticato, magari ha solo bisogno di tempo. << Devo solo saper aspettare. >> sussurro piano dirigendomi verso l’aula magna per il discorso del Preside.
 
***
 
Seguo il discorso del direttore sì e no e poi ci mandano a casa. “La giornata è già finita!” sento dire dagli altri studenti. Possibile che solo a me sia sembrata un’eternità?
Cammino a passo lento verso l’uscita della scuola. Mi volto per un istante e noto Tetsuya chiacchierare come se niente fosse con Takao-kun.
Destino crudele! Possibile che proprio quando tutto stava cominciando ad avere un verso diverso, l’abbiano cambiato di sezione? Dopotutto abbiamo passato insieme le elementari e i primi anni delle medie…
Continuo a guardarlo sorridere e un forte senso di nostalgia comincia a invadermi dentro quando all’improvviso si aggiunge al duo un altro ragazzo che non avevo mai visto. Chissà, forse si è già fatto un amico.
A questo pensiero, le mie labbra si chiudono in una linea sottile e stringo forte i pugni. Mi metto a correre il più velocemente possibile, non voglio vederlo: mi fa troppo male.
Sento il vento soffiare contro la mia direzione, quasi a volermi dire di tornare indietro, di parlarne con lui. Ma che ci posso fare se appena lo guardo sento il mondo cadermi addosso? Avrei fatto meglio a non dargli quella stupida lettera. Ora che saremo in classi diverse non ci vedremo più spesso come una volta e come se non bastasse ho sentito dire che è diventato addirittura capitano nella squadra di calcio. Non avrà più tempo per me…
<< Sono tornata. >> dico con amarezza nella voce.
D’improvviso una scia di coriandoli parte in aria e cade sulla mia testa.
<< Bentornata tesoro! >> esclama la mamma.
<< Come è andato questo primo giorno? >> fa papà poggiandomi una mano sulla spalla.
<< Come sempre. >> cerco di sorridere, ma senza riuscirci davvero. << Il Preside ha parlato per ore e io non ce la faccio già più. >>
Loro sorridono dirigendosi in cucina e i lati delle mie labbra possono finalmente cadere in giù. Chiudo gli occhi, salendo in camera.
 
***
 
Venerdì 3 Aprile
 
<< HARUKAZE-SAN! >> sento chiamarmi improvvisamente.
<< Oh… S-sì, Sensei? >> mi alzo dalla sedia con le spalle rigide e il volto allarmato. Ma cosa ho fatto di male?
<< Ripetimi tutto ciò che ho appena spiegato! >>
<< M-ma, ecco io… >> e balbetto, perché diamine balbetto? Se solo ci fosse Tetsuya. Guardo il banco dove era solito stare con nostalgia. Lui non perdeva occasione per dire una delle sue riguardo al mio comportamento e credo lo facesse per smorzare la situazione e farmi stare più calma. Ora quel banco è occupato da un ragazzo con degli occhiali da vista enormi e i capelli spettinati che, appena mi vede, sussulta imbarazzato. Sgrano gli occhi, un po’ schifata e poi rivolgo di nuovo lo sguardo alla Sensei che sta ancora aspettando una mia risposta. << Beh… >>
<< Non lo sa, non è vero?! >> urla di nuovo. Ma perché deve sempre avere questo tono così alto che spacca i timpani? Chiudo gli occhi e mi stringo nelle spalle, spaventata per la sua reazione << FUORI! >>
<< S-sì! >> Cammino velocemente tra i banchi, dirigendomi alla porta della classe. La apro e sto per uscire quando una voce, la stessa di poco fa, mi richiama.
<< Non è tutto! >> afferma a braccia incrociate. << Come ulteriore punizione, dopo scuola pulirai i bagni scolastici. Siamo intesi? >>
<< EH~? >> faccio, sconvolta. Poi mi metto entrambe le mani sulla bocca. << Certamente, lo farò. >> inclino leggermente la schiena in avanti e mi dirigo fuori, chiudendomi la porta alle spalle.
Emetto un grosso sospiro. L’anno è appena cominciato e già non ne posso più!
 
***
 
Sono fuori dalla classe. Le braccia non mi hanno mai fatto così male. Eppure mi ero abituata a sorreggere questi pesanti secchi d'acqua!
Volgo lo sguardo verso la classe accanto. In questo momento Tetsuya starà seduto al suo banco, magari insieme a quel suo nuovo amico. Scommetto che non sta neanche ascoltando la lezione: su questo aspetto siamo veramente uguali.
Magari se il professore lo mandasse fuori dalla classe, potrei...! Ah, ma che vado a pensare? In tutti questi anni passati insieme non l'hanno mai mandato fuori dall'aula, non si è fatto mai scoprire. È davvero un tipo furbo lui... E poi, sinceramente, non so neanche se riuscirei a guardarlo in faccia. Cara Doremi andiamo di male in peggio!
<< Eh, già... >> sussurro piano abbassando lo sguardo verso terra. Una ciocca di capelli cade in avanti.
D'improvviso sento dei passi correre veloci nel corridoio, forse qualcuno è in ritardo. All'inizio non gli do tanta importanza, i miei occhi sono ancora rivolti verso terra, ma poi il rumore dei passi cessa e, rialzando lo sguardo, mi accorgo che la figura che ha corso fino a poco tempo fa è davanti alla classe accanto e mi sta fissando. Metto a fuoco l'immagine e, sgranando gli occhi, mi accorgo che è proprio...
<< Tetsuya >> dico in un soffio. I nostri occhi si cercano veloci e trepidanti. Poi però il moro sposta lo sguardo verso il basso e dopo sulla porta davanti a sé. La sua bocca si apre senza emettere alcun suono, è come se cercasse di dirmi qualcosa, io ci spero fino all'ultimo, avvicinandomi, ma poi decide di entrare in classe. << Fermati! >> gli dico, ma è tardi.
Non mi ha neanche sentito.
Incurvo le labbra in una smorfia e volto lo sguardo, delusa, dall'altro lato. Ultimamente non faccio altro che chiedermi cosa mi stia capitando, ma ora inverto la domanda: cosa diamine prende a Tetsuya?
 
***
 
Nonostante quel maleducato sia arrivato con ben venti minuti di ritardo a lezione, alla fine non l'hanno buttato fuori come speravo. Non è proprio giusto: possibile che mettano in punizione solamente a me? Uff, ma certo, lui è fortunato: ha la signorina Yuka come insegnante! Quella donna non urla mai ai suoi studenti e, ammettiamolo, non ha neanche il coraggio di farlo. Se ho sentito bene, si dice che la classe di Tetsuya sia piena di ragazzacci.
A proposito, spero vivamente per lui che non faccia l'abitudine a venire sempre in ritardo altrimenti, sfortunata come sono con queste punizioni, lo vedrò ogni santa volta. Ed è l'ultima cosa che voglio.
Oh, è suonata la pausa pranzo: finalmente si mangia!
Se c'è davvero qualcosa che mi migliora l'umore è questo momento della giornata. Mi dirigo verso il cortile e cerco una panchina libera. Oh, ma certo: l'unica è quella davanti al campo da calcio. Del genere “come fare per distrarsi un po’ dal calciatore da strapazzo che non si è ancora degnato di parlarti”. Magnifico!
<< Beh, o la va o la spacca. >> Emetto un grosso sospiro, sperando di non trovarmi quel moretto dei miei stivali intorno e poi addento il primo morso del panino.
Fortunatamente non c'è nei paraggi. Mi chiedo se sia rimasto in classe... Oh, no Doremi! Non ti azzardare neanche a pensare di andare a controllare se è là! Me ne starò buona e ferma qui tutto il tempo. Se mi deve dire qualcosa sarà lui a venire da me, non io.
Accartoccio arrabbiata la carta che ricopriva il panino e la lancio verso il secchio davanti a me. << E ovviamente non l'ho centrato... >>, dico seccata, alzandomi. Prendo la carta e, finalmente, la butto nel cestino. Mi stiracchio piano e sbadiglio, come sono stanca.
All'improvviso sento un suono familiare e sussulto. Bene, giusto in tempo per la campanella. << Sarà meglio andare... >>
Appena queste lezioni termineranno e potrò tornare a casa mi farò una bella dormita. Sono stanchissima e ultimamente questo peso che ho sul cuore non vuole proprio saperne di andare via. Che abbia fatto male a consegnargli quella lettera? Possibile che mi senta in colpa per avergli aperto il mio cuore? Mi ero data così tanto da fare per rendere tutto perfetto: i capelli e la divisa in ordine, la scrittura precisa...
Mi sento una stupida.
 
***
 
Giovedì 28 Giugno -pomeriggio-
 
Sono già passati cinque mesi dal giorno in cui gli ho dato la lettera. Perché non si decide a rispondermi? << Insomma se non altro poteva dirmi anche solamente un sì o un no. Cosa crede, che me ne sia dimenticata? >> Mi butto pesantemente sul letto, chiudendo gli occhi. << Avevo fatto perfino le ore piccole a scrivergli quella dichiarazione! >> Mi rimetto a pensare a quanto era stato difficile trovare le giuste parole. Ricordo che la scrivania era piena zeppa di cartacce! Stai a vedere che alla fine non mi ha ancora risposto perché gli sono sembrata troppo vaga e lui ha frainteso.
Mi alzo a sedere sul letto. << Non può aver capito male. >> Oh, mamma: ditemi che ho ancora una brutta copia della mia lettera da qualche parte! << Devo assolutamente ritrovare la brutta copia! È qui in giro, lo sento! >> mi metto a frugare dappertutto, disperata. Ma dai, è impossibile che non sia riuscito a capirmi: l’ho riletta mille e mille volte perché fosse perfetta!
Frugo in tutti i cassetti e poi, aprendo il mio diario segreto, la trovo. << YATTA! Eccola, finalmente! >> Non resisto più alla tentazione e la rileggo trepidante: << “Non importa se presto o tardi, voglio solo che tu mi dia una risposta.” >> Certo che potevo dirgli direttamente “puoi darmela anche tra mille anni, se vuoi!” Aaah~! Ma perché non sono mai diretta? Ha ragione Poppu… Forse gli sono sembrata troppo vaga e ha pensato che non facessi sul serio. Che pasticcio!
Mi gratto nervosamente la nuca e fiondo la testa nel cuscino. << Così non va, non va per niente bene… >> Se non mi ha ancora risposto vuol dire che non ricambia i miei sentimenti… << Non resta nient’altro da fare. >> sussurro seria.
Scendo velocemente le scale, raggiungendo il salotto. << Dove vai Doremi? >> Sento chiamarmi da mia madre.
<< A tagliarmi i capelli. >> fingo un sorriso ed esco chiudendo la porta alle spalle.
Sono decisa, non cambierò idea.
Percorro la strada fino al parrucchiere vicino casa a passo svelto. Entrando nel locale sciolgo i miei odango e mi dirigo verso la parrucchiera. << Salve, desidera tagliarsi i capelli? >>
<< Sì, grazie. >> mi accomodo sulla poltroncina, osservo il mio riflesso impassibile davanti allo specchio. << Magari corti. >>
<< Corti?! >> mi chiede lei, stupita.
<< Sì. >> le rispondo fredda. << Ho voglia di cambiare. >> Osservo il mio sguardo allo specchio. Sembro davvero così sicura di me, ma… è ciò che realmente voglio?
Lei annuisce piano e comincia il lavoro. Prende un po’ di capelli e li pettina con meticolosità. L’ansia mi sta attanagliando. Come vorrei che si sbrigasse e che me li tagliasse tutti subito, senza pensarci.
Poi, ecco che prende le forbici. L’espressione riflessa sullo specchio non è più sicura e fredda, ma triste: gli occhi sono stretti, socchiusi, le sopracciglia corrugate, le labbra chiuse in una linea sottilissima e poi…
TAC, la prima ciocca cade: ricordo ancora quando eravamo bambini delle elementari. Non facevi altro che tormentarmi con le tue prese in giro. Eri così seccante, ma in fondo, ti volevo davvero bene.
TAC, un’altra ciocca viene tagliata: quel pomeriggio al campo da calcio eri così arrabbiato con te stesso che hai finito col far ricadere la colpa su di me. Dicevi che non ti capivo, che non capivo mai niente. E poi, ti ricordi come mi hai abbracciato quando sei venuto sotto casa mia a chiedermi scusa? Non lo dimenticherò mai.
TAC, altri ricordi passano per la mia mente. Una volta ti dovevo restituire il cappello che mi avevi prestato, ma ero finita col discutere con quei ragazzacci della tua squadra avversaria. Ero così arrabbiata perché ti avevano preso in giro, ero così seccata dalla loro presunzione che ero quasi intenta ad avventarmi sopra di loro, ma poi sei arrivato tu. Ricordo benissimo che mi hai difesa, che poi mi hai spinto fuori di lì e mi hai detto che stavo per fare una sciocchezza e che mi preoccupo sempre per nulla. Ma io ci tenevo a te, come potevo non reagire in quel modo? Poi quel tuo grazie, così spontaneo, così vero, ha saputo farmi venire le farfalle nello stomaco e il cuore non la finiva più di battere. Non hai idea di quanto sia stato bello per me quel giorno.
TAC, altre ciocche se ne vanno e con esse altri ricordi. In quella giornata estiva così calda, Hazuki mi rivelò i tuoi sentimenti per me. Non mi ero mai sentita così importante per qualcuno, non avevo mai provato quella strana gioia dentro di me. Qualcosa si era attivato, non la smetteva più di muoversi. Mi hai regalato una grandissima emozione.
TAC, le ultime ciocche sono state tagliate e con esse anche i miei ricordi. Dovrò dimenticarmi della lettera, di te, della nostra amicizia. Ho voluto darti tempo, tantissimo tempo. Pensavo che tu mi avresti risposto prima o poi, ma non è stato così. Mi stavi evitando l’altro giorno, mi stavi evitando quando sei entrato in quella nuova classe e non hai emesso neanche un fiato. Perché sono stata così sciocca da credere che la ragazzina più infelice della Terra potesse avere un lieto fine?
Apro gli occhi a fatica, li ho tenuti chiusi tutto il tempo per non vedere il mio riflesso, ma ora sono dannatamente costretta a riaprirli. Mi stupisco davvero moltissimo dalla figura che è nello specchio. Non sembro quasi più io, sono diversa…
Mi guardo mille e mille volte e la mia espressione non cambia. Non posso crederci, ce l’ho fatta. Io che non cambiavo mai acconciatura, che rimanevo sempre la solita ragazzina…
Da oggi in poi non mi farò più ostacolare dai miei sentimenti. Non importa se sono stata rifiutata dalla persona che amo, devo svoltare e cambiare pagina. Perché è così che si fa no? Quando una storia finisce, si ricomincia un’altra ed è proprio quello che ho intenzione di fare. Il passato resterà nel passato e la mia vita continuerà per quella che è. Quella che sto continuando a vedere riflessa nello specchio non è la vecchia me, è la nuova me. Sono riuscita a cambiare esteriormente e tutto questo dimostra che ho ancora la forza per andare avanti, ho la forza per fare questo e molto, molto altro ancora. E ce la farò, non importa quali altri ostacoli incontrerò.
Da oggi è nata una nuova Doremi Harukaze.



 
The End.




ANGOLO AUTRICE:
Okay, "Non posso credere di averlo fatto!" -Cit.
Cioè, siamo arrivati all' Epilogo vi rendete conto? Mi sento così triste, ma allo stesso tempo contenta di aver passato questo grandissimo traguardo. È stato davvero bello scrivere di questa fanfiction e ancora più bello ricevere tutto il vostro affetto tramite le vostre recensioni che mi hanno sempre riempito di gioia *^*.
Dunque dunque, bando al sentimentalismo e parliamo per l'ultima volta (T_T) di questa fanfic. Ho aperto il capitolo con il compleanno della nostra Fujiwara in primis perché volevo dare un pochino di spazio alla bellissima coppia YadHazu e poi per il semplice motivo che senza Hazuki Doremi non avrebbe fatto il grande passo e non si sarebbe mai aperta con Tetsuya. Quindi, THANKS HAZUKI-CHAN. Temo di averlo già detto, ma lo ribadisco: noi fa KotaDore ti faremo una statua prima o poi. u_ub
E voi qui mi direte, la storia finisce così male? Perché sei contenta che Doremi si sia confessata a Kotake se lui l'ha "respinta"? Ehehe, allora... non so se spoilerizzarvi oppure no in caso voi non abbiate ancora letto la Light Novel. Vi dico solo che Tetsuya non l'ha rifiutata, ma proprio per niente. Solo che è il solito deficiente e non gli ha ancora dato una risposta perché è timido.
Okay, mi sa che ho scritto troppo, ma non potevo tenervi all'oscuro di tutto. T^T
Comunque vi starete chiedendo perché la nostra protagonista si sia tagliata i capelli, così, d'improvviso. Qui da noi ovviamente ci pare strano, ma in Giappone tagliarsi (di tanto) i capelli significa quasi che si è stati rifiutati da qualcuno. È una specie di simbolo e io ho colto l'occasione per farlo sembrare anche un nuovo inizio per Doremi. Perché secondo me, dopo quell'episodio, lei si è sentita diversa, magari anche migliore di prima perché è riuscita ad andare avanti. Quindi, niente, ci tenevo a precisare questa cosina. 
Ora sarà meglio che mi dilegui prima che l'Angolo Autrice diventi lunga quanto la fanfic! ^^"
Ribadisco solamente che è stata un'emozione immensa e gratificante e tutto questo lo devo solo ed esclusivamente a voi. Per cui un enorme GRAZIE MILLE per chi c'è sempre stato, per chi mi ha seguito e per chi ha letto seppur silenziosamente la mia storia.
Non si sa mai che torni a scrivere qualcosina su di loro quindi il mio non è un addio, ma un arrivederci (okay, ora sembro melodrammatica xD)
Baci,

MaJo_KiaChan_

 

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