Night of the Werewolf di mydarling (/viewuser.php?uid=151626)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO. ***
Capitolo 2: *** Mutazione ***
Capitolo 3: *** TROPPE SENSAZIONI ***
Capitolo 1 *** PROLOGO. ***
PROLOGO.
PROLOGO
Non avevo scelta.
Dovevo
arrendermi, anche se erano due giorni che combattevo.
L'ultima
settimana l'avevo passata a lavorare duro per rispettare la scadenza
del mio lavoro. Ma in quel momento non importava, non importava
più nulla.
Sentivo
i muscoli delle gambe bruciare e non riescivo a stare ferma nel mio
letto.
Chiusi
gli occhi e sprofondai con il viso sul cuscino per allontanare il mio
bisogno, troppo difficile: non ci riuscivo.
Erano
quasi le tre di notte. Sentivo il lieve russare di un'amica, che avevo
ospitato da me, nella stanza accanto. Questo è uno dei
motivi per cui dovevo rimanere: e se si fosse svegliata mentre io non
c'ero? E se al ritorno mi avesse visto e avrei dovuto dare delle
spiegazioni assurde?
Le
tempie cominciarono a bruciare, il cuore batteva all'impazzata in gola.
Non c'era più tempo: dovevo andarmene.
Scesi
dal letto senza far rumore, aprii leggermente l'armadio per prendere
una tuta. La indossai. Uscii dalla mia camera e sgattaiolai verso la
porta d'ingresso. La aprii, mi allontanai dal mio appartamento e andai
all'esterno passando per una porta di sicurezza.
Era
tutto così tranquillo. Oltre a bruciare le gambe iniziarono
a dolere. Decisi di fare tutto in fretta quindi presi la macchina.
Guidavo
per le strade semi-deserte di Stoccolma al massimo della
velocità. Dopo tre quarti d'ora buoni arrivai al limitare
del bosco.
Accostai
la macchina e scesi.
Mi
nascosi dietro un cespuglio e mi spogliai velocemente. Poi cominciai a
trasformarmi.
La
pelle bruciò ancora di più in un modo
insopportabile. Mi misi in posizione. La pelle sembrò aver
avuto uno strappo e il dolore che tentavo di arginare si
propagò per tutto il corpo. Era tutto così
doloroso... Ma che doloroso! Era un tormento, una vera e propria
tortura.
Inarcai
la schiena per facilitare la mia Mutazione. Respirai profondamente,
lasciandomi cadere a terra orami stremata dalla Mutazione.
I
muscoli di tutto il corpo si torcevano e si contraevano e io respiravo
affannosamente. Il sudore scivolava lungo la schiena e le tempie.
Arrivò
un'altra scarica di dolore più forte delle altre che
durò una decina di secondi. Poi tutto terminò.
Tesi
i musoli e sbattei le palpebre: eccomi trasformata.
Questa
è la mia prima storia che scrivo fantasy, spero davvero che
vi piaccia.
Fatemi sapere con
qualche recensione, per favore, se vi piace :)
CIAOOO!
questa è la foto che ho scelto per rappresentare la storia: http://digilander.libero.it/dammitutto2/spet.bmp
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Capitolo 2 *** Mutazione ***
MUTAZIONE.
Rimasi
accovacciata a terra per qualche minuto, fino a quando non mi fui
ripresa dalla Mutazione. Quando mi alzai in piedi sollevai il naso e
inspirai. Con la Mutazione i miei sensi, già vivi, venivano
resi ancora più acuti. Percepivo l'odore delle foglie marce,
dell'erba fresca e dell'asfalto. Mi guardai intorno e il mondo mi si
presentava in una gamma di colori sconosciuti all'occhio umano, neri,
grigie e marroni con impercettibili sfumature che il mio cervello
interpreta ancora come blu, verdi e rossi. (Piccolo dettaglio che mi
sono dimenticata di dirvi: sono un lupo di settanta chili con una
pelliccia biondo chiaro.)
Il mio cuore batteva all'impazzata e avevo bisogno di smaltire la
tensione che mi si era accumulata sulle zampe. Avevo bisogno di una
cosa soltanto: correre.
Il bosco era affiancato dalla Valle e io ero sul punto
più alto di essa. Sotto di me vidi un'oasi di perfezione.
Feci un balzo lanciandomi in avanti. Finalmente stavo correndo. A
metà strada riuscii a prendere il ritmo. Ogni volta che
toccavo il suolo con le zampe minuscole fitte di dolore mi trafiggevano
le membra, ma mi facevano sentire viva. Tutti i muscoli si contraevano
e si tendevano in perfetto accordo. Dopo qualche minuto il dolore
scomparì, come se le zampe non toccassero terra.
In fondo alla Valle scorreva un fiumiciattolo di cui il letto era largo
una decina di metri. Non volevo fermarmi, volevo continuare a correre.
Decisi di saltare oltre il fiume. Accellerai il ritmo della corsa.
Mancavano cinquanta metri. Accellerai di più. Quaranta
metri. Trenta mentri. Venti metri. Quando mancarono cinque metri dal
fiume, spinsi con le zampe posteriori in alto, con tutta la mia forza.
Ero letteralmente in volo. Passarono pochissimi secondi dal salto
all'atterraggio. Ma da lassù sembravano passati minuti.
Quando le mie zampe toccarono terra provai un'ulteriore fitta di
dolore, ma non importava. Ero arrivata all'altra sponda. Ricominciai a
correre con la testa alta perché ero fiera del lupo che era
in me.
Una folata di vento dal sud portò un'acre odore di sangue.
Sangue umano.
Mi diressi verso quella direzione diminuendo il ritmo della corsa.
Quando sentii l'odore penetrante del sangue starnutii e trottellando mi
nascosi dietro a un cespuglio per spiare meglio.
Un ulteriore odore mi perforò il cervello. Animale selvaggio.
Un coyote solitario si stava leccando le zampe a una decina di metri
dalla sua preda.
Quando sentii il respiro affannato e disperato del ragazzo disteso a
terra affondai gli artigli nel terreno e rizzai le orecchie: era ancora
vivo.
Il coyote si era divertito a torturare la preda. Non aveva fame, voleva
solo giocare un po'. A quel punto non resistetti: feci un
balzo e mi fermai tra il coyote e il ragazzo.
Ringhiai contro quel piccolo bastardo di un cane, sfidandolo ad
oltrepassarmi. Arrischiai un'occhiata al ragazzo e il battito del mio
cuore accellerò all'impazzata: con la mano destra si teneva
premuto le ferite sulla coscia, mentre il sangue gli sgorgava tra le
dita imbrattando i jeans a tal punto da farli sembrare sporchi di
vernice nera. La maglietta squarciata copriva a malapena le unghiate
che gli deturpavano il torace. Un grugnito mi si fermò in
gola. Mi acquattai al suolo, i muscoli in tensione, pronta ad
attaccare. Il coyote non aveva nessuna possibilità contro un
licantropo.Il coyote fece la prima mossa ma io lo schivai agilmente.
Non appena il cagnolino mi voltò le spalle distratto
dall'odore del sangue, balzai in avanti e gli strappai un lembo di
carne dalla spalla Il coyote si girò a guardarmi con gli
occhi pieni di dolore. Diedi di nuovo un'occhiata al ragazzo a terra.
La vista del sangue aumentò la mia sete. Sentivo tutto il
corpo in tensione. Mi voltai con gli occhi fissi in quelli del coyote.
Avanzai cauta e a quel punto gli saltai addosso. Puntai dritta al
collo, glie lo presi tra le mie zanne bianche e forti e mantenni salda
la presa finchè non sentii che ormai per lui era finita.
primo capitolo.
cosa ne pensate? fatei sapere recensendomi :)
AL PROSSIMO CAPITOLO,
BACI.
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Capitolo 3 *** TROPPE SENSAZIONI ***
secondo.
TROPPE
SENSAZIONI.
Alzai la testa dal collo del coyote. Fissai il ragazzo negli occhi.
Avanzai decisa verso
di lui. Faceva fatica a respirare e il sangue gli zampillava dai
graffi sulla coscia e sul torace, sapevo che non si sarebbe arrestato
facilmente. Ringhiai scoraggiata dalla fragilità del corpo
umano.
Sapevo che per
aiutarlo dovevo trasformarmi in umana, era l'unico modo.
Ma anche se me ne ero
andata 'temporaneamente', come dicevano i lupi del
Branco, dovevo rispettare le loro leggi.
La prima, la
più importante era 'non rivelare la vera natura di
licantropo ad un umano, escluse rare occasioni di vita o di morte'.
Ciò che
volevo fare implicava la violazione di questa legge.
Ero consumata dal
desiderio di aiutarlo.
Non
potevo guardarlo morire.
Mi aquattai dietro un
cespuglio, il più vicino per non perdere tempo.
Mi concentrai. Sentivo
il cuore pulsare sulle tempie, sul collo. E anche se gli animali non
possono sudare, sentivo comunque quella sensazione.
Il dolore si
propagò su tutto il corpo. Trattenei un urlo. I muscoli
sembravano volersi lacerare o prendere fuoco.
Poi tutto
finì. Ero a terra, nuda. Per Noi licantropi la
nudità non era mai stato un problema, soprattutto quando io
stavo ancora con il Branco.
Sì, sentivo
la loro mancanza, ma non sarei tornata per ora.
Mi alzai dal
cespuglio. Il ragazzo guardò la ragazza dagli occhi dorati e
i capelli biondo-platino e dalla sua espressione vidi che aveva capito
che ero il lupo.
Mossi un passo verso
di lui. Il
ragazzo cercò di indietreggiare ma una fitta lo
lasciò
senza fiato, facendolo ricadere sui gomiti. Studiai il suo volto: la
mascella perfettamente cesellata e gli zigomi alti in un espressione
agonizzante. Anche mentre si contorceva per il dolore era bellissimo: i
muscoli si tendevano e si rilassavano rivelando la sua forza fisica.
Aveva probabilmente la mia età: diciassette, forse diciotto
anni. Ciocche castane dai riflessi dorati gli ricadevano disordinate ai
lati del volto. Aveva un fisico asciutto ma robusto, ideale per
affrontare una montagna, come del resto doveva avere appena fatto,
visto che quella parte di territorio era accesibile soltanto attraverso
un ripido e tortuoso sentiero. La cosa strana era: perché
averlo fatto di notte?
Alle mie narici
giungeva l'odore della paura che lo permeava e che stuzzicava il mio
istinto di predatore, ma anche un aroma più debole: il
profumo della primavera, delle gemme appena spuntate e della terra in
disgelo. Un profumo colmo di speranza, delicato e invitante.
Lo raggiunsi e mi
inginocchiai al suo fianco. Tutto il suo corpo fu
scosso da un tremito. Feci per toccarlo ma esitai, sorpresa del mio
stesso tremore: non avevo mai provato tanta paura prima di allora,
tanta paura di vedere un essere umano morire.
Un rantolo mi
riportò alla realtà.
-Chi sei?- Il ragazzo
mi scrutò. Aveva gli occhi del colore del muschio d'inverno,
di una delicata sfumatura tra il verde e il grigio. Per un attimo mi
lasciai catturare da quello sguardo, persa tra gli interrogativi che si
facevano strada attraverso la sofferenza impressa nelle sue iridi.
Sollevai il braccio e
me lo portai alla bocca, quindi affondai i denti nella pelle morbida
dell'incavo del gomito e attesi fino a queando non sentii il sapore sel
sangue sulla lingua. Poi gli porsi il braccio.
-Bevi. E' l'unica cosa che ti
permetterà di sopravvivere- La mia voce era
bassa ma decisa.
Lui tremò
violentemente e scosse la testa.
-Devi assolutamente berlo-
ringhiai mostrandogli i canini ancora affilati. Speravo che il ricordo
di me sotto forma di lupo l'avrebbe indotto a sottomettersi, ma
l'espressione sul suo volto non era di terrore. Al contrario, aveva gli
occhi colmi di stupore. Sbattei le palpebre mentre cercavo di rimanere
immobile. Il sangue mi colava lungo il braccio, cadendo in gocce
scintillanti di colore scarlatto sul suolo ricoperto di foglie.
Un'improvvisa fitta di
dolore lo costrinse a serrare le palpebre e gli disegnò una
smorfia terribile sul viso. In quel preciso istante, gli premetti
l'avambraccio contro le labbra socchiuse e una scossa elettrica mi
bruciò la pelle, propagandosi ovunque. Ricacciai indietro un
sospiro, sgomentata di fronte alle sensazioni sconosciuute che si
catenavano in me. Il ragazzo si divincolò, ma io lo cinsi
intorno alla schiena con l'altro braccio e lo tenni fermo mentre
l'obbligavo a bere. Sentirlo così vicino mi fece ribollire
il sangue nelle vene. Un brivido mi corse lungo la schiena quando lui
sollevò le braccia per afferarmi, premendomi le dita contro
la pelle. Il suo repspiro si fece subito più leggero e
stabile.
Le mani mi tremarono
per il forte desiderio di accarezzarlo. MI morsi le labbra e resistetti
alla tentazione. Avanti,
Victoria, puoi fare di meglio. Non è da te comportarti in
questo modo.
Quando liberai il
braccio dalla sua presa, si lasciò scappare un mugolio di
disappunto. Non sapevo come far fronte al senso di perdita che provavo
ora che i nostri corpi non si toccavano più.
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