Soul Palsy

di elizadaemon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mind Palsy ***
Capitolo 2: *** Heart Palsy ***
Capitolo 3: *** Body Palsy ***
Capitolo 4: *** Life Palsy ***



Capitolo 1
*** Mind Palsy ***


soul palsy1

¨Soul Palsy~

Cap.1 – Mind Palsy

 

Due di notte passate.

Una discoteca in centro.

La luna alta nel cielo e la musica inculcata nelle orecchie a forza, tanto da far vibrare pure il cervello.

Era la prima notte da bad girl per Wynter Sanchez, e si chiedeva cosa ci facesse in un posto del genere.

Vedrai che ti divertirai un casino, c’è musica, si balla, e … c’è l’alcol…”, le ritornarono in mente le parole di persuasione della sua best friend, a cui, stupidamente, era cascata. Che idiota.

“Già, proprio un posto meraviglioso…”, pensò accarezzandosi i capelli color ebano.  Sarcastica.

Alcune ciocche le scivolarono davanti al naso e lei prontamente si sistemò il ciuffo emo.

“Ma guarda te cosa mi tocca fare..”, si disse, mentre sculettava qua e là, e veniva palpata al sedere da chissà quale testa di cazzo.

La testa le scoppiava, letteralmente.

Drrrrr.

Wynter si sedette al bar (in discoteca c’era venuta solo per quello, alla fine) e tirò fuori il cellulare illuminato.

Ricevuto SMS. Da: Best<3, diceva, o sarebbe meglio dire, scriveva il cellulare touch-screen.

La ragazza bruna lesse il messaggio in fretta, quasi non avesse più tempo. La musica e le luci ipnotiche le mettevano ansia e angoscia.

Sono appena partita, arriverò alla disco entro mezz’ora. Dove sei? :)

Dove cazzo pensi che io sia, brutta cretina? Mi hai detto di venire subito! , pensò di risponderle.

Scartò subito l’idea. Non ne valeva la pena, in fin dei conti.

Sono in disco.

Dai?!? Davvero? :D Allora mi muovo subito! Tu intanto rimorchiati qualche bel bonazzo, mi raccomando! :)

Sì, sì ..okei. :) Muoviti!

Bloccò la tastiera e mise il cellulare nella tasca dei jeans.

“Desideri qualcosa, bella bambina?”, le chiese il barman, ammicando.

Ma bambina, cosa?? Ho vent'anni, cazzo!, pensò.

Provò una sensazione di disagio mista a disgusto, ma non fece una piega.

“Uno spritz all’Aperol, grazie”, rispose, sorridendo e sganciando i soldi.

“Subito!”.

Quel posto le dava sui nervi più che il tempo passava.

Ad ogni modo, non poteva incazzarsi molto con quel povero cristo del barman. Il suo viso immacolato e il suo fisico delicato la facevano passare per sedicenne. Con tutti. Senza esagerazioni.

Il ragazzo le porse lo spritz e lei se lo bevve in un sorso, o quasi.

“Un altro, per favore”.

E via, un altro drink.

Al quarto – quinto? Sesto?  – cocktail si sentì girare la testa. Dove cazzo era la sua migliore amica?

“Ohi, ohi… vedo le stelle e gli uccellini e le farfalle… ahahahahah”, rise, ormai sull’orlo della sbronza.

Scese dallo sgabello, rischiando di rompersi l’osso del collo e ammazzarsi inciampando su un gradino, e andò in pista a ballare.

Almeno, in quel momento, la musica assordante e picchiettante non le dava più fastidio come all’inizio.

Peccato che non avesse il tempo di gustarsela a fondo.

Dopo alcuni minuti di ballo sfrenato le gambe iniziarono a farsi sentire pesanti, la sua testa era un forno e le pulsava forte. E non solo… le lacrimavano pure gli occhi. Insomma, stava uno schifo, detto terra terra.

Con il poco cervello ancora rimasto lucido, individuò l’uscita e ci si fiondò.

Erano le quattro di mattina.

Uscì, barcollando… la luce dei lampioni le illuminò il viso, accecandola.

“Cazzo, mi sta scoppiando la testa!!!”, gridò, portandosi le mani tra i capelli come una disperata.

Strizzò gli occhi brucianti.

E poi il nulla.

 

“Oh, dio santissimo! Ma guarda te cosa mi tocca fare, e pensare che ero venuto qua per scopare…”, si lamentò una voce adulta.

Chi parlava?

Dove… chi sei?, chiese Wyn, mugugnando. Anzi, mugugnò solamente.

“Hai detto qualcosa?”, chiese il ragazzo che la portava in braccio, manco fossero due sposini.

“Mmm…”, fu la migliore risposta che riuscì a dare Wyn, prima di collassare di nuovo.

 

SBUM!

Un colpo morbido alla schiena dovuto a un’improvvisa frenata le fece aprire gli occhi. Ci mise poco a comprendere dove si trovava.

“Tutto okei?”, le chiesero due occhi blu oltremare riflessi sullo specchietto retrovisore.

“Dove sono?”, chiese la ragazza, sospirando per il terribile dolore alla testa. Si portò una mano sulla fronte, gemendo silenziosamente e socchiudendo gli occhi.

“Ti sto portando all’ospedale” fu la risposta secca e fredda del ragazzo al volante.

“Ma… cosa? Perché… AH!”. La sua stessa voce le aumentava a dismisura la pressione che un martello immaginario le batteva in testa, provocandole dei dolori allucinanti.

“Non urlare, razza d’incosciente! Hai la febbre alta!”, la sgridò.

Wyn fissò stranita il ragazzo che l’aveva appena rimproverata. Come si permetteva?

Cercò di affermare le sue ragioni, ma il solo pensare le aumentava le fitte, così chiuse bocca e si stravaccò come meglio riusciva sui sedili posteriori.

“Scusa per il disturbo…”, sospirò Wyn poco dopo.

“Ah-ah. Sei davvero fortunata che ti abbia trovata io”. Una risatina sincera.

“Perché?”.

“Immagina se ti avesse trovato qualcun altro… non avrebbe esitato un solo secondo ad approfittarsi della situazione”.

Silenzio.

“E chi me lo dice che non lo farai anche tu?”.

SBUM! Altra frenata brusca e due schiene che sbattevano forte sui sedili.

“Che succede?”.

Il ragazzo occhi color mare si voltò verso i sedili posteriori per poi piombare subito sopra il giovane corpo della ragazza occhi color smeraldo.

I nasi che quasi si sfiorano. Gli occhi puntati nel viso dell’altra. Le sue mani che, appoggiate sui sedili dove era distesa lei, quasi le sfioravano i morbidi capelli lisci.

“Che stai f…”, tentò di protestare. “Rispondimi. Dove ti ho trovata?”, la interruppe.

“Eh?”.

“Rispondi”.

“Davanti alla discoteca?!”, chiese, sarcastica.

Non fare tanto la stronza, pensò.

“E sai perché mi trovavo lì?”, chiese, con una punta di disprezzo nella voce.

“E cazzo ne so io?”.

“Non lo sai? Bene, allora te lo spiego proprio terra terra”.

Silenzio.

Wyn deglutì. Era impaurita, ma tentò con tutte le sue forze di non darlo troppo a vedere. Ma forse non era abbastanza… Fissava gli occhi del ragazzo che la guardava dall’alto.

Il ragazzo notò l’angoscia della ragazza che le stava sotto, immobile.

“Aaahh... lascia stare”, disse infine alzandosi e ritornando sul sedile anteriore e mettendo in moto, sotto gli occhi sbigottiti di Wyn.

Questo ragazzo è proprio un santo!, pensò.

 

 

 

 

 

 

 

Altra fiction original, ragazzi! :D

Questa idea mi è venuta non so come, facendomi i miei soliti viaggi mentali. E mi è piaciuta, assai! XD Lo so… è una spiegazione un po’ del cavolo ma spero che possiate chiudere un occhio. >w<

Tranquilli, non voglio assolutamente fermarmi ad aggiornare le altre mie fiction in corso ^-^.

Quindi dormite in pace! ^o^/ (Ma che cazzo ce ne frega a noi?? Nd.Tutti)

Come non detto… xD Ora corro a riposare, che è meglio u_ù

Aspetto con ansia le vostre recensioni, quindi… orsù voi ch’entrate in questa ff, lasciate un segno di voi e io sarò felice come una pasqua per i prossimi 16 giorni (mi è venuto sto numero… non so perché u_ù).

E con questo, stacco, raga… ùwù

BieBie xD

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Capitolo 2
*** Heart Palsy ***


SPcap2

¨Soul Palsy~

Cap.2 – Heart Palsy

 

 

Una macchina che viaggia a velocità discreta, per le strade semi-deserte e buie di una piccola cittadina.

“Dormi?”.

“Uhm… no. Sono sveglia.”

Chissà che ore sono, pensò Wyn, accoccolandosi sotto una coperta.

Il caldo tepore all’interno della vettura e la morbida copertina in pile che generosamente gli aveva offerto il ragazzo che guidava la macchina, la misero di buon’umore e la rilassarono.

Strappò con difficoltà il cellulare dalla tasca jeans per togliersi quel dubbio che ormai la assillava da cinque minuti a questa parte.

“Cazzo!”, esclamò sottovoce.

“Successo qualcosa?”, domandò lui guardandola dallo specchietto retrovisore.

“Ehm, no, niente”, rispose lei. “Il cellulare è morto”.

Riprese a guardare la strada.

“Ah. Mi dispiace. Dovevi chiamare qualcuno?”.

Silenzio.

“Ecco, io…”, non riusciva a rispondere. Infondo non conosceva assolutamente niente di quel ragazzo dagli occhi blu e i capelli dorati. E se fosse un delinquente, un ladro, o peggio…

Doveva stare attenta a quello che diceva.

Beh, certo.. pochi minuti prima avrebbe potuto violentarla, in quella situazione, ma… ma.

Oddio, che devo fare… Che devo dire… Aiuto!, urlò nella sua testa.

“Tranquilla. Se il tuo non funziona, ti presto il mio”.

La voce adulta ma allo stesso tempo squillante del ragazzo la distolse dalle sue seghe mentali.

Un braccio protratto verso di lei in modo innaturale le offriva un cellulare color oro, della stessa marca del suo, appena ritornato al Creatore. Forse un po’ più vecchiotto.

“Grazie”. E lo afferrò delicatamente.

“Sai il numero che della persona che vuoi chiamare, vero?”, chiese lui, premuroso.

“E.. sì”. Davvero, non riusciva a parlare con lui.

Era come se quel ragazzo emanasse una strana corrente elettrica, che le penetrava il petto, il cuore, risaliva i nervi fino ad arrivare all’angolo più remoto del suo cervello.

La dolce Wyn iniziò a premere i tasti fino a comporre il numero della sua migliore amica.

Avrebbe dovuto darle molte spiegazioni, a quel punto.

 

 

Drrr-drrrr. Drrr-drrrr. Drrr-Drrrr. Una chiamata persa.

Un apparecchio telefonico rosa shocking vibrava ininterrottamente sopra un tavolino situato al centro di un grazioso mini-appartamento. Ma nessuno gli dava le dovute attenzioni..

All’improvviso, gemiti acuti e femminili, provenienti dalla stanza accanto, inondarono l’intera abitazione.

I gemiti, sommati ai rumori inquietanti di molle, iniziarono a farsi sentire più forti e pesanti.

Poco dopo svanirono, lentamente, lasciano al loro posto un acre odore.

“Sei stato bravissimo!”, si complimentò falsamente una ragazza dai capelli biondi. Come spesso faceva, dato il lavoro.

L’uomo, che poco prima era diventato un corpo solo con lei, se ne andò, senza neanche degnarla di uno sguardo o di un saluto. Evidentemente non aveva più alcun valore, la creatura che gli aveva parlato.

Lasciò un pugno di banconote sul letto.

Su quel letto dove lei, ancora nuda e sporca di vari liquidi, ripensava fin quanto avrebbe resistito, non tanto il suo corpo, ma la sua mente, in quella situazione.

Ma di certo non poteva starsene per molto ancora lì, a piangere, come ogni volta.

Ogni volta che vendeva il suo corpo.

Ogni volta che vendeva la sua anima..

Si fece forza e si alzò dal letto.

STOCK.

Una porta che si chiude.

Ora era sola, finalmente. Avrebbe potuto dedicarsi a lei, e solo che a lei.

Con passo indeciso si diresse verso il bagno, aprì la doccia e vi entrò.

L’acqua le scorreva sulla pelle, dandole un leggero fastidio. Si lavò in fretta.

Uscì con un asciugamano avvolto sul suo corpo e si guardò allo specchio.

Che fine pietosa.

“Mi dispiace davvero, Wyn. Non volevo metterti dentro a tutto questo, davvero. Mi dispiace. Mi dispiace..”.

Mi dispiace.

 

 

Perché non rispondi?! Migliore amica del cazzo!, pensò Wyn, completamente alterata.

Beh, non che avesse sbagliato di molto.. ma di certo lei, non poteva saperlo.

“Il telefono non prende?”, chiese il ragazzo che guidava la macchina.

“Ma no. E’ che non rispondono”, si giustificò lei. “Comunque…”.

“No”.

“Ma… non sai ancora cosa voglio chiederti!”.

“Vuoi ancora insistere nel dissuadermi dal portarti all’ospedale”.

“Ma, io… davvero, non c’è alcun bisogno di portarmi all’ospedale! Riportami semplicemente a casa”.

“Non importa! Me l’hai già detto un casino di volte, ed io ti ho già risposto che non m’importa! Eri collassata davanti ad una discoteca, non c’è altro da fare che portarti all’ospedale. E ora riposati”, ordinò il ragazzo.

Non aveva alcuna via di fuga. Non era completamente sicura che la meta del viaggio fosse davvero l’ospedale della sua città; ma altro, lei, non poteva fare. Se non pregare che tutto andasse per il verso giusto, ovvio.

Se mi avesse voluto violentare, l’avrebbe già fatto. Ho solo il dubbio di essere stata rapita…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Eh sì, cari miei… la cara migliore amica di Wyn è una prostituta <_<”

Lascio a voi i commenti u_ù

E a proposito di commenti (/recensioni), ecco le risposte a quelle dello scorso chappy! *w*

 

TerryTheBest: Ciao (:  Sono felice che ti sia piaciuto e grazie per la recensione ^^ La nostra ragazza non è emo. Ma dato che a lei piace amalgamarsi alla massa (mi sono ispirata ad una mia conoscente.. *coff coff*) ha pensato bene di farsi il ciuffo alla moda. >.< Spero di essere stata esauriente xD

Nlc: Sono felice che ti abbia colpita ^-^ Comunque il ragazzo ha gli occhi blu, come specificato più volte xD Comunque eccoti accontentata (:  Spero che questo capitolo ti piaccia come quello scorso (e chissà, magari anche di più ^-^) Spero recensirai anche questo. Un bacio :*

 

E con questo ho finito! *o* Inutile dire che se non riceverò abbastanza recensioni, non continuerò la storia.. u_ù

Alla prossima volta! ^^/ *saluta*

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Capitolo 3
*** Body Palsy ***


body palsy

¨Soul Palsy~

Cap.3 – Body Palsy



Wyn guardava fuori dal finestrino, ormai erano passate delle ore da quando aveva lasciato la discoteca e si sentiva già meglio. Infondo non ho bevuto così tanto…, pensò.

L’uomo era preso dalla guida e osservava le mosse della ragazza solo ogni tanto, tramite lo specchietto e lei ogni volta si sentiva in ansia.

«Dì la verità… non siamo diretti all’ospedale», ammise Wyn, d'un tratto.

Lui, di rimando, balbettò qualcosa tipo: «Perché pensi questo?»

Mi sta prendendo per stupida?

«Anche se sono mezza sbronza, ho ancora la cognizione del tempo. È da più di due ore che siamo in viaggio, ormai è quasi giorno!»

Wyn osservava la luce che brillava da dietro le montagne in lontananza. Osservare quelle luci aiutava a rilassarla e a mantenere la calma necessaria per affrontare una conversazione con lui... Lui...

«Ti sbagli!», la voce che gli uscì fu quasi una sgridata.

La ragazza si spaventò a quello schizzo. Si rannicchiò su se stessa e si ammutolì. Da allora, nemmeno l'alba riuscì più a quietarla.

Passarono alcuni minuti e Wyn non riusciva nemmeno più a pensare, dal panico. Se solo non fosse stato per la sua fottuta migliore amica. “Vedrai che ti divertirai un casino...” un cazzo!


«Scusami».

Colpo al cuore.

«Come?»

Aveva sentito bene?

«Ti ho spaventata prima, vero? Scusa», disse lui facendole un sorriso dispiaciuto dallo specchietto.

Wyn abbassò lo sguardo, non per paura stavolta, ma per imbarazzo. Il sorriso di quel ragazzo era così.. interessante.

Era diventata rossa, come poteva? In un momento del genere? Era stata rapita, cazzo! Ma forse anche il cuore le era stato portato via in quel momento...

«Ehm...!», Wyn si trovò per un secondo spaesata, non conosceva nemmeno il suo nome, «Non so ancora come ti chiami...».

Lui però non le rispose, non la guardò nemmeno tramite lo specchietto, la stava ignorando? Forse non mi ha sentito, beh... forse è meglio che non parlo p-.

La macchina si fermò di colpo, bloccando i pensieri della povera Wyn che di nuovo conobbe il terrore. Oh, no...

Si guardò intorno, fuori dai finestrini, e vide che si trovava in una piccola zona industriale, abbandonata. Ma dove sono finita? L'unico cartello che si ricordava era quello di Treviso, ma quella era la città dove si trovata la disco...

«Dove siamo?»

«Non dovresti preoccuparti di questo ora.»

Non era una minaccia, ma un avvertimento.

«Che vuoi dire?»

Il suo sportello si aprì, e lei subito si girò. Si trovò davanti un uomo sulla quarantina coi capelli brizzolati ma dal taglio giovanile, era messo pure piuttosto bene per la sua età. Sarebbe stato ancora più perfetto se non la stesse invitando ad uscire con occhio ammiccante e un sorriso malizioso stampato sul volto!

Oh, cazzo!, riuscì solo a pensare Wyn.

Spalancò gli occhi e si spostò di nuovo a guardare il ragazzo ancora seduto sul sedile anteriore, il suo sguardo era perso in un punto davanti sé.

Guardami, ti prego! Aiutami!, lo pregava Wyn, ma era tutto inutile.

Perché lui non poteva fare assolutamente niente, per lei. Erano gli ordini del boss. Quella ragazza era stata semplicemente sfortunata a beccarlo proprio quella notte, in quella discoteca, tutto qua.


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Haley Jenkins stava aspettando seduta in un lussuoso salotto, con le gambe accavallate e più nuda che vestita, circondata da qualche amica... e nemico. Odiava quelle persone, quel posto, odiava il fatto di aver venduto non solo la sua anima, ma anche quella di una delle sue più care amiche.

Ma non aveva altra scelta.

Il senso di colpa le stava distruggendo lo stomaco e di lì a poco sarebbe scoppiata in lacrime, lo sapeva.

Perdonami.

Ma sarebbe stata in grado di perdonarla? No, certo che no. Come si può perdonare una cosa così?

Una pestata si può perdonare, un segreto svelato si può perdonare, un sputtanamento.. ancora ancora si può perdonare, ma questo... questo non lo si può nemmeno concepire.

Non si può perdonare un tradimento. E non è colpa di nessuno dei due alla fine. Non si può, e basta.




To be continued...






Che succederà ora alla nostra povera Wyn? Stupri, violenze, orge, e tradimenti vi aspettano nel prossimo capitolo!!!!

ROTFL, sto scherzando, sciocchini! XD (o forse no...?)


Ignorando lo schizzo qui sopra, passiamo alle cose meno serie (?).

Innanzitutto voglio scusarmi umilmente per il ritardo (che non si può nemmeno definire ritardo! Da quanto non la aggiorno sta fic? Una vita, due? Perciò vogliate umilmente darmi la grazia divina! LOL)

A parte gli scherzi e scuse cazzate varie (? xD), non sono una che aggiorna periodicamente, purtroppo le idee vengono quando vogliono loro e a quel punto non posso che scrivere. :)

Concludo comunque ringraziandovi calorosamente per il vostro entusiasmo nei capitoli scorsi (siete troppo buoni ^-^), sperando che possiate apprezzare questo nuovo capitolo Body Palsy, e che commentiate (ovviamente! :DD) in modo che riesca a farmi venire l'ispirazione più spesso ;)



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Capitolo 4
*** Life Palsy ***


¨Soul Palsy~

Cap.4 – Life Palsy



«Ehi, come sei carina. Vieni con me».

L'uomo incuteva in Wyn un senso di terrore ma anche un sentimento di compassione, nonostante il buonsenso le urlasse che la cosa migliore da fare era darsela a gambe!

Eppure gli uomini anziani che flirtavano con lei le facevano sempre una gran tenerezza.

Rimase impassibile, evitando il suo sguardo – pensando che così potesse ignorare il suo ordine – e cercando quello del ragazzo rimasto in macchina.

Oi, bastardo, fa qualcosa!”, gli urlava con gli occhi.

Ma lui non la stava guardando.

Perché si fidava tanto di lui? Lo aveva appena incontrato, cazzo! Era stupida?

Mentre si chiedeva questa e altre domande, non si accorse che il quarantenne la stava tirando prepotentemente per un braccio, sorridendole nervoso.

La ragazza mora poté notare, ma forse era solo frutto della sua mente che ormai la stava abbandonando, che il ragazzo, ancora con le mani sul volante, la osservava con occhi spalancati, vitrei, mentre veniva portata via dall'uomo che poteva essere benissimo suo padre.

In men che non si dica, Wyn si trovò accolta in un bel salottino. Non avrebbe mai messo la mano sul fuoco vedendolo da fuori. Era un arredamento davvero molto accogliente, che la colpì positivamente.

Meno accogliente era la gente che ci abitava in quel momento.

Belle ragazze, più nude che vestite, la squadravano male, come se avesse ammazzato loro il marito (sempre se ne avevavo uno), ma non diede loro troppa importanza. Il polso iniziava a farle male, la stretta di quell'essere schifoso le aveva fermato il sangue. Ma l'uomo di mezz'età non smise un secondo di camminare, in piede dopo l'altro.

Wyn catturò di sfuggita uno sguardo di dolore mescolato immerso a quelli d'odio delle altre. Occhi familiari, che la fecero sentire a casa per un momento, ma non fece in tempo a dargli il giusto peso.

Si trovò catapultata in un altro luogo, più buio, più stretto, più intimo. Più pauroso. Da sola – o così avrebbe voluto disperatamente.

Un letto a baldacchino, con coperte lussuriose che sembravano uscite da un film a luci rosse, emergeva al centro della stanza circondato da candele profumate, ormai spente e consumate. Ma qualcosa la paralizzò completamente. Qualcosa che non si sarebbe mai aspettata.

Fin troppi oggettini “mostruosi” invadevano la stanza, alcuni per terra, alcuni sui tavolini, alcuni addirittura sul letto...

Wyn avrebbe desiderato entrare mille volte in una sala delle torture stile Saw, davvero. L'unico pensiero che le ronzava in testa in quel momento era fuggire, fuggire subito.

«Ok, dolcezza, ora vediamo se la tua amica ti ha raccomandata bene».

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