Parole piene di sentimento di mey chan (/viewuser.php?uid=63446)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte seconda ***
Capitolo 2: *** Parte prima ***
Capitolo 1 *** Parte seconda ***
Immobili,
si guardavano negli occhi. Sasuke-kun non lasciava lo sguardo azzurro
di mio figlio, e Naruto a sua volta sembrava pronto a rispondere alle
aspettative di Sasuke-kun. Quali erano dunque queste aspettative?
Volevo chiedere, parlare, ma fui anticipato.
“Teme,”
disse Naruto, il fiato già corto
“perché sei venuto qua?”
“Non
è chiaro? Voglio parlare con te. Smettila di scappare e
accampare scuse.”
“Non
abbiamo niente da dirci.” Abbassò la testa nel
dirlo, e qualsiasi persona avrebbe capito all’istante quanto
quelle parole fossero piene di falsità.
“Naruto,”
lo chiamai e quasi sussultò, perso nei suoi pensieri
“Sasuke-kun è venuto appositamente per te. Ascolta
quello che ha da dirti, non credi sia meglio?”
Scosse la
testa, strizzando le palpebre.
“No…
va tutto bene papà, credimi.”
“Da
quando in qua menti così spudoratamente, dobe?”
Provocazione.
Ecco cos’era quella. Conosceva bene Naruto, per sapere che il
metodo più efficace per farlo reagire era quello di
provocarlo.
“Non
è una menzogna!”
“Ah
no?” sogghignò, per poi rilasciare un amaro
stiramento di labbra. “Io è proprio questo che
vedo.”
Naruto divenne
teso, troppo teso. Istintivamente portai la mano sulla sua spalla,
massaggiandogliela un po’.
“Ehi,”
lo chiamai piano, sorridendogli “va tutto bene.”
Naruto mi
guardò, e vederlo così privo di difese, con
quegli occhi acquosi, mi strinse il petto in una morsa.
“Papà,
io-”
Un cellulare.
Sasuke-kun si
lasciò scappare un sospiro nervoso e con un gesto di stizza
rispose alla chiamata.
“Pronto?”
sibilò, mentre potevo sentire a pelle Naruto rilassarsi.
“Adesso?
Capito. Sì, arrivo.”
Richiuse il
cellulare, lanciandoci uno sguardo un poco dispiaciuto.
“Devo
tornare a casa. Dobe, dopocena risolveremo questa faccenda.”
“Cosa?”
pronunciò, guardandolo spaesato.
“Ci
vediamo alle ventuno e trenta al parco di venerdì. Sempre
che per lei non sia un problema, Namika-”
“Minato.”
Dissi di getto, guadagnandomi uno stiramento di labbra che collegai
subito a un sorriso riconoscente.
“Minato-san.
La ringrazio, e scusi il disturbo.”
S’inchinò,
e feci altrettanto. Si diede una sistemata ai vestiti e ci
oltrepassò, rivolgendo uno sguardo penetrante, oserei dire,
a mio figlio.
Andai ad
aprirgli la porta, salutandolo, e quando Sasuke-kun ci
lasciò, sentii un piccolo tonfo. Mi girai, e la cartella di
Naruto era a terra mentre lui si teneva una mano sulla fronte, esausto.
“Perché?
Io… perché? Non doveva venire, non volevo
vederlo… è stato uno sbaglio, perché
non lo capisce e basta?!”
Tentai di
calmarlo, avvicinandomi e racchiudendolo in un abbraccio.
“Naruto,
va tutto bene. Mi senti? Sono qui. Sasuke-kun vuole solo parlarti,
chiarire.”
Si
aggrappò alla mia maglia e avvertii dei singhiozzi stroncati
sul nascere contro la stoffa.
“Tesoro.”
Dissi, chiudendo gli occhi e sentendo il suo battito contro il mio.
Quant’è che non lo chiamavo così?
Ultimamente mi rispondeva dicendomi che era grande ormai e che lo
mettevo in imbarazzo. Ora invece ebbi solo un lamento a fare eco alla
mia parola. Lo strinsi più forte, intenzionato a non
lasciarlo andare.
“Tieni,”
dissi, porgendogli la tazza con il tè “va
meglio?”
Annuì,
chiudendo gli occhi arrossati.
Non saprei
dire quanti minuti rimanemmo abbracciati all’ingresso, so
solo che dopo poco scoppiò a piangere, mormorando che gli
dispiaceva per il suo comportamento. Ora siamo seduti sul divano e
fortunatamente sembra essersi calmato almeno un po’.
“Papà,”
Sussurrò, facendomi girare lo sguardo verso di lui.
“cosa ti ha detto Sasuke?”
Sorrisi,
accarezzandogli la testa.
“Era
venuto a cercarti. Mi ha detto che voleva parlarti e che avrebbe
chiarito ogni cosa con te. Oh, già, mi ha anche avvertito
della verifica di matematica…”
Sbuffò,
posando la tazza metà piena sul tavolino.
“Quel
teme…”
“Beh,
è solamente diligente. Educato, anche. Mi piace.”
Proclamai, sincero.
Naruto mi
rivolse due occhi azzurri stupiti.
“Sul
serio?”
“Sì.
L’ho riconosciuto appena si è presentato, sai?
Sasuke Uchiha. Non è il ragazzo che hai baciato durante il
gioco della bottiglia?”
Naruto
sussultò, assumendo un’espressione quasi
imbarazzata, che sfociò nel giro di pochi secondi in una
seccata e poi rassegnata.
“Già.”
“Che
cos’è successo tra di voi? Venerdì,
giusto?”
Si morse un
labbro, abbassando il capo.
“Non
voglio costringerti a raccontarmelo,” lo rassicurai,
accarezzandogli la gamba “vorrei solo vederti sorridere come
sempre. Se hai bisogno di parlarne, io ci sono, ok? Chissà,
potrei essere un buon papà in questo caso.”
Lui
ridacchiò, addolcendosi.
“Sei
sempre un buon papà. Il migliore. Grazie.”
Preso in
contropiede, temetti di imbarazzarmi io questa volta. Con Naruto e
Kushina era sempre così. Bastava un loro complimento, una
frase carina, ed ecco che Minato Namikaze andava nel pallone, indeciso
su come comportarsi.
“Venerdì
sono uscito con quelli di classe mia.” Cominciò a
parlare, e quasi non mi accorsi che aveva deciso di raccontarmi tutto.
“Scorreva tranquilla la giornata,
finché… non è successa una cosa. Una
cosa molto particolare, che mi ha lasciato stupito e con una voglia di
scappare che faccio fatica persino a spiegare.”
Naruto, occhi
accessi e sguardo determinato, stava tornando quello di sempre.
C’erano delle sfumature di timore che contornavano le sue
parole, vero, però potevo avvertire quella sensazione calda
e accogliente che mio figlio mi donava ogni volta con la sua sola
presenza, stavolta ancora più forte. Lo ascoltai in
silenzio. Sentii ogni minima cosa avesse da dirmi, senza mai
interromperlo. E, potei affermare con tutta la sicurezza possibile che
mai avrei pensato di vederlo così emozionato. Non era un
semplice racconto il suo. Assolutamente no. Direi più un
momento fondamentale della sua adolescenza, l’aver appurato
che un confine esiste, e averlo ormai inesorabilmente passato. Mio
figlio aveva scoperto cosa volesse dire affrontare una vera prova.
“Ehi,
Naruto! Hai intenzione di passare tutto il pomeriggio a fissare quei
videogiochi?”
“Senti
chi parla!” rispose, dandogli una spinta “Sempre
meglio che fissare, con la bava alla bocca oltretutto, le gambe di
quelle ragazze che sono appena passate!”
“Maledetto!”
Kiba lo agguantò per il collo, simulando un soffocamento. Le
risa dei due contagiavano il gruppo, mentre il giorno ormai si stava
concludendo.
“Naruto,”
lo chiamò Sakura, con sguardo rassegnato “lascia
stare quella vetrina e muoviti. Andiamo a prendere un gelato.”
Il
biondo esultò, liberandosi della stretta
dell’amico, fino a giungere vicino alla ragazza.
“Sakura-chan,
posso offrirtelo io?”
“Nemmeno
per sogno. Me lo pago da sola, a meno che non me l’offra
Sasuke-kun.” Disse l’ultimo pezzo a bassa voce,
rivolgendo una piccola occhiata al ragazzo che camminava dietro di
loro, imbarazzata.
Naruto
sbuffò, contrariato.
“Aspetterai
in eterno allora, il teme non è tipo da gesti
galanti.” Borbottò, per poi tapparsi la bocca per
l’eresia appena detta di fronte a Sakura, che, irata, gli
regalò un pugno in testa.
“Quante
storie.” Pronunciò neutro Shikamaru, sbadigliando
subito dopo.
“Oh,
amico, te la sei proprio cercata!” disse Kiba, ridacchiando.
Naruto
lo guardò, massaggiandosi il capo, per poi indicare Sakura
senza farsi notare dagli altri.
“Mi
chiedo cosa ci trovi in uno come il teme.”
Sussurrò a Kiba, riportandosi al suo fianco.
“Beh,
è ricco. Ha bei voti a scuola, è bravo negli
sport. Ha un bel portamento ed eccelle in tutto quello che fa. Ti serve
altro?”
“No.”
piagnucolò, sospirando “grazie per il conforto,
eh.”
L’altro
ridacchiò ancora, dandogli una pacca sulla spalla.
“Fossi
in te, la lascerei stare. Andiamo, è una cotta la tua! A
dirla tutta, manco so com’è iniziata, sai? Voglio
dire, ti picchia sempre, cosa ci trovi in lei?”
Naruto
inclinò la testa di lato, rallentando inconsciamente il
passo.
“Uhm…
è carina. Ha un bel sorriso, e poi-”
Naruto
avvertì quella che doveva essere una persona cozzare contro
la sua schiena, facendogli quasi perdere l’equilibrio.
“Ancora
poco e ti fermavi. Dobe.”
Si
girò, ritrovando Sasuke a due passi da lui.
“E
allora sorpassami e non venirmi addosso, teme!”
Kiba
sospirò, abituato a quei battibecchi.
“Non
vorrei interrompervi,” disse Shikamaru, indicando gli altri
avanti a loro “ma se non ci rimettiamo in cammino, ci
lasceranno qui.”
Naruto
strinse gli occhi, lanciando uno sguardo irato al moro.
“Kiba,
Shikamaru, andiamo!”
Afferrò
entrambi per un braccio, cominciando quasi a correre, ricevendo
contemporaneamente una risata e una protesta.
“Io,”
pensò Naruto, i denti che torturavano le labbra
“quello lì lo detesto.”
Eccomi
**
Allora, ho
pensato, invece di fare raccontare tutto a Naruto, di proporvi la
vicenda in terza persona, così capirete meglio e
scorrerà di più. Quando il flashback
sarà finito, torneremo alla narrazione in prima persona di
Minato, e riprenderò dal bellissimo Namikaze che ha appena
ascoltato la vicenda, a lui ovviamente raccontata dal punto di vista
del figlio. Ok, saranno più di tre capitoli XD
Un bacio,
grazie a tutti, spero che il seguito vi piaccia ^^
N.B. grazie per le
bellissime recensioni ** ho risposto ad altre di storie un
po’ più vecchie in questi giorni, poi
passerò alle vostre ><
Grazie davvero!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Parte prima ***
N.B. Ambientata dopo
l’altra mia fanfic Fonte
di calore.
“Sì,
eccomi.” Posai il telecomando sul tavolino e corsi
all’ingresso, mentre il campanello suonava per la seconda
volta. Aprii la porta, pronunciando un “Chi
è?” accennato, quando la risposta mi
arrivò tramite gli occhi. C’era un ragazzo alto un
poco più di Naruto davanti a me; moro, occhi scuri, sguardo
fiero e diretto.
“Buonasera,”
pronunciò, educato “Naruto è in
casa?”
Sorrisi,
scuotendo la testa.
“È
andato a studiare da un suo compagno, tornerà per
l’ora di cena. Mi spiace, vuoi accomodarti comunque? Ti offro
qualcosa.”
Sospirò
appena, rivolgendomi un’occhiata abbastanza rilassata.
“No,
la ringrazio, ero passato per parlare con lui. Lo vedrò
domani a scuola, grazie lo stesso.”
“Sei
un compagno di Naruto? Come ti chiami?”
Non conoscevo
gli amici di mio figlio di persona; quel poco che sapevo lo dovevo ai
suoi racconti.
“Uchiha
Sasuke.” Disse, facendo un lieve inchino.
“Sasuke-kun?”
ripetei, sgranando un poco gli occhi.
Lui annui,
guardandomi con un cipiglio alzato.
Era il ragazzo
del gioco della bottiglia. Ormai il suo nome era di casa da noi.
“Scusami,
è che Naruto parla spesso di te. Mi fa piacere conoscerti
finalmente. Entra, sul serio, ti offro un tè, oppure dei
biscotti, li ho fatti io stamani.”
Gli sorrisi,
facendomi da parte per permettergli di passare. Non posso crederci che
sia proprio lui il musone-asociale-di-un-teme.
“Non
vorrei disturbare.” Affermò, facendomi ridacchiare
per l’educazione che metteva in ogni frase.
“Nessun
disturbo, anzi. Senza Naruto e mia moglie la casa è un
mortorio. Oh, giusto, sempre che tu non abbia da studiare per la
verifica di domani.”
Il nero dei
suoi occhi brillò, quasi incuriosito.
“Verifica?”
“Sì,”
assicurai “quella di matematica. Naruto è andato
da Kiba proprio per studiare insieme.”
A quel punto
ghignò, abbassando la testa e lasciando che la frangia si
sparpagliasse sulla fronte.
“Non
c’è nessun compito domani. A dirla tutta
mancherà anche il professore di matematica.”
Potei quasi
scommettere di aver aperto la bocca e spalancato gli occhi, preso in
contropiede. Kushina avrebbe ammazzato nostro figlio, ne ero certo.
“Beh,”
iniziai, incerto “chissà se è andato
davvero da Kiba oppure è in giro a
divertirsi…”
“Opterei
per la seconda. Inuzuka è fuori con Nara e Akimichi, si
erano messi d’accordo stamani.”
Sospirai di
brutto, alzando gli occhi al cielo e scostandomi dalla porta.
“Ti
va di fare due chiacchiere, Sasuke-kun?” domandai, con tono
rassegnato e un poco divertito. Capì al colo il mio stato
d’animo, regalandomi un sorrisetto.
“Volentieri.”
Aspettai che
entrasse, richiudendo la porta alle nostre spalle.
“Prego.”
Mi seguì in salotto, dove gli dissi di accomodarsi.
“Vuoi
qualcosa?”
“Il
tè di prima va benissimo, la ringrazio.”
“Biscotti?”
Storse il
naso, indeciso su cosa dire.
“Non
ti piacciono?" Provai ad aiutarlo.
“Non
se sono troppo dolci.”
“Alcuni
sono al cioccolato amaro. Te li porto, nel caso volessi
assaggiarli.”
Fece un altro
piccolo inchino, sedendosi composto mentre mi dirigevo in cucina.
Presi
tè e biscotti nel giro di un minuto, premurandomi di non
farlo aspettare troppo.
“Ecco,”
appoggiai sul tavolo il tutto “sentiti libero di mangiare
quanto vuoi.”
“Grazie.”
Prese il tè, aspettando un poco prima di assaggiarlo.
Passarono i
secondi, e il silenzio regnò sovrano.
“Ti
trovi bene a scuola, Sasuke-kun?”
“Sì.
Non è difficile, anzi. I professori sono piuttosto
competenti.”
“A
detta di Naruto invece non sanno spiegare o pretendono
troppo.” Aggiunsi, ridacchiando.
Alzò
le spalle.
“Suo
figlio, scusi se mi permetto, prende tutto troppo alla
leggera.”
“Eh,
lo so.” Pensai a Kushina e alle sue sfuriate.
“specialmente negli ultimi giorni è davvero con la
testa fra le nuvole. È successo forse qualcosa che tu
sappia?”
Si fece
attento, lasciando un biscotto a metà.
“Non
direi. Che cos’ha?”
“Da
venerdì sera si comporta in maniera strana. Era uscito il
pomeriggio con alcuni compagni, forse c’eri anche tu, e
quando è tornato a casa, non ha mangiato niente per cena,
dicendo di sentirsi strano.”
Inaspettatamente
Sasuke sgranò gli occhi lievemente.
“Venerdì?”
“Sì.
Non ha voluto parlarne ma è evidente che ci sia qualcosa che
lo turba.”
Abbassò
gli occhi, e notai la mano che teneva il biscotto chiudersi quasi a
pugno.
“Lo
sapevo,” sussurrò, non troppo piano per non essere
udito “quel dobe.”
“Sasuke-kun?”
lo chiamai, quasi intimorito. “Tu sai…”
Sembrò
risvegliarsi, rivolgendomi uno sguardo abbastanza criptico.
“Mi
scusi. Ero venuto proprio per chiarire con lui. È da quel
giorno che mi evita e a quanto pare ci sta riuscendo.”
Il mio stato
di guardia scattò.
“Devo
preoccuparmi?” chiesi, serio ma fiducioso.
“No.
Ho tutta l’intenzione di risolvere io stesso se solo
riuscissi a farmi ascoltare da lui.”
Annuii,
sorridendo.
“Grazie.”
“Mh?”
“Per
preoccuparti di Naruto. Sono felice che alla fine siate diventati
amici.”
Mi
guardò, sollevando gli angoli della bocca in quello che
potei definire un piccolo sorriso.
“Suo
figlio deve etichettarmi come un teme anche a casa, non è
forse così? Altrimenti si sarebbe almeno scandalizzato un
po’ per il dobe che mi è scappato prima.”
Risi,
compiaciuto della sua acutezza nell’aver notato quanto quello
–alla fine- pronunciato nella mia frase precedente avesse
valore.
“Diciamo
di sì. Naruto comunque parla molto solo delle persone che
gli piacciono. Per questo, Sasuke-kun, sono convinto che tu gli piaccia
molto.”
Fu una frase
semplice e senza doppio fine, pronunciata con schiettezza e
sincerità. Per questo, ammisi, mi meravigliai del lieve
rossore che catturò i suoi zigomi e
dell’espressione diversa che assunse il suo volto.
“La
ringrazio.”
Scese
un’aria pesante, e mi chiesi se forse ero stato troppo
inopportuno. Feci per scusarmi, quando il campanello suonò.
Rivolsi un cenno a Sasuke-kun, e andai ad aprire.
“Ciao
papà.” Naruto era davanti a me, zaino in spalla e
occhi neutri.
“Già
tornato?” Lo feci entrare, e lui richiuse la porta.
“Io
e Kiba abbiamo finito presto.” Disse, senza guardarmi.
“Immagino.
Forse vi siete dimenticati che il professore non ci sarà
domani, mh?”
Sembrò
pietrificarsi, girandosi verso di me di scatto.
“Ma
tu… come…” balbettò, preso
in contropiede.
Sospirai,
guidandolo verso il salotto.
“Hai
visite.” Gli indicai con un cenno il divano, e appena si
accorse di chi ci fosse seduto sopra,
s’immobilizzò, diventando pallido. Aveva una
carnagione così abbronzata che mi fece quasi intimorire
quella reazione.
“Teme…”
disse, mordendosi le labbra.
“Dobe,”
Sasuke-kun si alzò, avvicinandosi a noi. “Dobbiamo
parlare.”
In quel
momento non seppi dire cosa pensai. Credo che la mia mente vagasse a un
probabile confronto, forse discussione, conoscendo il carattere di mio
figlio. Eppure, più guardavo i suoi occhi azzurri vacillare,
e quelli di Sasuke-kun emettere una nota di determinazione mista ad
aspettativa, non potei che rimanere spettatore di quel gioco di
sguardi. Certamente, era arrivato il momento dei chiarimenti. E, forse,
anche del ritorno del mio Naruto allegro e testardo di sempre.
Eccomi qui **
Che
velocità, mi stupisco. Merito di Minato, vi avverto XD
è lui che mi fa scattare, cioè, è
assurdo come mi trovo bene con lui. Parlo manco ci stessi insieme,
accidenti! X//D
Qui
c’è anche Sasuke ** ebbene sì, volevo
provare a mettere il mio personaggio preferito di sempre insieme a
Minato, che, guarda caso, dopo Sasuke è il mio preferito.
Insomma, una fanfic con i due che amo di più, più
la partecipazione di Naruto :D Ci sarà ancora un capitolo
oppure saranno due, non saprei, il seguito mi frulla in testa comunque,
e non sarà niente di complicato.
E, devo dirlo,
qui il SasuNaru c’è, se l’avete
avvertito è per questo, non per la vostra indole yaoi.
(uguale alla mia tra l’altro XD)
Grazie per
aver letto ^^
Un bacio!
P.S.
risponderò alle recensioni il prima possibile, questo vale
anche per le altre storie, scusate il ritardo, e grazie a tutti,
apprezzo tantissimo la vostra gentilezza!
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=995324
|