Recensioni di yonoi

Queste sono le ultime cinque recensioni che l'utente ha lasciato nella sezione nell'ambito del programma recensioni.


Recensione alla storia Una calda pelliccia - 23/08/21, ore 18:39
Capitolo 1: Una calda pelliccia
Caro Thors, spigolando tra le storie di un contest scaduto ho notato questa tua e mi è scattata la curiosità. Anzitutto complimenti per l'impaginazione: chiara, leggibile, con le righe ben distanziate... altrove, ho visto che hai condiviso la tecnica da te usata per raggiungere questo risultato davvero ottimale, ma dubito che riuscirò mai a capire le istruzioni e a realizzarlo a mia volta... ma questo solo per pochezza da parte mia.
Venendo alla storia, mi è piaciuta. Si parla di animali, di amicizia tra animali e uomini, di quella generosità e capacità di condivisione di cui solo gli animali sono capaci: e io non posso che apprezzare, anche se ti confesso che in diversi momenti mi hai lasciato con il fiato sospeso, per il timore di quel che poteva accadere alla piccola volpe...
Lo stile è semplice e chiaro, il momento in cui la piccola protagonista si abbandona al sonno avvolta dalla morbida pelliccia della volpe, al calduccio di una tana sperduta nella neve è... invidiabile.
Ho letto nelle note i riferimenti che hanno ispirato questa storia, ma a me viene in mente soprattutto "Il piccolo principe" e il suo dialogo con la timida volpe, che chiede di essere addomesticata e spiega proprio che il segreto per riuscire ad addomesticarla risiede nella paziente attesa del tempo.
Recensione alla storia Le mille vite di Joerg Simmons - 01/08/20, ore 10:24
Capitolo 1: Le mille vite di Joerg Simmons
Ciao anche qui. Ma fantastico... eRagazzi da dirlo che uno come. E Jorg Simmons non poteva essere vero, almeno non del tutto... Forse Jorg Simmons è esistito veramente, poi è andato miseramente a schiantarsi contro qualche parete in giro per il mondo (o meglio, in capo al mondo) ma le due arcigne signore fautrici della truffa hanno appunto subodorato l'affare e continuano a campare sulla gloria, vera o posticcia, di Jorg Simmons. Un po' come certi parenti che continuano a riscuotere per anni la pensione del caro estinto...
Una bella storia, e ti dirò... Alla fine il presunto e sedicente Jorg Simmons risulta quasi simpatico....
Recensione alla storia Un racconto di mare - 20/11/19, ore 22:46
Capitolo 2: Seconda parte
Carissimo,
qui siamo alle vette della tua produzione: una storia che prende alla gola, che immerge il lettore nell'atmosfera di un "Apocalypse now" senza guerra. Ma anche se ci fosse, in questo caso la guerra rimarrebbe non solo relegata sullo sfondo, ma addirittura in un altro mondo, separato dall'atmosfera di silenziosa immobilità che avvolge questo gigantesco elefante alla deriva, il Pamir, con il carico sconosciuto di zavorra e umanità. Non si sa cosa trasporti il Pamir,. forse il male stesso degli uomini a bordo, il loro male di vivere, il peso dei ricordi, i fantasmi da cui fuggono o gli spettri che attendono il momento favorevole - la notte, ma anche la tempesta - per tornare all'attacco. Le descrizioni della nave ferma alla fonda, in attesa del permesso per immettersi nello stretto di Panama, crea una sospensione che conduce il lettore in una dimensione fuori dal tempo. Il permesso di passare non è dato né negato, il tempo di fatto non scorre, l'unico elemento mobile è dato dalla tempesta in avvicinamento. Sono rare le parole tra Jensen e Svensson, rari persino gli sguardi, eppure la loro vicinanza si percepisce e si coglie, come un dato di fatto. L'uso del tempo presente e di un frasario breve contribuisce a creare questo clima di sospensione eppure, al tempo stesso si ha l'impressione che un viaggio si svolga ugualmente, un viaggio tortuoso nell'anima del Tedesco, che ricorda quell'inoltrarsi lungo un fiume che ricorda un serpente in "Cuore di tenebra".
"Ricami di uccelli nel cielo terso"; "la voce del ragazzo sembra incrinare quell'atmosfera di cristallina sospensione": questi sono solo alcuni dei gioielli di stile e suggestione contenuti in questa storia.
Persino nel momento in cui il Tedesco, rimasto solo a bordo, lotta contra il Pamir che affonda e soprattutto contro i propri fantasmi, quella "corte di presenze diafane" che sono i passeggeri del Freya affondato e che "scrutano ogni sua mossa silenziose e severe", si ha come l'impressione che l'immobilità della scena non venga meno e che tutto si svolga nell'anima senza pace del protagonista, tormentato dagli errori del passato e deciso a non mancare quell'occasione di redenzione.
"Io me la devo vedere con i miei fantasmi, anche se questo significasse raggiungerli" osserva a questo proposito Jensen, che sotto tanti aspetti ricorda Res e il suo neppur troppo velato desiderio di punizione-espiazione. Dopo essere riusciti a condurre al cimitero degli elefanti l'enorme sagoma declinante del Pamir, con il suo carico di fantasmi, di vergogna, di incubi ricorrenti, dopo che questo carico indicibile affonda e scompare, Svensson e Jensen sembrano dissolversi a loro volta, alla stregua di anime liberate, redente dall'espiazione. Continueranno a viaggiare libere da zavorre in mari che s'intuiscono più leggeri, avendo ormai abbandonato quel carico, quel peso interiore che li schiacciava entrambi in quella dimensione fuori dal mondo dove il Pamir era destinato a galleggiare senza fine, alla stregua di una nave fantasma. In soccorso di Jensen giungono non solo tre rimorchiatori guidati da quell'amico che poco sa ma forse molto intuisce, ma anche gli spiriti liberi e potenti dei marinai morti in mare, rappresentati dai fuochi di Sant'Elmo. E anche questo è un particolare significativo, come se la gente del mare, lo spirito stesso del mare, decidesse infine di liberare Jensen dal suo inferno immobile e di riammetterlo nella dimensione del viaggio, del movimento, della vita. La tigre, simbolo del ritorno, prende vita prima tra le mani di Jensen, che ne modella il corpo flessuoso, poi tra quelle di Svensson per poi diventare destino condiviso da entrambi.
Una storia eccelsa, ricca di significati che si rincorrono, si approfondiscono, risplendono.
Recensione alla storia Il principe dei pirati di ostriche - 13/11/19, ore 18:11
Capitolo 1: Il principe dei pirati di ostriche
Ma ciao! Proprio come le ostriche, questo racconto racchiude in sé la sua perla e ce la rivela soltanto nel finale. Si potrebbe forse dire che entrambi i nostri personaggi "sono" Jack London: Dudley ci mostra uno scorcio della vita del grande scrittore nel momento in cui vive oppresso dalla povertà, dedito a lavori precari e sottopagati, per non dir proprio clandestini. E tuttavia rimane sempre la fortissima spinta verso l'avventura, il desiderio di partire per luoghi lontani, di viaggiare e conoscere il mondo. Jack, d'altra parte, rappresenta lo spirito romantico di London, ne incarna i desideri di uguaglianza, l'amore per la letteratura che viaggia di pari passo con quello per l'avventura. Onestamente non sapevo che tra i tanti lavori svolti in gioventù da Jack London ci fosse anche quello del pescatore (qui pirata clandestino) di ostriche. Leggendo il titolo mi ha decisamente incuriosito questa particolarità, ma mai avrei pensato che si parlasse proprio del vecchio Jack. La lettura ci riporta allo spaccato di un'epoca descritta con grande realismo: la miseria, la corsa alla sopravvivenza ma soprattutto la sete di avventura che spinse molto uomini, insieme a Jack London, a vivere di espedienti fino a cercare la fortuna nelle terre selvagge dell'Alaska, lungo il fiume dell'oro, lo Yukon. Probabilmente proprio quella sarà la prossima metà di Jack dopo la perdita della Razzie Dazzle. E invece il suo speculare amico, Dudley, andrà a caccia di foche in Siberia, anch'egli immerso nello splendore di una natura incontaminata, feroce, selvaggia.
Questa storia e una gioiellino, è davvero la perla preziosa contenuta nell'ostriche. Grazie per avercela fatta scoprire e per averla offerta alla nostra lettura.
Recensione alla storia Un racconto di mare - 30/10/19, ore 11:04
Capitolo 1: Prima parte
Buongiorno, caro Old. I vari restyling hanno reso questa storia una gemma. Non ho idea di come fosse prima, fatto sta che ora hai saputo creare un universo che incanta. La constatazione più banale che mi viene in mente, tanto per cominciare, è che "sembra di essere lì ". Constatazione banale perché in fondo, in tutte le tue storie "sembra di essere lì ", fin dalle prime righe si viene immediatamente calati dentro alla narrazione e si contemplano paesaggi e luoghi mai visti, atmosfere che suggeriscono quello che sta per accadere senza però svelarlo, e che per questo aumentano in chi legge il senso di curiosità e l'attesa.
Già l'incipit ti coinvolge in questa atmosfera di mare terso e immobile, sorvolato da gruppi di tre o quattro pellicani a volo così radente che si può addirittura scorgere il colore cinereo delle piume. Da qui l'attenzione si sposta al Palmiro, cargo battente bandiera liberiana: mi è venuto subito in mente Carlo Verdone, ma è stato solo un attimo perché qui il trash non c'entra per niente, quindi il clima è serio, avvolto in un'immobilità tanto incantata quanto foriera di pericoli.
Il Pamir "è un rene artificiale, un polmone d'acciaio, odiato ma necessario": neanche in trecento anni avrei potuto creare un'espressione simile, una sintesi così azzeccata del clima e della vicenda. Su questo vecchio cargo che fa letteralmente acqua da tutte le parti (o forse sarebbe una sola: quella stiva misteriosa di cui è assolutamente vietato l'accesso), viaggiano per l'appunto un carico arcano e forse pericoloso e una ciurma di uomini in fuga: dalla miseria, dalla giustizia e forse soprattutto da se stessi.
Il Tedesco, così detto per antonomasia ("ha un imperativo categorico di Kant nel DNA) è "una figura netta e severa che si staglia contro il cielo, nobile e lontana come la fregata che volteggia allo Zenith". È l'eroe solitario ma non estraniato dal suo contesto: osserva, si accorge, tenta di avvertire e di rimediare. Possiede una conoscenza profonda della gita di mare, dove ognuno deve imparare a contare soltanto su se stesso. Il suo parlare è breve, ma non manca di istruire per quanto può l'altro bianco dell'equipaggio, lo svedese Svensson. C'è un'amicizia allo stato nascente, c'è soprattutto una furiosa tempesta in avvicinamento. E c'è chi pensa a mollare baracca e burattini, mentre la Pamir si trova a metà strada tra il valico interdetto e il tifone che inizia ad ergersi all'orizzonte.
Ciò che più mi ha colpito in questo primo capitolo (e che già mi convince a inserire la storia tra le preferite, sulla fiducia ) è la magia dell'atmosfera descritta: un silenzio che relega questa nave in attesa in uno spazio fuori dal tempo, avvolto da una natura incontaminata e splendida - i branchi di pesci argenteo, il cielo di smalto, la Croce del Sud nella notte trospitale - e che trasporta il lettore in quello stesso universo immobile e rassegnato, che ricorda certe pagine di "Cent'anni di solitutine".
Attendo con molta ammirazione la magia del seguito.