Recensioni di Ciuscream

Queste sono le ultime cinque recensioni che l'utente ha lasciato nella sezione nell'ambito del programma recensioni.


Recensione alla storia Redenzione - 17/09/23, ore 18:08
Capitolo 1: Redenzione
Ciao!
Finalmente (*cori dell’alleluja suonano in sottofondo*) riesco a leggerti in un fandom che conosco, finalmente posso rendere giustizia come si deve alla tua storia e ai dettagli che vi hai disseminato. Jaime è anche uno dei miei personaggi preferiti dell’intera serie, anche (e forse soprattutto) perché quella che pareva la sua evoluzione è stata buttata alle ortiche con le sue ultime scelte, e secondo me questo non è stato uno spreco ma una scelta coerente con il personaggio e il suo trascorso perché probabilmente il richiamo di Cercei era molto più ancestrale e profondo di quanto noi spettatori (o lettori) fossimo disposti ad ammettere o ad accettare. Mi è piaciuto molto il modo in cui hai declinato il concetto della redenzione (o del suo contrario). Jaime sente le voci delle persone che lo accusano di essere un uomo ignobile, lo Sterminatore di Re e sa che sbagliano. Quello per cui si sente ignobile, senza onore, in realtà è tutt’altro: per questo non accetta la redenzione offerta da Brienne o da Tyrion. Il suo “peccato originale” non è quello di cui lo tacciano le persone, coloro che non sanno, perché lui per quello sa di essere nel giusto. Lui è certo che il suo vero fardello, il suo peccato, il motivo per cui è senza onore è un altro: colei da cui torna, da cui forse non se n’è mai andato, colei che c’era e gli ricorda chi era il Jaime del “prima”. Jaime che era soltanto un ragazzo, un fratello, Jaime che ha commesso cose indicibili – non liberare il mondo da un tiranno – ma mettere al mondo figli frutto di un rapporto malato e sbagliato. Tu non lo dici, forse sono io che ho interpretato male, ma in fondo è Cercei la colpa. Cercei è la colpa, è la condanna e come ci dici è infine l’unica possibile redenzione. Alla fine del mondo, nella morte come nella vita, accanto a lei, colei che è tanto simile a lui, spregevoli entrambi, capaci di amare e di darsi amore e di riceverne soltanto tra di loro davvero.
Mi è piaciuta molto questa storia. Uno spaccato centrato e commovente su questo personaggio tanto bello e sfaccettato che ho apprezzato davvero tantissimo!
Al prossimo giro di giostra, ti abbraccio
Recensione alla storia Qualcuno da chiamare casa - 06/05/23, ore 06:43
Capitolo 1: Qualcuno da chiamare casa
Ciao Aislinn!
Credo che questa sia la prima volta che leggo qualcosa di tuo e una delle poche che leggo di Jaime e Brienne, perché la loro storia mi ha fatto male e continua a farmene e, diciamoci la verità, sono sempre riuscita ad accettare poco il suo ritorno da Cercei. Quindi, permettimi di essere doppiamente felice di aver deciso di approdare qui non solo per la piega inaspettata che ha avuto la tua storia (*cori dell’alleluja in background*) ma perché ho amato anche il tuo modo di scrivere e descrivere, capace di regalare immagini bellissime e poetiche – come la descrizione di Tarth –, e di una dovizia assoluta nel raccontare emozioni e sentimenti, anche in uno spazio così minuto. Ho un feticcio per le storie in prima persona perché sono una fan dell’introspezione più bieca e questo tuo Jaime così “sincero”, così lucido, così capace di analizzarsi come credo sia il suo personaggio, è stata una piacevolissima sorpresa. Il suo struggimento, questo richiamo atavico che lo riporta a Cercei, è chiarissimo e tu lo descrivi con immagini fortissime e affilate. L’amore per Cercei sembra quasi predestinazione, sembra il richiamo dell’identifico che culla, che lo attira perché in lei riconosce la stessa sfumatura degli occhi, perché il fato li ha destinati insieme fin dalla nascita: gli ha dato lo stesso sangue, le stesse ossa, lo stesso ventre in cui nascere. Vicini – in modo ossessivo e inestricabile – da sempre, vicini tanto da esserlo anche quando sono lontani, tanto da sentire un senso di colpa, un richiamo di calamita, un impulso a raggiungerla anche in un brandello di pace ritagliato a fatica. Jaime lascerebbe quella pace e quella luce che Brienne gli ha donato per tornare alla guerra e al buio dell’anima di Cercei. Non per amore, o forse sì, ma per un amore molto più vischioso, grumoso, sabbie mobili che sono l’esistenze di uno e dell’altro, che si affondano dentro e dentro soffrono, senza riuscire a fare altrimenti. Ho amato che lui si compiaccia quasi del fatto che Brienne lo faccia sentire imperfetto, perché questo vuol dire – a differenza di Cercei, che usa questa capacità per farlo sentire debole e soggiogato – che con lei può abbandonare la corazza, può abbandonare il fatto di essere lo Sterminatore di re, con lei può essere Jaime – puro, limpido, con ogni difetto esposto alla luce che lei emana, accecante sì ma pure purificatrice, ma pure benevola e accogliente, calda. Riconoscere di amarla – di amare la pelle bianchissima, il colore inedito delle iridi, la sfumatura nei capelli, la fronte ampia, un sorriso che spera sia dato da sogni abitati da entrambi – è quasi un dolore, è quasi tradire la sua natura, così contronatura, di amare Cercei perché identica a lui, perché nota, perché casa, l’unica casa che abbia mai conosciuto. E qui forse Brienne compie il “miracolo”: gli mostra altro. Gli mostra che casa non è quello che la vita ci ha insegnato fin dalla nascita a chiamare tale. L’immagine della catena stretta intorno al collo è bellissima e impattante: ricorda un cane che ama il proprio padrone perché è abituato a fare così. Ma Jaime, a differenza della serie, e secondo me più coerentemente con la sua rinascita e rivincita, vince quell’impulso. Vince la natura, la dipendenza ed il giogo e sceglie. Sceglie le spiagge perlacee (che immagine meravigliosa!), la brezza che si fa via più calda, immagini che da sole descrivono la pace lontano dal tumulto di Approdo del Re, il suo caos, i suoi odori di umanità. Lì arriva odore di menta, il sole si scioglie sui capelli di Brienne e lui può ricominciare ad amare qualcuno “da capo”: può scoprirla, e scoprendola può scoprirsi. Può trovare un Jaime diverso da quello a cui i geni lo hanno predestinato, ma che la vita ha messo su altre strade e che, per fortuna, almeno qui, almeno in questa storia bellissima, ha deciso di percorrere. Mangiato alle caviglie dal rimorso, da quella parte di lui che è in comune con Cercei e come un arto fantasma lo tormenterà sempre, ma che riesce a far tacere grazie ad un nuovo amore, una nuova casa e un nuovo sé. Che bello!
Insomma, scusami per questa recensione che forse recensione non è. Ti ho vomitato un po’ i tanti pensieri e le tante riflessioni che questa storia (bellissima) mi ha provocato. In così poche righe, davvero, hai sollevato interrogativi importanti, hai dato a Jaime e a noi le chiavi per trovare le risposte, ci hai regalato la versione che meritavamo di questa coppia e per questo, davvero, ti ringrazio. È stata una piacevolissima lettura e un vero piacere scoprirti come autrice. Spero di recuperare presto altro di tuo!
Un abbraccio
Recensione alla storia Di Ghiaccio e d'acciaio - 05/03/23, ore 06:46
Capitolo 82: OTTANTADUE Petyr
Buongiorno Vane!
Mi rendo conto che per affrontare questa storia ho bisogno di un tempo diverso da quello che si può dedicare alle altre. Ho bisogno di silenzio, di calma, di pace, di avere il cervello totalmente a servizio di quello che leggo. Quale momento potrebbe essere migliore delle 06:30 di domenica mattina? Ahahah cavolate a parte, un po’ sono felice di lasciarmi del tempo tra una lettura e un’altra, perché ogni volta è una sorpresa, è come se ti conoscessi di nuovo – anche se ormai so il tuo stile a memoria e potrei riconoscerlo tra mille altri. I capitoli su Petyr, te l’ho già detto un sacco di volte, sono tra i miei preferiti: la sua spietata verità con sé stesso in qualche modo mi riallinea, mi fa venire voglia di trovare in me stessa la stessa sincerità. Ma il bello di questo capitolo, oltre ad essere un punto di snodo in cui ci dipana i suoi progetti futuri, svela un po’ della sua rete di contatti, ci fa entrare nel vivo del suo operato, è la descrizione che fai della Terra dei Fiumi che è stata a s s o l u t a. Col cuore, davvero, la descrizione della bellezza estiva e primaverile che stride così tanto col grigiore che inizia a spandersi in autunno, i cespugli che si spogliano, i petali che muoiono e si perdono nella foschia. Meravigliosa, davvero meravigliosa! Si sa che tu sei regina in questo però, come dicevo prima, è sempre una scoperta bellissima, come se riuscissi sempre a stupirmi un po’. E se non per questo, per cosa si legge nella vita?
Comunque, la sua preoccupazione per Sansa è palese: si fida di lei, di una creatura che ha plasmato a sua immagine, ma diventa anche frettoloso, impaziente. Non può mettere in conto nell’equazione il pensiero che lei davvero possa uccidersi per non avere un erede, davvero possa perderla e con lei perdersi il sogno di un Nord e una Valle uniti dalle loro mani strette. Per questo vola a Nord. Sarà avventato? La fretta gli giocherà brutti scherzi, lui che poco prima dice che è la peggior consigliera?
Lo scopriremo solo vivendo, dico oggi nel giorno dell’ottantesimo compleanno di Lucio. Come sempre, bravissima bravissima davvero. La tua scrittura è speciale, come te del resto.
A presto, ti abbraccio
Recensione alla storia Di Ghiaccio e d'acciaio - 28/12/22, ore 06:19
Capitolo 81: OTTANTUNO Sansa
Ciao Vane!
AAAAAAAA parto dalla fine perché il ritorno di Cercei e del suo terribile Piccola Colomba era quello che mi ci voleva. Che bello questo finale, è come se si fosse chiuso un po’ un cerchio e gli insegnamenti del primo vero terrore di Sansa – ma anche guida ed ispirazione – fossero arrivati a salvarla dal suo attuale grande terrore. Questo capitolo è tutta una piccola grande tragedia: dai cuscini, da Sansa che si lancia senza più un’esitazione, al pensiero di ciò che ha detto a Petyr: se fosse rimasta incinta si sarebbe uccisa. Sansa, anche nella serie, è uno dei personaggi più tragici da questo punto di vista ma solo con la tua storia ho potuto davvero apprezzare il dolore, l’angoscia senza fine, il terribile dipanarsi degli eventi della sua vita, così fuori eppure così sotto il suo controllo. La paura costante in cui vive, l’aria irrespirabile del castello, le minacce di Ramsay che sono sempre così terribili da arrivare fino alla testa. Quel suo “ti scoperò fino a farti morire” ha terrorizzato me, non oso immaginare cosa possa aver fatto a Sansa, alla sua vita già scossa e solitaria e circondata da nemici. Tutti nemici tranne uno. Forse, Walda – nella sua rabbia di moglie tradita di fronte ai suoi occhi, di procreatrice di serie B – ha provato a salvarla. Dicendo a Roose dell’incontro tra Sansa e Ramsey, ha voluto dare un avvertimento, uno spiraglio di luce dall’unico in grado di tenere a freno quella bestia impazzita e rancorosa.
E Sansa che, come per qualsiasi altra lezione della sua vita, ha osservato, imparato, messo a frutto le lezioni impartitegli a caro prezzo, mi ha resa davvero orgogliosa: ha preso il coltello, l’arma che si usava per minacciarla, e l’ha usata per difendersi. Quella violenza – di quell’uomo brutto e vecchio, che non ha nulla della gentilezza di Jaime o dell’affetto sincero di Tyrion o del desiderio smisurato di Petyr – può subirla ma può anche trasformarla ed usarla a suo favore: basta muovere il bacino in un certo modo, basta leggere il crescere o lo spirare dei suoi mugugni, basta essere accondiscendente con le richieste che gli ha avanzato, con i modi in cui le ha chiesto di compiacerlo, nei modi con cui sua moglie non può farlo. Può sentire Sansa – giovane, bella e Stark – muoversi sopra di lui proprio nel modo giusto, e ogni richiesta può non essere nemmeno tale. Può essere uno scambio, biunivoco ed irriconoscibile, di concessioni. E, in questo campo, Sansa ha molte più carte da giocare di Petyr (anche se con Lysa ha fatto esattamente lo stesso). E ci riesce: ottiene quello che vuole, Ramsay lontano, il poter riprendere a respirare, l’aumentare delle sue possibilità di fuga, senza quel segugio alle calcagna.
Sono curiosissima davvero di come si svilupperanno gli eventi, se e quando Petyr tornerà al Nord, se e quando anche Sandor farà ritorno in questo panorama e se Brienne avrà un qualche ruolo – ma pure Stannis, e Theon. È tutto aperto!
Ti lascio e a prestissimo!
Ti abbraccio
Recensione alla storia Di Ghiaccio e d'acciaio - 26/12/22, ore 10:46
Capitolo 80: OTTANTA Sandor
Ciao Vane!
Mamma mia, cos’è questo capitolo? Ho finito di leggerlo adesso, con gli occhi un po’ bagnati. Che meraviglia. Mi erano mancati da morire i pov di Sandor perché con lui davvero esprimi al massimo la tua potenza immaginifica, la tua capacità di sviscerare emozioni. Se con quelli di Theon riesci a rendere perfettamente la perdita del senno e la dualità della sua anima, con Sandor, invece, esprimi un’analisi lucida e perfetta. Posso dire che tra tutti i tuoi pov lui è quello più “sincero” con se stesso. Anche Petyr, certo, ma in modo diverso e anche Sansa, anche se lei ha ancora tante cose da scoprire. Sandor invece è così, nella vita e dentro la sua testa: duro, schietto e tagliante. Ho amato la riflessione su questa sua nuova vita, quella sulla pace che trova andando a sentire i canti dei monaci che si innalzano al cielo. Ma non solo: le descrizioni di questa prima parte sono assolute. Il modo in cui sembra che l’architettura del tempio entri dentro la storia e ce la racconti, la luce dei ceri che arriva solo due braccia più in su e poi si perde nel buio che sovrasta il tempio, come se fosse un monito degli Dei che gli uomini non possono sapere più di così e non devono arrischiarsi ad indagare. Wow! Ma anche il buio tremolante, i monaci che rientrano fin fila da destra e da sinistra, simmetrici ed uguali, senza un primo né un ultimo.
Anche la descrizione di loro personalmente, del Monaco curvo sotto un vento avverso, del piccolo Bliss lentigginoso e diretto: non c’è una scena che sia messa lì per caso. Anche Bret, il diversivo perché lui potesse non accorgersi dell’incendio ai fini della storia, non è una scenetta buttata lì: ci sono i bambini, il riconoscerlo come Mastino, ci sono commenti che lo imbarazzano, ci sono le riflessioni che ne conseguono sul suo posto nel mondo, la sua dura e caustica riflessione su cosa sia un posto nel mondo. Ma in realtà ogni dettaglio di questa storia, da “i cachi non gli piacciono”. Sembrano frasi così e, invece, soprattutto nelle fic non ne trovo mai. Nelle mie non esistono e nemmeno quelle di altri che leggo. C’è un modo di descrivere perfetto, intervallato all’azione, ci sono pensieri che ci scorrono davanti come immagini. Brava, bravissima. E gli insegnamenti del Septon, i suoi monito fino alla fine, la sua commovente assoluzione, il pianto di Sandor che è anche il nostro, la sua paura del fuoco, l’impotenza annichilente, il sorriso bonario del priore mentre si spegne. L’ultimo e l’unico forse uomo che gli aveva dato speranza. Che gli aveva detto che è uno straordinario essere umano. Che dolore! Sono sicura che questo stesso dolore sarà un punto di svolta importante per la storia, che per eliminare la cricca (presumo siano loro gli autori dell’incendio) tirerà fuori di nuovo il Mastino. E l’assassino, che confessa di essere stato.
Bravissima, davvero. Questo capitolo è meraviglioso, da ogni battuta ad ogni dettaglio.
Ti mando un abbraccio grande