Recensioni di Spoocky

Queste sono le ultime cinque recensioni che l'utente ha lasciato nella sezione nell'ambito del programma recensioni.


Recensione alla storia Noi saremo gli avi di nipoti che ridono - 03/02/23, ore 19:27
Capitolo 1: Capitolo 1
(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte)
Alla cordiale attenzione dell'Amministrazione di EFP,

vorrei portare alla vostra attenzione questa storia, nella speranza che venga inserita tra le Scelte di questa piattaforma.
Innanzitutto, il racconto presenza un uso impeccabile dell'ortografia e della grammatica, che vengono adoperate con rara maestria per delineare un vero e proprio affresco storico.
I personaggi sono coerenti e ben definiti in tutti i loro aspetti, non sono affatto stereotipati né bidimensionali, al punto che pare di leggere un saggio su eventi realmente accaduti.
Infine, ma non perché meno importante, ritengo sia giusto, alla luce degli eventi in corso in Ucraina, prestare un'attenzione particolare a questo racconto in quanto offre degli importanti spunti di riflessione, senza peraltro imporre il giudizio personale dell'autore, su quanto sta accadendo.

Vi ringrazio per la sempre gentile attenzione.
Cordiali saluti.
Recensione alla storia Noi saremo gli avi di nipoti che ridono - 03/02/23, ore 19:17
Capitolo 4: Capitolo 4
Carissimo, è con un nodo enorme alla gola che vengo a commentare questo capitolo.
Un po' per come eravamo rimasti settimana scorsa, con i nostri intrappolati in condizioni terribili e i Russi sempre più vicini. Un po' perché sapevo già che questo sarebbe stato il capitolo conclusivo. Un po' per come li ritroviamo, soprattutto all'inizio.
Il povero Hofmann, ferito e febbricitante, si ritrova intrappolato in un incubo spaventoso, alimentato dalle fiamme della febbre.
E' una scena stupenda, però spiace vedere come ne esce, tanto debole da riuscire a malapena a tendere una mano tremante verso Schultz, che nel calvario che sta attraversando resta la sua Stella Polare, il suo unico punto fisso. E' commovente vedere il capitano, che comunque è un individuo tutto d'un pezzo, non dedito ai sentimentalismi, esercitare nei suoi confronti un'attenzione ed una cura quasi paterne.
Non posso non sentire il suo dolore, la sua paura anche, nel vedere mentre veniva trasportato nelle retrovie. Sappiamo bene cosa succedeva ai prigionieri nelle mani dei Sovietici, e se i feriti gravi fossero finiti nelle loro mani avrebbe significato la morte certa. Forse, però, meglio un colpo di Nagan alla nuca, di quello che avrebbe atteso Schultz e gli altri se fossero stati catturati.
Al di là dello scontro di ideologie, che rimane una parte importantissima del racconto, adesso è diventata una vera e propria lotta per la sopravvivenza.
Per fortuna, il buon Welke sapeva il fatto suo più di quanto avesse lasciato intendere e i nostri possono contare su Weber che è come il T800 di Shwatzenegger: un Panzer dall'aspetto umano a cui è stata tolta la sicura. La scena di battaglia è stupenda e, per fortuna, tutto si risolve nel migliore dei modi, e il racconto si conclude con una scena molto toccante tra Schultz ed Hofmann, che è quasi tenero nel suo cercare la mano dell'altro con la testa, come a chiedere inconsciamente un'altra carezza.
E' più o meno lo stesso sentimento che provo io a leggere questo capitolo: ne vorrei ancora e ancora ma so che è giusto così, perché il racconto rimane equilibrato e tutto si collega bene.
Se avessi scritto dieci capitoli in più, li avrei letti volentieri.
Ti dirò di più: comprerei un romanzo scritto così, e ne rovinerei le pagine a forza di leggerlo. Ogni volta è un'emozione nuova e vivissima.
Sono sinceramente commossa che una storia così bella sia stata scritta per la mia umile, indegna, persona.
Non credo ti ringrazierò mai abbastanza.
Recensione alla storia Noi saremo gli avi di nipoti che ridono - 27/01/23, ore 19:29
Capitolo 3: Capitolo 3
Carissimo, sono io che (anche se in criminale ritardo) provo una particolare commozione approcciando questo capitolo.
Un po' perché sono stata in quella zona e mi ricordo ancora il freddo pungente, umido, che ti penetra fin nelle ossa. Sento ancora il morso dei geloni alle mani. Non è stato difficile immaginare il viale dove è ambientato l'attentato, e ti dirò di più.
Di fronte all'albergo in cui alloggiavo c'era (e c'è tuttora) un cinema: il Pieramoha. Adesso è stato restaurato, ma quando andai io era diroccato, scrostato, piuttosto malmesso e, se la memoria non m'inganna, l'insegna era diversa, forse c'era addirittura una falce e martello in stucco bianco al suo posto. Ecco, nella mia testa ho sempre ambientato lì questo racconto.
Mi commuovo, innanzitutto, perché so che hai fatto tutto il possibile per soddisfare le mie richieste e questo mi tocca nel profondo del cuore. Ma mi commuovo anche, e soprattutto, vedendo un giovane forte e coraggioso, un uomo buono, come Hofmann ridotto in quello stato. Ogni volta che rileggo questo racconto sento una fitta al cuore per lui. E mi commuovo anche leggendo dell'abnegazione con cui Shultz si prende cura di lui, arrivando addirittura a levarsi la giacca per stendergliela addosso e donargli un poco più di calore.
Che fa davvero la differenza, in quelle zone. Io non mi sono mai trovata in una situazione del genere, ma un giorno (complice la giornata di sole) ho pensato male di uscire a fotografare il lungo fiume senza giacca pensando che tanto il felpone imbottito sarebbe stato sufficiente. Tempo un'ora e avevo già i geloni sulle mani. Sono rimasta un'ora in albergo, avviluppata nel piumone a fissare il vuoto tremando nel tentativo di scaldarmi.
Posso solo immaginare come dovesse stare Hofmann, ferito, febbricitante e spaventato, magari, in quel freddo terribile. In una circostanza simile anche un gesto in apparenza banale, come stendergli addosso la propria giubba a mo' di coperta, anche se è poco, può fare una differenza enorme. E di certo non è poco per Schultz, che si priva di un indumento indispensabile per proteggere il proprio subalterno. Come un padre che si toglie il pane di bocca per il proprio figlio.
Vorrai perdonare la mia superbia, carissimo, ma credo che la mia commozione sia un po' più grande della tua.
No, no, non sto piangendo: mi è solo finito un blindato nell'occhio.
Recensione alla storia Noi saremo gli avi di nipoti che ridono - 20/01/23, ore 19:04
Capitolo 2: Capitolo 2
Carissimo, eccomi di nuovo per ringraziarti di questo capolavoro.
E' un capitolo molto duro, questo, difficile da digerire. Perché dà veramente l'idea dei sacrifici fatti da una generazione "non nobis sed in nomine tuo" per le nostre, che siamo i nipoti e non stiamo ridendo.
Vuoi perché in quelle zone si combatte ancora, vuoi per la crisi climatica, vuoi per la recessione economica ormai costante, vuoi per il terrorismo islamico e non, in 25 anni non ricordo un momento in cui non ci fosse qualcosa di spaventosamente preoccupante all'orizzonte.
Del resto, se ci si ostina a voler mettere sotto il tappeto tutto ciò che non aggrada all'opinione pubblica, a non prendere coscienza del passato, continuando a ripetere a pappagallo quello che a qualcun altro fa comodo non se ne esce.
E fa male, fa male davvero, perché chi sa che davvero c'erano dei ragazzi che sono tornati a casa con un buco largo un pugno nel petto, che non sono mai più stati quelli di prima, ma che hanno continuato a dire: "ma che importano braccia, gambe, anche la testa." in virtù non solo di un'idea, che pure è un motore molto potente, ma nella speranza concreta di poter migliorare la vita di tutti.
Come storico, il mio compito è di riportare i fatti, senza ergermi a giudice di chi ha vissuto all'epoca, perché non c'ero e non posso sapere, ma provo un grande dolore, oggi, con la consapevolezza che tutto questo sia stato vano.
Da tutte le parti, eh, perché non abbiamo avuto il comunismo, magari, ma il capitalismo liberale si è evoluto nel capitalismo consumista odierno e tutti abbiamo sotto gli occhi i danni che ha fatto. E questo è un mostro ben peggiore di quelli che i nostri avi hanno combattuto per scacciare.
Però, un po' di speranza resta, perché comunque gli esempi da seguire nei nostri avi ci sono (ognuno scelga quello che gli è più congeniale) e loro sono la prova che il genere umano è riuscito a rialzare la testa anche in condizioni così disperate come le loro.
Magari, non è tutto perduto neanche per noi ^^
Recensione alla storia Noi saremo gli avi di nipoti che ridono - 13/01/23, ore 19:06
Capitolo 1: Capitolo 1
Io! Io la voglio commentare, carissimo! IO!
Sono di parte, e so di esserlo, ma ti giuro che questa è la mia storia preferita in assoluto tra tutte quelle che hai scritto. Non solo per il contenuto, ma per l'insieme. Saranno un tot anni che è in giro, questa storia, eppure ogni volta mi trasmette un'emozione nuova, con un significato diverso a seconda del momento, come ogni pezzo di Letteratura dovrebbe essere.
Non mi soffermo sui dettagli, perché sono già stati discussi ampiamente e ci sarà tempo in futuro per parlarne ancora. E' molto bello leggerla oggi, anche alla luce di una nuova guerra nel cuore dell'Europa a cui credo si adatti molto bene.
Poi, quello ci sarà tempo per discuterlo più avanti.
Per ora, mi limito ad una sincera commozione per la scena del labaro, che oggi è difficile trovare qualcuno che creda a qualcosa al punto da morirne e, morendo, suscitare il rispetto di tutti, amici e nemici.
E per la scena in cui il capitano si ferma a prestare soccorso anche all'ultimo dei soldati, al ragazzino ferito, dimostrando una cura e un'attenzione paterna come solo un vero comandante può e deve avere.
Attendo con ansia i prossimi aggiornamenti, perché non vedo l'ora di emozionarmi di nuovo con questi personaggi e le loro vicissitudini.
Un abbraccio grande grande, intanto!