Recensioni di Flora

Queste sono le ultime cinque recensioni che l'utente ha lasciato nella sezione nell'ambito del programma recensioni.


Recensione alla storia And War for a moment was no more - 19/03/16, ore 16:51
Capitolo 1: And War for a moment was no more
Mi sarà molto difficile fare una recensione seria e ragionata di un racconto che non solo è stato scritto per me (awwwwwwww. Ma che tesoro adorabile sei? :*), ma che affronta anche alcuni dei temi a me cari, in un contesto ancora più caro, e con personaggi che ormai ho preso ad adorare in modo assoluto.

MA.

Dato che oltre che una becera fangirl sono anche una persona seria (?) ci proverò. *rumore di vento tra i cactus*

Il racconto, dunque: il primo di una serie che vede come protagonisti i gemelli terribili della mitologia greca - quell'Ares, Dio della guerra intesa come scontro brutale e sanguinoso, e la di lui sorella, che ne è il perfetto complemento, esperta, com'è, nell'instillare discordie e inimicizia tra gli uomini, il cui frutto poi il fratello può raccogliere, come una florida messe.
Scegli un momento particolare per rappresentarli, che è quello raccontato nel IV libro dell'Iliade, dopo una cruenta battaglia che vede vittoriosi i protetti di Atena, a discapito di coloro che invece battagliano in favore di Ilio.
E l'atmosfera che crei è perfetta, e riporta degnamente a quella della fonte originaria; non era facile, non lo era per nulla, ma tu ci sei riuscita benissimo, e già solo per questo ti va il mio plauso a scena aperta. Ti sei presa un bel rischio, e hai volato alto, ma il risultato ti ripaga degnamente, e ripaga i sensi del lettore, che si ritrova immerso in quel coacervo di corpi e sangue, di umanità nel senso più basso e carnale del termine; non c'è nulla di più terreno, infatti, del momento della morte e delle ferite mentre due immortali osservano la fragilità e la pochezza di quelle creature - e al contempo la loro bellezza.
Ma tornerò su questo tra poco: prima volevo soffermarmi su come la scena e l'ambientazione risultino vivide, grazie alle descrizioni e alla miriade di dettagli sensoriali che sei riuscita a inserire nel testo. Il lettore è catapultato sul campo di battaglia, e non c'è patina mitica, o poetica, che possa occultare l'odore di sangue e interiora disperse sul terreno; è una scena di grande realismo e immediatezza, e al contempo è resa elegante dal modo in cui viene osservata - tramite gli occhi divini, che fungono da filtro tra la cruda realtà e la loro percezione per forza di cose virata verso una dimensione altra. Si percepisce dunque l'odore ferroso del sangue, eppure al contempo si è trasportati negli occhi e nelle percezioni dei divini, in una commistione affascinate tra molto terreno e immensamente ultraterreno.
E con questo mi riallaccio al discorso di prima - che poi è anche il tema che forse amo di più, quando leggo l'epica mitologica - ovvero l'alterità inconciliabile tra uomini e Dei, mondo carnale e mondo iperuranio, che rimangono celati l'uno all'altro, tranne che in quei rari momento in cui le due dimensioni si toccano - come in un'attrazione irrefrenabile - e le conseguenze sono enormi.
Morte e pazzia - per gli uomini - attrazione e disgusto - per i divini.

Eris e Ares torreggiano sui cadaveri come le due creature superiori che sono - e passare dall'umanità straziata dei corpi ai loro occhi freddi e distaccati (come potrebbero esserlo quelli di un uomo che osserva un formicaio appena distrutto) è stato straniante e al contempo bellissimo. Pur nella freddezza di Eris, però, si intuisce anche l'attrazione verso una natura così differente dalla sua, perché anche un insetto può essere immensamente affascinante, proprio in virtù dell'immensa differenza che vi si percepisce. Ripeto, adoro questo tema - lo adoro nell'epica, come lo adoro nella fantascienza, quando affronta il rapporto tra creature e specie sommamente diverse; qua abbiamo uomini e Dei, là uomini e alieni, oppure uomini e androidi, per menzionarne alcuni, ma la sostanza non cambia - e l'ho ritrovato e affrontato in questo tuo racconto in modo mirabile.
Ares, per contro, sembra più distratto, più disinteressato nei confronti degli umani, rispetto alla sorella, e questo lo trovo azzeccato perché il Distruttore - per come lo percepisco io - ben poco si cura del fato e della natura di quelle creature, al di là del loro esistere per il solo scopo di placare la propria sete di sangue. Per lui non sono altro che uno strumento, mezzo e fine in se stessi; una volta terminato di raccogliere la messe, ogni attrattiva è finita.
L'unica cosa che sembra accendere un interesse, in Ares, finita la battaglia, è proprio la presenza della sorella - in cui sembra voler trovare complementarità e comunione, a ragione anche della disfatta appena subita. Lei sembra intuirlo, e forse anche schernirlo per questo attimo di frustrazione - con quell'accenno alla consorte clandestina in cui lui sembra trovare piacere - ma si intuisce anche un moto di tipo diverso, e il rimbrotto diviene quello di un'amante ferita e non quello di una sorella sarcastica che va a colpire là dove il livido brucia più forte.
Ho adorato questa dinamica - rivalità e attrazione - e non vedo l'ora di scoprire dove vorrai portarla, ma già percepisco che sarà una strada irta e complessa, che sono ansiosa di percorrere insieme a loro.

Concludo dicendoti che lo stile è quello cui ormai mi hai abituata, e che amo; qua è in un certo senso più aulico, rispetto agli altri pezzi che ho letto, e giustamente, dato tema e ambientazione; ma rimane sempre molto ben calibrato e non ha alcuna leziosità o artificio forzato, ed è una cosa che apprezzo tantissimo, come ben sai. Ho apprezzato anche l'uso del narratore esterno, che di solito mi lascia più fredda rispetto alla terza immedesimata in un solo personaggio. Questa tua scelta riecheggia gli stili antichi e, al contempo, permette di creare quella vaga distanza con i due Dei - che vengono osservato dall'esterno, solo con brevi incursioni nei loro moti e pensieri, e che contribuisce ad accentuare quel senso di alterità di cui ti parlavo prima.

Insomma, bravissima, non c'è molto altro da dire che questo - e grazie ancora per aver reso prezioso il mio compleanno. :*
Recensione alla storia Turn up the lights - 07/03/16, ore 16:50
Capitolo 4: ...and I'm just the same
Ed eccomi a recensire gli ultimi due capitoli della raccolta - insieme, perché sono le due facce della stessa medaglia, esattamente come lo sono i due gemelli, e li ho letti e vissuti come un unicum.‎

Ritorna, dopo il sangue del capitolo precedente, il lussureggiante erotismo dell'incipt ancora più potente ed ambiguo, se possibile.
Quello che, nella prima flash, era solo accennato, qua è palese, perché i pensieri e le intenzioni di Apollo non potrebbero essere più chiari.
Ma Apollo non è certo una creatura prevedibile, e decide di mettere in atto la sua opera di seduzione nel modo che non ti aspetti: creatura sommamente ambigua lui stesso, fatta di bellezza, grazia e sensualità, mette a frutto queste caratteristiche esaltando il femminino dentro di sé - sapendo che è probabilmente l'unico modo di sedurre Diana, e al contempo seducendo se stesso, in questo gioco di specchi dove nulla è quel che sembra e l'unica costante è questo desiderio fluido che passa dall'uno all'altra senza che i contorni risultino mai definiti.
Ho trovato l'autoseduzione di Apollo davanti allo specchio una scena dalla carica sensuale pazzesca, come del resto lo è la placida accondiscendenza di Diana, che però lascia intendere come - forse - non attendesse altro che quel camuffamento, per concedersi finalmente di godere della bellezza perfetta di quel fratello che la desidera (e che lei desidera).
Bello, non saprei come altro definirlo - e bello lo stile (ma le eufoniche...) oltre ai riferimenti a Zeus come dio-genitore sommamente sessuale, ‎che mi ha strappato un sorriso.
Ti lascio i miei rinnovati complimenti, dunque, per questa intrigante raccolta basata su un concept di grande fascino tematico e stilistico.
Spero di leggere ulteriori aggiunte, e intanto ti faccio un plauso sincero‎.
A presto :)‎
Recensione alla storia Turn up the lights - 07/03/16, ore 13:48
Capitolo 2: When I'm out of love, I turn and I run. But only you can make it better
Continuo con piacere la lettura e il commento di questa particolare raccolta sui gemelli olimpici;
In questo secondo capitolo, il mood cambia completamente, rispetto al languido erotismo della prima parte, ma la carnalità è la stessa, sebbene sia rivolta verso un istinto più violento e distruttivo; tuttavia, anche in questo caso, ritornano le due figure di fatte di sensi, ‎alle prese con il fuoco della vendetta invece che con quello della passione. Ed è interessante notare che mentre la passione è da essi vissuta in modo implicito e 'sotterraneo', l'impulso distruttivo è invece esplicitato pienamente, e trova sbocco nella realtà è negli atti concreti. Tutto ciò è anche fedele al mito, che vuole Apollo e Artemide creature diafane e leggiadre, si, ma anche mortalmente vendicative - e la vicenda di Niobe, da te qua rielaborata in chiave moderna, ne è l'esempio più significativo.
Una volta sfumati i fuochi della vendetta, torna il desiderio, come in un moto circolare che sul finale vuole i gemelli di nuovo catturati in quel groviglio di attrazione e vicinanza che rimane impalpabile, a contrasto con il sangue vivo delle prime righe. 
Mi è‎ molto piaciuto questo approccio duale, questo passare dalla crudeltà alla quiete (apparente), che rende il brano intenso e vivido, come del resto lo sono le belle immagini che riesci a creare - la città che si risveglia tra le lenzuola, ad esempio.
Stile, come sempre adeguato, se non che eliminerei una volta per tutte quelle eufoniche che lo appesantiscono inutilmente.
Molto bene, dunque, e ci rivediamo ai successivi. :)‎
Recensione alla storia Turn up the lights - 07/03/16, ore 11:49
Capitolo 1: In the dark I feel you close to me
Eccomi qua, a recensire questa raccolta che volevo leggere già da tempo, data la mistura di temi a me cari - mitologia e incesto, nondimeno; come potevo mancare?

Devo dire che le danze (tanto per rimanere in tema) non potevano iniziare in modo migliore: questa prima flash è effettivamente una intro che detta il mood, l'atmosfera, definisce il 'passo', e ciò che ho percepito è un piccolo microverso pregno di sensualità e di erotismo trattenuto, che sembra letteralmente trasudare nel modo in cui presenti i due gemelli.
Certo, il pdv è quello di Apollo, dunque di Diana sappiamo solo ciò che lui vede - ma è indubbio che il gemello posi sopra di lei lo sguardo del desiderio, un desiderio nutrito da una miriade di piccoli dettagli che rendono Diana una creatura di senso e carnalità - nel senso più ampio del termine: non è la creatura eterea consegnata dall'iconografia classica, ma un corpo vivo, di cui Apollo nota i dettagli più terreni: la peluria, ad esempio, o le piccole malizie innocenti (?) come la gonna corta, e i giochi ambigui con le amiche.
In questo coacervo di Eros, inserisci sapientemente i dettagli che riportano le due figure nel mito da cui le hai ritagliate - e sono un vero tocco di classe, perché le modern au sono più belle quando è presente un sottotesto che riporta alle versioni originarie dei personaggi; ciò le rende più interessanti e autentiche, e crea una commistione affascinante, qua riuscita in pieno.
Lo stile è ricco ed elegante - rilevo solo una eufonica di troppo e una virgola fastidiosa ‎dopo 'bocca'.
Pollice su, dunque, è a rivederci alla seconda flash!
Recensione alla storia this tainted love you've given - 22/02/16, ore 23:42
Capitolo 9: IX. La Fanciulla impossibile in cima al vulcano
Allora...

Innanzitutto grazie per avere aggiornato; lo attendevo con trepidazione questo nuovo installment - perché ovviamente seguo la storia, e anche perché mi avevi accennato alla prima apparizione di una certa personcina di nostra conoscenza- *strilletto bimbominkia che tu conosci*

Beh. Direi che il Sovrano degli Inferi non avrebbe potuto fare un'apparizione migliore - una vera e propria entrata ad effetto, nonostante la sua natura tanto ritrosa certo non lo renda incline ad uscite teatrali.
Ed infatti non si tratta tanto di teatralità, qua, ma di *carisma* impalpabile - quella forza espressiva che il personaggio sembra irradiare da ogni suo gesto e movimento - e che vanno a comporre una scena molto visiva e immediata, che risplende di pura caratterizzazione, nonostante Ade, qua, non apra neanche bocca.
Sei stata bravissima, dunque, a farne percepire *perfettamente* la natura e a darne l'impronta solo con i gesti e con l'incedere, con lo sviluppo della scena in sé, facendo trapelare - non so come hai fatto - elementi del carattere e del temperamento: Ade è un viandante in un luogo a lui indifferente, vi cammina senza alcuna fretta né curiosità (ed infatti, viene spontaneo chiedersi cosa ci faccia sule pendici di quel vulcano, e credo che la risposta sia vitale per la prosecuzione della vicenda); si intuisce la sua calma e la sua riservatezza spinosa, riecheggiata anche nell'elmo dell'invisibilità, che lo rende presenza impalpabile in un mondo sensoriale.
Amo questo lato di Ade - come ti avevo già detto altrove, Ade è un sovrano perfettamente soddisfatto dei suoi possedimenti, e non ne desidera di più; non ha l'inquietudine e la superbia degli altri suoi fratelli, non si affanna, non si inquieta. Questo è percepibile perfettamente nella figura che tu hai delineato: nella postura, nelle riflessioni, nell'ambiente che lo circonda, e che sembra rispondergli, nonostante lui rimanga celato.
Solo quel profumo, alla fine, sembra smuoverlo dalla sua placida indifferenza, e devo dirti che ho adorato anche l'entrata in scena di lei - quel piccolo dialogo finale, che mi è sembrato di udire letteralmente - sentirlo risuonare nel ribollire dei vapori del vulcano, e nel vuoto dell'aria attorno all'Invisibile. Un tocco registico davvero efficcace, che chiude con un vero e proprio cliffhanger, lasciando con il desiderio di avere una risposta alla domanda di lei.

Molto buone le descrizioni, che sono ben presentate e inserite nella scena, senza mai sembrare "note a margine", ma perfettamente calate nella soggettiva, mostrando dunque ciò che è giusto mostrare per definire contesto e atmosfera, né più né meno; si segue la scena ben piantati nello sguardo di Ade, senza che la telecamera si perda mai in dettagli inutili e didascalici - e sai che amo questo modo di narrare, perché è il più "immedesimante".
Lo stile sta raggiungendo l'equilibrio perfetto tra ricercatezza e fluidità; come ti ho detto anche in altra sede terrei questo come "punto di arrivo" - e rivedrei il resto per uniformarlo, eliminando un certo eccesso di aulicità e convoluzione fine a se stessa che a tratti poteva rendere pesante la lettura.

Infine qualche piccola nota - pochissime in effetti - e una caterva di complimenti per questa entrée che da tempo attendevo, e che mi ha esaltata e deliziata, e tu sai quanto.

ripetizione di "bastone" all'inizio. verga?

insinuarlesi tra le labbra dischiuse - bruttino questo insinuarlesi; insinuarsi tra le sue labbra dischiuse fluisce meglio

Quando si volta verso di lui, gli pare che lo fissi, (quella virgola lì in mezzo la toglierei)

ripetizione occhi occhi alla fine