Recensioni di Phantom13

Queste sono le ultime cinque recensioni che l'utente ha lasciato nella sezione nell'ambito del programma recensioni.


Recensione alla storia Non più maestro! - 01/07/17, ore 19:55
Capitolo 1: Non più maestro!
Ehilà! Perdona il lungo silenzio ... come va?

È indubbiamente un bel tributo a uno dei personaggi più originali della serie di Zelda, secondo me: ovvero Egeyo, il cui design è leggendario come pochi altri XD
Devo confessare però che mi sarei aspettata un altro tema per Minish Cap. La delusione è senz'ombra di dubbio una forte motivazione, l'origine se vogliamo del viaggio di Egeyo, però ... è una cosa già vista e già sentita, anche all'interno del gioco stesso. Forse ... mi ero immaginata una scenetta più originale per un titolo innovativo come Minish Cap, insomma non una cosa già narrata in una cutscene ecco (oppure oggi mi sono semplicemente svegliata con la luna di traverso ... il che è molto probabile, in effetti). Non che la storia non mi sia piaciuta, sia chiaro! È scritta benissimo, come sempre; molto scorrevole e ben costruita. Solo ... mi sarei aspettata un pizzico di non-so-chè in più, una nuova prospettiva o una nuova interpretazione ... tutto qua ^.^

Giudizio positivo comunque ^.^ Scritta molto bene come sempre :)

Alla prossima!
Phantom
Recensione alla storia Un arciere ad Hyrule - 25/04/16, ore 21:37
Capitolo 1: Strane presenze sulle colline
Sono passata per puro caso sul fandom di Zelda dopo ère geologiche e che ci trovo? Una nuova storiella tua. Bene, mi sono detta, andiamo a dare un'occhiata!
E ... beh, non mentirò: m'è sembrato un capitolo un po' insipido. Un bel po' insipido, anzi. Specialmente conoscendoti.
Già so che tu non sei un tipo che guarda l'estetica e le finezze dei testi ma ti consiglio veramente di cominciare a rivedere cosa scrivi. Mette su carta/pixel una serie di frasi con una connessione logica a legarle tra loro non significa necessariamente scrivere una bella storia. Hai esposto qui una serie di fatti e poco altro: le azioni, qualche suono, i vestiti, un frammento di pensiero. E basta.
È chiaro come il sole che tu hai chiaramente in mente quello che stai dicendo e che è di una tale quotidianità per te da non prestarci più nemmeno attenzione... ma da questo lato dello schermo non è affatto così. Come lettrice non ho "visto" niente di quello che hai scritto. Ho letto le parole, ho immaginato le scene meccanicamente, ma non ho provato neanche mezza sensazione. Non ho "conosciuto" il protagonista, non ho "visto" attraverso i suoi occhi e il suo cuore: e questo è tutto per una storia. Temo tu abbia mancato il bersaglio qui.
Non ho "visto" il bosco, non ho "percepito" la Foresta; non ho "sentito" il piacere di tirar con l'arco e di divertirsi con il proprio sport preferito, non ho "sentito" la pace e la tranquillità prendere il posto delle frustrazioni e delle stanchezze di giornata (e qualche giornata, poi? L'arciere ha dovuto attendere il fine settimana, accumulando ancora più voglia di andare a tirare, oppure ha presto così l'auto, a caso, nel bel mezzo della settimana?); non ho "sentito" il canto degli uccelli, lo scorrere dell'acqua e l'odore di muschio e umidità tipici dei boschi, non ho nemmeno "sentito" l'ombra fresca degli alberi; non ho "sentito" lo stato d'animo di Dave o i suoi pensieri. Non ho percepito nulla di tutto ciò perchè tu non hai detto proprio niente in proposito. Hai esposto soltanto una serie di azioni e basta.
Partiamo dal protagonista. Chi è? Da quello che ho letto qui ha la personalità di una marionetta sistemata su un palcoscenico di cartone per una scelta del tutto arbitraria di raccontare una storia. Io so chi è veramente, ma tu non l'hai mostrato. Non hai descritto niente di lui, oltre ad una generica passione per l'arco e ad un'altrettanto generica frustrazione che potrebbe provare assolutamente chiunque. La sua personalità? La sua età? Il suo aspetto fisico? Perchè gli piace tirare con l'arco? Dettagli e descrizioni! Non ce ne hai dato neanche uno. Per fare un esempio: gli appare davanti agli occhi un deku (un DEKU!) e non reagisce! Una sorpresa? Meraviglia? Un sobbalzo, un urlo? Un'esclamazione? Paura (dire "decise di mettere da parte il timore che aveva" a fine scena non è assolutamente abbastanza. Troppo piatto e generico)? Un dubbio di essere impazzito (una voce fuori campo che dice "non hai le allucinazioni" e "non sei impazzito" non basta per niente. Mostraci il processo mentale che ha portato a quella conclusione, se proprio)? Un'impeto di gioia nello scoprire che il suo videogioco preferito è reale? Un sorriso che piano piano si allarga? Entusiasmo sfrenato? Qualcosa?
Niente, calma piatta. Come una marionetta, o come un personaggio di una favola per bambini (con tempo imperfetto intercalato con passato remoto), tipo Alice nel paese delle meraviglie (ma anche lei s'era stupita di vedere il coniglio): non hai dato profondità al tuo personaggio, non gli hai dato una personalità nè dei pensieri uniformi. Le frasi sporadiche riportate tra virgolette sono decisamente troppo poche: talmente poche e saltuarie che non contano nemmeno, specialmente visto che riportano per lo più informazioni marginali tipo il nido di nutria (visto che non ci hai dato nessun contesto, l'irritazione del proprietario risulta del tutto inutile al lettore: quale proprietario? Come fa il protagonista a sapere della sua rabbia? Era un tentativo di creare atmosfera, ma se non consolidi l'ambientazione generale risulta uno sforzo del tutto inefficace).
E l'ambientazione, appunto. Può essere marginale in certe occasioni ma non certo qui. Che tipo di bosco è? È una foresta oscura e tenebrosa oppure luminosa? Ci sono piante nel sottobosco? C'è vento che agita le foglie? È un bosco di pianura o di montagna? Il cielo com'è? Sereno o con nuvole (sì c'è il sole, sai che indizio)?
Ci hai descritto una panoramica turistica del campo di tiro ma non è sufficiente. Nella mente avevo una mappa (e anche piuttosto vaga), non un panorama o un'immagine. Non ho potuto seguire gli spostamenti del tuo protagonista, non ho visto e provato ciò che ha visto e percepito lui. L'unica cosa che ho capito dal tuo testo è che c'è una scala di legno e un ruscello nel campo di tiro e basta. E basta! Il resto ...boh, mistero.
E vogliamo parlare del Deku? Dalla sua "descrizione" mai avrei intuito che l'esserino di foglie e legno fosse un deku ... avrebbe anche potuto essere uno spaventapasseri, per quanto di hai detto tu!

Insomma, capisci quello che voglio dire? Questo è un testo di buon italiano (comunque migliorabile, ma buon italiano: ti consiglio di riguardare i tempi verbali un po' altalenanti. Gli usi del presente in particolare stonavano un po'). È appunto un testo ma non una storia o un racconto.
Conoscendo te e le tue capacità e conoscendo soprattutto le tue ambizioni e i tuoi obbiettivi ... sono rimasta un po' delusa, a dire il vero. Nessuno è più rammaricato di me nel dire ciò: mi dispiace davvero ma questa storia qui è ben al di sotto delle tue normali capacità. Da qui la bandierina bianca: avresti potuto fare molto meglio.
Un capitolo così l'avrebbe potuto scrivere un novellino alle prime armi. Non uno della tua esperienza.

L'idea è molto bella (anche se un po' tanto simile a Alice del Paese delle Meraviglie) ma andava espressa meglio. Più profondità ed espressività toglierebbe la sensazione di star leggendo una favoletta per bambini.
Tu puoi fare molto meglio di così. Lo so.

Phantom
Recensione alla storia La freccia perfetta - 01/01/16, ore 16:18
Capitolo 1: La freccia perfetta
Comincio subito con il dire che la oneshot mi è piaciuta molto ^.^
Fai indirettamente capire come Link sia stato costretto a imparare a combattere troppo in fretta, saltando preziosi passaggi dell'allenamento. Credo sia la diretta conseguenza del fatto di essere stato estrapolato così brutalmente dalla sua quotidianità e di essere stato coinvolto in una specie di guerra interdimensionale. È abbastanza dura passare dall'allevamento delle capre allo sterminio di mostri zannuti e affamati. E questo aspetto s'è visto alla grande: Link ha imparato per necessità, primitiva e istintiva necessità (con un pizzico di intervento divino). Non perchè voleva farlo, ma perchè ha dovuto farlo. Gli sforzi effettuati per "correggere" il suo modo di tirare hanno mostrato chiaramente quanto forte è stato il primo impulso di uccidere direttamente il nemico, senza guardare nè a destra nè a sinistra (anche se forse hai esagerato un po' con le tempistiche: sarebbero state appropriate per un principiante, credo, ma non per uno che se la cava già più che bene con l'arco. Ma l'esperto sei tu, dunque non ho voce in capitolo in dettagli del genere)
Dunque, questo aspetto mi è piaciuto davvero, davvero molto: imparare per necessità e non per piacere ^.^ Ben fatto!

Ora, vorrei soffermarmi un attimo sul tuo stile, se non ti dispiace. Non che tu scrivi male: per carità, ben lungi da me affermare ciò! Ma avrei comunque qualche osservazione da fare che, ritengo, potrebbe migliorare il tuo testo e il tuo modo di scrivere e il tuo modo di relazionarti con ciò che metti su carta (o pixel).
Avrei due piccole premesse. Primo, io studio letteratura e soprattutto linguistica già da un po', dunque la maggior parte delle mie osservazioni potrebbero essere un po' troppo mirate o specifiche: però, io penso, potrebbero comunque rivelarsi utili per te. Secondo, io so quanto tu vali davvero e di cosa sei capace e, soprattutto, a cosa stai mirando: dunque ogni mia singola osservazione ha il solo scopo di aiutarti a migliorare, a mostrarti cosa c'è che non va o che potrebbe non andare. Non voglio deprimerti, offenderti o altro. Ripeto: il capitolo mi è piaciuto molto, dico davvero (specialmente l'aspetto tecnico del tiro con l'arco).
Dunque cominciamo.
Ti consiglierei innanzitutto a non scrivere nello stesso modo in cui parli. Molti non colgono la differenza: ma è proprio così che si distingue un testo di alto livello da uno scritto per divertimento o come hobby. Prova a prestare più attenzione al modo in cui tu formuli le frasi quando parli con amici e prova a compararlo a come vengono strutturati i periodi in un libro. Noterai alcune differenze.
Io ne ho trovate alcune anche nel tuo testo qui e vorrei fartele vedere:
"a Tauro ci si conosce tutti": questa è una frase marcata, il che significa che l'ordine sintattico non è quello standard: una parola è stata presa e spostata a sinistra. Questa frase dovrebbe essere, secondo la grammatica standard: "Ci si conosce tutti a Tauro". È un fenomeno del parlato, nato dalla necessità di mettere in rilievo certe parole. In un testo scritto, però, va usato con estrema cautela. Per di più, l'utilizzo del pronome "ci" è estremamente colloquiale: come se tu facessi parte di Tauro. E solitamente tu non ti inserisci nelle storie: o se proprio lo vuoi fare, almeno fallo regolarmente e non una volta ogni tanto, così a caso come qui.
"tornarsene a casa sua": dovrebbe essere, in "italiano standard", "tornare a casa sua". Il "ne" è stato aggiunto per sottolineare ancor di più che si tratta proprio di Link, ma è un'aggiunta superflua e non necessaria. Un altro fenomeno tipico del parlato.
"guai a sbagliare": una frase che si direbbe ad un compagno, non nel bel mezzo di una descrizione di sfumatura decisamente seria, se non addirittura tragica.
"Il più è capire .... che cosa!": "il più" è un'espressione (presumo) di origine dialettale. Dalle mie parti, per esempio, non si usa. Il che diventa molto colloquiale di nuovo.
Ora, io non sto dicendo che scrivere deve essere una cosa formalissima, senza neanche una deviazione. Ma se si vuole scrivere in modo colloquiale per creare un certo effetto bisogna farlo dall'inizio alla fine. E tu questo non l'hai fatto. Anzi, hai cercato qui e là di inserire vocaboli anticheggianti, formali o addirittura arcaici per cercare di elevare il tuo stile, e di conseguenza tutto il testo. Cosa che ha creato, secondo me, un certo squilibrio.
Per esempio, nei primi paragrafi hai utilizzato queste parole che si potrebbero trovare in un opera di letteratura antica o in un saggio, non penso proprio in una oneshot: "solevano", "ridosso", "egli". Ripeto: se tu avessi usato questo stile fin dall'inizio e con regolarità sarebbe andato bene, ma tu hai intercalato queste parole con termini "bassi/colloquiali".
Nei dialoghi, in particolare, questa informalità raggiunge livelli impensabili. Dire "carissimo" al proprio maestro?! Non penso proprio. Da Link in particolar modo, in tempi medioevali nello specifico, ad un maestro di spada in assoluto. O anche "smettila di dire così" o "rimedio subito": sono cose che potrebbe dire un ragazzo di oggi, non un guerriero in una terra medioevale al suo maestro di spada, al tuo tutore o alla sua figura paterna. È di gran lunga troppo moderno e stona abbastanza con il genere epico di Zelda.
Sempre parlando di modernità fuori posto, hai parlato qui e là nel testo di macchine e trasmissioni: "Sembrava una macchina", "trasmesse", "meccanico". Io cercherei di evitare i tocchi contemporanei o tecnologici: non si inseriscono affatto bene in un contesto epico/fantasy come quello di Zelda.
Poi avrei qualche piccola svista grammaticale da segnalare:
"Era qualcosa che andava al di là della propria comprensione": della "sua" comprensione.
Occhio ai tempi verbali: prima usi il presente e poi il passato nel giro di una frase (quarto paragrafo dall'alto).

È tutto!
Spero tu sia sopravvissuto!

Alla prossima!
Phantom
Recensione alla storia Speranza - 07/09/15, ore 12:09
Capitolo 1: Speranza
Dedicata a me?!?! O.O Ma come?! Non credo proprio di meritarmi tutti questi onori ... ma ti ringrazio dal profondo del cuore. Non hai idea di quanto mi faccia piacere sentire che qualcuno, là fuori, prende la sottoscritta come modello O.o Idea del tutto inconcepibile per me!
Un grande, grosso abbraccio per te!

Passiamo ora alla storia.
Confesso che le storie scritte in seconda persona non sono le mie preferite. Eppure, questo dettaglio non ha influito negativamente sulla tua storiella :) proprio no!
È stato un po' come se Link stesse parlando con sè stesso, o come se la sua coscienza gli stesse facendo una sorta di resoconto, misto a ramanzina tipo "Rialzati! Adesso!". Quando ogni speranza sembra perduta, quando ogni forza di volontà è spezzata, è il momento adatto per ricordarsi il motivo per cui si combatte: nel caso di Link, gli amici. Tutte quelle persone, insomma, che hanno fiducia in lui ^.^ È un tema che apprezzo sempre molto: per che cosa vale la pena combattere e sanguinare? Una domanda che, credo, tutti quanti dovremmo farci, prima o poi. La risposta potrebbe essere davvero l'unico motivo che ci fa effettivamente superare le avversità della vita. Siano esse un nemico esterno in carne ed ossa, oppure un'ombra, un riflesso di noi stessi.
A livello di stile di scrittura, confesso che si nota un po' che sei alle prime armi ^.^' ma questo non ti deve rattristare in alcun modo! Hai molta potenzialità: si vede chiaramente che sai destreggiarti tra aggettivi, subordinate e qualunque altra cianfrusaglia che permette di tramutare un semplice ammasso di parole in un testo con la T maiuscola. Sai creare immagini precise e riesci ad evocare sensazioni vivide. Cosa che io non riuscivo assolutamente a fare ai miei primi tentativi (e non sto parlando di secoli fa, parlo di 4-5 anni fa O.O).
È stata una lettura proprio piacevole, simpatica e condita con un pizzico di drammaticità. Ci è piaciuta molto assai :D
Ci tengo a dirti che se continuerai a scribacchiare e ad esercitarti, non avrai problemi a migliorare, ancora e ancora, ne sono convinta! Hai talento, hai la fantasia e l'hai pienamente dimostrato qui. Ti manca forse un briciolo di esperienza e un pochetto di sicurezza in più necessaria per affrontare testi più lunghi e particolareggiati. Tutti elementi che otterrai senza dubbio, con tempo e pratica. Ci metterei la mano su fuoco!
Come esordio hyruliano è stato memorabile!
Hai tutti i motivi di questo mondo per essere soddisfatta e orgogliosa del risultato!

Con affetto,
Phantom
(Recensione modificata il 07/09/2015 - 12:12 pm)
(Recensione modificata il 07/09/2015 - 12:14 pm)
Recensione alla storia L'Ombra inghiottì la Luce - 23/07/15, ore 10:56
Capitolo 1: L'Ombra inghiottì la Luce
I miei complimenti.
Descrizioni ricche di dettagli, senza parole superflue o mal posizionate. Sai usare le parole e si vede chiaramente. Hai saputo creare la fatica del viaggio del principe e la confusione dell'assalto al Dominio Zora. Ben fatto davvero.
Una piccola osservazione, la madre di Rals non è proprio anziana. Tu l'hai definita così, penso per indicare che è la matriarca del villaggio, nonchè punto di riferimento politico e spirituale. Ma chiamarla "anziana" mi sembra un po' troppo ^.^ Semplice osservazione che sei libera di ignorare, poichè è solo una mia opinione personale che ha ben poco a che fare con la tua storia, qui.

Congratulazioni ancora una volta,

Phantom