Recensioni di BandBfun

Queste sono le ultime cinque recensioni che l'utente ha lasciato nella sezione nell'ambito del programma recensioni.


Recensione alla storia Solo che lui si chiama Axel - 19/05/18, ore 22:46
Capitolo 1: Solo che lui si chiama Axel
Dire che il tuo racconto sia uno dei racconti con la struttura tanto articolata quanto sapientemente gestita e dalla trama tra le più interessanti e delicate ch'io abbia mai letto da quando ho iniziato a lasciare recensioni qui sul sito di EFP sarebbe davvero riduttivo.
Inizio subito col scriverti che l'ho letto tutto d'un fiato e che hai fatto un lavoro di ricerca e di elaborazione dei tratti di quelle che sembrano essere due persone del tutto diverse l'una dall'altra che penso proprio che meglio non avresti potuto fare. E lo stesso posso dire della descrizione dei sogni e della stanza d'ospedale, perché grazie a dettagli inseriti un po' qua e po' là mi hai aiutato a crearmi nella mente le immagini dei vari luoghi che Axel visita durante i suoi sogni - o visioni? -, il che ha reso la lettura ulteriormente coinvolgente. Vorrei essere io così bravo nel descrivere il setting senza sembrare una specie di guida turistica priva di alcuna emozione o coinvolgimento.
Per quanto mi riguarda, pur non essendo un medico - e con la mia ipocondria non potrei nemmeno pensare di diventarlo e a malapena potrei immaginarmi in questi panni -, direi che hai trattato il tema del disturbo dissociativo della personalità con razionalità e sapienza, il che mi suggerisce anche che il lavoro fatto di documentazione sia stato esaustivo e in grado di dare i frutti - spero - attesi. E l'idea del pseudo-triangolo medico-paziente-paziente, non mancando di puntare uno sguardo sui rischi legati alla professione del primo e alla posizione di inferiorità psichica del secondo (terzo) con cognizione di causa, è stata la ciliegina sulla torta.
Quello che sto per scriverti è un segno di quanto mi abbia coinvolto il tuo lavoro, perché quando faccio questo parallelo con interpreti o serie TV che apprezzo particolarmente, vuol dire che non mi sono limitato a leggere, ma sono andato oltre, cercando di dare un volto e un corpo a personaggi fino ad un attimo prima, per quanto interessanti, comunque vivi solo sulla carta. Il cinema quanto la televisione, anche se in misura diversa, sono stati il mio primo amore, che dura da quasi vent'anni, da quando con mia madre guardavo le telenovelas degli Anni '80 attorno ai cinque anni, passando per il classico epico-romantico 'Gone With the Wind' (...e di lì a poco a scoprire 'La pianiste' e prendermi una cotta permanente per la Divina Isabelle Huppert per passare ai film della coppia Ingmar Bergman-Liv Ullman, ma queste sono altre storie) e, dulcis in fundo, alle soap opera statunitensi, in particolare 'The Bold and The Beautiful' (...e altra cotta per la Divina Heather Tom, ma anche questa è un'altra storia). Quest'ultima è stata persino oggetto della mia tesina per il diploma, tanto per dire quanto facciano parte di me determinati prodotti e i lavori di determinati interpreti (un gruppo molto ristretto).
Spero tu conosca il teen-drama '13 Reasons Why' e il drammatico romantico 'Call Me by Your Name', perché quelli dei loro protagonisti maschili sono i volti che darei ai tuoi personaggi, senza dubbio. Li vedo corrispondere con le tue descrizioni (più o meno) e sono certo che sarebbero in grado di immedesimarsi nei tuoi personaggi a tal punto da vedere, sentire e provare quello che provano quest'ultimi come se fossero loro da sempre. Riferendomi alla giovane scoperta Timothée Chalamet per il doppio ruolo di Axel e Bryton e a Armie Hammer per il ruolo del dottore, parto dalla pellicola, nella quale hanno mostrato una chimica più unica che rara, palpabile e coinvolgente. In breve, cinematograficamente parlando, sono una coppia collaudata e che non mi dispiacerebbe rivedere riunita sul grande schermo, meglio se alle prese con personaggi e trama complesse come questo tuo lavoro. Riferendomi a Dylan Minnette e al lavoro svolto per indossare i panni di Clay Jensen, cito ora la serie TV, in particolare all'episodio undicesimo della prima stagione, nel quale mi ha strappato letteralmente il cuore dal petto e ha trovato uno spazio tutto suo nella mia mente, nell'archivio delle 'interpretazioni da ricordare e tramandare ai posteri', nonché nel suddetto mio gruppo ristretto dei migliori interpreti.
Per ultimo, non posso non citare la soap opera 'One Life to Live', perché ha fatto del disturbo dissociativo della personalità un pilastro delle sue trame per oltre quarant'anni, tanto da farne soffrire la sua protagonista, Victoria Lord, che tanta fortuna hanno portato alla sua (grandiosa) interprete Erika Slezak in forma di sei Daytime Emmy, il massimo premio per chi lavora in quel mondo e record per un'attrice dal lontano 2005. Nel 2012 ha ricevuto la nona candidatura al premio per un episodio nel quale interpreta tutte e sei le personalità di Victoria, una più diversa dall'altra.
La mia parola vale poco o nulla, ma con questo lavoro sarai da tenere d'occhio come autore. È una cosa positiva, per nulla negativa: non sono un pazzo o un maniaco, ma solo uno scrittore e lettore con gusti particolari, un ipocondriaco che apprezza un racconto che tratti di malattie. Non a caso, sono una macro-contraddizione fatta di tante piccole micro-contraddizioni... Ma se scritto bene, il prodotto può diventare una fonte di informazioni che potranno sempre tornare utili per il futuro, il che può sempre tornare utile.
L'unico appunto che mi sento di farti è questo: nei miei racconti, le battute dei personaggi sono inserite all'interno delle virgolette, perché così riesco a distinguerle senza difficoltà dal resto e visivamente parlando ha un maggiore impatto. È più un appunto che una critica, come spero si capisca.
In conclusione, ti faccio i miei più sentiti e sinceri complimenti e... davvero ottimo lavoro!
Recensione alla storia Portami via - 16/12/17, ore 23:09
Capitolo 1: Portami via
Rieccomi! Questa volta non ho letto una tua poesia, ma un tuo racconto, incuriosito dal suo titolo. E, prima di andare nel dettaglio, ti devo dire che m'è piaciuto, ma non mi ha fatto schierare dalla parte del ragazzo totalmente.
Detto questo, ora vado nel dettaglio. Mi concentrerò più su quello che mi hai trasmesso che sullo stile o sulla trama in quanto tali: il primo è sempre molto curato in ogni dettaglio e la seconda, oltre a questo, è molto sentita e immagino che ti avrà richiesto non poco tempo, se non il pensiero certamente l'organizzazione e la stesura.
Parto dal ragazzo, nella cui storia spero di non aver letto la tua storia personale, parziale o totale: come ho scritto, ho avvertito un certo trasporto e se fosse autobiografica mi dispiacerebbe e mi sentirei un tantino un mostro per quello che dirò tra poco. Un conto è parlare di un personaggio di fantasia, un conto è parlare di una persona che ho imparato a conoscere e ad apprezzare attraverso i suoi scritti e alcuni messaggi privati di tanto in tanto.
Quando leggo questo tipo di storie, di solito, cerco sempre di capire le ragioni dell'una e dell'altra parte, e non riesco a fare a meno di dare una parte di ragione a entrambe. E questo caso non fa eccezione.
Per quanto mi possa dispiacere per il giovane ragazzo, non posso proprio fare a meno di capire le ragioni del comportamento del padre, per lo meno quando ha cercato di fargli capire che se non saprà farsi forte non riuscirà a fare nulla di concreto della propria vita e sarà sopraffatto da chiunque. È la verità: se non si riesce a trovare la forza per andare avanti, se non in se stessi almeno in qualcuno, la strada tenderà all'insoddisfazione, alla frustrazione, alla depressione e poi al suicidio. Penso che il padre, nonostante modi alquanto burberi, se non brutali, che poteva un attimo mitigare, abbia avuto questa sequenza di immagini nella mente e che ciò l'abbia spinto ad aprire gli occhi al figlio. Purtroppo, questi non mi sembra aver recepito pienamente questo messaggio: ha capito che la sua vita è importante, nonostante tutto, ma quanto durerà? Ce la farà a rimanere se stesso e a non farsi mettere i piedi in testa? No, secondo me non sarà mai pronto e avrà ripetute ricadute lungo il percorso. Forse non si toglierà la vita, un'intenzione che ho iniziato a percepire ad un certo punto, quando ha sussurrato l'ultimo verso della canzone e ha parlato di Dio, ma non mi sento di escludere che il pensiero di farlo tornerà spesso. Penso che il padre voglia bene a suo figlio, ma non è in grado di farlo vedere. Se non altro, è più bravo di quello che sarei io con un figlio col quale non riuscissi a legare per evidenti diversità di carattere.
Se devo fare le pulci al racconto, l'unica nota stonata - trattasi di una song-fiction me lo devi concedere - è il continuo piangere, anche per un non nulla, del giovane ragazzo. Non mi sembra normale, ma tieni conto che io ormai mi sono affezionato al personaggio complesso e tormentato che trova la forza per andare avanti in tutti i suoi innumerevoli difetti ed eccentricità, dei quali si fa vanto e gloria, anche quando non ne ha ragione, e che non si vergogna a mostrare. Siamo quasi un tutt'uno. La sua linea guida - ch'è poi anche la mia - è semplice: "prima vengo io, poi gli altri: se piaccio voglio che sia per ciò che faccio, non per ciò che sono". È un tantino egocentrico e superbo, ma sa controllarsi: essendo attore, so fingere o fare buon viso a cattivo gioco, a seconda dell'occasione e della più o meno utilità che può trarne.
Anche lasciando quella maschera per un attimo, proprio non posso mettermi nei panni del giovane ragazzo, vuoi perché non ho subito nulla di più di alcune prese in giro di tanto in tanto - e forse per questo non riesco a capire il suo disagio interiore e la sua tristezza - vuoi perché non mi appartiene il suo modo di fare. Però, in ogni caso, dovrebbe iniziare a imparare a fingere e a farsi scivolare tutto. Detto in soldoni: "La ragazza che ama non lo degna di uno sguardo e quando lo fa è solo per consuetudine sociale? Pazienza! Il mare è pieno di pesci. Il padre lo maltratta e non lo considera? Libertà! Occhio non vede - o non vuol vedere - cuore non duole, quindi niente sensi di colpa!". È più semplice a farsi che a dirsi, sai? Te lo dico per esperienza personale.
Ecco la soluzione dei suoi problemi, anche se riconosco essere un tantino eccessiva e rischiosa se non in abili mani: egocentrismo e cinismo, a piccole dosi ma tutti i giorni, come una medicina, non per la tosse ma per l'animo. Il che non vuol dire non farsi delle domande, ma vuol dire trovare le risposte in se stessi. "Potrà non funzionare sempre, ma almeno è gratis!" direbbe il mio caro personaggio. Credimi: alcune fregature le prenderà, ma saprà risollevarsi e anche rifarsi. Forse rimarrà single a vita, ma sarà presto una sua scelta e il dettaglio che la società l'accetterà senza battere ciglio alcuno non sarà giusto nulla di più che un dettaglio. È un po' la fine che farò, ma considero il termine "fine" improprio e l'ho usato solo per rendere meglio l'idea.
Tutto questo enorme discorso per spiegarti perché sì m'è dispiaciuto per quel ragazzo, ma anche perché capisco il modo di fare del padre e, soprattutto, i consigli che gli ha dato. E anche perché in qualche modo ha perso ogni speranza. Restano sempre le incognite "ci sarò riuscito a essere chiaro?" e "mi sarò messo in mostra?". Ricorda: sono egocentrico.
Un'ultima cosa, che voglio ribadire, ma che forse si può intravedere da quanto scritto finora: la diversità non è un problema, ma un punto di forza. Se si vuol spiccare tra la folla, essere notati, come riuscirci restando uguali a tutti i membri della folla? Per me è un controsenso.
Mi hai sorpreso, sai? Non pensavo fossi uno scrittore di song-fiction e te lo devo dire con piacere ch'è stata "buona la prima". Davvero, sai? Hai trovato la canzone giusta attorno alla quale far ruotare tutta la storia. Sappi che mi aspetto un seguito: sono curioso di sapere se la crescita del giovane ragazzo ci sarà stata o se non ce l'avrà fatta e sarà stato vinto dai suoi tormenti. E magari una nuova canzone, che al momento potrebbe essere "Rien, je ne regrette rien" della grande Edith Piaf.
In attesa del seguito e sperando di non aver ancora una volta perso il controllo ed essermi lasciato andare troppo, ti faccio di nuovo i miei più sentiti e sinceri complimenti e, spero, ci si vede presto. ;-) :-)
Recensione alla storia Verso la fine del mondo - 28/08/17, ore 23:24
Capitolo 1: Verso la fine del mondo
S'io credevo di essere un pessimista, direi che nel tuo protagonista ho trovato pane per i miei denti. Anzi, diciamo anche che la mia visione del mondo, per quanto negativa, non è proprio paragonabile alla sua, visto che cerco sempre di trovare un lato positivo che mi faccia vedere il bicchiere mezzo pieno anziché mezzo vuoto. Al contrario, il tuo protagonista lo vede proprio vuoto e non sembra nemmeno avere - e/o volere - la possibilità di riempirlo; e forse è un bene, visto le condizioni generali della sua casa, alquanto precarie.
Se questo giovane uomo - non dico adulto perché non riesco ad immaginarlo tale - è il protagonista, in quanto voce narrante, co-protagonista, più del "vecchio" che aspetta di morire e dell'immagine stampata nella mente del giovane della modella, sembra essere non tanto la Morte come sono abituato ad immaginarla - uno scheletro avvolto in una mantello nero con cappuccio che stringe la falce come se essa fosse la sua essenza -, quanto la sua presenza in ogni angolo della casa e della mente del giovane uomo.
A proposito: la descrizione della muffa sulle arance rende in maniera efficace e ricercata l'immagine che hai avuto, presumo, in mente o proprio di fronte nel momento in cui la descrivevi al computer. È una delle immagini meglio rese che abbia letto da quando ho iniziato a recensire qui sul sito di EFP - e ne ho lasciate parecchie! -. E lo stesso discorso vale per la descrizione del deterioramento del cartellone pubblicitario e del futuro della modella, forse divenuta una passeggiatrice in qualche squallido sobborgo o di periferia.
Proprio l'idea del deterioramento continuo e inesorabile delle cose - le arance, la casa, il cartellone - e delle persone - il "vecchio", la modella e lo stesso protagonista - è presente a tal punto da essere quasi soffocante, pesante, opprimente. Non vedo alcun barlume di speranza di un futuro migliore, per nessuno di loro. E forse potrei vedere nel comportamento del protagonista - limitarsi a mantenere in vita il "vecchio" quel tanto che basta per poter riscuotere la sua pensione e, detto terra terra, tirare a campare con quella - la difficoltà di molti giovani nel trovare un lavoro stabile che garantisca un'esistenza libera e dignitosa - al corso di Diritto costituzionale mi hanno fatto una testa così sull'art. 36 Cost. che non ti dico! - che, a lungo andare, spegne ogni speranza nei giovani e li porta a rassegnarsi e a vivere finché possibile sulle risorse altrui, come veri e propri parassiti.
Non so se il tuo intento era quello di mettere in luce questo aspetto della crisi economica italiana, ma, se lo è stato, l'hai fatto capire molto chiaramente, almeno a me.
Pertanto, ottimo lavoro, davvero, e ti faccio i miei più sentiti e sinceri complimenti e ci si vede presto. ;-) :-)
Recensione alla storia Innocente - 08/08/17, ore 23:55
Capitolo 1: Innocente
Con parecchio ritardo, eccomi a recensire questo racconto breve - non mi piace il termine "drabble" - e nel momento giusto, visto che la mia recensione ti porterà alla doppia cifra. È un vano tentativo di giustificazione...
Posso dire, col senno di poi, che potrebbe essere una buona sintesi di quanto è successo alla protagonista del teen drama '13 Reasons Why'? Vuoi perché la considero una delle migliori serie TV di questa stagione - in breve: da non perdere! - o vuoi perché mi sembra di sentire parlare la ragazza, una ragazza normale che si è trovata in mezzo ad una serie di vicende traumatiche che l'hanno spinta a compiere un passo da cui non si può tornare indietro, umiliata e derisa dai suoi coetanei e ad un certo punto sentitasi completamente sola e abbandonata, immersa nel suo dolore.
Non so come spiegarlo, ma ho avito questa sensazione dall'inizio alla fine e la frase conclusiva non mi ha aiutato a sviare da quella direzione.
Le sensazioni che prova, il suo voler urlare al mondo la propria innocenza e quel qualcosa che pare impedirla, il contesto nel quale potrei inserire la voce narrante... tutto mi ricorda la trama della prima stagione di quella serie TV che, ripeto, mi ha preso sin dal primo minuto. E dire che detesto quel genere e i drammi adolescenziali in generale.
In ogni caso, in pochissime parole sei riuscita a coinvolgermi pienamente e a farmi tifare per questa voce - perché di questo si tratta, non avendo altri indizi e pensando che ormai sia una persona interiormente, immaginando una vicenda particolarmente traumatica - pur sapendo che non ci sarà speranza e rivalsa. Un ottimo lavoro, molto brava.
Quindi, in conclusione, ti faccio i miei più sentiti e sinceri complimenti e ci si vede presto. ;-) :-)
Recensione alla storia Ciò che mi rimane di te - 09/03/17, ore 21:51
Capitolo 1: Ciò che mi rimane di te
Ho voluto leggere il tuo racconto per lo più perché partecipo anch'io a quel contest e mi è davvero piaciuto molto e te lo scrivo senza alcuna riserva, il ch'è abbastanza raro da parte mia. La frase che hai scelto è inserita nel momento giusto, senza dubbio, ed è attorno ad essa che ruota l'intero racconto, ch'altro non è che un ricordo di una notte di mezza estate trascorsa accanto a qualcuno di speciale, ad ammirare le stelle col sottofondo il frinire dei grilli - e devo dirtelo: è un'immagine molto romantica quanto realistica nella sua semplicità -. Mi dispiace molto per il protagonista, non determinato a rivelarsi all'altro e ora impossibilitato a farlo volente o nolente, perch'è venuto a mancare. Essendo un tema che ricorre abbastanza nei miei scritti, inutile dirti che mi piace sempre leggere come può venir reso e, ammetto, che tu l'hai reso davvero molto bene, con poche quanto azzeccate parole e immagini romantico-malinconiche. Beh, per farla breve, è triste e malinconico, nonché introspettivo, al punto giusto e meriterebbe davvero un'ottima posizione, se non la vittoria. Ho un buon occhio critico e tendo a non sbagliare, a meno che non si tratti di giudicare i miei, ma questa è un'altra storia. Ottimo lavoro, ti faccio i miei più sentiti e sinceri complimenti e ci si vede presto. ;-) :-)