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Recensione alla storia Seven Years - 25/01/21, ore 16:50
Capitolo 1: Seven Years
Settima classificata al contest "Darkest fantasy II edizione"

Grammatica e stile:
10/10 (5 grammatica + 5 stile)

Dal punto di vista grammaticale, non ho riscontrato alcun errore, complimenti!

Per quanto riguarda lo stile, hai un modo di scrivere fluido e diretto, con frasi incisive e non troppo lunghe. Questo ha contribuito a rendere la lettura molto scorrevole e piacevole, anche grazie alla padronanza del lessico e all’utilizzo di termini vari e sempre adatti al concetto che stai esprimendo. La brevità delle frasi, povere di subordinate, ha permesso di donare al testo immediatezza e, di conseguenza, ha permesso al lettore di entrare subito nella mente del personaggio e di poterne cogliere immediatamente i pensieri e i tormenti. Il lessico non si avvale di termini ricercati, ma non per questo risulta semplicistico o poco curato, anzi: esso ben si adatta al personaggio da te presentato e al flusso di pensieri che costituisce l’intero racconto. Un linguaggio più aulico avrebbe reso il testo meno realistico e più artificioso. La punteggiatura è vari e utilizzata sempre in maniera appropriata; la predilezione per le virgole dona alla storia un ritmo disteso, che contribuisce a sottolineare l’atmosfera cupa e la disperazione della protagonista.
La storia non presenta particolari descrizioni, ma piuttosto pennellate brevi, volte a delineare dettagli, soprattutto atmosferici, dell’ambiente che circonda Rachel. Questo, tuttavia, non ha penalizzato il tuo testo, ma ha anzi contribuito a focalizzare l’attenzione sull’interiorità del personaggio, senza distrarre il lettore con informazioni superflue. Ogni descrizione dell’ambiente è funzionale allo stato d’animo della protagonista: il mare che è un abisso gelido, la pioggia sempre più battente sotto la quale siede, tutto è funzionale alla sua disperazione e al suo senso di perdita. L’attenzione è tutta concentrata sulle sensazioni, le emozioni e i pensieri di Rachel, resi efficacemente e con vividezza.
I dialoghi sono del tutto assenti, trattandosi di un testo introspettivo, e questa scelta ti ha permesso, ancora una volta, di focalizzare l’attenzione del lettore sull’interiorità della protagonista. Non si sente la mancanza di discorsi diretti o di dialoghi, in quanto il testo ha un carattere totalmente introspettivo: è un viaggio nella mente di Rachel, e non c’è spazio per elementi esterni a lei e al suo dolore. Hai fatto davvero un ottimo lavoro, complimenti!

Caratterizzazione personaggi: 10/10

La protagonista indiscussa di questa vicenda è Rachel, l’angelo che si è macchiato di peccati indicibili e che è stato, per questo, disconosciuto dalla sua stessa specie.
Data la mia severità in questo parametro, non avrei mai pensato di assegnare il punteggio pieno in una storia breve come quella che hai portato tu, ma nel tuo racconto non ho trovato assolutamente niente che mi facesse risultare questo personaggio incompleto, oscuro o poco esplorato. In poche righe hai saputo creare un quadro approfondito ed esaustivo di Rachel, hai saputo presentarla ponendo attenzione su quei dettagli che ne delineassero inconfondibilmente il carattere, hai scavato a fondo nella sua interiorità e nella sua mente, presentando agli occhi del lettore un personaggio tridimensionale, a tutto tondo, capace di colpire, di rimanere impresso. Un personaggio che non resta piatto, che non è superficiale e con il quale si entra facilmente in empatia, grazie all’ottima introspezione. Hai saputo cogliere i punti salienti della personalità di Rachel e hai saputo portarli alla luce e all’attenzione del lettore, facendogliela comprendere come se la conoscesse da sempre e vi avesse familiarità.
Rachel è un angelo che ha commesso un unico, imperdonabile errore: si è innamorata dell’essere umano che ha scoperto la sua natura. D’istinto e mossa dal senso del dovere, ha posto fine alla sua vita, com’è richiesto in questi casi, ma quest’esperienza ha aperto un profondo solco in lei e l’ha segnata per sempre. L’ha allontanata dalla sua vera natura e l’ha trasformata nell’esatto opposto: gli angeli sono, nell’immaginario comune, esseri purissimi, innocenti e liberi dal peccato. Rachel, invece, si pone in contrapposizione con quest’ideologia, sia per come vengono dipinti gli angeli in quest’universo da te immaginato, sia per la strada che decide d’intraprendere. Nella tua storia, gli angeli non sono creature totalmente positive, poiché ricorrono a uno strumento immorale come l’omicidio - anche di persone innocenti - per proteggere la propria specie: questo li allontana dal modo in cui si è soliti immaginarli. Inoltre, Rachel macchia la sua anima di ulteriori omicidi, tutti ingiustificati, questa volta anche dalla sua stessa specie, solo per sentirsi ancora viva, solo per tentare di ritrovare nelle persone che uccide qualcosa di Everett. La sua anima, oramai, ha perso tutto della purezza che la caratterizzava, per divenire nera e per trasformarla, come lei stessa ammette, in un demone. Non c’è più nulla di angelico nei suoi comportamenti e in quegli omicidi che decide di continuare a perpetrare, senza che il senso di colpa la divori. L’unico dolore che sente è quello per la perdita di Everett, per averlo dovuto uccidere quando invece lo amava e avrebbe voluto vivere accanto a lui. L’unico senso di colpa che l’attanaglia è quello. Tutto il resto è vuoto e grigio, tutto il resto ha perso di significato. Rachel si ritrova sola con se stessa: non può e non vuole integrarsi con gli umani ed è rifiutata dagli angeli. Non ha più un posto nel mondo, qualcuno a cui sente di appartenere. Rachel è morta quando è morto Everett e questo ha causato in lei una trasformazione irreversibile. Il dolore che ha provato l’ha divorata dall’interno, fino a renderla un mostro che cerca una pace dai suoi tormenti nell’assassinio.
L’analisi introspettiva di Rachel è svolta magistralmente: il suo dolore, il senso di colpa, il tormento che la perseguita sono ben resi e mostrati, così come è ben articolata la trasformazione che ha portato Rachel ad arrivare al punto in cui si trova. Gli eventi che l’hanno traumatizzata sono esplicati chiaramente, così come ciò che lei ha provato durante e dopo aver ucciso Everett e come questo l’abbia profondamente turbata. Nulla rimane confuso o non chiarificato e questo porta il lettore a immedesimarsi in Rachel, a comprendere il suo dolore e a capire perché sia diventata una spietata assassina senza cuore. Si intuisce quanto la sua anima fosse candida e pura, prima di quell’avvenimento che l’ha cambiata per sempre, e questo rende la sua disperata condizione ancora più dolorosa e drammatica. Hai saputo rendere con grande forza narrativa uno stato d’animo davvero complesso, dipingendo un personaggio convincente e sfaccettato. Complimenti!

Trama e originalità: 8,5/10

Per quanto riguarda la trama, la tua storia non ne presenta una nel vero e proprio senso del termine. Il tuo racconto è piuttosto un viaggio introspettivo nella mente della protagonista, un’analisi dei suoi pensieri e del suo stato d’animo, ai quali fa da contorno un ambiente esterno che ben si accorda con le sensazioni negative provate da Rachel. In tale senso, non vi sono intrecci particolari e la storia si sviluppa in maniera lineare. Nonostante ciò, la lettura non risulta noiosa o monotona, proprio per il modo in cui sei riuscita a coinvolgere il lettore nel descrivere il tormento di Rachel e le motivazioni che l’hanno spinta a divenire un’assassina. La sua ossessione per Everett, il dolore mai superato per la sua morte la fanno da padroni lungo tutta la narrazione, trascinando il lettore nella spirale di follia e disperazione di questo angelo che di angelico ormai non ha più nulla. Hai scavato a fondo nella mente di Rachel, hai mostrato ogni suo pensiero, ogni sua emozione, la sua solitudine e il suo sentirsi divisa tra ciò che era prima e quello che è diventata. Il suo è un flusso di pensieri che scorre tra ricordi e presente, tra ciò che è stata e ciò che è, tra il riconoscimento della terribilità delle sue azioni e l’assenza di sensi di colpa, la necessità di continuare, l’averne bisogno per sentire qualcosa, per sentirsi viva.
Per quanto riguarda l’originalità, la tua storia non è molto innovativa, per via del tematica tratta, ovvero quella di un amore perduto e del sopravvissuto che non riesce a rassegnarsi alla morte della persona amata, evento dal quale viene profondamente segnato e che lo cambia per sempre. Inoltre, è un cliché molto usato anche quello dell’amore impossibile tra due creature diverse, in questo caso tra un angelo e un umano. La storia, tuttavia, non risulta scontata o noiosa, e questo è il motivo per cui il punteggio nella voce è comunque alto: innanzitutto, la protagonista da te presenta è un angelo, ma, come già detto in precedenza, non si tratta di un angelo canonico; queste creature, nell’universo da te creato, non sono poi così pure e innocenti, ma sono disposte ad adottare anche mezzi crudeli e immorali, pur di proteggersi, e questo è un elemento senz’altro originale. Il dolore di Rachel per la perdita di Everett, inoltre, la segna e la cambia profondamente, ma in un modo crudele e perverso, che sovverte la sua stessa natura. Rachel diventa un’assassina, per lei uccidere diviene una necessità. Si rifugia nel piacere di togliere la vita a persone innocenti, ricerca lì un motivo per andare avanti, per sentirsi viva, per riempire quel vuoto lasciatole dalla persona amata. Questo è senz’altro un risvolto interessante, qualcosa che non ci si aspetterebbe da un angelo, soprattutto da uno che è sempre stato abituato a obbedire e la cui indole è tutt’altro che ribelle. In tal senso, dunque, la tua storia presenta un carattere di originalità, che l’ha resa interessante da leggere e non l’ha fatta scadere nel banale.
Il racconto che hai presentato si può collocare, in linea di massima, nel genere dark fantasy. L’atmosfera della tua storia è senz’altro dark e cupa, impregnata della sofferenza della protagonista, a cui fa da cornice un ambiente esterno tutt’altro che accogliente, che tratteggia uno scenario fosco. La protagonista della tua storia è un personaggio negativo, disturbante, soprattutto per il fatto che si tratta di un angelo votato a compiere crimini atroci, dai quale trae piacere e trofei che conserva con fierezza. Hai creato un racconto angosciante e dark e, sebbene non vi siano elementi horror e spaventosi, e sebbene l’ambiente circostante sia ostile solo nella percezione della protagonista, in generale le altre caratteristiche del genere sono presenti.

Utilizzo del pacchetto: 3,3/5

Il personaggio del pacchetto è stato utilizzato molto bene. Rachel riflette su quanto abbia avuto sempre un indole tutt’altro che ribelle, su quanto sia sempre stata ubbidiente e sottomessa ai precetti che le sono stati imposti dall’alto e su come questo sia cambiato dopo la morte di Everett. Rachel è divenuta una ribelle ed è andata contro tutte le regole della sua specie, è andata persino contro se stessa e non ne prova alcun rimorso. (+1)
Anche il prompt è stato ben sviluppato ed è ambivalente: l’assassinio di Everett rappresenta per Rachel un grave peccato di cui si è macchiata. Ha ucciso un ragazzo innocente solamente perché l’ha seguita, curioso. Allo stesso modo, l’uccidere innocenti e continuare a farlo rappresentano a loro volta dei peccati agli occhi di quelli della sua stessa specie, che per questo l’hanno allontanata e rinnegata. Lei stessa riconosce i suoi atti come peccati, pur non potendo fare a meno di compierli. Il peccato, dunque, è decisamente presente e centrale nella storia. (+2)
La prigione non è presente nel tuo racconto. Benché si possa dire che Rachel sia prigioniera delle sue scelte e dei suoi tormenti, il concetto non è comunque molto evidente o rilevante all’interno della narrazione, quindi il relativo punto non è stato assegnato.
La frase non è esplicitamente presente nella storia, tuttavia il suo concetto è ben sviluppato e centrale lungo tutto il racconto. La vita di Rachel è stata influenzata da una scelta presa d’istinto e compiuta in pochi istanti, ma che poi ha condizionato e continua a condizionare il resto della sua vita. Benché la frase avrebbe dovuto essere esplicitata, ho ritenuto comunque di assegnarti qualche punto, dal momento che il concetto generale che essa esprime è molto presente e ben sviluppato. (+0,3)

Gradimento personale: 4/5

La tua storia mi è piaciuta. Ho un debole per i racconti introspettivi, quindi questo non ha potuto che farmi trovare molto piacevole la lettura di un racconto in cui l’interiorità del personaggio è analizzata a fondo e con la dovuta cura e attenzione. Hai saputo trattare uno stato d’animo non facile come quello della perdita e lo hai fatto evolvere in una disperazione che ha portato Rachel a rinnegare la sua stessa creatura e a macchiare le sue candide ali di sangue innocente. Mi è piaciuto il modo lucido e crudele con cui Rachel analizza la sua condizione e come riconosca lei stessa l’atrocità degli atti che commette, ma come, allo stesso tempo, non ne provi rimorso e ne abbia anzi bisogno per continuare a provare qualcosa, per sentirsi viva, per ritrovare Everett, quello spettro che la tormenta, quel fantasma che aleggia nei suoi ricordi e la ossessiona. Hai saputo rendere con una grande forza il dolore provato dalla protagonista della tua storia, non ci si può non sentire coinvolti dalla sua disperazione, provare pena per lei nonostante ciò che fa. Quella che hai mostrato è un’anima distrutta, derelitta, e lo hai saputo fare con grande maestria. Complimenti!

Punteggio totale: 35,8/40
Recensione alla storia Se dovessi morire - 26/09/19, ore 14:01
Capitolo 1: Se dovessi morire
Quinta classificata al contest "Darkest fantasy"

Grammatica e stile: 8/10
( 4,3 grammatica + 3,8 stile)

Di seguito, riporto gli errori grammaticali riscontrati, con il relativo punteggio detratto. Come già detto, segnalo i refusi per completezza, ma per essi non sottraggo punti.

”La domanda che bussava appena avesse aperto gli occhi la stessa.” ---> Il verbo che sottintendi in questa frase è il verbo essere, lo stesso del paragrafo precedente, tuttavia, avendo tu utilizzato il punto fermo e avendo cominciato un nuovo capoverso, occorre esplicitarlo. (-0,1)

”Un suono che, probabilmente, non avrebbe avuto carattere distintivo nemmeno sé registrato e modificato.” ---> ”Nemmeno se”, refuso.

”Nessuno si sarebbe mai seduto riparato dalla sua chioma a leggere, nessuna coppia di fidanzati
avrebbe inciso le proprie iniziali sul suo tronco prima di abbandonarsi in uno spassionato bacio.” ----> ”Abbandonarsi a”, la forma riflessiva del verbo “abbandonare” regge il complemento di termine. Inoltre, ti segnalo l’aggettivo “spassionato” riferito al bacio: credo tu volessi intendere “appassionato”, dato il senso della frase, e non il suo opposto, tuttavia non ti ho detratto punti perché, dati il contesto e il protagonista, non sono del tutto sicura che non volessi intendere esattamente quello che hai scritto. (-0,2)

”Se solo fosse stato capace di utilizzare la propria magia per ripulirsi, se solo le proprie ali non
facessero fatica a rimanere aperte in volo, probabilmente avrebbe potuto fare qualcosa in quella
situazione anche se per tutti, era morto.” ---> C’è un errore nella consecutio temporum, il verbo segnato dovrebbe essere ”avessero fatto”, per accordarsi agli altri. (-0,2)

”Ella era leggera inesistente.” ---> ”leggera, inesistente”, refuso.

”«Non c'è modo oggettivo di dirlo ma era una persona meschina. Quando ho dovuto accompagnarla
all'oltretomba, l'ho percepito. Probabilmente stava aspettando per l'occasione da anni»” ---> ”Stava aspettando l’occasione”, il verbo “aspettare” regge il complemento oggetto. Manca inoltre il punto al termine della frase (refuso). (-0,2)

”Così, si era presentato” ---> Per il contesto, ”così” ha qui il significato di ”in questo modo” con funzione di avverbio, in correlazione con il ”come” che segue, pertanto la frase avrebbe dovuto essere: ”così si era presentato”. Per come hai scritto tu la frase, ”così” assume invece la funzione di congiunzione testuale, con significato di ”dunque, di conseguenza”: in questo caso la parola è, appunto, isolata da pause e interposta o anteposta (come hai fatto tu) alla frase a cui appartiene. C’è, quindi, una virgola di troppo che altera il senso del periodo. (-0,1)

Per quanto riguarda lo stile, hai un modo di scrivere particolare, volto a evidenziare determinati elementi della frase, ponendoli in apertura della stessa; parimenti, usi frasi molto brevi e concise, spesso composte da una sola parola, per enfatizzare ancor di più i concetti. L’ottimo uso della punteggiatura ti supporta in questo tuo stile: adoperando prettamente il punto fermo, doni un ritmo disteso alla narrazione, che ben s’addice all’atmosfera malinconica e sospesa che permea la storia, ponendo al contempo ancora maggiore enfasi sul periodo o la singola parola. Ti avvali spesso di interiezioni primarie, espediente che consente di cogliere immediatamente lo stato d’animo di chi parla. Lo stile che adoperi, e che richiama molto quello di Baricco, è un modo di scrivere che personalmente amo, ma che è anche molto difficile da rendere e realizzare, perché si rischia di creare un testo confuso, difficile da seguire e non proprio godibile da leggere; purtroppo, è un po’ quello che è accaduto con il tuo racconto: a volte, la resa stilistica riesce molto bene, creando frasi d’effetto e d’impatto, com’è proprio di questo modo di scrivere, ma molte volte invece, soprattutto nella seconda parte della storia, la costruzione dei periodi è confusa, rendendo il racconto difficile e faticoso da seguire; ho dovuto rileggere delle frasi più volte, per riuscire a comprenderne pienamente il senso. Ti riporto un paio di esempi per spiegare meglio ciò che voglio dire. ”Una creatura tale in meno era un passo per le specie magiche”: il senso di questa frase, così costruita, non è immediato e neppure la resa è ottimale; avresti potuto scrivere: ”una creatura di tal genere in meno era un passo avanti/una conquista/un traguardo per le creature magiche” e già il senso della frase sarebbe stato più immediato e intuibile. ”Un qualcuno privo di vita che non muore era la prima evenienza tale ed il fatto che effettivamente stesse domandando perché non l'aveva sorpresa”: anche qui, il senso della frase è abbastanza ermetico; il periodo si potrebbe riformulare come segue: ”lui era il primo caso di qualcuno privo di vita che non muore, ed il fatto che effettivamente stesse domandando perché non l’aveva sorpresa”, oppure, se si vuol mantenere la struttura della frase originale: ”un qualcuno privo di vita che non muore non c’era mai stato, prima di lui, ed il fatto che effettivamente stesse domandando perché non l’aveva sorpresa”. In generale, il tuo è uno stile interessante e poetico, ma non sempre riuscito: alcune frasi andrebbero ristrutturate, per rendere più immediato il loro significato e la lettura più godibile e meno confusa.
Per quanto riguarda le descrizioni, non ti soffermi mai a descrivere in modo dettagliato o prolisso, ma rendi bene le immagini e le sensazioni, grazie al ricco utilizzo che fai degli aggettivi e all’introspezione, che aiuta molto in questo. I dettagli che lasci trapelare sono concisi ed essenziali, ma pertinenti e sufficienti per consentire al lettore di immaginare con chiarezza le scene e gli avvenimenti; ogni descrizione che fai è funzionale alla narrazione e intrecciata strettamente con l’introspezione del protagonista, del quale diviene allegoria dei pensieri e degli stati d’animo. Ti faccio i complimenti per la capacità che hai avuto nel creare ambienti che fossero lo specchio del mondo interiore di Black e che ben s’accordassero con il suo tormento. Hai dato un’immagine molto vivida anche della Morte, dipingendola nelle sue vesti più classiche, ma in maniera impeccabile, donandone al lettore un’immagine nitida e d’impatto, sottolineando alla perfezione il suo atteggiamento distaccato. Le scene da te create sono evocative e coinvolgenti, intense e funzionali alla narrazione e a creare quell’atmosfera sospesa e quasi onirica, permeata di disperazione e struggimento. L’unico appunto che ho da farti è che, a causa della brevità delle frasi, la quantità di aggettivi che utilizzi risulta a volte ridondante, appesantendo i periodi e rendendo la lettura poco scorrevole.

Caratterizzazione personaggi: 9/10

Nella tua storia, ci presenti due personaggi, Black Hole e la Morte, e ne menzioni un terzo, il traditore che ha preso il controllo del protagonista.
Per quanto riguarda Black, hai fatto un eccellente lavoro di caratterizzazione, grazie anche al fatto che la storia fosse dal suo punto di vista e totalmente incentrata sulla sua introspezione. Ci presenti un personaggio che vuole morire, ma non può: a causa di ciò, il pensiero della morte è una costante nella sua vita; egli passa le sue giornate cercando di porre fine alla propria vita, non riuscendoci, cadendo così in un circolo vizioso, poiché troverà posto nel cimitero solamente quando avrà scoperto la sua vocazione. Ma Black non si concentra nel tentativo di trovare uno scopo alla sua vita, quanto piuttosto di porvi fine, impedendosi in questo modo, di fatto, di riuscirci. Sei stata molto brava a rendere la disperazione del protagonista, il suo smarrimento e il suo struggimento per la propria condizione: egli è un reietto, senza un posto nel mondo, senza nessuno che lo apprezzi o lo ami, che vaga, sempre più stanco e debole, incapace di porre fine alla propria esistenza pur desiderandolo ardentemente. Black Hole non ha posto nel Regno, ma non lo ha invero da nessuna parte, poiché non è degno neppure della tomba. Egli è un personaggio spregevole, dipinto come un essere freddo e distaccato, ma anche pieno di dolore per la sua condizione di reietto, nel Regno prima, e tra i morti poi, e in entrambi i casi non è qualcosa dipeso da lui, ma da una condizione esterna, ovvero l'essere un meticcio per il primo e l’essere stato controllato per il secondo. Ci presenti un personaggio solo, incapace di poter stringere legami di alcun tipo, apparentemente a causa del suo carattere così scostante. Poi, tuttavia, apprendiamo che in realtà Black necessita di un contatto, di qualcuno con cui condividere la propria vita e la propria interiorità, ed è per questo che si fida di colui che gli dice di comprenderlo e di essere come lui. Si fida perché in realtà ha bisogno di essere accettato, di essere compreso. Ci presenti un protagonista dalle mille sfaccettature, contraddittorio: è freddo e scostante, come se si ritenesse superiore, ma è anche fragile e sofferente, perché è solo e senza uno scopo, perché nessuno lo ritiene speciale; è incapace di provare qualsiasi tipo di emozione che non siano dolore e sofferenza, struggimento per la sua condizione che, tuttavia, non ha la forza di cambiare. Black vuole morire, ma non è degno neppure di questo, come non lo è mai stato di nient’altro nella sua vita. È una creatura allo sbando, facilmente manipolabile, facilmente controllabile, in nome della fragilità di fondo che la caratterizza. Il livello d’introspezione per questo personaggio è altissimo: la tua storia è un viaggio nella sua mente, nella sua interiorità contorta e caduca, nella sua sofferenza senza fine. Black è ormai l’ombra di se stesso, privato di quei poteri che sono l’unica cosa che può ucciderlo, perché non ha un vocazione e non ha intenzione di trovarla. Hai creato un personaggio davvero interessante e accattivante, tormentato e colmo di melanconica sofferenza, per il quale non si può non provare empatia e pietà, e al quale non si può che augurare la cessazione delle sofferenze, come lui stesso spera. Il tuo modo di trascinare il lettore nella mente del protagonista è così potente e ben riuscito, che non si può non concordare con lui: la vita di Black è ingiusta, e il suicidio sembra l’unica strada percorribile per dare pace al suo tormento. Sei riuscita a creare un personaggio interessante, oscuro e tormentato, e a sviscerare la sua interiorità in maniera magistrale. Persino il suo nome, Black Hole, Buco Nero, richiama il vuoto struggimento di cui il protagonista è preda.
La Morte è un personaggio più marginale rispetto a Black, ma non per questo meno caratterizzato. Le descrizioni fisiche che hai dato di lei, unitamente a quelle relative alla sua attitudine, hanno creato un’immagine molto nitida del Tristo Mietitore, dipinto come un essere superiore e distaccato rispetto agli eventi del mondo, eppure non malvagio. La Morte si limita a svolgere il proprio compito, ma non disdegna di sedersi con colui che non può morire (per pietà, simpatia o curiosità) e di intrattenere con lui una conversazione, scandita dalla resistenza di un vecchio ramo rinsecchito. Essa dispensa, persino, dei consigli su come poter raggiungere finalmente la pace eterna. Black è diffidente, non si fida della Morte, eppure lei non se ne cura, dispensa i suoi consigli e promette al protagonista di rincontrarlo per accompagnarlo alla tomba, una volta che avrà trovato la sua vocazione. Sei riuscita a creare un’immagine davvero suggestiva di questo personaggio, appollaiato su un ramo, con la sua fidata falce e un cappuccio che copre un viso che in realtà non c’è. Un essere con la voce incolore, estemporaneo ed etereo, il cui compito è accompagnare le creature nel loro ultimo viaggio, eppure che si mostra più sensibile di chiunque altro Black abbia mai incontrato nella sua vita. Mi è piaciuta molto questa dicotomia tra la Morte e la sua empatia, la capacità di cogliere lo struggimento nell’animo del protagonista, nel riconoscere il suo dolore dagli occhi. La Morte è un essere di per sé malinconico e, per questo, capace di cogliere lo stesso sentimento anche negli altri, come da te detto. Ho davvero adorato il modo in cui hai caratterizzato questo personaggio: hai preso la Morte “classica”, così come è dipinta ovunque, ma l’hai fatta tua, le hai donato un tocco personalissimo che l’ha resa tridimensionale e accattivante, dando di lei una chiave di lettura diversa dal solito. È davvero suggestiva l’immagine del Tristo Mietitore che si siede con un’anima, ascoltando il suo struggimento e rendendosene partecipe.
Della creatura che ha preso il controllo di Black, invece, non sappiamo molto, solo che si è finto un meticcio per ingraziarsi il protagonista e poi ne ha preso il controllo per condurlo nella guerra che gli è costata la vita. Il motivo per cui l’ha fatto non è chiaro: la Morte ci dice che era un essere meschino, eppure è davvero tutto qui? Quest’essere misterioso ha fatto ciò che ha fatto solo perché è malvagio? Non c’è scopo nel suo agito? Forse si è impossessato di Black perché lui era più forte e quindi più adatto a entrare in battaglia, ma ciò che si possono fare sono solamente ipotesi, poiché nulla si conosce di questo personaggio. Su di lui, avrei preferito che si fosse data qualche informazione in più, quantomeno per comprendere meglio le motivazioni dietro al suo agito; è vero che la storia è dal punto di vista di Black, e lui è molto confuso circa gli ultimi mesi della sua vita, quelli in cui è stato posseduto. Probabilmente nemmeno conosce gli scopi di colui che l’ha controllato, tuttavia la scelta di non rivelare nulla su questa creatura lascia il lettore confuso e disorientato.
In generale, hai fatto un ottimo lavoro d’introspezione e caratterizzazione con Black e la Morte, mentre per il misterioso traditore avrei preferito qualche dettaglio in più, che certamente avrebbe chiarito alcuni punti oscuri e avrebbe reso la storia più completa.

Trama e originalità: 7,5/10

Per quanto riguarda la trama, la tua storia è più un viaggio nella mente del protagonista, dopo che si riscopre ancora vivo quando non avrebbe dovuto più esserlo. Di per sé, una piccola trama è presente, anche se non approfondita: sappiamo che Black è un meticcio, isolato dal Regno in cui vive a causa di questa sua condizione e dell’atteggiamento di freddezza che si ostina a mantenere. Sappiamo che è stato controllato da qualcuno e costretto a fare delle cose contro la sua volontà, una delle quali è stata scendere in guerra; a seguito di ciò, il protagonista è morto, scoprendo però di non poterlo fare davvero. Di per sé, la trama è buona, ma ci sono molti punti che vengono lasciati oscuri e non approfonditi. Si parla di un Regno, ma non ci viene detto nulla a riguardo, se non che le creature come Black non sono accettate; di Black stesso sappiamo che è un mezzo angelo e un mezzo demone, ma non sappiamo a cosa sia dovuta questa condizione: alla fine, s’accenna a un patto demoniaco, e questo potrebbe far pensare che Black fosse in origine un angelo, divenuto poi mezzo demone a causa di un patto. Oppure, potrebbero essere stati coloro che lo hanno generato a stringere questo patto: purtroppo, la questione è trattata marginalmente, pertanto non si può conoscere la condizione per cui Black sia un meticcio. Si accenna anche a una guerra a cui il protagonista è stato costretto a partecipare, ma di nuovo nulla viene detto riguardo a essa: non sappiamo chi abbia provocato questa guerra, perché imperversi, né contro chi si è scontrato Black. Ovviamente, il fulcro del racconto era l’interiorità del protagonista, il viaggio nei suoi pensieri e nella sua mente disperata, tuttavia un maggior approfondimento di quanto detto sopra sarebbe stato utile per collocare il personaggio in un mondo ben definito e in un contesto più delineato. Ci sono moltissimi spunti interessanti nella tua storia, che tuttavia non sono stati trattati, rendendo difficile figurarsi la vita di Black al di fuori della sua mente. La parte dell’introspezione del protagonista, invece, come già detto in precedenza, è stata trattata in maniera magistrale e sviscerata in ogni suo aspetto, permettendo di avere una visione completa e dinamica del personaggio.
Per quanto riguarda l’originalità, devo dire che la tua storia è particolare. Tratti un tema difficile, come quello del suicidio, in maniera delicata e matura, ma soprattutto innovativa. Per un suicida convinto di voler morire, la negazione della morte è certamente la maledizione peggiore che possa capitare. Tu hai deciso di analizzare i pensieri di qualcuno che vuole morire, ma non può. Il tema della vita eterna e della non morte è, di per sé, un classico, ma tu lo hai trattato in una chiave diversa: nella tua storia, non c’è qualcuno che agogna all’immortalità, o che architetta qualche stranezza per sfuggire alla morte, nella tua storia è presente invece la situazione completamente inversa. Black vuole morire, ma non ci riesce. L’immortalità è vista come una maledizione, come qualcosa che non si vuole, ma che non si può evitare, ed è questo che ha reso la tua storia così originale. La vita eterna, per una volta, non è l’obiettivo, ma il male assoluto. Ti faccio i complimenti anche per il modo in cui hai trattato il tema del suicidio, che aleggia sì per tutta la storia, ma grazie al modo in cui hai strutturato i pensieri di Black, non è fastidioso o eccessivo. La naturalezza che il tentativo di porre fine alla propria vita ha per il protagonista, lo rende come parte di lui, come una caratteristica inscindibile che lo delinea come Black e senza la quale si perderebbe lo spessore del personaggio. Il modo in cui hai dipinto la Morte, poi, come fosse un’amica, rende l’idea del contrappasso meno spaventosa, quasi gradevole. Mentre nella maggior parte delle storie che parlano di suicidio la morte è vista come un qualcosa di spaventoso, nel tuo racconto appare invece come un viaggio sereno, che conduce a un luogo di tranquillità e pace, che si può raggiungere solo dopo aver trovato uno scopo nella vita. Anche l’idea di dover avere una vocazione per poter morire è molto originale: per essere degni della tomba, occorre avere un’identità e un obiettivo, altrimenti si resta sospesi in un limbo fatto di eternità. Ti faccio i complimenti per come sei riuscita anche a intrecciare interiorità di Balck e mondo esterno, dove pioggia e luoghi ostili la fanno da padroni, a richiamare la desolazione del protagonista. L’immagine di Black, poi, seduto con la Morte su un fragile ramo, a simboleggiare la caducità dell’esistenza, è stata davvero suggestiva e d’impatto.
Gli elementi del Dark fantasy sono presenti: la storia è permeata in ogni sua parte da un persistente senso d’angoscia, anche grazie alla tematica trattata; il mondo da te creato è cupo, privo di colori e di umanità: l’unico essere che ne mostra un po’, quasi per ironia, è proprio la morte. Sia il mondo interiore di Black che quello esterno sono terribili e crudeli, luoghi dove tutto è in rovina e non c’è più posto per la speranza o la gioia. Il protagonista da te creato è tormentato, disperato, distrutto e senza possibilità di redenzione. Sei riuscita a creare una storia angosciante, ingiusta e tetra: complimenti!

Utilizzo del pacchetto: 2/5

Il punteggio di questa voce è purtroppo molto basso, in quanto hai usato solamente due elementi del pacchetto.
Per quanto riguarda l’oggetto, sono stata molto titubante riguardo il punteggio da assegnare. È vero che la falce non compare materialmente nella storia (se non impugnata dalla Morte) e che non ha un ruolo attivo nella vicenda, ma è anche inequivocabilmente vero che il simbolo iconografico per eccellenza della morte sia, appunto, la falce. Apprezzo sempre molto quando gli elementi assegnati vengono utilizzati in maniera creativa e invero nulla v’impediva di usare l’oggetto in maniera allegorica o astratta, per cui alla fine ho deciso di assegnarti punteggio pieno, in quanto la Morte è ampiamente presente nella storia, e non si può pensare a essa senza accostarla alla falce. (+1)
Per quanto riguarda la frase, essa è stata inserita in maniera pertinente e coerente all’interno della storia. Ti faccio i complimenti, anche qui, per l’interpretazione che hai dato alla stessa; sei andata oltre il senso ironico della frase, che è quello che la connota e che cattura subito l’attenzione: anche le persone che credono di essere indispensabili muoiono come chiunque altro. Tu, invece, hai dato un’accezione seria alla massima, trattandola letteralmente per ciò che dice: muoiono solo le persone che si credono indispensabili, che hanno uno scopo e una vocazione. Complimenti! (+1)

Gradimento personale: 4/5

La tua storia mi è piaciuta molto. Ho adorato il protagonista, ho provato empatia e pietà per lui e mi sono dispiaciuta per le sue sorti. Ho davvero amato i flashback, in cui Black si confronta con la Morte, e l’immagine di loro due seduti su un ramo, la cui resistenza scandisce la durata della conversazione. Mi è piaciuto il modo in cui hai dipinto la Morte, diverso e originale rispetto al solito, che l’ha resa un classico, ma con un tocco personalissimo che ha portato una ventata di novità in quello che altrimenti avrebbe rischiato di essere un cliché.
Ti faccio di nuovo i complimenti per il modo in cui hai trattato la tematica del suicidio, intrecciandola al sovrannaturale e facendola andare di pari passo con la crudezza del mondo esterno e con le fatiche di Black per sopravvivere. Hai dipinto un mondo ingiusto e una condizione altrettanto ingiusta: hai descritto una situazione molto attuale, quella in cui l’abbandono e l’emarginazione portano a una fine tragica e dove chi è abbandonato a se stesso è destinato a distruggersi pian piano, senza possibilità di riabilitarsi. Hai descritto molto bene il desiderio morboso della morte, la spasmodica ricerca della stessa e la sofferenza per non riuscire a raggiungerla, quel dolore che è anche fisico per non essere stati accettati, di nuovo, neanche nel luogo dove tutti naturalmente dovrebbero infine giungere. Hai creato un’atmosfera cupa, tetra e coinvolgente, che hai utilizzato per spingere a riflettere su una tematica tanto attuale quanto sottovalutata. Complimenti!

Punteggio totale: 30,5/40
Recensione alla storia Hope - 26/08/19, ore 14:58
Capitolo 1: Hope
Ciao! Eccomi qui per lo scambio.
Ho scelto questa storia perché è la prima per cui hai dato priorità, ma nella tua pagina ce ne sono tantissime che m'ispirano, perché il genere Soprannaturale mi piace.
Passando alla storia, pur nella sua brevità l'ho trovata molto interessante. Il concetto di fondo è particolare e originale: un angelo cattura una ragazza perché crede che sia la rencarnazione del suo amato. L'angelo, però, è spietato, pazzo, non solo perché il suo amato è ancora vivo, ma anche perché tortura la ragazza.
L'angelo che incarna la speranza entra nella chiesa sconsacrata per liberare la ragazza ed è molto bella l'immagine di lei incatenata alla croce, resa prigioniera da un sigillo che per Terence è impossibile spezzare.
Mi è piaciuto molto il fatto che lui le doni nuova speranza nonostante la situazione disperata, com'è proprio della virtù che incarna.
La storia è molto bella e anche molto allegorica. Mi piace l'idea che ci siano vari angeli che incarnano le varie virtù e che compito di ognuno di loro sia portare ciò che è associato alla virtù stessa. Terence mi è piaciuto molto e ho aodrato la pacatezza che avvolge la storia, nonostante il dramma che vi è descritto, come se il focus fosse tutto incentrato, appunto, sulla speranza.
Alla prossima :)