Recensioni di Ayr

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Recensione alla storia L'Innocente e il Deluso - 03/06/18, ore 21:48
Capitolo 4: Il dolore nel sangue.
2° posto: SparkingJester - L'Innocente e il Deluso 86.5/100

-Grammatica:
Ortografia 10/10
Ho visto qualche errore di battitura e di disattenzione, ti consiglierei di riguardarlo:
-          Mi porterai più pankras che puoi ed io racconterò finché ne avrò da mangiare
-          <<Ma questo telo dico domani, moccioso. E’ quasi l’alba e tu sicuro dormirai per un bel po'.>>
Lessico e sintassi 7/10
Ho riscontrato due tipi di lessico che si affrontano e si scontrano tra loro: da un lato quello più semplice, elementare, quasi infantile, con molte parole prese in prestito dal linguaggio colloquiale e dal parlato; e dall’altro un vocabolario più forbito, ricercato e…manieristico, un certo senso, che ricerca sempre un aggettivo da coordinare al nome, un avverbio per impreziosire il verbo. Questi due lati si percepiscono distintamente entrambi, in quanto sono molto marcati, e stonano l’uno con l’altro. Ti consiglierei di scegliere un lessico che sia omogeneo che vada verso l’una o l’altra direzione.
Riguardo alla sintassi, per quanto le frasi siano piuttosto lunghe e articolate, sono equilibrate e non troppo pesanti, con un buon uso della punteggiatura che ha dato il giusto ritmo e il giusto respiro.
Stile: 7/10
All’inizio ero entusiasta di come avessi scelto un’impostazione più infantile; mi aveva lasciata perplessa, devo ammetterlo, ma il fatto che il protagonista sia un bambino e che la storia sia dal suo punto di vista hanno permesso che questo tipo di impostazione fosse giustificato e in armonia con il contesto; ma a mano a mano si prosegue più questa “infantilità” viene contaminata da un lessico e da frasi che diventano più elaborate e complesse ed esulano da questo stile iniziale, mischiandosi con esso ma non in maniera armoniosa, bensì contrastandolo e stonando. Questa commistione di stili crea disordine e confusione, soprattutto per il fatto che alterni l’uno all’altro senza discrezione: all’inizio credevo che lo stile più semplice fosse riservato ai dialoghi e quello più “adulto” e elaborato per le parti narrate, ma tanto nei dialoghi quanto nella descrizione i due stili si confondono e non si ha una vera e propria distinzione, sottolineando maggiormente questo contrasto.
-Trama:
Originalità: 9/10
Come sempre le tue trame sono sorprendenti e molto originali, sebbene abbiano una base piuttosto canonica: in questo caso si tratta della vita avventurosa, e a tratti tragica di un principe decaduto, strappato alla sua realtà da sogno e gettato malamente nella realtà. Mi è piaciuta molto questa continua alternanza tra ricchezza e povertà, trattamenti da re e violenza gratuita. È stato un percorso altalenante che ha formato l’uomo che è ora.
Sono state idee molto belle e mirabolanti, come la scena della sua seconda personalità che prende corpo e inizia a combattere assieme a lui; un po’ macabra, devo ammetterlo, ma anche pirotecnica e suggestiva. Fortunatamente, per questo tipo di scelte, di aiuta molto il genere fantasy, che ti permette di poter far spuntare una creatura di sangue dalla schiena di uno, senza che nessuno possa avere niente da ridire. L’unica cosa è che, per quanto mi sia piaciuto, ho trovato un po’ scontata l’idea di un racconto nel racconto, soprattutto se impostato in questo modo.
Coerenza: 8.5/10
Per coerenza intendo tanto la logicità tra le varie azioni e sequenze quanto l’inerenza con il contest e quanto richiedevo. Per quanto riguarda il primo punto, nonostante le azioni dell’uomo, a volte, siano state da pazzo erano giustificate proprio da questa sua follia, a sua volta dovuta a quella permanenza nella prigione su cui io, personalmente, avrei insistito di più, in modo da fornire una solida base su cui poi costruire tutto il disturbo.
Quest’ultimo è stato gestito bene, sebbene in maniera non troppo specifica, al punto che per certi aspetti, può essere associato anche a un disturbo dissociativo della personalità: hai descritto bene la fase ipomaniacale, con l’eccitamento, le maggiore capacità fisiche e percettive, l’aggressività e la forza sovraumana, con una continua oscillazione tra il riso e la rabbia; successivamente sopraggiunge la fase depressiva, meno sottolineata e caratterizzata, se non per accenni alla tristezza, alla passività, all’opacità e al suo comportamento apatico. Il fatto che queste due personalità, però, coesistano e l’una non sia cosciente dell’altra (se non alla fine) e il solo fatto che siano, appunto, due personalità distinte, esula un po’ da questo disturbo, andando a sfociare in quello dissociativo. Ma, a parte questo dettaglio, hai reso bene le caratteristiche della malattia e i suoi sintomi, riuscendo, nel contempo, ad amalgamarlo bene con una trama, in modo che ne fosse causa e conseguenza.
Scorrevolezza: 9/10
Nonostante la commistione tra i due stili che lascia perplessi, la storia scorre velocemente, soprattutto grazie alla predominanza dei dialoghi, che permettono una narrazione più immediata e una comunicazione più semplice e diretta. La narrazione procede scorrevole e incalzante, gli avvenimenti che si susseguono sono accattivanti e coinvolgenti, e suscitano la curiosità di scoprire di più riguardo questo personaggio particolare.
L’unica cosa che non mi è ben chiara è stata la scena dello sdoppiamento di Ax, in particolare di come sia accaduto: ho presupposto che il contatto con le pietre abbia innescato qualcosa di particolare, ma non sarebbe male accennare alla causa di un tale mutamento, che mi ha lasciata perplessa e confusa.
-Personaggi:
Caratterizzazione: 8.5/10
I due personaggi principali sono ben caratterizzati, anche se il bambino è un po’ stereotipato nel suo ruolo e appare ingenuo, entusiasta, curioso e diretto, come ogni bambino. L’uomo, al contrario, ha una storia più interessante alle spalle e mi è piaciuto tanto l’atteggiamento che ha tenuto nei confronti del ragazzino -prima schivo e opportunista, poi sempre più simile a quello di un fratello maggiore scapestrato che di un padre- sia la doppia personalità insita in lui su cui, forse, avrei lavorato di più, facendola trapelare maggiormente anche durante l’incontro con il bambino. Hai caratterizzato bene ogni lato di lui, evidenziando sia il contrasto tra le due parti sia la differenza tra l’Ax giovane e l’Ax vecchio e maturo, che è sceso a patti con questa sua doppia personalità e pare riuscire, quantomeno, a controllarla.  
Originalità: 10/10
Nonostante i personaggi abbiano le caratteristiche tipiche del loro ruolo (il bambino è curioso mentre l’uomo è schivo e opportunista, anche se mostra un lato tenero), l’idea che provengano da una tribù esotica caratterizzata da una storia, da un governo, sa usi e costumi diversi è davvero affascinante. Mi ha ricordato l’Antico Egitto come impostazione, con qualche sprazzo dei Persiani e delle tribù africane, che si dipingono la faccia per identificarsi con essa, ma tutti questi elementi si combinano a creare qualcosa di nuovo e originale. Hai creato un mondo fantastico ed esotico con una sua storia, ambientazioni spettacolari e personaggi interessanti, che incuriosisce e invoglia a proseguire nella lettura.
-Gradimento personale: 8/10
Devo ammettere che, questa volta, non mi ha coinvolta come avrei voluto; sono rimasta distaccata, in un certo senso, da questa storia e non è riuscita a catturarmi completamente. È una bella storia, con una trama avvincente e un personaggio travagliato e particolare, che mi ha molto incuriosita così come la popolazione da cui provengono sia lui che il bambino. Ho storto un po’ il naso di fronte ad alcune scelte scontate e anonime, come, appunto, l’idea che l’uomo narri per filo e per segno la storia al bambino come espediente per raccontarla. O la scelta stilistica che non mi è ben chiara e mi pare confusa e incerta.
Per il resto, è una bella storia, con cui, ancora una volta, dimostri come la tua mente sia capace di creare mondi meravigliosi e immaginifici in cui si muovono personaggi straordinari e particolari. Peccato che, questa volta, mi abbia lasciata un po’ indifferente, nonostante le trovate pirotecniche e macabre e la storia interessante del personaggio.
-Utilizzo pacchetti 9.5/10
Obbligo: 4.5/5: Hai preso in esame tutti gli aspetti del disturbo e gli hai descritti in maniera chiara e riconoscibile; ma mi lascia perplessa il fatto che Ax veda questa commistione come una coesistenza di due personalità, quando invece è una stessa persona che ha diversi atteggiamenti, ma senza considerarsi, necessariamente, sdoppiata. Questo dettaglio e i vuoti di memoria che caratterizzano le sue perdite di controllo, mi hanno pensare a una sbavatura che sfociasse nel disturbo dissociativo della personalità, e non so se questa sbavatura sia voluta (ovvero il personaggio soffre di più di un disturbo) o faccia sempre parte del bipolarsimo
Bonus: 5/5: Mi è piaciuto molto come hai utilizzato l’immagine incarnandola: la creatura che è dentro di lui si fa carne e diventa anch’essa personaggio mostrando sia la sua appartenenza ad Ax sia la sua dissociazione e la su indipendenza da esso, proprio come nell’immagine le due figure divergono. Sei riuscito anche a inserire la sua impossibilità di intervenire quando questo “demone interiore” prende il sopravvento. L’immagine è ripresa anche nella scena dell’ustione, dove appare proprio pelato, nero e gocciolante, mentre il mostro che è in lui si dibatte per uscire e vendicarsi. Un ottimo uso si quest’immagine, si vede che ha ispirato la storia o, comunque, ne è un elemento importante. Anche la citazione, sebbene in maniera soffusa e non apertamente, è stata inserita, sottolineando come il giovane si sentisse perfettamente normale e facesse quello solo per mantenere l’apparenza, per fare contento qualcuno; mi è piaciuto come l’hai rielaborata, inserendola in maniera che si amalgamasse al resto. Lo stesso lavoro si può dire che sia stato fatto anche con la canzone: non avevo capito fin da subito in che modo l’avessi inserita, ma quando, appunto, sgorga quell’essere dalla schiena dell’uomo, in un lampo ho capito e mi complimento nuovamente per come hai deciso di utilizzarla, facendo sì che si percepisca ma senza essere predominante.
-Totali: 86.5/100
Recensione alla storia Leggiadre note di un canto selvaggio - 21/05/18, ore 01:26
Capitolo 3: Terza Parte
Non so come spiegare ma gli hai resi perfettamente nella loro condizione di entità antropomorfe eppure inafferrabili e non completamente rappresentabili, come un dio dovrebbe essere. Il fatto che Not sia contemporaneamente tutto e il contrario di tutto (bellissima la contrapposizione tra vecchio e giovane, e la frase: "Con la schiena curva di un vecchio e il passo scattante di un giovane atleta, se ne andò" è emblematica e l'ho adorata!) e l'aspetto diafano e sfuggente di Yama denotano come tu sia stata in grado di rendere un concetto molto astratto e complesso e a concretizzare qualcosa come l'aspetto divino pur mantenendolo tale connotazione. Anche il fatto che siano così umani con i loro vizi e i loro pregi li avvicina a qualcosa di più concreto che ricorda le rappresentazioni di dei greci e latini; nel contempo, sono distanti e coinvolti relativamente nelle vicende umane, consapevoli della propria condizione e posizione, rendendoli più simili a divinità. Ribadisco che mi piace come appaiano annoiati, indifferenti o insofferenti nei confronti tanto della loro situazione quanto delle vicende umane e abbiano una sfumatura cinica, crudele, egoista e sfruttatrice. I dialoghi tra i personaggi sono fondamentali tanto per capire questo quanto per intuire i loro caratteri.
Zeptum mi ha ricordato Puck, il folletto dispettoso che vuole movimentare le cose, così come il dio stesso (non ho ancora capito se maschile o femminile) vuole vivacizzare la vicenda che sembra arrivata a un punto morto.
E anche nella vicenda più "terrena" dei due amanti, hai raggiunto picchi poetici davvero meravigliosi: mi è piaciuta l'idea che la fanciulla venga fagocitata dalla foresta un pezzo alla volta e perda la sua identità, anche in questo caso ha ripreso temi classici noti rendendoli ancora più tragici e angoscianti. È particolarissimo il contrasto tra quello che gli dei le stanno facendo passare e la sua fede incrollabile (che è davvero ammirevole) e mi chiedo come non abbia mandato al diavolo tutti. La sua trasformazione, in concomitanza con il consolidamento della sua disperazione, è drammatica e coinvolgente, teatrale ma non artefatta, e ti colpisce nel profondo, trascinandoti. Alcune immagini sono bellissime: i fiori che fioriscono e ciascuno di loro è un baluardo che crolla, lei che non riesce più nemmeno a cantare e parlare tanto è regredita e ha perso la propria umanità, e quella cetra beffarda che le dà un'ultimissima scintilla di speranza. È un'eroina tragica, disposta a sacrificare se stessa, con un'abnegazione e una generosità che hanno commosso pure Not (?). È un capitolo molto bello, toccante e coinvolgente, che pone l'accento su un personaggio incredibile e sorprendete che ti stupisce con la sua fede incrollabile, la sua forza di volontà, la sua pazienza e sottolinea maggiormente l'ingiustizia della crudeltà indifferente degli dei, che trovano addirittura divertente tutto questo, come fosse una telenovela. È desolante e sconfortante pensare che gli dei possano essere creature tanto perfide e menefreghiste, e non è la prima volta che poni questo problema.

Ayr
Recensione alla storia Leggiadre note di un canto selvaggio - 20/05/18, ore 23:32
Capitolo 2: Seconda Parte
Recensione premio per il contest "of monsters and men" 1/2

Mi piace molto una rappresentazione degli dei tanto cinica e spregiudicata, per i quali gli uomini sono un trastullo momentaneo e nemmeno troppo divertente, l'idea che praticamente giochino con la vita delle persone è tanto triste quanto attraente e pone dubbi sulla concezione della divinità e sulla religione: vale la pena idolatrare qualcuno per il quale sei solo un divertimento? Mi piace sempre come suggerisci questi spunti di riflessione, lasciandoli nascosti e discreti, quasi per un élite (?).
Lei (perdonami ma eviterò di scrivere i nomi per non incorrere in figure barbine), nonostante tutto, è ancora fiduciosa e speranzosa nei confronti delle divinità, guarda a loro con timore, soggezione e rispetto; mentre lui mi ha sorpreso come si sia approcciato in maniera aggressiva, irrispettosa e impertinente. Ho immaginato che lei incarnasse la pazienza, la forza statica e il timor di Dio mentre lui fosse più la forza dinamica, l'azione, l'impulsività...poi ho letto l'angolo autore e ho scoperto di aver avuto ragione.
Questo intervento delle divinità mi ha ricordato molto quello che accade nei poemi omerici, quando il dio parla con l'eroe e lo indirizza o lo consola: l'apparizione sottoforma di animale, l'aspetto inusuale con l'iconografia associata sono elementi che rimandano subito alla letteratura epica antica (un qualche epiteto non ci sarebbe stato male). Mentre la storia d'amore travagliata, piena di ostacoli e difficoltà, mi ha ricordato quella si Beren e Luthien, con la medesima forza nei sentimenti che li porta a superare qualsiasi avversità. È una storia con molti elementi e molte ispirazioni ben amalgamate e ben gestite che si intessono a elementi prettamente originali e indigeni (?) creando un miscuglio particolare e dal sapore vagamente esotico.
Lo stile allusivo, ricco di metafore e basato soprattutto su un linguaggio evocativo e figurativo sottolineano l'atmosfera fiabesca e mitologica, rendono il racconto più rarefatto, non collocabile in un tempo e in luogo precisi - come è tipico dei miti- e, appunto, lo avvicina a una storia di quelle che l'anziana del villaggio narra attorno al fuoco.

Ayr
Recensione alla storia Una nuova stirpe - 13/03/18, ore 10:59
Capitolo 2: Deadeaters
Il prologo non lasciava presagire nulla di confortante e sereno con quell'ambientazione sangunolenta e desolante e il primo capitolo ha confermato quest'idea: si suggerisce un contesto violento, difficile, in cui bisogna essere molto forti, intelligenti e spietati, in cui la selezione naturale raggiunge la sua espressione massima. E Åase incarna perfettamente queste caratteristiche: è un personaggio che non si mostra simpatico e accomodante, è piuttosto arrogante e autoritario, deciso e fiero (sfociando nella superbia), abituato a impartire ordini e a essere obbedita, che non accetta un no come risposta; sono tutti atteggiamenti che possono urtare, ma fondamentali per sopravvivere in un mondo che segue le più naturali leggi della vita, portate all'estremo a causa delle condizioni ambientali. Fortunatamente, è capace anche di mostrare un aspetto più dolce e meno feroce, e nei confronti di Khoeli è molto attenta, tenera e dolce (per quanto le faccia regali di dubbio gusto...Sinceramente l'idea di indossare qualcosa costruito con la pelle di altri non mi attira più di tanto; ma questa scelta è coerente con il contesto in cui le due si muovono); la donna, in presenza dell'altra, cambia radicalmente, e anche l'atmosfera è diventata più languida, dolce, soffusa, come se la crudeltà della realtà si fosse smussata e adattata a quel momento tenero e intimo che ho adorato **
La descrizione dell'atto non è stata insistita e approfondita, ma sono bastati quei pochi cenni per renderla alle perfezione, con una particolare attenzione ai sentimenti delle due, alle sensazioni e alla descrizione delle due fanciulle e del loro approccio, in cui trascinano ciò che sono anche nel resto delle occasioni.
Trovo ironico che le uniche donne rimaste, da cui dipende la sopravvivenza della razza si amino tra loro, e siano piuttosto disinteressate alla sudetta "sopravvivenza della razza". Non so quanto questo possa continuare, prima o poi gli uomini si ribelleranno e pretenderanno di portare avanti la loro specie.
Inoltre è giunto anche il cavaliere per sfidarla; ho trovato questo personaggio piatto, forse perché deve ancora emergere, ma non ha una caratterizzazione particolare e pare un po' scialbo se msso a confronto con  Åase: ha caratteri tipici e scontati, come la volontà di misurarsi con altri avversari, la mente piuttosto chiusa e retrograda se paragonta a quella di quella società (in cui non importa chi tu sia ma se sei in grado di sopravvivere). Spero che abbia modo di emergere e di riscattarsi, e di misurarsi con la donna anche se questa l'ha schifato proprio malamnte (cosa che me l'ha fatta odiare ancora di più).

è una storia interessante, soprattutto per quanto riguarda il contesto e incuriosisce, in particolare invoglia a proseguire per scoprire come se la caveranno le due donne, come risolveranno il problema imminente e se il nostro eroe riuscirà a battersi con 
Åase :'D

Ayr 

Recensione alla storia Clouded Skies - 01/03/18, ore 18:10
Capitolo 5: Vendetta
2° POSTO: Clouded skies di SaprkingJester (86/100)
-Grammatica:
Ortografia e lessico 9/10
Non ho riscontrato errori ortografici, refusi o sviste.
Il lessico è molto ricercato, accurato e raffinato, hai cercato delle soluzioni che non fossero banali, vocaboli più particolari e inusuali, denotando una grande ricchezza e proprietà di linguaggio.
Sintassi 8/10
Proposizioni molto lunghe, complesse, ricche e pregne. Forse troppo.
Hai una prosa molto barocheggiante, in cui ogni sostantivo ha il proprio aggettivo, in cui ogni minimo dettaglio ha una connotazione, una qualità, appesantendo, però, tutto l’impianto e rendendo le frasi ancora più lunghe e faticose. Una sovrabbondanza in tal senso, spesso, porta alla ridondanza, alla ripetizione di uno stile molto ricco che alla lunga stanca. Come se su una torta a strati già estremamente decorata aggiungessi figure di pasta di zucchero piene di particolari, che la arricchiscono maggiormente, ma la rendono anche più pesante e distolgono l’attenzione dalla sostanza. Il mio consiglio è di snellire le frasi, renderle più asciutte e limitarti nell’uso di aggettivi e avverbi, lascia che sia il lettore a intuire certe sfumature, non descrivere ogni minimo dettaglio, non cesellare ogni minima proposizione, ma punta su qualcosa di semplice a cui aggiungere qualche decorazione.
Stile: 8/10
Hai uno stile molto ricco, decorativo, che ama dettagliare e cesellare ogni particolare. Non è ancora esagerato e barocco, ma la tendenza è questa, dal momento che prediligi frasi lunghe, complesse, con aggettivi e avverbi diffusi, che precisano un aspetto dell’azione, di un personaggio o di un tono di voce, ma spesso sono inutili e rischiano di appesantire il tutto.
Nonostante questo, è uno stile piacevole, che si lascia leggere; a volte, incappi in qualche rallentamento o difficoltà, ma riesce a rimanere piuttosto scorrevole e non ho faticato a leggerlo. Non è farraginoso, è solo troppo ricco, ingioiellato e imbellettato: queste aggiunte non dispiacciono, ma rischiano di diventare esagerate; l’eleganza è fatta di semplicità e togliendo qualche orpello, potrebbe risultarne uno stile davvero gradevole, il cui punto di forza è un lessico ampio, ricco, ricercato e ardito, che mi ha davvero conquistata.

-Trama:
Originalità:9/10
La storia di una maledizione e di una guerra, di per sé, non sono nulla di originale, ma tu hai aggiunto così tanti elementi innovativi e particolari, che la canonicità di base ha assunto aspetti e sviluppi interessanti, che mi hanno colpita: il misterioso Caldo Condottiero, gli animali parlanti (che mi hanno sconvolta e inquietata), quella città così particolare (che mi ha ricordato quelle che leggevo nei miei libri da bambina e mi ha riportato all’infanzia), i personaggi strani e folli che la popolano, il mago-ragazzo-capra (non saprei esattamente come definirlo) e i suoi incantesimi! Sono state trovate una più portentosa dell’altra, molto creative, che mi hanno davvero sorpresa e affascinata.
All’inizio ho letto la storia con scetticismo, devo ammetterlo, era tutto abbastanza confuso e assurdo, sembrava il frutto di un qualche sogno o della penna di Lewis Carroll, o di un film di un Tim Burton particolarmente ubriaco; ma a mano a mano ho proseguito nella lettura, si capisce come ogni cosa abbia un suo senso e sia collegata all’altra, sia frutto di una terribile maledizione o di maldestri tentativi per arginarla. A quel punto ho spalancato la bocca e sono rimasta sorpresa del modo con cui hai deciso di svilupparla, lasciando alta la curiosità del lettore e svelandola solo alla fine, e tirando tutti i nodi mostrando il disegno completo che hai creato.
Coerenza: 9/10
Per coerenza intendo tanto la connessione tra i vari eventi, il fatto che comportamenti, azioni e situazioni siano collegate con il personaggio, con il contesto e con le altre azioni e sia tutto continuo e sensato. All’inizio credevo che le tue trovate fossero solo idee creative gettate nel testo per sorprendere, ma senza un vero e proprio scopo, solo alla fine si comprende come tutto sia intimamente legato e ho apprezzato il fatto che tu abbia deciso di svelare il mistero solo alla fine.
Per coerenze intendo anche l’inerenza con il contest e le mie richieste; chiedevo una storia che fosse angosciosa, cupa e trattasse argomenti che spesso non vengono presi in considerazione (me che meno in un racconto fantasy), mostrando i tratti più oscuri del genere.
Hai inscenato la violenza, la follia, un rito di evocazione di un essere mostruoso e malvagio, e la scena con gli animaletti parlanti è stata piuttosto inquietante, ma nel complesso non è un’atmosfera troppo tetra e buia. Mi ha dato l’impressione di essere più una fiaba (e alcuni tratti favolosi e favolistici sono presenti) nera, ma che mantiene, comunque, una certa infantilità e luminosità. Non è una critica, in quanto, alla fine sei riuscito a capire cosa volessi e a proporlo, ma non è un racconto interamente cupo e grottesco, che rievochi atmosfere troppo angosciose (anche il fatto che ci sia un lieto fine, rende il tutto più positivo e meno opprimente). 
Scorrevolezza: 9/10
L’inserimento nel mezzo della narrazione della leggenda ne spezza il ritmo. Ho avuto un momento di confusione e turbamento, non riuscendo a raccapezzarmi e a capire perché tutto a un tratto i personaggi fossero cambiati; forse cercherei di amalgamarla meglio all’impianto principale che, nonostante le frasi molto lunghe e pompose e l’ampiezza della storia stessa, scorre bene. Il ritmo è incalzante e il lettore è spronato soprattutto dalla sorpresa e dalla curiosità derivate dall’immersione in un mondo tanto particolare e bizzarro.

-Personaggi:
Caratterizzazione: 8/10
I personaggi meglio caratterizzati sono sicuramente il Caldo Condottiero e Lys, con una particolare attenzione per quest’ultimo, che mi sembra il più completo e complesso.
Nulla da ridire sulle descrizioni fisiche, sempre molto precise, puntuali e particolareggiate, ma avrei preferito la stessa attenzione anche per la parte caratteriale, soprattutto dei personaggi secondari che risultano un po’ scialbi e limitati. Soprattutto Mor, a mio avviso, non risalta come dovrebbe, il suo animo tormentato, i suoi sensi di colpa, la sua volontà di riparare ai suoi danni dovrebbero essere maggiormente insistiti, sviluppati e indagati, perché le basi per un personaggio straordinario e coinvolgente ci sono. Capisco che, non essendo la protagonista della vicenda, la sua figura non debba oscurare quella degli altri e la narrazione non dovrebbe concentrarsi solo su di lei, ma la donna mi è sembrata piuttosto distante e inafferrabile, come una figura sullo sfondo senza un particolare spessore.
Anche il carattere di Qerqewil è piuttosto limitato. È un uomo impetuoso, tenace, valoroso e testardo ma la sua caratterizzazione si ferma a questo, si accenna anche al suo tormento, all’angoscia per la sua condizione, ma non viene sviluppata e approfondita, lasciando di lui solo l’immagine di un prode uomo d’arme.
Lys, invece, è un personaggio che ha tantissime sfumature e strati diversi (ed è il mio preferito): è il figlio di un demone, una punizione, ma, nel contempo, anche uno strumento di redenzione; nonostante la sua natura demoniaca è votato al bene, è gentile, comprensivo e altruista e ha le tipiche insicurezze di un ragazzo che sta crescendo e cercando il suo posto nel mondo; all’inizio potrebbe sembrare arrogante e spavaldo, ma sono solo maschere per nascondere la sua fragilità e la sua tempesta interiore. Con lui il tormento è finalmente palpabile, e si capisce come sia diviso tra la paura per la sua natura, la consapevolezza che questa stessa lo renda potente, e il terrore di fallire. È un personaggio in crescita, che si è appena avviato lungo questo cammino e ha ancora molta strada da percorrere.
Originalità: 9/10
Ho trovato i personaggi davvero molto originali e incredibili, soprattutto per quanto riguarda il loro aspetto, nonostante abbiano una base piuttosto canonica e tipica: si tratta pur sempre di un guerriero, di uno stregone e di una strega; ma ognuno di loro ha elementi sorprendenti e originali che mi hanno lasciata spiazzata: Qerqewil con un becco e una spada fiammeggiante è già di per sé un personaggio alquanto bizzarro, ma se è unito a un ragazzo che indossa dei candelabri, la coppia piò essere tranquillamente definita la più assurda del momento. Eppure, anche le trovate più inaspettate hanno tutte un senso e questo le rende, oltre che stravaganti, anche sensate e giustificate.
Così, i candelabri sono un incantesimo per tenere lontana l’ombra di Lys (la sua parte demoniaca) e il concetto è pazzesco! Il becco e la spada fiammeggiante di Qerqewil sono il frutto della sua simbiosi con l’Araba Fenice.

-Gradimento personale: 9/10
È una storia che mi ha lasciato il segno, per la quale ero partita molto scettica, perché, per quanto ami il fantasy, non sono un’appassionata delle cose troppo assurde e senza senso (i libri di Roald Dahl li detesto proprio perché non hanno un filo logico) e ho storto il naso leggendo di città di folli e gente che gira indossando candelabri, ma quando ogni cosa ha acquisito un senso con la rivelazione finale e i miei occhi si sono spalancati assieme alla mia bocca e mi sono detta “allora non è tutto a caso, meno male!”
Ho trovato davvero geniale l’idea di inserire queste rivelazioni alla fine, così che il lettore, incuriosito dalle bizzarie in cui si ritrova invischiato, è costretto a leggere fino in fondo per capire a cosa siano dovute. È una storia molto coinvolgente, sorprendetene e intrigante, che mi ha lasciata con il fiato sospeso e incollata alla storia fino all’ultima pagina.
Dopo la leggenda, infatti, si apre tutto un nuovo mondo, in cui si scopre che la maledizione non si è limitata a loro, ma si è estesa. E ciò prospetta nuove, mirabolanti avventure che non vedo l’ora di leggere.

-Utilizzo pacchetti 8/10
Obbligo: 5/5
La guerra è un elemento imprescindibile di questo racconto: si apre con una guerra di conquista, piuttosto canonica e prevedibile, per concludersi con una guerra più ampia e difficile, mossa contro un demone e che abbraccia l’intera umanità. Inoltre, la storia è costellata di tante piccole guerre, soprattutto interiori: Mor combatte con se stessa per cercare di perdonare i suoi errori, Lys combatte contro la sua natura di demone che cerca di nascondere e di cui ha paura.
Creatura: 2/2
Ne hai fatto una descrizione molto precisa e dettagliata, che corrisponde all’immaginario collettivo, unendola anche ai suoi significati originari (il fauno come aspetto di una creatura demoniaca che ricorda la rappresentazione del Diavolo con gambe e corna di capra). Mi è piaciuto molto anche il fatto che la creatura coesista con il ragazzo, forse non è un’idea originale, ma conferisce importanza alla creatura che diviene il motivo del tomento di Lys e la causa delle sue insicurezze e delle sue fragilità.
Bonus 0/2
L’accenno alle relazioni del re sono effettivamente slash, ma è, appunto, solo un misero accenno; non si ha una vera e propria relazione e per questo, non posso considerare inserito l’elemento. Avrei gradito qualcosa di più palese e sviluppato (che non scadesse necessariamente nell’erotico) ma che mostrasse un amore tra due (o più) uomini, sentimenti e un rapporto che li mettesse in relazione in maniera ampia e approfondita.
Citazione 1/1
Hai preferito un’applicazione della citazione piuttosto basilare, senza ricorrere a soluzioni particolari che la evidenzino: non avevo colto fin da subito la sua presenza, perché non è insistita, ma serpeggia nel background sostenendo l’intera struttura. La storia racconta di una guerra, che presenta elementi canonici e comuni, ma bisogna prestare una maggiore attenzione per comprendere come questo tema non si esaurisca con essa: i personaggi combattono contro un nemico, un demone, se stessi, per poter raggiungere la pace (una vita serena, la pace interiore, l’accettazione di sé). Ma è un aspetto che non si comprende subito e bisogna ricercare e scavare, perché è intimamente tessuto nella trama del racconto e nascosto.
 
-Totali: 86/100