Ciao, Erica.
Dunque, ti seguo come autrice da moltissimo tempo, e nel corso dei mesi ho avuto modo di verificare quanto sia straordinaria la passioe e la bravura che metti nelle tue storie. Il tuo posto fra i miei autori preferiti - che, a dire il vero, sono tanti - è davvero più che meritato.
Ora, so che recensire qualcosa ad un'orario del genere non fa parte di ciò che solitamente la gente normale fa, ma non rientrando pienamente nella definizione mi riservo il diritto di cominciare questo commento alle 01:51, senza avere la consapevolezza di dove mi porterà alla fine. Se questa recensione risulterà e composta da frasi prive di nesso logico, sappi che non è solo colpa tua, ma anche della mia faccia tosta. Appena ho visto il tuo nome in cima agli aggiornamenti dei preferiti, non ho potuto fare a meno di precipitarmi letteralmente qui.
Ho letto moltissime tue storie, anche se in verità tra le recensite ne vanto sì e no tre - devo rimediare -, incluse quelle appartenenti a questa serie, che a dire la verità sono tra le originali più belle che abbia mai letto in generale.
Che dire di questa? Se dovessi riassumere tutto ciò che il tuo racconto ha significato per me, direi in maniera banale "Splendida storia". Ma sarebbe terribile concludere qui, quando potrei straci a discutere su ore intere, e per quanto la tentazione sia forte il sonno mi chiama insieme alla tempistica.
Ho amato leggere fin dall'inizio. "C'era una volta". Quante volte ci è capitato di sentir dir questo, anche solo di sfuggita? Ce lo insegnano le fiabe della nostra infanzia, quelle che da bambina insistevo che mi venissero raccontate mille volte nonostante il tono stanco di parenti vari parlava da sé e la beata ostinazione continuava a pretendere la favola della buonanotte. Eppure, il ribaltamento che hai realizzato tu modifica anche solo il modo di concepire una storia di principi e principesse: la imposti in questo modo, "C'era una volta e adesso non c'è pi". L'ultima frase è, come dici tu, quella su cui tutti tacciono, cullandosi nella convinzione che, alla fine, andrà tutto bene. Ma se qualcosa andasse storto, se il principe non tornasse, se la principessa rimanesse intrappolata nel suo mondo di sogni, persa nella solitudine? A questo, nessuno ci ha mai pensato. "C'è adesso e non c'era una volta", mentre l'inesorabilità del destino continua a farsi pesante. O ancora, "C'era una volta e c'è ancora adesso". Perché alcune candele non riescono a spegnersi, metafora quantomai banale, ma tuttora sono in una fase di delirio, persa un po' in me stessa un po' in quello che hai scritto.
Il lieto fine, non c'è. Sono rimaste le lacrime amare, i sorrisi spenti, la consapevolezza che niente tornerà, non più. perché è troppo tardi.
E la favola, la storia di Erica e Davide, potrebbe finire anche così. O Forse. Resta il dubbio.
Mi hai fatta piangere. Come tu ci riesca ogni volta resta un mistero, ma ho ammirata e lo faccio tuttora per tutto quello che riesci a fare, a trasmettere con le parole. Grazie anche per aver scritto questo capolavoro, che mi ha lasciato un segno, che non dimenticherò: una storia che finisce tra le preferite, subito. Grazie per farmi sentire così... diversa ogni volte. La carica emotiva che riesci a imprimere ad ogni cosa è davvero straordinaria, così come quello che sei in grado di fare. Complimenti, sono senza senza parole. Solo questo.
E chiudo qui, alle 02:17 - almeno secondo l'orologio del mio pc, ma non c'è da fidarsi -; perdona questa massa di pensieri ingarbugliati.
Un bacio,
Emma ♥ |