Scrivi i pensieri dei personaggi bambini in modo perfetto. Complimenti perchè davvero non è facile. Io ogni volta che mi capita di scrivere dell'infanzia di un personaggio, ringrazio sempre il fatto che anche da piccola era grafomane compulsiva, perchè non riuscirei mai a riprodurre il flusso di pensieri e la psicologia di un/a bambino/a sotto i dodici anni senza frugare prima tra i miei vecchi diari e appunti. Non so quale sia il tuo, di trucco per queste occasioni, ma in ogni caso funziona in modo magistrale.
Magistrale il modo in cui nella testa di Al, gli amici sono divisi tra Super-migliori-amici come Rosie, con cui il piccolo Al condivide una di quelle amicizie simboliche dei bambini che si vedono tutti I giorni perchè i loro genitori sono amici a loro volta, e che sono affiatati tra loro come fratelli senza quell\'acrimonia competitiva che spesso si instaura tra fratelli, visto che non competono per l\'amore degli stessi genitori. E poi Tom, che è l\'amico \"speciale\" perchè vive lontano in una famiglia con dei modi di vivere e delle abitudini diverse da quelle di Al e Rosie, eppure viene ogni anno a stare da loro. E quando Tom arriva, passa coi Potter ancora più tempo di Rosie e Hugo, e viene trattato come uno di loro anche se non lo è, e allo stesso tempo gli vengono accordati alcuni privilegi speciali in qualità di ospite; e siccome tutti lo vedono poco, diviene la star delle due settimane che passa tra la Tana e al Mulino, e er quanto sembri strambo e disadattato sa benissimo come approfittarsene, perchè è più intelligente di tutti gli altri ragazzini, compresi i più grandi, compresa ROSIE, e per questo i bambini Potter-Weasley mal lo sopportano.Ed è il figlioccio e nipote prediletto di Harry, e per questo James, che si porta addosso anche nei nomi il peso di essere il primogenito dell\'eroe per definizioni e crede che in cambio di questo peso gli spettino tutte le attenzioni e l\'orgoglio paterno, lo odia più di quanto facciano Al e Lily. Ma tra tutti i bambini Potter, Tom va d\'accordo solo con Al, che fisicamente è la copia di Harry ma caratterialmente sembra essere l\'opposto. E per questo Rose, Rosie la super-migliore-amica simbiotica di Al, lo detesta particolarmente. (Sono queste dinamiche infantili così complicate e semplici al tempo stesso, così irrazionali eppure logiche a modo loro, che mi fanno amare questi spin-off dedicati all’infanzia dei protagonisti.)
Con buona pace per l’avversione del fratello maggiore e della cugina prediletta verso il cugino lontano e adottato dai Babbano, è proprio nell\'amicizia con Tom, Tom il diverso, Tom lo strambo, Tom l\'inquietante, che Al trova una sua dimensione al di fuori delle rigide dinamiche di alleanze, gossip e squadre che si sono instaurate tra i cugini Weasley fin da quando erano bambini. In questo branco di ragazzini e ragazzine, Al ha un ruolo, ma il suo ruolo è quello di essere un personaggio secondario, quieto, accomodante e sensibile, ma di fatto invisibile se altri non lo tirano in ballo. Ciò gli sarà molto utile, in futuro, in determinate circostanze in cui il suo \"essere invisibile\" lo porterà a evitare il degenerare di certi conflitti o a farsi sottovalutare dai suoer-cattivi, ma a sette anni lo fa soltanto sentire inadeguato.
Gli Weasley vedono spesso la dinamica di Al&Tom come Al, il loro Al, che si annulla dietro la personalità di quell\'altro, quell\'altro che è abbastanza parte della famiglia perchè tutti si sentano in dovere di rischiare la vita quando si mette nei guai, ma non abbastanza per risparmiargli la loro diffidenza. Sei riuscita a rendere perfettamente quella sensazione di inferiorità di Al dovuta al fatto che, pur vivendo in una grande famiglia felice e sentendosi amato dai suoi genitori, zii, nonni, cugini e fratelli, si sente sempre messo in disparte, amato sì, ma perso e confuso in mezzo a quel mare di bambini dalle teste rosse, buone e brune, tutti più chiassosi, estroversi e (agli occhi insicuri Al) talentuosi di lui, che si trova perennemente seconda fila rispetto a quegli stessi cugini e fratelli a cui vuole bene ma che finiscono sempre involontariamente per oscurarlo. L\'aspetto ironico di ciò è che in realtà sia Harry che Ginny hanno una neanche tanto velata preferenza per il figlio di mezzo, ma capisco come dal punto di vista Al sia facile non rendersene conto: Harry e James condividono la stessa complicità scherzosa che esiste tra Ginny e Lily, che a sua volta, in quanto unica figlia femmina e piccola di casa, è viziata fino alla nausea da Harry, che non riesce a capirla nel modo in cui capisce e empatizza con i suoi figli e figliocci maschi, ma proprio per questo forse nutre per lei quel misto di esasperazione e orgoglio che Ginny prova per James. Al è il bambino tranquillo che entrambi i genitori adorano e idealizzano per via del suo temperamento tranquillo e del suo carattere dolce e quasi angelico, ma che proprio per via di questa sua tranquillità che lo rende così amato, finiscono spesso per ignorare in favore dei due fratelli più caotici e alla costante ricerca di pubblico e attenzioni.
Stessa cosa accade nel mezzo del parentado Weasley: tutti gli zii e I nonni apprezzano Al, così buono e poco problematico: ma nella selva di futuri Grifondoro che sono i ritrovi della famiglia Weasley, c\'è sempre un altro cuginetta o un\'altra cuginetta che sì, magari pecca in disciplina o rispetto delle regole, magari rovina a tutti gli adulti la cena con i suoi giochi violenti e scatenati, però compensa con un qualche dono, talento o abilità particolare che sicuramente sarà l\'argomento di tutte le cene di famiglia fino a quando un altro ragazzino di un altro ramo della stessa numerosa ed eccezionale famiglia farà qualcosa di altrettanto raro e prodigioso che catturerà di nuovo l\'attenzione di tutti gli zii e cugini più grandi. In tutto ciò, Al è lì, e tutti sanno che è bravo, educato, sensibile, ma che semplicemente neanche questa volta è lui la \"star\". Lui è Al, solo Al. Quel desiderio di voler essere speciale misto a ritrosia per la ribalta, che Al si porterà dietro per tutta la vita, nasce proprio dalle dinamiche che hanno segnato la sua infanzia.
Solo agli occhi di Tom Al è quello che risalta tra tutti i fratelli e cugini. Solo per lui è il protagonista, la star, l\'unico bambino suo coetaneo a cui Tom si degna di rivolgere la parola. In un certo senso, rivolgendo la parola solo ad Harry E ad Al, Tom è il primo e forse l\'unico a designare Al, e non James, come erede naturale di Harry e quindi più \"importante\" tra i due ragazzini Potter. Per questo ad Al non interessano i modi sgarbati di Tom perchè sì, non saranno il massimo, ma sono meglio del silenzio sprezzante che regala a chiunque altro si avvicini. Sì, il modo in cui Tom studia e analizza le persone può risultare nauseante, però ad Al fa sentire BENE, perchè lo fa sentire DEGNO di essere analizzato, studiato, scrutato, in un contesto famigliare dove tutti lo amano ma lo danno anche per scontato. Davvero, il modo in cui nei vari spin-off e flash-back hai caratterizzato le dinamiche tra Tom e Al in modo così credibile all\'interno del contesto della loro infanzia e allo stesso tempo così coerenti con le loro controparti adulte è un chiaro e lampante sintomo di quanto tu sia stata brava a caratterizzare questi personaggi.
Te l\'ho già scritto altre volte, ma davvero è difficile spiegare quanto apprezzi il modo in cui hai caratterizzato i Weasley, come una famiglia unita e amorevole in cui tuttavia può essere difficile crescere, per via delle aspettative che si posano sui figli di quelli che a conti fatti sono tutti che più o chi meno eroi nazionali, della competizione che si instaura tra bambini di età e caratteri differenti che crescono tutti insieme e, se da un lato si amano tutti spontaneamente e ferocemente, dall\'altro sono spesso impegnati in una lotta sotterranea per primeggiare tra loro, distinguersi e farsi notare in quel brano di nomi e cognomi uguali. Il secondo aspetto negativo del Clan Potter-Weasley è accentuato dal primo. Sarebbe stato facile, con queste premesse, rappresentare l\'ambiente famigliare in cui crescono i figli di Harry, Ginny, Ron ed Hermione come completamente soffocante, negativo e disfunzionali. Invece l\'hai rappresentato nelle tue storie come un nido da cui in certe fasi della vita bisogna assolutamente distaccarsi per crescere, ma che è sempre pronto per accogliere di rimando. Per questo ho trovato particolarmente azzeccato il finale della tua Saga, con alcuni personaggi che vengono accettati o accolti nel Clan degli Weasley dopo mille peripezie, e altri che invece, pur amando la loro famiglia, scelgono di allontanarono temporaneamente per poter finalmente vivere la loro vita da adulti, scoprendo i propri limiti, desideri e il proprio potenziale.
Passando ad un'altra famiglia: davvero amo anche come hai caratterizzato la famiglia Malfoy, una famiglia opposta ma in un certo senso simile ai Potter-Weasley. Una famiglia dove il passato ha un peso, è un fantasma che persino il giovane e spensierato Scorpius percepisce, è lo spazio tra i silenzi di Draco e il sorriso enigmatico di Astoria. È il modo in cui Nonna Narcissa da un lato è piena di rimorsi per il modo in cui le scelte del defunto marito e delle famiglie d'origine di entrambi hanno creato quelle rugje premature sul volto del figlio, e compensa viziando e coccolando un nipote che vivrà in epoca di pace e non dovrà porsi le stesse domande a cui già suo padre, i suoi nonni e i suoi antenati tutti hanno trovato risposta al prezzo della rovina della reputazione della famiglia; e dall'altro lato Narcissa, per ignorare questa stessa rovina, si attacca a un'etichetta che non esiste e soprattutto non serve più, un'etichetta di un'aristocrazia che si è rovinata con le sue stesse mani ed ora è solo un'attrazione folkloristica per maghi stranieri, ma che per Narcissa rappresenta il ricordo dei bei tempi verso cui non può che non provare rimpianto.
Mi piace quest'ambivalenza che hai dato ai tuoi Malfoy: da un lato rifuggono ogni associazione con società segrete o culti estremesti, sia perchè hanno imparato la lezione sia perchè vogliono che il loro erede abbia di fronte a se' un futuro senza altre macchie, dall'altro non si distaccano mai da quella puzza di aristocrazia e superiorità snob che li caratterizzava anche in canon.
Da un lato provano un profondo e radicato disprezzo per i mezzosangue, ex-eroi di guerra e nuovi ricchi che compongono la società post-bellica, dall’altro in questa società caponata da Kingsley e protetta dagli Auror di Potter, Draco&Co cercano di trovare un posto a tutti i costi, con le unghie e coi denti. E siccome sono Malfoy e i Malfoy sono quei tipi di stronzi che cadono sempre in piedi, alla fine ovviamente Draco ci riesce. Ma il suo rapporto con i maghi suoi coetanei, che hanno combattuto dalla parte opposta e ora lavorano al suo fianco al Ministero, è ancora complicato e ambivalente. E, oh, sarò impopolare tra i recensori delle tue fanfiction, ma io non biasimo chi verso i Malfoy prova rancore o antipatia. È bene ricordare che, nella Saga di Harry Potter, i Malfoy, redenzione degli ultimi capitoli a parte, hanno COMUNQUE supportato un regime genocida e razzista che non si faceva scrupolo a uccidere nemmeno i bambini. Il fatto che poi, negli ultimi mesi di questo regime, siano diventati essi stessi delle vittime del mago-dittatore non cancella il fatto che precedentemente l'avessero supportato, anche in modo entusiasta e zelota.
Ora i Malfoy sono in una posizione strana, per metà reietti disprezzati dalla società ed esclusi dai nuovi circoli sociali che "contano", per metà ancora detentori di vecchi privilegi (soprattutto economici e legati al possesso di terre e ai "contatti" internazionali con altri Purosangue appartenenti alle aristocrazie locali di altri Paesi) che nel Mondo Magico (così come nel nostro) sono duri a morire.
Mi piace che il tuo Draco non sia eccessivamente vittimista. Non passa il suo tempo a recriminare contro i suoi genitori per averlo cresciuto immerso in degli ideali pericolosi che si sono rivelati perdenti, ne' a lamentarsi contro una società che è diffidente nei suoi confronti ancora dopo anni dalla fine della guerra. Allo stesso tempo però non si fustiga di fronte a questa stessa società per dimostrare quanto sia cambiato (come farà qualcun altro- lo ripeto, amo Soren, ma Soren NON è Draco, nel bene e nel male). Draco lavora, per dimostrare il suo valore e la sua lealtà con risultati concreti, mostrando i denti e non le lacrime sia a chi sminuisce il suo posto nella società presente per via del suo passato, sia a chi tra gli ex-puristi del sangue lo odia per aver cambiato mantello, e lo accusa di non essere mai stato fedele a quegli ideali di supremazia per cui combattevano. Ovviamente con questo tipo di approccio (che io amo, nel caso non si sia capitato, anche se è malsano) si corre il rischio di mostrare i denti a chiunque, dando l'impressione di un uomo scostante e amareggiato. Che è quello che Draco fa, alla fine, ma lo fa con orgoglio, da Malfoy, con quel senso di superiorità che ha sempre caratterizzato il personaggio e che da bambino si manifestava facendo il bullo, e da adulto nel suo non chiedere scusa e permesso a nessuno, nemmeno e soprattutto a se stesso, verso cui non risparmia indulgenza ne vittimismo.
Eppure Scorpius sente le crepe che il passato della sua famiglia causa nella vita di suo padre, questo padre complicato ma amatissimo, orgoglioso del suo figlio ed erede ma bloccato nel dimostrare affetto, questo padre distante e affettuoso, freddo e complice al tempo stesso. E dal dispiacere che gli causano queste crepe nascono in Scorpius due desideri che diventeranno vocazioni e scopi di vita: proteggere la sua famiglia e riabilitarne il nome, non nel senso sociale-economico (a cui ha già pensato Draco) ma in quello morale e del rispetto.
Protettivo non nel giustificare o tentare di razionalizzare le scelte passate del padre, versi cui Scorpius non sarà mai clemente, e che non definirà in altro modo che "sbagliate". Mai. Nessun "ma anche i Mamgiamorte avevano le loro ragioni" nessun "in fondo mio padre è un brav'uomo, quindi gli alleati di Voldemort non erano malvagi, quindi se avessero vinto non sarebbe stato così male." Se Scorpius fosse stato così, probabilmente lo avrei mai sopportato e avrei dato ragione a Ron nel volerlo il più lontano possibile dai ragazzi Potter-Weasley.
Ma il tuo Scorpius è infinitamente più complesso, e allo stesso tempo più puro, di così. Scorpius è un Grifondoro, e bada ai fatti: i Mangiamorte lottavano per un regime che agiva in nome di ideali orribili con azioni atroci. È un fatto, così come è un fatto che il padre di Scorpius, Draco, fosse uno di loro.
Ma è anche un fatto il fatto che il Draco che conosce Scorpius, quello che lo ha cresciuto con affetto e indulgenza e che non lo ha mai fatto sentire meno degno di essere suo figlio per esser stato smistato in Grifondoro, sia un uomo diverso dal ragazzino bulletto e razzista che fu ai tempi della scuola. È un fatto certo il fatto che abbia pagato (in dolori, perdite e rimorsi) tutti i suoi errori, e che il suo comportamento riprovevole da ragazzino sia stato sostituito da quello di un adulto forse non perfetto, un po' troppo cinico e amaro, ma sicuramente responsabile e non più fanatico, padre amorevole, marito fedele e membro produttivo della società.
Scorpius, oltre ad essere un prode ed eroico Grifondoro, è anche una persona intelligente e sensibile, e sa che la giustizia senza clemenza diventa solo vendetta. Che sapere cosa è giusto e cosa è sbagliato ma non conoscere la compassione non fa di te una persona buona.
Infatti, se la redenzione dell'ultimo minuto dei Malfoy non cancella il male che hanno precedentemente causato, il fatto che abbiano causato traumi ad altre persone in guerra non rende meno vero, il trauma. Perchè non bisogna per forza essere sempre stati "buoni", o "giusti" per provare sofferenza di fronte al giudizio altrui, e l'egoismo e il pentimento vero possono convivere in una persona. Scorpius impara presto queste lezioni, anche perchè impararle è stato l'unico modo per lui di coltivare un rapporto funzionale sia con la sua famiglia sia con la società magica che, diciamocelo, con i Malfoy non ha un gran rapporto. Scorpius, anche da adulto, capisce a accetta che chi ha sbagliato deve essere punito, ma crede anche che a chi ha pagato e soprattutto capito i suoi sbagli debba essere data la possibilità di riprovare di nuovo, di ricominciare a vivere senza limitazioni o pregiudizi. E si batterà tutta la vita per questo, in battaglia e nelle sue relazioni personali. Ed è per questo che è un personaggio a cui voglio bene, e di cui mi commuove scrivere, quando recensisco. Toh, un altro: hai visto quanto sono tutti speciali, in un modo o nell'altro, questi disgraziati fatti di carta e inchiostro (o meglio, di parole e spazi bianchi su un pc)? (Recensione modificata il 06/11/2022 - 04:11 pm) |