Recensioni per
L'alba è azzurra su Marte
di _Misery

Questa storia ha ottenuto 3 recensioni.
Positive : 3
Neutre o critiche: 0


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
Recensore Master
18/08/12, ore 16:49

Io torno dal mare e trovo questo. E ti dico che è la cosa migliore che tu abbia scritto. Non so, forse è il genere introspettivo che ti viene bene quanto la poesia, e forse lo sento anche più vicino della fantasia in versi, non so davvero. Ci sono sempre i colori, ci sono sempre quelle metafore mute che ami tanto, è tutto metafora, eppure il senso di realtà (da espressioni come “c’aveva”, “una bella fregatura” a riferimenti vari) viene a spezzare quello che sembra sì uno stream of consciousness (decisamente poco adolescenziale, credimi), ma ancorato a terra – non la poesia che è sogno né la fan fiction che è storia altrui. Mi ha dato proprio l’impressione che sia la realtà, che siano gli eventi a “recidere” tutta la grande metafora che hai creato, tipo qui, il senso di disillusione: “Come quelle due settimane di neve a febbraio. Il problema era che poi tutti s’erano risvegliati e i fiocchi erano divenuti fanghiglia, pietra e infine marzo. Una bella fregatura.”
E poi l’ambiente sterile, che parla di personalità soffocate e non so, d’ipocrisia come hai detto:
“Lui non voleva andarci, al mare, e svegliarsi alle cinque del mattino e tornare sotto gli occhi di tutti solo per doversi nascondere.”
“O vedere troppo, giusto perché persino a quarant’anni parlare di politica e tradimenti e Paesi in via di sviluppo risulta noioso: era come se il primo Effe si fosse preso una brutta polmonite, così, di colpo, e tutti scuotevano la testa pensando che non sarebbe più guarito. La gente poteva anche sfarsi di droga nelle pinete, ma lui era davvero preoccupante. E aiutarlo a capire quanto tutto questo fosse sbagliato, per il mondo in cui era cresciuto, pareva di certo molto più importante che… chissà cosa.”
Ma soprattutto: “Ogni discorso era trito e ritrito alle sue orecchie eppure, ancora, c’erano cose che aveva voglia di percepire. Senza le parole: allora, cento volte meglio la solitudine.”
“Strane creature, gli adulti. Pochi conservavano l’esperienza, l’unica cosa che li rendesse vagamente interessanti: per il resto, anzi, si limitavano a ballare su un’onda piatta, grigiastra, quasi uno stagno. E poi prendevano tutto così, come una malattia o qualcosa di cui poter ridere in vecchiaia.”
È vero che la gente non capisce perché spegne il cervello, com’è vero che quello che fai e diventerai è la stessa cosa che fanno e diventano altre persone, diventa tutto molto routine, ma se ci si pensa troppo sembra così triste e squallido che allora è meglio non farsi problemi…anche se “evidentemente ognuno ha il suo limbo, ma qualche maledizione li rende tutti invisibili.” È vero che la gente non vuole preoccuparsi di quello che ha davanti al naso, che bada più alle convenzioni che ad altro, che forse si tratta d’ipocrisia, e a volte d’ipocrisia simulata – sì, quella finta, perché c’è gente che è ipocrita e se ne pente.
Poi sì, passi al presente, spezzi di nuovo, dici “ehi, queste cose non sono della seconda F, lei le ha guardate ma le sente sue comunque”.
È un po’ la solitudine dei numeri primi, che mi ricorda purtroppo quel libro orrendo il cui titolo è l’unica idea decente, come se i due Effe/F. siano gli unici a capirsi, al di là di tutto, al di là del disprezzo che rimane alla seconda F. e della sua rabbia e del “quartiere di boschi stremati da nuove strade e cantieri” del primo F. (immagine desolante e metaforica perfetta); è l’empatia come hai detto, vicini seppur distanti perché sembra quasi che tu osservi tutto dalla parte opposta della strada e riesci anche a vedere casa sua dalla finestra. Come un’amicizia che finisce, l’hai scritto, ma sarebbe bello tornare alle 'estati belle come le vostre' oppure “fare colazione tra le dune rosse, chiacchierando amabilmente sotto il Monte Olimpo nell’attesa, con le dita puntate sulla ghirlanda di Giove e Venere, non sarebbe poi una cattiva idea.” E la frase finale è…perfetta, sembra nata apposta come conclusione e c’è pure uno sprazzo di luce.
Per quanto riguarda il timore della seconda F. (“Dal lato opposto della strada, l’altra Effe si chiede se non stia cominciando anche lei a barcollare su quella cresta esangue, se la sua marea turchese non si sia già bella che logorata su qualche spiaggia (magari affollata, ed ecco che sente torcersi le viscere”)…no, no e no, e anche se io la seconda F. non la conosco, ne sono sicura. Una F. che pensa queste cose non può essere come tutti gli altri. Essere vecchi in un corpo giovane non è per forza essere vecchi spenti o vecchi ottusi. La marea turchese è ancora in lei, forse deve solo tornare a riva. È una F. con l’esperienza, quella che il primo F non aveva nella sua ribellione, nella sua corsa all’autocombustione (“L’istinto di Effe era secco, preciso, senza sbavature: rigettare tutto e inondare un vicinato che gli stava stretto”…parte in quarta, sembra un libro di Palahniuk).
Poi ecco, sono d’accordo, non serve scrivere basandosi su esperienze personali…ma solo perché qualsiasi cosa uno scriva è come uno specchio, sempre, e ci si mette dentro comunque, in ogni caso, inconsciamente.
 
(Recensione modificata il 18/08/2012 - 04:55 pm)

Recensore Junior
17/08/12, ore 13:32

Oh miei Dei, la delicatezza. Io amo gli aggettivi, li amo tanto, e amo anche le metafore. E la tua storia ne è davvero, davvero piena. E sono anche tutti al posto giusto.  Awh. Mi piace, mi piace. 
Comunque, la risposta è no: se è una sociopatica di certo Non può provare empatia. *ò*
Complimenti!
Vì. 

Recensore Junior
17/08/12, ore 11:41

"s’è persino ricordata di accendere la televisione: qualche notiziario sperduto mormora che su Marte l’alba è azzurra."
MERAVIGLIA *.*
Come una calamita, eccomi qua, incollata al Pc ad adorare questa tua MERAVIGLIA!
"Su Marte è il tramonto ad essere azzurro"- Potevi scrivere del tramonto.Alba! L'alba di un nuovo inizio?! :)
Comunque, davvero un ottimo lavoro! L'ennesima dimostrazione di quanto tu abbia talento e sappia scrivere benissimo!
"Non si muoveva, ecco, nonostante avesse gambe da ballerino; si lasciava portare dallo scirocco e da quell’assatanato del suo cane, giù per i campi dietro casa."- DIO! Adoro questa descrizione!
"Lei, quando scavalca le cianfrusaglie del piccolo bagno e s’affaccia a guardare la luna, nota sempre che la gracile falce di latte è appesa sulla casa dell’altro Effe – e ricorda che non potrà più avere – mai al mondo – estati belle come le sue. Come le loro."- Capperi fritti! E' bellissima quest'immagine!
GRANDE!