Lo stile è davvero troppo troppo simile a quello del cuore del Drago Nero.
Callie Stephanides scrive: "La vita non è una pergamena vergine, ma un palinsesto: la scrivi ogni giorno, finché non muori.
La scrivi raschiando la pelle – anche la tua – e scollandone memorie e polvere e sorrisi e sogni.
La scrivi – la ri-scrivi – perché siamo una bozza, non una lirica.
Cancellare e dimenticare è l’unico modo che abbiamo per inventarci un domani.
Lo so bene, perché per diventare Ygeia mi sono denudata il capo sino a ferire la pelle.
Lo sa Vinus, che pure aveva una memoria di carne a ricordargli la tragedia di una pagina strappata.
La sua. "
qui leggo: "Lo so io, che di quella storia ho fatto la mia seconda pelle.
La conosco e ne ho esplorato gli amari confini, giacendo poi scomposta e rotta, al mio fianco i fantasmi di un evo ormai estinto.
L'ho vissuta e infine compresa, abbracciandola.
E nel suo abbraccio ho trovato una risposta.
Una fine e un inizio."
Dalla struttura delle frasi, alle immagini, al fuoco diretto, è evidente che sei in debito con Callie Stephanides e tutte le novità da lei introdotte nella sua storia.
Ancora...
Questa è la chiusa del primo capitolo di Callie Stephanides: “In principio era Ygdrael e Ygdrael era il Bene”: così s’inaugurava la leggenda che cullava i miei sogni di bambina.
“Dei suoi primi dieci anni di vita non ricordava niente. Un mattino si era svegliato con la neve alle ginocchia e le palpebre incollate dal gelo. In lontananza, il mugghio dell’esercito pronto a marciare”: così comincia invece la storia di Vinus, il Drago Nero.
La storia che voglio raccontare.
Questa è la tua: E mentre chiudevo le palpebre, emettendo un sonoro e soddisfatto sospiro, al sicuro ed al caldo nella mia casa in pietra bianca, una donna le riapriva a fatica, il sangue incollarle tra loro.
Una donna che urlava al firmamento tutto il suo lutto, gemendo nella neve che, gelida, l'avvolgeva come un tetro sudario di morte.
Una donna cui il punto fio risiedeva nel petto, all'altezza del cuore.
Era stato il silenzio ad accogliere le sue esangui parole, il vento tagliente del nord a portarle fino ai confini di Albir:
"Zanor..."
Ed è la sua storia che voglio raccontare.
Questo effetto déjà-vu ha squalificato una trama che poteva essere interessante. Ti sei preoccupata tanto di strafare con uno stile non tuo che quanto di tuo c'è probabilmente qui dentro, agli occhi di chi, come me, sa leggere e fare i raffronti, è scomparso.
Sono contenta, però, che tu abbia inserito la nota all'autrice, come ti avevo suggerito, e mi aspetto un seguito più originale. (Recensione modificata il 13/10/2012 - 07:31 am) |