Recensioni per
Nel segno del sangue
di Nocturnia

Questa storia ha ottenuto 9 recensioni.
Positive : 7
Neutre o critiche: 2 (guarda)


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Recensore Veterano
13/10/12, ore 07:50
Cap. 3:

Adesso faccio solo la lettrice, promesso. Lo sviluppo della storia mi interessa, soprattutto questo profilo tutto femminile e così selvatico, se mi passi il termine. Anche l'ambientazione così schizzata ha un grosso fascino (grazie per la nota. Non sapevo niente di questi demoni e me li sono andati a cercare).
L'unica cosa che continua a non convincermi, mi dispiace, è lo stile. A parte un altro richiamo infratestuale al Drago Nero (cap. 12, Haga: ... se cercate un riscatto per lei; il segno di una morale pietosa o di un’emenda, non ne troverete, perché la triste verità della Vita è che la Giustizia non esiste... Lo so, sembro una maniaca, ma ho letto quella storia già cinque o sei volte), ci sono proprio frasi che, nell'enfasi retorica, non hanno senso. Te le segnalo:

il singulto della perdita bloccato in fondo alla trachea: ti giuro che non l'ho capito. Il singulto dovrebbe essere un singhiozzo, no? Che c'entra l'accostamento con la perdita? O meglio, ho capito che vorresti dire che il pianto (dunque il singhiozzare del pianto) per la perdita le ha chiuso la gola, ma qui siamo a un doppio, triplo strato di metafora che finisce con il trasmettere poco e niente. Altra cosa: TRACHEA. Ammazza proprio la metafora, per come è 'fisico'. Mi fa benissimo se dici che arriva un golem, mi acchiappa al collo e mi strappa la trachea, perchè lo voglio vedere, ma in un'immagine che dovrebbe stare sul vago, è una pietrata al buongusto!

le gargolle: sbaglio io, o sono doccioni di pietra? Perchè diventano demoni?
il dolore coadiuvato: no comment.
Era la tricotomia del rosso sangue con cui dipingeva le pareti di un mondo logoro e consunto.
Era il nero della sua anima, della sua livrea, delle sue speranze.
Il bianco di un'innocenza perduta, mai più ritrovata, persa nella virilità di una belva dal volto umano.
: questo periodo è un capolavoro di nonsenso. Partiamo da tricotomia. WIKIDIZIONARIO:
divisione in tre parti
(it) divisione in tre parti di un concetto o di un argomento
(it) realizzazione di una sola possibilità delle tre esistenti.
rasatura che si effettua immediatamente prima di un intervento chirurgico per avere una superficie liscia, idonea a cerotti e bende adesive
A farla breve, è il termine che introduce un'idea di tre. Dov'è qui dentro il terzo concetto? Forse volevi dire "tricromia" (altro termine caro a Callie), ma ti sei scordata per strada il terzo colore. In generale, non serve: eri andata benissimo nel dialogo e anche nella scena in movimento, perchè incollarci questa pezza retorica che evidentemente ti appartiene poco?
Sei molto in gamba nella narrazione d'azione, dovresti potenziare questo aspetto e sono sicura che uscirebbe qualcosa di molto bello!

Recensore Veterano
11/10/12, ore 21:18
Cap. 1:

Lo stile è davvero troppo troppo simile a quello del cuore del Drago Nero.

Callie Stephanides scrive: "La vita non è una pergamena vergine, ma un palinsesto: la scrivi ogni giorno, finché non muori.
La scrivi raschiando la pelle – anche la tua – e scollandone memorie e polvere e sorrisi e sogni.
La scrivi – la ri-scrivi – perché siamo una bozza, non una lirica.
Cancellare e dimenticare è l’unico modo che abbiamo per inventarci un domani.
Lo so bene, perché per diventare Ygeia mi sono denudata il capo sino a ferire la pelle.
Lo sa Vinus, che pure aveva una memoria di carne a ricordargli la tragedia di una pagina strappata.
La sua. "

qui leggo: "Lo so io, che di quella storia ho fatto la mia seconda pelle.
La conosco e ne ho esplorato gli amari confini, giacendo poi scomposta e rotta, al mio fianco i fantasmi di un evo ormai estinto.
L'ho vissuta e infine compresa, abbracciandola.
E nel suo abbraccio ho trovato una risposta.
Una fine e un inizio."

Dalla struttura delle frasi, alle immagini, al fuoco diretto, è evidente che sei in debito con Callie Stephanides e tutte le novità da lei introdotte nella sua storia.
Ancora...

Questa è la chiusa del primo capitolo di Callie Stephanides: “In principio era Ygdrael e Ygdrael era il Bene”: così s’inaugurava la leggenda che cullava i miei sogni di bambina.
“Dei suoi primi dieci anni di vita non ricordava niente. Un mattino si era svegliato con la neve alle ginocchia e le palpebre incollate dal gelo. In lontananza, il mugghio dell’esercito pronto a marciare”: così comincia invece la storia di Vinus, il Drago Nero.
La storia che voglio raccontare.

Questa è la tua: E mentre chiudevo le palpebre, emettendo un sonoro e soddisfatto sospiro, al sicuro ed al caldo nella mia casa in pietra bianca, una donna le riapriva a fatica, il sangue incollarle tra loro.
Una donna che urlava al firmamento tutto il suo lutto, gemendo nella neve che, gelida, l'avvolgeva come un tetro sudario di morte.
Una donna cui il punto fio risiedeva nel petto, all'altezza del cuore.
Era stato il silenzio ad accogliere le sue esangui parole, il vento tagliente del nord a portarle fino ai confini di Albir:
"Zanor..."
Ed è la sua storia che voglio raccontare.

Questo effetto déjà-vu ha squalificato una trama che poteva essere interessante. Ti sei preoccupata tanto di strafare con uno stile non tuo che quanto di tuo c'è probabilmente qui dentro, agli occhi di chi, come me, sa leggere e fare i raffronti, è scomparso.
Sono contenta, però, che tu abbia inserito la nota all'autrice, come ti avevo suggerito, e mi aspetto un seguito più originale.
(Recensione modificata il 13/10/2012 - 07:31 am)