Ottava classificata al contest Who we are
Grammatica e sintassi: 20/20
Stile e lessico: 13,8/15
Sviluppo della trama/originalità/gradimento personale: 9/10
IC: 5/5
Introspezione: 9,8/10
Eventuale bonus: -
Totale: 57,6/60
Grammatica e sintassi:
Grammatica e sintassi sono davvero impeccabili. Non c’è alcun errore, di nessun genere.
Non ci sono né errori di battitura né “sbavature” nella costruzione delle frasi.
Stile e lessico:
Lo stile è indubbiamente scorrevole e equilibrato nel tono; non è né pesante né frettoloso, e si adatta molto bene alla sequenza di pensieri.
L’unico appunto che mi sento di fare riguardo alla stile è inerente al ritmo: la storia manca un po’ di un ritmo definito, di una struttura delle frasi che sia incisiva e “colpisca”. In una storia più lunga probabilmente non si sarebbe notato, ma dato che avevate il vincolo della brevità e la storia doveva necessariamente essere corta, in così poche righe la mancanza di un ritmo definito risalta, facendo perdere un pochino alla storia dal punto di vista dell’impatto.
Per il resto, lo stile è preciso e ben sviluppato. Manca forse un pochino di “audacia”, di variazioni, ma questo più che altro riguarda l’aspetto lessicale.
Il vocabolario, infatti, risulta già vario e ricco nonostante la brevità della storia, ma nella prima metà non “spazi” moltissimo nei vari registri. Usi parole “tranquille”, cioè che non si distaccano mai da un registro medio. È sicuramente la scelta più “sicura”, meno rischiosa, perché così non rischi mai di esagerare in una direzione o nell’altra, ma rende la narrazione un po’ piatta (non noiosa, quello mai) e un po’ meno incisiva di quello che sarebbe stato altrimenti. Con parole un pochino più ricercate o di impatto, magari in cui fosse evidente il background di Effie come abitante di Capitol City (cosa che in effetti fai in un’occasione, con quello “stucchevole” che è perfettamente in linea con l’impostazione di Effie), la storia, già molto buona nella sua idea di partenza, sarebbe stata ancora più indimenticabile. Questo discorso, tuttavia, vale solo per la prima parte della storia: nella seconda metà, invece, si percepisce un cambiamento di rotta che coincide con il cambiamento di atmosfera: quando parli del presente, della parte più “cruda”, lo stile diventa più audace e il lessico lo segue, in modo del tutto efficace. Così facendo la seconda parte risulta incisiva e significativa, mentre la prima “impallidisce” un pochino a confronto.
Sviluppo della trama/originalità/gradimento personale:
L’idea di base è molto buona: è affascinante vedere il mondo di Effie che crolla davanti ai suoi occhi, le certezze che vengono distrutte. Tutto ciò che era stata la sua vita – confortevole, agiata, sicura, priva di preoccupazioni – ora è spazzato via.
Le frivolezze di cui viveva non si reggono più in piedi, deboli rispetto alla violenza che viene esercitata davanti a lei. Che non è più una violenza distante, da “spettacolo”, ma una violenza vera, bassa, minacciosa.
L’idea di basare la riflessione sul contrasto frivolezza/dura realtà riferito a Effie non è forse originalissima, perché è un confronto abbastanza immediato ed è abbastanza veloce l’associazione con questo personaggio, ma nonostante questo la storia si regge bene in piedi ed è sviluppata in modo coerente e piacevole da leggere. Particolarmente, rimane impressa la parte finale, che mette in evidenza il tentativo, seppur sempre più flebile, di non abbandonare del tutto il passato. Il fatto che Effie non dice che la realtà sicuramente non è più “rosa”, il fatto che si mette in evidenza la difficoltà di crederlo ma mai l’abbandono della speranza, mai la resa, è un elemento particolarmente significativo e anche originale. Rende, in una sola frase, Effie un personaggio più forte da un lato (perché lotta ancora, con ostinazione, per restare aggrappata al mondo che conosce) e più debole dall’altro (perché in questo rifiuto di accettare la realtà emerge bene la debolezza dei privilegiati, di coloro che hanno conosciuto solo calma e sicurezza nella loro vita.)
Mi è piaciuto moltissimo anche il passaggio in cui il guardare il mondo attraverso lenti rosate lo rendeva meno doloroso. È un’espressione molto significativa, e ottimo spunto di riflessione. Suggerisce che la frivolezza di Effie potesse essere non soltanto una superficialità causata dall’ambiente in cui ha vissuto, ma un vero e proprio meccanismo di difesa, non così diverso dall’egoismo di Katniss o dal fascino ostentato di Finnick. Mette, con due sole parole, Effie sullo stesso piano di tutti gli altri personaggi che lontano, soffrono, combattono per sopravvivere e per allontanare la sofferenza in un mondo che colpisce tutti, in modi diversi ma con la stessa violenza.
IC:
Effie è IC dalla prima all’ultima riga: dai richiami alle conversazioni con Haymitch, dal quasi stereotipato ma assolutamente efficace amore per il colore rosa, dal rifiuto a lasciare che il suo mondo rosato venga rovinato fino alla comprensione, indesiderata e inevitabile, che il mondo forse non è mai stato così bello, Effie è totalmente IC.
Non solo: riassumi, in pochissime righe, un passaggio assolutamente significativo per lei: il passaggio che compie quando comincia a vedere la realtà oltre Capitol City, quando si affeziona a Katniss, quando si ritrova suo malgrado coinvolta nella ribellione. Riassumi quella che è un’evoluzione importantissima per il personaggio, e lo fai in un modo indiretto e delicato che risulta vincente.
Introspezione:
I piace il fatto che l’introspezione parte da un elemento preciso e che tale elemento sia la base di tutta la storia. L riflessione è mirata, ben gestita, non è mai dispersiva o confusa.
È un’introspezione, dal punto di vista tecnico, ben articolata: comprensibile, immediata, sviluppata in modo coerente.
È anche significativa dal punto di vista emotivo. Forse non si percepisce proprio fino in fondo il senso di instabilità di Effie, o meglio, si percepisce ma non si riesce a condividerlo proprio totalmente perché la narrazione procede con un leggero “distacco” dai pensieri ma nonostante questo ci si sente comunque da subito vicino ad Effie nell’essere “sballottati” dal mondo che cambia, che ruba le certezze e sottrae tutto ciò che si credeva essere vero e stabile, destinato a rimanere invariato per sempre.
La decisione di ambientare l’introspezione durante la prigionia di Effie, in particolare, è molto buona: mi piace molto l’idea che il primo passo dell’evoluzione di Effia avvenga durante il suo primo scontro vero e proprio con la durezza della realtà, perché è un’idea molto realistica.
Mi piace moltisimo, soprattutto, il passaggio: da ciò che era (rosa, tutto rosa) a ciò che è ora, nel presente, con colori che rappresentano violenza e dolore. Che rappresentano il mondo vero, quello che non può essere nascosto da un alone rosa, quello che è davanti ai suoi occhi e lo è sempre stato, ma comincia a farsi vedere solo ora.
|