Recensioni per
Gorgoglìo.
di hiccup

Questa storia ha ottenuto 269 recensioni.
Positive : 267
Neutre o critiche: 2 (guarda)


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Recensore Master
22/03/14, ore 09:33

Oh ecco perché hai aggiornato cosi presto, per un uscita scout. Fai scout? Non lo sapevo... Io non sopporterei, non sono proprio fatta per queste cose!
Anyway la gelosia è un qualcosa che mi fa andare in bestia a volte, è come se fossi possessiva ed egoista allo stesso tempo. E in qui momenti faccio un respiro e faccio finta di niente, ma il tormento è troppo grande per essere scacciato.
Odio la mia gelosia, spero solo che non si noti...
Cmq molto belli i versi con cui hai espresso questo sentimento. Mi piace anche il sentimento di appartenenza e di estrema "sottomissione" alla persona, come se ne avessi bisogno per vivere... Bellissimo!

"Vorrei poter dipanare le mie parole, le mie emozioni, davanti a te,
ma renderei ogni singola sillaba, ogni lettera,
confusa e sprovveduta, stupida e tentennante;
ti apparirei inerme e debole;
una sognatrice condannata dalla propria immaginazione.

E io non credo di riuscire a reggere tutto questo:
tu forse non hai bisogno di me, ma io di te
necessito, invece; mi servono i tuoi occhi, i tuoi sorrisi
e la tua voce profumata di semiserio, di tragicomico."

Questa parte la trovo la sintesi di tutto l'essere di persone come me, libere e dipendenti allo stesso tempo, complimenti.
Baci by Fede

Recensore Veterano
21/03/14, ore 22:08

Oh.

Per un attimo (anche più d'uno) ho pensato di risponderti in versi, l'argomento è scottante e mi sarebbe piaciuto far prevalere anche il "motivo" opposto. Ho tante osservazioni per questa poesia. La prima è che all'inizio pensavo ci fosse solo la prima parte - mi sembrava finesse lì e che quello, più sotto, in corsivo fosse solo l'epilogo che a volte scrivi. E invece, sorpresa! C'è una seconda (o terza se includiamo anche l'intermezzo) parte, che però non sovverte gli schemi, ma completa quello che hai iniziato.
La seconda osservazione è che, come ti dicevo, è difficile dirsi d'accordo o contrari in situazioni del genere. Non dubito che ci siano persone convintissime del fatto proprio (a ragione o a torto? questo lo lascio giudicare a te, per quel che mi riguarda è la seconda delle due), ciò non toglie che secondo me non si può né gettar acqua sui sognatori, la cui essenza è riscaldare di passione, se non fuori almeno dentro; né d'altro canto si può gettar benzina, altrimenti le probabilità di prendere fuoco aumentano esponenzialmente (e il loro rischio di base è già piuttosto alto). Dobbiamo limitare il nostro essere sognatori? Il nostro ambire a ben più? Il realismo permette una vita materiale più semplice, certamente. Ma se vogliamo credere che anche spiritualmente sia la soluzione a tutti i problemi, beh, ci prendiamo in giro. Il materialismo sopisce l'anima, mette a tacere le sue inquietudini con una repressione che è paragonabile solo ai rastrellamenti che i tedeschi effettuavano nei territori occupati durante la seconda guerra mondiale. Chi parla è perduto. E l'anima diventa "pericolosa" quanto un ebreo.
La terza, che è strettamente collegata alla seconda, è che mi sono sentito sotto giudizio, ci crederesti? Mi è sembrato di dover sostenere quelle tue accuse, penso perché francamente le avrei potuto anche io rivolgere a me stesso - e non sarebbe stata la prima volta. Solo che, oh, fa un certo effetto leggerlo con le tue parole (e non nelle tue parole).
La quarta l'ho dimenticata mentre scrivevo le altre tre, lol. C'est la vie.

La poesia è una tua poesia tipica, con le tue preferenze lessicali (di un lessico spesso tecnico, in cui qualche parte del corpo non viene quasi mai a mancare) e il tuo solito modo di fare e porti, forse stavolta hai un pizzico di decisione in più. Di ardore anzi. Forse è il rossore di chi si "altera", l'ideale per nascondere il pudore e la vergogna di chi vorrebbe far passare per saggeza la propria codardia, stando almeno al tuo intermezzo.

È una poesia del ridimensionamento, che vuol farti tornare con i piedi per terra, lo dici chiaramente:

"Dunque cosa credi di fare con quei sorrisi,
quelle parole vuote, fragili tanto quanto la tua mente?
 
Coltiva le tue passioni e indossale come perle pregiate
prima che il fumo della delusione le deturpi brutalmente;
e il tuo bel viso venga sfregiato dal perdita, dal fallimento.
 
E non rintanarti nell’amore incondizionato del tuo credo,
delle tue divinità, delle tue leggi, sei e rimani un granello
scomodo nelle stellate meningi dell’universo;
il destino è univoco e non puoi fuggire in abbracci sconosciuti,
in baci malinconici, in carni altrui.
 
Alza gli occhi e fronteggia il tuo riflesso."

Non c'è disfattismo, ma solo un crudo realismo geopolitico, per così dire, demolitore di certezze nebbiose. Combatti solo contro chi è più debole di te, insegui i sogni raggiungibili e non perdere tempo, domani potrebbe essere tardi. Sembri volerti richiamare, sarà il tuo super io che cerca d'imporsi? Non che sia debole e abbia bisogno d'ulteriori aiuti, eh, anzi mi pare d'intuire che sappia essere molto persuasivo. Questa è la sua ramanzina quotidiana. Rivolta a quel tuo peccato, che confessi ogni giorno anche nelle poesie, quel peccato d'empatia e d'incanto, che rischia continuamente di farti annegare nelle menti, nelle vite, nelle storie e nei sogni tuoi e altrui.
Una critica serrata che avrà certo molti punti a favore (se l'ascolti ti garantisce risultati misurabili migliori), ma ad un prezzo alto. Se l'ascoltassi, non potresti né dovresti fare più poesia. Si esige un tributo da pagare con il sangue dell'anima.

Così ho letto i tuoi versi. Complimenti, le tue poesie offrono sempre spunti e chiavi di lettura diverse. ^^

ps. HO TROVATO UN ERRORE, AHHA!

e il tuo bel viso venga sfregiato dal perdita

Doveva succedere prima o poi, essì.

Recensore Master
21/03/14, ore 19:54

Oh credo di essere in tempo oggi... Ho trovato questi minutini di riposo assoluto, anche perché mi sono presa un giorno (e un pomeriggio) per stare Tranquilla e tralasciare in un angolino (maledetto) tutti gli impegni e la scuola. Domani rimango a casa, insomma me lo posso anche permettere visto che ci vado tutto l'anno. Solo un giorno....
Be che dire, per me ogni parola e addirittura ogni virgola la ritengo perfetta. Purtroppo la perfezione è perfezione.
Scusa ma oggi non è giornata, non so davvero cosa scrivere e oggi non ho fatto altro che rispondere male o guardare male. Ogni persona diceva qualcosa di sbagliato, o che non mi andava bene ma il problema sono io. Solo io, ma a volte penso siano anche gli altri. Non lo so, sono nella confusione totale e anche per questo ho preso un giorno di pausa. È come se mi trovassi in un labirinto e non sapessi quale strada prendere, come se fossero tutte e due strade chiuse.
Anyway non siamo qui a parlare di me, divento odiosa se faccio cosi. Mi sento confusa e egoista allo stesso tempo.
L'unica cosa che posso dirti è che come al solito mi è piaciuta tanto.
Di nuovo scusa, cara.
Baci by Fede

Recensore Veterano
21/03/14, ore 11:12
Cap. 2:

Sono quasi all'inizio.
È una poesia tenerissima questa, aww. Devo però farti notare una cosa:

"Inspiro; espiro;
manca ancora poco."

Ho provato a leggerla più volte e questi versi proprio non mi piacciono; senza di loro la poesia sembra avere un piccolo vuoto nella parte finale, è vero, però ho l'impressione che non siano quelli giusti. So anche che non ti piace modificare le poesie scritte da un po' (lo capisco) e quindi non te lo dico perché mi aspetto che tiri fuori dal cappello magico due versi nuovi di zecca e li sostituisci, vorrei solo sapere se anche tu hai quest'impressione.

Il resto lo trovo convincente, hai saputo coniugare bene semplicità e morbidezza in un componimento che parla d'una ragazzina che si riscopre bambina, pur sentendo dentro di sé molto più anni di quanti ne dovrebbe dimostrare. Riesci ancora a sorprenderti - e a lasciare che il mondo ti sorprenda. Il rivedere quel volto amico ha riportato a galla atteggiamenti e sensazioni puri e innocenti, schivi e incantati, che forse in quei giorni non credevi potessero più appartenerti e davanti a quel tramonto la tua razionalità opprimente è andata ko ai punti. Solo per un match, ma ogni piccolo vittoria va festeggiata e tu l'hai celebrata nel migliore dei modi, dinnanzi a un cielo che si va spegnendo per ricoprirsi di tuoi sogni, grandi e bellissimi.
Avrai dormito bene quella notte, ne sono certo.
Complimenti per la tua poesia e soprattutto per la tua interiorità che impara ad ingannare la tua età.

Recensore Veterano
20/03/14, ore 23:24

Ero certo che prima o poi m'avresti domandato che ordine seguo nel commentare le tue poesie. In verità un ordine a volte c'è, a volte non c'è; a volte leggo le tue poesie ma non da casa, così devo necessariamente aspettare per scrivere qualcosa. Altre volte non sono in vena di scrivere (ma di leggere, quello no, le leggo ogni giorno sappilo), qualche volta non ho il tempo materiale di farlo. Viceversa capitano i giorni in cui voglia e tempo e occasione non mancano, così passo volentieri di qua con l'intento di scrivere. Dove? Perché? A volte casualmente. A volte viaggiando in ordine, a ritroso o procedendo avanti. Ma spesso ritrovo dei motivi particolari (magari "collezionati" nel corso della giornata e conservati in testa fino a quando potrò mettermi al pc, vedi il caso dell'entropia) che mi spingono a commentare una poesia piuttosto che un'altra (vedi l'altro caso della raccolta di Nietzsche, che stasera peraltro inizio a leggere). Il mio viaggio fra le tue poesie ha questo vantaggio, posso cambiare direzione a mio piacimento mentre tu sei "condannata" a tirare dritto (forse per questa ragione io non potrei mai riuscire nell'impresa che tu stai tentando; mi sentire come se mi mettessero una camicia di forza). Sei però anche privilegiata, riesci a domare i tuoi istinti e condurli "sulla retta via" che indichi loro, come se volessi provocare reazioni controllate. Quando sarai arrivata al 365esimo giorno dovrai spiegarmene la formula esatta.
Stasera commento questa poesia perché ho aperto il link youtubbesco già da un'ora (per intenderci i Nocturnes, 1.03.27) e mi ha messo in the right mood (sì, oggi mi sento tanto anglofono :3) per commentare un nulla di fatto. Che formalmente non andrebbe neanche commentato, anzi si presume debba solo venire ignorato; ma non quando si tratta d'una tua poesia!
Tralascio la tua misantropia, dopotutto solo alcuni santi ne sono del tutto esenti. Piuttosto, le tue parole! Anche quando non scrivi "nulla di particolare" (ti prego di non fraintendere, eh, nessun poeta può scrivere qualcosa che "rapisca" ad ogni poesia), riesci comunque a fare scelte semantiche e lessicali, attraverso antinomie e metafore e parallelismi e ossimori e contraddizioni e figure simili che lasciano il lettore a volte basito, a volte sorpreso, a volte interdetto, a volte perfino irritato, a volte solo ammirato (per la tua audacia). Mi spiego meglio, ecco un accoppiamento tipico:

"questa eterna dedizione"

Dico tipico perchè senza la coppia sostantivo+aggettivo non esisterebbe il tuo fare poesia (forse è qualcosa che non avrei dovuto rivelarti fino alla fine della tua raccolta); l'eternità è poi un concetto ricorrente che, come altri, ti piace riproporre, ma in vesti nuove; in questo caso non abbiamo un contrasto, che pure frequentemente crei, ma risalta la stranezza di una dedizione - che è un dedicarsi a - eterna, ci pensi? Dedicarsi in eterno a qualcosa, magari alla stessa cosa. Sarebbe monotono a dir poco. E, considerando il tema del componimento, è un controsenso! Non diventa altro che un tentativo in loop destinato al fallimento, a risultare vano, come un continuo rialzarsi e cadere (e non cadere e rialzarsi). Come una amcchina incapace d'apprendere lo stesso, medesimo, errore.

Tutto questo discorso potevo anche evitarlo e dirti semplicemente che adoro i tuoi accoppiamenti di parole. Dovresti fare l'accoppiatrice di parole, o almeno scriverci un racconto (sarebbe molto alla "Baricco", come il suo MrGwyn che scriveva ritratti).

Mi è piaciuta molto la chiusa:

"Come terra arida e prosciugata, rigiro tra le dita queste righe
e sospiro, disillusa, volgendo lo sguardo alla luna implosa nel buio."

E in generale mi è piaciuta la poesia, è molto intima e introspettiva e angustiante e sfiduciata. E scritta bene.

Se fossimo a scuola e questo fosse un compito dal titolo "Cosa significa questa poesia?" risponderei semplicemente così, citando due sue/tue frasi:

Q) Si può scappare da se stessi?

A) Diciannove marzo: nulla di fatto.

Complimenti.

Recensore Veterano
20/03/14, ore 20:57
Cap. 79:

Mi spiace che stavolta sia stato un brutto sogno ad ispirare la tua lirica, c'est la vie d'altronde. È vero, i versi sono leggermente più piatti del solito (a volte sei un'ottima critica di te stessa), soprattutto perché solo in te possono risvegliare certe paure che hanno la loro tana nel tuo inconscio. Quelle specifiche paure intendo, perché d'altro canto ciascuno di noi ha le proprie debolezze e i momenti che non vorrebbe richiamare alla memoria (recollect - mi piace il termine inglese), il che permette comunque l'identificazione nei tuoi versi in questa e altre poesie. La poesia con cui hai introdotto il componimento mi piace, sai che non la conoscevo/ricordavo? In effetti dovrei rileggermi Saba, che dopo il liceo ho ignorato, ma lo farò un giorno, sperando di capirlo (anche a scoppio ritardato va bene) e a capire cosa intendevi dire.

L'uroboro non fa che ricordarmi la tua passione accesa per l'eterno ritorno e in generale il fascino che senti nei confronti dell'idea di ciclicità, che in questo caso si manifesta come vivere vano, affannoso e inconsistente, che costruisce in tempi lunghissimi a demolisce fin troppo in fretta. Rise and fall. La prospettiva nichilista e cinica che nella "corsia di sinistra" ti parla e ti riporta alla realtà, ti chiede d'imparare a lasciar andare (come se si potesse davvero lasciare andare). A destra ci sei tu (nel senso che ci sei in maniera diretta, in prima persona) e sei tremendamente esplicita e sincera con te stessa, consapevole che il confine fra giusto è sbagliato è labile, sfocato, e che riesci a nascondere appena ciò che più ami e di cui hai più paura:

"Ed è tutto sbagliato,
tremendamente sbagliato;
tu sei sbagliato,
io sono sbagliata;
siamo stupidamente errati entrambi.

Ed è tutto malinconico;
perché c’è molto più
di quanto traspaia
e sarebbe la fine:
lo sarebbe appena il velo di solleverebbe;
sguardi cerulei e terribilmente consapevoli della falsa realtà
abbracciati ad occhi verdi privi di difese."

L'accenno ad una soluzione c'è:

E non c’è niente da dire,
o forse sì?

 
"Impara invece a lasciar andare;
prova a lasciar andare tutto,
tranne te stessa."

Si può fare? È solo l'eennesima illusione, l'ennesimo sogno ad occhi aperti, un cattivo consiglio? Chissà.
Intanto complimenti, perché riesci sempre a convogliare molti significati e molte sfaccettature nei tuoi versi.

Recensore Veterano
20/03/14, ore 18:30

Non ho letto questa poesia oggi per la prima volta, eppure nonostante sapessi già cosa aspettarmi, anche in quest'occasione mi sono ritrovato sorpreso e veramente colpito. Mi piace tanto, già dopo aver letto il titolo ricordo d'aver fatto la prima associazione d'idee: hai presente il film "Emotivi anonimi"? Ecco, le tempeste emotive disperse mi ci hanno subito fatto ripensare! La fine, viceversa, con il suo richiamo all'entità dispersa che tu saresti (e che sarei io e che sarebbe chiunque altro nel tuo inventario del mondo) mi ha fatto tornare in mente, lungo i fili dell'ennesima associazione pindarica, due canzoni dei Verdena, poste rispettivamente ad aprir e chiudere l'album: Scegli me e Lei disse. Ti starai chiedendo "embé? Dove sarebbe il collegamento? Stefano, stai perdendo colpi, tsk. Ma lasciami finire, eh! Le due canzoni hanno infatti due sottotitoli, rispettivamente: (un mondo che tu non vuoi) e (un mondo del tutto differente). E non so, quest'idea di dispersione, di mondi alternativi e possibili - tanto, ironicamente, possibili quanto irreali/irrealizzabili e in ogni caso inattuali - mi ci ha fatto pensare.
Questa è una di quelle poesie su cui potrei scrivere per ore, il concetto di entità è di per sé problematico (a dire poco), sia che si tratti solo di entità concrete, sia che si trattino anche le entità veramente difficili da definire e confinare in posizioni precise, come quelle astratte, quelle matematiche e quelle sociali. Sarebbe veramente banale e superficiale dire che l'uomo appartenga alla prima categoria: e con l'anima (o ragione che dir si voglia) come la mettiamo? Dici bene quando parli di entità assurde, l'aggettivo è molto più che appropriato, rivela anzi le contraddizioni insite nel nostro essere. O forse è solo che la nostra visione del mondo è limitata, il linguaggio imperfetto e il risultato è una universale difficoltà nel tracciare schemi precisi in cui far rientrare ciascun essere vivente o inorganico e inserirlo per farne una tassonomia gerarchiaca, secondo i tentativi avviati già da Aristotele e che perdurano ancora oggi.
Mi sto perdendo un po', lo so, è che certi ambiti sono talmente intricati che diventa difficile isolarli e trattarli come se fossero indipendenti dal resto. Non voglio allontanarmi troppo dalla tua poesia però, quindi mi butto a capofitto nella melodia che risuona nei primi versi; in effetti mi pare che questa tua riflessione in versi sia nata, correggimi se sbaglio, in un momento "musicale". Si sa, la musica fa riflettere, non solo per i testi che propone ma anche e soprattutto per le note che guidano la mente in astrusi percorsi immaginari. Basta che ci siano le condizioni adatte (o minime).
In questa poesia la musica è il mezzo di trasmissione che fa inquadrare al lettore la volatilità dei suoi pensieri:

"La musica s’insinua dolcemente tra le vertebre,
lungo il midollo spinale; si fonde insieme alla
viscosa sostanza cerebrale malleabile;
quanto sono duttili i pensieri.
 
Danzano,
sobbalzano,
volteggiano
innanzi le iridi acquose e cristalline,
baciate dal sole cocente ed accarezzate dalla brezza irrequieta."

L'averli davanti agli occhi, letteralmente. Mettere il lettore di fronte al fatto compiuto. Tutto questo si lega a quell'esperienza personalissima, quei pensieri selvaggi e difficili da domare che stanno alla base di ogni singola parola che t'appartiene. Ma c'è di più:

"Ci sono poi note che
graffiano,
incidono,
strappano
la tenera carne della schiena, del collo, dei seni;
cercano di scavare in profondità, giù, giù;
arrivare a quel muscolo che troppo solertemente
si tenta disperatamente di ammaestrare, di regolare."

Il legame tra musica e anima si fa ora più stretto, stringente, violento.
Superba la perifrasi per indicare il cuore.

"La melodia assorda le pulsazioni;
queste voci mi distruggono in centinaia,
in milioni di schegge minuscole e taglienti."

Sembrerebbe la fine.
C'è un epilogo:

"Siamo entità assurde:
scivoliamo fuori dalle alcove bollenti, in subbuglio,
di sogni integri, perfetti, stupendi;
ci ammacchiamo durante la giornata infernale
- un’eterna ascesa al purgatorio notturno e stellato;
ci corichiamo sfibrati, mere ombre di noi stessi,
timorosi mostriciattoli deformi e guasti
che si crogiolano in un mondo di incubi terreni,
stringendosi tra scapole nude,
smussate dalle tempeste emotive.
 
Siamo entità disperse."

Fondamentalmente sono d'accordo con tutto quello che hai detto in quest'ultima parte. Non c'è niente da aggiungere, hai usato parole perfette. E forse dopo averle scritte ne sei rimasta ammaccata, a causa di un'ennesima tempesta emotiva che t'ha attraversato, però mentre eri nell'occhio del ciclone sei riuscita a comporre versi fantastici. Quantomeno, fantastici secondo me, e in cui mi ritrovo tantissimo.

Complimenti.

Recensore Master
20/03/14, ore 13:30
Cap. 79:

Ok, praticamente sono stata scioccata dalla bellellezza (ihihi l'ho fatto di proposito) della poesia. Sinceramente la adoro, anche se hai detto che non ne vai fiera... Ma tutto ciò che a te non sta bene ha sempre un grande valore per me. Anyway io misteriosa e incasinata nel mio animo e perciò la maggior parte delle persone non sanno proprio come trattarmi (sono un vero disastro, anche psicologicamente).
Meglio cosi perché ultimamente sto cercando di evitare il più possibile le persone, sento che non mi posso fidare più di nessuno, a volte mi illudo pensando che qualcosa sia cambiato invece è peggiorato, forse sono io quella strana. Poi mi rendo conto che se ho qualche problema posso confidarmi solo col cuscino. Sono pienamente fatta di solitudine, malinconia e ... Tante altre cose. Cmq non stiamo a parlare di me che mi deprimo, ti starò solo annoiando.
Be che dire, mi piace quel pizzico di nostalgia che traspare dalle tue poesie, mi piace davvero tanto. Lo trovo strategico e molto poetico.
Grazie per i bellissimi versi.
Baci by Fede

Recensore Veterano
19/03/14, ore 21:09

Ho iniziato a leggere e mi si è incollata un'immagine in testa, ho associato infatti il tuo viandante a quello di Friedrich. L'ho letta così la tua poesia, mi son fatto largo lungo un sentiero di versi che hai costellato di sparse vaghezze (anzi disperse, come in quella tua poesia che devo ancora commentare), sono stato un viandante a mia volta. L'ignoto imperversa e domina ogni frazione temporale: presente, passato, futuro, come se sia stato l'ignoto ad inseminare l'universo. Ho letto di quel cielo, di quei sogni e quelle ambizioni che ci poniamo, cercando di superare difficoltà (im)prevedibili, ma il destino è già scritto:

"E continua a camminare, allora,
inerme viandante sprovveduto,
con i tuoi polsi nudi, con le caviglie arrossate;
con i capelli scompigliati, con gli occhi vigili e sognanti insieme;
prego, prosegui pure lungo il tuo viaggio verso la grezza realtà."

E poi:

"Io mi apposterò all’ombra, ai confini della coscienza;
e alla pallida luce notturna arriverai a scorgere i miei occhi
- per la prima e l’ultima volta –
prima di risvegliarti
e cadere
in un incubo
ben peggiore,
mio caro
viandante."

Sono versi che non lasciano scampo, nessuna speranza è superstite. Sei sicura che il suo cammino, avvolto nelle nebbie, ha un'unica direzione, perché tutte le strade portano alla grezza realtà, ovvero al niente. Non c'è nulla di superiore, le stelle sono fenomeni fisici da osservare e non da amare, i miracoli sono solo coincidenze casuali di leggi o elementi ancora poco noti e così via dicendo.

Questa mi è sembrata una camuffata (ma neanche troppo, se lo avessi voluto avresti potuto mimetizzarla perfino meglio) professione d'ateismo. È un'interpretazione particolare, me ne rendo conto, e forse mi sbaglio. O forse no.
Comunque sia, bella poesia. Complimenti!

ps.

"Io mi apposterò all’ombra, ai confini della coscienza;
e alla pallida luce notturna arriverai a scorgere i miei occhi
- per la prima e l’ultima volta –
prima di risvegliarti
e cadere
in un incubo
ben peggiore,
mio caro
viandante."

Io avrei scritto:

prima di risvegliarti e
cadere
in un incubo ben
peggiore,
mio caro, instancabile
viandante.

Così da sfruttare al meglio le potenzialità dei versi brevi ^^

Recensore Master
19/03/14, ore 17:37

Ehi! Oggi quella in ritardo sono io, wow! Anyway ho finito appena adesso di fare i compiti (oggi fortunatamente erano pochi ihihi) e ora dedico 5 minuti a recensire, a controllare le storie aggiornate. Bene titolo il viandante, questo titolo sa tanto di vagare nel mare di insicurezze proprie cercando di indovinare la giusta via.
Ma tutta la poesia mi ha dato questa sensazione di camminare nel nulla, nelle insicurezze. Sarà una mia impressione.
Sto rileggendo più volte per cercare di trovare la mia parte preferita ma mi sembra che tutto sia importante e abbia un ruolo notevole nella poesia. Mi viene da chiederti: quando scrivi le tue poesie le dedichi a qualcuno? Nel senso che magari ti ispiri a delle persone? Forse te L'ho già fatta questa domanda, non ricordo.
Cmq sempre bellissima la poesia, amo ogni verso anche perché mi rispecchia molto in quanto ci sono delle parti in cui si sente insicurezza nei versi altri in cui si sente il coraggio e la volontà di intraprendere.
Baci by Fede

Recensore Veterano
19/03/14, ore 13:08

Questa poesia ha l'inflessione di frasi rubate ad una lettera - e non solo per via del "proemio". Leggendola ho avuto l'impressione di leggere delle frasi particolarmente poetiche tratte da una lettera, come se tu avessi avuto in testa una epistola da scrivere mentre riportavi su carta queste parole.
Non vorrei andar contro ciò su cui hai incentrato questo componimento... ma devo ammettere che sono di un parere diverso; andar via è una necessità talvolta, rimanere, spesso, è solo l'ennesimo tentativo di procrastinare l'ingrato compito che ci spetta. Andar via - e tornare -, questo è il viaggio necessario per chi vuol rimanere davvero, per chi vuole scegliere di farlo e non non-scegliere di non farlo.

Una poesia leggera e delicata, sottile ma molto chiara. Non voglio indugiare più a lungo del dovuto, perchè sono versi che ben esprimono i dolori dell'anima, non è il caso di "girare il dito nella piaga". Complimenti. :)

Ps. Ti svelo un segreto, non ho scelto di commentare oggi questa poesia per caso; cercando su internet ho trovato "SELECTED LETTERS OF Friedrich Nietzsche. Edited and Translated by CHRISTOPHER MIDDLETON", era questa la raccolta di cui mi parlavi?

Recensore Veterano
18/03/14, ore 23:23
Cap. 75:

Oddio, ma questa è una meraviglia. Ti prende come se fosse una storia in versi, sul serio, ho divorato in un attimo la parte finale, tanto ero ansioso di leggere fino all'ultimo verso. L'ho trangugiata con foga avida e non lo dico tanto per dire, è andata così. Non so da dove cominciare, davvero, vorrei rileggere e scrivere di ogni singolo verso ma ho paura di rovinare un organismo così armonioso, di trattarlo come una cavia da laboratorio. Correrò il rischio, perché una poesia così bella merita più di due semplici righe.

"La bambina si scostò appena
dalla vetrina variopinta e lucida
di meraviglia e sorpresa e saggezza;
 socchiuse le labbra sottili
e sospirò davanti a quelle
persone di carta e inchiostro,
 rilegate, vezzeggiate,
maneggiate con cura maniacale."

Me lo sono chiesto per tutto il tempo: quella bambina esiste davvero? Quella bambina c'era, l'hai vista con i tuoi occhi? O quella bambina eri tu? Sai com'è, mi son fatto prendere dalla fantasia: ho anche immaginato che quella bambina non fosse che l'immagine di un ricordo, di te da piccola davanti a quella stessa vetrina. Però credo che quella bambina in realtà sia stata presente quel sedici marzo di fronte a quella vetrina, sbaglio?
Eppure i miei dubbi rimangono. Quando dici ad esempio di meraviglia e sorpresa e saggezza; non ho potuto non pensare allo stridio con il titolo scelto, ed è paura; stranezza; curiosità. Quella bambina è molto più composta ed equilibrata di te, secondo la tua descrizione: è forse un'immagine interiore, un tuo modello ideale? È forse l'innocenza che insegui, che vedi riflessa nelle tue piccole sorelle e di cui senti la mancanza?
Ho letto la poesia in più modi, non so neanche se voglio sapere quale sia la versione corretta.

"e sospirò davanti a quelle
persone di carta e inchiostro,"

Aww.

"L’insegna della libreria dimenticata
cigolava placidamente,
accarezzata dalla brezza autunnale;
ispirò a fondo, la piccola,
inalò il profumo di cioccolata
calda e dolci zuccherati;
cacciò una manina nel cappotto
estraendone una manciata di monetine sonanti."

Le librerie sono uno dei più seducenti sulla terra (e bisex, o forse solo estremamente tolleranti - dovremmo prendere esempio?), ma è una mia impressione o ne avevamo già parlato di librerie e biblioteche?
Comunque sia, hai usato parole dolci con grande maestria, sai a chi pensavo? Ad un pasticcere che abbellisce la sua torta con minuzia e dovizia di dettagli, che l'adorna rigorosamente senza comprometterne la bontà. Mi hai fatto quasi venire fame, lol.
E il pensiero della piccola che si accinge a spendere i suoi risparmi e immergersi in una trama densa di personaggi di fantasia... penso farebbe sorridere chiunque, no?

"Sì, avrebbe acquistato anche lei la sua vita parallela;
la sua vita di cellulosa e di fantasia."

Senza dubbio.

"Adoro passeggiare tra le vie, i vicoli e le strade diroccate,
troppo strette o troppo umide per il più delle persone;
mi piace il profumo di segreti osceni e di memorie intense
che s’inala passo dopo passo;
sono solita guardare il cielo, le nuvole, la pioggia
chiudendo gli occhi nell’azzurro assoluto e totalizzante,
mi faccio guidare dall’esperienza, dagli anni e dalle ore trascorse;
lo scroscio del torrente singhiozzante
e le risate accese e sfumate dei bambini
mi accompagnano lungo la strada."

"Adoro passeggiare". Beh, direi che non potevi iniziare meglio la tua descrizione. Sai perché? Non ti sei limitata a raccontare che stavi passeggiando, no: tu l'amavi quel passeggiare, il passeggiare. Sei un'avventureria, come ti fotografavi alcune poesie fa, e adesso oserei definirti un'esploratrice attenta a notare quello che tende a passare inosservato. Come una bambina incantata di fronte ad una vetrina (sarai tu? non smetterò di chiedermelo stasera).
Le risate dei bambini sono un elemento ricorrente; per l'esattezza lo è il mormorio dei bambini, nelle sue più disparate forme. Stavolta non solo l'ascolti, ma ti lasci guidare dalle loro risate convinte perché fresche e ignare di cosa sia la paura di vivere. Sai che non potrebbero tradirti.

"chiudendo gli occhi nell’azzurro assoluto e totalizzante,"

Una resa di fronte ad un cielo azzurro totalizzante.

"Inciampo in vite diverse e isolate dalla mia,
riesco ad immergermi nei volti rugosi degli anziani
seduti sulle panchine di un parco incolto;
plasmo i miei sorrisi nei sorrisi altrui,
nei tuoi e nei loro sorrisi trovo rifugio e sicurezza;
per qualche istante dimentico di essere me stessa,
non percepisco più i confini della mia carne,
non sono più io e solo io;
divento parte della terra, dell’aria e della gente."

Che bellezza. Dopo lo splendore della giovinezza è la volta di abbandonarsi anche alla piena maturità, ben oltre le noiose lamentele adolescenziali, quando le ambizioni lasciano il posto alla pacata rassegnazione - e soddisfazione per ciò di cui si è stati partecipi e corresponsabili. E raggiungi la pace dei sensi divenendo tutt'uno con la natura, il mondo intorno, ritornando a casa. Sentirsi panteisticamente vivi. È durato molto? Sapresti quantificarlo?

"Succede che conoscenti ed estranei mi strappino dalle labbra parole,
mugolii silenziosi, accenti diversi, scuse, perdono, gentilezze,
ma preferisco essere io a lacerare i loro esseri,
estirparli con la coda dell’occhio, toccarli con polpastrelli ghiacciati
e leggere nei loro gesti, nelle loro pupille, chi sono; che cosa sono.
Il più delle volte mi dileguo negli altri;
sprofondo giù, sempre più in profondità, deglutisco effluvi sinaptici;
ho timore di non riemergerne e allora retrocedo con uno spasmo al cuore
chi vorrebbe annegare fuori dalla propria pelle?"

Non c'è solo il rischio di trovare dell'oro purissimo quando si scava più in profondità del dovuto. Mi pare di capire che a te capiti spesso di finire come ai nani di Moria xD scherzi a parte, splendida maniera per descrivere la tua acuta empatia e più in generale l'intersoggettività, ho apprezzato molto anche la schiettezza dei primi versi e la conclusione, poi, è divina.

"Amo le biblioteche e i locali atrofizzati:
ti vedo chino su dei libri nel silenzio rarefatto, saturo,
della stanza, concentrato, la fronte imperlata di pensieri, di problemi,
le labbra tumide tormentate dagli incisivi candidi;
ti scorgo seduta scompostamente, annoiata,
lo sguardo disperso in ghirigori invisibili;
vi osservo mangiucchiare infantilmente le matite
consumate da scritture disperate e trepidanti;
sorseggio il mio caffè amaro, ponderando le vite che mi attorniano,
mimetizzandomi con la parete, con la sua schiena,
con il tuo petto, con le vostre labbra, con i nostri boccheggi;
e tutto, improvvisamente, sembra al suo giusto posto.
(Se esistesse un locus genico per la tua mente sarebbe in un cafè parigino,
mi dici e ti ritrovo seduto accanto a me, di ritorno, felice, anche se di nuovo lontano.)"

Mi pare di vederla quella biblioteca, mi pare di sentirle quelle sensazioni. Chi ha detto che la prosa particolareggiata è più adatta alle descrizioni? Che vengano a leggere questi versi! Altra strofa magnifica. Splendidi i due versi finali rivolti a te stessa, pieni di significato e tra l'altro molto appropriati.

"Quando parlo non circoscrivo la mia lente al solo volto;
insisto sui particolari; prendo il dorso di un libro odoroso,
lo sfoglio e ne annuso le caratteristiche.
Poi, le parole lette - a voce alta, sussurrando, nella mente –
hanno un gusto delizioso e prepotente contro il palato;
non dilungatevi in voci vuote, mi perderete di vista."

Meraviglia. Ho adorato quando hai iniziato così: "non circoscrivo la mia lente al solo volto", geniale. La tua cura per i dettagli è maniacale, estenuante, ne sei ben consapevole e accetti questa parte di te in quei versi. Stupendi, è come se tu avessi detto: "sì, lo so, c'ho i miei difetti", ma in maniera sublime.
E la tua insofferenza verso il superfluo, oh. E la tua passione per la lettura. Do not disturb.

"Ritorno sui miei passi cadenzati e malinconici
che il tramonto è in procinto di piovermi addosso,
tingendomi di calore e di vita;
e mi affretto a guardarmi le punte delle scarpe,
ignorando i richiami delle vite dipanate dall’empatia assoluta
di cui sono vittima, seduttrice e amante disperata;
annaspo e ansimo al rintocco dei secondi persi, guadagnati, in stallo;
cerco d’ignorarle, ma finisco per cedervi di nuovo e, infine, mi fermo;
i piedi vicini, le mani strette in deboli pugni,
i capelli spettinati, raccolti sulla nuca, le lenti appannate dal tepore umano:
davanti a me c’è una bambina in procinto di entrare in una libreria abbandonata."

Qua è come se di colpo ti fossi struccata, letteralmente, mettendo da parte ogni remore e ogni esitazione. Hai resistito a tutto, ma quella bambina davanti a quella libreria dimenticata t'ha fregato. Come un pugile che ha abbassato la guardia per un attimo, come in quei film che nel momento clou rallentano la pellicola e lasciano ammirare ogni singolo fotogramma. E tutto appare diverso. Mi è piaciuto tantissimo quel "tingendomi di calore e di vita"; di solito è il cielo a tingersi, stavolta tocca a te. Dopotutto, quel cielo mattiniero era totalizzante; forse ha lasciato qualcosa di sé in te, nonostante tu avessi tenuto i tuoi occhi chiusi. Col cielo si finisce per uscirne sconfitti, sempre.

"Ha i tratti sbiaditi da troppe piogge e attenzioni maldestre,
conteggia tintinnanti monetine di bronzo battuto
e pare vedere il tutto e il nulla oltre la vetrina polverosa,
nell’interno scadente, nelle travi marce, nelle scaffalature
distrutte dalla violenza delle fiamme in tempi scomodi."

Oh. Lo sai, i contrati forti mi piacciono. Tu in questo campo ti stai specializzando e io non posso che farti i complimenti. Tutto e nulla, bellezza simbolica della libreria e marciume del luogo fisico, ricchezza dei contenuti e mediocrità della forma. Una bambina - e i bambini sono esteti - pronta a sfidare un luogo così poco accogliente, i suoi occhi vedono molto altro, s'allontanano dal nulla, desiderano abbracciare tutto. L'unico modo per farlo è un libro.

E’ paura, è curiosità, è stranezza;
respiro la bramosia della bambina,
inghiotto i suoi desideri, i suoi sogni.
Non mi muovo; la conosco;
è qualcosa di organico:
la conosco come conosco me stessa.

Continui a dimenticare di usare la È, che cosa strana per una precisina come te xD
Riaffiorano tutti i miei dubbi su quella bambina. Forse ho capito. In lei rivedi te stessa. E stavolta è ben più che empatia.
Strofa bellissima, I swear.

"E’ uno scricchiolio e un strascinare
di piedi maldestri
che riporta la bambina alla realtà;
quel respiro profumato
e quella mente rumorosa
distolgono i suoi minuscoli occhi
dalla vetrina colma di libri e d’avventure,
portandola a voltarsi,
a trattenere il fiato:
c’è una figura a qualche metro di distanza.
 
La bambina non respira,
ma la guarda,
non la guarda direttamente,
 ma ci si rispecchia;
è una giovane dallo sguardo
sfumato d’espressioni
e ha polpastrelli gelidi tanto quanto i suoi;
la bambina pensa,
e lo sa, lo avverte.
 
Non si muove, la bambina,
 rimane di fronte alla donna,
i soldi per il suo nuovo libro
abbandonati nel soffice palmo vuoto;
ha un’intera storia davanti.
 ancora da leggere;
e sente di conoscere già quella vita,
le pagine della vita dell’altra.
 
Crede – e ne è quasi sicura –
che siano le sue giornate future
quelle che vede specchiate nei loro
due sguardi gemelli.
 
Ed è paura; stranezza; curiosità."

Bellissima. Rileggendola non sono più convinto di quello che ho scritto poco fa. Forse è soltanto un tuo ricordo, forse hai mescolato presente e passato in un frammento dal sapore di deja vu. Non lo so, ho mille idee in testa e mi piacciono tutte. So che non voglio sapere come stiano/stavano le cose, non dirmelo. Non questa volta.
Questa parte ti è venuta veramente bene. Sono rimasto di nuovo senza parole dopo l'ennesima rilettura. Quella bambina e quella donna, lì a fissarsi negli occhi, che si specchiano in sguardi gemelli e riscoprono passato e futuro in un attimo fuggente. E le sensazioni iniziali si capovolgono, diventano paura, stranezza, curiosità. Difficile ormai distinguere fra la donna e la bambina, le loro menti si sono amalgamate. Il risultato è fantastico. Forse non c'ho capito niente, ma è fantastico.

Complimenti di cuore.

Recensore Master
17/03/14, ore 21:47

Oh non me l'aspettavo davvero questo aggiornamento, sai aspetto la sera prima di controllare gli aggiornamenti e ho visto che il tuo si trovava più in fondo del solito.
Cmq perdonami se oggi ti lascio una recensione piccolina (praticamente non sto raggiungendo il mio obiettivo, quello di scrivere recensioni lunghe: ricordi il primo giorno dell'anno quando recensendo la prima poesia della raccolta ti avevo detto i miei obiettivi? Mi viene una lacrimuccia a pensarci...), ma la cena è pronta e a mio padre non piace aspettare (genitori affamati dopo una giornata di lavoro)!
Cmq io sai che più le leggo più mi innamoro delle tue poesie e del tuo modo di scrivere.
Baci by Fede

P.S. Ricordati: Noi siamo poesia. Ahahaha ho letto la risposta alla recensione di quel giorno, sono felice che ti siano piaciute le mie parole: ci credo davvero.

Recensore Veterano
17/03/14, ore 18:26

Queste note non sono confuse, anzi ben chiariscono certi retroscena che altrimenti sarebbero inaccessibili al lettore. È un'accortezza assolutamente opportuna, quindi ancora una volta ti preoccupi per nulla quando dici:

"Queste note diventano sempre più confuse…"

Cosa c'è di confuso? Mi pare che tu sia molto chiara quando dici:

"così ho scritto questa poesia senza pretese, giusto per dedicare qualcosa di minuscolo a questo grande poeta particolare che, in un modo o nell’altro, mi ha segnato profondamente."

Piuttosto, dopo averti elogiato devo ora parlarti della poesia. Il mio primo impatto con la prima strofa non è stato dei migliori,

"Siamo i risultati di un’eterna reazione a catena;
affoghiamo nella nostra sete d’ambizione, d’ipocrisia, d’assurdità morale;
supplichiamo per un brivido di piacevole amore.
Causa e conseguenza; l’inizio e la fine del tutto
convergono in un giorno ideale: il giorno perfetto."

A dire il vero non mi piace molto. Sarà che non conosco abbastanza bene la poetica del tuo Allen, quindi molti riferimenti mi sfuggono, poi non ho neanche visto i film che dicevi e questo non fa che peggiorare la situazione. In ogni caso la poesia non mi ha trasmesso quell'intensità che di solito caratterizza le tue parole, mi è parso di leggere dei versi che non riuscivo a mettere insieme. Come se potessi soltanto leggerli ad uno ad uno, capisci? È successo anche con le strofe seguenti, ma il fenomeno è stato più accentuato nella prima parte. Eppure mi pare d'intuire che tu senta questa poesia vicina (si nota soprattutto nella penultima strofa, con il cambio di prospettiva il discorso si fa più intimo) e che rifletta un momento per te importante. Io credo che la mia difficoltà nel leggerla sia dovuta alla mia estraneità, che in questa occasione è davvero decisiva. Un po' mi dispiace non poterla apprezzare al meglio, ma dopotutto è giusto così: ci sono poesie che solo l'autore (o l'autrice, in questo caso) può sapersi gustare. Quindi stavolta sorridi tu, leggendola, al posto mio e fai i complimenti a te stessa per quest'avventura di cui ogni giorni ci rendi partecipi :)

Recensore Master
16/03/14, ore 16:13

Cara, ti scrivo con il mio raffreddore da paura e con gli occhi che non mi fanno vedere niente per le lacrime. Che giornata di me..., mi sono alzata con il raffreddore, le mie amiche mo hanno dato buca, ho mangiato poco, a malapena sono riuscita a fare i compiti (aritmetica, wow...) e ora sono nel letto al calduccio.
Come al solito le poesie deprimenti mi piacciono tanto, le sento cosi vicine a me e devo dire che l'ultima frase è stata molto d'effetto, complimenti.
Sono riuscita a capire, finalmente, il significato profondo e più nascosto delle parole che hai usato. Scusa se te lo dico, è stato più facile per me capire la poesia anche perché di solito usi parole di cui non conosco il significato... Ma è mio il problema, dovrei studiare tutto il dizionario!
Cmq mi piace il fatto che il lettore non sappia di chi stai parlando, è un uomo si ma non si sa chi è. Quindi è una poesia molto aperta, soggettiva e auto-interpretativa (?).
Apprezzo questo perché chi legge deve (se potessi lo sottolineerei) identificarsi pienamente nella poesia, assumendo il ruolo di protagonista o di personaggio secondario in essa e facendo assumere agli altri (le persone più indicate e che sembrano più "uguali" alla figura descritta) altre figure.
Una cosa molto bella, secondo me.
Anyway ci vediamo stasera (spero) con la nuova poesia.
Baci by Fede