Recensioni per
Gorgoglìo.
di hiccup

Questa storia ha ottenuto 269 recensioni.
Positive : 267
Neutre o critiche: 2 (guarda)


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Recensore Master
15/03/14, ore 14:54

Ehi! Finalmente dei sani cinque minuti di pausa, recensendo le mie poesie preferite e ascoltando della buona musica. Lo so, per una ragazza di 16 anni sa un po' di vecchiaia questo, ma perché non prendermi un attimo per fare le cose che mi piacciono dato che scappo tutte le settimane?
Ho anche il diritto di fare questo, ma alle 15 si incominciano i compiti. Ah che strazio!
Bene parliamo di morte (?), pero che brutta cosa parlare di questo se siamo ancora giovani... Anche se mi capita spesso di pensare che forse un domani non ci sarà, nessuno potrà mai dirti se hai tutta una vita davanti. Diciamo che è meglio essere pessimisti, perché se si è pessimisti si pensa alle cose vere che potrebbero succede. Se invece si è ottimisti ci si immagina nuvole e nuvole belle di cose che magari non succederanno. E qui vi è l'illusione, con conseguente "disperazione". Anche se un po' di ottimismo ci vorrebbe, sai per levare un po' quel muso.
Anyway qui c'è anche la musica usata come arma o rilassante. Infatti io credo che la musica sia uno strumento perfetto che si collega alla propria vita, ci sono milioni e milioni di melodie e un giorno nero ti va a capitare proprio quella adatta, che ha una melodia un po' triste.
Perfetto, è una cosa che mi fa impazzire.
C'è chi dice che i poeti non sono poeti se non si chiamano Gianni Rodari, Ugo Foscoli, Giovanni Pascoli... Che nessuno si può improvvisare poeta, che una poesia non si scrive per piacere o di striscio. Non sono d'accordo, assolutamente. La poesia non è una cosa che si ha o non si ha, ce l'hanno tutti solo che alcune persone la esprimono con le parole o con similitudini o metafore, altri la esprimono con un sorriso, con una stretta di mano, con l'impegno, vivendo. Noi siamo poesia.
Cmq complimenti per la poesia, come al solito scusa per il ritardo ma devo ancora ristabilizzarmi.
Baci by Fede

Recensore Veterano
14/03/14, ore 20:46
Cap. 70:

"Sei un po’ come l’acqua densa e viscosa del mare"

È davvero così invadente e totalizzante?

"alle origini di una primavera violentata dall’inverno;"

Owww.

"torbido e cristallino allo stesso tempo;"

Non avrei potuto dirlo meglio.

"e io mi sento come se stessi galleggiando, inerte,
sulle tue onde sottili: gambe e braccia aperte,
immobili, sussultano appena punteggiate da gelide strisce salmastre;
gli occhi rivolti al cielo vuoto e scricchiolante
e le labbra schiuse in domande senza voce."

Stai a galla e questo è un buon segno; significa che quel mare non è in tempesta e non è imbizzarrito e significa anche che tu riesci a mantenere la calma. Le braccia e le gambe aperte sono un altro buon segno: mostri fiducia e non ha timore. Eppure sei immobile, come chi si sente impotente, un naufrago.

"Le nuvole bubbolano appena.
Manca molto alla tempesta? "

Me lo sono chiesto anche io dopo la prima strofa. Che sia la quiete prima della tempesta?

"Sono tremendamente puerile
e disarmata davanti all’irruenza dell’oceano,
innanzi al suo sublime sorriso;
dovrei tornare a riva, posare le piante
deboli dei piedi sulla sabbia del passato
e incedere verso la strada che si dipana,
lontano da te, dall’orizzonte ceruleo e rosato."

Fin dalle prime poesie e soprattutto dalle tue risposte, mi chiedo perchè tu faccia tua così spesso questa sensazione d'essere puerile, infantile, sconsiderata, impertinente, etc. a seconda del caso.
Comunque questa strofa è molto significativa: hai identificato la terraferma, sicura, con il passato; e tu guardi al futuro, sebbene incerto (ma quale futuro è mai certo?), consapevole che non tornerai più indietro.

"La pioggia non è ancora caduta;
c’è un minuscolo raggio di sole che
s’intromette nella calma assoluta
prima del disastro, del caos;
che raggio impertinente, non credi?"

Forse non è impertinenza, ma solo un ultimo disperato colpo di coda.

"Inspiro a fondo e per un secondo, una frazione di presente,
le mie dita si serrano sul nulla liquido, angosciose e terrorizzate,
ho timore di precipitare, di implodere per i troppi segreti, di annegare."

Come diceva Freud, nessun mortale può mantenere un segreto: se le labbra restano mute, parlano le dita.

"Ma l’acqua è dolce, è suadente;
tornerò indietro più tardi:
ho ancora del tempo a disposizione.
Il tramonto fa capolino e cigola il vento,
sferzando le ciocche sulla fronte imperlata;
se dovessi sprofondare nei fluttui,
mi proteggerai – mi cullerai nelle tue onde?"

Hai rimandato l'inevitabile. Soluzione scorretta ma poeticamente geniale. Anche perché l'inevitabile verrà evitato, per assurdo, perché tu non hai intenzione di tornare, non sul serio, non adesso (e adesso è un per sempre, almeno finché non arriverà domani).

Bella poesia, complimenti!

Recensore Master
14/03/14, ore 13:32

Cara hiccup, quella che si dovrebbe ribellare contro qualcuno sei proprio tu, che non mi senti minimo da un mese e ti sarà passata pure la voglia di "vedermi". Ebbene si, mi meriterei tutti gli insulti del mondo, come recensitrice (?) faccio schifo e dovrei vergognarmene. Ah cmq la cosa migliore da fare è andare avanti come al solito, come se nulla fosse successo (anche se devo riprendere l'abitudine a recensire ogni sera XD) e recensiamo la prima poesia dopo l'era in cui sono stata assente.
Io invece che insultarti, sto qui a incoraggiarti! FORZA HICCUP, SIAMO TUTTE CON TE!!!!!
Cioè dovresti farla leggere a tutto il mondo, questa poesia. Rivoluzionerai il mondo, anche se per cambiarlo non bastano le guerre figurati le parole che per alcuni sono semplici suoni che si perdono nell'aria (parole tra ossigeno, azoto, vapore acqueo e anidride carbonica).
Cmq mi congratulo come al solito contigo (mischiando lingue romanze...), ma ho notato (o meglio, mi sembra) che il testo sia più un insieme di idee e pensieri e non una poesia. Ma potrebbe essere anche che mi stia sbagliando, naturalmente sono la meno indicata per parlare vista la mia ignoranza in fatto di poesie.
Cmq non prenderlo come una critica, ho soltanto notato. Ma ciò non toglie che la poesia/testo sia bellissima. Molto bella l'idea di esprimere i propri pensieri, dando attraverso l'anima un supporto a tutte le donne che si trovano davvero in difficoltà e che le difficoltà le sentono sulla loro pelle.
Baci by Fede

Recensore Veterano
14/03/14, ore 10:59

Leggere questa poesia mi incuriosiva non poco. L'ho trovata agguerrita ma, sì, certi aspetti li trovo discutibili, a partire da una cosa che hai scritto nelle note:

"Credo anche di avere abbastanza voce in capitolo per dire che non vedo nulla di sbagliato nel mio mancato desiderio attuale di sistemarmi, di procreare figli, di sottostare ad un’altra mente; voglio dire, ho una vita davanti, ho dei progetti precisi e ho tutta l’intenzione di realizzarli in un modo o nell’altro."

Questo è accettabilissimo e comprensibile. Se ti fossi limitata a scrivere solo ciò t'avrei dato ragione, quotando ogni singola parola. Ma tu hai aggiunto una cosa che ho trovato quasi fastidiosa:

"Credo anche di avere abbastanza voce in capitolo per dire che non vedo nulla di sbagliato nel mio mancato desiderio attuale di sistemarmi, di procreare figli, di sottostare ad un’altra mente; voglio dire, ho una vita davanti, ho dei progetti precisi e ho tutta l’intenzione di realizzarli in un modo o nell’altro. Il resto può aspettare."

Questa non è questione d'esser uomini o donne, perché quello che tu definisci come "il resto" non è mica robetta da quattro soldi! Evitando di dibattere sul "sottostare" (in una coppia minimamente moderna non esiste il concetto del "sottostare" come rapporto fra i due), direi che sistemarsi e procreare sono due delle cose più belle della razza umana, oltretutto le permettono anche di sopravvivere. Lasciare intendere che siano meno importanti di altro mi pare riduttivo; definirle "il resto" mi pare riduttivo; che possano aspettare va bene, ma non io non credo che l'autonomia e l'indipendenza della donna debbano passare attraverso il dare priorità a carriera e fini individuali nonché meramente egoistici.

Passando alla poesia vera e propria, mi piace quello che hai scritto (e non è insolito), ripeto che molto è discutibile ma d'altro canto quasi ogni poesia traccia percorsi che possono prendere direzioni diverse, a seconda della personalità di ciascuno di noi. E come hai detto tu stessa, ogni tassello di questa raccolta è anche un minuscolo specchio che riflette qualcosa di te. Una poesia intimistica merita rispetto.


"Vorrei riuscire a sostenere argomentazioni pesanti,
pregnanti e interessanti; ma finirei per tediarvi;
vorrei alzare la voce e dire che, sì,
sono padrona della mia esistenza;
ma sarei presuntuosa;
vorrei parlare dei miei sogni e delle mie idee senza che
mi vengano infangate le labbra;
ma suonerei sfrontata;
vorrei che si capisse che non è esclusivo dell’uomo il piacere,
che siamo animali sociali con istinti anche noi, che, no, non è nulla di perverso;
ma diverrei una sgualdrina dalla mente distorta;
vorrei poter amare chiunque mi colpisca col solo pensiero pulsante;
ma ho rigidi schemi da rispettare, determinate scelte da fare;
vorrei che mi si desse la libertà di studiare, di lavorare, di pensare al
mio futuro senza le occhiate di diniego e le smorfie contrariate."

Questa strofa mi è piaciuta molto musicalmente, noto con piacere che sei ancora in vena di sperimentazioni. Oltretutto sono d'accordo in linea di massima con quanto hai scritto, ma vorrei far presente che la società di oggi non tende ad essere avversa solo alle donne. È una società che, a mio parere, è purtroppo corrotta dai disvalori che danneggiano tanto le donne quanto gli uomini. Io sono uno di quelli che critica la violenza in sé, in generale, senza distinzioni. Come dicevo a una mia amica, la giornata delle donne è una giornata di polemica vuota e che francamente trovo inutile, come la giornata della memoria o qualunque altra di questo tipo, perché 1) basterebbe una giornata contro la violenza, a cui ricondurre tutte le altre, così da evitare di dedicare ogni giorno dell'anno a qualcosa, anche perché vorrei ben capire chi decida cosa meriti una giornata della memoria e cosa no; 2) giornate del genere a mio avviso non sono utili; le campagne di sensibilizzazione devono avvenire tutto l'anno, non per un 365esimo, e per cambiare davvero le cose serve semplicemente un impegno serio che parta dalle istituzioni e coinvolga le strutture educative e di socializzazione, le uniche responsabili di un vero cambiamento. Tutto il resto è propaganda politica o gossip.
Detto ciò, io ritengo che le donne siano meravigliose; proprio per questo non sento la necessità di una giornata dedicata a loro, ogni giorno deve esserlo (come anche deve essere dedicato agli uomini, in sostanza verso ciò che siamo). Questa strofa che hai scritto, ad esempio:

"Perdonatemi se sono sfrontata, se amo troppo la vita;
se scrivo di sentimenti, d’amore, di vita, di società, di Uomini;
se possiedo un cervello funzionante ed un ventre accogliente,
se preferisco escludere una famiglia ed accettare la professione di una vita.
Perdonatemi se vesto succinta, se mi acconcio grandiosamente,
se indosso abiti enormi, se mi nauseano i modelli estetici."

è polemica e se non fosse in versi l'avrei criticata aspramente. Intanto per le ragioni di cui dicevo all'inizio, ma poi anche perché questa sorta di voglia di rivalsa, questo senso d'inferiorità... ma a cosa è dovuto? Solo persone con poca cultura o dalla mentalità ristretta oggi credono seriamente che le donne non possano fare tutto ciò che è nelle possibilità dell'uomo; è vero che globalmente la violenza e la discriminazione verso le donne è diffusa e tristemente eclatante talvolta, eppure non è l'unica forma di violenza o discriminazione, è una delle tante. Non dico che per questo sia meno grave, ma dico che sia necessario agire concretamente. Una poesia del genere, ad esempio, la trovo accettabile, perché è intima e rappresenta delle ambizioni, dei desideri, insomma è un qualcosa dedicato a te stessa. Se tu in prosa avessi scritto una cosa del genere, l'avrei trovata insopportabile. Come dicevo, per cambiare le persone non servono invettive scritte o pronunciate, bensì bisogna agire a livello educativo, anche perché la ragione prima di ogni discriminazione è l'ignoranza.

Il discorso sarebbe di gran lunga più complesso di come l'ho accennato, ma questo non è il luogo adatto per dibattere sul tema.
La poesia comunque mi è piaciuta! Nonostante non trovassi tutto condivisibile, allo stesso tempo credo di capire il tuo punto di vista. E in ogni caso, la poesia non ha colpe. Brava perché affronti con coraggio anche le questioni più spinose.

Recensore Veterano
13/03/14, ore 14:21
Cap. 71:

La parte introduttiva è scritta di tuo pugno o è una citazione (o una via di mezzo)? Chiedo perché mi ha dato l'impressione d'una citazione, ma lo stile è il tuo quindi nel dubbio lo domando a te :)

La poesia è bella e già ad un primo sguardo ho notato che hai sperimentato qualcosa che per te è insolito.Ma andiamo con ordine:

"La carta di riso è dispiegata innanzi a voi,
l’inchiostro gocciola irrimediabilmente
nell’anima travagliata e nella tenera cellulosa;
c’è iniziativa, c’è gratitudine, c’è dolore, c’è amore,
c’è odio, c’è malinconia;
come trovare un filo comune tra tutto ciò e dipanarlo
con polpastrelli febbrili e sconquassati da tremori emotivi?"

Domanda pertinente e legittima, non è opera facile quella che si profila per lo scrittore, per chi s'accinge a scrivere una lettera in cui ha il dover morale auto-imposto d'essere onesto - più di quanto non lo sia nella vita di tutti i giorni - e di mostrare la propria anima, per soperrire alla privazione fisica dovuta alla lontananza materiale. Insomma, instaurare una relazione spirituale è arduo, ma gratificante come poche altre cose.

"Respirate appena – quasi siete in apnea –;
cercate di liberare la mente – ma è infida e selvaggia –;
la mano stringe convulsamente e con una pacata dolcezza la penna,
incapace d’iniziare, di proseguire, di ultimare."

Bella strofa, le difficoltà affiorano un po' ovunque e trovare la concentrazione non sempre è semplice. Ma in genere io credo che proseguire sia la parte meno complicata, è più difficile interrompere.

"Il fatto è che sentite la sua voce tra i capelli odorosi,
percepite il respiro primaverile contro la pelle sensibile del collo
ed
inevitabilmente
non vi muovete:
siete
immersa
in
un
mare
di
ricordi."

Ecco la parte innovativa! E mi piace, è un modo di scrivere che trovo da sempre piacevole :3
Ed è anche la parte più complicata da interpretare: la voce di chi? Le mani di chi? Dell'amato? Come dell'amato che è lontano, in guerra, al fronte? O forse di qualcuno che non può non tornare in mente quando si scrive: quella persona amata perduta che inevitabilmente aleggia fra le parole e i ricordi, con ripercussioni anche nella propria corrispondenza?

"L’inchiostro stillerà ancora e ancora:
macchierà la carta porosa, imbratterà le vostre mani,
colpevoli di parole ancora non dette, vi condannerà ad
un agrodolce rimorso notturno."

Bel finale. È gusto che le mani si imbrattino, dopotutto sono loro il primo vero tramite di quella connessione oscura di cui parlavi nella prima strofa, diamone merito. E la scrittura qua sa di condanna. Mi chiedo perché. è un accenno di pessimismo, dovuto ai ricordi che si risvegliano nello scrivere e che faranno male ad ogni lettera? Potrebbe anche essere dovuto solo a quelle parole (ancora) non dette, un peccato che infrange quell'unica promessa fatta a sé stessi: esser sinceri. Un'omissione non è mai migliore d'una menzogna, c'è solo una differenza di forma, un tecnicismo.

“Mi scuso per queste poche righe vergate
con calligrafia umida e lacrimosa,
ma sono quanto di più sincero io potrei mai dirle.”

Quello è il punto chiave!

Bellissima poesia, il tema m'ha catturato. Complimenti ^^

"e ieri sono riuscita a mettere le mani sulla raccolta completa delle lettere di Nietzsche in inglese e penso che se potessi chiudermi in una soffitta con una tanica di caffè e questo libro lo farei seduta stante."

Mai lette le sue lettere, come sono? Dici dovrei leggerle?

Recensore Veterano
11/03/14, ore 17:03
Cap. 66:

Ti sei cimentata in dei versi sbarazzini, accantonando le malinconie che di solito ti ispirano. Non saranno fra i miei versi preferiti questi, benché mi siano piaciuti, eppure sono sani e sono felice di leggerti felice, concedimi la ripetizione. Queste poesie, dopotutto, sono quasi resoconti in versi delle tue giornate, di uno o più fatti che in qualche modo hanno colpito la tua immaginazione, nel bene o nel male. Ripensare e avere in testa qualcosa di negativo inevitabilmente condiziona il tuo umore e la tua voglia di fare, e in effetti mi sembri dare il meglio di te in versi quando probabilmente non hai altro modo per esternare quel senso d'oppressione che senti. Ma ti preferisco così, leggera e allegra, con versi sciolti e senza pretese ma che testimoniano una notte più tranquilla.

Brava!

Recensore Veterano
07/03/14, ore 12:08
Cap. 3:

Traspare chiaramente, ancora una volta, la tua 'irritazione' e insofferenza per la folla. Immagino che i luoghi affollati non facciano proprio per te. Da come l'hai descritta sembra quasi una repulsione psicofisica, che interessa tanto il tuo corpo quanto il tuo sentire, come se percepissi l'estraneità in modo minaccioso, invadente e fastidioso. Questo è piuttosto normale, ma grandemente accentuato in questi versi, che come è logico che sia fanno risaltare quelle sensazioni.
La folla ti spaventa, né vero? Quella massa informe, pensante (e pedante e pesante), immagino che ti spaventi sotto più punti di vista. Può far mancar l'aria, può confondere per quello che è o rappresenta, può spaventare per la sua indifferenza con cui si atteggia a vivere e muoversi indifferente a tutto e tutti. Eccetera eccetera.
Quando sono in un luogo affollato, io in genere mi stupisco sempre pensando e chiedendomi a cosa stiano pensando tutti quei passanti. Come sarà la loro vita? Quali saranno le loro preoccupazioni quotidinane? Osservano le persone come sto facendo io? Si stanno chiedendo lo stesso di me? Se la risposta alle ultime due domande è "sì", allora mi fanno paura. Se la risposta è "no", mi fanno paura ugualmente.
In luoghi del genere ti rendi subito conto di cosa possa voler dire sentirsi ignorati o giudicati. Ci si sende conto di quanto la propria vita possa essere vana, una delle tante, e allo stesso tempo esaltare il proprio ego, così superiore, che non vorresti mai scambiare con qualcuno. Pecchiamo continuamente di umiltà e vanità, che strano.

E’ un senso di stordimento
che toglie il fiato: lo cattura, lo ghermisce
e quasi soffochi tra tutti i pensieri della gente attorno a te.
 
Braccia, mani, gambe a contatto;
parole che rimbombano nella scatola cranica,
si espandono nelle cellule adiacenti,
poi nei muscoli, nelle ossa
e infine nella cute delicata, tenera, indifesa.
 
Percepisci i meccanismi immaginari dell’organismo;
gli sbuffi annoiati,
l’attesa logorante,
il fruscio secco degli abiti caldi,
i sussurri dei bambini,
gli spasmi degli anziani,
l’alito fumante degli adulti.
 
Tutto riecheggia senza fine in te,
di continuo,
ancora e ancora.
 
E’ emicrania.

La poesia è un crescendo. L'emicrania finale è il risultato di un moto contrastante verso ciò che ti circonda. La sofferenza si fa chiara in quelle parti che ho sottolineato, penso siano davvero i momenti più espressivi in merito. Il risultato finale è quasi scontato - anzi, avrei anche potuto aspettarmi "di peggio". In particolar modo mi è piciuta la terza strofa, l'ho trovata molto meno sofferente rispetto alle altre, come se dopotutto anche tu non potessi fare a meno, in questo reportage, di dare spazio anche a qualcosa di bello, seppure opposto subito a qualcosa di meno bello. Un attimo di indecisione, uno dei tanti. Che superi infine, perché il fastidio è troppo grande e imperversa e travolge ogni cosa, anche i sussurri dei bambini diventano solo rumore in quel luogo di massa della nostra società degenera.
(piccola e breve parentesi, ci sarebbe anche da dibattere se questa sia davvero una degenerazione. La massa è ormai una realtà da oltre un secolo e i non-luoghi si fanno largo e rappresentano il presente e forse anche il futuro. La contrarietà di alcuni non giustifica una critica così serrata, né la presunta degenerazione rispetto al passato o comunque all'ideale. In altre parole: il problema potrebbe essere un altro, il problema potrebbe essere chi non si ci trova a proprio agio.)

Bella poesia, interessante. Complimenti! Un ultimo dubbio: che museo era? :3

Recensore Veterano
07/03/14, ore 11:38
Cap. 65:

"Gli occhi chiari lacrimano
stanchezza brutale, incubi scheggiati
e sogni rivissuti con respiro febbrili;
singhiozzi senza motivo apparente
nell’oscurità che ammanta la notte
– hai un modo di soffrire galante."

Ho sottolineato quelle due parti perché le ho trovate fantastiche. Nel primo caso quell'aggettivo lo sento semplicemente al suo posto, perfetto, è come un fuoco d'una ellissi e convoglia su di sé l'attenzione. Il secondo fuoco è rappresentato dall'ultimo verso intero, sarà perché in un certo qual modo lo sento anche mio, è sorprendentemente veritiera questa tua affermazione che conclude la strofa. E poi mi piace quando improvvisamente ti rivolgi a te stessa nelle tue poesie, come hai fatto adesso.

"Ma le mani e le dita e le unghie picchiettano
i bordi frastagliati delle ombre distorte e deformate;
presto sarà mattina – l’alba è vicina, la percepisci:
annusi il profumo del sole,
il vento solletica le guance morbide,
le anime e i pensieri delle persone
che toccherai, che abbraccerai, che bacerai,
che ferirai, che distruggerai, che sospingerai,
che abuserai, che violenterai, che allontanerai,
tuonano ed echeggiano senza fine, in un eterno ritorno,
destinato ad acuirsi all’ennesima finta morte del sole."
 
Questa è la mia strofa preferita senza alcun dubbio. Al di là del mito dell'eterno ritorno e dell'idea di ciclicità che porta in grembo, mi sono lasciato trascinare volentieri dal flusso di coscienza a cui hai cercato di dar forma con le parole. Apprezzo molto il tentativo, è riuscito bene e in genere riportare un flusso di coscienza in versi non è mai facile. Ma qua è stato come volare con la fantasia e attraversare anni e regni ed ere intere immaginando vite intrecciate che si amano e odiano ciclicamente. Siamo questo, in fondo. Mi ricordi una cosa, sai? Ma non mi va di scrivertela qua, semmai lo faccio a parte via pm.

all’ennesima finta morte del sole.

Awww, geniale.

"Il sipario si genufletterà
gravido d’innocenza strappata
dal canto melodioso delle costellazioni peccatrici."

Non è la mia chiusa preferita fra quelle che ho letto, però funziona. L'ultimo verso in particolare mi piace (e il primo mi piace poco).

Non ho detto nulla sul distico iniziale, è vero. È un po' anonimo, eppure è al suo giusto posto. Il modo perfetto per introdurre i versi successivi e rendere più comprensibile la poesia al lettore, senza però tergiversare. Un distico anonimo come quel quadrante freddo in cui le lancette ticchettano monotone. Perfetto.

Spero che oggi tu abbia dormito di più. Complimenti per la poesia di ieri!

Recensore Veterano
06/03/14, ore 23:15

Mi rispecchio molto in questa poesia.
Anche io vivo di "e se", pur andando avanti ogni giorno (o illudermi che sia così, mentre cerco di districarmi fra i what-if). Ho amato questa strofa:

"Ma ora è tardi, no?
La notte si avvicina, è tardi, è freddo;
il lume scricchiola minacciando di spegnersi.
A volte m’immagino le alternative, quei “e se?”:
sono un’inesauribile sognatrice, dopotutto."

Proprio così.

Ma più in generale ho apprezzato l'intero componimento, ben congeniato. Nei tuoi componimenti raramente viene esaltata la musicalità attraverso figure di suoni o altri mezzi retorici o lessicali, però questa tua 'pecca' viene largamente ricompensata dalla scorrevolezza dei tuoi versi e della ricercatezza di certe formule linguistiche (specie certi accostamenti 'forti'), che a volte sembrano la trascrizione di simboli matematici, o se preferisci di formule chimiche, decriptate direttamente dalla tua anima per noi.

Torno con i piedi per terra e ti dico che il 'casus belli' da cui è sgorgato il gorgoglio che ha dato luce a questo componimento è un'esperienza di vita comune a molti. Purtroppo. Di fatto certe amicizie hanno momenti più o meno lucenti e come tutte le cose attraversano fasi di ascesa e declino. Così mi sembra, quantomeno - sono ancora troppo giovane per decretare sentenze di questo tipo, ti saprò dire meglio fra circa 40 anni, okay? xD
Poi comunque possiamo girarci intorno, ma il problema è anche e sempre quello: l'indecisione, che stimola l'incertezza.
Anche qua si potrebbe discutere - questo commento sta diventando quasi un flusso di coscienza, m'avrai influenzato tu con l'altra poesia prima - perché in realtà si può definire uno stato d'incertezza quello in cui si hanno certezze contraddittorie? Non so tu, ma a me capita spesso d'avere certezze che s'escludono a vicenda e in quello spazio s'intrufola l'incertezza, o almeno quella sensazione che definisco tale. Certezze che si camuffano da incertezza? Dici che ha senso?
Comunque sia, tutte le cose belle hanno una fine, è vero. Questa raccolta è l'ennesima prova inconfutabile, terminerà fra 300 giorni. Esattamente trecento giorni. L'avevi notato? Io no, stavo per fare il conto e ho fatto caso alla cifra tonda to be honest. E non spaventarti, sembrano tanti ma passeranno in fretta. Purtroppo.

Complimenti intanto, brava!

Recensore Veterano
06/03/14, ore 21:26
Cap. 62:

Stamattina mi sono ripromesso di scrivere qualcosa stasera anche su questa poesia, che avevo già letto ma non ancora commentato. Ciò è dovuto a una semplice corrispondenza: oggi ho partecipato ad un seminario, il tema era la vulcanologia (leggermente non inerente ai miei studi, I know, lol) e ovviamente incentrato sull'Etna (come è normale che sia visto che non è poi così lontano, saranno una trentina di km?) e il vulcanologo che esponeva l'argomento ad un tratto ha citato i principi della termodinamica e si è soffermato sul secondo e di conseguenze sul concetto di entropia. Entropia è un termine che mi piace proprio, sai?
Perché te lo racconto? Non so, è a causa della mia attitudine storica, mi fa venir voglia di raccontare aneddoti. Forgive me.
Passo adesso la poesia vera e propria, che già nella tua premessa intende stupire il lettore:

“L'energia totale dell'universo è costante
e l'entropia totale è in continuo aumento,
fino a raggiungere un equilibrio.”

Ci pensi? Noi abbiamo difficoltà a raggiungere degli equilibri interiori - così astratti ed irreali - mentre l'immensità dell'universo, simultaneamente, tende spontaneamente a sottostare a delle rigidissime e in parte ancora incerte leggi della fisica che regolano la sua stabilità, per condurlo ad un equilibrio.

Eppure, a ben pensare, non abbiamo molto da invidiare all'universo: anche lui pare sia destinato a spegnersi, solo che la sua agonia sarà più lenta. O per caso tu lo chiameresti ancora universo, nonostante l'oscurità in cui sarebbe avvolto e disperso?

"Il flusso di coscienza continua; affonda, annega, annaspa
tra un pensiero e l’altro; sussulta e salta un ostacolo insidioso
per poi chinarsi e baciare con sguardo lascivo un’idea indecorosa."

Ho presente il procedere tortuoso del pensiero durante uno dei suoi flussi di coscienza. Strano che spesso si concluda sfiorando idee indecorose: che Freud abbia ragione su tutto?

"Perché basta una parola sussurrata all’orecchio
lungo i margini di un sogno troppo lezioso;
è sufficiente una risata ilare e cristallina
tanto quanto il mare placido e quieto,
per distruggere l’intero sistema razionale,
per creare un disordine primordiale e
terribilmente spodestante."

Di leziosità pecchiamo continuamente, senza dubbio, ma tu azzardi anche un'accusa rivolta ai nostri sogni. Non hanno neppure loro il diritto d'esser leziosi? Dovrebbero essere più meccanici, rispondenti alla realtà, realistici, attuabili, privi di fronzoli e di vanagloria?
Nessun sistema razionale è perfetto, lo ammetti anche tu; questo credi sia un bene o un male? Come preferiresti che fossimo? Scusa se ti pongo certe domande, ma i tuoi versi sono interessanti e stimolano a discutere!

"Tuttavia è un piacere proibito,
d’intensa emozione, sentirsi scivolare lungo
pareti decorate da ombre sopraffine e tonanti,
vergate da grida e respiri inghiottiti nella notte."

Forse non serve una risposta alle precedenti domande, forse la risposta è qua, fra queste parole. Potremmo fare a meno di quell'ambivalente piacere? Ci renderebbe così migliori? Ne varrebbe la pena? Cosa saremmo, dopo?
Uhm, continuo a fare a domande a quanto sembra. Non lo faccio apposta, giuro!

"Le caviglie umide di salsedine e i capelli
profumati di menta acuta e dolorosa
sgualciscono quell’ordine immacolato."

Siamo umani, troppo umani. Per fortuna. Spezziamo gli ordini, a cui pure ambiamo, perché siamo disordinati per natura. È tutta qui la verità? :)

Bella poesia, offre tanti spunti di riflessione.
 

Recensore Veterano
06/03/14, ore 20:49
Cap. 64:

Si può, si può! Chi non si innamora dei versi di un poeta come Montale? O di uno degli altri grandi poeti del presente o del passato? Dopotutto siamo anche parole; non dimenticare che queste parole ci caratterizzano più d'ogni altra cosa, c'è forse un mezzo migliore attraverso cui esprimere la nostra interiorità - e quindi noi stessi? Non siamo solo corpi diversi, ma anche anime diverse e ci si innamora in entrambi i sensi, io credo. Le parole ci fanno innamorare perché in generale ci innamoriamo attraverso la comunicazione, con qualunque mezzo essa avvenga. Non sai quante volte mi son preso innamoramenti passeggeri per delle protagoniste di alcuni libri! Ahahah, è una cosa buffa, ma sono consapevole che il merito sia dello stile, del modo di scrivere dell'autore, che crea ad hoc un personaggio talmente vivo da fartene innamorare. Così distinguo un grande scrittore da un piccolo scrittore.
Questo mi fa venire in mente la parte meno positiva della questione: le parole sono ingannevoli, molto ingannevoli e le delusioni talvolta possono essere cocenti. Ma d'altra parte, le persone esteriormente non possono forse essere altrettanto ingannevoli? La verità è che bisogna sempre fare attenzione e usare cautela, bisogna saper scrutare a fondo, tanto nelle parole quanto negli occhi.

“Dici che è sciocco innamorarsi del modo di scrivere di qualcuno?”
“Dico di no; è solo sentirsi coincidere.”

Sentirsi coincidere. Bella immagine, ma cosa intendi esattamente? Come si fa ad essere coincidenti? L'identità annulla gli individui e li rendere indiscernibili; non si può coincidere. Secondo me si è invece come insiemi distinti che si intersecano in uno spazio comune, ma che mai si includono totalmente. Oh, ma sono stato sciocco (mi piace prendere in prestito i tuoi termini quando commento le tue poesie) e non ho considerato che per te quella coincidenza non è assoluta, ma momentanea, quindi va bene, sono d'accordo: si crea uno spazio comune in quel frangente ed è quasi magico.

"Gli occhi si schiudono appena su quelle parole
eleganti e scure e dense – tanto quanto la cioccolata
calda che ti sporca le labbra impertinenti, infreddolite –
e il cuore non può evitare di palpitare fastidioso, altero."

L'enumerazione del secondo verso è più un anticlimax che un climax, né vero? In ogni caso mi piace come si trasforma in quella cioccolata calda, un parallelismo gustoso direi. E l'impertinenza pare essere dilagante! Bello anche il quarto verso :3


"Sfiori con palmo docile il costato sottile,
palpi il tessuto morbido della felpa,
tracci i contorni dello sterno,
la mano si arresta, preme, fa pressione,
ora trattieni il respiro;
lo senti?
Lo senti quel muscolo che si gonfia e che si contrae, incessante?"

Adesso mi sembra che questa non sia più una semplice poesia, bensì una monografia dedicata a quel cosetto che ci batte nel petto. Un'ode al cuore, ecco, strepitosa peraltro. Bellissima la rappresentazione grafica che ne dai: sembri quasi posare la mano su quella del lettore e condurlo delicatamente proprio sul punto perpendicolare al suo muscolo più importante e metterlo nelle condizioni di ascoltare quei battiti. Uno ad uno.

"Tutto assurdamente perfetto;
tutto perfettamente biologico;
tutto biologicamente organizzato."

Assurdamente perfetto, proprio così.

"Eppure le parole sono inattese,
si fissano con mille spilli ghiacciati sulla corteccia cerebrale,
stillano sentimenti e brividi e sospiri,
e tu lì rimani, immobile, la mano sul petto:
provi a rinchiudere la tempesta in una gabbia di pacata quiete,
ma ti è impossibile:
le parole sfuggono dalle dita della coscienza,
corrono lungo le membra, perforano le arterie e le vene
e arrivano dritte al cuore, irrorandolo d’emozione."

Che bella chiusa! Anche se non ho potuto fare a meno di notare che utilizzi un po' troppo spesso il linguaggio medico (deformazione professionale la chiameremo fra qualche tempo), la strofa comunque mi piace; è meno brillante delle altre (escluso quel finale, irrorandolo d’emozione) ma ha il suo compito da assolvere, fare da raccordo alle prime tre strofe (e a quell'introduzione che legge fra le righe).

Come sempre, complimenti!

Recensore Veterano
05/03/14, ore 23:16

Così sincera ed espressiva! Questo è il tuo fare poesia, non ti vergogni di nulla, non ti nascondi mai. Lasciamelo dire, incarni perfettamente lo stereotipo del boyscout quando scrivi in versi :)
Bello lo spunto che t'ha spinto a scrivere e belli gli accostamenti che hai realizzato. La mia parte preferita è il momento in cui la tua poesia prende una svolta:

"Soffro di tutto e di niente insieme,
un’ipocondria fasulla
profumata di chicchi di caffè acerbi
tanto quanto questa pelle rosea al tocco."

Complimenti come sempre.

"Colgo inoltre l’occasione per ringraziare tutte le stupende e meravigliose persone che mi accompagnano in quest’avventura lunga trecentosessantacinque giorni, leggendo e recensendo, aiutandomi a crescere. Grazie di cuore a tutti voi, vi abbraccerei tutti quanti se potessi, davvero."
 
L'unica persona che merita dei ringraziamenti sei tu, per i tuoi splendidi componimenti, così limpidi.

E voi, di che cosa soffrite?

Stavolta mi prendo una licenza per risponderti a tono, non resisto alla tentazione, permetti? :3

Soffro di bulimia onirica,
con vesti oscene e suadenti si materializzano
le illusioni svampite e i fantasmi ansimanti,
da sveglio li ripongo in fila accanto ai rimpianti.

Soffro di cadenze imprecise
e stravaganti movenze che indugiano
sui primi assalti d'una trama feconda
di cui poi non distinguo l'ultimo sussulto.

Soffro di crisi epistemiche,
s'accentuano ad ogni nozione
che inglobo, ad ogni verso che segno,
sottrato a scaffali logori e proibiti.

Soffro di solitudine, si finge liberatrice
e m'inganna, è disonesta e lo riconosco,
ma solo a lei m'affido quando la brezza
spinge via il sole e ne fa brandelli
in un'altra notte di stelle già fatiscenti.

Ci sono troppe maniere per soffrire,
l'unica soluzione che mi rimane è continuare
ad ammassare nane bianche sotto il mio letto.

Recensore Veterano
05/03/14, ore 17:08
Cap. 6:

Fa impressione leggere questi versi dopo aver letto quelli di domani. Stranissimo, è come attraversare due giornate e due momenti del tutto differenti della tua vita. Sono parole, quelle che hai usato in questa occasione, che esprimono stati d'animo ben diversi, è strano constatare ancora una volta come queste parole siano aperte ad ogni sfumatura, ricche e polisemiche. Questo è il lato bello che subito mi è venuto in mente mentre ti leggevo. Meno bello è stato prendere coscienza di come sia stata (e continui ad essere) una fase delicata e difficile, sia per te che per i tuoi cari.
Sai, io credo (e/o mi piace crederlo) che nel mondo le coincidenze non esistano. Sarebbe molto limitativo e lo trovo inammissibile. Se è capitata una cosa del genere nella tua famiglia, forse è perché la tua famiglia è capace di affrontare una situazione del genere, laddove altre si sarebbero tirate indietro. Non so perché doveva accadere: non so perchè i ricordi si guastino, scompaiano e lascino il posto a istinti fisici e barlumi di coscienza: davvero, non lo so. C'è un filo conduttore? C'è davvero un disegno, un fato, una provvidenza, un Dio? Non so risponderti con sicurezza, nessuno potrebbe; ma io credo che sì, ci sia qualcosa che renda ragione di tutto, perché noi non siamo ragion sufficiente di noi stessi. Non voglio pensare una cosa del genere.
Capita a te e non è bello, ma sei abbastanza forte da superare anche questo; abbastanza forte da far forza agli altri. E poi una piccola ricompensa l'hai già avuta: hai il dono di scrivere versi superbi, di interiorizzare e poi esternare emozioni violentemente contrastanti. So che è difficile, ma forse è necessario per formare l'anima di quella che in potenza è una scrittrice di versi di grande talento.

"Ci sono alcune cose e certe persone,
determinati attimi e particolari sentimenti,
che, semplicemente, non potrai mai dimenticare, ti dici:

rimangono immobili, a covare, pulsanti nel cuore,
- protette dalla gabbia toracica, nascoste alla vista dei più -
insieme al nodo di lacrime della tua tenera adolescenza;
insieme al primo bacio, alla prima carezza, al primo amante;
insieme alle risate tonanti dei tuoi figli.
 
Non potrò mai dimenticarle, ti dici
mentre ascolti le soavi note lunari di Brahms;
inizia il crepuscolo.

 
Ed insieme a queste meraviglie
giunge anche la malattia:
la demenza degli anni accumulati
si rimesta con denti, saliva, lingua
nella bocca impastata da droghe chimiche,
e negli occhi non rimangono altro che ombre perlacee.
 
Ogni ricordo si deteriorerà, morirà, si consumerà
e non ti rimarrà più nemmeno il nome.
"

Ho sottolineato i versi più rappresentativi: nel loro piccolo rappresentano il percorso giovinezza-maturità-vecchiaia in cui il terzo membro viene qua privato del diritto di esistere, gli viene concesso solo di sussistere. Nella malattia affonda ogni cosa e con lei muoiono anche le promesse e i giuramenti. Non resta nulla di vivo, solo un corpo che si dimena, inconsapevole di quello che fa.

Meravigliosa poesia, sei bravissima.

Recensore Veterano
05/03/14, ore 16:02

Owwww. Stavolta non posso spendere molte parole, è una poesia che si commenta da sola. È stato emozionante leggerla, non sai che sorriso mi ha lasciato! Dolcissima e magnifica e stupenda e fa venir voglia di lottare e combattere e non arrendersi e gioire per ogni piccola conquista. E fa anche riflettere, su come certe cose che appaiano scontate e banali per qualcuno possano essere delle vere e proprie fatiche per qualcun altro. Ma quella gioia... indescrivibile, sei riuscita a trasmetterla fino a qua, splendida! Avrei voluto leggere prima questa poesia, anzi avrei voluto potermi congratulare con te quel giorno stesso - purtroppo non ti conoscevo ancora.

"Parlo; sono mie quelle parole che tintinnano
tra i miasmi della paura superata?
E’ la mia voce."

Meravigliosa. Bravissima! :3

Recensore Veterano
05/03/14, ore 15:33

Ahh, i finali. Te lo dico chiaramente: io, in genere, preferisco i finali aperti. Non mi piace l'idea che qualcosa debba finire, di solito. Alcune volte, invece, qualcosa finisce (ad esempio un libro o un film o un telefilm) e a prescindere dal tipo di finale (quante volte mi sono domandato strada facendo - finirà bene? finirà male?), sento che sia giusto e che vada bene che sia così, che la storia si interrompa, che non ci sia altro da dire. Come i poeti, che non scrivono per sempre.
In questa poesia, poi, a intrecciarsi sono i finali delle storie che scrivi o che ami da una parte e i i finali che fanno parte della tua vita in maniera più diretta. Leggendo i tuoi versi sembri soffrire per quasi ogni 'finale', che ti imponi (o ti viene imposto) e che accetti, ma a malincuore. Ecco perché poi hai 'qualche problema' con i finali che dovresti scrivere. Nella vita a volte ci pare di essere impotenti, per questo ci rifugiamo nelle storie altrui (scritte di nostro pugno o no). Credo che alcune persone non smettano mai di rimuginare intorno ai proprio finali, sai? Tu fai parte di quella categoria. Forse anche io. Per quanto io mi convinca che le cose siano andate come era giusto che fosse, eppure a distanza di anni e anni non smetto di ripensarci. E di chiedermi cosa sarebbe successo se solo avessi compiuto un gesto in più o in meno, anche minuscolo. È uno strazio, davvero, portarsi dietro i rimpianti di una vita, anche i più sciocchi, e non riuscire a scrollarseli di dosso. Spero di poter cambiare un giorno. E spero che anche tu potrai sentirti più leggera prima o poi.
Sai una cosa strana? Io, nonostante tutto, non ho problemi con i finali delle mie storie. Mi vengono naturali, sono forse la cosa più semplice che mi risulta nello scrivere. Mi pare di riuscire a programmare dei finali impeccabili, armonici, che mi piacciono.

"Ed è proprio in questa notte fredda,
d’inizio primavera e tintinnante di sogni persi,
che chiudo gli occhi percependo gli ansimi della luna.
che vorrei riempirmi la bocca di parole altrui, non mie."

Posso capirti, eh sì.

"Cerco di continuare con la sceneggiatura, sai?"

Capisco. Bisogna continuare a far finta di nulla, che sia tutto okay, vero? Bisogna convincere gli altri e magari anche te stessa. Ma, ahinoi, siamo pessimi mentitori con noi stessi.

"Ho grandi speranze, e minuscole aspettative;
ma nelle pagine del domani la calligrafia
si farà tremula e singhiozzante,
amerà la distesa nera del cielo
e le stelle lontane e intoccabili."

Bei versi, sul serio, bei versi. E splendida poesia, complimenti.