Recensioni per
Gorgoglìo.
di hiccup

Questa storia ha ottenuto 269 recensioni.
Positive : 267
Neutre o critiche: 2 (guarda)


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Recensore Master
03/07/14, ore 10:50
Cap. 183:

Scusa, ma non sarebbe Due luglio?
In ogni caso è favolosa, davvero!
Da una sensazione di tranquillità, sul prato, chiudendo gli occhi e assaporando la dolce brezza.
Molto bello il finale:
"È un attimo di muta liberta, di silenziosa
armonia; ci sei solo tu, nient’altro."
Solo noi con noi stessi.
PS: Libertà con l'accento ;).
-JB45

Recensore Master
02/07/14, ore 22:07
Cap. 182:

Bella! Molto ardente, ho sentito il fuoco sulla mia pelle. Anche se la pelle è pallida, c’è lo sciacquio che accompagna i pensieri che sono scottati dal sole. Piove sulle labbra, quelle labbra che sfuggono (credo che il tuo errore di battitura "suggono" corrisponde a "sfuggono") l’ambrosia divina da calici intarsiati di sogni.
La vita è così perfetta che non è mai parsa così bella.

Comunque ti capisco hiccup. Avere l'insonnia e dover rispondere alle recensioni (sono le mie che ti scocciano sempre xD) e scrivere una poesia originale e bella ogni giorno, credo sia dura.
Buona fortuna e a presto!
-JB45

Recensore Master
02/07/14, ore 12:25
Cap. 181:

Bella anche questa!
Niente ha sapore, nemmeno il caffè e nonostante ciò rimani lì...A riflettere tra le onde, a farti passare tutto addosso.
Mi piace molto questa tua poesia, mi sono fatta davvero trasportare.
Alla prossima hiccup!
-JB45

Recensore Master
30/06/14, ore 20:34

La pioggia è un fenomeno che mi piace molto.
Questa pioggia è violenta e feroce.

"noi stessi non siamo altro che un mero
movimento ipnotico di stelle e d’un universo
che ci ostiniamo ad ignorare."
Bellissima questa frase, descrive come siamo noi rispetto al mondo che ci circonda. Ci ostiniamo a ignorare l'universo, quindi a ciò che accade.

"E intanto avverto quest’odore stucchevole
tintinnare nelle narici; è odore di vecchio."
L'odore, che a me fa riflettere e pensare, di pioggia. Il tipico. Quello inconfondibile che va dai sussurri poemi romantici a quelli decadenti.

"E leggo. E sbadiglio. E mi emoziono. E affondo."
Ti lasci perdere in questa pioggia, questo tintinnio.

-JB45

Recensore Master
30/06/14, ore 20:02

Il troppo, come se non ci sarebbe più la voglia.

"si annulla ogni cosa improvvisamente;"
Ogni cosa, ogni azione si arresta, manca il respiro.

"tutto è così lontano e così vicino insieme;"
questa espressione confusa rende benissimo l'idea che prova il protagonista.

"E la luna osserva,
ride e si crogiola
nella nullità umana."
Di solito noi ci affidiamo alla luna, per la sua bellezza e la sua forza di riflettere e lei ride, ride nella nullità del mondo.

Bellissima come sempre!
-JB45

Recensore Master
27/06/14, ore 20:52

Si nota che adori nuotare e che ami l'acqua. Hai descritto molto bene l'inizio, quando si viene a contatto con l'acqua e via dicendo quando si sta dentro essa. Non deve essere sottovalutata, perché, per svariate ragioni, si può affogare. Qui mi è venuto in mente ciò: non sottovalutare le persone, devi essere pronto a tutto.
Il finale è melodioso, sta bene nella poesia.
Bravissima, come sempre.
PS: "Meh", questa parola mi ha strappato un sorriso xD
-JB45

Recensore Veterano
27/06/14, ore 20:26

Mi sorprendi sempre nei tuoi momenti di passione, come in questo caso d'estasi e contemplazione artistica, ascetica ma allo stesso tempo fermamente terrena.
Non condivido questo tuo amore platonico per la scultura, certo posso perdermi nell'ammirare opere di tale bellezza ma non ascendere, non posso raggiungere quell'apoteosi che tu riesci a toccare - e poi a riportare qua, su carta, rendendo partecipi noi comuni lettori. L'immobilismo di quelle figure mi cattura, ma tu vai oltre, tu osservi quelle opere alla luce d'una ragione poetica che ne abbraccia l'esistenza, crei una frattura nel tempo e ripercorri il senso e la creazione di quella statua immobile. Fino a giungere al cuore dell'artista, di cui immagini di far parte, d'essere spettatrice, cerchi di comprendere cosa possa aver scatenato una reazione del genere, come possa un talento umano trasformare un sasso rude e vile in una creazione destinata a durare per secoli, forse millenni (personalmente no ncredo che abbiamo così tanto tempo a dsposizione, son oconvinto che l'umanità si estinguerà prima; ma fors eè solo un mio pessimismo cronico nei riguardi della natura umana, che dopotutto, come dicevamo l'altra volta, risorge sempre dopo le catastrofi, quindi perché non dovrebbe continuare ad essere così per millenni?).
Mi ha colpito questo verso:

"così glabri e così marmorei da apparire oscenamente perfetti"

per quell'oscenamente perfetti. Geniale, perchè il riferimento alla nudità oscena e alla perfezione ha mille sfaccettature tutte da cogliere (e non spetta a te farlo; tu ci hai fornito l'input).

Poi questa strofa:

"Ci sono brividi d’estasi che percuotono la carne
e pulsazioni violente che sconquassano il cuore;
troppi pensieri, troppe idee che si ammassano,
confusionari, l’uno sopra l’altra in un’alcova mentale;
e non c’è rimedio alcuno; le sinapsi crescono, decrescono,
ma non muoiono mai nel travaglio."

Bellissima, anche se mi ha lasciato un po' interdetto, confuso, non sono riuscito a intuire in maniera chiara se ci sei tu, se c'è lo scultore, o se ci siete entrambi. Direi però, dovendo azzardare una scelta, che sei tu, è il tuo ammirare e ragione poeticamente che esprimi in questi versi, sono tue le sinapsi e tuo il cuore. Sbaglio?

"È un male dolcissimo quello dell’artista."

Yep.

Bella poesia, dinamica e caoticamente violenta nel suo svilupparsi - fattore inconsueto, considerando a cosa l'ispirazione è dovuta, ma come dicevo tu sei andata a cercare le radici di quell'immobilismo, scoprendo tutt'altro - e sono anche felice d'aver reincontrato le sinapsi, che stai riprendendo ad usare più frequentemente (erano una delle tue parole preferite, all'inizio; poi una pausa, adesso si rivede). Complimenti.

Recensore Master
27/06/14, ore 15:53

Molto bella, come sempre. L'aria che unge la pelle, una marmaglia umana che brilla, che si muove. Le sculture che appaiono perfette, quasi a dirsi: "Ma quello lo ha fatto un essere umano come me?". Pensieri, idee che si ammassano, si sovrappongo. Non muoiono. Questo è il dolore dell'artista, un dolce dolore, quasi amaro, ma che conquista la sua anima.
Molto bella, non so come fai ad emozionarmi sempre.
-JB45

Recensore Master
25/06/14, ore 22:50

Bella, fa riflettere. Sono solo frammenti, ma ricchi di significato. Mi ricordano le persone dimenticate, accantonate ed emarginate. Il finale è davvero d'oro: brividi bollenti e vampate gelide, una contrapposizione di sentimenti che ne danno uno davvero stupendo, proprio per questo alla fine dici che naufragare ed affondare in se non è mai stato così incantevole.
A presto!
-JB45

Recensore Veterano
23/06/14, ore 22:09
Cap. 163:

Pochi versi, simbolici e forti. Veri, sentiti, destinati a te stessa.
Il futuro è ammaliante e rischioso, le sue promesse sono fugaci e volubili, plastiche. Dovrebbe essere un bene: se così non fosse non saremmo liberi, bens^ necessitati, no? Se potessimo prevedere ogni reazione chimica, ogni risposta comportamentale, se fossimo soltanto ammassi di geni ed atomi allora il futuro sarebbe rprevedibile, schematico, infallibile. Ma ciò ci renderebbe disumani, artificiali, vicini ad una perfezione solo presunta, la perfezione della categoria più semplice e quindi solo apparente.
Forse una perfezione raggiungibile sarebbe un controsenso, forse è bene che tutto sia così. Non so: ma so di certo che non vorrei un futuro scritto e leggibile, un orizzonte prevedibile. Sarebbe più sicuro, sì, e smetterei di tormentarmi - come me, te, noi, voi, loro, tutti quelli che si tormentano nelle attese e nei dubbi - ma ad un prezzo troppo alto, la vita sarebbe, credo, ancora più noiosa. E forse ancora meno sensata, non ci sarebbe più spazio per le illusioni.
Il futuro non è una fine, no; ci si rialza dopo ogni fallimento, si rinasce (come ti dicevo nella scorsa poesia), altri aspettano che vengano il loro turno dopo che noi saremo polvere e la nostra polvere servirà a qualcosa. E forse anche la nostra anima ha un destino, compiuto solo in parte, che l'attenderà ancora.
Eppure, la convinzione nelle tue parole trema, lo sento. Perché non possiamo arrestarci? Perché dovremmo ricostruire dopo ogni impatto?

Perché non sederci ad attendere la fine, fregando il futuro?

[...e perché hai soltanto duecento recensioni? :3]

Recensore Veterano
23/06/14, ore 21:45

Un dialogo (immaginario?) iniziale, il ritorno del gorgoglìo e un titolo scritto in maniera diversa (tsk, non credere che certe cose possano passare inosservate a un tuo fedele lettore). Merito del surplus, eccezionalmente, di sonno?
La poesia mi piace, è malinconica e ha quel nonsoche di suggestivo, ho immaginato una soffitta zeppa di polvere e di meravigliose anticaglie e ricordi impolverati tutti da scoprire. L'atto del ritrovare è sì malinconico, ma anche paicevole, per la sorpresa di re-incontrare dettagli, oggetti, parole, che in qualche modo si erano addormentati nella nostra coscienza. Ci pensi? Conservare qualcosa, destinandola ad un momentaneo (semi)oblio è un atto forse doloroso, talvolta necessario, che in futuro ci regalerà degli attimi asimmetrici dal punto di vista emotivo: c'è in comune una certa malinconia, ma se il ritrovamento è un premio, il sotterramento era una catastrofe (che talvolta ci salva perché si sa, le catastrofi permettono sempre una rinascita).
Nel tuo caso, eppure, mi son lasciato suggestionare dai primi versi e solo quando sono arrivato in fondo mi sono reso conto d'aver preso un cammino parallelo ma sbagliato, una direzione diversa da quella in cui ha curvato la tua poesia, ché la tua anima ha preso una piega differente. Mi pare, infatti, che quelle lettere trascendano la realtà - potrebbero essere reali o non esserlo, ciò che più conta è che la tua mente non ha potuto fare a meno di ripiegarsi su se stessa, intenta a disseppellire ricordi, sensazioni passate e trascorse, inattuali, ma i cui riflessi riescono ancora a perseguitarti, come ombre difficili da seminare. E in quelle parole c'è il rischio di naufragare, ma il presente legislatore per l'ennesima volta giunge in tuo soccorso e ti tiene a galla, ti fa da salvagente; ciò che è passato non può più tornare indietro e tutto ha una sua durata. Non c'è nessuna eccezione, è una norma universale sempre pronta a rimbeccarci con i suoi go ahead. Non ci resta che adeguarci, sopportare i rimproveri, accontentarci (o fingere di farlo, va bene lo stesso).

Complimenti.

Recensore Master
23/06/14, ore 19:52

Buonasera! Mi ha fatto ripensare al passato, a quando in soffitta ho trovato degli attimi, delle foto, dei ricordi. Erano ricordi di quando ero piccola, nemmeno mi ricordavo. E' stato un momento bellissimo riviverli.
Ma ora passiamo alla tua poesia. Come sempre (ogni giorno xD perché scrivi ogni dì) è stata davvero bella e con un significato imparagonabile. E' vero...libri, quadri, scatoloni...Tutte queste cose che noi chiameremmo "scartoffie". Rimangono alla fine solo una malinconia, un rimpianto di quei bei momenti...Di quegli anni rivisti in pochi istanti.
Complimenti, una bellissima poesia. D'altronde se non sei una brava poetessa tu chi lo è?
-JB45

Recensore Veterano
22/06/14, ore 20:10
Cap. 172:

Acuta digressione sulla parola margine.
Mi piace l'incipit; forse è un po' onesto, nel senso che era una giornata con poche "idee liriche", forse è un po' un artificio letterario (com'è il termine esatto per indicarlo? paralessi è la figura retorica, ma c'è un termine più comune per l'artificio in sé, per quella finzione che fa da "casus", ma non mi sovviene...), sta di fatto che ben introduce quell'excursus che è del tutto inaspettato; non perché tu non ponga attenzione alle parole e alla semantica, ma solitamente ti limiti a dare certe sfumature, ad utilizzare le parole con maestria, a solleticare la fantasia con accostamenti azzardati, con ricercatezze sorprendenti o con minuscoli ritagli dedicati a delle parole, protagoniste di alcune tue poesie. Ma questa poesia fa un passo oltre: c'è un'attenzione maggiore, una riflessione ben ponderata per realizzare una similitudine improvvisa ma brillante - e fai bene ad avvertire il lettore, a ricordargli di stare attento e non leggere di fretta o con poca attenzione, altrimenti non capirebbe, dovrebbe ritornare indietro e ripensare al margine. Anche se non è solo per tal ragione che avverti i llettore, con un breve dialogo diretto poco frequente nei tuoi versi.
Margine è in effetti un termine su cui riflettiamo, lo teniamo sempre presente, pur chiamandolo in maniere diverse e magari senza indirizzare su di esso degli atti intenzionali della nostra coscienza. Voglio dire: lo teniamo in conto senza pensarci troppo, ma è nei nostri pensieri come se fosse sottinteso. E dobbiamo fare i conti con i margini nella vita di ogni giorno.
Avresti potuto scegliere altri sinonimi, tu hai optato per "margine" e non casualmente: rende meglio l'idea del pericolo imminente, della fine che incombe e della possibilità che in potenza racchiude.
Questo non è un gioco linguistico, ma una cauta professione di fede su una ben determinata visione del mondo in cui ad ogni margine coincide una possibilità di salvezza ed una di smarrimento, di caduta. Un crollo verticale per chi non sarà abbastanza attento (nella tua visione del mondo la cautela è d'obbligo, è tutto). E un motivo in più per raccomandare cautela al lettore e alle anime che rischiano di sprofondare nel baratro, nel tentativo d'afferrare una nuvola, di raggiungere un sogno.

Bella poesia e bella idea, complimenti.

Recensore Master
22/06/14, ore 14:40

Inutile dirti che sei un genio, che scrivi in un modo così bello da far innamorare le persone della tua scrittura, come hai fatto con me. Ho trovato questa poesia stupenda. Mi ha insegnato molte cose, e lo ammetto che mi ha anche fatto riconoscere i miei errori, i miei più grossi sbagli, diciamo che mi ha dato una bella dritta sulla vita che ho davanti.
In questa poesia hai resistito alle tentazioni, allo scappare dalle proprie responsabilità. Non bisogna abbandonare la propria famiglia, le persone a noi più care o quelle che non lo sono ma lo saranno aiutandoci a vicenda e a non lasciare la propria vita per farne un'altra. Una volta che si è iniziato non bisogna fermarsi, perché come hai detto tu: "chi si ferma è perduto". Si devono seguire i propri sogni, anche quelli più ambiziosi, ma sempre senza montarsi la testa. Non si deve cambiare vita perché in quel momento si piange, ma bisogna viverla ancora di più perché è proprio lì che ti sta mettendo alla prova e se adesso c'è la tristezza subito dopo ci sarà la felicità che otterremmo solo se crediamo in noi stessi e proseguiamo sulla nostra via.
Però anche facendo tutte queste cose è sempre rimasto così non è mai cambiato nulla...Ma io credo, anzi ne sono sicura che qualcosa è cambiato...E' cambiata la vita interiore ed è la cosa più bella.
Se queste cose te le hanno insegnate e tu le hai seguite, tu le hai insegnate a me e io le seguirò.
-JB45

Recensore Veterano
22/06/14, ore 14:28

Non è semplice commentare questa poesia, però volevo farti sapere che l'ho letta, dall'inizio alla fine.
L'ho letta dal cellulare, stamattina, quando non mi aspettavo così tanti versi e l'ho scoperta passo dopo passo, provando sensazioni contrastanti, che adesso è difficile spiegarti. Erano sensazioni parziali e solo i finali hanno il potere di sciogliere dei nodi al petto, alla gola, alla mente, capisci?
Non penso di peccare di presunzione se la definissi soltanto uno sfogo, realizzato magistralmente (in my opinion it's a little work of art, a mesmerizing piece of beauty) e destinato alla tua anima, a nessuno, a chiunque passi di qua. Come un iceberg impetuoso che emerge nel bel mezzo dell'oceano artico, come un cubetto di giacchio che scivola via dal contenitore e cade a terra, è l'ennesima traccia - niente di più, niente di meno - di te, l'ombra di un'orma che hai lasciato, oggi, nel mondo.
In un'altra poesia dicevi di voler far questo, di lasciare qualcosa che riesca a sopravvivere, che sappia testimoniare a tuo favore nel giorno in cui le forze - fisiche, mentali - dovessero vacillare e minacciare d'abbandonarti. E questo è, ancora, l'ennesimo tentativo di dar voce e spessore e forza a quell'iceberg dentro di te, che sei tu stessa, per non lasciarlo inascoltato e inadempiuto, per dare un senso a quelle ore, così vuote e che eppure sono state in grado di dirti qualcosa, di lasciarsi catturare nella loro inquieta melodia, nel loro tracciare con vaghezza forme avverse ma non mute, difficili da esprimere ma non inesprimibili. Al di là di ogni ora di sonno mancata si nasconde qualcosa, così credi. Cerchi di esorcizzare le tue paure e relegare ogni insicurezza al presente e alle sue radici, alla mancanza di qualcosa, speri che le disfunzioni siano legate a questo, che guarirebbero come ferite poco profonde nel momento in cui abbiano la possibilità di cicatrizzare. Forse è così, forse no. Bisogna sperare di sì, bisogna andare avanti.
E intanto il silenzio è fragile, può morire ad ogni istante, hai l'obbligo di restare vigile ed attenta, ingoiando le medicine, ingoiando quelle espressioni vuote che non ti riconoscono e che ti hanno fatto scoprire l'assurdità del mondo, ingoiando le carezze e i graffi di chi ti ha salvata e di chi ti ha ferita, ingoiando la rabbia per gli ignoti a cui dovresti far causa per aver rubato i tuoi sogni.
Andar via non è la soluzione, non per te. Non puoi fuggire dalle tue responsabilità, la tua coscienza non te lo consentirebbe neanche se l'occasione giusta dovesse bussare alla porta della tua stanza in una delle tue notti insonne. Devi ancora dimostrare qualcosa, devi ancora ripagare quella gratitudine che per definizione non ha prezzo, ma che ti ostini a voler contraccambiare. Non sei la sola, è l'umana natura: c'è chi stermina razze intere e continua a far colazione con brioche e cappuccino ogni mattina e c'è chi fatica a convivere coi propri sensi di colpa per non aver assecondato un desiderio, una richiesta amorevole d'una persona a cui tiene e deve molto.
Il tuo imperativo è procedere. Devi sopportare gli icebergs, devi convivere con gli errori e le delusioni, devi sopportare le guerre interstellari che hanno luogo quotidianamente nella tua anima. Vivi per chi ami, ma soprattutto per chi ti ama. Combattere ogni giorno è il tuo modo per ringraziarli, sebbene non ne siano consapevoli. Le tue giornate iniziano e finiscono prima o dopo del dovuto, e tu cerchi il minimo comune multiplo fra frazioni di secondo per ingannare quella parte di che reclama qualcosa di più e qualcosa di meno rispetto a ciò che ogni giorno la tua deontologia impone.

Non saprei cosa aggiungere e davvero non me la sento di rileggere e farti rileggere la poesia strofa per strofa e aggiungere parole su parole.
E non voglio neppure lasciare pseudo-suggerimenti, consigli, ammonimenti, moralismi sulle tue poche ore di sonno, nonostante siano preoccupanti.
Fernado Pessoa diceva:

Chi volesse fare un catalogo di mostri, non dovrebbe far altro che fotografare con le parole quelle cose che la notte reca alle anime sonnolente che non riescono a dormire. Tali cose possiedono tutta l’incoerenza del sogno senza la scusa inconsapevole di stare a dormire.