Recensioni per
Il profumo dell'accidia
di Bloomsbury

Questa storia ha ottenuto 11 recensioni.
Positive : 11
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
26/06/14, ore 19:17

Okay. 
Inizio a pensare che qualsiasi cosa tu scriva sia troppo per me. Questo testo è così bello e pieno di contradizioni che penso non ci sia nulla di più umano e naurale al mondo, giuro. Cioè, non è il testo ad essere pieno di contradizioni ma il personaggio, ecco. Oddio, almeno per le prime righe. Il testo si prsenta esteticamente limpido e questo mi ha indotto alla lettura molto facilmente, il fatto che sia ben scritto e con uno stile come il tuo ha solo semplificato il tutto. Ti faccio i miei complimenti per la scelta del titolo, sia per il titolo in sé che per la forma in cui si presenta. Ovviamente, almeno per me, è una delle prime cose che salta all'occhio!

Onestamente credevo fosse la pigrizia il vizio capitale (ma è un vizio capitale?!) da te scelto e temo che, come il testo recensito precedentemente, mi toccherà rileggere il tutto. Magari fra qualche giorno, uhm.

I personaggi citati, come il possedente del vizio, la madre e la zia sono... uhm. Sono riuscita ad inquadrae fin troppo bene la madre, anche se ne parlo ''per poche righe'' e la zia mi ha portato alla mente fin troppe zie dei telefilm, senza ricordarmene neanche una in particolare!
Il protagonista, invece, lo sto immaginando biondo ma questo, comunque, è la cosa più frivola che si possa dire su di lui. Come ho detto sembra così pieno di contradizione e disfunzionale, in un certo senso.

Ah, quasi dimenticavo: il paragone con la pila è uno dei più belli che abbia mai letto, complimenti. Anzi, a dirla tutta, complimenti per tutto. Sei davvero così brava!

Recensore Junior
16/06/14, ore 17:57

L'accidia é il più pericoloso dei peccati. Mi piace come hai analizzato questo tema, la terminologia usata e soprattutto la veNada ossessiva che esala da questo scritto. Penelope~ dal cell

Recensore Veterano
16/06/14, ore 17:50

Chi non è mai stato figlio dell'accidia?
Chi non ha sentito il proprio peso troppo pesante per essere sollevato, per essere impiegato in qualcosa di utile?
Interessante senza ombra di dubbio questo tuo componimento, e molto interessante anche il gergo usato e le tematiche mostrate fra i vari riflessi di questi frammenti di una vita accidiosa.
Adoro il poco tatto e i contenuti a voce libera, voce ringhiante. Davvero, molto bella.
Un bacio.

Recensore Veterano
27/03/14, ore 19:54

Ciao Bloom!
Quando leggo qualcosa di tuo, mi pare di percepire così tanto. E ogni tanto mi pare di percepire proprio te intricate nelle ragnatele delle tue storie.
Qui mi sembra proprio di averti trovata. Sarà anche per le troppe sigarette... sarà quella bellissima descrizione della vita e della morte.
Mi è piaciuto tantissimo come hai rappresentato l'accidia e ho trovato questa OS molto affascinante.
Hai descritto il personaggio molto bene, interamente, totalmente. Sono riuscita a percepirlo appieno, ma nello stesso tempo era sfuggente... come se non fosse una persona piena, come se gli mancasse l'anima o meglio la speranza, ma è solo una stupida impressione mia.
Poi il paragone con delle pile! La vita comparata a una batterie: geniale.
Meravigliosa! Stupefacente! Solo tu riesci a scrivere qualcosa di così breve, intenso e completo!
Mi sono immersa totalmente nell'atmosfera cupa e anche fetida, direi, della storia.
Ho trovato che la storia sia una raffigurazione molto originale dell'accidia, che lo hai descritto nelle minime sfumature.
Il tuo stile è sublime come sempre e tantissime parti mi piacciono veramente tanto. È l'opera di un genio (un giorno ti farò leggere la mia definizione di genio u.u)!
Complimenti!
Un abbraccio.
Elsker.
P.s: scusa per il ritardo! >.<”
P.p.s: se il contest non è ancora terminato, in bocca al lupo! ^-^

Recensore Veterano
19/03/14, ore 13:09

Bloom, che meraviglia! Te la sei cavata egregiamente. Forse l'accidia è il peccato che mi affascina di più e quello che sento, in alcuni versi, vicino a me, quindi ho particolarmente apprezzato questa tua analisi veritiera, pungente, davvero tanto efficace. Interessantissimo (e pregnante) il paragone con le batterie: l'equilibrio si trova fin troppo facilmente se si sceglie la stasi; è la disarmonia, il dinamismo continuo, che ci rende vivi. Hai reso delle sfumature grottesche che ho apprezzato davvero, anche per quanto sono veritiere: hai ragione, l'accidia è sporca, maleodorante, perché un continuo decomporsi dell'anima e delle carni, nonché di tutto ciò che ci circonda. Insomma, davvero, bravissima! <3

Recensore Veterano
18/03/14, ore 15:53

Spettacolare!
Lo ammetto, ho passato parecchio tempo a pensare a questo commento, ma forse per stupore, non trovo le parole... no, davvero! non ci sono abbastanza parole per poter descrivere questa storia!
Non solo hai esasperato un vizio, meglio ancora, lo hai consumato fino alla morte del protagonista.
Meravigliosa e lenta, ti lascia in bocca il retrogusto del "profumo dell'accidia".
La rileggerei all'infinito.
Complimenti.
Dimea

Recensore Veterano
16/03/14, ore 16:08

L'avrai pure scritta in mezzora ma è riuscita bene comunque. Sai? Mi hai fatto venire in mente un disagio sociale comune in Giappone (e che si è diffuso in tutto l'Occidente) giovani che temono di uscire di casa o che semplicemente non hanno più volgia di farlo (Hikikomori). Come tutte le altre che ho letto sino ad ora, è corta ma efficace (T.T mi state facendo venire un complesso sulle mie "capacità"). Ho voluto recensirti per poterti dire che anche stavolta sei stata brava (come sempre del resto) Non importa cosa ne pensi tu: a me è piaciuta.
Ciao,
Aurelianus 

Recensore Master
14/03/14, ore 11:03

Ciao!
So che quando hai pubblicato questa OS non eri certa del risultato o se lo eri era prettamente contrario a quello effettivo che ha suscitato in molti e io, mio malgrado, non posso darti ragione, posso solo legarmi all’eco del coro questa volta – soprattutto per i punti di cui parlerò di seguito, perché sarebbe troppo semplice dire soltanto che mi è piaciuta e che è stata interessante.
Quello che ho percepito in questa OS è stato coincidente con una vita: non è solo il personaggio a vivere, ma anche io; per questo posso solo dirti che ancora una volta, come per Beckley, mi hai totalmente rapita.
Per quanto mi riguarda, i tratti che hai delineato nella storia sono terribilmente reali, stranamente veri e pulsanti – inizio a credere che questo termine di cui tanto abuso abbia un significato, ma penso lo si capirà nella recensione stessa.
Vedo non solo la sua vita, bensì quella di molti e anche la mia, perché nonostante tutto, nonostante non volessi immedesimarmi in un simile peccato che ho sempre ritenuto distante da me, è una descrizione minuziosa e terribilmente calzante anche con la mia esistenza. Sai, anche io collezionavo batterie usate da piccola, collezionavo anche oggetti rotti e mi ostinavo a voler creare qualcosa che funzionasse con quei pezzi raccattati a destra e a sinistra – mi c’impegnavo fino allo sfinimento: li frammentavo, li ricomponevo, li rendevo quasi utili, ma allo stesso modo non funzionavano mai; così ho iniziato a pensare alla vita, alle batterie come fossero uomini, ho lasciato che il pensiero scivolasse lontano ed è anche lì che mi sono trovata a condividere con il protagonista questa strana malia di torpore.
Le sigarette, l’amore per una vita che non vuol essere vissuta come tutti gli altri, il desiderio latente di dimostrare qualcosa pur restando fermi con le proprie convinzioni e i ricordi sempre più tangibili; perfino sua madre, il discorso sulla sembianza che questa assume nel mostrare i figli e nell’elogiare se stessa attraverso il lavoro di questi – tutto, dalla A alla Z, mi ricorda me, mi ricorda lui e mi ricorda il mondo intero sotto quest’ottica strana.
Mi complimento terribilmente con te per l’operato, perché sebbene non credevi fosse possibile che fosse tanto vivo nella sua inattività, sebbene non eri certa del suo risultato, spero che ti ricrederai se dico che in realtà sembra condividere il tangibile.
Ho adorato quest’introspezione dall’inizio alla fine: complimenti vivissimi.
Alla prossima,
xoxo

Recensore Master
13/03/14, ore 13:44

Ciao Bloom ^_^ molto bella questa introspezione sull'accidia! fa tanto riflettere: fa riflettere sulla vita di un uomo, piuttosto realistico, che ha deciso di "vivere" il peccato in questione sotto tutti gli aspetti, finendo per vivere come una batteria quasi scarica. Ah, che odio, quando le batterie si fermano in mezzo a un album che vuoi sentire! Ma forse al tuo protagonista questo non interessa, anzi, direbbe che ascoltare musica è una perdita di tempo. Afferma che ama la vita, ma in realtà è ovvio che la odi: fa di tutto per morire, vivendo in un ambiente malsano e comportandosi come un imbecille, se mi fai passare il termine. Insomma, chi mai proverebbe piacere a non fare assolutamente nulla e lasciarsi morire in siffatto modo? Ecco perché questa introspezione mi piace davvero, perché il tuo personaggio è talmente caratterizzato da suscitarmi antipatia, ecco tutto :D come sempre sei bravissima Bloom, ma questo già lo sai ^^ alla prossima!

Recensore Master
11/03/14, ore 21:22

abbiamo due concezioni di cacata molto diverse v,v
Prima di tutto brava!
Yeeh l'hai scritta *^*
E poi mi piace, è accidia allo stato puro, mi piace quest'idea che abbia un suo odore, l'ho quasi sentito
*va ad aprire le finestre* l'inizio è la parte che mi è piaciuta di più!
La fine leggermente da brividi ma allo stesso tempo molto poetica!
prava Bloomma!

Recensore Master
11/03/14, ore 19:48

Hola!

Questa tua Os per il contest è davvero molto bella. La sua accidia si respira veramente come fosse un profumo o un cattivo odore, come più volte lui dice di sentire.
Si percepisce benissimo l'idea che lui ha di vivere, lui può vivere all'interno della sua mente e del suo corpo e lo ha fatto talmente tanto da esserci alienato dal mondo esterno, ma ha costruito quello nella sua casa, nella sua testa. Probabilmente è stata la madre stessa a educarlo all'accicia, visto e considerato come lei si rapportava ai suoi figli. Vero è che non tutti hanno reagito come lui, ma forse, lui era il più sensibile ed era quello che si era affezionato di più a zia Lara, tant'è che si è messo a collezionare batterie scariche, cianfrusaglie inutili come gli asciugacapelli vecchi e rotti, ma troppo costosi per essere buttati via.
Ho adorato la similitudine con le vite rispetto alle batterie e l'ho adorata perché già precedentemente l'aveo pensata anche io. Quando l'ho vista scritta me ne sono compiaciuta e la sua narrazione è stata davvero fantastica, in fondo batterie ed esseri umani hanno lo stesso destino: vengono create, hanno una funzione e poi muiono. Stesso misero destino. Ecco lui è diventato come le sue batterie, è fine a se stesso e non ha un vero e proprio scopo, ma vive in funzione delle sue sensazioni di quelle che lui chiama vita.
Lui dipingeva i pensieri, che bello è un concetto d'arte astratta che mi piace molto: ad ogni colore un pensiero, un po' come ogni stato d'animo corrisponde un colore.
Che dire ancora? Solo complimenti, mi è piaciuta molto la tua storia.
Alla prossima :D