E finalmente eccomi qui a fare quello sporco lavoro chiamato anche ‘recensione’. x°
Ti avevo promesso un mio parere da parecchio tempo, ma come ben sai ho avuto diversi problemi di connessione – e lasciarti un commento attraverso l’iPhone sarebbe stato assai faticoso, così tanto che probabilmente mi sarebbe apparso addirittura come un limite psicologico e mi avrebbe impedito di scrivere tutto quel che invece vorrei dirti.
Partiamo, dunque, e come prima cosa vorrei dire di sentirmi onorata per esserti stata fonte d’ispirazione – e mi gongolo assai sulla sedia, nella consapevolezza di aver dato modo ad una storia tanto bella di nascere – e passando quindi al corpo del testo, non posso che dire di averlo trovato squisito; adoro quando si parla di voli notturni tra Hiccup e Sdentato – di piccole fughe in cerca di qualche angolo migliore tra i confini del cielo buio e stellato – e il modo in cui tu ci hai riproposto la scena mi ha deliziato.
Mi sono sembrati veramente complici, il ché è perfetto visto tutto il lavoro che la DreamWorks ha fatto per farci affezionare a loro in maniera incrollabile e comprendere ciò che li unisce – una meravigliosa amicizia che non ha bisogno di essere rafforzata dal tipo di lingua usata per comunicare, ma semplicemente dal conoscersi a fondo l’un l’altro perché parte di qualcosa di più grande, di più esteso e intenso di un semplice legame tra umano e creatura straordinaria. E’ veramente molto bello come hai trattato questi due personaggi, come li hai fatti interagire tra di loro non tramite i dialoghi ma tramite le azioni, le descrizioni e le sensazioni incatenate tra le frasi che compongono la storia.
Mi è piaciuto molto anche come, nonostante tutto, tu non abbia voluto omettere quelle solite domande aperte che Hiccup fa, di tanto in tanto, a Sdentato, quelle frasi unilaterali che si ostina a rivolgergli pur sapendo che non è così capitale farlo – perché anche se la furia buia fosse in grado di parlare, non sarebbe necessaria una risposta per far capire all’erede di Berk quel che vorrebbe dirgli.
Giungendo infine alla conclusione della storia, non vorrei aver male interpretato, ma, per quel che ho capito, Hiccup non sapendo se i draghi possano o meno sognare, si applica dunque con foglio e matita per disegnare un possibile scenario in cui Sdentato è protagonista e osservatore durante la sua fase REM? Perché se è così posso solo dire che ho trovato l’idea un tocco di classe; Hiccup è palese sia portato per il disegno – ed è altrettanto evidente ami questa pratica e la utilizzi come strumento non solo per ingannare la noia, ma anche per completare appieno quello che lui è e quello che lui fa – e, sulla base di questo, immaginarlo impugnare il bastoncino di legno con punta in graffite, per delineare qualcosa di possibile, impossibile, sensato o insensato – ma sicuramente magico e straordinario –, mi fa percepire ancora meglio il feeling che lo tiene costantemente connesso al suo drago.
Solo lui potrebbe immaginare qualcosa in grado avvicinarsi tanto a quel che queste creature sognano – che la sua creatura sogna –, da ritenerlo possibile, ed io non posso che condividere questo tuo punto di vista, se è la premeditazione alla base del tutto.
In caso mi fossi sbagliata, ti prego di fornirmi la giusta interpretazione del finale che, ad ogni modo, son certa sarebbe comunque perfetta così come tutto ciò che lo precede.
Davvero ottima storia, mi è piaciuta tantissimo; ha saputo innestare in me una piacevole sensazione dragontraineriana hahaha, e adoro quando mi succede! E’ l’obiettivo principale di tutte le mie storie quindi ritienilo davvero un grande complimento – che ovviamente non è regalato, ma ti sei meritata appieno.
Che sia da te o da me, un saluto e alla prossima! Grazie per questa meravigliosa storia.
a u t u m n |