Recensioni per
L'onore della notte
di kk549210

Questa storia ha ottenuto 14 recensioni.
Positive : 14
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
18/12/15, ore 00:37

Ciao kk, scusa se, dopo tutto questo tempo, mi faccio viva adesso per le recensioni premio. La vita è imprevedibile e la mia non è da meno, come quella di tutti, ma gli impegni si rispettano. Spero quindi tu voglia perdonarmi il ritardo. 
Ho voluto iniziare da questa breve one-shot, fra le storie che mi avevi segnalato, per la tematica. Io studio Lettere Classiche e il buon Omero è per me familiare come pochi altri, oltre che amatissimo. E, dalla lettura, penso che sia molto amato anche da te: dalle parole che hai scritto trasuda non solo conoscenza del poema, ma anche rispetto per esso. Anche una citazione di Shakespeare, che pur poteva essere fuori luogo, risulta perfettamente inserita nel tessuto della tua storia, senza stonare, senza lasciar nemmeno intendere che si tratti di una citazione se non per il corsivo. A tal proposito, devo chiederti: perché hai segnato gli epiteti omerici in corsivo? Era una richiesta del contest per cui hai scritto la storia? Se sì, lascia perdere tutta la frase seguente; se no, non sono sicura che questa sia una scelta azzeccata, più che altro perché ai miei occhi è risultata piuttosto incomprensibile e sono dell'opinione che quando un mezzo grafico d'espressione come il corsivo non risulta chiaro nelle intenzioni è meglio eliminarlo. Cerco di spiegarmi: hai scritto una storia che, per lessico e sintassi, si conforma molto a quelle che sono le più colte traduzioni dell'Iliade in italiano e che, probabilmente, risuona alle orecchie di chiunque le abbia lette con passione. Gli epiteti fanno parte del linguaggio omerico in maniera così intrinseca da non meritare, a mio avviso, una nota di particolarità o una sottolineatura, soprattutto un patronimico come "la figlia di Eezione", per i Greci poco più di un cognome. 
Per il resto, andando a questioni meno tediose: la storia mi è piaciuta molto. È sicuramente uno scritto curato, voglio dire anche erudito: nella composizione, nel bilancio delle parole, nei costanti rimandi alla cultura che ha prodotto i poemi, che non è quella greca tradizionale. Mi è piaciuto molto il richiamo all'onore di Ettore, così presente all'interno di un testo dove lui non compare, e qui sì che ho apprezzato il corsivo: quasi mi sembrava di legger τιμή. Preziose ugualmente sono le menzioni, pregnanti, alla condizione della donna omerica, quest'eroina (non mi sento di definire né Andromaca né Ecuba né Elena diversamente) nell'ombra, relegata, rinchiusa, svilita, ma pur sempre eroica, dai sentimenti esagerati e potenti come quelli dei ben più famosi eroi che anche tu citi. Hai usato un tono molto euripideo per parlare di Andromaca: una moglie che si arrende alla brutalità della guerra, che le ha strappato i momenti di gioia che rimangono solo un ricordo, una donna che sa che perderà tutto, eppure continua, seppur tentennando, a tessere la sua tela e a pregare per il suo sposo. Una bellissima one-shot, kk, densa seppur breve, elegante, colta, classica fin nello spirito. 
Complimenti :) 

Un saluto (e ulteriori scuse per l'imperdonabile ritardo),
babyjenks

 

Nuovo recensore
31/10/15, ore 22:37

Cara Chiara,ho letto in apnea le righe scritte,data la tensione poetica che le animava.La lettura era muta ,ma il cervello me le rimandava in voce e ne aumentava il ritmo, da tragedia epica.Isid. stava appartato , ma Kere e Moira e l'impermeabile nebbia della terra dei Cimmeri, mi hanno molto intrigato ; e poi Andromaca 'maschia combattente '....!Ciao. P.S. portami il cartaceo : da collezione .

Recensore Master
09/10/15, ore 18:57

# Recensione Premio.


Io non ho una formazione classica, sono ignorante riguardo i poemi greci, conosco poco e niente. L'Iliade e l'Eneide mi ricordano le ore di Epica studiata a scuola, ma non siamo mai scesi in approfondimenti dettagliati, quindi non conoscevo la vicenda tra Ettore e Andromaca. Mi sono informata come meglio potevo e penso che il testo da te scritto sia di ottima qualità: 1. Perché lo trovo rispettoso e dedito alla vicenda dell'opera a cui si ispira, si nota il tuo particolare interesse e ammirazione nei confronti di Omero. 2. Perché hai usato un registro linguistico ricercato che ricorda molto le opere antiche. L'uso di certi termini, assieme al dramma e ai sentimenti intensi descritti, la rendono una lettura piacevole e sorprendente. Io posso solo dirti che ho apprezzato il modo in cui hai rappresentato la sofferenza. Ci si può facilmente immedesimare in lei. Molto bello, dunque. Devo anche dirti che la parte finale, con l'inserimento della citazione mi ha colpito particolarmente, è come se esprimesse in pieno lo stato d'animo di Andromaca. Be', scelta azzeccata sfruttata benissimo! Ti faccio i miei complimenti e ti lascio le mie inutili scuse per il vergognoso ritardo. Un saluto!

Melinda Pressywig.

Recensore Master
07/09/15, ore 21:52

Recensione premio per il contest "Frammenti di mondi", indetto sul forum di efp da _MoonBeam/Elsker e Lutea Eos
Ciao!
Sono molto contenta che tu abbia scritto una storia come questa e ce l'abbia segnalata! Da studiosa di letteratura quale sono, è stato molto piacevole trovare il mondo di Omero ad attendermi. Come hai scritto nelle note, l'addio alle Porte Scee è un brano molto suggestivo e meritava un approfondimento. Credo che tu abbia continuato bene a rappresentare la psicologia di Andromeda, così come emerge nel brano originale: una donna che ha superato molte sventure e che probabilmente credeva di esserne giunta alla fine. Mi è piaciuto molto che tu l'abbia raffigurata con le mani così tremanti da farsi sfuggire di mano gli attrezzi della filatura, perchè è un'immagine molto veritiera e domestica. Vorrei farti i complimenti anche per gli epiteti ma soprattutto per le parole che hai usato durante la narrazione: creavano l'atmosfera che rimandava proprio al mondo di cui volevi parlare. Credo che il pezzo più riuscito sia quello in cui Andromaca ricorda i fugaci momenti felici e capisce che non erano il preludio a una gioia continua.
La chiusa sui versi di Shakespeare è armonica con il resto del brano, anche se leggendo le note introduttive temevo potesse stonare un po': hai avuto una delicatezza particolare nel trattare tutta la situazione e il finale ha accentuato la donna innamorata che c'è in Andromaca. Decisamente stupendo!
A presto!

Recensore Veterano
23/03/15, ore 12:19

Mi sento quasi in imbarazzo a scrivere una recensione tanto piccola ed umile per questa splendida storia, so che meriterebbe molto di più di queste tre righe, perciò mi scuso in anticipo.
Mi è piaciuto tutto di questa storia, sia la scelta dello stile che il tipo di linguaggio usato, sia il modo in cui l'hai usato. La citazione di Shakespeare è la ciliegina sulla torta, si sposa perfettamente con il momento, con i pensieri, con le immagini che la storia trasmette.
Sono felicissima di averla letta, merita un posto d'onore fra i miei preferiti.
Grazie per averla scritta!
A presto,
mrs black (aka Sigyn sul forum)

Recensore Veterano
17/06/14, ore 21:23

Opera magistrale. Sia il lessico che lo stile ricalcano l'epicità dell'originale, non una sola parola fuori posto, non una sola espressione scontata. Hai reso Andromaca un personaggio vivo, tragico e malinconico. Non si potrebbe dire altro, se non: ottimo lavoro

Recensore Veterano
16/06/14, ore 12:28

Ciao!!! ^^
Non esistono parole per definire con esattezza la bellezza di questa storia: hai scelto uno dei momenti più belli dell'Iliade (opera sublime di per sé) e sei riuscita ad ampliarlo in modo magistrale!
Lo stile fluido ed il lessico ricercato hanno dato ulteriore spessore alla vicenda, senza contare che hai inserito la citazione in una maniera così spontanea da sembrare quasi che sia stata scritta appositamente per questa one shot: davvero sensazionale!
Aver avuto la possibilità di confrontarmi con te è stato un vero onore, spero vivamente che si ripeta in futuro.
Alla prossima! :)

Chloe.

Recensore Veterano
13/06/14, ore 12:33

L'onore della notte, di kk549210
1° posto al mio Shakespearian quotations contest (a pari merito con Clockwise):

Grammatica: 9/10
Il testo è più che corretto, a parte qualche piccolezza che vado a segnalare:
- nella frase "Usare quella forza che le proveniva proprio dal suo nome" avrei omesso il le, perché la rende ridondante: il lettore sa già che la protagonista è Andromaca e che si sta parlando di lei, per cui è logico che la forza che proviene dal suo nome vada a lei stessa;
- la frase "Si avvicinò alla finestra e rivolse fuori il suo sguardo" non mi suona. Penso che il rivolgere lo sguardo implichi lo spostarlo da ciò che sta guardando verso qualcos'altro, una sorta di moto a luogo... per questo richiede la preposizione a, o la preposizione verso. Secondo me la frase poteva essere costruita in questo modo "rivolse lo sguardo al di fuori/all'esterno/verso l'esterno";
- ultimo appunto: nella frase "Levò di nuovo gli occhi al cielo e pregò con intenso fervore" il soggetto, cioè Andromaca, andrebbe esplicitato, perché nella frase precedente era Ettore, e questo crea un po' di confusione.

Stile: 6,5/7
Magistrale imitatio di uno stile che non è affatto facile da padroneggiare. I miei unici appunti:
- sull'andare a capo che, in alcuni casi, avrei gestito in modo diverso (es: "Andromaca si abbandonò al ricordo. Una sera simile a quella, rischiarata dalle fiaccole e riecheggiante di imenei" = sarei andata a capo dopo "ricordo", perché parti con la descrizione dello stesso);
- sulla punteggiatura: apprezzo l'uso dei soli punti fermi ma, in alcuni casi, inserire dei punti e virgola o due punti avrebbe reso la lettura più scorrevole (es: "...s'era pure messa a modulare note flebili e tremolanti. Una leggera monodia che voleva essere dolce e rasserenante, ma che in quell'atmosfera malinconica e forzatamente operosa risuonava invece come un singulto funereo" = invece del punto fermo, avrei usato un punto e virgola; "E anche la sua fedele sposa doveva conformare la sua vita, i suoi atti, il suo cuore a quella norma inesorabile. Gli uomini in battaglia, a difendere le mura di Ilio..." = invece del punto fermo avrei usato i due punti, perché spieghi cosa comporta la norma inesorabile).

Lessico: 5/5
Hai usato un lessico estremamente appropriato allo stile scelto, senza farlo risultare pesante.

Uso della quotation: 5/5
Uno degli usi che ho preferito! Davvero, quando ho letto "catasterismi" e ho ricordato quale citazione avessi scelto, mi sono messa a saltellare per la stanza. Nonostante conosca abbastanza bene la mitologia greca e i Poemi Omerici, non ci avrei mai pensato. E mi ha folgorata all'istante.

Gradimento personale: 5/5
Il punteggio parla da solo: di questa storia mi è piaciuto tutto, dall'inizio alla fine. In una one-shot di poche parole, sei riuscita a riprendere uno degli episodi più strazianti dell'Iliade e a riempire un vuoto lasciato dall'autore (gli autori?), costruendolo in modo verosimile. Amo che tu abbia scelto il punto di vista di Andromaca: sappiamo tutti cos'è accaduto poco prima e cosa accadrà più tardi, l'abbiamo visto e lo vedremo con gli occhi degli eroi; mi piace sapere cosa pensa lei, tornata ai luoghi di donna che le competono, divisa tra la consapevolezza che l'onore è ciò che conta di più per il guerriero e l'amore che prova per l'uomo. La citazione da "Romeo e Giulietta" legata al catasterismo è stata la ciliegina sulla torta. È stato bello immergermi in Omero dopo tanto tempo, grazie :)

Totale: 30,5/32

Recensore Junior
24/05/14, ore 16:18

Ciao KK!
sono un po' in ritardo nel leggere e commentare la tua storia, ma alla fine eccomi qui! 
Comincio facendoti i complimenti: il brano dell'incontro tra Ettore ed Andromaca non è mai stato uno dei miei preferiti tra quelli del poema omerico, in generale non ho mai amato la figura di Ettore (patteggio per gli Achei), ma la figura di Andromaca mi incuriosisce.
Nell'Iliade non viene dato spazio alla riflessione di questa donna, moglie e madre che vede partire il proprio sposo, l'uomo che per lei era tutta la sua famiglia, sentendo, sapendo, che non sarebbe mai tornato da lei. E, anche se fosse sopravvissuto a quella battaglia, quanto tempo ancora avrebbero aspettato le Parche a sottrarglielo?
Mi ha colpito la parte del telaio: l'ho interpretata come una sottile similitudine che puó essere espressa nell'accostare l'incertezza di ció che è il futuro di un uomo alla difficoltà di una tessitrice nel vedere l'ordito del tessuto che sta ricamando.
Per non parlare poi dei patronimici e degli epiteti, usati in modo perfetto tale da ricreare l'atmosfera dell'epica greca, come se questo brano fosse un canto mancante dell'Iliade. 
Il finale così dolce eppure malinconico è adatto ad un personaggio come Andromaca, esprime bene la malinconia e la tristezza che prova nel sapere il proprio marito morto per mano degli invasori, che sa di essere destinata a diventare schiava in terra straniera di uomini che disprezza, colpevoli della caduta della sua città, e di essere separata dal figlio che vedrà precipitare dalle mura fortificate che un tempo benedirono e protessero la città nella quale  era vissuta felice prima dell'arrivo dei Danai, ma nonostante tutto sa che lo spirito di Ettore veglierà comunque su di lei, illuminando il suo cammino come la più brillante delle stelle del cielo.
Non so più che dire, se non che spero vivamente che tu ne scriva altre ^^
A presto 
Red (che si  scusa per la recensione chilometrica e sconclusionata che ha scritto)

Ancora una cosuccia: nel testo hai alluso al significato del nome Andromaca, posso chiederti cosa significa? Sai, sono un pochino ignorante in materia ^^"
Grazie ancora per questa piccola perlina che mi ha allietato il pomeriggio :)
 
(Recensione modificata il 24/05/2014 - 04:20 pm)
(Recensione modificata il 24/05/2014 - 04:22 pm)
(Recensione modificata il 24/05/2014 - 04:23 pm)

Recensore Junior
23/05/14, ore 21:54

Buonasera!

Difficilmente commento le storie appartenenti ad un contest a cui partecipo, per il semplice fatto che leggerle mi mette un'ansia tremenda e mi fa sentire piccola piccola!!
Ed in questo caso mi sento minuscola... Leggendoti ho avuto l'impressione di assistere ad una tragedia di Euripide, al teatro greco di Siracusa.
L'uso sapiente dei termini, la ripresa ridondante degli epiteti... Ho immaginato un coro accompagnare la scena, forse proprio le fedeli ancelle dal lungo peplo!
Senza considerare gli accenti su nomi non proprio comuni, quantomeno per noi che ormai utilizziamo spesso e volentieri gli stessi nomi per definire qualcosa (mi riferisco alla città di Dite, che mi ha riportato ad immaginare anche l'Inferno Dantesco).
Che dire, poi, della citazione alla fine del racconto? Un tocco di classe notevole, non è affatto semplice integrare in un testo una citazione che non gli appartiene.
Sono felice di potermi misurare con scrittrici/ori del tuo calibro ed imparare qualcosa di nuovo!
E spero vivamente di partecipare ad altri contest con te!
A presto,

Silence
(Recensione modificata il 23/05/2014 - 09:57 pm)

Recensore Veterano
20/05/14, ore 19:04

Carissima KK, le ultime settimane prima della " grande impresa" procedono bene, cresce solo un pochino l'ansia, cosa che spero si allontani prestissimo. Grazie per avermi segnalato questa storia perché è davvero bellissima. Emozionante soprattutto il finale, quando viene chiesto alla notte di fare del corpo mille pezzettini, affinché il cielo si riempia di stelle e la donna non sia più sola. Avvisami quando ne scriverai altre, ci terrei davvero tanto a leggerle,
Un abbraccio e ancora grazie,
Ginny.
(Recensione modificata il 20/05/2014 - 07:05 pm)

Recensore Junior
19/05/14, ore 19:58

Avendo amato moltissimo entrambi i poemi omerici, in particolare l'Iliade, non ho potuto che apprezzare fino in fondo questo scritto. Tanto per cominciare, il momento in cui Ettore si congeda da Andromaca per l'ultima volta è uno dei più toccanti dell'intero poema, assieme a quello in cui lei riceve la notizia della morte del marito (oltre all'episodio in cui Priamo bacia le "mani omicide" di Achille per riavere indietro il corpo esanime di Ettore). Hai ripreso con grande sensibilità un momento che apparentemente sembra di poco spessore ai contemporanei, ossia la tessitura, ma che in realtà nasconde uno dei misteri del mondo antico. Le nobildonne del mondo arcaico, in particolare del mondo acheo e del mondo etrusco (e qui non posso non ricordare come la stirpe di Dardano sia imparenta ai nostri Etruschi)venivano sepolte con gli attrezzi della filatura poiché questi erano anche il simbolo del legame delle donne con le Moire, con il Fato, con le Chere...E qui sapientemente riesci a dipanare questo simbolismo, sopratutto quando Andromaca "vede" il destino già scelto da Ettore. Oltre al simbolismo fortissimo della tessitura/destino/ (velo di Maya direbbero gli Hindu) hai saputo esprimere egregiamente il mondo interiore di Andromaca in un intreccio di pensieri e sentimenti, per altro espressi con una non comune sintonia con i tempi storici (in questo caso possiamo dire sia storici, che a-storici, perché il mito è eterno :) ). Li hai saputi esprimere con delle eloquenti, bellissime e toccanti immagini, prima fra tutte la vista di Andromaca che si sfoca e torna a focalizzarsi sulla tela/destino, a causa delle lacrime. Ho apprezzato molto anche il riferimento al "Nomen-Omen" di Andromaca, alla sua radice che richiama fortemente l'idea di "maschio", Anèr/Andròs, radice cugina della latina "vir" (sorella a sua volta di vir-go); anche qui ci conduci in una riflessione molto profonda, tipica del mondo antico, dove il nome era legato al Fato (Nomen-Omen).
La cifra di questa prosa si racchiude in tre forti simboli: Telaio/Destino/Nome a cui si aggiunge l'amarezza di conoscere la durezza dell'Ananke, della Necessità, che si contrappone alla Libertà, ma mai si scinde da quest'ultima. A ragione di questo, tutta l'angoscia scaturita dalla riflessione iniziale sul Fato, sulla Necessità, sulla Trama Ineluttabile si scioglie nella bellissima immagine del firmamento stellato, sede dei Numi, del trionfo della volontà eroica. La citazione shakespeareana si sposa alla perfezione con il finale e non risulta affatto aliena al resto.
Davvero, complimenti!
(Recensione modificata il 19/05/2014 - 07:59 pm)
(Recensione modificata il 19/05/2014 - 08:02 pm)

Recensore Master
19/05/14, ore 19:37

Carissima KK...scusa se recensisco solo adesso questa tua prima opera non -Jag... come ben sappiamo Andromaca fu rapita e portata a Troia per dare un erede ad Ettore: era stata dunque costretta a sposarlo contro la sua volontà, ma dopo poco tempo scoprì di amarlo.
La figura di Andromaca compare per la prima volta nell'Iliade (libro VI), mentre scongiura il marito Ettore di combattere rimanendo sulla difensiva contro Achille e di fermarsi all'albero di caprifico (fico selvatico), nel punto in cui le mura di Troia erano più deboli, ma egli riesce a farla desistere dai suoi intenti, ricordandole il suo ruolo di sposa e di madre, e imponendole di non intervenire in faccende riguardanti la guerra, perché lui, Ettore, in qualità di principe ereditario, è costretto a combattere.
Andromaca perse nel giro di pochi giorni Ettore, ucciso nel decimo anno della guerra di Troia da Achille.
Una volta che la città fu rasa al suolo, gli Achei si spartirono le donne della casa reale: Andromaca divenne così schiava del re dell'Epiro che ne fece la sua concubina. Andromaca non dimenticò mai l'amore che provava per Ettore.
La figura di Andromaca, una delle più commoventi della mitologia greca, rappresenta la donna nei suoi aspetti più tragici. Moglie ideale, vedova fedele, madre affranta racchiude cioè l'impotenza e la sofferenza di una donna che deve affrontare una vita senza il marito amato, ucciso dall'insaziabile sete di gloria, divenendo poi schiava degli Achei che le sopprimeranno anche il figlio.
Bravissima come sempre KK....Un bellissimo MM
complimenti,
matty

Recensore Junior
19/05/14, ore 17:51

Il più entusiastico tripudio di alleluianti benedizioni in cieli tiepoleschi in fuga per il tuo glorioso esercizio di scrittura ove l'omerica pateticissima vicenda rivive in regolare e sapiente prosa narrativa, non tanto moderna, quanto classica, "ben calibrata". "Il tuo canto, o padre Omero / pria che l'Ombra assorbami!" (Cardòzz). Già, il canto immortalante, e poi l'immortalità stellare del "germe di cento eroi". La chioma di Berenice all'ennesima potenza. Il "tuo" cielo stellato. E poi il "tuo" modo di sottolineare la corrispondenza tra nomina e res: Andromaca - un destino. Da ultimo - last but not least - il modo originalissimo di inserire la citazione shakespeariana, del tutto de-contestualizzata e proiettata nell'antichità omerica. Anche se sempre a me, ritirato in questa solitaria chiostra, a me modesto monaco ospite presto questa abbazia di S. Gallo ove seggo al famoso scrittoio che fu di Notkero il balbuziente, è più grato il tono sublime omerico al polìtropo del bardo, che fa girar la testa con le sue mescidanze. Un saluto classico, un accordo d'aedo alla facitrice dal fermo polso. Valeas. Buddy Caffarelli