Secondo me questa cosa un senso ce l'ha eccome, ed è il senso bellissimo e sentito che, come al solito, riesci a trovare e raccontare quando apri una finestra sul dentro dei personaggi.
L'idea del limbo - una dimensione eterea e artificiale - che funge da rifugio l'ho trovata perfetta, perchè sono fermamente convinta che Bucky abbia avuto momenti di (dolorosissima) lucidità anche quando i ricordi non avevano ancora cominciato a riaffiorare, e in quei momenti, nei momenti in cui il peso del rimorso e della disperazione gli gravava sulle spalle, abbia avuto bisogno di un "luogo" in cui rintanarsi - di qualcosa a cui aggrapparsi. Non si tratta però di una soluzione, perchè la morte è qualcosa che Il Soldato d'Inverno si porta dentro, e non c'è posto in cui possa nascondersi per evitarla nè modo in cui possa debellarla.
È un personaggio imprigionato quello che hai raccontato, ed è quello che Bucky è effettivamente stato - ed è tutt'ora. Certe cose non si cancellano, ti restano addosso - dentro - per sempre.
Hai fatto benissimo a scriverlo, perchè è un lavoro ben fatto e da cui traspare tutto il tuo affetto per il personaggio. Hai fatto anche meglio a pubblicarlo, perchè io son sempre felice come una bimba la mattina di Natale quando trovo una tua storia da gustarmi.
Complimenti! ♥♥♥♥ |