E dopo questo ignominioso, disgustoso, orrendo, ingiustificabile, deprecabile, ritardo, eccomi finalmente qui, pronta per recensire questa storia!
Scherzi a parte, mi dispiace davvero di essere arrivata ultima, volevo recensire nel momento stesso in cui la storia è sta pubblicata ma greco, latino e volantinaggio mi hanno fagocitata, quindi fino a oggi non sono riuscita a trovare un momento libero per recensire decentemente. Comunque...
Vuoi una recensione lunga? E una recensione lunga avrai! Leeeeeeeeeeeet's go!!! E ti avverto, preparati, e rimbocati le maniche per la risposta, perché quando mi ci metto so essere più prolissa di Cicerone nelle Catilinarie:)
Allora. Innanzitutto, mi piace moltissimo come caratterizzi il rapporto fra Hans ed Elsa, uno strano miscuglio dolceamaro, in cui i due sono sempre in bilico tra il fare la guerra e l'amore ( che frasi argute vi tiro fuori, ahinoi), e sopratutto mi piace molto come Hans cerchi di prevalere (in senso buono) su di lei, usando l'ironie e quelsuo non troppo malcelato senso di superiorità per convincere Elsa a superare le sue paure. Visto che a me riesce molto difficile visualizzarli in un contesto quotidiano e normale, sono lieta di avere a che fare con qualcuno che ci riesce così bene e in modo così plausibile, tra l'altro senza uscire dai personaggi, impresa difficilissima, in cui però tu riesci alla grande. La seconda cosa è che mi piace che tu abbia deciso di focalizzare l'attenzione sulle zone d'ombra che ancora esitono nel loro rapporto, e del resto non potrebbe essere altrimenti: anche con tutto l'amore del mondo, è difficile, passare sopra a quelle che sono le colpe di Hans nei suoi confronti, e quello era un aspetto che prima o poi andava affrontato, se si aveva intenzione di costruire qualcosa di serio. La terza cosa, che trovo molto IC, è che nè Hans nè Elsa riescano ancora ad essere appieno sinceri l'uno con l'altro: lei per la paura che ha condizionato tutta la sua vita, lui per quella maschera che si è posto sul volto per tutta la vita, per soddisfare il suo odio e il suo desiderio di rivalsa. Superare il passato si rivela una prova più ardua del previsto, come dimostra quella sala lasciata ancora intatta da quel fatidico giorno. e possono riuscirci solo aprendosi completamente l'uno al'altro. Trovo approppriato che Hans, nel palazzo, volesse ucciderla veramente: lo trovo più coerente e in linea col personaggio, inoltre dimostra che tra lui e Elsa si tratta di amore vero, perché lei riesce a perdonargli persino quello.
Altra genialata, a mio parere, è la sensazione di sollievo che nel sogno Elsa prova di fronte al cadavere di Hans. E anche il sovrapporsi del sogno e della realtà nella scena in cui lui cerca di confortarla, sebbene per capirla appieno abbia dovuto ricorrere all'angolo d'autore ( perdonami, ma effettivamente era un po' confusa. Questo è l'unico appunto che ho da farti in tutta la storia). E anche il progressivo passaggio dall'iniziale diffidenza che quella sala immutata ha suscitato in loro alla comprensione, alla fiducia e poi alla passione, e la realizzazione di Hans, del cambiamento che l'amore di Elsa e per Elsa sta operando in lui, consumando piano piano la sua parte più oscura e calcolatrice, riportando a nuova vita quel suo cuore marcio per le angherie subite.
"Da quando erano tornati ad Arendelle, il principe sembrava sentire il bisogno di avere una sorta di potere su di lei. La regina gli aveva proibito di accedere ai suoi appartamenti durante il giorno per non destare sospetti – come se non ci fossero già, le ripeteva ogni volta – e lui lo faceva ugualmente; si avvicinava di soppiatto, iniziava a baciarla, e alla fine era lei a supplicare che lui la facesse sua. Avveniva così anche di notte, e lei non se n'era mai lamentata, forse perché quella situazione la faceva sentire veramente amata almeno quanto faceva sentire lui, il principe mal visto dall'intera corte, importante. Lei lo lasciava fare. Lui e i suoi maledetti complessi di abbandono. Lo lasciava fare e insieme diventavano una cosa sola. A dire il vero, non era tanto il raggiungimento del famoso apice a sancire quel momento, quello in cui lei diventava lui e lui diventava lei in un solo corpo. Era il guardarsi negli occhi e capire di desiderarsi, come era successo un attimo prima che lei gli permettesse di farle lo sgambetto. Era l'intrecciarsi delle loro mani bollenti, e strette al punto che sembravano voler entrare una nella pelle dell'altra."
Ho adorato questo intero paragrafo, perché calza a pennello la mia idea di Helsa. Sto finendo le parole,e quindi arrivo al punto: sei brava. sei brava a scrivere, ad analizzare i personaggi, a renderli naturali, donando loro consistenza e respiro agli occhi del lettore, che avverte i palpiti del loro cuore e i fremiti della loro anima, sei brava nel tratteggiare l'angoscia più crudele e l'amore più dolce, ad esprimere l'incontro/ scontro di due nature così diverse e così simili. Sei brava a donare spessore e profondità a qualcosa che è stato lasictao molto nel vago, a farlo tuo senza corromperne l'essenza originaria. Sei brava, e questa è l'ultima parola che ho da dire sulla questione.
Finita la parte seria e strappalacrime della recensione, ho da farti notare una cosa...
"...Se però lo preferisci, possiamo farlo diventare una moda e far crollare tutti i lampadari del tuo palazzo."
Qui, mia cara, seui ufficialmente colpevole di attentare alla mia sanità mentale e psicofisica, visto che qualche tempo fa mi ero chiusa a immaginare una versione di The Phantom Of The Opera con Hans come Fantasma, Elsa come Christine e Jack Frost come Raoul (per farti capire meglio, quel film ha come protagonista un sociopatico vittima della società con una leggera,per modo di dire, mania di controllo e un'avversione patologica per i lampadari, che s'innamora ossessivamente di una ragazzina spaurita e perennemente indecisa, disperatamente anelante alla figura paterna. Vedi un po' tu perché mi faccio certi film) e appena ho visto quella frase, il mio cervello è partito a mille, trascinandosi anche querl poco di sano che mi era rimasto. Questo non è affatto carina da parte tua:)
Beh, che dire, se vado ancora avanti rischio di sbrodolarmi e diventare imbarazzante, quindi è meglio che mi fermo qui.
I remain, gentleman, your obedient servant
Catcher (Recensione modificata il 17/09/2014 - 09:48 pm)
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