Recensioni per
Quando piangono le stelle
di Francine

Questa storia ha ottenuto 174 recensioni.
Positive : 174
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
31/03/24, ore 17:05
Cap. 22:

Vediamo di riuscire a concludere qualcosa, qualunque cosa, quest’oggi, alla faccia del passaggio all’ora legale – passaggio molto a tema, il giorno di Pasqua, ma non per questo meno molesto.
 
In linea di principio, provo sempre a lasciare un commento a caldo, appena finita la lettura, capitolo per capitolo; per una ed una sola, semplice ragione: sono ricoglionita, senza speranza. E dunque sono qui a guardare i miei appuntini che attendono, dalla settimana scorsa, l’arrivo di un momento migliore per trovare una coerenza interna. Inutile dire che i momenti ideali non arrivano mai e quelli migliori neppure, indi per cui non aspettarti di trovare coerenza in questo o quel che segue; né posso garantire l’assenza di svarioni imbarazzanti.
 
Ignorando momentaneamente i miei appuntini di cui sopra, riprendo il filo di un discorso che ti anticipavo in separata sede, sulle narrazioni non continuative. È una soluzione narrativa per cui sono di parte, è vero, ma che riscontrerebbe le mie simpatie, particolarmente in questa materia, per tutta una serie di ragioni. Senza andare a scomodare gli antecedenti letterari “alti” del caso, credo che un progetto narrativo di questa tipologia abbia una sua profonda ragione di essere quando è messo in atto – come una forma aristotelica di cui si sente sempre l’impellente bisogno! – su una materia prima fondamentalmente disorganizzata e disomogenea come quella del Cialtronissimo. Raccontarla così è far lentamente emergere l’ordine dal caos, portare alla luce dei fili sensati da una matassa ingarbugliata dove apparentemente di sensato c’è poco e niente. Questo è punto chiave o almeno una delle ragioni principali per cui formati narrativi di questo tipo sono appetibili quando si scrive di Saint Seiya, o almeno è quanto mi dico tra me e me da una ventina d’anni a questa parte – arrotondiamo e facciamo finta, con tutta la cattiva coscienza di questo mondo e dell’altro, che sia per eccesso, eh? Sempre guardandomi indietro di una ventina d’anni o giù di lì, mi vengono in mente una serie di titoli che hanno implementato una struttura di questo tipo; probabilmente ce ne sono altrettanti, se non di più, guardandosi attorno ed in avanti, ma non ho più il tempo che avevo una volta per leggere cose a scatola chiusa. Gli esiti tendono ad essere… mah – oggettivamente, e no, non sono i miei standard ad essere impossibili –, vuoi perché gli autori si perdono pezzi per strada, e da una cosa corale ci si riduce alle vicende di uno o due agenti in croce; vuoi perché, al contrario, ci si ritrova a leggere polpettoni indigesti senza capo né coda, svuota-frigo impresentabili e improponibili; vuoi perché non emerge una continuità narrativa e l’autore, seguito a ruota dal lettore confuso e frustrato, si perde pezzi per strada e non ha palesemente idea alcuna di dove voglia andare a parare. È un formato rischioso, ecco. Ma, a volersi prendere il rischio, credo che come stai sviluppando questa storia dovrebbe essere preso a modello. Perché una cosa del genere, a volerla far bene, va fatta così. Poi, io, da lettore, non ho assolutamente nessunissima idea di tu voglia andare a parare, ma vedo, sniffo, sento ed intuisco una direzione, un piano, una coerenza; l’ordine ed il senso che emergono; e mi lascio felicemente condurre per acque che fluiscono con una loro logica, senza ritrovarmi alla deriva in un mare di polpettone, già con un’indigestione in corso.
 
Poi, fa sempre piacere vedere i panchinari in azione; e potrei dilungarmi in disquisizioni sui lupi, le responsabilità, i maschi alfa e lo scarica barile – questo almeno mi indicano i miei appuntini – ma te la risparmio.
 
Potrei anche togliermi il cappello di fronte a Camus che, una tantum, si degna di impartire una lezione sensata – che probabilmente entrerà da un orecchio ed uscirà dall’altro, ma si fa quel che si può con quel che si ha e con chi ci si ritrova sul groppone.
La mancanza di dilemmi di Camus non abbisogna di ulteriori discettazioni, se non una menzione en passant del bene all’anima che fa predicare al coro.
Come un’altra menzione d’onore spetta di diritto a: «Hyoga, Popoff. Siamo lì.». Ho riso fin quasi alle lacrime. Sallo. Penitenziage!
 
Piano piano, conto di avanzare in tempi ragionevoli, perché questa storia è bellissima, è ben strutturata, ha senso; e perché ci sono cose che ancora non ho capito, dunque aspetto di avere più elementi per un giudizio informato. Ad esempio, nello scorso capitolo Kanon – con una fine implicatura proposizionale, perché Kanon, con tutto l’amore, è comunque Kanon – aveva lasciato intendere di pensare che Saga è pazzo. Qui, Shion prende le debite contromisure contro un daimon – non so quanto saranno efficaci ‘ste contromisure, ma almeno quel vecchio rincitrullito un tentativo lo fa. Ora, né l’uno né l’altro sono una fonte affidabile e certa acché chi legge possa trarre una conclusione oggettiva sulla faccenda; e la faccenda istessa è tra le voci in cima alla classifica dei pasticciacci brutti brutti del Cialtrone. Non è detto neppure che le due opzioni si escludano, anzi.
 
Ora faccio finta di andare a fare cose… molta, molta finta!
Buona Pasqua!

Recensore Veterano
25/02/24, ore 16:29
Cap. 21:

Io sono tante cose, ma mai si dica che non sia una donna di parola – occasionalmente anche alla faccia di rogne, rognette e contro-rogne che mi hanno mandato a gambe all'aria la tabella di marcia per il fine settimana. E che la mia tabella di marcia per il fine settimana fosse un filino irragionevole – Napoleone mi saluta con stima e apprezzamento, per direttissima da Waterloo – è un piccolo, irrilevante dettaglio, su cui sia tu sia io glisseremo alla grande.

Ma la mia tabella di marcia prevedeva che provassi, piano pianino, a rimettermi in carreggiata qui, ovvero a colmare il buco nella mia lettura e consapevolezza di questa storia. È stata una sorpresa dolceamara notare che sono sì indietro, ma non tanto indietro quanto mi fossi convinta di essere. Parte del problema con le cose che mi piacciono è che non voglio finirle, non voglio che non ce ne sia più, non un altro ancora ad aspettarmi per un giorno di pioggia – poi i miei giorni di pioggia cadono ad intervalli  quasi decennali, ma glissiamo elegantemente anche su questo.

 

 

Parliamo dell'ironia del destino che ha voluto che ripartissi proprio di qui proprio oggi – e l'ironia sta in buona parte nella mia dichiarata antipatia per il destino, non da ultimo ri-dichiarata l'altro giorno, quando mi hai lasciata monologare su Kanon e sul Mare senza avvisarmi, con magistrale faccia da poker, che predicavo al coro, MALEDETTAH! Qundi, ho in primis riso, perché l'ironia del destino e di non credere al destinio è particolarmente apprezzabile quando, del destino, si scorge lo zampino mal dissimulato. Ssh! Non ho mai detto di essere una persona coerente! Ho riso, dicevo, e poi mi sono goduta ogni parola di questa sorta di battesimo pagano dei gemelli, con gran profusione di SÌ! Poi, sì, Athena bara, ma la strategia di cui è patrona in fondo è anche (se non soprattutto) questo. È un due al prezzo di uno, indi per cui poscia, la si può solo chiamare assennatezza, almeno sul momento.

 

Solo i visi sono voltati in direzione opposta, come a guardare due sogni diversissimi tra di loro.

 

Credo che sia non solo un bellissimo adattamento della rappresentazione zodiacale dei due Gemelli, ma anche la perfetta sintesi dei due gemelli del Cialtronissimo, coil loro sogni divertissimi – in fondo, è lì che giace tutto il movente narrativo, su larga scala, dei fatti umani che il Cialtronissimo racconta, in quei due sogni che non si incontrano.

 

Dicevamo anche del Cialtronissimo – niente, oggi era il destino, o l'altro giorno era un'apoteosi profetica, con l'o squisitamente inclusivo – che la sua cronologia rasenta la follia e le sue tempistiche trascendono il realismo, il bene, quello che una mente non piagata da droghe pesanti possa partorire, e la qualificabilità – nel senso più colloquiale e peggiorativo di "inqualificabile".  Dunque la tua dilatazione dei tempi ha molto, moltissimo senso: qualche volta si prova a mettere una pezza a colore arrampicandosi sugli specchi o prendendo una pagina dal libro di Shaka e curidendo fermamente gli occhi di fronte alle assurdità del Cialtrone; qualche volta è tanto più proficuo e interessante, nonché sacrosanto, fare un piccolo passo di lato rispetto alla Lettera del Cialtronissimo. E quei cinque mesi e mezzo hanno indubbiamente infinitamente più senso dei cinque giorni scarsi (stima ancora ottimistica) che il Cialtrone fa trascorrere tra Poseidone e Hades. C'è più spazio per respirare, in cinque mesi e mezzi; e acché succedano cose, e cose si sedimentino, e le colpe, le azioni, le omissioni etc. etc. prendano peso. In cinque giorni uno tira dritto stralunato e prova ad arrivare alla fine della settimana.

Legittimissimo dunque il botta e risposta tra Kanon e Milo. Mi sono già profusa precedentemente e in altra sede sul tuo Kanon e soprattutto sul tuo Milo, e su come tu li faccia interagire in modo convincenre. Mi piace Kanon e mi piace il tuo Kanon. Ha la giusta dose di fervore, di cocciutaggine e di cervello, il tuo Kanon; in fondo, anche il Cialtronissimo docet che quando Kanon si mette una cosa in testa, tira dritto come un treno, come un panzer, e non ce n'è per nessuno. Suggerisco un minuto di silenzio per uno dei pochissimi neuroni solitari del Santuario, e rendiamo grazie a Kanon per l'esserne consapevole e volersi rendere utile (SANT'IDDIO, SÌ!).

 

«Atlantide? Che c’entra adesso Atlantide, fottuto pazzo?!»

«Hai sbagliato fratello. Io sono quello sano. [...]»

 

Niente da aggiungere, vostro onore. Perfetto. Così.

 

Ultima nota vagante. Il tuo di Fabbro mi è immensamente simpatico e spero di incrociarlo di nuovo, in futuro.

 

Piano piano, lentissimo pede, se il destino (in cui non credo, ma che biasimo comunque perché lo scaricabarile è un'arte sacra) non si mette di mezzo, conto di riapprodare su questi lidi, e di farlo magari prima che passino di nuovo anni ed anni che per deceza, ostinazione e cecità mi rifiuto di contare.

 

 

 P.S. Shaina tirerà anche un colpo basso, ma francamente a questo giro non posso darle torto: A) Perché Seiya è un po' un paragnosta; B) perché non è che dica niente di falso, Shaina; e C) perché anche il melodramma italico vuole la sua parte – poi magari (D) anche la buonanima del povero Cassios si sentirà incluso o, più probabilmente, inopportunamente importunato!

Nuovo recensore
10/11/23, ore 15:42
Cap. 27:

Ciao! Sono arrivata da poco tra di voi e ho adorato questa storia divorando ogni capitolo! Spero che presto arrivi il finale perché sono in pre-battaglia con i miei adorati Saint e non vedo l'ora di scoprire come andrà a finire!!!

Recensore Master
20/12/22, ore 18:45
Cap. 27:

Mi stupisce sempre la naturalezza della narrazione: come la scena si svolga dinnanzi il lettore.
Nel tuo stile - fresco, asciutto; pulito - i personaggi si muovono in modo molto naturale: è possibile essere lì con loro.
Quello che più mi piace è che è come bere un buon bicchiere di vino oppure una bevanda fresca in estate: tutto scivola giù bene, ma sotto è possibile vedere una trama coesa, compatta, articolata e anche complessa.
La ricerca dei termini (e delle parole) non porta a un appesantimento della prosa, anzi: semmai fai sembrare sia facile scrivere, raccontare, e questo credo sia un immenso pregio.

È sempre un piacere tornare tra le tue pagine!

Cioccolata calda?

Recensore Master
11/01/21, ore 17:54
Cap. 26:

Sai quando vuoi scrivere una cosa molto intelligente e articolata e invece la prima frase che ti viene in mente è cazzo, che bello? 
Ecco, io sono esattamente in questa condizione. 
Ormai è difficile trovare una storia in cui i fili di trama si dispiegano e si intrecciano bene: in cui leggere diventa un momento in cui ci si perde e si compie un passo al di là della pagina, ritrovandosi fantasmi nell'universo creato dall'autrice. 
Con Quando piangono le stelle mi sta succendo proprio questo: mi piacciono i dialoghi, il ritmo con il quale si dipanano gli eventi, si muovono i personaggi e interloquiscono tra loro. 
Mi piace che ci sia un pensiero dietro, stralci di vita e una caratterizzazione ben fatta e ben gestita. Ognuno di loro ha la propria personalità e reagisce agli eventi in maniera differente, ma con una propria coerenza. I personaggi sono loro: non si ritrovano piegati a qualche escamotage narrativo, ma sono in sincronia con il resto dell'orchestra. 
Questo è un ottimo lavoro - di fino: è un lavoro articolato e dietro al quale vi è un'idea, un pensiero, un filo che è divertente sia seguire che provare a indovinare dove porterà. 
Gestire una storia corale non è mai facile perché il rischio è quello di non dare abbastanza voce a tutti oppure di perdere per strada qualche pezzo, ma qui non succede ed è un piacere per gli occhi e per la mente. 
Bellissimo capitolo: è stata una gioia trovarlo online. 

Cioccolata calda corretta con tre dita di cointreau? Io ne ho proprio bisogno. 

Recensore Veterano
05/01/21, ore 19:22
Cap. 20:

Mi sono or ora resa conto di essermi persa per strada da quasi quattro anni, questione di due settimane. Nel caso ci fossero ancora dubbi sulla mia vocazione a fare la ragazza immagine per il chi si ferma è perduto, credo proprio che siano stati definitivamente fugati.

Però io ho anche le smanie di completezza – con l’immancabile corollario di sensi di colpa – e, soprattutto, un profondo affetto per questa storia. A distanza di così tanto tempo, tanti dei tuoi personaggi continuano a rimanermi impressi a fuoco, vividissimi in testa; così come credo di avere bene o male ancora il filo dello svolgimento sin qui. Se fossi una persona seria mi rimetterei in carreggiata partendo dall’inizio. Ma, sulla mia mancanza di serietà, voglio ben sperare che non ci siano mai stati dubbi! E sulla mia faccia di bronzo neppure. Dunque preparati ad una serie di domande scontate  –ed evitabilissime, se solo mi fossi degnata di rileggere – che potrei propinarti, probabilmente corredate da una serie di strafalcioni e memorie distorte, perché il rimbambimento senile è più galoppante di quanto io sia pronta ad ammettere. Assecondami. I rimbambiti vanno assecondati, come i pazzi.

Così mi ci rituffo di peso, con un triplo carpiato che entra di testa – e che l’aqua sia quella gelida di un capitolo deliziosamente nordico non è che: (a) adeguato alla stagione; (b) quello che merito; ok, no è (c) infinitamente meglio di quello che merito, perché sono una bruttissima persona che non merita né te né la tua penna.

A proposito di freddo e ghiaccio: ho amato la spiegazione seria e convincente del balletto della polvere di diamanti, con Camus che è Camus, e ci tira dentro anche una lezione di storia, tanto per gradire. Intendiamoci, secondo me il balletto della Polvere di Diamanti, Lago dei Cigni – quasi letteralmente – di noialtri, credo che rimarrà sempre e profondamente illogico per il mio cervellino che manca dell’estro fantasioso sufficiente per afferrare i salti logici dei ragionamenti dell’Aquario del Cialtronissimo e, a  fortiori, delle strategie militari dei suoi pupilli. Però sorge il dubbio che quelle braccia apertissime in preparazione di un attacco – mossa non proprio furbissima, a prima vista – non siano che una guardia dell’airone (nelle varianti shaolin del kung-fu si chiama così, ma probabilmente ha anche altri nomi che al momento non mi vengono in mente), magari eseguita non proprio in modo impeccabile – troppo bassa. E allora il senso stringente che tutto assume qui, chez toi, si proietta anche sull’opera originale del Sommo Cialtrone, diventa un’interpretazione plausibile e convincente.

Posso approfittarne per palesare un moto di simpatia umana e viscerale per il poveraccio che si trova a dover spiegare l’ABC? Certo, lui lo deve spiegare a dei marmocchi, quindi non può lamentarsi troppo, ma il moto di simpatia umana rimane comunque.

Di questa storia amo immensamente il modo in cui il passato si intrecci al presente, lo informi – sotto un profilo logico, narrativo e soprattutto emotivo. È una tecnica narrativa che mi piace immensamente e che trovo immensamente godibile da leggere. Ci si lascia navigare, su questo avvicendarsi di tempi e di situazioni. E mi piace immensamente – cifra squisita di questa storia – come il mito nord si intrecci e si fonda con il mito mediterraneo – mettendo una pezza a colore incantevole al pastrocchio che l’anime ha combinato con tutta la vicenda di Asgard, approssimativa nei contenuti ed un moncherino fondamentalmente inutile nell’economia di quella narrazione. Insomma, amo, amo sinceramente, come tu stia costruendo in senso articolato e globale, come un’unica mappa del mondo.

Vorrei dilungarmi anche su Kanon che si arrovella le meningi con Ofelio  non proprio annegato, in versione bellezza al bagno. E vorrei dilungarmi su Marin da Lois, sia perché gongolo ogni qual volta si parli dell’archivio e della biblioteca; sia perché il pensiero secco e giustissimo di Marin sulla voce grossa di Shaina meriterebbe una disquisizione a sé. Can che abbaia non morde, nossignore. O morde poco.

Ma sono in dovere di ringraziarti per aver chiarificato un dubbio che ricordo di aver avuto sui capelli di Coco. L’henné è il male.

I capitoli di questa storia sono così ricchi che ho sempre l’impressione di non poter far loro onore, e  ti prego di scusarmene.

Avrei mille domande, vorrei parlarti di mille suggestioni, dilungarmi su mille dettagli, tutti bellissimi; ma non voglio lasciarti l’ennesimo papiro da srotolare quando hai altro da fare – lege: scrivi!

Mi chiedo, però, e ti chiedo chi sarà mai il Tuono, non nel mito, ma nell’incarnazione, nella persona a spasso tra i mortali. Perché ho il sentore che, a questo punto, le dramatis personae abbiano in buona parte fatto il loro ingresso in scena o stiano per farlo. E, no, non mi rispondere. È una di quelle domande le cui risposte bisogna scavarle sul campo, pregustando l’attesa della scoperta.

Spero, promitto et iuro – con tutti gli infiniti futuri del caso – che non farò passare altri quattro anni o giù di lì prima di avanzare con questo meraviglioso racconto.

P.S. Non posso trattenermi. Tanto, tanto, tanto, tantissimo amore per Kanon! E per l’Espiazione. E per quella mezza  riga su Kanon ragazzino con indosso Gemini, abusivissimamente, ché da il ritratto di un’adolescenza, di una vita intera, in una pennellata incisivissima.

«Agli dei piace farsi riconoscere.»

Oh, sì!

P.P.S. «….E se qualcuno dovesse fare domande, tu nega. Sempre.» È una filosofia di vita che condivido. In pieno. Ed ho la netta sensazione che dovrei preoccuparmene!

Nuovo recensore
28/12/20, ore 22:58
Cap. 26:

Ma che bel capitolo. Io ho letto anche la strada di casa, e diciamo mi fa piacere che tu lo accoda a questa storia, ci sta tutta. Che altro dire, ho letto tutto d’un fiato e sono appunto rimasta col fiato sospeso sul finale.
Non vedo l’ora di leggere il prossimo capitolo e... ps ho più di ‘anta’ anni. Ma sentirsi chiamare ragazza è sempre piacevole.
Aspetto il prossimo capitolo e... Buon Anno a te e tutti i tuoi lettori, che sia un anno migliore di questo che sta giungendo al termine. ♥️

Nuovo recensore
09/05/20, ore 19:51
Cap. 25:

Ciao, oggi ho riletto questa storia per l’ennesima volta e sempre per l’ennesima volta mi sono chiesta curiosa come sarebbe proseguita. Non c’è bisogno che ti dica che sei bravissima e scrivi in modo dettagliato tutti i particolari che ruotano intorno la storia ed i personaggi. Lasci tutti col fiato sospeso ed in attesa che qualcosa avvenga ed io sono col fiato sospeso dalla prima volta che ho letto questa storia l’estate scorsa. Mi auguro che tu torna presto a riscriverla perché credo di non essere la sola orfana di questa FF spettacolare.
Brava, brava e bravissima

Recensore Master
03/02/19, ore 21:08
Cap. 25:

Su Stavros sembrerebbe abbia ricevuto il Misopethamenos.
Sembra che Kanon e Milo vogliano collaborare.
Sarei curioso di sapere qualcosa in più di questa generazione perduta.

Recensore Master
03/02/19, ore 03:01
Cap. 25:

Il tuo stile non annoia mai, c'è poco da fare - e, soprattutto, riesce a risucchiarti all'interno della pagina e della storia ogni volta. 

Questo capitolo l'ho particolarmente apprezzato per la costruzione; per l'alternarsi di momenti che rende il tutto molto cinematografico. 
Milo e Kanon sono splendidi insieme - funzionano benissimo e la narrazione scorre via che è una meraviglia. 
Ci sono segreti che pesano - un po' come i morti - ma c'è anche una naturalezza di fondo che sembra semplice, ma non lo è (scrivere su carta tutto quello che si immagina o si pensa non lo è mai). 

Tornare su questa storia è stato bello - istintivo - e senza intoppi; sembra quasi di non essersene mai andati, se non per un caffè a via. 

A proposito: vista l'ora ci facciamo una tisana? 

Recensore Junior
03/02/19, ore 02:03
Cap. 25:

Sai, è difficile farmi apprezzare un capitolo dove non compaia Hyoga né alcuno dei suoi fratelli, ma Nausicaa e quella meletta spupazzosa di baby Milo ci sono riusciti in pieno.
La scena del ponte è struggente e la descrizione della povera Nausicaa di una perfetta desolante verità. Tra l'altro, ti sembrerà strano ma quello che più ho apprezzato è stata la "fotografia" delle scene che accompagna la trasformazione: l'abito bianco, bicicletta bianca e cestino di bianco prima di Aristoteles (e prima di Milo), la gonna rosso ciliegia nell'ultimo atto.
Poseidone che salva un futuro santo di Atena! Che ironia xD
E finalmente qualche nodo sta venendo al pettine, anche grazie ad Athina e Kanon, si spera.
Sì, la vita sa essere stronza, ma almeno su questa pagina troverai sempre un caldo "ben tornata!" e un grosso grazie le l'aggiornamento.

Nuovo recensore
02/02/19, ore 13:45
Cap. 24:

Sì, ma alla fine...che ha sussurrato Seiya all'orecchio di Shaina? Sono curiosa....

Recensore Master
01/02/19, ore 00:37
Cap. 24:

La spiegazione di Camus sulla reincarnazione fa molto induista.
Penso che sia il miglior capitolo che hai pubblicato finora, con tante citazioni di libri e film.
A quando il prossimo aggiornamento?
Ormai è più di un anno che non ne pubblichi.

Recensore Master
29/01/19, ore 10:41
Cap. 23:

A cosa servirebbe trascrivere le coordinate delle stelle?
Sembra che nella tua storia almeno uno degli allievi di El Cid visti in Lost Canvas sia sopravvissuto all'attacco delle divinità dei sogni.
Mi sembra che muoiano tutti gli allievi di El Cid compreso Pakia in Lost Canvas.
Shun e Hyoga si incontrano di nuovo.
Shun sembra comportarsi in maniera ostile all'inizio, stando in silenzio, ma poi cerca di parlare amichevolmente con Hyoga.
Cosa sarà mai il Durak?

Recensore Master
28/01/19, ore 18:01
Cap. 22:

Chissà in cosa consiste esattamente questa missione che Sion ha affidato a Yannick.
Hyoga ha attaccato anche Djamila, ma a che gioco sta giocando?
Il saint del cigno alla fine del capitolo è in pericolo, ma cosa gli succederà?

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