Decimo classificato – Storia di un angelo caduto
Di Atobe Tezuka
Sintassi, ortografia, punteggiatura
Durante la lettura ho riscontrato davvero tantissimi errori, anche nella sintassi – cosa che, a mio avviso, è piuttosto grave. Ci sono problemi nella consecutio temporum, nell’uso dei modi e dei tempi verbali, nell’uso della punteggiatura, nella concordanza di genere tra articolo e sostantivo, nell’accentazione di alcune parole, oltre a tantissimi refusi di cui non mi spiego la presenza.
Citare proprio tutti gli errori che ho trovato sarebbe impossibile, per cui ti segnalo solo alcune frasi a titolo esemplificativo:
Nessuno dei suoi simili poteva crederci, Eranthiel aveva peccato, uno dei più grandi perversioni che gli angeli avessero potuto compiere. Era inammissibile che avesse potuto unirsi con un umano, uno delle più spregevoli depravazioni che avesse mai potuto compiere.
Partendo dall’inizio della frase, la prima virgola è fuori luogo e andrebbe sostituita con i due punti poiché ciò che segue la parola crederci chiarisce ciò che precede. C’è poi un errore di concordanza di genere: perversioni è un sostantivo femminile plurale, pertanto il sintagma corretto è una delle più grandi perversioni; la stessa cosa vale per la parte finale della frase: avresti dovuto scrivere una delle più spregevoli depravazioni. Per quanto riguarda l’espressione che gli angeli avessero potuto compiere, è erronea in quanto il congiuntivo trapassato – o il congiuntivo in generale – indica un fatto che comunque è avvenuto. Ma gli angeli non hanno compiuto tale gesto: il narratore sta infatti parlando per ipotesi e si sta riferendo a un gesto eventuale. Gli angeli avrebbero potuto farlo, ma non lo hanno fatto realmente – non tutti, per lo meno. La dicitura corretta è dunque che gli angeli avrebbero potuto compiere. Infine c’è quel che avesse potuto unirsi. In realtà, l’atto è già stato compiuto, per cui il verbo potere, che semanticamente qui si riferisce alla possibilità di poter fare e non alla certezza dell’atto compiuto, è superfluo e fuorviante: meglio scrivere che si fosse unito.
Com'era poteva essere possibile che dopo tutto quello, quelle iridi non mostrassero impurità?
La parte che ti ho evidenziato non ha alcun senso logico: o scrivi com’era possibile, oppure come poteva essere possibile.
[…] si chiese fra se e se accarezzandole.
Il pronome riflessivo sé va sempre accentato – per la precisione, l’accento deve essere acuto, ovvero inclinato dall’alto verso sinistra – per poter essere distinto dalla congiunzione se.
Le sfiorava, toccava, con delicatezza mentre era travolto da una strana voglia, sì lui un Arcangelo stava desiderando un trasgressore, ma dentro di se voleva avere quella purezza, farla sua e sottometterla alla propria potenza.
La virgola dopo toccava va tolta poiché la sua presenza separa il verbo principale dal relativo complemento di modo; piuttosto, meglio inserirla tra delicatezza e mentre. Al posto della virgola dopo voglia andrebbero inseriti i due punti poiché ciò che segue è la spiegazione di quanto detto in precedenza. Secondo le regole dell’interpunzione, una virgola va inserita obbligatoriamente anche dopo sì, particella affermativa, oltre che dopo lui e un arcangelo poiché un arcangelo è l’apposizione del soggetto lui e va pertanto isolato tra due virgole. Infine, anche in questa frase compare il pronome riflessivo sé senza accento.
La furia lo travolse, voleva distruggerlo, schiacciarlo, prima che fosse troppo e facesse la stessa fine di Eranthiel […]
Credo che dopo troppo tu abbia dimenticato tardi.
«Che questa posa sere una lezione per tutti voi!» urlava con furore mostrando a tutti gli abitanti del Paradiso a quale punizione sarebbero andati in contro se, come Eranthiel, si fossero lasciati sopraffare dalla perdizione, ma un modo di auto convincersi se stesso per non assecondare quel suo desiderio.
Quel posa sere è sicuramente un possa essere. Incontro, nell’espressione andare incontro si scrive tutto attaccato. Tutto ciò che segue la virgola dopo perdizione non si regge a livello sintattico: dopo perdizione la frase è conclusa, per cui andrebbe benissimo il punto fermo; tuttavia, anche inserendo tale segno di interpunzione, l’enunciato seguente rimarrebbe sgrammaticato, privo del verbo principale, contestualmente slegato dal precedente anche a livello logico/contenutistico. Tra l’altro, devo segnalarti la presenza di un pleonasmo, ovvero di un pronome superfluo: il -si di autoconvincersi e se stesso hanno la medesima funzione logica, per cui avresti dovuto scrivere o autoconvincersi oppure autoconvincere sé stesso. Infine, il verbo riflessivo convincersi e i suoi derivati reggono la preposizione a e non la preposizione per: dunque, autoconvincersi/autoconvincere se stesso a non assecondare.
Lo condusse fino ai confini del paradiso, di cui solo agli Arcangeli come lui era concesso oltrepassare […]
Il pronome relativo cui si usa per i complementi indiretti. Nel caso che ti sto segnalando, il pronome relativo si riferisce ai confini del paradiso, che, dal punto di vista logico, sono l’oggetto diretto del verbo oltrepassare. Per farti capire meglio, riscrivo la frase in un altro modo mantenendo inalterato il contenuto: solo agli arcangeli come lui era concesso oltrepassare i confini del paradiso. Ne consegue che al posto di di cui – pronome relativo per complementi indiretti – occorre inserire che – col significato di i quali – valido come complemento oggetto/diretto.
Desiderava conoscere quelle motivazioni, quale individuo sano di mente abbandonerebbe la beatitudine per vivere in un luogo pieno di oscurità e perversione?
Per ragioni legate alla concordanza dei tempi verbali, piuttosto che abbandonerebbe – condizionale presente – occorre scrivere avrebbe abbandonato – condizionale passato.
«Questa è la libertà che sto rincorrendo.» sussurrò […]
Nel discorso diretto, non occorre inserire il punto fermo al termine della battuta quando quest’ultima è retta esternamente, ovvero seguita da una proposizione principale introdotta da verbi quali dire, rispondere, affermare, sussurrare etc.
Era stato e per sempre rimarrà il più maestoso essere che […]
Per esprimere il futuro nelle frasi al passato non si usa l’indicativo futuro ma il condizionale. Poiché l’enunciato è, appunto, al passato – così come tutta la narrazione della storia – la dicitura corretta è la seguente: era stato e per sempre sarebbe rimasto.
Come ti ho già detto, non ho potuto segnalare proprio tutti gli errori che ho riscontrato perché altrimenti i tempi per la stesura del giudizio inerente a questo parametro si sarebbero dilungati a dismisura. Quello che non riesco a capire è come sia possibile che nel testo ci siano tante sviste e tanti refusi. A prescindere, infatti, dagli errori di sintassi – gravi, ovviamente, ma di sicuro non derivanti dalla disattenzione –, quelli di battitura si possono giustificare solo ammettendo che tu non abbia riletto la storia prima di inviarla. Ciò denota una scarsissima cura nei confronti dell’elaborato scritto, che, sinceramente, mi ha lasciato parecchio perplessa.
Tutto ciò è un peccato perché la trama, tutto sommato, è interessante.
5/10
Appropriatezza lessicale e stile
I gravi errori grammaticali che ti ho segnalato incidono, ovviamente, anche sullo stile della storia. C’è poco da fare: la lettura risulta appesantita per via dei numerosi intoppi sintattici in cui il lettore incappa frequentemente e dagli errori relativi alla concordanza dei tempi. Hai scelto giustamente di narrare al passato – tempo che preferisco di gran lunga rispetto al presente nei testi letterari –, però non sei stata in grado di gestire a dovere la sintassi, presentando al lettore un testo confusionario in più punti. Ti sei affidata a una sintassi piuttosto complessa, ricca di subordinate; peccato che per poter gestire al meglio l’ipotassi siano indispensabili sia la capacità di accordare i verbi, sia un uso corretto della punteggiatura. Punti e virgole messi male rendono difficoltosa la comprensione del testo alla prima lettura e ciò indispone il lettore nel proseguire.
La cosa strana è che, invece, dal punto di vista lessicale non ho riscontrato problemi: il testo è chiaro, le parole sono usate per bene e spesso ti lasci andare anche a qualche espressione un po’ più elegante, come ali gorgoglianti di sangue.
Davvero, non capisco a cosa sia dovuta una tale discrepanza, tanto più che, come noterai proseguendo nella lettura del giudizio, relativamente agli altri parametri te la sei cavata bene.
6,5/10
Trama: originalità e sviluppo
Sebbene come tema proposto non sia originalissimo, posso dire di aver comunque apprezzato molto la trama, poiché ritengo che sia stata ben presentata e sviluppata.
Tutto ruota intorno alla grave – gravissima, secondo l’Arcangelo – colpa di cui il protagonista si è macchiato: aver consumato un rapporto carnale con un umano. La purezza degli angeli, infatti, non dovrebbe essere contaminata da simili misfatti. Eranthiel merita una punizione, una punizione esemplare, proprio perché, oltre ad aver compiuto un gesto riprovevole, non mostra nemmeno i segni del pentimento. La trama può dirsi articolata in tre fasi: la prima, basata sulla narrazione dei fatti e la presentazione della colpa; la seconda, basata sulla punizione corporale del reo; la terza, basata sulla presa di coscienza dell’Arcangelo e sulla riabilitazione della figura dell’angelo caduto. Il tutto, avviene senza stravolgimenti logico-temporali, per cui sono assenti sia i falshback che le anticipazioni.
Il tema affrontato non è affatto superficiale: nella tua storia emerge il problema della libertà vera e propria in opposizione a quella apparente data dalla condizione di essere angelo. È vero: una creatura del genere ha il beneficio di poter godere delle gioie del Paradiso; però, di contro, non è autorizzata a concedersi i piaceri che invece caratterizzano gli esseri umani.
Per il protagonista, questa non è libertà e, col senno di poi, anche l’Arcangelo che ha il compito di punirlo si rende conto che il reo non ha tutti i torti.
Nonostante la brevità della storia, sei riuscita a mettere bene in evidenza la contrapposizione tra la libertà – o presunta tale – degli angeli e la libertà degli uomini; il fatto, poi, che il protagonista abbia preferito “cadere” piuttosto che continuare a vivere nell’ipocrisia della vita angelica, dimostra che hai saputo gestire la trama con molta coerenza.
9/10
Caratterizzazione dei personaggi
Mi piace il modo in cui hai caratterizzato il protagonista e l’arcangelo poiché entrambi hanno una personalità ben costruita e si muovono all’interno della scena seguendo un meticoloso criterio logico.
Eranthiel, l’angelo colpevole, è sicuramente il più forte tra i due, almeno a livello di personalità e convinzioni. Non solo, infatti, egli ha il coraggio di sfidare le leggi divine compiendo un atto proibito, ma, addirittura, rifiuta di pentirsi di un tale e gesto e affronta a testa alta la punizione corporale che gli spetta senza nemmeno ostentare il dolore provocato dalle torture. C’è poi da fare un discorso proprio sulla colpa: Eranthiel ha amato carnalmente un essere umano – non hai specificato esplicitamente il sesso di costui, ma suppongo si tratti di un uomo – dimostrando che anche gli angeli possono cadere in tentazione. Certo, l’amore fisico non dovrebbe avere nulla a che vedere con la purezza eterea degli angeli; eppure, Eranthiel cede e non mostra nemmeno alcun segno di pentimento. Hai creato, insomma, un personaggio estremamente coraggioso, fiero di essere “fuori dai ranghi” e felice della scelta compiuta, nonostante quest’ultima sia destinata a condannarlo per sempre. Probabilmente, questa storia raggiunge il pathos maggiore nel momento in cui l’Arcangelo strappa le ali al protagonista ed Eranthiel riesce a non battere ciglio, sopportando stoicamente la sofferenza.
Anche l’Arcangelo, però, è caratterizzato bene, tanto che riesce persino a evolvere nel corso della narrazione. Dapprima appare intransigente, fiero difensore del buon costume e delle leggi del Paradiso; poi, a poco a poco, si rende conto che la passione carnale, sebbene peccaminosa, può colpire persino una creatura del suo rango; infine, pur senza impedire che Eranthiel “cada”, ne riconosce la forza e la purezza. Per la verità, all’interno della storia si nota anche l’attrazione fisica che lega l’Arcangelo a Eranthiel: non è chiaro come mai ciò avvenga, ma il primo prova qualcosa nei confronti del secondo. Forse, l’unica cosa incoerente nel racconto è questa: come mai, all’improvviso, una creatura pura come l’Arcangelo finisce per essere attratto carnalmente da un altro essere? Possibile che non sia mai capitato nel corso dell’eternità precedente?
Comunque, a prescindere da questo, la caratterizzazione dei personaggi è davvero molto buona.
9/10
Attinenza tra trama e titolo
Nonostante le preoccupazioni che hai esternato nelle note introduttive, trovo che il titolo della storia sia perfettamente attinente alla trama. L’angelo è realmente caduto, e non soltanto in senso metaforico, per cui non c’è dubbio che tu abbia rispettato appieno il bando.
Hai costruito la tua storia intorno al titolo e lo hai fatto in maniera certamente semplice ma comunque apprezzabile, tanto che non si nota alcuna forzatura tra trama e titolo. Sembra quasi che tu abbia aggiunto quest’ultimo soltanto dopo aver scritto il racconto, il che, ai fini del giudizio, non può che essere un’ottima cosa.
10/10
Gradimento personale
Mi trovo davvero in difficoltà nell’esprimere un parere su questa storia perché, davvero, non capisco come mai tu abbia commesso tanti errori a livello grammaticale. Il tuo racconto è molto piacevole, e lo sarebbe senz’altro di più se tu avessi prestato una maggiore attenzione durante la rilettura. A livello di trama, infatti, la tua storia è molto interessante e oltretutto non presenta praticamente alcun tipo di falla. È vero: non è molto lunga; ma in poche righe sei comunque riuscita a esprimere tanti concetti seri e complessi e ciò non può che essere un punto di merito.
Mi dispiace davvero di averti penalizzato per via della grammatica, però, purtroppo, non ho proprio potuto darti un punteggio più alto. A questo punto, ti consiglio di rivolgerti a un beta reader per sistemare gli errori e rendere il testo meno confuso. Sicuramente, il tuo racconto ne gioverebbe tantissimo.
Tot: 39,5/50
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