Attraverso “The Biology Of Evil” mi permetti di riprendere un argomento che abbiamo già avuto modo, almeno in parte, di sviscerare, e spero mi perdonerai se tornerò qualche volta sui nostri passi per tentare di costruire una recensione degna di ciò che hai messo in gioco con la Biologia del Male.
Parliamo di biologia e non ci accorgiamo di quanto si tratti di un termine profondo, che raccoglie in sé una collana di concetti che insieme compongono ciò che nominiamo vita; parliamo di biologia e intrinsecamente intendiamo pattern molecolari che costruiscono ciò che siamo, la mente, l’anima, la coscienza dell’individuo, su un’impalcatura di carne e ossa tenuta insieme ancora una volta da legami e molecole. Perciò è giusto additare una persona come malvagia se con questo ci rifacciamo al suo cuore, alla biologia, a ciò che la forma e anima per quello che è. Come spiega il saggio Dawkins “Il DNA non sa nulla e non si cura di nulla. Il DNA, semplicemente, è. E noi danziamo alla sua musica”: lo stesso per la biologia. La biologia è biologia, nel bene e nel male. Nulla di più, nulla di meno.
E’ la biologia che ha messo in moto così tante delle vicende alle quali abbiamo avuto modo di prender parte che quasi se ne potrebbe perdere il conto: partiamo dagli anni ’60, schiavi di un’eugenetica assassina, cuori e menti rubate per rassettare pieghe in un futuro senza alcuna alternativa; consideriamo gli anni ’90, macchiati dal bioterrorismo, un’intera città rasa al suolo dai capricci della psiche umana; arriviamo quindi ai primi del 2000, malizia e voluttà al servizio di uomini e donne che della loro biologia hanno fatto l’arma più potente; infine un fiume attraverso decenni di persone e di storia, adattamento per giungere alla conclusione -all’inizio di una nuova, lunga storia; evoluzione per fare di un messaggero ballerino il ponte verso ciò che di buono accudisce la biologia.
Non è meraviglioso come tutto possa esserle ricollegato? Prendiamo Barry, un uomo che ha combattuto tutta la vita per proteggere la sua famiglia -legami di sangue, legami di geni-, uomo dal cuore troppo buono per uscire vincente dalla giungla della Selezione. Quanto aveva ammirato quella bambina, come l’aveva cresciuta come fosse sua figlia dopo averla salvata dal crudele predatore, da una morte che sarebbe stata certa? Come il cuculo depone il proprio uovo nel nido di altri uccelli per ricavarne il massimo vantaggio energetico, così Alex si è erta parassita di un nido che ha contaminato, nascondendosi in amore e riconoscenza, di inganno, tristezza e delusione. Cattiveria? No, biologia, la Biologia del Male. Usiamo ricondurre tutto al cuore: Natalia, sei la luce del mio cuore; Natalia, mi hai avvelenato il cuore; Alex, mi hai spezzato il cuore. Quanto è normale allora se dopotutto il cuore di Barry non sia riuscito a reggere, se dopo luce, veleno, rottura sia sopraggiunto un infarto e un altro ancora? Riportare tutte le autostrade al cuore non è mai stato totalmente corretto: come per Barry, come per Chris, come per Moira e Claire si è rivelata la scelta iniziale quella sbagliata, la volontà di non ascoltare la ragione ma solo il ciclo di una semplice pompa a più fasi, un timer per scandire ogni passaggio di una vita al servizio della bastarda e opportunista biologia.
Naturalmente, anche considerando Alex potrei rifarmi alla stessa croce: di cosa stiamo parlando se non di una donna che sfrutta dove può sfruttare, che risparmia energie su quelle degli altri per sostentarsi, aumentare la propria fitness, sopravvivere laddove gli avversari arrancano e cadono? Si tratta sempre di biologia. Suvvia, non c’è cattiveria nella distruzione di un nucleo famigliare per i propri interessi, nell’inganno di chi ti ha allevata per lunghi, lunghissimi anni, che ti ha accolta come se fossi davvero parte di una famiglia, come se davvero non fossi solo un piccolo cuculo innocente e fastidioso. E’ sempre tutto riconducibile a lei allora, al filo di Arianna che osserva nascosta da dietro ogni angolo del labirinto: potrebbe mai qualcuno farne una colpa, ad Alex, l’aver tentato tutto per raggiungere ciò che ognuno di noi definirebbe come un semplice desiderio umano, la volontà di amare e vivere insieme a colui che si ama? No, secondo i nostri canoni umani dettati dalla biologia; quante volte dopotutto vediamo nei film l’eroe che muore per la persona che desidera così tanto salvare da uccidere e farsi uccidere pur di riuscirci. Ma allora, ripensandoci, è forse biologico morire per qualcuno con cui non si condivide nulla a livello genetico, se non altrimenti solo qualche astratto sentimento? No, ma è umano decidere di farlo, perché non si può ricondurre la sfera sentimentale all’istinto primordiale; eppure la sfera sentimentale che cos’è, se non la più alta e perfetta esternazione di qualcosa di molto più grande di noi, qualcosa che alcuni chiamano “disegno divino” e altri con il suo nome, biologia?
Perché bisogna capire che la biologia non è solo egoista. E’ ciò che ci sostiene, che ci anima, che ci fa vivere anche quando sembra impossibile farlo, che ci permette di immaginare una chance per la quale lottare una volta che viene meno ciò intorno a cui ruota la sfera sentimentale. Vale per Moira, che insulta il ricordo di Alex e reprime ciò che di buono ha perfino provato per lei; vale per Barry, talmente avvelenato nel cuore da un amore venefico da non poter sopportare un altro colpo -la risposta biologica a un evento biologico-; vale per Claire, che risponde cercando la verità in un meccanismo che da sempre “move il sole e l’altre stelle”, e per Chris, che ancora sogna e disegna di notte il sentimento che lo ha animato da giovane e condannato da uomo. E allora chi è Alex per sfuggire a questo incredibile progetto di cui giorno per giorno ne viene tratteggiata una nuova parte, vergata da più mani, sapienti o meno, che decidono per se stesse il destino che vogliono seguire?
Alex, la più schiava tra tutti di un’infida biologia marcia e selvaggia, che si sacrifica, muore, si svela per cosa? Per Jake. Per ciò che viene da un’altra donna Alex Wesker manda a monte il piano diabolico di un’intera -falsa- vita, mette in gioco la sua stessa sopravvivenza per quella di un figlio con cui non condivide niente, nulla, nessun maledetto motivo per cui la biologia dovrebbe scomodarsi dal trono e cambiare i propri piani. Se non fosse per Albert. Per l’amore che Alex prova verso Albert Wesker e qualsiasi cosa da lui provenga, Alex dimostra quanto umana possa essere la biologia; dopo aver vestito i panni della donna biologica per antonomasia che si sveglia per correre e lottare nel tentativo di arrivare a sera, squartare prede e ingannare predatori per sopravvivere, cercare compagni per perpetuare la corretta variante allelica… Alex si sacrifica per amore. Sconcertante. Sconcertante e soprattutto anti-biologico, eppure Alex esiste e sopravvive, addirittura vince la lotta: nata in grembo alla biologia, secondo i suoi canoni è vissuta, morta e ritornata. Poi è morta un’altra volta, punita per essersi ribellata all’eterna Regina, ed è tornata, infine, un’ultima volta: vita per morte e morte per vita, vita per inganno, inganno per amore e amore per amore. Per dimostrare che nel bene e nel male, la biologia ha sempre ragione. (Recensione modificata il 18/01/2017 - 04:58 pm) |