GIUDIZIO PER AVER PARTECIPATO AL «SUMMER CONTEST SPECIAL EDITION: ROYAL FLUSH»
«14.23» DI MADELIFJE ♣
La cosa più intelligente da fare sarebbe andare via. Arriverà qualcuno, prima o poi, e quasi sicuramente avrà qualcosa da ridire nel trovarvi così. Hai bloccato la porta con il cacciavite sonico, ma presto o tardi dovrete uscire.
- Sviluppo della trama e dei personaggi
Non so se tu abbia mai visto Pluto Nash - non un film eccezionale, tanto che è stato candidato addirittura ai Razzie Awards, ma ottimo per perdere tempo in due orette di noia totale -, però la tua Gamble l'ho immaginata un po' come la città futuristica presente in quel film, sarà forse perché parli di un luogo pieno di casinò, luci ed insegne, un po' come si vede proprio in Pluto. Una sensazione momentanea che con la trama del film non ha nulla a che fare, ovvio, anche se devo dire che l'accostamento mi ha fatta un po' sorridere.
Questa sorta di viaggio su un pianeta lontano è proprio una cosa che farebbe il Dottore e fin qui ci sta, ce lo vedo proprio a portare Donna in giro per l'universo e farle vedere secoli e secoli, pianeti lontani e mondi sempre nuovi, sapendo quanto sia desiderosa di viaggiare lei, poi, è anche fin troppo ovvio fare il paragone sulla felicità che quei viaggi provochino alla compagna del Dottore. Fin qui tutto scorre normale, niente che non possa essere effettivamente trovato anche in un episodio di Doctor Who stesso - ovviamente con le dovute anomalie del caso, tra mostri alieni e chissà quant'altro -, quindi molto conforme alla serie da cui è tratta la fanfiction.
Però, alcune cose nella narrazione non mi hanno convinta, devo dire. Non tanto il fatto che il Dottore si lasciasse andare a malinconia e depressione - ma sì, mettiamola in questi termini, che tanto sappiamo com'è fatto il Decimo -, ma più che altro al fatto che si attaccasse agli alcolici. Non so, l'ho trovata OOC e anche un po' forzata, quella parte. Si beve per dimenticare, si dice, ma un uomo come il Dottore proprio non riesco ad immaginarlo mentre si lascia andare a queste pratiche troppo umane, per così dire. Ci sta che non sia propriamente in sé e cerchi in qualche modo un conforto che non può avere, anche per liberarsi dal fatto di non essere riuscito a dichiararsi a Rose - cosa che non fa nemmeno quando si ritrova in quelle due ore e mezza vointe, credo proprio che quel poveraccio abbia sfiga con le dichiarazioni d'amore -, ma la scelta di farlo attaccare all'alcool non mi è sembrava molto conforme al personaggio. Poi magari mi sarò persa qualcosa - ho saltato tipo un bel paio di puntate della sesta stagione, sia perché non mi prendeva sia perché l'Undicesimo non mi stava molto simpatico -, ma parlando del Decimo non direi, dato che ho visto tutte e quattro le stagioni senza interruzioni.
A parte quel passaggio, direi che i personaggi sono stati caratterizzati abbastanza bene. Per quanto si veda poco, la caratteristica principale di Donna è ben mostrata e quasi viene da sorridere per il modo in cui vive quell'avventura in quello spazio lontano, e anche il Capitano Jack, per quanto abbia un ruolo presente e un po' meno marginale di Donna, ha un suo contesto e un suo perché, cosa che riesce in questo modo a far figurare il personaggio anche attraverso la narrazione dal punto di vista del Dottore. Su questo, dunque, direi che non si può propriamente parlare di OOC, tranne per il Dottore che beve alcolici. Mi sono ripetuta, lo so, ma proprio non me ne capacito. Forse potrei segnalare anche il fatto che bacia d'impulso Jack dopo aver vissuto quella fantasia, ma sappiamo che il Dottore, alla fin fine, è un tipo un po' impulsivo e aveva bisono decisamente di un punto fermo in mezzo a tutto quel caos martellante che sembra diventata la sua vita da Signore del Tempo.
Parlando del tema centrale del contest, è stato sicuramente rispettato. Il gioco c'è, anzi, c'è proprio un pianeta composto da piccoli casinò e che ricorda per l'appunto la Las Vegas umana, ma il gioco non è presente come un qualcosa che buca lo schermo e si inserisce prepotentemente fra le righe che il lettore si ritrova davanti, sciorinandosi a poco a poco dinanzi ai suoi occhi; ci troviamo quindi una Donna che gioca d'azzardo lontano dallo sguardo del Dottore, e un Dottore che viene poi convinto dallo stesso Jack a fare lo stesso, guadagnando quelle due preziose ore e mezza per vivere un desiderio celato nel profondo dei suoi due cuori. Un espediente, quello delle ore, che mi ha ricordato un po' In Time, film che effettivamente farà stasera e c'è un passaggio in cui giocano per rubarsi delle ore, se ben ricordo. Controllerò.
Molto significativa, comunque, è stata la frase A cosa serve essere il Signore del Tempo, quando non puoi neanche far durare in eterno queste due ore e mezza?, poiché racchiude praticamente tutto il senso di Doctor Who e della fanfiction stessa. Il Dottore è un Signore del Tempo, potrebbe far durare ore, giorni e mesi quanto vorrebbe, ma... ma non può farlo con quelle due ore e mezza che gli permettono di vivere quella sua illusione e di trovare un po' di conforto in quella fantasia creata dalla sua mente.
Se si dovesse effettivamente descrivere, userei proprio una frase di quel genere. Un Signore del Tempo che, purtroppo, il controllo sul tempo non lo ha. E la conclusione della storia lo fa capire così chiaramente da risultare persino un po' amara.
- Stile, sintassi & grammatica
Parto subito segnalando anche a te ciò che ho segnalato a floflo: alcuni periodi possono tranquillamente continuare gli uni vicino agli altri, poiché sono continuativi dello stesso pensiero e non devi per forza andare a capo quandoti capita un punto, così da non bloccare sul nascere il susseguirsi di determinati pensieri che vengono a crearsi mano a mano nella narrazione.
Ti accenno solo ad una parte che, pur non essendo sbagliata - ci sono vari e vari modi per seguire questa regola grammaticale, anche molti editor usano parecchi modi diversi -, graficamente non mi è parsa carina da vedere. Sto parlando della punteggiatura all'interno dei caporali prima di chiuderli, giacché avrei preferito vederla fuori ( “«Il solito, sai».” invece di “«Il solito, sai.»”) per dare un tocco di classe in più. Come detto, però, non si tratta di un errore, ma di una scelta stilistica. Ho solo preferito tenerlo presente per una questione grafica.
Non mi ha inoltre molto convinta l'uso del presente in quello che sembra essere un flashback tra Rose e il Dottore, forse avrei invertito i due tempi di narrazione: avrei raccontato al presente ciò che succede quando il Dottore porta Donna a Gamble e incontra Jack, usando poi il passato per quanto riguardava la parte con Rose. Ora, non so se hai spezzettato volutamente la cosa e il tutto era solo frutto di quelle due ore e mezza vinte dal Dottore - anche se sembrerebbe di sì, giacché nei primi pezzi si parla di Parigi e lui poi le chiede di Parigi, ma ci sono cose che non coincidono esattamente -, ma messe in quell'ordine le cose risultano un po' confuse, tanto che bisogna fare momentaneamente mente locale per capire che cosa sta succedendo. Rivedrei dunque quel passaggio per renderlo più fluido e scorrevole di quanto non sia adesso.
Qui di seguito di segnalo un paio di cose e sviste:
❒ davvero tanto così per → Qui ho un dubbio: dimenticanza “tanto così per?” o volevi semplicemente lasciare la frase in sospeso e basta, lasciando che fosse il lettore a capire e a decidere?
❒ bocca increspata → Per quanto spesso e volentieri venga utilizzato, il verbo “increspare” starebbe meglio su qualcosa di diverso, poiché la prima sensazione che da' è che si parli dell'acqua: “increspare la superficie dell'acqua” o qualcosa si dimile. Cambierei con un molto più pratico “con un sorriso” o, se vuoi lasciare bocca “con la bocca incurvata in un sorriso”
❒ …Solo per poter dire → Va bene anche la lettera minuscola senza alcun problema, dato che termina la frase precedente
❒ “Vedi che qualcosa hai imparato?” → Credo suonerebbe meglio se tu scrivessi: “Vedi che hai imparato qualcosa?” o, se non vuoi invertire l'ordine delle parole “Vedi che qualcosa l'hai imparato?”
❒ (In realtà erano le dieci di mattina, ma su quel bizzarro pianeta era sempre notte) → Le parentesi per spiegare qualcosa le sconsiglio sempre vivamente, durante la narrazione. Ci sono modi e modi per introdurre determinate spiegazioni, e questo è proprio il metodo che non utilizzerei; ti segnalo la cosa solo qui, ma vale anche per le successive volte in cui esse sono presenti. Pur essendo sulla stessa lunghezza d'onda dei trattini lunghi, trovo che come segno grafico in un testo narrato siano poco piacevoli da vedere. Mi ha sempre dato un certo senso di artificioso, come una voce fuori campo che con il contesto non c'entra un bel niente, e non come se fosse il narratore a diredeterinate cose e a rendere partecipe il lettore di che cosa stia puntualizzando. Inserirei dunque i trattini lunghi per tagliare la testa al toro
❒ Passarono davanti a bar a forma di boccale di birra, piccoli casinò, teatri da cui provenivano musiche particolari e hotel alieni di lusso → Qui mi sento di dirti “Show, don't tell”. Mostraci l'ambientazione, mostraci i casinò come ci hai mostrato il bar a forma di boccale di birra, facci sentire e vedere ciò che tu senti e vedi, facci immergere nell'atmosfera di quelle strade illuminate, non raccontarcele e basta. Ampliando, anche se di poco, tutto il discorso, avresti potuto far vedere la scena senza raccontarla
❒ fermato, se non avesse avuto → Doppio spazio dopo la virgola
❒ Ogni volta che vinceva si voltava verso di lui per esultare → Se non erro, questa frase dovrebbe essere una coordinata per asindeto, essendo anche accostati due verbi. Quindi andrebbe così: “Ogni volta che vinceva, si voltava verso di lui per esultare”
❒ in carne e impermeabile verde militare → Piccolezza, ma non è solito indossare una lunga giacca blu? Detta così, la frase, sembra che sia il suo solito vestiario e che venga riconosciuto proprio per quel motivo
❒ «Mah, in realtà aspetto il momento giusto per presentarmi al barista» il Dottore rise, «e allo stesso tempo approfitto degli ottimi drink di Gamble. Tu?» → Virgola logicamente fuori, essendo parte del periodo che comprende il dialogo: “«Mah, in realtà aspetto il momento giusto per presentarmi al barista», il Dottore rise, «e allo stesso tempo approfitto degli ottimi drink di Gamble. Tu?»”
❒ Non servì scavare troppo in profondità, non lui e non quella sera → Volevi scrivere “Non a lui”, forse?
❒ «Oggi sono due anni» ammise il Dottore → «Oggi sono due anni», ammise il Dottore
❒ Cazzo, lui aveva una scala colore → Quel “cazzo” stona, essendo la storia tecnicamente narrata dal punto di vista del Dottore in terza persona. Uerei un'altra parola per dare l'enfasi desiderata
❒ Non sai bene quanto sia passato – che strano, proprio tu hai perso la cognizione del tempo – sei consapevole solo di lei → Non sai bene quanto sia passato – che strano, proprio tu hai perso la cognizione del tempo –, sei consapevole solo di lei
❒ devi, cercare di tornare alla normalità. → Quella virgola stona, posta lì
❒ «Non vorrei sembrare scortese» iniziò Jack → «Non vorrei sembrare scortese», iniziò Jack
❒ «Ah, umani» borbottò tra sé → «Ah, umani», borbottò tra sé
❒ «Immagino che debba rimanere fra noi» commentò il Capitano → «Immagino che debba rimanere fra noi», commentò il Capitano
- Parere personale
Se escludiamo quelle poche cose che non mi sono garbate e di cui ho parlato nello sviluppo della trama, direi che la storia in sé era apprezzabile. L'idea di un pianeta chiamato Gamble è sia nuova che un po' un cliché, ma è uno di quei cliché che in una serie come Doctor Who vanno bene, forse perché è un po' vintage nonostante stia continuando tutt'oggi con nuove avventure.
Diciamo che, per il modo in cui si è svolto, il racconto aveva un'originalità tutta sua e ho apprezzato i piccoli richiami fatti nei confronti della Ten/Rose, pairing che ndubbiamente adoro e che porta con sé molto angst, angst che, seppur non in maniera marcata - ho una mia personale visione di angst, questo l'ho reputato un soft angst -, sono riuscita a ritrovare anche in questa storia, con quel pizzico di Jack/Ten che non guasta mai. Lasciami palesare il mio ovvio interesse per una coppia slash, cosa che in fin dei conti può trovarsi tranquillamente nella serie stessa.
Il racconto aveva i suoi punti di forza e i punti deboli che ho già accennato, anche se forse avrei preferito poter vedere un pochino di più quel nuovo pianeta che hai presentato. Pur vero è, però, che io avevo dato un limite di parole, dunque anche questo va messo in conto e il fatto che tu non ti sia potuta dilungare troppo incide in particolar modo per i paletti che io stessa ho imposto. Mi sia da lezione per la prossima volta.
Tutto sommato, però, non posso dire che mi sia dispiaciuta. |