2^ classificata al contest "Quando il fantasy è Dark!"
Titolo 2/5 → Sinceramente, il titolo non mi piace, un po' perché è in inglese, un po' perché (mi) suona male. È conciso, il che è positivo, ma non mi rimane “impresso”, potrebbe essere il motto di una pubblicità per vacanze last minute o il titolo di un film di Steven Seagal.
Sinossi in 200 parole 2/5 → Hai usato un brano del testo al posto della sinossi. Non dice poi molto di quello che ci si può aspettare dal racconto, anzi, fa pensare esclusivamente ad una storia romantica, e non a qualcosa di fantasy (o soprannaturale). Se dovessi basarmi solo su questa presentazione penserei “storia d'amore finita male” e se non fossi nello spirito giusto, difficilmente la leggerei.
Formattazione 8/10 → Il testo è giustificato e suddiviso in paragrafi. Mancano solamente le rientranze sul margine sinistro.
Grammatica ed ortografia: 9/10 → Ortografia pressoché perfetta, c'è un unico errore di digitazione; per la grammatica, invece, ci sono due errori che poi vedremo.
Stile/lessico: 8/10 → Non puoi immaginare la fatica di scegliere che punteggio darti: il fatto è che a me non piacciono i racconti in prima persona, ma mi hai tenuta incollata al racconto fino alla fine! Ci sono alcune scelte stilistiche che io non condivido, ma che sono chiaramente “scelte stilistiche” e che, come tali, vanno rispettate. Te le annoto sotto solo per conoscenza, ma consapevole che hai soppesato ogni parola di questo racconto. Non si tratta di errori, quindi vedi quello che ti scriverò come un pour parler.
Originalità: 4/5 → Il tema non è originalissimo, ma il modo in cui l'hai trattato merita. Forse perché si avvicina molto al “fascino del male” così come lo concepisco io. Il male visto come bellezza, seduzione, eleganza e un'apparente mitezza. Tutti questi aspetti soddisfano appieno il mio desiderio di leggere una storia dove il Male è protagonista.
Caratterizzazione dei personaggi: 6/10 → Su questa voce mi tocca penalizzarti un po': fino alla fine non ho colto che il pittore fosse il Diavolo. Da un lato costituisce una parte del fascino della storia, dall'altra, però, non permette di sapere molto dei personaggi. Anche di Roberto, in fondo, non sappiamo molto, giusto lo stretto indispensabile.
Contestualizzazione: 5/9
rating: 1 → Hai scelto il rating arancione ( storia che tratta tematiche sessuali o violente, laddove però le descrizioni delle scene ad esse riferite non si soffermino sui particolari.), ma mi sembra un po' eccessivo: non ci sono descrizioni vere e proprie, piuttosto direi delle allusioni, quindi ci vedrei meglio un giallo: storia con lieve presenza di tematiche sessuali o violenza. Giallo è il rating dal quale si deve partire per la trattazione di tematiche conflittuali.
il genere: 2 → Dark; Introspettivo; Malinconico. Ci sono tutti e tre gli aspetti, specialmente quello introspettivo e quello malinconico. Faccio un po' fatica a cogliere l'aspetto dark, però, forse perché non ci sono molti particolari che richiamino un'atmosfera oscura o inquietante.
L'avvertimento: 2 → Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza. Qui non mi ci trovo più di tanto. Non che siano sbagliati: si parla di omicidio, in fondo, eppure ne parli in maniera così velata che forse mi sarei limitata a “Tematiche delicate”.
44/64
“La prima volta che ti vidi è stato quando ti offristi di posare per me: dovevo creare un quadro e, per la prima volta, avevo scelto di provare a dipingere dal vero.” → La consecutio temporum vuole un “fu” al posto di “è stato”. Ti contesto il verbo “creare” per la padronanza che hai dimostrato in ogni tua frase: “creare” significa realizzare qualcosa dal nulla. A scuola mi insegnarono che 'solo Dio crea, l'uomo costruisce', che è una semplificazione, ma rende l'idea. Avrei trovato più appropriato un termine più concreto, tipo “realizzare” o qualcosa di analogo.
“Ma d'altronde [...]” +
“E nella tua ingenuità [...]” → Probabilmente sai che le frasi inizianti per congiunzione sono ammesse nel gergo giornalistico ed in poesia per ricercare un certo ritmo nella composizione o determinati legami tra le frasi, ma che non dovrebbero essere usate per iniziare una frase. (3 volte + 3 volte)
“[…] ogni volta mi perdevo nelle ombre create dalla luce soffusa e dalle ossa sporgenti e mi dimenticavo di doverle dipingere, quasi avessi tutto d'un colpo perso la mia professionalità [...]” → metterei “tutto d'un colpo” tra due virgole.
“[…] ma in compenso avrei potuto dire di conoscere alla perfezione ogni più piccola sfumatura di quella schiena e delle mani ad essa aggrappate.” → il pronome “essa” va usato solo come soggetto.
“[…] nell'analisi dettagliata dell'intrico di muscoli della tua schiena.” → la parola “intrico” non mi convince: sinonimi di intrico sono groviglio, intrigo, labirinto, miscuglio e la muscolatura mi da un'idea opposta, di precisione, ordine, simmetria.
“Ero soddisfatto, quindi a pochi minuti dalla fine esclamai, preso dall'entusiasmo:
«Non è male dipingerti».” → perché sei andata a capo dopo i due punti? Lo fai anche in un altro caso.
“parlarsti” → battitura, ti è sfuggita una “r”
“Io non me ne accorsi, e nemmeno tu, quindi scendesti le scale velocemente e solo alla fine delle tre rampe, toccandoti il collo, ti rendesti conto di non averla con te. Quindi ti bloccasti e, dopo qualche secondo di smarrimento, incominciasti a correre per ritornare nella mia stanza. → il pov è del pittore, fin qui la storia si è sviluppata interamente nel suo studio, quindi questa parte, da “solo alla fine delle tre rampe” fino a “nella mia stanza” non mi torna: il pittore non ha modo di sapere cosa accade a Roberto, non lo vede, non sa fin dove è arrivato, cosa ha fatto o cosa ha provato; tutto quello che sa è che se ne è andato e, dopo un po' , è tornato. |