GRAMMATICA 4,5/5
Grammaticamente è corretta sul piano generale. Ho notato solo alcune ripetizioni (preferito all’inizio e vidi verso la fine) che però non sono eccessivamente disturbanti.
INTROSPEZIONE 7/10
Forse mi sbaglio, ma mi è sembrato che tu avessi un po’ di fretta nel descrivere le cose. Il concetto che rimane è il fatto di dover restare in piedi nonostante tutto, anche per dare forza ai tuoi familiari, perché questo ti ha insegnato tuo padre, e questo è quello che adesso saresti. Quello che penso però è che questo comportamento deve aver avuto dietro un conflitto interiore ben più ampio di quello che hai descritto. Sei riuscita a descrivere con molta più forza la disperazione degli altri rispetto alla tua, lasciando solo il sentimento per un certo verso positivo che ne è derivato. La mia sensazione è che purtroppo questa cosa manchi, e si avverte quando si legge.
SCORREVOLEZZA 5/5
Come per altre storie, apprezzo che sei partita da un ricordo concreto per poi affrontare tutta la parte emotiva. Penso che sia sempre una scelta ottimale per quanto riguarda qualsiasi racconto.
STILE 8/10
Ho apprezzato l’incipit. La prima frase in particolare è semplice e poetica. Se ti è uscita spontanea ti faccio i miei complimenti, non è facile trovare frasi così azzeccate.
La fine invece non mi ha convinto. Ho capito che quando parli del suo spirito ti riferisci al fatto che la sua lezione di vita è diventata parte integrante del tuo carattere, ma ridurre il tutto in quella frase mi è sembrato che non gli desse la giusta importanza. Lo so che non è sempre facile evitare la banalità, e che anzi, richiede un grande sforzo mentale, ma continuo a essere convinta che le storie non banali debbano avere dei finali adatti che non spezzino la sintonia del lettore.
Altra cosa: per spezzare la narrazione ti consiglio di mettere alcune sequenze di frasi su righe diverse. Serve ad allungare la tensione e inoltre favorisce la lettura.
GRADIMENTO PERSONALE 9/10
Mi ha colpito in particolare una cosa. Leggendo la prima volta in modo abbastanza sbrigativo, solo quando sei arrivata a parlare della notizia data da tua zia ho saputo che stavi parlando della morte di tuo padre. Questo perché all’inizio c’è solo una parola che permette di capirlo in modo inequivocabile: fiori. Non so perché, ma mi ha colpito molto questo dettaglio. Non so se tu l’abbia fatto di proposito e non mi interessa nemmeno, perché l’effetto che si crea è quello della sequenzialità temporale dei fatti, anche se in realtà tutto avviene in flashback. Sei partita subito con i ricordi, e chi legge ancora non avverte che dietro c’è un evento tragico come la morte. Hai guidato, forse volontariamente o forse no, la sensibilità del lettore, facendolo prima sorridere per la scena dell’incontro di karate per poi bruscamente deviare verso il tema della perdita.
La descrizione dell’effetto provocato dalla chiamata mi ha colpita in modo molto forte. Non è facile trattare della disperazione, anche se come ho già detto ti concentri più su quella altrui, ma il modo in cui l’hai fatto è indubbiamente artistico e pieno di significato.
Ringrazio anche te per aver condiviso questa storia, e mi auguro che scriverla ti abbia fatto bene.
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