Recensioni per
Blood host
di Nocturnia

Questa storia ha ottenuto 6 recensioni.
Positive : 6
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
11/02/17, ore 15:11
Cap. 1:

E’ interessante considerare la storia dal punto di vista del titolo, host, che sappiamo più comunemente prendere il significato di colui che è ospite; a qualcuno però sfuggirà forse il suo significato alternativo, colui che ospita. Interessante, interessante davvero. Un paradosso che per noi calza proprio a pennello, una meraviglia di vocabolo che possiamo sfruttare per il suo significato doppio e contrario, racchiuso nella stessa sequenza di lettere; qualcosa che si avvicina molto a quello che questa storia rappresenta, ma esattamente nel verso opposto: tante parole diverse per condurre all’unico stesso significato.

Il padrone di casa e l’ospite, presenziano entrambi in questa trama complessa; padroni e ospiti mossi all’interno di una vicenda che si dipana su una linea temporale che ha fatto completamente sua, nella quale chi entra ed esce di casa -chi rimane- è sempre la stessa persona, nascosta da una maschera differente.

Uno, nessuno, centomila: parlando di maschere non si può non citare Pirandello, e ricordando Nessuno -e Centomila- non si può non citare Jill. La prima ospite di casa, una dei pochi ad essere rimasta eternamente tale, sotto molti nomi diversi: Bird Lady, Jill Valentine, Persefone, sempre Jill. Fuori, non dentro. Una donna rapita e riprogrammata, trasformata dai suoi carcerieri, guardiana imparziale e sincera di una storia della quale il Progenitor le permette di cogliere le sfumature più tenui, invisibili agli occhi. Rapita, marionetta agli ordini di un crudele signore, non ha mai avuto modo di scegliere se entrare o uscire di casa: il padrone l’ha invitata e ha serrato la porta per sempre. Non liberta, non ribelle: Jill si limita ed esegue, lotta e si fa ammazzare, inerme non comprende e perde completamente coscienza di sé finché non è quello stesso Progenitor a permetterle di rimettersi in piedi. Non saprà alzare una forchetta per guadagnare la forza di mille persone, tenterà il suo istinto di ribellarsi all’aguzzino ma sarà brutalmente schiacciato via; incontrerà qualcuno che avrà forse pietà di lei e che imparerà a conoscere come un’ancella misteriosa, semidea dal volto di umana. Jill sarà l’eterna custode e l’eterna ospite fintanto che la casa rimarrà in piedi, fintanto che il castello non perderà il suo signore.

C’è chi invece ha deciso di accomodarsi, di comportarsi come se la sua dimora le appartenesse, di prendere le redini del bilancio domestico: chi se non Excella, donna di mondo, è stata capace di mutare con maggior plasticità all’incedere della storia? La padrona di casa, senza dubbio, sfrattata come il più sgradito degli ospiti. Mettiamola così: dopo un po’ l’ospite puzza, ed è giusto questo il caso. Era l’incipit quando si parlava di lei della più brillante delle regine, della migliore, la più intelligente, la più sfrontata e intraprendente che si potesse immaginare; è bastato qualche capitolo perché tutto questo venisse sbiadito: un protocollo fallito, un pugno di infetti, un’esplosione, una donna macellata e niente ha più potuto la povera Excella, improvvisamente soprammobile kitsch e obsoleto. Uno spreco di denaro, un buco in quel bilancio che con così tanto orgoglio e zelo si era impegnata a far quadrare. Una donna ripudiata, la sfarzosa cortigiana degradata a vile maitresse, cacciata dalla stessa dimora che aveva dato in dote al padrone; scartata a favore della vera signora, nascosta tra gli stracci di una domestica. Eppure Excella non si rassegna, si adatta, fa suo il ruolo di ospite e conserva il passo sicuro con cui marcia dentro casa -la sua casa-: brinda, scherza, invidia e brucia il suo orgoglio calpestato, odia e medita vendetta, augura e desidera morte per colei che le ha rubato il trono. Cosa ottiene? L’uscio di casa, spalancato sul buio del progetto che l’ha condannata prima del tempo.

Troviamo poi un ospite alquanto strano, qualcuno che si muove nell’ombra e non chiede notorietà, l’elemento neutro della storia, la chiave di tutto in una futura. Jake non desidera attenzioni, cerca solo i resti di un padre: trova una foto e una storia che non conosce, un gruppo di uomini e donne che hanno tracciato per lui linee immaginarie di un confine che per anni è rimasto invalicato, poi è stato finalmente oltrepassato. La connessione è Sherry Birkin, figlia di quella stessa foto che decide di condividere con Jake insieme ad una storia triste dalla sporadica sfumatura a pastello che entrambi forse vorrebbero aver evitato. Una bambina che come lui è semplice ospite, tuttavia forse in grado di bruciare gli atti e riprendersi la proprietà di quella strana vita che si contorce tra le loro mani in fervente attesa di essere cambiata, finalmente appieno vissuta. Sono due ospiti, è vero, ma saranno in grado di uscire dalla casa marcescente per trovarne un’altra della quale saranno, per sempre e a tempo pieno, liberi padroni.

Giungono da un passato amico di Albert e conoscente di Alex, allegri e ridenti residenti della casa, William e Annette, proprietari di una piccola villetta che si rivelerà meno di una misera stamberga. Una foto per dipingere momenti di feste e di fasti, estratti inesistenti di una dimora pericolante della quale William ha sempre nascosto le crepe dietro la carta da parati più bella e preziosa. Ha sperato il dottore di mantenere quella parvenza di importanza che vedersi futuri padroni gli ha sempre instillato, ma è stato tutto invano, inutile, ogni azione atta a ritardare uno sfratto inevitabile. Dove recarsi allora, dopo aver perduto la propria importanza, le proprie facoltà? Un ricovero per senzatetto, una catapecchia dalle fragili fondamenta: fino a qui si è trascinato William e Annette l’ha seguito, qui entrambi sono morti prima della vecchiaia nel tentativo di trattenere un contratto che volevano a tutti i costi strappargli -William, nella volontà di proteggere sempre suo marito -Annette, di conservare quel focolare famigliare e la normalità perduta con il rogito e una finta felicità.

Ed ora il potente padrone di casa -uno di quelli che gli schiavi temono anche solo nominare, il cui sguardo la servitù non oserebbe mai incrociare. Aggiungiamo un maniero buio e maestoso, degno dei leggendari re settecenteschi, di quelli freddi e sfarzosi da congelare fin dentro le viscere; vuoto, silenzioso, nel quale i nobili invitati ad attendere festeggiano e muoiono al gorgogliare di dolci calici avvelenati. Inseriamo infine la figura del castellano, algido e altero, il profilo incorniciato da uno scuro mantello a nasconderne le reali fattezze. Immaginiamo questo e avremo il padrone assoluto di casa, colui che invita a entrare e colui che caccia e permette di uscire, il proprietario sotto il nome di Albert Wesker. Un’immagine imponente, vero, eppure nemmeno così lontana dalla verità. Dopotutto, lui è sempre stato presente: c’era prima di tutto, c’è stato mentre accadeva -tutto, ci sarà quando tutto finirà. E, cosa più incredibile, il suo ruolo non è mai mutato, semmai divenuto sempre più importante: siamo passati da un semplice ricercatore del livello 4, uno di quei tanti invischiati in ricerche che davvero dovrebbero essere lasciate perdere, all’amato doppiogiochista Capitano della S.T.A.R.S. -per proteggere e servire-, per giungere infine al paragrafo del dio mirabolante e incompreso. E’ proprio qui che possiamo osservare più da vicino la filosofia del padrone di casa: quanti ospiti ha invitato alla sua festa, quanta aristocrazia ha atteso al salone della personalità più influente? Tanti, tanti signori, e ognuno ha avuto la sua possibilità di farsi ingannare -perfino Wesker, dopotutto solo un ospite di se stesso.

Tanti, tranne una donna. Un’ombra silente, nascosta in un angolo che in pochi hanno davvero scorto nel rumore generale. Una figura che ha sempre mosso i fili da dietro le quinte, i suoi e quelli di molti altri, grazie alla possibilità sua -e sua soltanto- di influenzare fortemente le decisioni del padrone. Una serva molto astuta? Una famelica concubina? No, molto di più. E’ Alex Wesker, la vera padrona di casa, colei che conosce il destino di ogni suo singolo ospite, che vede attraverso gli occhi di ciascuno di loro: il grillo parlante di Jill, la spina nel fianco di Excella, un fantasma nel passato di Sherry e Jake, il mistero nell’esistenza di William e Annette. E’ lei la vera custode degli atti, il notaio e la voce a fine capitolo, la donna che ha dato lo scacco al padrone e l’ha catturato nella propria rete. Chi, se non Albert Wesker, è il più irrispettoso verso la vita? Eppure ha salvato Alex. Chi, se non Albert, è il più feroce verso i deboli e gli sconfitti? Eppure è stato con lei finché non si è ripresa. Chi, se non lui, è il più crudele e sfruttatore dei signori? Eppure si è legato alla serva più umile di tutti. L’ha conosciuta -si sono conosciuti-, minacciata, lasciata, ritrovata, cercata, salvata, persa così tante volte che alla fine si è perso anche lui. Non ha più saputo come affrontarla e ha fatto ciò che gli sembrava più opportuno: l’ha incoronata padrona di casa, finalmente riconosciuta sua pari, affiancata, si è perfino spezzato con lei al fetore della malattia. Le si è affezionato. Si è innamorato.

Tra tutti forse è proprio Alex ad incarnare meglio il doppio gioco dell’host, colei che ospita e colei che viene ospitata, perché in questa storia la condizione di ospite non è mai completamente piacevole esattamente come quella del padrone: vale per la misera Jill, per l’ambiziosa Excella, per lo schivo Jake e la dolce Sherry, infine per l’allegro William e la buona Annette, per il fiero Albert e naturalmente per Alex Wesker, la sua pena conoscere il destino degli altri, affrontare il proprio e quello di Albert e non poter fare nulla per viverlo e cambiarlo -forse. Alla fine è proprio questo il suo ruolo di ospite: può amare il padrone e fuggire per proteggerlo, condividerne i piaceri e il letto, forzare le sue scelte e illuderlo di sentirsi completo, ma sarà sempre e solo l’ospite. La padrona di una casa che non le appartiene, che non appartiene a nessuno di loro.
(Recensione modificata il 11/02/2017 - 03:13 pm)

Recensore Veterano
06/06/16, ore 17:48
Cap. 1:

Storia ottima Nott, veramente ottima ^-^ certo ora ho un pò d'ansia, ma è fantastica!
Jake:....
Ehm....cosa ci fai qui Jake?
Jake:......
Ehi? Jakey? Tutto ok? *gli sventola una mano davanti agli occhi* OHI! Sveglia! Argh....lasciamo perdere -.-
Io ti saluto Nocturnia, Bye

Recensore Veterano
01/06/16, ore 17:09
Cap. 1:

Awww Alex e Sherry che conversano <3
Devo dire che ci sono momenti nella storia dei cattivi di RE terribilmente teneri ed inquietanti allo stesso tempo.
Peccato siano brevi, dovrebbero fare un gioco con i loro punti di vista, sarebbe molto bello, ma molto più tragico, quasi angosciante, giocare nei ruoli di tante marionette di illusioni e virus.
bel lavoro amica e alla prossima
Mattalara

Recensore Junior
31/05/16, ore 21:31
Cap. 1:

Ciaoooo!!!!
*offre gelato e biscottini da accompagnamento*

Mi commuovo sempre quando ci sono Annette e William Birkin. Credo che siano i due personaggi così intensi, tristi e amorevoli della saga (sì ho detto amorevoli, mi ispirano questo xD). Annette e William ad una parte, Alex ed Albert da un'altra. Due rapporti e due amori così diversi ma uniti da un destino beffardo. Per amore (per genio e follia anche?) sono morti per un virus che ha portato solo distruzione per tutti loro. Ma come dice Jill "quelli come loro non muoiono mai". Bravissima come sempre!!!!!
*_*

Recensore Junior
31/05/16, ore 20:48
Cap. 1:

Ciao Mia Carissima Nocturnia come sempre non mi deludi mai,ADORO troppo le tue fantastiche storie continua cosi sei sempre La migliore *offre Muffin al cioccolato*

Recensore Master
31/05/16, ore 01:31
Cap. 1:

Ciao. :)
Però... non avrei mai pensato che Alex potesse aver conosciuto William Birkin, la moglie Annette, e persino la piccola Sherry! O.O
E' troppo carina Sherry quando offre un pezzo della sua merendina ad Alex, che tenera! :) *si scioglie*
Albert è sempre il solito :P come al solito :P piuttosto: LUI che si dispera per la sorte di Alex? MIRACOLO, considerando quant'è cinico il signorino! O.O
Il suo "Aggiustala!" rivolto ad Excella la dice lunga... Ohè, Mister, guarda che Alex non è mica un bambolotto!
*tira uno scapellotto al Wesker :P*
Ed arrivati alla fine ecco il ritorno di Albert versione "poppante", e meno male che almeno l'è rimasto tranquillo! ^^
*in un'altra shot Baby!Albert fece impazzire la sorella, se ricordo bene! :P*
Come al solito hai scritto una gran bella shot, mi è piaciuta tantissimo! :))
Alla prossima e brava! xD
Saluti da summer_moon